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Post n°41 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo
SI! Risposi immediatamente. Tornammo dalle parti del museo per riprendere la macchina, naturalmente c’era sul tergicristallo l’immancabile multa. Sembra come se gli ausiliari del traffico abbiamo una specie di campanellino nella testa che li avverte quando un tagliando è scaduto. D’altronde non avrei mai immaginato di lasciare lì la macchina per tutto questo tempo. Giunti nelle vicinanze dell’albergo vidi un fioraio, ormai sono aperti anche tutta la notte. Scelsi l’orchidea più bella per donarla a lei. Rimase piacevolmente sorpresa e, sollevandosi sulla punta dei piedi, mi diede un bacino sulla guancia. La stanza era piccola e confortevole. Tutto era in ordine. Mi invitò ad entrare. La tenni lungamente stretta tra le braccia, lasciando alle emozioni il tempo di fluire. Poi, ancora vestiti ci sdraiammo sul letto... |
Post n°40 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo
Si era fatto veramente tardi, il sole aveva lasciato il posto alla notte. Dalle finestre non giungeva nessun rumore, era ormai ora di cena. Anche noi avevamo una certa fame. Ci rivestimmo continuando a guardarci, occhi negli occhi, e con quel mezzo sorriso di chi è felice e non riesce a nasconderlo. Mi raccontò molto altro di lei, delle sue origini straniere, di come aveva conosciuto l’uomo che sarebbe diventato suo marito, dell’amore per la natura. Scoprii così che nella mia città era solo di passaggio. Fu come ricevere un pugno nello stomaco, questo avrebbe voluto significare che sarebbe stato molto difficile rivedersi. Volevo domandarle dove vivesse e non lo feci, la paura che mi dicesse una località lontana centinaia di chilometri mi bloccò. Nonostante il ristorante mi fosse sconosciuto debbo dire che mangiammo molto bene e, soprattutto lo trovammo molto accogliente e confortevole. Sorseggiando il caffè iniziammo a parlare di noi, di quanto ci era accaduto, del fatto che non avremmo mai immaginato di fare l’amore con uno sconosciuto. Ascoltavo le sue parole piacevolmente emozionato, arrossendo di tanto in tanto. Anche a me non era mai capitato una cosa del genere e con lei mi ero sentito uomo, nel termine più bello della parola. Alle volte il nostro sesto senso ci dice qualcosa di diverso; spesso rimane inascoltato, questa volta averlo assecondato mi ha regalato uno dei momenti più belli della mia vita. E’ ora che io torni in albergo, mi disse. Rimani con me questa notte? |
Post n°39 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo
Parlammo a lungo, sentivamo tutti e due che non era scattata solo attrazione fisica, quello che ci aveva colto così all’improvviso era molto di più. Mi parlò di lei, del rapporto con i genitori, della madre persa prematuramente, del padre sempre assente a causa del lavoro. Ascoltavo e riflettevo su come avessi vissuto anch’io l’assenza di mio padre. La figura maschile nell’ambito famigliare viene troppo spesso vista come marginale, come se l’educazione e la crescita dei figli riguardasse solo la madre. Solo da grandi si comincia a percepire questa mancanza, e quanto pesa. Difficile pensare di lasciarsi e tornare alla quotidianità. Mi avvicinai di nuovo a lei e la baciai. Questa volta fu un bacio dolce, assaporato lentamente, consapevole di quanto fosse bello quello che stava nascendo. |
Post n°38 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo
La giornata non prometteva nulla di buono, avevo già ricevuto diverse telefonate dall’ufficio, erano solo problemi da risolvere. Iniziai a chiamare, cercando di essere più tranquillo possibile, incredibile come le persone possano andare in escandescenze per un non nulla. Sfoderai tutto il mio self-control, cosa non difficile per me, per rabbonire quelle persone. Alla terza telefonata però ero esausto. Mentre parlavo camminavo, mi aiutava a rilassarmi. Mi accorsi allora di essere davanti all’ingresso di una mostra, erano esposti alcuni capolavori dei Macchiaioli di Firenze. Quei dipinti così ricchi di colori, quei contrasti, mi rapirono. Non sono un intenditore d’arte e non comprendo molto le differenze di stili e la qualità del pennello, so solo che se un quadro mi colpisce è perché tocca le corde delle mie emozioni, mi parla al cuore. Mancavano ormai solo due stanze alla fine, quando davanti a un Fattori, vidi una giovane donna che scrutava il dipinto con attenzione. Sembrava una critica d’arte, o quantomeno, un’appassionata. Mi fermai a osservarla. I capelli le scendevano ricci lungo la schiena, il fisico proporzionato era molto gradevole. Indossava un maglioncino sportivo sopra a una gonna a pieghe, un abbigliamento che nella sua semplicità trovo molto attraente. Le gambe mi colpirono particolarmente, avevano qualcosa che le faceva apparire vellutate come mai mi era capitato di vedere. Quanto tempo trascorse non lo so, quella figura mi aveva completamente astratto dalla realtà. A un certo punto lei si girò, evidentemente aveva percepito uno sguardo insistente dietro di lei. Mi guardò, anzi, mi fissò per alcuni interminabili secondi. I suoi occhi mi colpirono con la forza di un uragano, penetranti e forti. Rimasi come inebetito, incapace di muovermi o proferir parola. Leggevo una carica di vita, una passionalità mai viste prima. Girandosi si diresse verso l’ultima sala. Lasciai, per una volta, che il mio istinto mi guidasse e la seguii. Ci guardammo intorno e un attimo dopo eravamo dietro una colonna, quasi completamente nascosti a gli occhi della gente. La passione esplose violenta e incontrollata. Le nostre bocche avidamente si trovarono in un bacio interminabile. Le mani esploravano incessanti ogni parte del corpo, come se ognuno di noi volesse appropriarsi dell’altro. Le mie passarono sul suo seno rigoglioso, sulle spalle, sui glutei. Sollevando la gonna misi la mano dietro le mutandine in una carezza fulminea, per poi tornare a scorrere sulla schiena. Lei fece altrettanto. Incurante di tutto mi sfiorò le spalle, il petto, le cosce, fino ad avventurarsi tra le gambe per sentire tutta la mia eccitazione. Quel posto non andava bene, volevamo molto di più. Sempre tenendoci saldamente per mano, ci muovemmo in direzione del centro, lì avremmo trovato sicuramente qualcosa dove rifugiarci. Alcune centinaia di metri e intravedemmo la scritta a bandiera di un albergo. Se fosse stato bello e comodo in quel momento non era certamente nei nostri pensieri. Entrammo decisi. Pochi istanti dopo eravamo già con la chiave in tasca. Fu un bel momento perché lei, precedendomi, e sempre tenendomi per mano, si mise a correre su per le scale. Il gonnellino svolazzava mostrando completamente le gambe, ancora più belle di quanto avessi notato prima. Ero così emozionato che faticai un poco a introdurre la chiave nella toppa. Un piccolo tonfo e la porta si chiuse dietro di noi. Ci guardammo ancora una volta negli occhi, ma fu un attimo, con foga iniziammo a spogliarci l’un l’altro. Lo facemmo in maniera così disordinata che finimmo per trovarci incastrati nei nostri stessi abiti. Ricordo che ridendo caddi sul letto e lei appresso a me. Ci amammo per ore con enfasi quasi selvaggia, mai paghi del nostro piacere e della voglia di dare all’altro ancor di più. |
Post n°37 pubblicato il 09 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo
Dimmi se questo è vero, amore mio, |
Inviato da: diana.fini
il 12/07/2010 alle 03:46
Inviato da: diana.fini
il 10/07/2010 alle 15:13
Inviato da: sfera_di_cristallo08
il 20/06/2010 alle 10:21
Inviato da: angy020
il 14/06/2010 alle 22:55
Inviato da: Asiah1
il 12/05/2010 alle 23:44