Messaggi del 10/03/2018
Per lo sguardo sereno che mi doni quando è sera, per la docile mano che mi tendi oh Yuliya, quando questa mia vita è solo un giorno di pioggia, per questa umana ferita che con dolci movenze cicatrizzi, per il tuo sorriso che danza, che m’ingloba, che m’avvinghia e nel mio cuor alloggia, per i tuoi occhi somiglianti a pepite di diamanti che lontano mi guidano dal vento di tristezza, per la tua solare tenerezza che fa scioglier il tempo sulle tue calde labbra, per i tuoi odor soavi, i tuoi bagliori di bellezza, io t'amo o’ fresco fiore, oh vento di delizia. Unica, inimitabile, io t’amo e più non sento altro per te che amore. |
Post n°2557 pubblicato il 10 Marzo 2018 da namy0000
Tag: associazionismo, comune, delibere, formazione, futuro, opere pubbliche, politica, rete, sindaci, volontariato “Da otto mesi sono stato eletto sindaco e vivo una nuova dimensione di servizio alla comunità. Otto mesi intensi, nei quali abbiamo affrontato problemi e questioni non indifferenti: dalle emergenze di protezione civile a un referendum per la fusione di comuni, da mozioni e attacchi mensili della minoranza al problema della Tav, dall’apertura di un centro di accoglienza per richiedenti asilo ai problemi della viabilità, dall’avvio di opere pubbliche per quasi due milioni di euro ai disagi del personale comunale caricato di lavoro per mancanza di organico… Ho scoperto di essere entrato in una sorta di arido deserto: quello degli amministratori e quello più ampio della politica! Un’esperienza “devastante”, nel senso che ti cambia la vita: cambiano le relazioni (chi non ti ha sostenuto spesso non ti rivolge più la parola!), i ritmi diventano incessanti… Soprattutto ti senti “segnato” con il “marchio a fuoco” dell’appartenenza a una categoria guardata con diffidenza! Un’esperienza che faccio fatica ad associare a quell’idea bella della politica quale forma preziosa di carità, perché anche nel mio paese, di circa ottomila abitanti, la vita amministrativa, come accade a livello nazionale, è degenerata a scontro e non più a confronto di idee. È stato difficile subire una campagna elettorale basata sulla denigrazione personale. Difficile soprattutto se condotta da amici, da persone con cui ho condiviso percorsi di impegno… Perché vivo una dimensione di arido deserto? Perché amministrando si coglie una generale sterilità di relazioni e di contenuti. Ho cercato di ovviare creando amicizie non per affinità partitica, visto che milito in una lista civica, ma per problemi: abbiamo creato belle relazioni tra amministratori della zona, con scambio di informazioni e di consigli. Resta il dubbio se tale rete resterà viva quando i vertici politici chiameranno a raccolta i loro referenti… Anche se la gente crede che tu eserciti il “potere”, come in un deserto hai poche risorse, ti senti impotente. So che difficilmente troverò il lavoro a chi è disoccupato da mesi, potrò indicare una casa a chi è sfrattato, riuscirò a ricomporre le liti di vicinato o a risolvere subito un problema anche piccolo con le procedure burocratiche della pubblica amministrazione. Come nel deserto sei solo, così provi un senso di solitudine di fronte alle decisioni da prendere. Fortunatamente ho al mio fianco un gruppo di amici che provengono dal volontariato e dall’associazionismo di cui sto scoprendo l’umanità e la vicinanza. Sto gustando i valori veri della vita: la fede, la famiglia, l’amicizia, l’onestà, la gratuità, il servizio… Atti, azioni, delibere, scelte urbanistiche, nomine, tutto dovrebbe essere espressione di una visione del futuro, ma invece la logica della politica ti spinge a valutare tutto ciò in termini di gestione del consenso. Sono sempre più certo che se a governare ci fossero più persone “innamorate”, cioè preoccupate di vivere l’amore, la politica sarebbe diversa, più capace di rispondere ai bisogni delle persone… Se si potessero promuovere percorsi di formazione per giovani orientati al servizio alla società allora potremmo davvero sperare di cambiare la politica dell’Italia. Forse dovremmo riscoprire tutti, come faceva concretamente La Pira, l’essenzialità del servizio, soprattutto verso i poveri. Forse solo così potremmo favorire vocazioni autentiche o conversioni a servizio del bene comune. – Un sindaco novello” (Lettera pubblicata, FC n. 9 del 4 marzo 2018). |
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