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11 Marzo, Bologna, Francesco Lorusso

Post n°263 pubblicato il 06 Marzo 2011 da VoceProletaria

Bologna, 11 Marzo 1977

viene ucciso FRANCESCO LORUSSO

Dal libro "In Ordine Pubblico" di autori vari - 2003 - curato da Paola Staccioli - Editore Associazione Walter Rossi 
 
   La mattina dell'11 marzo 1977 a Bologna Francesco Lorusso, 25 anni, militante di Lotta Continua, viene raggiunto da un proiettile mentre sta correndo, insieme ai suoi compagni, per cercare riparo...
   La mattina dell'11 marzo 1977 a Bologna, in seguito a un contrasto sorto nell'Istituto di Anatomia fra alcuni militanti del movimento e il servizio d'ordine di Comunione e Liberazione, i giovani del gruppo cattolico si barricano all'interno di un'aula, invocando l'intervento delle forze di polizia. Appena giunti sul posto, con mezzi spropositati, i carabinieri si scagliano contro gli studenti di sinistra intenti a lanciare slogan. La carica fa subito salire la tensione. Nel corso degli scontri successivi, che interessano tutta la zona universitaria, Francesco Lorusso, 25 anni, militante di Lotta Continua, viene raggiunto da un proiettile mentre sta correndo, insieme ai suoi compagni, per cercare riparo. Muore sull'ambulanza, durante il trasporto in ospedale. Alcuni testimoni riferiranno di aver visto un uomo, poi identificato nel carabiniere ausiliario Massimo Tramontani, esplodere vari colpi, in rapida successione, poggiando il braccio su un'auto per prendere meglio la mira. Lo sparatore, arrestato agli inizi di settembre e scarcerato dopo circa un mese e mezzo, sarà in seguito prosciolto per aver fatto uso legittimo delle armi.
   Quando si diffonde la notizia dell'assassinio, migliaia di persone affluiscono all'Università. Dopo che il corteo, partito nel pomeriggio, viene disperso da violente cariche, una parte dei manifestanti occupa alcuni binari della stazione ferroviaria, scontrandosi con la polizia, mentre altri si dirigono verso il centro della città e sfogano la propria rabbia anche infrangendo le vetrine dei negozi. Le iniziative di protesta dei giorni successivi sono duramente represse. Numerosi i fermi e gli arresti. Finiscono in carcere, tra gli altri, i redattori di Radio Alice, emittente dell'area dell'Autonomia Operaia chiusa dalla polizia armi alla mano.
   I fatti di Bologna caricano di tensione l'imponente corteo nazionale contro la repressione che si svolge il 12 marzo a Roma. Bottiglie molotov vengono lanciate contro sedi della DC, comandi di carabinieri e polizia, banche, ambasciate. Gli scontri nelle strade sono violenti, e in alcuni casi si svolgono a colpi di arma da fuoco.
   Ai compagni, ai familiari e agli amici di Lorusso si impedisce intanto di svolgere il funerale in città e di allestire la camera ardente nel centro storico, mentre il contatto ricercato dai militanti del movimento con i Consigli di Fabbrica e la Camera del Lavoro è reso difficile dalla posizione intransigente assunta dalle organizzazioni della sinistra storica. La frattura con il PCI raggiunge il suo apice nella manifestazione contro la violenza, organizzata per il 16 marzo a Bologna dai sindacati confederali, con la partecipazione, tra gli altri, della DC, partito che il movimento aveva indicato quale principale responsabile dell'assassinio. In quell'occasione al fratello di Francesco fu vietato l'intervento dal palco.

Di seguito riproponiamo un volantino prodotto alcuni anni fa, comunque attuale.

Bologna, 11 Marzo 1977, h. 10.00.
Francesco Lorusso è ucciso dai carabinieri.
Muore la Prima Repubblica.
La Seconda nasce sul sangue di centinaia di militanti comunisti.

   L’11 Marzo 1977, a Bologna, lo studente universitario di Medicina Francesco Lorusso, militante di Lotta Continua, viene raggiunto alla schiena da alcuni proiettili esplosi dal carabiniere Tramontani.
   La rapida scarcerazione di questi e poi l’assoluzione segnano drammaticamente la fine della Prima Repubblica e la sanguinosa nascita – de facto -  della Seconda Repubblica.
   La corsa interrotta di Francesco significa esattamente la fine di quella corsa progressista che aveva accompagnato lo sviluppo economico e sociale dell’Italia del secondo dopoguerra.
   La crisi del suo modello di sviluppo capitalistico, che già si era affacciata pochi anni prima con lo shock petrolifero del ’73, sarà infatti gestita con la soffocazione di ogni manifestazione di dissenso e con brutali repressioni supportate da una legislazione d’emergenza “straordinaria” che diverrà poi largamente – de jure - “ordinaria”; una legislazione che sarà supportata ed eseguita grazie alla complicità di un PCI “storicamente compromesso” che, non a caso, degraderà nell’attuale Partito Democratico.
   Le storture ed il Regime autoritario di oggi trovano origine in quell’11 Marzo e, a seguire, in tante altre date tragiche.
   A quello di Francesco si aggiungeranno gli omicidi, sempre ad opera delle famigerate squadre dell’allora Ministro degli Interni Francesco Kossiga, di centinaia di militanti di sinistra.
   Giorgiana Masi, Valerio Verbano, Benedetto Petrone, Peppino Impastato e tanti altri compagni sono stati uccisi dalle forze dell’ordine  “in divisa”, così come da quelle senza divisa. 
   Fascisti, poliziotti, carabinieri.    Ma anche mafiosi, agenti segreti “deviati” ed altra  feccia varia.
   La stessa razza malefica che, sempre impunita, ha potuto mostrare in piena luce il suo volto a Genova, nel Luglio 2001.
   Anche lì la Seconda Repubblica ha lasciato sul selciato una vittima, Carlo Giuliani.
   Anche lì, il tributo di sangue versato da centinaia di manifestanti, le botte e le umiliazioni subite, ha dissetato il vampiro che governa l’Italia.
   Questo vampiro si chiama oggi Regime.
   Il Regime oggi, in assenza di efficaci voci di opposizione, è libero di ricordare e celebrare i suoi “eroi”, ovvero le canaglie fasciste della Repubblica di Salò, i piduisti, i mafiosi che hanno albergato nelle stanze del potere (tra cui quelle di Arcore), gli agenti “deviati” dei servizi segreti.
   Il Regime oggi concede grazie,  condoni ed ogni beneficio di legge a chi è stato condannato per stragi ed omicidi di chiara impronta fascista ed eversiva.
   Il Regime oggi celebra sé stesso e lo fa senza pudore alcuno, alla piena luce delle sue orge di potere.
   Il Regime, però, per mantenere il suo potere ha bisogno di distruggere una memoria collettiva ancora in larga parte a lui ostile.
   E’ quella memoria che i nostri padri antifascisti, i sinceri democratici, la società e la Costituzione uscita dalla Resistenza, hanno saputo trasmetterci con lo scopo di abbattere i privilegi di pochi per distribuire ricchezza e benessere a tutti coloro che contribuissero, col loro lavoro, a crearlo.
   Francesco Lorusso, e tutti i compagni uccisi da pallottole e bombe assassine, erano, sono e resteranno parte di quella memoria e delle lotte che continueranno a svilupparsi.  Oggi più di ieri. 

   Non c’è regime che, per quanto crudele e brutale, riesca a mantenersi…

Senza giustizia non c’è mai pace!
Francesco è vivo e lotta insieme a noi!

Bologna, 11.03.2011                                        Proletaria Vox

 
 
 
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