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Un blog creato da DolceGentiluomo il 23/08/2009

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Il museo (parte 4)

Post n°41 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo

SI! Risposi immediatamente.
Era quello che avrei voluto chiederle io.
Mentre eravamo a cena pensavo a come fare per poter rimanere con lei il più a lungo possibile. Telefonare a casa per dire che non sarei rientrato quella notte, sarebbe stato inusuale, non mi ero mai assentato così all’improvviso. Certo, lei mi avrebbe chiesto come mai, ma si sarebbe accontentata di qualsiasi risposta avessi dato, anche la più strampalata, ormai eravamo quasi come fratello e sorella, due persone che avevano un solo obbiettivo: tener unita la famiglia per i figli.

Tornammo dalle parti del museo per riprendere la macchina, naturalmente c’era sul tergicristallo l’immancabile multa. Sembra come se gli ausiliari del traffico abbiamo una specie di campanellino nella testa che li avverte quando un tagliando è scaduto. D’altronde non avrei mai immaginato di lasciare lì la macchina per tutto questo tempo.
Lungo la strada continuammo a parlare del più e del meno, era una donna dai molteplici interessi. Ogni tanto sbirciavo le sua gambe, le trovavo perfette e decisamente sensuali. Lei se ne era accorta e aveva tirato un po’ più su la gonna. Aveva capito quanto mi attraessero e credo che le piacesse il mio sguardo ammirato. Penso si sentisse molto appagata e soprattutto considerata anche come femmina. Spesso noi uomini diamo per scontate alcune cose e tra queste, il far sentire la donna al centro della nostra attenzione.

Giunti nelle vicinanze dell’albergo vidi un fioraio, ormai sono aperti anche tutta la notte. Scelsi l’orchidea più bella per donarla a lei. Rimase piacevolmente sorpresa e, sollevandosi sulla punta dei piedi, mi diede un bacino sulla guancia.
In lontananza un rintocco della campana ci avvertiva che era già l’una di notte.

La stanza era piccola e confortevole. Tutto era in ordine. Mi invitò ad entrare.
Sembravamo molto più impacciati. Pur essendo stati molto intimi solo poche ore prima, adesso questa nuova scena ci vedeva imbarazzati. Presi la sua testa dolcemente tra le mani, la guardai negli occhi e le dissi: se non te la senti più non preoccuparti per me, capirò e ti lascerò sola. Una lacrima solcò la sua guancia e chinando la testa rispose: questa lacrima è per te, per la gioia che mi dai, e per la felicità mai provata prima d’ora nella mia vita. Con te mi sento donna veramente.

La tenni lungamente stretta tra le braccia, lasciando alle emozioni il tempo di fluire. Poi, ancora vestiti ci sdraiammo sul letto...

 
 
 

Il museo (3)

Post n°40 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo

Si era fatto veramente tardi, il sole aveva lasciato il posto alla notte. Dalle finestre non giungeva nessun rumore, era ormai ora di cena. Anche noi avevamo una certa fame. Ci rivestimmo continuando a guardarci, occhi negli occhi, e con quel mezzo sorriso di chi è felice e non riesce a nasconderlo.
Decidemmo che, come per l’albergo, il primo ristorante che avremmo incontrato sarebbe andato bene. In fondo, quando si è in quello stato di leggera euforia, il cibo serve solo per riempire lo stomaco.

Mi raccontò molto altro di lei, delle sue origini straniere, di come aveva conosciuto l’uomo che sarebbe diventato suo marito, dell’amore per la natura. Scoprii così che nella mia città era solo di passaggio. Fu come ricevere un pugno nello stomaco, questo avrebbe voluto significare che sarebbe stato molto difficile rivedersi. Volevo domandarle dove vivesse e non lo feci, la paura che mi dicesse una località lontana centinaia di chilometri mi bloccò.

Nonostante il ristorante mi fosse sconosciuto debbo dire che mangiammo molto bene e, soprattutto lo trovammo molto accogliente e confortevole. Sorseggiando il caffè iniziammo a parlare di noi, di quanto ci era accaduto, del fatto che non avremmo mai immaginato di fare l’amore con uno sconosciuto.
Vedi, mi disse, una cosa in tutta sincerità debbo dirla: se non mi fossi lasciata trascinare in questa storia, non avrei mai conosciuto fin dove potevano arrivare il mio coinvolgimento e la passione che tu hai saputo tirarmi fuori. Per tutta la vita conserverò questo ricordo, Sarà motivo di conforto nei momenti bui e dolce ricordo quando le mie stagioni saranno sulla via della fine. Credo che pur nella pazzia del momento, ho fatto una delle cose più sensate della mia esistenza.

Ascoltavo le sue parole piacevolmente emozionato, arrossendo di tanto in tanto. Anche a me non era mai capitato una cosa del genere e con lei mi ero sentito uomo, nel termine più bello della parola. Alle volte il nostro sesto senso ci dice qualcosa di diverso; spesso rimane inascoltato, questa volta averlo assecondato mi ha regalato uno dei momenti più belli della mia vita.

E’ ora che io torni in albergo, mi disse. Rimani con me questa notte?

 
 
 

Il museo (2)

Post n°39 pubblicato il 11 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo

Parlammo a lungo, sentivamo tutti e due che non era scattata solo attrazione fisica, quello che ci aveva colto così all’improvviso era molto di più.
Guardammo i cellulari, ognuno di noi aveva ricevuto diverse telefonate e ora bisognava richiamare. Tranquillizzammo tutti coloro che ci avevano dati per dispersi e, inventando scuse alquanto improbabili, cercammo di prendere altro tempo per noi.
Ci raccontammo così le nostre storie, i sogni, le aspettative disilluse,le insoddisfazioni. Mentre parlavamo continuavo a far scorrere la mano sul suo corpo nudo, volevo mantenere il contatto, sia per  il piacere di farlo, sia perché ancora non credevo che fosse successo realmente.

Mi parlò di lei, del rapporto con i genitori, della madre persa prematuramente, del padre sempre assente a causa del lavoro. Ascoltavo e riflettevo su come avessi vissuto anch’io l’assenza di mio padre. La figura maschile nell’ambito famigliare viene troppo spesso vista come marginale, come se l’educazione e la crescita dei figli riguardasse solo la madre. Solo da grandi si comincia a percepire questa mancanza, e quanto pesa.
Mi parlò dei suoi due figli, di come crescevano belli e vivaci. Il suo orgoglio di madre traspariva in ogni parola. Sorvolò, e anch’io lo feci, sul rapporto con il compagno; troppo presto per scendere in certi particolari.

Difficile pensare di lasciarsi e tornare alla quotidianità.

Mi avvicinai di nuovo a lei e la baciai. Questa volta fu un bacio dolce, assaporato lentamente, consapevole di quanto fosse bello quello che stava nascendo. 
Delicatamente entrai ancora una volta dentro di lei. Mi accolse felice e, incrociando le gambe dietro la mia schiena disse: rimani qui.

 
 
 

Il museo

Post n°38 pubblicato il 10 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo

La giornata non prometteva nulla di buono, avevo già ricevuto diverse telefonate dall’ufficio, erano solo problemi da risolvere. Iniziai a chiamare, cercando di essere più tranquillo possibile, incredibile come le persone possano andare in escandescenze per un non nulla.  Sfoderai tutto il mio self-control, cosa non difficile per me, per rabbonire quelle persone. Alla terza telefonata però ero esausto.

Mentre parlavo camminavo, mi aiutava a rilassarmi. Mi accorsi allora di essere davanti all’ingresso di una mostra, erano esposti alcuni capolavori dei Macchiaioli di Firenze.
Senza pensarci troppo su, spensi il cellulare ed entrai.

Quei dipinti così ricchi di colori, quei contrasti, mi rapirono. Non sono un intenditore d’arte e non comprendo molto le differenze di stili e la qualità del pennello, so solo che se un quadro mi colpisce è perché tocca le corde delle mie emozioni, mi parla al cuore.

Mancavano ormai solo due stanze alla fine, quando davanti a un Fattori, vidi una giovane donna che scrutava il dipinto con attenzione. Sembrava una critica d’arte, o quantomeno, un’appassionata. Mi fermai a osservarla. I capelli le scendevano ricci lungo la schiena, il fisico proporzionato era molto gradevole. Indossava un maglioncino sportivo sopra a una gonna a pieghe, un abbigliamento che nella sua semplicità trovo molto attraente. Le gambe mi colpirono particolarmente, avevano qualcosa che le faceva apparire vellutate come mai mi era capitato di vedere.

Quanto tempo trascorse non lo so, quella figura mi aveva completamente astratto dalla realtà.

A un certo punto lei si girò, evidentemente aveva percepito uno sguardo insistente dietro di lei. Mi guardò, anzi, mi fissò per alcuni interminabili secondi. I suoi occhi mi colpirono con la forza di un uragano, penetranti e forti. Rimasi come inebetito, incapace di muovermi o proferir parola. Leggevo una carica di vita, una passionalità mai viste prima.

Girandosi si diresse verso l’ultima sala. Lasciai, per una volta, che il mio istinto mi guidasse e la seguii.
Percepivo che, anche senza voltarsi, era attenta a me. Si fermò davanti a un altro quadro, mi avvicinai e le sfiorai la mano. Un brivido forte come una scarica elettrica attraversò entrambi, presi la mano e la strinsi con vigore. Come se qualcosa ci attraesse, c’incamminammo verso l’uscita, prima lentamente, poi sempre con maggior sveltezza, quasi correndo.

Ci guardammo intorno e un attimo dopo eravamo dietro una colonna, quasi completamente nascosti a gli occhi della gente.

La passione esplose violenta e incontrollata. Le nostre bocche avidamente si trovarono in un bacio interminabile. Le mani esploravano incessanti ogni parte del corpo, come se ognuno di noi volesse appropriarsi dell’altro. Le mie passarono sul suo seno rigoglioso, sulle spalle, sui glutei. Sollevando la gonna misi la mano dietro le mutandine in una carezza fulminea, per poi tornare a scorrere sulla schiena. Lei fece altrettanto. Incurante di tutto mi sfiorò le spalle, il petto, le cosce, fino ad avventurarsi tra le gambe per sentire tutta la mia eccitazione.

Quel posto non andava bene, volevamo molto di più. Sempre tenendoci saldamente per mano, ci muovemmo in direzione del centro, lì avremmo trovato sicuramente qualcosa dove rifugiarci. Alcune centinaia di metri e intravedemmo la scritta a bandiera di un albergo. Se fosse stato bello e comodo in quel momento non era certamente nei nostri pensieri. Entrammo decisi. Pochi istanti dopo eravamo già con la chiave in tasca. Fu un bel momento perché lei, precedendomi, e sempre tenendomi per mano, si mise a correre su per le scale. Il gonnellino svolazzava mostrando completamente le gambe, ancora più belle di quanto avessi notato prima.

Ero così emozionato che faticai un poco a introdurre la chiave nella toppa.

Un piccolo tonfo e la porta si chiuse dietro di noi. Ci guardammo ancora una volta negli occhi, ma fu un attimo, con foga iniziammo a spogliarci l’un l’altro. Lo facemmo in maniera così disordinata che finimmo per trovarci incastrati nei nostri stessi abiti. Ricordo che ridendo caddi sul letto e lei appresso a me.

Ci amammo per ore con enfasi quasi selvaggia, mai paghi del nostro piacere e della voglia di dare all’altro ancor di più.
Il sole del tramonto iniziò a filtrare dalle finestre. Ormai paghi, ci distendemmo sotto le lenzuola.
Solo allora mi resi conto di non aver sentito mai la sua voce, anche se conoscevo bene i suoi sospiri e le sue piccole grida. Mi misi su di un fianco e, guardandola negli occhi dissi: ciao. Lei mi guardò e rispose: ciao. Una fragorosa risata scoppiò dai nostri cuori felici.

 
 
 

Tagore

Post n°37 pubblicato il 09 Febbraio 2010 da DolceGentiluomo

Dimmi se questo è vero, amore mio,
dimmi se questo è tutto vero.
Quando questi occhi scagliano i loro lampi
le oscure nubi nel tuo petto
danno risposte tempestose.
E' vero che le mie labbra son dolci
come il boccio del primo amore?
Che le memorie di mesi svaniti
di maggio indugiano nelle mie membra?
Che la terra, come un'arpa, vibra
di canzoni al tocco dei miei piedi?
E' poi vero che gocce di rugiada
cadono dagli occhi della notte
al mio apparire e la luce del giorno
è felice quando avvolge il mio corpo?
E' vero, è vero che il tuo amore viaggiò
per ere e mondi in cerca di me?
Che quando finalmente mi trovasti
il tuo secolare desiderio
trovò una pace perfetta
nel mio gentile parlare
nei miei occhi e nelle mie labbra
e nei miei capelli fluenti?
E dimmi infine se è proprio vero
che il mistero dell'infinito
è scritto sulla mia piccola fronte.
Dimmi, amor mio, se tutto questo è vero.

 
 
 
 

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