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Messaggi del 24/03/2017

Aiutare gli studenti

Post n°2120 pubblicato il 24 Marzo 2017 da namy0000
 

2017, (Jiang Fei, Zhongguo Xinwen Zhoukan, Cina, Internazionale n. 1196 del 17 marzo). “Il gaokao è l’esame per accedere all’università cinese e richiede una preparazione molto dura. A Maotanchang tutto è pensato per aiutare gli studenti a superarlo. Probabilmente in tutta la Cina non c’è un villaggio così legato al gaokao come Maotanchang, sobborgo della città di Luan, nella regione dell’Anhui. Qui tutto richiama l’esame che ogni anno milioni di studenti delle superiori sostengono per poter accedere all’università… Il fatto che negli ultimi 10 anni più dell’80% dei suoi studenti abbia superato il gaokao ha reso la Maotanchang una specie di leggenda… Le regole rigide della Maotanchang sono famose, non solo la città di Luan ma in tutta la provincia dell’Anhui. Secondo Wang Ling, una studente, la scuola ‹‹è perfetta soprattutto per chi ha poca disciplina››. All’inizio, Wang aveva scelto un altro istituto superiore del posto. La sera finiva di studiare alle nove, poi usciva di nascosto per andare negli internet cafè. Arrivata alla Maotanchang, invece, il coordinatore di classe l’ha subito avvertita di prepararsi a ‹‹un anno di prigione››. Ormai Wang, oltre a studiare non fa più nulla. Il tempo dello studio e quello del riposo sono perfettamente incastrati tra loro, come gli ingranaggi di un’automobile. Wang entra in classe alle 6.30 e finisce di studiare alle 22.50. ha mezz’ora per il pranzo e mezz’ora per la cena, e un’ora di relax dopo pranzo. All’inizio la pausa doveva essere di 2 ore, ma dato che i professori vogliono che gli studenti riposino in classe, alla fine la seconda ora viene impiegata per ripassare. ‹‹Non rimane nemmeno il tempo per fare il bucato››, si lamenta la ragazza con la madre. ma è lei che ha scelto di studiare alla Jinan, una scuola privata fondata e finanziata dalla Maotanchang insieme a un altro istituto privato, che ammette anche studenti bocciati. In un certo senso, la Jinan e la Maotanchang si possono considerare un’unica scuola. In classe Wang è circondata da striscioni. Dietro alla porta dell’aula c’è scritto: ‹‹Chi entra in classe stia tranquillo, chi teme la fatica non entri!››. sopra alla lavagna, invece, si legge: ‹‹Il cielo premia i diligenti››, mentre ai due lati svettano le scritte: ‹‹Confida in te stesso, prometti di lavorare duramente, di entrare all’università e ricompensare le fatiche dei tuoi genitori; ottimizza i tempi, impara le basi, esercitati diligentemente e vedrai sicuramente i risultati››. L’insegnante entra impugnando un microfono e dice: ‹‹Se vi cade la penna non potete piegarvi a raccoglierla››… Per Li Qin, un altro studente, ogni giorno i compiti comprendono 2 test di matematica, 4 articoli da leggere in inglese, un esercizio di fisica, un altro di chimica più altri compiti di biologia… Alle 22,50, una volta rientrato a casa, Li continua a studiare fino a mezzanotte, a volte fino all’una. ‹‹Tra i miei compagni non c’è quasi nessuno che va a dormire prima di mezzanotte››, racconta. Una volta un insegnante ha detto ai genitori dei suoi allievi di non credergli quando dicono che hanno finito di studiare per divertirsi, ‹‹perché i compiti che assegniamo sono praticamente infiniti››. E poi, a Maotanchang non ci sono posti per divertirsi. L’ultimo internet cafè della zona ha chiuso dopo che le autorità scolastiche e la polizia hanno fatto mettere delle telecamere all’ingresso per controllare chi lo frequentava. Sono videosorvegliate tutte le aule (più di 160) della scuola, tutti gli incroci principali e gli ingressi del campus. Gli unici luoghi di svago sono una sala da biliardo e un bagno pubblico aperto anche di notte… Stampato sui lampioni o inciso sulle colonne, nel campus compare ovunque lo slogan: ‹‹Se non sei particolarmente intelligente, impegnati più che puoi; non pensare a cominciare, pensa a migliorare›› ‹‹prosegui verso la vittoria senza paura››. ‹‹Quella dell’insegnante è una professione dura. Devi sapere bene cosa è sbagliato e cosa non devi fare››, spiega un professore. Soprattutto per i ragazzi delle zone rurali, il sistema è un’occasione per cambiare vita… Il giorno del gaokao è celebrato con una grande festa. Tutto, in questa piccola cittadina, viene fatto in funzione del gaokao”.

 
 
 

Mentre il sole sorge

Post n°2119 pubblicato il 24 Marzo 2017 da namy0000
 

“Mentre il sole sorge su Palermo, una striscia d’asfalto si trasforma in pista. L’ennesima corsa clandestina di cavalli sta per cominciare. Con le sue strade deserte e i negozi ancora chiusi, l’alba tiene lontani i curiosi, ma soprattutto i poliziotti. I cavalli scalpitano, nitriscono, si muovono nervosamente, aizzati dalle urla dei partecipanti, spaventati dal suono assordante dei clacson. Sono i Fast and Furious di Sicilia, purosangue trasformati in macchine che generano soldi a palate. Maltrattati, dopati, costretti a correre  fino allo sfinimento. Poi macellati o gettati nelle discariche. Secondo la polizia, negli ultimi tre anni le gare fuorilegge sono aumentate in modo significativo nell’isola, con siti internet, foto, video e canzoni dedicate agli eroi equini. Dal rapporto della Lega anti vivisezione (Lav) presentato il 28 luglio 2015 emerge un quadro scoraggiante: in 17 anni, dal 1998 al 2014, in Italia la polizia ha bloccato 111 corse clandestine, sequestrato 1.238 cavalli e denunciato 3.344 persone. Nel 2015 sono state denunciate più di quaranta persone. Il 22 luglio gli agenti hanno fermato una corsa alle 7 del mattino alla periferia di Palermo. Il giorno dopo è stato ritrovato nei pressi dell’autostrada il corpo di un cavallo morto dopo una corsa clandestina. ‹‹Purtroppo le forze dell’ordine stanno solo scoprendo la punta dell’iceberg di un fenomeno che in queste città è considerato da molti come una realtà quotidiana››, spiega Ciro T., ‹‹dal 2013 abbiamo assistito a una pericolosa diminuzione delle operazioni volte al contrasto del fenomeno delle corse. Mentre lo stesso anno aumentavano vertiginosamente le denunce da parte dei cittadini e i video postati su YouTube dagli stessi partecipanti››. E la scelta di correre all’alba non è casuale. ‹‹I poliziotti a quell’ora tornano a casa dopo il turno di notte›› - spiega Giovanni G.. Un ritardo che dà agli organizzatori qualche minuto di vantaggio per portare a termine la corsa in cui, secondo le forze dell’ordine, il valore di una scommessa varia tra i cento euro e i cinquemila, con un montepremi totale che può arrivare a 25mila euro. Gare che vengono accompagnate dal classico codazzo di scooter che inseguono i trottatori fino al traguardo a colpi di clacson e urla. Si corre in salita per evitare infortuni ai cavalli ai quali viene reciso un nervo sulla parte terminale delle gambe. In questo modo l’animale, durante le torsioni in curva sull’asfalto, non sente dolore. ‹‹È facile intuire che il sistema malavitoso gestisce le competizioni››, ha dichiarato al Time il pubblico ministero Amedeo B. ‹‹Le persone denunciate alle autorità sono spesso affiliati ai clan. Alcuni hanno condanne per associazione mafiosa. Le corse non sono solo un’attività milionaria per mafia, ma anche una sorta di hobby per i boss, da sempre innamorati delle scommesse sui cavalli››. Un tempo l’ippica rappresentava in Italia la maggiore attrazione per le scommesse sportive. Secondo i dati della Snai, negli ultimi quattro anni in Italia il 40 per cento delle scuderie legali ha chiuso. E così, ex campioni sono finiti nel giro oscuro dell’asfalto. La mattina del 30 settembre 2012, a Palermo, viene ritrovata la carcassa di un cavallo. Ha la testa fracassata sul ciglio del marciapiede sopra una pozzanghera di sangue. Sulla targhetta appesa al collo dell’animale c’è scritto il nome: “It’s a Dream”. Il magnifico esemplare era il figlio del celebre Varenne, il trottatore più famoso di tutti i tempi. It’s a Dream è morto a causa di un incidente durante un allenamento prima di una corsa. Mantenere i cavalli nelle stalle autorizzate è molto costoso (circa duemila euro al mese), per questo gli animali destinati alle corse clandestine sono custoditi in ricoveri fuorilegge. Secondo la polizia a Palermo si nascondono più di trecento stalle clandestine, allestite all’interno di comuni garage. Buie, maleodoranti e prive di un sistema di drenaggio, nelle stalle il cavallo è immobilizzato da due corde legate alle pareti e agganciate al morso con due moschettoni. In una stalla fatiscente scoperta l’anno scorso sono stati rinvenuti agenti dopanti e antinfiammatori da iniettare ai cavalli per migliorarne le prestazioni. Se la vita di questi animali è tragica, la loro morte è terrificante. Nel 2013 nella campagna di Pezzignoli, a cinque chilometri da Palermo, sono stati trovati i resti carbonizzati di un cavallo che secondo gli investigatori era stato macellato perché non era più in grado di correre. Ma anche la morte è un business. Nel marzo del 2013 i carabinieri dei Nas hanno scoperto un macello clandestino di cavalli nel quartiere di Ballarò, a Palermo. Le grosse quantità di carne equina sequestrate, piatto tipico da queste parti, hanno fatto pensare all’esistenza di una organizzazione criminale che obbliga le macellerie ad acquistare questo tipo di carne. ‹‹Non credo che il caso di Ballarò sia isolato››, dice T., ‹‹i rischi per la salute sono altissimi, perché le sostanze dopanti iniettate nei cavalli sono nocive per l’uomo››. Ma la salute dei cittadini non preoccupa la mafia, e così ogni notte, organizzatori e scommettitori si preparano per la prossima corsa, breve e forsennata, che probabilmente finirà prima dell’arrivo della polizia” (Lorenzo Tondo, Le corse clandestine che uccidono i cavalli, Time, Stati Uniti, Internazionale n. 1122 del 2 ott. 2015).

 
 
 

Nel mare di Laguna

Post n°2118 pubblicato il 24 Marzo 2017 da namy0000
 

“Nel mare di Laguna, in Brasile, persone e delfini pescano insieme da generazioni. I delfini nuotano verso la spiaggia per guidare i cefali verso i pescatori. E prima di gettare le reti, gli esseri umani aspettano il segnale dei delfini, che consiste in un particolare modo di immergersi. Sono i delfini a dirigere l’operazione, cominciano a raccogliere i pesci e poi lanciano i segnali, ma non tutti lo fanno... ” (Internazionale n.1145 del 18 marzo 2016).

 
 
 

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