Creato da namy0000 il 04/04/2010

Un mondo nuovo

Come creare un mondo nuovo

 

Messaggi del 01/12/2017

Nasce così

NASCE COSI’ LA DIPLOMAZIA DELLA MISERICORDIA

Il centro pediatrico vaticano sta stringendo accordi in tutto il mondo per curare i casi più rari. Anche la Russia fa parte di questo progetto. Il valore simbolico dell’ultima iniziativa del Bambino Gesù, l’ospedale pediatrico del Papa, segna un punto sull’agenda complessa del dialogo tra la santa Sede e la Cina. Dietro l’accordo firmato alla fine di ottobre scorso tra il Bambino Gesù e l’ospedale pediatrico di Shijiazuang, capoluogo della provincial di Hebei, 87.000.000 di abitanti, c’è la grande attenzione di papa Francesco per il popolo cinese. Ma il fatto che siano stati i cinesi a farsi avanti presso il Bambino Gesù alla ricerca di una collaborazione medico-scientifica, dice anche che Pechino ha colto l’eco di una “armonia” decisiva, concetto tra i più cari alla tradizione cinese, che può aiutare quella cultura dell’incontro sulla quale insiste Bergoglio dall’inizio del pontificato e che, riguardo alla Cina, ha permesso di riaprire spiragli in vista di un’intesa… Le specializzazioni dell’ospedale pediatrico sono molteplici e la strumentazione di cui è dotato è avanzata così come le competenze cliniche. Presidente del Bambino Gesù è Mariella Enoc: ‹‹I cinesi danno molto rilievo alla cooperazione con l’ospedale della Santa Sede. Sono loro che mi hanno chiesto di firmare un protocollo. Conoscevano la nostra eccellenza pediatrica, più volte sono venuti a vedere quello che facciamo e all’accordo hanno volute dare una particolare importanza››, spiega. ….. Gli altri fronti della cooperazione vanno dalla Siria alla Giordania, alla Repubblica Centrafricana, alla Georgia… Per la Siri ail protocollo è stato firmato con l’ufficio di Damasco dell’Organizzazione della sanità per rimarcare il carattere sovranazionale e umanitario dell’iniziativa. Si tratta di un primo passo, ma tra i più importanti, per aiutare la Siria a rimettere in piedi il sistema sanitario nazionale, che in passato era tra i migliori del Medio Oriente.

 

L’intervento di separazioni delle gemelle siamesi. L’intervento perfetto grazie alle stampanti 3D. Il suo ruolo è stato decisive per salvare le gemelline siamesi algerine. Eppure lui non è un medico, ma un architetto. Si chiama Luca Borro, ha 31 anni ed è ricercatore in percorsi clinici e innovazione dell’ospedale del Papa. Quanti ospedali hanno un architetto nelle équipe chirurgiche? ‹‹Pochissimi››, spiega Borro. ‹‹E il Bambino Gesù è all’avanguardia anche in questo campo››. A chi è venuta l’idea di costruire i modelli del corpo delle gemelline in 3D? ‹‹Al professor Aurelio Sicinaro, il radiologo che ha seguito le bimbe con me. Ci siamo detti: “Proviamo”. Avevamo le ragiografie e le abbiamo trasformate in 3D, utilizzando oltre 4.000.000 di geometrie. Abbiamo replicato gli organi, l’intera rete vascolare con l’obiettivo di studiare la fisiologia delle piccolo pazienti. Poi le abbiamo fatte stampare con un procedimento durato oltre 24 ore da un’azienda veneta, unica in Italia a possedere una tecnologia che utilizza diversi tipi di resine. Infine abbiamo lucidato il tutto a mano››. Quanto è durato il lavoro di preparazione? ‹‹Quasi un anno. I medici si sono allenati sul modello, smontando e rimontando gli organi. Hanno studiato ogni dettaglio, hanno provato e riprovato tutto l’intervento. Ciò ha permesso di ridurre la durata dell’operazione da circa 20 ore a 10 ore, con minori rischi per le gemelline›› (2017, FC n. 48 del 26 nov.). 

 
 
 

Sulla questione

Post n°2437 pubblicato il 01 Dicembre 2017 da namy0000
 

Sulla questione di Facebook e dei danni che fa,  la colpa è che Zuckerberg può farci qualcosa mentre noi individualmente possiamo farci niente o quasi niente, quindi se vogliamo trovare una soluzione al problema dovremmo ricordare a Zuckerberg le sue responsabilità ed esortarlo a fare qualcosa. Zuckerberg ha senz’altro una grande responsabilità, per via del grande potere che si ritrova. Le nostre colpe e le nostre responsabilità non vanno però sottovalutate. Innanzitutto, capire come siamo arrivati a un certo punto è spesso parte della fatica di trovare un rimedio. Per usare la metafora di Sofri: davanti a una cartaccia gettata a terra la cosa buona da fare è certamente raccoglierla; ma dobbiamo anche capire che quella cartaccia sta lì perché qualcuno ce l’ha buttata – e quando, e come, e perché – altrimenti avremo presto cartacce in ogni dove e raccoglierle sarà molto più difficile. Capire le colpe aiuta a usare meglio le nostre responsabilità. Un altro aspetto da considerare riguarda la cultura della responsabilità individuale. Aspettare la soluzione da Zuckerberg (o dal parlamento, o dalla polizia postale, o dal Trust Project) potrebbe essere la strategia migliore. Ma molti di noi (soprattutto in Italia, mi verrebbe da dire) tendono a sovrastimare sistematicamente le volte in cui la strategia migliore è chiedere all’azienda o al governo di farci qualcosa. Dovremmo ricordare più spesso a noi stessi e agli altri che le scelte individuali possono avere effetti collettivi; che scegliere di condividere frettolosamente una notizia falsa significa non soltanto darle oggi visibilità e profitto, ma anche creare un piccolo incentivo perché ci siano più sciocchezze domani e dopodomani. La questione più importante è proprio quella degli incentivi. Forse i grandi padroni della stampa di cinquanta o settanta anni fa avevano davvero più a cuore la qualità dell’informazione. Ma ciò accadeva in gran parte perché quelle aziende operavano all’interno di un sistema che premiava quel comportamento, per via del tipo di clienti, dei limiti tecnologici, e delle norme sociali prevalenti. Se Zuckerberg domani trasformasse Facebook in un’oasi di verità e qualità, qualcuno potrebbe creare un facebook alternativo, pieno di urla, complotti, e bufale. Forse avrebbe successo, portando via a Zuckerberg utenti e affari, e riproponendo il problema daccapo in una versione persino peggiore. O forse sarebbe un flop. Dipende da quanto agli utenti piacciono i fotoritocchi fasulli, i complotti, e le urla. Dipende, insomma, da quanto tutto questo dipende anche da noi. E quindi dalle “colpe” degli utenti dipende, in parte, anche qual è il modo più responsabile per Zuckerberg di esercitare il suo potere. Insomma, non possiamo permetterci di trascurare le nostre colpe e le nostre responsabilità….. (·  ROBERTO TALLARITA BLOG  ·  GIOVEDÌ 30 NOVEMBRE 2017)

 

 
 
 

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