Gita alla Grande Muraglia (2)

Post n°11 pubblicato il 07 Settembre 2014 da Sognatricediviaggi

Le tombe degli imperatori della dinastia Ming si trovano a una cinquantina di chilometri da Pechino e non sono raggiungibili con i mezzi pubblici.

Venerate dai cinesi come fossero un misto tra le tombe dei Papi e quella di Carlo Magno, non sono un sito interessantissimo dal punto di vista architettonico, almeno per noi.

Si accede ai sarcofagi scendendo molte rampe di scale, e colpiscono le mura massicce che caratterizzano l'edificio, la solita pagoda cui si accede passando attraverso infinite porte da scavalcare, rigorosamente, con la gamba sinistra per gli uomini e con quella destra per le donne, pena l'inseguimento da parte degli spiriti maligni.

I sarcofagi non sono altro che dei grossi cassoni. Ci sono anche dei reperti, diciamo così, che sono sttai trovati nelle tombe, per lo più i troni di pietra dei medesimi, e poche altre cose per noi che siamo abituati ai tesori papali esposti in un edificio a parte.

Interessante è notare come i cinesi monetizzino tutto: buona parte delle tombe è coperta letteralmente di denaro, come se il denaro potesse aumentare la benevolenza dei sovrani defunti (cosa logica in un bel regime pseudocomunista, no?). Denaro sulle tombe, sui troni, ovunque. E scommetto che, data la loro grande superstizione, nessuno oserà toccarlo.

Il giardino è come al solito parte integrante della struttura.

La nostra guida prosegue la sua spiegazione in modo molto paziente.

Dopo poco, però, scoppia il problema "tedesco", ovvero la rissosa e scontenta famigliola che si è presentata in ritardo alla partenza.

Protestano per i bagni: in Oriente i bagni sono una specie di turca rovesciata, che tutte noi donne detestiamo, ma che in Italia ci sono in tutte le scuole.

Diverse volte ho pensato: - Grazie nonna per avermi insegnato.-.

Ebbene, loro si sono messi a protestare perchè in questo sito archeologico non c'era un bagno decente, come fosse colpa della guida, che cerca di rabbonirli dicendo che tra poco saremmo andati al ristorante.

Durante il viaggio sul nostro pulmino sgangherato, iniziano altre lamentele: saremmo saliti alla muraglia solo dopo pranzo. Troppo poco tempo, dicono loro, due ore e mezza.

Ammetto che un'ascesa al monte postprandiale sia una scelta davvero infelice. Cerco quindi di mangiare pochissimo nonostante non abbia fatto neppure colazione: temo di star male. Il pranzo è compreso nel costo della gita e io non mi sento di lamentarmi: mi mangio solo verdura cotta e riso bianco, come al solito, del resto.

Il pranzo ha un che di surreale: la nostra guida ci lascia per tirare un po' il fiato, secondo me. I compagni australiani si bevono due birre una dopo l'altra, riuscendo a battere perfino l'inglese.

Sono un po' perplessa: riusciranno a reggere il caldo umido feroce della Muraglia, pieni come otri e dal mio punto di vista, un po' alticci?

 

 

 
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Gita alla Grande Muraglia (1)

Post n°10 pubblicato il 31 Agosto 2014 da Sognatricediviaggi

C'erano una volta due italiani, una russa, tre tedeschi e due australiani.

No, non è l'inizio di una barzelletta datata, ma è l'inizio della mia gita alla Grande Muraglia, organizzata con l'ufficio del turismo di Pechino ubicato in Piazza Tienanmen.

Dovete sapere che la Muraglia è l'unico luogo in cui non potete arrivare autonomamente usando solo mezzi pubblici. Questo vale per tutti i siti accessibili da Pechino in giornata. Arrivati a un certo punto è sempre necessario affidarsi a un taxi e non volevo perdere un giorno a districarmi tra improbabili pullman e treni sovraffollati.

Lunga 6430 kilometri (no, non mi è scappato uno zero in più), costruita per difendere l'impero Ming dai Mongoli, è in molti tratti caduta oppure in rovina.

E', per un discreto pezzo, vicina a Pechino (sono circa 60 Km per Badaling e 80 per Mutianyu). La parte più avventurosa è Jinshanling, luogo in cui si può fare trekking sulle rovine della muraglia.

A Badaling non ci volevo andare: è il sito turistico più battuto e la certezza di trovarmi in un bazar tipo fiera dell'est non mi entusiasmava affatto. 

Ero quasi rassegnata a Badaling quando solo riuscita a trovare questa gita a Mutianyu, insieme alle tombe Ming, luogo che per i cinesi riveste una grande importanza storica.

Partenza ore 7 dal mio albergo: sono molto curiosa, sia per la meta, sia per la compagnia.

Il pomeriggio prima mi è toccato telefonare alla nostra guida. Tornata dal solito tour sfiancante a piedi trovo una busta sotto la porta della camera che mi invita a chiamare la signora per accordarci per il giorno successivo.

Per fortuna c'è Skype: altrimenti non oso immaginare quanto poteva costarmi una chiamata, anche se urbana fatta da uno dei più begli alberghi della città.

Per sfortuna, in seguito alla chiamata a un numero cinese, mi hanno bloccato l'account Skype per diversi giorni...

In ogni caso, alle sei e mezza sono già pronta: scarpe da trekking, pantaloni corti, maglietta, sciarpetta da aria condizionata, zaino, felpa che non si sa mai, scorte di acqua.

Attendo fiduciosa davanti alla porta dell'albergo il pulmino: mentre mi bevo un tazzone gigante di caffè da Mac Donald, che è proprio a fianco al mio albergo, ripenso ai bei pullman lussuosi che ho visto passare per la città carichi di turisti.

Chissà se sarà così anche quello che sta per passarmi a prendere... Mentre fantastico sulla mia unica giornata cinese servita e riverita senza sbattermi su e giù per i mezzi, vedo che gira nel parcheggio un pulmino scassatissimo che risale almeno all'epoca del Grande Balzo in avanti (anni '60). Mi dico: - Speriamo che non sia quello...-.

E, secondo voi, quale poteva essere? Quello, no?

Il corrispettivo su gomma dell'aereo cubano con tanto di galline volanti tra i passeggeri e vetri non esattamente pressurizzati che ho preso da Holguin a l'Avana, mi aspetta oggi per trascinarmi sulla Grande Muraglia.

Sedili sfondati, coperture sfilacciate, posti piccoli...

La guida, una signora cinese gentilissima, dopo aver recuperato i vari partecipanti nei rispettivi alberghi, inizia a tediarci con spiegazioni lunghissime in un'inglese cantilenante e ipnotico. 

Ma si tratta per lo più di una serie di spiegazioni sulla giada: perchè, signori, ci tocca la visita a una fabbrica di giada. Dopo 40 minuti di questa noia mortale sulla giada, che pare essere in Cina simbolo di potere e affezione, dovremmo esserci convinti a comprare almeno un braccialetto o un amuleto di giada.

Oddio, penso, no... Mi sono alzata alle 6 per essere portata a spasso come nelle vecchie gite per pensionati di una volta? Con dimostrazioni di pentole e materassi vari?

Ebbene sì: alle 8 in punto siamo davanti alla miglior fabbrica di giada di Pechino (e come no). Veniamo abbandonati nelle mani di una venditrice famelica di turisti da spennare. Le spiegazioni sulla lavorazione della pietra sono banali, e gli operai in vetrina per la dimostrazione di come si lavora la giada una bufala (si mettono al tornio solo quando arriviamo, prima passano tutto il tempo a messaggiare con il cellulare).

Finita la spiegazoncina, veniamo lasciati liberi nello shop. Liberi un corno: non faccio in tempo a entrare che mi sento subito il fiato sul collo della venditrice, che mi placca mostrandomi dei belissimi pezzi. Ammetto che nella maggior parte dei casi siano belle opere, ma il gusto è molto diverso dal nostro. Non mi viene nemmeno da pensare di andare in giro con un Buddha di giada al collo, suvvia...

In un primo momento penso che, ci fosse qualcosa di poco costoso e carino, come un paio di orecchini a bottoncino, potevo anche prendermeli. 

Ma non c'è nulla di così semplice. Tutto è molto lavorato e grosso. E, particolare non trascurabile, tutto è carissimo.

Sfuggire allo zelo delle venditrici è quasi impossibile: alla fine, io e la ragazza russa con cui sto facendo il giro decidiamo che l'unica soluzione è quella di uscire dalla fabbrica. 

Così, dopo aver superato anche l'ostacolo del bar, in cui ci propongono mille cose da bere e mangiare, ci troviamo sedute sotto al sole su un muretto di cemento ad aspettare gli altri viaggiatori. 

- Hai preso qualcosa? -

- Io no, tu? - 

- Nemmeno io... - 

- Sono belli, ma che prezzi...- 

Piano piano vediamo anche gli altri compagni di spedizione, alcuni di erano rifugiati in bagno per non essere più oggetto delle pressanti attenzioni delle commesse.

Questo non ha impedito loro di comprare nuovi souvenir di dubbio gusto, come deliziosi qipao sintetici con fantasia di dragoni oro...

Fantastici, direi. 

Manca solo la guida. Per fortuna arriva e possiamo salire sul pulmino. Il caldo è già notevole e c'è uan strana cappa di umidità e nebbia che proprio non mi so spiegare.

Finalmente è venuto il momento di ripartire per le Tombe Ming.

 

 

 
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L'involtino primavera in Cina esiste

Post n°9 pubblicato il 27 Agosto 2014 da Sognatricediviaggi

Ebbene, esiste. Lui, il mitico involtino primavera, uno dei primi piatti cinesi trapiantati qui in Europa, esiste. Ve lo siete chiesti un milione di volte, soprattuto quando qualche gran saputello vi ha detto che in Italia non si mangiano piatti cinesi.

A Shanghai si trova comunemente al ristorante (a Pechino no, per capirci e nemmeno a Est).

Non è grandissimo, è fatto di pasta fillo ed al suo interno ha verza in quantità, pezzettini di carne, carote in filini.

E' bello croccante e gustoso.

Ve ne servono uno per volta, ovviamente caldissimo... come tutto il resto!

Come si mangia?

Si prende saldamente con le bacchette. Con un pochino di allenamento ci si riesce.

E poi lo si morde. Non si mangia in un sol boccone (vi strozzereste...) e loro fanno cadere, al più, qualche pezzetto di verza.

Della salsa agrodolce che portano qui in Italia, invece, non c'è traccia.

Mai vista.

Il gusto è molto vicino a quello che servono qui.

Buon appetito!

 

 
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Shanghai Lady

Post n°8 pubblicato il 26 Agosto 2014 da Sognatricediviaggi

Shanghai Lady è il nome di una catena di negozi monomarca che vendono, a Shanghai, prodotti di bellezza per donne ispirandosi ai cosmetici usati dalle conturbanti donne della città negli anni '30 del secolo scorso.

Per moltissimo tempo, grazie alle cosiddette "concessioni" dell'Impero cinese ad Paesi, come Francia e Gran Bretagna, Shanghai è stata la più europea, insieme a Hong Kong e Macao delle città cinesi.

E l'influenza è ancora viva, non solo per i molti palazzi di chiaro stampo europeo rimasti in città, ma anche per il modo più "urbano" di comportarsi degli shanghainesi.

Sono stata travolta raramente in città, una spiacevole costante, invece, a Pechino.

Le donne di Shanghai, città nota per essere regno della perdizione, in cui nell'arco di poche strade si poteva trovare di tutto, dall'oppio a mille templi, sono sempre state le più all'avanguardia in materia di bellezza e fascino.

E' loro, infatti, l'invenzione del qipao, ovvero l'abito celeberrimo di seta, che avvolge la figura strettamente e che è allacciato di lato, con due spacchi profondi che arrivano fino a ben oltre metà coscia (vivamente sconsigliato a tutte coloro che hanno più di una taglia zero di reggiseno).

A Shanghai le donne si facevano la permenente, fumavano, si truccavano.

E, con belle scatole vintage, oggi questi negozi monomarca propongono creme, unguenti e profumi realizzati con ricette tradizionali.

Le profumazioni sono diverse dalle nostre: tra tutte spicca un favoloso gelsomino e fragranze delicatissime (i profumi forti non sono apprezzati a Oriente).

I negozi sono ben arredati e piuttosto sciccosi.

Valgono una visita e, inutile dirlo, anche un acquisto.

 

 
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Shopping cinese

Post n°7 pubblicato il 26 Agosto 2014 da Sognatricediviaggi

Vi state preparando per un viaggio in Cina e pensate che non troverete nulla da acquistare?

Tirate pure un sospiro di sollievo: di cose ne troverete anche troppe.

Pechino e Shanghai sono piene di centri commerciali e anche i centri più piccoli (in confronto alle due megalopoli) hanno negozi eleganti.

Sono tutti aperti sette giorni su sette (come del resto in Italia, con la differenza che la gente lì compra davvero), di solito dalle 9 del mattino alle 21.

Gli orari sono tassativi: allo scoccare delle 21 le luci si spengono e le saracinesche si abbassano. Gli acquisti all'ultimo minuto sono da sconsigliare perchè, con una discreta malagrazia, verreste invitati a uscire dal negozio.

Vi assicuro che è così: a Xi'an a momenti mi chiudono in uno store di articoli sportivi.

A Nanijing road a Shanghai o a Wangfujing a Pechino vi aspetta una lunga sequenza di negozi delle migliori firme. Prada, Armani, e chi più ne ha più ne metta possono vantare punti vendita qui.

A differenza di quelli nostrani sono molto grandi: l'estensione dello spazio espositivo è almeno quattro volte quella italiana.

I centri commerciali hanno molti piani. Uno di questi è sempre dedicato al cibo. Una sequenza di ristoranti spesso di buon livello occupa il penultimo o l'ultimo piano dello stabile.

Se pensate, però, di poter fare affari comprando le grandi marche qui vi sbagliate: i prezzi sono decisamente più alti che da noi.

Vi faccio un esempio: ho adocchiato un paio di Sketchers con la suola memory foam (dato che cammino molto). Costavano più di 60 euro, mentre su Amazon sono in vendita a circa 30.

Lo stesso discorso vale anche per l'abbigliamento: nonostante agosto sia tempo di saldi le cosiddette marche estere costano di più. Buffo, vero? Molte cose sono prodotte proprio in Cina.

In alternativa ci sono i marchi cinesi. E non pensate alla cineserie nostrane: sono di ben altro livello e rifinitura, con l'eccezione di alcuni souvenir pacchiani.  In genere i prezzi non sono alti, ma non sono neppure regalati. Potete ripiegare su una serie di souvenir di pregio, come gli oggetti di seta. Non è solo la pesantezza del tessuto a decretarne il maggior valore: in visita a una fabbrica mi hanno spiegato che la densità della fibra unita alla morbidezza determina un oggetto più prezioso. Quindi, per intenderci, fastidiosi paludamenti stile chierichetto non sono proprio di gran qualità. Sciarpe, camicette, stole e chi più ne ha più ne metta.

Tra i negozi più curiosi ci sono le bacchetterie, ovvero esercizi commerciali che vendono solo bacchette. Anche qui, a noi profani sembrano tutte uguali. Ma non è così. Basta entrare in uno di questi empori e curiosare tra ne centinaia di varietà esistenti per cogliere le differenze.

Diverso legno, colori e lunghezze differenti, decorazioni... Ci sono le bacchette sciolte, quelle a poco prezzo, e poi si sale di prezzo con quelle confezionate.

All'interno di queste scatole si trovano anche i portabacchetta: possono essere pezzetti di legno decorati come le bacchettine, oppure animali. L'anatra va per la maggiore e un bell'esempio di germano reale vi permetterà di non abbandonare le vostre bacchette sul tavolo (cosa che non si fa assolutamente).

Tra i decori più in voga i segni zodiacali, cinesi, naturalmente, motivi religiosi con alcune tra le tante raffigurazioni del Buddha, e motivi astratti. E, se volete regalarle a un bambino, o insegnare al vostro a mangiare con le bacchette, ci sono le minibacchette con impugnatura guidata per i piccoli. Sono in plastica e hanno una specie di anello intorno al pollice.

Ero tentata di comprarmele...

Per la seta, invece, sono i motivi floreali, spesso bellissimi, a fare da padrone.

Anche la ceramica merita un acquisto: i servizi da té sono spesso splendidi, se si evitano le fantasie più "cinesi" dal nostro punto di vista. Una precisazione: più che tazze da té sono bicchierini, più piccoli di una tazzina che accompagnano la teiera. In genere in Cina ci si beve una teiera, non una tazza, e il té è versato caldissimo. La tazza piccola permette di sorbire sorsi a una temperatura accettabile.

Troverete questi oggetti ovunque, a Pechino e a Shanghai, nelle vie dello shopping e, soprattutto, nel mercatino della parte vecchia di Shanghai (Nashi). Potete contrattare il prezzo, alcuni sostengono che dovete farlo a tutti i costi.

E' molto stancante, può trasformarsi in un tira e molla infinito e non sempre vale la pena di perdere mezza giornata per un foulard.

Questi oggetti, di buon livello, non li troverete nei negozi di souvenir da turisti, ma nei negozi di veri prodotti cinesi.

Inutile dirlo: non sono regalati. Ma, che sia un pensiero per qualcun altro, o un ricordo per voi, sono certa che non vorrete essere ricordati per il vostro straordinario cattivo gusto o per la vostra tirchiaggine.

In caso contrario, meglio un dolce.

 





 
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