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L'affaire Xylella

Post n°1704 pubblicato il 11 Aprile 2016 da namy0000
 

L'affaire Xylella fastidiosa e quei terribili sospetti, così reali. Tutela per sette anni dei terreni colpiti da Xylella. E poi? Il dubbio di una paurosa speculazione edilizia, fino ad oggi impedita dalla presenza di monumenti della natura, gli stupendi olivi secolari, rischia di diventare una certezzaLa notizia che arriva da Bari è che nei prossimi sette anni sarà impossibile costruire sui terreni agricoli colpiti dalla Xilella fastidiosa, il batterio che ha tenuto banco per mesi lo scorso anno e sul quale, fino all’approvazione (l’altro giorno) della legge da parte della Regione Puglia, è caduto di colpo il silenzio. “Con questo provvedimento proteggiamo la Puglia” ha detto subito dopo l’approvazione il governatore della Puglia Michele Emiliano. Una dichiarazione un po’ affrettata quella del bravo governatore della Puglia, visto che la legge proposta dal consigliere del Pd, Blasi, per un tempo accantonata, è un cumulo di contraddizioni e un invito a costruire là dove gli olivi secolari non sono infetti da Xilella e, fra sette anni (un battito di ciglia) anche là dove, con la scusa della Xilella, sono stati sradicati centinaia e centinaia di olivi secolari. Altro che “proteggiamo la Puglia”! E scrivo questo convinto della buona fede del bravo Emiliano, governatore della Puglia, e di molti dei suoi consiglieri. Colui che ha proposto la legge e più ha lottato per la sua approvazione, Blasi, si è detto convinto che questa sua legge punta “a tutelare il paesaggio da potenziali interessi speculativi”! Per sette anni e nella solo zona colpita dalla Xilella, e poi? Poi, fra sette e non più quindici anni, l’assalto ai terreni colpiti dalla Xilella e, nel frattempo, quello ai terreni non colpiti dall’ormai famoso batterio che, come si sa, si è svegliato di colpo e, da fastidioso, non a caso si è trasformato in killer. Il dubbio di una paurosa speculazione edilizia, fino ad oggi impedita dalla presenza di monumenti della natura, gli stupendi olivi secolari, rischia di diventare una certezza. Un dubbio, che ho avuto modo di esprimere con una nota pubblicata su Teatro Naturale all’inizio della vicenda Xilella. L’avvio di quel processo che parte dalla Puglia per coinvolgere, immediatamente dopo, l’intero meridione. Succederà, visto che non è più possibile trovare terreno (il più fertile) nella prima grande pianura italiana perché già tutto occupato da asfalto e cemento, con luoghi fortemente inquinati (penso ai limiti, raggiunti da tempo, di azoto presente nell’aria, nel terreno e nelle falde acquifere), c’è bisogno di trovarlo altrove, là dove ancora c’è. Allora, o lungo la fascia appenninica, un tempo arretrata o, ancora meglio, nella seconda grande pianura italiana, dopo quella padana, il tavoliere delle Puglie, e quelle minori, sparse nelle regioni meridionali, ma pur sempre pianure, per insediamenti che servono solo a limitare, ancor di più, il territorio e la sua risorsa primaria che è l’agricoltura. La grande trovata “Sblocca Italia” dell’attuale governo, che Napolitano ha messo nelle mani di Renzi, torna come cacio sui maccheroni, con le trivellazioni, gli inceneritori e altre grandi strutture per grandi investimenti, ma, come si può ben capire, tutte con scarsissima possibilità di occupazione. E qui, l’altro elemento a conforto (!) della mia supposizione, i cinque milioni di biglietti di sola andata che verranno staccati – lo stanno dicendo da qualche tempo alcuni istituti importanti che studiano la situazione del nostro meridione - per la gente che vivono questi territori. Oggi, territori sempre più fondamentali per il cibo e il paesaggio, le due risorse strategiche anche per lo sviluppo di turismi possibili, così necessari per questa vasta area del Paese. Donne e uomini, soprattutto giovani costretti a andare altrove e, ancora una volta, lontano dalla propria terra. Gli oppositori a questa legge, dentro e fuori il Consiglio regionale della Puglia, si sono appellati ai bisogni dei titolari dei terreni colpiti dalla Xilella, cioè alla necessità di mettere sul mercato della speculazione i propri terreni per essere ripagati del danno subito con l’estirpazione. Come a dichiarare la loro piena adesione al disegno della speculazione e alla fine dell’agricoltura e dell’olivicoltura nella Regione dell’agricoltura e della più estesa olivicoltura, con tanta parte di questa coltivazione segnata da patriarchi, cioè dal tempo che gli olivi secolari sanno raccontare. di Pasquale Di Lena, pubblicato il 07 aprile 2016 in Strettamente Tecnico > L'arca olearia.

 
 
 
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