Creato da socrateinerba il 31/08/2007

VERO O FALSO?

Condizionamenti sociali e autenticità. Illusioni. Le maschere allo specchio. Correre verso la moralità comune o verso se stessi?

 

 

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IL MIO AMICO ULISSE......

Post n°12 pubblicato il 18 Settembre 2007 da socrateinerba
 

La figura di ULISSE mi affascina da anni. Il viaggio che compie per ritornare ad Itaca è il Viaggio, quello di ognuno di noi, peregrini nel mondo in balia delle tempeste, delle passioni, della curiosità, della sete di fama, della voglia di riscatto….

La nostalgia della Patria, la fedeltà alla sua amata Penelope per la quale rinuncia al dono dell’immortalità offertagli da Circe, il Buon Governo con cui amministra le sue terre natie, la scienza con la quale costruisce il famoso Cavallo di Troia, il coraggio con cui affronta  le situazioni più difficili ne fanno l’Eroe per eccellenza.

                      

Ma Ulisse non è anche colui che possiede lo slancio vitale che non conosce freni, l’astuzia senza scrupoli morali, la sete insaziabile di avventure e conoscenza che non ammette confini e non accetta soste?

Tra tutti gli aggettivi usati per  descrivere Ulisse Omero ne utilizza uno che è il più ricorrente, e cioè polytropos, "multiforme”. Di Ulisse sono note le tante virtù e le gloriose astuzie, ma meno le tante bugie. Eccone un breve resoconto delle maggiori:

Un oracolo aveva predetto a Ulisse: Se andrai a Troia, tornerai dopo vent'anni, solo e in miseria. Se a questa nera profezia dell'oracolo, aggiungiamo che gli era da poco nato il figlio Telemaco, appare ancora più comprensibile il perché Ulisse non avesse nessuna voglia di andare a combattere a Troia insieme agli altri re greci; ecco perché, quando vide arrivare a Itaca Agamennone giunto lì apposta per portarlo con loro a Troia, si mette un cappello da contadino in testa e inizia ad arare un campo fingendosi folle finchè Agamennone lo scopre e lo costringe a partire. Sana voglia di rimanere a casa con il figlio appena nato o viltà e codardia?

 Polifemo intende ringraziare Ulisse del vino datogli, mangiandolo per ultimo e a tal fine gli chiede quale è il suo nome e, come tutti sanno, Ulisse rispose mi chiamo Oudeis, cioè Nessuno. In tal modo, quando Polifemo esce dalla grotta chiedendo aiuto ai suoi fratelli e questi gli domandavano chi lo abbia accecato, lui rispondeva Nessuno, provocando l'ilarità dei fratelli che lo credevano delirante di febbre. Così Ulisse riesce a scappare, anche se prima di darsela a gambe mette da parte la sua proverbiale astuzia e rivela al ciclope il vero nome di chi lo aveva accecato, provocando la reazione di Polifemo e di suo padre Poseidone, che uccidono alcuni dei suoi marinai. Sacrificio giusto di condottieri per il proprio capo o eccessivo egoismo da parte di Ulisse?

Tanti altri esempi potrebbero essere citati. Ulisse  in effetti era un maestro degli inganni; scaltro, ingegnoso, estremamente furbo, ha mentito a compagni, re e persino dei, come nel caso di Eolo e Atena. Ha usato la sua proverbiale capacità di ingannare per molteplici motivi: per vendicarsi, per difendersi, o a volte forse anche per il semplice piacere di mentire. 

Quindi chi era in fondo Ulisse? E se egli è la metafora del nostro viaggio, non viene da chiedersi anche “Chi siamo noi?” – magari accettando che ognuno, immerso nel mare della vita e in balia degli oceani più tempestosi possa perdersi dietro facili canti o promesse eterne, a volte anche perdendo quella coerenza e quella integrità morale e sociale che tutti ci chiedono?

                          

Forse Ulisse, sottoposto alla censura dei tanti detrattori, non sarà campione di integrità e moralità, ma mi piace ricordare una delle sue qualità forse meno eroiche: la costante voglia di tornare a casa. Egli è profondamente legato a Itaca, il luogo in cui ha lasciato gli affetti più cari, la sposa Penelope e il figlio Telemaco, dove ha la sua casa e dove può condurre la vita che desidera. Non c'è nulla, durante il lungo e travagliato viaggio, che lo faccia desistere dal suo obiettivo, nemmeno la possibilità di vivere accanto a una splendida ninfa come Calipso e di godere dell'eterna giovinezza.
Odisseo, a Itaca, ha costruito il suo letto nuziale in un tronco di ulivo: il simbolo dell'unione matrimoniale, concretizzatasi con la nascita di un figlio, è saldamente legato alla sua terra. Itaca diviene, per così dire, il contenitore dei valori più cari a Odisseo e per questo non può che essere la meta più desiderabile, la sola in cui egli possa realizzare la sua pienezza di uomo.

Ognuno sia Ulisse nell'attraversare 
il sentiero della vita, perché financo 
non scoprirai gli archetipi, non 
sarai mai un vero e autentico 
guerriero

Ulisse lo sapeva bene, con i muscoli, 
furbizia e intellighenzia, per bocca di 
Omero raccontar de le vicissitudini 
di chi nel passo si allunga al 
breve per ritrovar il mito e la forza 
del sentire e del vedere

Togli da te l'incanto, brucia così
l'inganno delle bizze del potere,
tira quindi l'arco e l'Eroe in te
dormiente si aprirà così alla vita

Ora sei un Eroe e con la spada
della luce e della consapevolezza
puoi iniziar a leggere il libro in
te 'sto modo della tua vita

 

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Commenti al Post:
aidoneo
aidoneo il 18/09/07 alle 01:15 via WEB
Mi piace la scelta di ulisse, il "multiforme" ingannatore. E' una delle metafore piu' azzeccate per definire chi siamo realmente: nulla o poco, rispetto a cio' che crediamo. Del resto sembra proprio che "nessuno" meglio di un grande prestigiatore, sia in grado di svelare i trucchi che ingannano. Bellissima scelta.
 
 
socrateinerba
socrateinerba il 18/09/07 alle 07:30 via WEB
Già aidoneo, hai proprio ragione. Il multiforme Ulisse è proprio come ognuno di noi... a me lo ha insegnato proprio tramite Ulisse una persona molto cara..
 
aidoneo
aidoneo il 18/09/07 alle 01:18 via WEB
Mi piacerebbe conoscere la tua opinione (anche critica) relativa al mio blog. ;-) So aspettare anche in eterno.
 
giuseppe88reccia
giuseppe88reccia il 18/09/07 alle 09:31 via WEB
Complimenti, questo post e tutt'altro che noioso. Grazie a questo scritto ho imparato alcuni particolari che a scuola non avevo studiato. Certo che l'aggettivo multiforme descrive bene l'eroe. Possiamo anche dire che le sue bugie erano dettate dalla volontà di difendersi, dalla paura di poter perdere tutto...ma forse anche un po' di egoismo. Complimenti per il modo in cui hai tirato fuori dal suo contesto Ulisse e lo hai portato nei nostri giorni, paragonando ognuno di noi all'eroe e la nostra vita al suo viaggio, durante il quale, come Odisseo si era lasciato distrarre da canti e promesse eterne, anche noi possiamo distrarci e perdere quell' integrità morale che tutti chiedono. Itaca per Ulisse era il suo luogo dell'anima per la quale non avrebbe rinunciato. Complimenti anche per i versi, li hai scritti tu? Se sì raddoppio i complimenti!
 
 
socrateinerba
socrateinerba il 18/09/07 alle 19:21 via WEB
Caro Giuseppe, grazie per i tanti complimenti. sono davvero graditi. L'analisi di ulisse è in fondo l'analisi di ognuno di noi, e di come possiamo svelare le maschere di illusione ed inganno che circondano le nostre vite. Magari utilizzando anche un po' di astuzia, perchè no? continuiamo il viaggio.....
 
kiku0
kiku0 il 18/09/07 alle 14:55 via WEB
molto interessante la presentazione iniziale che sintetizza con grande chiarezza quel dissidio interiore che spesso alimenta sofferenza e scelte che vanno quasi sempre a scapito della nostra autenticità...ma le maschere ci sono sempre...anche qui...Giulia
 
 
socrateinerba
socrateinerba il 18/09/07 alle 19:22 via WEB
Cara Kikuo, certo che le maschere ci sono e sempre.... e rinunciare sarebbe praticamente impossibile... già è arduo saperle riconoscere ed avere la consapevolezza di indossarle.... a volte sono talmente attaccate bene al volto da non distinguersi più con il volto stesso.... La consapevolezza è il nostro obiettivo da raggiungere.... Un saluto caro
 
   
kiku0
kiku0 il 18/09/07 alle 20:27 via WEB
condivido in pieno...la consapevolezza è l'unica strada che ci permette di scoprirle...solo questo cammino, spesso lungo e aspro, ci dà l'opportunità di *conoscere* la nostra essenza...di metterla a nudo dentro di noi...ma una volta raggiunta la consapevolezza è molto difficile e doloroso convivere con quelle maschere che limitano ogni istante della nostra autenticità.... e mi chiedo se non sia meglio non sapere... un saluto bello a te...Giulia
 
     
socrateinerba
socrateinerba il 18/09/07 alle 20:46 via WEB
Cara Kikuo, quello che poni è proprio un bel dilemma. Davanti alle illusioni e alla ineluttabilità di poterle rimuovere totalmente, meglio l'ignoranza o la conoscenza che aumenta il divario tra quello che vorremmo e quello che dobbiamo accettare? ..... Ognuno ha la propria risposta personale... io ho scelto la conoscenza, che se utilizzata bene, mi rende felice perchè mi permette di accettarmi per quello che sono.... una volta svelati i tanti veli.... almeno posso specchiarmi senza vergogna...
 
     
kiku0
kiku0 il 18/09/07 alle 21:50 via WEB
anch'io ho scelto la conoscenza ma non sempre questo cammino mi rende felice...il dissidio continua seppur consapevole...e la voglia di autenticità non mi permette di accettare il limite che ogni maschera mi impone...sono contenta per te...per la tua felicità...:-)Giulia
 
     
socrateinerba
socrateinerba il 19/09/07 alle 00:01 via WEB
Cara Kiku0, la fatica di indossare maschere diverse per ogni occasione è davvero grande. Quanto sarebbe bello un mondo dove ognuno potesse vivere in libertà il proprio ed intimo modo di essere in tutti i campi (morale, civile, sessuale, religioso, etico, etc...) Putroppo ciò non è possibile e all'estremo forse, conoscendo gli uomini e i loro vizi, ciò degenererebbe in completo caos e autarchia. La fatica rimane... sono d'accordo con te. Ma non sottovalutare la consapevolezza.. + un dono prezioso che hanno in pochi ed averlo raggiunto è davvero tanto.. La conoscenza costa fatica e impone tanti sforzi. E il dissidio interiore lo puoi smorzare nella misura in cui almeno dentro di te l'equilibrio riesci a trovarlo. In bocca al lupo da chi è in cammino...
 
alogico
alogico il 19/09/07 alle 07:58 via WEB
Trovo appropiato l'aggettivo "multiforme" nel descrivere la figura di Ulisse, la "icona" per antonomasia della perennemente ansiosa "INQUIETUDINE" umana...stretta, quest'ultima, nella invalicabile sofferenza degli attriti e delle antinomie che essa stessa produce, e che "proietta" -inevitabilmente!- verso un ESITO che "E' PROPRIO" (UNICO) di ogni individuo e di cui nessuno può trasmetterne "fino in fondo" -nella sua più "intima" ed "irripetibile individuale essenza"- l'esperienza... Con stima, Al.
 
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