Creato da: SaggiaFollia il 29/05/2006
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Post N° 72

Post n°72 pubblicato il 17 Luglio 2006 da SaggiaFollia

Un mio dipinto... La Vita, vernice su pannello telato, 50x70cm

Un sacco cieco, una tana delicata. Inutile aprire gli occhi, non vedrebbe che tenebra. Ugualmente il corpicciolo matura un’indistinta certezza di sé; e di essere sé dentro un altro. Galleggia, irrisorio isolotto, in un bagno di misterioso tepore. Vi nuota e ristagna, elastico e inerte a un tempo, sotto la vernice di grasso che lo protegge. Se ne unge e abbevera e nutre, così come d’una stilla d’acqua una zolla di terra in un vaso. solo che a lui la focaccia della placenta garantisce ogni giorno ulteriori sughi ed umori lungo un cordone infallibile. Ne cresce, se ne ingrossa, si fa da moncone creatura. Fino all’istante in cui, nel suo esilio intoccabile, un lampo brilla, un alito soffia: “Io, io, io”; un alito che non è ancora voce, coscienza, pensiero, ma solo infinitesimo, opaco, stuporoso sprigionamento del Nulla… “Io, io, io”…se così possa chiamarsi il trasalimento confuso, in lui, di remotissimi suoni e remotissimi moti; e l’ancor più ignara alleanza col mostro nelle cui viscere sta: quel Leviatano di morbida, montuosa carne di cui sente battere il cuore all’unisono col suo.

Poi, un mattino, nella struttura dov’è, si sente eccessivo e smania di scatenarsene. Nel grembo, ch’era finora una patria, indovina un ostacolo e lo sforza duramente col capo, cercando in basso l’uscita. Spasimi senza legge, infrenabili come quelli che una notte voluttuosamente lo accolsero seme, assecondano la sua rivolta. Un’agonia-la prima e la penultima agonia della sua vita-con sudore e sangue lo dirige verso la luce. Ode grida sopra di sé, alte grida. E un altissimo scroscio di cataratte. Ma lui, impavido, per emergere usa precocemente astuzia e violenza; allunga, appiattisce la testa, ne impicciolisce le fontanella; attenua l’ingombro dell’ossa; s’induce a strisciare, a sgusciare lungo il cunicolo come meglio non saprebbe fra le sbarre il più slogabile evaso. Attenzione lo sbocco è imminente. Dall’orifizio, fra due gambe spalancate e convulse, il grinzoso vecchietto s’affaccia, tutto pieghe, la pelle timida e blu. Uno gnomo miserabile e piangente, un ennesimo, effimero fuoco, ma anche una buccia e polpa di barbara vitalità, un testimonio senza confronto che in un semplice vagito assolve e certifica il mondo. Guardatelo: già insegna ai polmoni le meraviglie del respiro, li espande, li contrae, torna a espanderli: inauguro gloriosamente l’aria e le sue misture nutrienti… E’ nato. Ha cominciato a vivere, ha cominciato a morire.

Gesualdo Bufalino, Calende Greche

 
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Post N° 71

Post n°71 pubblicato il 15 Luglio 2006 da SaggiaFollia

Quando sono felici, anche le tigri fanno le fusa come gattini...

 
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L'attesa di un amore che non torna...

Post n°70 pubblicato il 15 Luglio 2006 da SaggiaFollia
Foto di SaggiaFollia

EN EL MUELLE DE SAN BLAS (Manà)

Ella despidiò a su amor
El partiò en un barco en el muelle de San Blas
El jurò que volveria y empapada en llanto
Ella jurò que esperaria
Miles de lunas passaron
Y siempre ella estaba en el muelle esperando
Muchas tardes se anidaron
Se anidaron en su pelo y en sus labios
Llevaba el mismo vestido
Y por si el volviera no se fuera a equivocar
Los cangrejos le mordian
Sus ropajes, su tristeza y su ilusion
Y el tiempo se escurriò
Y sus ojos se le llenaron de amaneceres
Y del mar se enamorò
Y su cuerpo se enraizò en el muelle
Sola,sola, en el olvido
Sola,sola,con su espiritu
Sola,sola,con su amor el mar
Sola, en el muelle de San Blas
Su cabello se blanqueò
Pero ningùn barco a su amor le devolvia
Y en el pueblo le decìan
Le decìan la loca de el Muelle de San Blas
Y una tarde de abril
La intentaron trasladar al manicomio
Nadie la pudo arrancar
Y del mar nunca jamàs la separaron
Sola,sola, en el olvido
Sola,sola,con su espiritu
Sola,sola,con su amor el mar
Sola, en el muelle de San Blas
Sola, sola, en el olvido
Sola,sola, con su espiritu
Sola, sola,con el sol y el mar
Sola,sola,sola en el olvidio
Sola,sola,con su espiritu
Sola, sola con su amor el mar
Sola en el muelle de san Blas
Se quedò ,se quedò,sola,sola
Se quedò,se quedò, con el sol y con el mar
Se quedò ahi, se quedò,hasta el fin
Se quedòahi,se quedò en el muelle de San Blas
Sola, sola se quedò.



(Traduzione)
NEL MOLO DI SAN BLAS (Manà)

Lei disse addio al suo amore
Lui partì con la nave dal porto di San Blas
Lui giurò che sarebbe tornato e lei in lacrime
Lei giurò che lo avrebbe aspettato
Passaron mille lune
E lei continuava ad aspettare nel molo
Molti pomeriggi passarono
Passarono fra i suoi capelli e le sue labbra
Portava lo stesso vestito
Affinchè se lui fosse tornato non si sbagliasse
I granchi le mordevano
I suoi vestiti, la sua tristezza, la sua illusione
E il tempo volò via
E i suoi occhi si riempirono di albe
E il mare s'innamorò
E il suo corpo mise radici nel molo
Sola,sola nell'oblio
Sola, sola, col suo spirito
Sola, sola, con il suo amore il mare
Sola,nel molo di San Blas
I suoi capelli ondeggiarono
Ma nessuna nave le restituiva il suo amore
E nel paese la chiamavano
la pazza del molo di San Blas
E un pomeriggio di Aprile
Cercarono di portarla al manicomio
Nessuno riuscì a strapparla dal molo
E dal mare mai la divisero
Sola,sola, nell'oblio
Sola, sola, col suo spirito
Sola, sola, con il suo amore il mare
Sola,nel molo di San Blas
Soal, sola ,nell'oblio
Sola,sola,col suo spirito
Soal,sola, con il sole e il mare
Sola,sola, nell'oblio
Sola, sola, col suo spirito
Sola,sola,con il suo amore il mare
Sola, nel molo di San Blas
E rimase,rimase, sola,sola
E rimase, rimase con il sole e con il mare
E rimase lì, rimase fino alla fine
Rimase lì, rimase, nel molo di San Blas
Sola,sola rimase.

...ma bisognerebbe ascoltarla per comprendere il sentimento che porta con sè...

 
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Post N° 69

Post n°69 pubblicato il 13 Luglio 2006 da SaggiaFollia

Le mie dita inseguono il piacere

mentre scrivo versi della sera,

piano si fanno strada tra i fili d’erba

del campo non arato e giungono

laddove è più molle la terra

e l’acqua la irrora e la rinnova.

Con più forza e antiche usanze

dissodano e vangano

lisciano e plasmano

annegano e gemono.

 
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Post N° 68

Post n°68 pubblicato il 13 Luglio 2006 da SaggiaFollia

Pinzimonio femminile

Vademecum per uomini... e donne

LA DONNA SEDANO. Altissima e allampanata. Tutte le volte che in auto sale dietro, poi ci vogliono minimo die­ci minuti per disincastrarla e tirarla fuori. Di carnagione chiara, in inverno tendente al verde campus, la donna se­dano mostra uno stile e uno charme invidiabili. Anche vestita di stracci fa sempre la sua porca figura. È l'unica donna verdura che può permettersi gioielli vistosi e anelli da più di tre etti. Meglio se di antica tradizione maya. L'unico neo: la criniera, costantemente in tumulto, domabile soltanto a suon di chignon e abili incastri di matita. Se frullata da sapienti mani d'amante sa essere molto afrodisiaca.

LA DONNA CIPOLLA. Pallida e decisamente fuori taglia, sprovvista totalmente del punto vita, piange da anni sul­le sue miserie. Ed è per questa tendenza alle lacrime che molti uomini non riescono a digerirla. Il maschio predili­ge la donna cipolla di Tropea, meridionale, sana e sapori­ta. La donna cipolla patisce il freddo e si veste a strati. Se non si ha molto tempo a disposizione, meglio evitare di chiederle lo spogliarello. È tenera, ha qualche problema di alito, è affezionata alle sue radici e usa da sempre lo stesso profumo. Un filino impegnativo, per la verità.

LA DONNA CARCIOFO. Capello corto, energica, pugnace, senza fronzoli, temprata dalle bufere della vita, sembra fatta solo di gomiti. Reginetta dello stile minimal, princi­pessa del tailleur e del décolleté tacco basso, richiede ac­canto a sé un uomo temerario e paziente. Che non abbia paura di pungersi. Se spogliata della sua ispida corazza mostra un cuore di femmina tenero e affettuoso. Non chiedetele di depilarsi. La sua intimità è irsuta e selvag­gia. Cruda lascia l'amaro in bocca, allappa i cuori degli amanti, ma cotta al lento fuoco della passione, con un po' d'aglio e soprattutto a testa in giù, diventa morbida co­me burro. Le carciofe romane sono le migliori.

LA DONNA PATATA. La donna patata è un po' pirla. Dicia­mocelo. Sarà che ha la pelle sottile e ci vuole un niente a ferirla. Se si innamora è fritta. O bollita. Dipende dai mo­menti. È una fuoriclasse in materia di cotte. Può levarsi la pelle, per amore. Quando si incapriccia di un maschio si abbandona ciecamente tra le sue braccia, si sottomette, diventa arrendevole ed è in grado di farsi schiacciare fi­no a ridursi a purea. Le donne patata americana sono le più resistenti. Le puoi ferire, disprezzare, abbandonare. Ma loro son tenaci. Con un po' di luce e un po' d'acqua sono in grado di germogliare per tutta la vita.

LA DONNA FINOCCHIO. Precisiamo. Esistono al mondo donne finocchio-femmina e donne finocchio-maschio. Ecco. Quest'ultimo è un caso che non ci riguarda (chie­dete a Platinette). La donna finocchio-femmina è spesso incinta. Ed è un' ottima madre. Solida e protettiva. Devi avere pazienza se vuoi arrivarle al cuore. Ma niente smancerie. Tocca toglierle con calma tutte le difese, strato dopo strato. Non è fatta per i sentimenti focosi e le notti calienti. Va amata cruda. Mordicchiata un po' alla volta. Pur essendo grassoccia, è tosta e tonica. Non ci ha un filo di cellulite. Amare una donna finocchio fa bene alla salu­te. Libera dalle scorie e non appesantisce lo stomaco.

LA DONNA RAVANELLO. Piccola di statura, veloce di pen­siero, disillusa di cuore. In qualsiasi situazione trova il modo di arrangiarsi. È spiritosa e sagace. Disordinata, non ama le convenzioni e detesta le interminabili sedute dal parrucchiere. Per fare prima si tinge la chioma in ca­sa, da sola, a suon di henné. Vista l'imperizia, il risultato è spesso una stravagante nuance ravanello pallido. Gli uomini la credono fragile e indifesa, e pensano di portar­sela a letto facilmente. Illusi. Basta un morso per capire quanto è forte. Non sa cosa siano le cotte, lei.

LA DONNA CAROTA. Non bellissima ma a suo modo affa­scinante, alta e snella, si abbandona difficilmente alle lu­singhe dell' amore. È timida, riservata e un po' paurosa. Detesta le mondanità e preferisce stare rintanata in casa... ne ha viste di cotte e di crude... non vorrebbe fare la stessa fine. È necessario raschiarle di dosso con amore tutte le schifezze della vita perché si conceda in tutta la sua bontà. Se con costanza si riesce a grattugiarle il cuore, diventa deliziosa. La donna carota si abbronza facilmente e ci ha dieci decimi di vista. Non fatela ardere tanto prima di di­vorarla. Troppo cotta sa di poco.

LA DONNA ZUCCHINA. Alta o bassa, lotta sovente con pro­blemi di cervicale o ernie del disco. È cresciuta storta, col­pa della cattiva postura e delle cattive compagnie. Da gio­vane era un fiore. S'è fatta sbattere e farcire in tutti i modi, e così è appassita presto. Rimane una donna tenera, ma toc­ca ammettere che non sa di tanto. È tormentata dall' ansia ed è costretta a ripetute visite alla toilette per veloci pipì. Deve tuffarsi in un amore denso e pesante come la pastella per riacquistare sapore. O friggere nell' olio. Completa­mente panata.

LA DONNA POMODORO. Altro che femmina senza sapore. La donna pomodoro è piena di sugo. È un concentrato di gioia allo stato puro. Morbida e soffice, sembra fatta di materasso. D'estate dà il meglio di sé. E poi col tempo si conserva. Anzi. Vecchia vecchia e secca secca, se condita con gli ingredienti giusti dell' amore, diventa appetitosa e sfiziosissima. Non è fatta per i lunghi corteggiamenti. Dev' essere cotta e mangiata. O cruda e mangiata. Va be­ne ugualmente. Le donne pomodoro migliori sono quel­le dal cuore di bue, portate per le storie d'amore impo­nenti e durature. Solo talvolta si inacidiscono. Colpa del cattivo tempo... si sa che le donne pomodoro sono me­teoropatiche... Ma non è un problema. Basta un cucchiai­no di zucchero e tornano dolci come sempre.

LA DONNA PEPERONE. Non è una donna normale. È quel che si dice un bel donnone. Grande e grosso. Piedoni, ma­none, tettone. E culo monumentale. Roba da meritarsi il codice di avviamento postale. Buona, per carità... ma pe­sante da reggere. Soprattutto nelle storie d'amore. Solo uomini con lo stomaco di ferro sono in grado di digerirla. È testona, ostinata, invadente. E persino troppo fedele. È difficile liberarsi di lei. Abbandonarla al suo destino. Per­ché lei ritorna sempre. Ritorna e ritorna. Non c'è modo di cacciarla via. Le cugine piccole, le peperoncine, sono più brillanti. Loro, sì, che son capaci di godersi la vita... a letto fanno fuoco e fiamme. Sanno pizzicare nel giusto modo i palati maschili, ardono di passioni brucianti e di attrazioni fatali.

LA DONNA INSALATA. Frivola e anche un po' superficiale, della donna insalata ci si innamora facilmente. Perché è la quint'essenza della femmina. Carina, volubile, spensiera­ta, capricciosa. Ma è meglio non fidarsi... È infedele per na­tura. Passa da un letto all' altro con una leggerezza invidia­bile. Basta un po' di calore per renderla tenera. Forse perché è una femmina con poca sostanza. O forse perché ha scoperto che nella vita è meglio fermare gli istanti mi­gliori senza farsi troppe domande. Di solito la donna insa­lata va molto d'accordo con la donna pomodoro. Sono amiche per la pelle. Di tutt' altra risma, la donna insalata belga. Come dire... la classe non è acqua... L'età le ha, sì, imbiancato i capelli, ma le ha donato uno charme quasi magnetico. Sarà quel suo retrogusto amaro, di chi ha cono­sciuto gli inganni della vita, a renderla così desiderabile.

(Luciana Littizzetto)

 
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Post n°67 pubblicato il 12 Luglio 2006 da SaggiaFollia
Foto di SaggiaFollia

Donne fiore o donne verdura?

Facciamocene una ragione. Gli uomini son più fortunati. Possono tenersi i peli, farsi crescere i baffi, stare spettina­ti come lo Yeti, guardarsi in faccia e continuare a parlare mentre fanno pipì negli orinatoi delle stazioni e persino trasudare come provole stagionate di Battipaglia perché tanto l'omo ha da puzzare. E non di bergamotto.

Per noi è il contrario. A noi tocca essere fighe sempre. Caschi il mondo. Ma per essere tali bisogna possedere una dote essenziale: non patire il freddo. Io personal­mente non ce la faccio. Tengo il piumone nel letto fino a Ferragosto, pensa se riesco a resistere vestita come una rollata di vitello solo di bretelline. Mi faccio addirittura crescere i capelli perché patisco il freddo alle orecchie... Eppure ci sono donne che viaggiano con minigonne alte come cerotti e salvabuchi copricapezzolo anche nei gior­ni della merla. O hanno il sangue freddo come i pitoni reticolati o una copertura antibiotica perenne. E agli uo­mini piacciono da matti. Vanno pazzi per quelle vestite solo di rossetto che agli incroci fanno fermare le macchi­ne perché le scambiano per semafori.
Quelle sono le tipi­che donne fiore.

Sì. Perché esistono due tipi di donne. Le donne fiore e le donne verdura. Le donne fiore sono belle. Straordina­riamente belle. Eleganti e piene di stile da far schifo. Van­no guardate e ammirate. Toccate poco, sennò si guasta­no. Se gli sciogli un'aspirina nell'acqua durano di più. Da lontano sembrano profumatissime, ma se le annusi spesso non sanno di niente. Però, qualunque sia l'occa­sione, fanno sempre una gran bella figura.

  E poi ci sono le donne verdura. Che non sono tanto bel­le, ma danno sapore. Ci sono le donne sedano, pallide e allampanate, quelle finocchio, basse e tonde, le donne pa­tata americana, che puoi tenere per anni in cucina e pian­tarci addosso anche gli stuzzicadenti e loro germogliano lo stesso. Le donne verdura sanno di qualcosa. Sempre. Alcune sono addirittura afrodisiache. Se poi le metti nel barattolo, conservano il gusto e durano per anni. Quelle fiore, quando appassiscono, fanno solo tristezza.

(Luciana Littizzetto)

E io? io mi sento... un fiore di zucca!

 
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Post N° 66

Post n°66 pubblicato il 12 Luglio 2006 da SaggiaFollia

MareOro, Tecnica mista su pannello telato, 30x40 cm

"Homme libre, toujours tu chériras la mer!
La mer est ton miroir; tu contemples ton âme
dans le déroulement infini de sa lame,
et ton esprit n'est pas un gouffre moins amer".

"E tu sempre amerai, uomo libero, il mare!
In lui ti specchi intero: nei giuochi sempre nuovi
delle sue onde innumeri i moti tuoi ritrovi,
e nei suoi acri vortici le tue latebre amare".

(versi tratti da "L'homme et la mer", Les fleurs du mal - Baudelaire)

 
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Il non-finito

Post n°65 pubblicato il 11 Luglio 2006 da SaggiaFollia

Il non-finito è una modalità esecutiva assai frequente nell'arte moderna, legata al concetto di forma, che è quello che nel '900 ha subito le modifiche più macroscopiche.

Tradizionalmente si attribuisce all'Impressionismo di fine '800 il definitivo superamento del concetto di forma, intesa come qualcosa di concreto che ha dei precisi confini delimitanti, perchè è l'Impressionismo che porta la forma ad essere un nucleo di chiaroscuro dissolto nell'ambiente atmosferico, soggetto ad un processo dinamico in continuo cambiamento, qualcosa di evanescente in una pittura che aveva abbandonato il segno, nella quale, come diceva Cezanne, era necessario "costruire col colore", anche se proprio Cezanne si oppose alla distruzione totale della forma nell'Impressionismo estremo di Monet, alle sue figure stemperate nella luce, unico, vero tema delle sue opere mature.

La forma, non più costretta nel disegno, sottratta alle leggi della raffigurazione, dà luogo ad immagini sospese, incompiute, attraverso il non-finito come scelta volontaria e consapevole, unico modo per esprimere anche il non-detto (dall'artista), oppure, se preferiamo, il non-visto (dall'osservatore), un non-finito, quindi, di valenza fisica e psicologica, un modo per porre delle domande e sollecitare delle risposte, perchè più il discorso dell'artista è incompiuto ed indefinito, più sollecita lo spettatore a completarlo e ad interpretarlo.

E' un tema che ha sempre esercitato un grande fascino sugli artisti, Francesco Hayez esegue nell' '800 un "Autoritratto in un gruppo di amici" dove solo i loro volti si definiscono nitidamente, mentre tutto il resto sfuma in un accattivante gioco di finito-non finito che costituisce il motivo di maggior forza del quadro, Medardo Rosso modella le sue morbide sculture in un complesso non-finito in chiave impressionista, Auguste Rodin accentua con il non-finito la drammaticità espressionista delle sue figure, Antonio Gaudì costruisce all'inizio del' '900 la Sagrada Familia, opera non-finita, intenzionalmente incompiuta per una precisa scelta architettonica, opera aperta, tappa di un processo artistico e psicologico in continuo divenire, sempre in corso d'opera e perciò eternamente incompleta. 

Ma in realtà il non-finito parte da più lontano, da Michelangelo, che fa del non-finito il vero e proprio tema delle sue opere più suggestive e moderne, una per tutte la "Pietà Rondanini", eseguita in più versioni, dove la forma perde contorni e confini, diventa “informe”e lascia spazio da protagonista alla materia, un altro dei grandi temi cari a Michelangelo, che con la materia aveva un rapporto fisico viscerale e sensuale, che amava la materia prima ancora delle statue straordinarie imprigionate dentro di essa, che lui liberava con lo scalpello (“Non ha l’ottimo artista alcun concetto, che il marmo in sé già non contenga”).
Da lui, dal suo - “non finito”, dove ancora la materia gronda attorno all'anima”- comincia il cammino dell’arte moderna, che al protagonismo della forma oppone il protagonismo della materia, più finita, meno finita, non-finita, indefinita, nelle mille declinazioni dell'Informale materico, dell'Astrattismo, del Minimalismo, dello Spazialismo ed altro ancora, nelle opere di Lucio Fontana, dalle tipiche figure non-finite dove la materia è spinta verso una sintesi astratta e minimalista, che aspira alla conquista dello spazio vuoto, in quelle di Picasso per il quale - il "finito" non può produrre che il "nulla" - , in quelle di Toulouse-Lautrec, dove il ricorso al non-finito potenzia l'efficacia e l'immediatezza del tratto rapido e nervoso.

Gilbert Lascault individua il piacere davanti all'opera d'arte "nello sfumato, nello sfilacciato, nel disperso, nell'impuro, negli abbozzi di descrizioni di particolarità che si rifiutano di venire generalizzate", un piacere lontano dalle certezze, radicato nella polimorfa eterogeneità della cultura moderna, dove è sempre più difficile definire, catalogare, affermare, e dove il non-finito appare più che mai espressione perfetta di una società in mutamento, mai uguale a sè stessa, non-finita, anzi mai-finita.

In foto: Michelangelo, Pietà Rondanini

 
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Post N° 64

Post n°64 pubblicato il 10 Luglio 2006 da SaggiaFollia

Sfiorami di sesso le labbra
il cuore, il ventre.

Restami sospeso sui fianchi
cantandomi parole d'amore.

Bloccami con le mani i polsi
perchè non possa scappare

e penetrami nell'anima.


 
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Post N° 63

Post n°63 pubblicato il 09 Luglio 2006 da SaggiaFollia

HA VINTO L'ITALIA!!! GRANDI AZZURRI!!!

(Due idee per il  vostro desktop...create da me!)

 
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Post N° 62

Post n°62 pubblicato il 06 Luglio 2006 da SaggiaFollia

Questo è un mio lavoro:
Grecia, evocazioni di un tramonto,
tecnica mista su pannello telato, 50x70 cm

 
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Post N° 61

Post n°61 pubblicato il 06 Luglio 2006 da SaggiaFollia

 
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Post n°60 pubblicato il 06 Luglio 2006 da SaggiaFollia

Felicità raggiunta
(E. Montale)


Felicità raggiunta, si cammina

per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla
al piede, teso ghiaccio che s'incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t'ama.

Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto di un bambino
a cui fugge il pallone tra le case.

 
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Post N° 59

Post n°59 pubblicato il 06 Luglio 2006 da SaggiaFollia

... ma il mio non ho ancora capito come sarà!

 
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Post N° 58

Post n°58 pubblicato il 05 Luglio 2006 da SaggiaFollia

In questi giorni abbiamo tutti LA TESTA NEL PALLONE!... e sarà ITALIA-FRANCIA!

 
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Amicizie...

Post n°57 pubblicato il 04 Luglio 2006 da SaggiaFollia
Foto di SaggiaFollia

Poichè mi interessa molto capire come stanno le cose, giro a tutti voi una domanda postami da BELL_EGIZIANO38 a proposito del post precedente:

"Credi nell'amicizia tra uomo e donna?"

Voi che ne pensate? Avete un'esperienza del genere?

Ok, ok... potete anche rispondere dopo la partita :-)

 
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Sull'amicizia (Kahlil Gibran)

Post n°56 pubblicato il 04 Luglio 2006 da SaggiaFollia
Foto di SaggiaFollia

E un adolescente disse: Parlaci dell'Amicizia.
E lui rispose dicendo:
Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
E' il campo che seminate con amore e mietete con riconoscenza.
E' la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e lo ricercate per la vostra pace.

Quando l'amico vi confida il suo pensiero, non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell'amicizia ogni pensiero, ogni desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile gioia.
Quando vi separate dall'amico non rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell'amicizia altro scopo che l'approfondimento dello spirito.
Poiché l'amore che non cerca in tutti i modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore, ma una rete lanciata in avanti e che afferra solo ciò che è vano.

E il meglio di voi sia per l'amico vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo nella dolcezza dell'amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.

 
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Post N° 55

Post n°55 pubblicato il 03 Luglio 2006 da SaggiaFollia

Strabiliante, terribile, bellissima... cos'ì m'è parsa la vita, per il poco che ho potuto vederne. Stupore, spavento e delizia: non altre emozioni che queste canto.

(G. Bufalino - Il Malpensante)

 
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Post N° 54

Post n°54 pubblicato il 03 Luglio 2006 da SaggiaFollia

 
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Nel deserto

Post n°53 pubblicato il 02 Luglio 2006 da SaggiaFollia
Foto di SaggiaFollia

Prendo spunto da un “saggio” commento, per pensare al deserto…

non ci sono stata in vacanza, anche se è un’esperienza che vorrei davvero fare… ma nel deserto ci vivo quasi ogni giorno. Il deserto è ogni qualvolta si cerca invano una risposta alle proprie domande, una strada da seguire o un senso da dare alla propria vita. Quando ci si guarda attorno in cerca di una direzione, un’indicazione, un suggerimento ma non si trova che il vuoto a soddisfare questa sete. Non basta esistere per essere vivi.
E troppo spesso la sabbia mulinante nel vento riesce ad offuscare anche la vista. Inevitabilmente, quando si fa i conti con se stessi è sempre un bilancio infelice, ed è il momento in cui si è più soli che mai. La gente attorno, gli amici, i familiari non possono varcare il limite che ci separa dall’armonia col mondo, non possono risolvere i nostri conflitti interiori, né farci far pace con le nostre inquietudini. E poi, c’è il deserto dei sentimenti, dei desideri, dei sogni… Una persona cara accanto aiuta tanto, certo, però alla fine…

Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole:
ed è subito sera.

(S. Quasimodo)

 
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