Quando tuo figlio comincia a leggere il tuo blog....E' ora di cambiare....( blog:) )
Fessure.
Che lasciano colare il piacere.
Che fanno grondare il dolore.
Che suturano lacrime.
Che ci dipingono di sole
Che ci accarezzano di ombra.
Che filtrano la luce.
Che urlano il buio.
Che soffiano il vento.
Che ti modellano di creta e melodia.
Come il mare gli scogli.
Che ti rendono unico.
Per ogni istante che ti hanno regalato.
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Post n°13 pubblicato il 20 Aprile 2009 da fessure
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Post n°12 pubblicato il 04 Dicembre 2008 da fessure
Un altro albergo, un’altra città. E’ il mio lavoro, la vita che ho scelto. Poso la valigia ed esco in corridoio. Mentre aspetto l’ascensore sento un gemere sommesso che sale d’intensità, è una donna che sta facendo l’amore, sorrido perché non posso trattenermi dall’ascoltare ma è un richiamo irresistibile, vorrei vederla, vorrei vedere il viso di lui, vedere come sono intrecciate le lenzuola sul letto, sentire l’odore dei loro corpi. Non ho esperienza di altre donne, conosco la mia e paragono il suono melodico di lei alla mio essere selvatica, ai miei suoni brevi, ai miei morsi. Il suo crescendo contro il mio rovinare in basso all’improvviso come una stella che cade nel fango, come una resa all’ultimo respiro. Le porte dell’ascensore si aprono e vado a lavorare. Chissà cosa prova un uomo, chissà com’è sentire quel suono. Sospiro, un arcobaleno appare nella luce del primo pomeriggio. |
Dopo una serata passata arrancando sui tacchi, seppur ammirando gli affreschi di Palazzo Marino, ( pare…dicono…chissà…che sia la sede del comune di Milano…Anche se di BelliCapelli non c’era traccia… ), alla collega glamour dell’altrettanto catena alberghiera glamour viene in mente l’APERITIVO. Io che di glamour ne ho avuto sempre poco, ma di pragmatismo non mi faccio mancare nulla penso in maniera arcaica: ore 21 = fame= gli aperitivi a Milano sono molto rinforzati= bene, si cena! “ Beh, abbiamo preso quattro aperitivi….” ( leggi: pezzenti!) incalza la mia amica. Resto in silenzio, cinque, sei ,sette…Aggiungo dei respiri profondi…otto, nove, dieci…. “ Ma su, la mia collega deve mangiare! E’ incinta….” Insiste la collega, indicando me. ( ma perché la parte di quella incinta è sempre mia??? ) “ Mi potrei permettere di dire che non sono stato io?” Risponde vezzoso il colibrì listato a lutto. Oddio, lo sapevo, so’ finiti i numeri! “ Questa battuta da taverna, potevo aspettarmela da un facchino della stazione centrale e non da lei, in un posto come questo.” Lo dico con un tono morbido, senza increspature stridule, come se stessi ordinando il terzo Bloody Mary e lo ordinerei pure se non fosse arrivato il conto. Di ottantaquattro euro. “L’hai massacrato.” Sghignazzano le colleghe, che mi conoscono poco e non sanno di quanto sarei stata capace ancora. Sorrido e penso a chi dico io. Se fossi Papa Woitla bacerei il pavimento della città per la serata di due giorni prima, dove niente è stato lesinato ed ogni senso ha avuto il suo pezzetto di paradiso ed il cuore la sua fetta di pace. Meglio prendere un taxi e tornare a casa, e ancora come Sexy & The City, lo chiamo al volo col cenno della mano: Tango 69. ...E allora ditelo!
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Post n°9 pubblicato il 13 Ottobre 2008 da fessure
Un barlume di coscienza la sorprese sul pavimento di un loft sconosciuto. Troppo alcool, ne aveva perso l’abitudine, ma era inaspettatamente seducente quel peso su di lei e seducente quella voglia di lasciarsi andare naufraga a una bocca morbida e incalzante. Si sentiva presente per caso su un campo di battaglia assistendo alla sua imminente sconfitta senza memoria di alcuna guerra. Il “no” appena mormorato era riuscito solo a incrinare il fragile cristallo della sua volontà. Frammenti di luce accecavano il guerriero in lei e si mescolavano ad una tenerezza che la impregnavano e l’ammorbidivano come burro. La sua vita sarebbe stata facile d’ora in poi, bastava rimanere su quel pavimento a farsi accarezzare, a farsi baciare, a farsi prendere, come avrebbe potuto atterrarla quell’uomo se anche lei non ne avesse condiviso i disegni? Si poteva forse ricominciare da capo, in modo più semplice, senza dover sempre dimostrare quanto era brava nel suo lavoro, senza dover lavorare il doppio di un uomo per riuscire a sopravvivere. Il modo più semplice in fondo ce l’aveva a portata di mano, anzi, ce l’aveva sopra, ed era infallibile da secoli. Ma il languore della troppa vodka le portò alla superficie la scena di un film visto mesi prima: “ Si avvicina il tempo in cui dovremo decidere fra ciò che è facile e ciò che è giusto.” Sentenziava un vecchio mago dalle dita adunche. E il diniego si fece più forte, la sua bocca più dura e le mani più decise. Il taxi aspettava fuori alla porta, proprio come in un film americano, e tornò in albergo più lucida di come era mai stata, ed in barba al luogo comune che “ l’occasione fa l’uomo ladro”, aveva scelto ciò che riteneva giusto. Il prezzo da pagare l’avrebbe scoperto l’indomani dopo il terzo caffè ma a differenza del solito, non l’avrebbe pagato da sola. |
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