Creato da BeppeSantino il 25/05/2014

INTERVISTA AL VIP

INTERVISTE A PERSONAGGI E STAR DEL MONDO DELLO SPETTACOLO

 

 

Intervista a Maria Rosaria Virgili stella del teatro e della radio

Post n°6 pubblicato il 25 Maggio 2014 da BeppeSantino
 
Foto di BeppeSantino

Carismatica, poliedrica, una grandissima attrice di teatro prestata alla tv e al cinema italiano: da oltre tre anni Maria Rosaria Virgili presta la sua voce  alla cattivissima Ginevra De Santis nella serie web radiofonica "Passioni Senza fine" creata da  Giuseppe Cossentino.  Con grande difficoltà l'abbiamo raggiunta perchè in tournee teatrale con la commedia brillante " Benvenuti in Casa Esposito"  nata dall'omonino best seller di Pino Imperatore, in giro per l'Italia. Un pò ce ne ha dedicato per  due chiacchiere piacevoli con noi del grande successo della serie radiofonica, della sua vita e della sua luminosa carriera e dell'affetto che i fan le riservano. Abbiamo così scoperto una donna inedita rispetto all'immaginario collettivo, sedotto dalla sua straordinaria interpretazione di questa matriarca dispotica e malvagia, una signora di questo mestiere ed una persona gentile e disponibile.
Insomma, davvero l'opposto di Ginevra De Santis, in comune con lei,  solo la bellezza e il verace fascino partenopeo!

 

1) Maria Rosaria Virgili, lei presta la sua voce a Ginevra De Santis, la cattiva per eccellenza di Passioni Senza fine, la prima soap opera radiofonica italiana per internet ideata e scritta da Giuseppe Cossentino. Come è stata scelta per questo ruolo? Ci spiega il suo personaggio? Cosa la lega a questo personaggio così amato ed anche odiato dal pubblico dopo ben tre anni?

L'incontro tra me e Giuseppe Cossentino è avvenuto per caso, su facebook ci siamo scritti perchè mi ha intrigato l'idea di rifare radio, l'opportunità si era ripresentata ed ho sposato questo progetto. Presto la voce a Ginevra De Santis, un'arrampicatrice sociale, una matriarca legata innanzitutto alla sua poltrona e a proteggere la sua famiglia e i suoi figli a tutti i costi. A tal punto da intrometterersi spesso nella vita privata dei figli valutando lo spessore sociale delle nuore e in questo modo si è creata questa rivalità tra lei e la nuora Laura semplice reginetta di calendari osè, non ritenendola all'altezza della famiglia De Santis tra scontri e colpi bassi si è creato un personaggio scomodo, una suocera temuta che credo che tutti non vogliano avere tra i piedi ( ride) A questo personaggio mi lega il fatto , di aver fatto uscire fuori grazie alla scrittura sempre a tinte forti di Giuseppe Cossentino un personaggio così tanto odiato ma sempre più amato.

 

2. Lei nota attrice teatrale e interprete di "Matilde" ed "Andrea" gli storici sceneggiati Rai degli anni 80, ha trovato qualche differenza con questo nuovo mezzo di comunicazione internet di fare intrattenimento e spettacolo.

La differenza è nella divulgazione immediata di una fucina di ascoltatori in tutto il mondo facendo in modo di creare un fans club e tanti gruppi su facebook anche gli stessi account del social network con i nomi dei nostri personaggi. 

 

3Si aspettava questo grande successo di "Passioni Senza fine" e del suo personaggio?  ILsuccessivo passaggio dal web al network Radio Stonata? E le Nominations ai Rome Web Awards come " Miglior Web Soap" e "Miglior Idea Creativa"? Qual'è il segreto del successo della radiosoap di Cossentino?

Non ci spettavamo una risonanza così alta, come poi è stato ma che fosse stato un progetto vincente si. Si perchè dopo tre anni qualche radio si fosse interessata a questo progetto come gli stessi Rome Web Awards  me lo aspettavo proprio per il grande successo ottenuto. Il grande successo è nell'idea di Giusepppe Cossentino, l'intuizione ad inventarsi un progetto del genere un qualcosa di non comune in Italia. E nel mettere insieme nella scrittura, svariati sentimenti in cui si può rispecchiare chiunque.

 

 4. Ginevra De Santis e Maria Rosaria Virgili hanno qualcosa in comune? Cambierebbe qualcosa del suo personaggio? Resterà ancora per molti anni ad interpretare questo ruolo che le ha dato visibilità e successo come hanno fatto molti suoi colleghi di soap opera sia in Italia che in America?  Brooke Logan ad esempio è ancora li...

In ogni personaggio fatto da un attore in questo caso fatto da me c'è sempre un qualcosa di personale. No, non cambierei nulla perchè sarei sciocca se cambiassi qualcosa perchè è un personaggio vincente come si è ascoltato e si è evinto. Si resterò ancora per un bel pò.

 

5. Ha esperienze teatrali, televisive, radiofoniche e cinematografiche. Quale di queste espressioni di arte preferisce?

 Ognuno a suo modo ha un proprio fascino e la sua espressività chiaramente non ho nessuna preferenza bisogna farle tutte con grande professionalità.

6.Lei ha lavorato anche in un'altra opera di Giuseppe Cossentino "Clan" andata in onda su Crc Targato Italia. Un progetto forte sulla malavita organizzata le piaceva più interpretare Cora Cimmino una ricca boss ereditiera o ancora oggi Ginevra De Santis, donna dalle umili origini arrivista pronta a tutto?

Sono due personaggi completamente diversi. Quindi come tali non riesco a sceglierne uno. Chiaramente per affetto e iniziazione sono Ginevra De Santis ma è solo per un fatto di tempo che mi sono affezionata a quel ruolo ma ognuna ha una propria consistenza e corposità.

7. Quali caratteratteristiche deve avere un giovane per sfondare in questo mondo dello spettacolo così difficile? Qualche consiglio?

La perserveranza e lo studio innanzitutto. Attore con la " A" maiuscola si diventa con questi elementi non ci si improvvisa attori.

 

8. Lei ha lavorato con tanti artisti conosciuti in ambito teatrale e cinematografico, Croccolo, Taranto, Conte, Rizzo, Siani, Lanzetta, Cannavale,Barra. Chi ricorda con particolare affetto?

Ognuno a modo loro mi ha insegnato e donato qualcosa, una forma d'arte. Sono stata io brava ad assorbire da loro ciò che mi serviva e quindi tutto quello che sono lo debbo a tutti gli attori con i quali ho lavorato.

 9. Un personaggio che non ha mai interpretato e le piacerebbe interpretare?

Svariati sono ancora i personaggi che mi piacerebbe interpretare. Ma ogni età ha il suo personaggio nella commedia di Pino Imperatore "Benvenuti in Casa Esposito" ho intepretato una nonna. Ma lo sono solo per lavoro ( ride) Mi piacerebbe interpretare un transessuale sarebbe un bell'esperimento.

 

10. E' pentita di qualcosa della sua carriera guardandosi indietro? 

No! Rifarei tutto d'accapo perchè ho avuto l'onore di lavorare con grandissimi professionisti tanti dei quali non ci sono più. 

 

11. A cosa sta lavorando adesso?

Ho girato due cortometraggi e sono in tournee con uno spettacolo teatrale " Benvenuti in casa Esposito" tratto dal libro bestseller di Pino Imperatore

 

12. Qualche anticipazione sulle nuove puntate della serie " Passioni Senza fine". Progetti futuri?

Anticipazioni non ne posso dare come ogni progetto che si rispetti per contratto comunque ne sentirete delle belle come sempre, lo smalto delle storie è sempre lo stesso e sempre con tante novità.

 

13. Un messaggio per i suoi radioascoltatori e internauti sempre più numerosi?

 Seguiteci sempre abbiamo bisogno del vostro calore.

 

 
 
 

Intervista Anna Calemme la voce elegante di Napoli nel mondo

Post n°5 pubblicato il 25 Maggio 2014 da BeppeSantino
Foto di BeppeSantino

 Anna Calemme,  napoletana doc, così lei si definisce, bella, spumeggiante e sempre sorridente, artista poliedrica e verace della canzone napoletana, si esibisce da qualche anno in Italia ed anche per gli italiani d'oltreoceano,  un'interprete di prestigio e di calibro di ampio respiro internazionale che con la sua   voce melodica e passionale, fatta di toni lievi e robusti, porta chi la ascolta in una dimensione di pura armonia, effetto tangibile di quella napoletanità poetica, cui chiunque abbia animo sensibile ed ami le canzoni della tradizione popolare italiana non può rimanere indifferente... Lei,  cantante, attrice e pittrice di spessore, è una delle voci più belle di Napoli nel mondo e da qualche mese è la guest star di "Passioni Senza fine", la prima web radiosoap italiana creata dalla penna geniale di Giuseppe Cossentino che per il personaggio della Calemme ha creato una sorta di Madame Bovary, dei nostri tempi che al pubblico del cyberspazio non è passato indifferente come a noi che abbiamo deciso di intervistarla. Con Giuseppe Cossentino ha collaborato come " partecipazione speciale"  sia come cantante che attrice con un monologo di denuncia inedito stesso di Cossentino  sul " FEMMINICIDIO"  anche al " Teatro in Tv" un'operazione coraggiosa e culturale che ha riportato dopo anni il teatro d'elite in televisione, con testi forti e di impatto emotivo, un programma nato da un'idea del giornalista Giuseppe Nappa, trasmissione che abbiamo avuto già modo di recensire che è stata seguita in tutta Italia con grande successo! Quando  c'è qualità e professionalità tutto questo è possibile...

 

1. Salve, signora Calemme lei è la new entry e guest star di “Passioni Senza fine” conosceva già questo prodotto? Lo ascoltava? Come è stata scelta per il ruolo dell’austera baronessa?

Ciao, Sono venuta a conoscenza di questa splendida radio-soap ad una manifestazione culturale, di cui ero madrina, dove ho conosciuto personalmente l’autore Giuseppe Cossentino il quale mi ha illustrato il sui progetti. Di questo giovane e talentuoso autore mi ha colpito la spontaneità, la volontà di far conoscere agli altri la sua creatura e quasi da subito è nata la mia collaborazione.

2. Chi è Matilde la baronessa? Assomiglia ad Anna Calemme? Pregi e difetti del suo personaggio.

Questa domanda mi fa sorridere perché:  la baronessa Matilde è sofisticata austera snob e come donna e mamma……  no comment. Io invece sono l’opposto in quanto amo la mia famiglia adoro fare del bene a differenza della baronessa Matilde.

 

3. Anna Calemme nasce come cantante soprattutto. Ma abbiamo letto che è anche pittrice oltre che una bravissima attrice. Che ricordo ha della vittoria del famoso Festival di Napoli, su Rete 4?

Un ricordo bellissimo che ancora oggi mi fa velare gli occhi! Ancora sento la voce di Marco Falorni, il direttore di palco del festival di Napoli che bussando alla porta del mio camerino mi comunicava la vittoria. Tanti riconoscimenti e  tante altre onorificenze hanno fatto si che oggi la stampa quando mi descrive usa questa frase Anna Calemme “La Voce elegante di Napoli nel Mondo” riempendomi di orgoglio spronandomi a fare del mio meglio.

 

4. La sua formazione? Gli esordi che ricordi ha?
Sin da bambina ho allietato le serate in famiglia cantando recitando e grazie ai sacrifici dei miei genitori, in particolar modo della mia mamma, ho frequentato le piu’ importanti scuole di formazione artistica.


5. Un sogno nel cassetto?


Guai a non sognare!!! Ci sono diversi sogni nel mio cassetto, ma uno in particolare è dedicato ai giovani. Mi  piacerebbe che la MERITOCRAZIA ed il TALENTO  prendesse il posto delle raccomandazioni e di altri metodi per fare successo…… a chi vuole intendere intenda.

6. A cosa paragonerebbe “Passioni Senza fine” come progetto totalmente inedito in Italia?
Che domandona!!! Un progetto ambizioso , grazie alla “Passione” di Giuseppe Cossentino e di tutti gli attori protagonisti.
Forse un ritorno al passato con innovazioni nel presente

7. Come si è trovata in un team consolidato come quello di “Passioni Senza fine? Da quello che si ascolta siete tutti attori di qualità.
Benissimo !!!!!!!! subito tra di noi si è instaurato un rapporto di amicizia – il cocktail giusto per altre future collaborazioni.

8. Lavori Futuri?
Sto scrivendo un libro di poesie  - tantissimi concerti nel Mondo per far conoscere sempre di piu’ la nostra amatissima cultura partenopea, e poi un film….. Ops vi sto svelando troppoooooo    Ciao e a prestooooooooooo.
 

 
 
 

Intervista a Paolo Bonolis conduttore perchè gli piace

Post n°3 pubblicato il 25 Maggio 2014 da BeppeSantino
 
Foto di BeppeSantino

ROMA - Trionfo dell'egocentrismo, la porta del camerino è rivestita con una sua gigantografia. "Ha visto i miei amici che scherzo mi hanno combinato?" ride Paolo Bonolis "e questo è niente". Niente, rispetto alla copia del quadro di Warhol con i barattoli delle zuppe Campbell's che riproducono la sua faccia. Studi Titanus, sulla via Tiburtina, fortino Mediaset per le produzioni; Avanti un altro! è il circo preserale di Canale 5 di cui Bonolis, parole sue è "domatore, clown e qualche volta spazzo anche la cacca dei cammelli". Cinico, veloce, folle, tutto improvvisato "perché lo confesso, la vecchia che cade mi fa ridere, mi piace il lato grottesco dell'esistenza. Ma la cattiveria non mi appartiene, gioco perché sto bene con le persone, è il cinismo classico alla Alberto Sordi. A 52 anni mi toccano il sedere, bacio le vecchie, non mi preoccupo di niente".

Bonolis, è di un maschilismo tremendo.
"Perché scherzo con la pin up?, è un cartone animato. Dico quello che pensano tutti. Se la concorrente non riesce a sedersi non resisto: "Non è lo sgabello che è alto, è lei che non supera la metrata. Ridiamo insieme".

Come vede la stagione televisiva?
"Ci sono le stesse persone che si azzuffano, come sfogliare per la centesima volta le foto del matrimonio. I conduttori si spostano da un trasmissione all'altra per fare quello che facevano nella precedente. Per questo hanno successo le fiction, almeno cambia la trama". 

Video

Dagli anni novanta con Bim Bum Bam e i Cervelloni, ai giorni nostri con Ciao Darwin, Il senso della Vita e Chi ha incastrato Peter Pan. La carriera di Paolo Bonolis è un insieme di risate, divertimento e tanta professionalità


I talk show, a parte rari casi, sono in crisi.
"Per forza: la notizia è una e la spolpano tutti".

Maria De Filippi ha detto che l'informazione di Mediaset è a senso unico. Che ne pensa?
 "L'informazione non può che essere di parte: un tempo si davano notizie, oggi si vendono. Deve aiutare qualcuno e colpire qualcun altro. Forse Mediaset, agli occhi di Maria, ha 'un presunto padrone'. La Rai ne ha diversi, non è più democratica perché una volta privilegia uno e la successiva un altro".

Un po' riduttivo. Il "presunto padrone" è Berlusconi. Anche lei, Bonolis, lavora per lui.
"Mai posto il problema, ma riflettuto sulla necessità di dovermi porre argini rispetto alle mie intenzioni o doverle cosmetizzare. Non sono proprietario di tutto quello che faccio".

Ha lavorato in Rai e a Mediaset: dove si è sentito più libero?
"Al momento faccio ciò che mi piace. La libertà è un'illusione in ogni settore, è la capacità di accettare le libertà altrui. Le libertà delle aziende Rai e Mediaset non collimano con le tue, sono i limiti dettati dalla politica e dall'interesse". 

Allora dove ha avvertito di più l'influenza della politica?
"Non esiste la politica in Italia, si vuole raccontare la realtà ma non gestirla. I problemi sono gli stessi da 50 anni, e diciamo di essere un popolo intelligente: se non siamo riusciti a risolverli o non siamo così intelligenti o c'è interesse a mantenere uno stallo nel quale la politica ricava la sua ragione d'essere". 

Una visione tremenda, non crede?
"La politica vive di partigianerie, c'è bisogno di un nemico. Manca una politica economica che dovrebbe determinare le scelte conseguenti perché l'Italia è un Paese utile ma non conta. Dal Piano Marshall siamo uno scaffale degli Stati Uniti. Perché dobbiamo comprare gli F35?". 

Va a votare?
"No. Da un bel po' ho perso qualsiasi ideale. Berlusconi è uno dei tanti diversivi, la destra e la sinistra sono l'uno il fornitore di alibi dell'altro. Non riesco a vedere un progetto, però mi sento con Matteo Renzi".

Strana coppia, che vi raccontate?
"Ragioniamo. Sarà per l'età, sarà perché è libero di testa, prova ad avere una visione del Paese. Significa non doversi preoccupare di andare a comprare la rosetta giorno dopo giorno e svoltare il quotidiano, ma di capire come pianificare la spesa di un mese. Ognuno invoca obiettivi che poi non raggiunge".

Si confronta con Renzi: ci ha mai provato con Berlusconi?
"L'ho incontrato un paio di volte, è molto simpatico, ma non lo sento. Forse qualcuno lo farebbe volentieri ma nessuno può garantire che il Cavaliere ascolterebbe".

Tornando alla tv, fa un solo programma: un po' poco, no?
"Nessuno vuole investire, io ho la fortuna di fare un programma che mi piace e piace al pubblico. Ci siamo inventati il format con gli autori, è venduto in otto paesi. Odio i quiz, che m'importa di vedere chi dà risposte esatte? Mi diverte lo show". 

Eppure aveva costruito un progetto ambizioso come Il senso della vita...
"Era forte ma per la seconda serata ha un costo eccessivo e in prima serata non porta i numeri di cui Mediaset ha bisogno".

È vero che prepara il nuovo Scherzi a parte?
"Davide Parenti mi ha presentato un progetto che mi è piaciuto, ma non ci siamo più sentiti". 

Perché il varietà è sparito?
"Il varietà dei professionisti è stato sostituito dalla varietà degli esseri umani che garantiscono una imprevedibilità maggiore". 

Il suo contratto scade quest'estate, gira voce che torni in Rai. 
"Non ne so niente. Dipende da cosa andrei a fare. Non è elegante parlare di soldi ma guadagnavo dodici miliardi lordi a Mediaset, e passai in Rai a prenderne uno. Conta quello che fai". 

Rifarebbe il Festival di Sanremo? 
"Nel 2005 e nel 2009 l'ho costruito, bella esperienza. Oggi non ci penso, è un impegno importante. Nessuno me l'ha chiesto".

Cosa guarda in tv?
"La seguo poco. Mi manca sempre Corrado Guzzanti: qualsiasi cosa faccia mi fa ridere".

 
 
 

Intervista Lorella Cuccarini la showgirl più amata dagli italiani

Post n°2 pubblicato il 25 Maggio 2014 da BeppeSantino
Foto di BeppeSantino

Nell’immaginario collettivo, quella formata da Lorella Cuccarini e da Marco Columbro, resta una delle coppie televisive più amate e allo stesso tempo rimpiante dai telespettatori, visto che non conducono una trasmissione in tandem da più di dieci anni. In occasione della nuova edizione della maratona benefica 30 ore per la vita, i due beniamini del piccolo schermo si ritroveranno a bordo di una crociera aperta al pubblico. Intervista al VIP ha incontrato “la più amata dagli italiani” che, come di consueto, si è raccontata con la sua innata disponibilità.

Lorella, si è appena concluso il Festival di Sanremo, dove tu, in passato, hai preso parte sia nei panni di conduttrice che di cantante. Se il prossimo anno ti venisse offerta la conduzione del Festival, con chi ti piacerebbe condividerla?

Ce ne sarebbero tanti… Dico Fiorello o Paolo Bonolis. Sanremo è un’avventura talmente stimolante che anche per chi come me fa questo mestiere da una vita, già solo il pensiero di tornare su quel palco è fonte di grandissime emozioni.

Sappiamo che a livello televisivo c’è qualcosa che bolle in pentola e di cui ancora non puoi parlare. Ci puoi dire, almeno, con che tipo di progetto ti piacerebbe presto misurarti?

Mi piacerebbe tornare a recitare, magari in una bella fiction. Anche un bel varietà, naturalmente, non mi dispiacerebbe. Come del resto mi vedrei bene, grazie ai tre anni di Domenica in, in un programma di approfondimento legato all’attualità.

In attesa di tornare in televisione, continui a condurre su RadioRai1 Citofonare Cuccarini…

Un impegno quotidiano che mi sta regalando delle grandissime soddisfazioni. Mi spiace di aver scoperto così tardi il mondo della radio ma spero di poter recuperare il tempo perduto. La radio mi ha permesso di instaurare un legame speciale, differente da quello televisivo, con il pubblico.

La Rai sta festeggiando il suo sessantesimo compleanno, tu addirittura quasi trenta di carriera. Che emozioni ti suscitano queste ricorrenze?

Che dire della Rai? Per me è sempre mamma Rai! Fa parte della nostra storia e spero che questo compleanno così importante venga festeggiato ancora più in grande. Un anniversario di questo tipo merita la partecipazione e l’entusiasmo davvero di tutti.

Il tuo album di ricordi professionali è costellato da numerose istantanee, tutte che immortalano enormi successi. Ce n’è uno in particolare che ricordi ancora con il batticuore?

Sicuramente il mio debutto in Tv. Mettevo piede per la prima volta in Tv e lo facevo in uno show del sabato sera, Fantastico. Subito in serie A insomma. É qualcosa d’indimenticabile, ho avuto un attimo di buio, ma poi mi sono fatta forza altrimenti non sarei riuscita a fare tutta la puntata.

Passando a un altro importante capitolo del tuo percorso professionale: 30 ore per la vita…

Quest’anno 30 ore per la vita, l’associazione onlus di cui sono socia fondatrice dal 1994, compie vent’anni. E non potrei che essere orgogliosa di tutti i numerosissimi progetti che è possibile toccare con mano.

Su quale tematica sarà incentrata, quest’anno, la raccolta fondi?

Alla realizzazione di progetti presentati da Associazioni di genitori che hanno l’obiettivo di assicurare ai bambini e agli adolescenti malati di cancro il diritto alle cure migliori possibilmente rimanendo a casa propria, e quando ciò non fosse possibile, garantire a loro ed alle loro famiglie una casa lontano da casa e di conseguenza evitare che facciano fronti a notevoli spese economiche.

In occasione dei vent’anni di 30 ore per la vita, riabbraccerai il tuo compagno televisivo per eccellenza: Marco Columbro. Con lui partirai in crociera…

Confermo! Lo considero il miglior modo per festeggiare i 740 progetti di assistenza, prevenzione e ricerca che abbiamo finora realizzato. La nave avrà al suo interno un teatro di 1700 posti, dove si esibiranno anche Mario Biondi e il direttore d’orchestra Peppe Vessicchio. Questo nostro viaggio durerà sette giorni, dal 30 marzo al 6 aprile e parte del ricavato dei biglietti e dei servizi di bordo è devoluta per sostenere i nostri progetti. Ci saranno tanti momenti di spettacolo e intrattenimento, ma anche di informazione e riflessione. Per maggiori informazioni e prenotazioni è possibile visitare il link http://www.msccrociere.it/it_it/MSC/Crociera-30-Ore-per-la-vita.aspx .

A proposito di Columbro: il pubblico, da anni, non fa che richiedere a gran voce un ritorno assieme in Tv. Lo escludete?

Perchè no! Se capitasse un progetto stimolante, ben venga. Sia televisivo che radiofonico. Nel frattempo, continuiamo a condividere le gioie legate a 30ore.

Per concludere: sei autrice della prefazione dell’ultimo libro di Chiara Amirante, intitolato E gioia sia…

Quando me lo ha chiesto sono rimasta sorpresa, tanto da domandarle che cosa avrei potuto aggiungere io alle sue meravigliose parole. Mi ha dato grande gioia avere l’opportunità di farlo, visto che leggendo il suo libro ho potuto riscontrare tante assonanze con il mio mondo. Chiara usa parole come sacrificio, volontà, lavoro, tenacia, impegno: le stesse che io ho sperimentato nel mio percorso professionale, specialmente nel mondo della danza. Mentre io ho sempre usato quegli ingredienti per migliorare il mio percorso artistico, lei, ed è questa la cosa meravigliosa, le mette al nostro servizio per migliorare la nostra anima. É davvero il personal trainer dell’anima. Il suo libro è un piccolo manuale adatto a tutti, credenti e non, e ci consente di capire che per cambiare il mondo, occorre innanzitutto partire da noi stessi. Alle volte, però, non sappiamo come fare e lei riesce a suggerircelo benissimo.

 
 
 

Intervista a Paolo Sorrentino l'uomo che ha riportato l'Oscar in Italia

Post n°1 pubblicato il 25 Maggio 2014 da BeppeSantino
 
Foto di BeppeSantino

La casa di Paolo Sorrentino è a Roma, all’ultimo piano di un palazzo molto “cinematografico”, dove abitano anche Matteo Garrone e un’attrice assai nota. Un palazzo d’epoca piemontese, cioè della fine dell’Ottocento, con le scale grandi e i soffitti altissimi. È quasi Natale. C’è un albero addobbato con cura, accanto ai finestroni in ferro da collegio sabaudo o austroungarico, fate voi, insomma un aspetto severo a scelta. Quando cominciamo a parlare il sole tramonta in uno di quei crepuscoli che avete visto in La grande bellezza, dove Roma si esibisce come spettacolo “in sé”, e la luce entra da ogni parte.

Ho il problema della porta d’ingresso: è stretta e io sono grasso, devo mettermi di fianco per entrare. Paolo ha un aspetto pigro, secondo me l’abbiamo strappato a una qualche “pennica” o a un libro che gli piaceva. Scusate il tu che ci daremo, altro pronome sarebbe un’ipocrisia e il “disclaimer” della conoscenza pregressa è dovuto. In questa casa ho guardato più di una partita del Napoli, una “fede” che ci accomuna.

Tu sei un regista e narratore giovane ma non ci sono giovani nei tuoi film.

«Il prossimo film che faccio ha come titolo provvisorio Il futuro. Il titolo cambierà di certo. Ma il tema è: come ci si prepara al futuro. Però è vero, non faccio film sui giovani, non ho mai voluto far film su persone che mi fossero vicine anagraficamente. Oggi che divento più “grande” forse sono pronto».

 Ma perché?

«Un po’ per formazione, per esperienza familiare, sono sempre stati gli “adulti” il mio universo di osservazione.  Poi i miei temi prediletti sono la nostalgia, la malinconia, la frequentazione del ricordo e i giovani non sono neanche così predisposti ai ricordi. Giustamente. Tutto questo mi lega al presente».

Come nasce e si realizza il tuo “processo creativo”? Visconti disegnava le scene a matita. Tu scrivi? C’è chi ricorda tue lunghe ore nell’archivio di un giornale quando preparavi Il divo.

«Per Il divo fu necessario. Ma quella preparazione fu un po’ un caso a parte. Ci fu il lavoro fatto con Peppe D’Avanzo».

In che modo collaboraste?

«In vari modi. Prima con lunghissime chiacchierate, nelle quali mi aiutò a selezionare, a orientarmi in quella produzione vastissima che è la letteratura su Giulio Andreotti. Parlavamo del potere, che cos’è il potere in Italia. E poi lui mi aprì le porte di una serie di personaggi chiave. In primo luogo Andreotti stesso, lo incontrai due volte. Furono importanti non le informazioni che mi davano le persone quanto guardarle parlare, osservare gli interstizi dei loro comportamenti. Ma insomma Il divo fa storia a sé».

E quindi il processo creativo “standard” qual è?

«Prima individuo un personaggio, più che una storia. E su quello comincio a raccogliere molti appunti, anche su cose che in apparenza non hanno attinenza immediata col personaggio. Scrivo su un grosso  quaderno. Quando il quaderno diventa corposo comincio a “fare delle rime fra le cose”, a cercare le assonanze. Sfrondo molto e pian piano la struttura dell’idea prende forma. Ma non disegno, non so disegnare.  L’altro momento importante è quando cerco i posti dove girerò. La visione dei luoghi mi aiuta a entrare nel film, a “vederlo”».

Fotografi i luoghi?

«Sì, li fotografo, di solito quelle fotografie tendono a diventare le inquadrature del film. Certo, le mie foto non sono all’altezza del lavoro del direttore della fotografia. Ma sono le inquadrature base del film, sono quelli i miei disegni».

Tu sei “anche” scrittore, la scrittura è il centro del film?

«Assolutamente. È  il centro di tutto. È anche la fase irrimediabile del lavoro. Ogni altra cosa è recuperabile e correggibile nel fare un film. La scrittura, se è fatta male, farà andare tutto male. Non la recuperi strada facendo».

E internet entra nella preparazione? Fiuto un’antipatia da parte tua verso la rete.

«Non è antipatia. Come con altre cose della vita, anche in questo caso sono in ritardo. Mi piacerebbe averci dimestichezza, ma non riesco ancora a usarla. Se faccio ricerche in quel modo, mi perdo. Ogni qual volta ho provato ad approfondire un’idea su internet sono finito in un labirinto, mi sono perso. Mentre mi trovo a mio agio con le mani. Quando raccolgo materiali di documentazione, accumulo altri quadernoni dove a ogni pagina c’è un articolo di giornale incollato, a mano. Mi è utile. Vedo le cose meglio».

C’è chi dice che perdersi è il primo passo di una ricerca, di un lavoro di scrittura…

«Nel cinema non è una buona idea quella di perdersi nei materiali. La scrittura del cinema è “a togliere”».

Tu lavori con degli scrittori. Lo fai con un lavoro “paritario” o dirigi queste persone?

«Non mi viene facile lavorare con gli scrittori. Per me il rapporto con lo scrittore si riduce essenzialmente al lavoro fatto con Umberto Contarello. Con lui mi viene facile, naturale, perché quando ero ragazzo lui mi chiamò a lavorare con sé, ci conosciamo bene».

 E come procedete?

«Il nostro processo di lavoro è semplice, appena c’è un personaggio o delle linee narrative, anche molto generiche, facciamo lunghi pranzi dove si mangia poco e si parla a lungo. Di solito questi pranzi finiscono verso le cinque, anche le sei del pomeriggio. Si chiacchiera moltissimo, in libertà, allontanandoci dal tema, poi ci torniamo sopra. Avanti e indietro. Quando pensiamo che le chiacchiere abbiano preso una loro forma definita, io scrivo una prima sceneggiatura, come se fosse quella buona. A questo punto gliela do, lui ci lavora e me la ripassa, con un ping pong che dura per molte stesure. Non ci dividiamo le scene, non è quello il metodo. Sai, io per lungo tempo ho fatto lo sceneggiatore in solitaria e questo è l’unico metodo che mi viene comodo per collaborare con un altro scrittore».

Ti interessano le serie tv?

«Mi interessano molto perché mi piacerebbe realizzarne, perché ci sono temi complessi che sarebbe semplificatorio contenere in un film. Mi interessano perché permettono una narrazione più complessa. È un territorio impervio da percorrere in Italia, perché l’unico interlocutore possibile per la produzione è Sky. Non la televisione generalista che è ancora legata al modello dello “sceneggiato”».

Una prospettiva americana, altri modi di lavorare.

«Loro, gli americani, sono più avanzati per quanto riguarda la libertà di chi fa. Libertà controllata, ma libertà nella scelta delle cose da raccontare e nel modo di raccontarle. Io ho fatto l’esperienza dello sceneggiatore per la televisione generalista in Italia».

 Cos’hai fatto?

«La Squadra. Era frustrante, c’erano condizionamenti sui contenuti, condizionamenti economici, e c’erano tanti e tali paletti che tutto ti spingeva a un appiattimento, a un prodotto senza vere ambizioni».

Niente Aaron Sorkin italiani…

«Siamo legati ancora a una televisione-melodramma, con schemi obsoleti, e che però poi fa ascolti».

La frontiera americana è anche quella del digitale. La “scrittura” risente della capacità abilitante della tecnologia?

«Nel mio caso comincio a pensarci. Finora il digitale si è un po’ identificato col mondo degli effetti speciali. A me questo non interessa. Se invece il digitale diventa detonante all’interno della narrazione, come ad esempio riesce a fare Scorsese, è diverso. La scena dei fenicotteri in La grande bellezza è un tentativo: mettere il digitale al servizio della narrazione, non  delle auto che esplodono e delle montagne che franano».

Se ti dico che il digitale è una cultura cosa mi rispondi?

«Che mi piacerebbe conoscerla. Il digitale comporta il superamento della cultura dell’artigianato. Che aveva una sua grandezza. La scena del “polpo” nel mio L’uomo in più fu girata grazie a un attrezzista geniale che muoveva i tentacoli del polpo morto con una serie di fili. E io ho pensato per anni che le cose si facessero così. Ora penso che si debba fare in un altro modo. Col direttore della fotografia può accadere che  si faccia un lavoro più frettoloso, perché sappiamo che al computer possiamo aggiustare le luci. Sul fronte dell’illuminazione del film sta molto cambiando il rapporto con il set. Poi forse la reticenza di tanti registi verso il digitale è dovuta al fatto che agli inizi si facevano cose pacchiane, con un eccesso di trucchi, si facevano affreschi affastellati senza fascino. Adesso tutti prendiamo le misure della novità».

I social non ti piacciono, vero? Hai definito Twitter una “stronzata” una volta. Però nei social hai una reputazione molto buona.

«Quella della stronzata è dovuta al fatto che su Twitter c’era uno che si spacciava per me e mi attribuiva fesserie che non avevo mai detto. Ma non ho niente in contrario, se non per ciò che sono. Io procedo per ossessioni, so che cadrei nell’ossessione, che non farei altro. È paura, non disprezzo».

Mi incuriosisce che il titolo del prossimo film  sia Il futuro. Il futuro comporta la speranza, questo è un paese che ne ha bisogno.

«È sull’ossessione del futuro, io sto sempre a far calcoli su quanto ancora vivrò, quando, spero in un tempo lontano, morirò. Sull’assottigliarsi del tempo che ci rimane».

Un rapporto ossessivo forse ce l’hai con la musica, i maligni dicono che ascolti Califano… 

«Certo che sì, Califano ha scritto tanti bei pezzi. Ma della musica ascolto tutto, tutti i generi. Forse ciò che ascolto di meno è il jazz. È una musica che per il tipo di cose che faccio io si adatta poco. Tutto il resto sì, canzonette, musica classica, folk americano…».

Una serie che ti è piaciuta particolarmente?

«Mi è piaciuta molto Mildred Pierce, ma quella è una miniserie, piaciuta tantissimo».

Se ti chiamassero i ragazzi di una startup con una bella idea, li riceveresti, saresti disposto ad ascoltare una lingua  così “straniera”?

«Prima spiegami cos’è una startup».

[Lo faccio. Ndr].

«Assolutamente sì, dovrei superare i miei limiti di comprensione. Ma lo farei senz’altro».

Ti stai rovinando, lo sai?

«Ma no…».

C’è una domanda che “devo” farti. Manca poco a un certo premio.

«Quale premio? Di che cosa stai parlando?».

 Il premio, la statuetta.

«Non so di cosa parli, ricordati che sono napoletano. Ma forse tu parli di pallone. Sì, sì. Il Napoli vincerà il campionato».

 
 
 

AREA PERSONALE

 

TAG

 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 

FACEBOOK

 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

annacalemmecalogero.vironequellochesbadigliaKimi.777giocom1960gabriellilucaivano.vaggejeremy.pursewardentempo_instabiletobias_shuffleriverpheonixmiranunuXerArgonberniale2BeppeSantino
 

CHI PUÒ SCRIVERE SUL BLOG

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963