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Post n°265 pubblicato il 20 Novembre 2008 da enricolucre

Il ritorno di Gelli

 

di Nicola Tranfaglia

 

 

“Il potere della P2 negli anni settanta è innegabile. Un potere di ricatto e di condizionamento che ha riguardato ministri, generali, parlamentari, direttori di giornali e di televisioni. Il ritorno di Licio Gelli come personaggio televisivo sulla ODEON TV è preoccupante perché fa pensare che quel potere trent’anni dopo è ancora intatto o almeno è sopravvissuto in tutto o in parte all’inchiesta parlamentare di ventisei anni fa presieduta dall’on. Tina Anselmi della Dc che mise fuori legge la Loggia e sottolineò il significato politico di quell’associazione segreta in contrasto con la  nostra costituzione.

Ricordo che, negli anni settanta e nei primi anni ottanta, tutte le volte che mi capitava di frequentare per ragioni di lavoro qualche Ministero mi rendevo conto dell’esistenza di un’associazione che legava i capi e gli alti funzionari dell’uno o dell’altro ente o Ministero, in base al particolare linguaggio usato o da un modo speciale  di offrire la mano per stringerla agli estranei.

Ma successivamente quando, grazie all’inchiesta dei pubblici ministeri Turone e Colombo, vennero resi noti i nomi di alcuni dei soci, da Silvio Berlusconi, allora solo  imprenditore e proprietario della Fininvest, a Fabrizio Cicchitto, deputato della sinistra lombardiana del PSI, ai banchieri Roberto Calvi e Michele Sindona,  ebbi la sensazione - fatta propria dalla commissione parlamentare - che la Loggia Massonica di Gelli era diventata una potente agenzia per influenzare a fondo la politica italiana.

L’obbiettivo, a leggere il Piano di rinascita democratica ritrovato nella valigia della figlia di Gelli durante un  controllo in un viaggio aereo a Fiumicino, era chiaro e ambizioso. E l’aggettivo democratico del piano poteva apparire ironico piuttosto che neutrale. Si trattava di ricondurre a ragione i sindacati eliminando la CGIL, di dissolvere la RAI-TV e dare soltanto alle televisioni private il diritto di trasmettere, di ritoccare la costituzione repubblicana nei punti fondamentali rendendo addomesticata per i potenti la magistratura, inclusa la corte costituzionale, controllando tutta la stampa quotidiana e settimanale e la radio televisione. Insomma trasformando, attraverso alcune operazioni chirurgiche ben condotte, lo Stato democratico, nato dalla Resistenza, in un regime autoritario che si accontenta di salvare le forme quando è possibile ma di influire sulla vita politica, sociale, culturale ed economica in modo da eliminare ogni conflitto e di mantenere saldamente il potere in mano ai soci della P2 e dei loro amici, tutti già presenti nei gradi alti della società.

La P2, a giudicare dai numerosi processi in cui Gelli venne implicato, non disdegnava contatti e affari con gruppi e organizzazioni eversive di destra come peraltro avvenne in America Latina e particolarmente in Argentina dove i generali, autori di un colpo di stato negli anni settanta, apparvero legati a quel gruppo massonico. E, in quell’occasione, il regime militare si macchiò di orribili delitti che riguardarono migliaia di giovani e di oppositori. Non è un caso se il ritorno di Gelli sugli schermi televisivi coincide con i primi sei mesi dell’attuale governo Berlusconi che, in molti decreti e disegni di legge, somiglia tanto al  piano di Gelli e ci sta portando, si potrebbe dire, quasi dolcemente verso gli scenari di un’Italia sempre più lontana dalla nostra carta costituzionale e sempre più vicina alla visione immaginata e voluta  dal Venerabile della P2”.

 

www.nicolatranfaglia.com

 
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