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- 35 borghi imperdibili a due passi da Milano (2019)

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- 35 borghi montani imperdibili della Lombardia (2019)

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- Il patrimonio immateriale dell'Unesco (2019)

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- 35 borghi imperdibili della Lombardia (2018)

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- I grandi delitti italiani risolti o irrisolti (2013, nuova edizione aggiornata)

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- Bande criminali (2009, esaurito)

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- I 100 delitti di Milano (2014)

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- I personaggi più malvagi della storia di Milano (2013)

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- Milano giallo e nera (2013)

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- Gli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (2013)

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- 101 personaggi che hanno fatto grande Milano (2010)

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- Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti (2006, III edizione)

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- Josephine Baker Tra palcoscenico e spionaggio (2017)

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- Le grandi donne di Milano (2007, II edizione)

  

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- L'eterno ritorno, un pensiero tra "visione ed enigma" (2005)

 

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Messaggi di Aprile 2014

«Altro che secessionisti, il VERO pericolo viene dai gruppi antagonisti»

Post n°1634 pubblicato il 10 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Stucchi, presidente del Copasir: «Nessun atto violento ma solo frasi forti da chi rivendicail diritto all’indipendenza»

di Andrea Accorsi

Altro che pericolosi secessionisti. Il vero pericolo di azioni violente, mirate a destabilizzare l’ordine interno, non arriva certamente dall’area autonomista e indipendentista. Ne è convinto il senatore Giacomo Stucchi, presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), l’organo parlamentare di controllo dei servizi segreti. Stucchi ricorda come atti di violenza siano spesso riconducibili agli antagonisti e agli ambienti anarco-insurrezionalisti. Senza dimenticare il continuo, massiccio ingresso nel nostro Paese di immigrati irregolari provenienti dalle aree “calde” del mondo. Ma almeno su questo fronte, i controlli in atto lasciano più tranquilli circa la possibilità che fra di loro vi siano estremisti.

Senatore Stucchi, i secessionisti veneti arrestati una settimana fa rappresentano davvero una minaccia per l’ordine interno?

«Penso di no. Non risultano infatti atti violenti compiuti da queste persone che, al contrario, rivendicano pacificamente il diritto all’indipendenza. Anche il famigerato tanko di latta (nella foto) non poteva certo rappresentare un pericolo vero e reale».

Ma allora perché sono stati messi in galera?

«La mia opinione è che nelle indagini disposte dalla magistratura siano state acquisite una serie di conversazioni degli arrestati, il cui significato è stato interpretato in maniera errata e, soprattutto, sopravvalutato rispetto alla reale portata».

Anche perché, a pochi giorni dagli arresti, sono già cominciate le scarcerazioni...

«Sì, si sta già verificando, piano piano, che uno dopo l’altro vengano tutti rimessi in libertà. Per questo immagino che alla fine non si arriverà ad alcuna condanna. Il punto è che la legge condanna coloro che con atti violenti attentano all’unità dello Stato, e qui non c’era nulla di violento se non, pare di capire, alcune espressioni verbali. Che però non sono assolutamente atti concreti. Quelle frasi possono essere anche dettate da rabbia, da uno stato d’animo particolare. Ma una cosa è esprimere la propria rabbia con toni forti, un’altra compiere atti reali violenti».

Al Comitato che presiede sono mai pervenute segnalazioni di pericoli derivanti da gruppi di secessionisti o indipendentisti?

«Quella di cui parliamo cui è stata un’inchiesta della magistratura. Per quanto riguarda l’attività del Copasir, che controlla e non dirige l’attività dell’intelligence, credo di poter dire che in questa vicenda i Servizi non hanno avuto parte alcuna, a maggior ragione valutata l’assenza di pericoli di azioni violente poste in essere dagli arrestati. Il processo alle idee non si può fare, e la rivendicazione di autonomia e indipendenza, ove condotta in modo non violento, come nel caso ad esempio del referendum veneto, non rientra nella mission dell’intelligence. Al contrario, per spiegare meglio il concetto, sono più pericolosi, e quindi ritengo giusto controllarli, certi gruppi antagonisti o anarco-insurrezionalisti che pianificano e mettono in atto forme inaccettabili di protesta in cui non si fanno problemi a utilizzare la violenza».

Pensa anche a certe frange del movimento No Tav?

«Penso a movimenti simili in cui determinati soggetti, che poi sono sempre gli stessi, sfruttano di volta in volta argomenti diversi come Tav, Mose, Dal Molin o quant’altro per compiere atti violenti. L’antagonista o contestatore violento di professione prescinde dall’oggetto e lo prende a pretesto per compiere molto spesso gesti violenti come forma di lotta politica. Io, al contrario, sono per una contrapposizione politica che utilizzi la forza delle idee. La contrapposizione allo Stato è lecita e condivisa dalla gente solo se si rinuncia alla violenza».

Ritiene fondato il rischio che fra le centinaia di immigrati che ogni giorno entrano clandestinamente nel nostro Paese ci siano estremisti o appartenenti a cellule terroristiche?

«Arriva un po’ di tutto, quindi potrebbe in linea teorica esserci anche questa possibilità. Ma vengono fatti controlli, a dire il vero anche molto puntuali, per evitare che questo accada. Spesso ci sono persone che arrivano delle quali non conosciamo nemmeno l’identità oltre che la storia. In questi casi è necessario accertare bene con chi si ha a che fare, conoscerne la provenienza per poterne valutare l’eventuale pericolosità. Per esempio, se un immigrato arriva da un Paese in cui è in corso una guerra civile, come la Siria, cautela vuole che si facciano dei controlli approfonditi ed essere così certi di aiutare solo i soggetti giusti».

Quindi, almeno su questo, possiamo stare tranquilli?

«Per adesso il sistema ha funzionato. È un lavoro che viene svolto con strumenti adeguati da persone preparate per farlo al meglio. Detto questo, essere sempre completamente tranquilli nella vita non è possibile per nessuno. Ma il fatto che ci siano questi controlli fa rientrare la preoccupazione entro livelli ragionevoli».

 

dalla "Padania" del 9.4.14

 
 
 

Popolo del Nord a Verona: «In GALERA i delinquenti, non chi chiede LIBERTÀ»

Post n°1633 pubblicato il 08 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

In migliaia per esprimere solidarietà ai secessionisti arrestati. Salvini: il 25 festeggeremo la nostra liberazione

di Andrea Accorsi

Liberi subito. Lo invoca Salvini dal palco, lo ripetono gli altri intervenuti in piazza dei Signori, lo gridano con il cuore e con la rabbia dei giusti le migliaia di partecipanti alla manifestazione di domenica a Verona, che qualche organo di stampa vorrebbe contenere in un migliaio appena.
Dopo gli arresti che mercoledì scorso hanno portato in carcere 24 secessionisti veneti, la Lega ha promosso in quattro e quattr’otto una protesta popolare nel cuore del capoluogo scaligero. La risposta del popolo padano è stata pronta, massiccia, concorde. E come sempre all’insegna della non violenza: molti fra quanti hanno scelto di venire a trascorrere qui una bella domenica di primavera lo hanno fatto all’insegna dell’ironia. Alcuni hanno preso a spunto il “tanko”, la ruspa blindata degli indipendentisti, per sfilare con modellini o carriole travestite da carro armato, invitando provocatoriamente i magistrati ad arrestarli. Un gruppo di piacentini si è presentato munito di un arsenale di... fucili ad acqua, che hanno sventolato nel corso del corteo: «Un chiaro riferimento all’inconsistenza delle accuse mosse agli indipendentisti della Serenissima, a cui va tutta la nostra solidarietà», spiega il Segretario provinciale leghista, Pietro Pisani. Molti i cartelli che invitavano a liberare gli arrestati.
Ben altro atteggiamento hanno mostrato una ventina di attivisti dei centri (a)sociali muniti di bandiere No-Tav, che hanno tentato di fare irruzione nella piazza. Sono stati bloccati dall’intervento degli agenti di polizia schierati in assetto antisommossa.
Urla e fischi si sono levati dalla piazza all’indirizzo delle bandiere italiana ed europea esposte alle spalle del palco dei relatori sul palazzo della Prefettura. Tra i due vessilli, un’asta lasciata senza stendardo: fino alla mattina vi sventolava la bandiera del Veneto con il Leone di San Marco. Il malumore dei manifestanti è stato riassunto dal Governatore del Veneto, Luca Zaia, che ha esclamato: «Chi si vergogna di esporre la bandiera del Veneto non ha diritto di rimanere in Veneto. È grave che non sia stata esposta, anzi, che sia stata ritirata la bandiera del Veneto - ha aggiunto Zaia - e non finirà qui».
Nel corso del suo intervento, Matteo Salvini ha chiamato sul palco i familiari di alcuni dei secessionisti detenuti, compreso un gruppo di bambini: «Pericolosissimi futuri indipendentisti, figli di federalisti e autonomisti», ha ironizzato. Poi ha spiegato i motivi della protesta: «Siamo qui a chiedere la libertà di pensiero e di parola, per loro, le loro mamme e i loro papà. La libertà non si processa e non si mette in galera. Le galere sono fatte per i delinquenti e per i mafiosi, non per i padri e le madri di famiglia. Gli investigatori non hanno trovato nemmeno una fionda e sfido chiunque a chiamare carro armato quella ruspa spara supposte. La scelta della Lega - ha rimarcato - è una scelta non violenta. Contrariamente a quanti la vorrebbero sotto terra, noi vogliamo seppellire la Fornero sotto 500 mila firme».
Salvini ha dato l’appuntamento per il 25 aprile: «È la festa della liberazione nazionale, però è anche la festa di San Marco. E noi vedremo di essere nelle piazze di ogni comune e valle del Veneto. È giusto ricordare la storia, ma noi siamo qua per guardare avanti, pacificamente. Sarà la festa della nostra liberazione, vogliamo discutere di politica senza galera in mezzo. Questa è un’indagine sbagliata con milioni di euro spesi per trovare una ruspa. Faccio un appello a tutti gli indipendentisti dal Salento, alla Lombardia, al Veneto. Se non libereranno subito queste 24 persone, andremo noi in quelle galere e le libereremo affinché quelle 24 persone possano tornare a lavorare. Questo non è un ultimatum - ha aggiunto - ma o tornano a casa entro questa settimana, o ci troveremo di fronte a quelle prefetture che mettono dentro gli indipendentisti e non i pedofili, stupratori e assassini».
Il Segretario federale ha quindi lanciato una sfida al premier Matteo Renzi. «Visto che vuole riformare la Costituzione, ci metta anche il diritto di resistenza, bocciato dai costituenti 70 anni fa. Era l’articolo tre ed erano due righe, che dicevano che la resistenza individuale e collettiva di fronte agli atti della pubblica amministrazione contrari ai diritti della Costituzione non solo è un diritto ma è un dovere del cittadino».
Quanto all’inchiesta della Procura di Brescia, «forse l’arresto lo hanno fatto per farci saltare i nervi, ma ci hanno fatto un regalo: ci hanno ricordato che siamo una comunità, che non ci sono gli orticelli. Parlo di Piemonte, Lombardia, Veneto e delle bravissime persone del Sud che sono tiranneggiate per avere dei voti. L’ultimo applauso - ha concluso Salvini dal palco -fatelo arrivare in quelle galere dove ci sono uomini e donne liberi che magari in questo momento condividono un pasto forse con uno spacciatore marocchino. Torneranno a essere uomini e donne libere: questo è il nostro impegno».
Presente a Verona anche Umberto Bossi. «Roma non mantiene mai le promesse, quindi questa è la normale reazione - ha detto il Senatur -. Quelli che sono a Roma vanno arrestati. Il Parlamento ha messo in un cassetto il Federalismo fiscale ed è forse anche per questo che la magistratura ha paura della valanga messa in moto dai popoli padani. Popoli risvegliati negli ultimi giorni dal Veneto. Spaventati da questa libertà, ora i politici mandano avanti i magistrati ma il Veneto, come il Piemonte e la Lombardia, non sceglierà la schiavitù. C’è un solo valore - ha sottolineato Bossi - che conta di più della gestione politica e amministrativa. È la libertà. La canaglia romana non riuscirà a tenere schiavi i popoli».
Per Luca Zaia l’indipendenza del Veneto «non è il fatto di un partito, ma un fatto del popolo, che ci chiede l’indipendenza. Spero che il Consiglio regionale voti presto la legge per il referendum ufficiale in tutto il Veneto. Io voto sì. Noi siamo per la via della legalità, del confronto giuridico. Molti - ha proseguito il Governatore del veneto - ci chiedono quali sono i problemi: sono quelli di una periferia dell’impero che ne ha piene le palle di Roma, i problemi di gente pacifica che sa cos’è il rispetto della legge e sa cos’è il sacrificio. Da Roma arriva l’insegnamento che se alzi la testa vai in galera. È l’ora di mettere assieme tutti i nostri movimenti e fare una grande manifestazione. Non possiamo chiedere al Veneto di tirare ancora la cinghia, perché non ci sono più buchi sulla cinghia e non possiamo dimenticare i 70 imprenditori che si sono uccisi nelle loro aziende».
Roberto Cota, Governatore del Piemonte e segretario della Lega Nord Piemont, ha detto: «Siamo tutti con il popolo del Veneto e per la sua libertà. Oggi la Lega ha organizzato una grande manifestazione».
Assente a Verona, Roberto Maroni ha detto ieri di essere d’accordo con Salvini sulla richiesta di scarcerazione immediata dei 24 indipendentisti. «Condivido al cento per cento quello che ha detto Salvini - ha affermato il Governatore lombardo. L’iniziativa giudiziaria mi pare veramente spropositata. Bisogna porre rimedio rimettendo in libertà persone che non possono essere arrestate per le loro idee».

dalla "Padania" dell'8.4.14

 
 
 

MARCIA DI LIBERTÀ A VERONA PER I 24 IN GALERA

Post n°1632 pubblicato il 07 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Salvini: rischiano più degli assassini, quegli arresti gridano vendetta ma hanno risvegliato molte coscienze

di Andrea Accorsi

Una marcia di libertà. Così Matteo Salvini presenta la manifestazione di oggi a Verona a sostegno dei 24 secessionisti veneti arrestati mercoledì scorso. «Sta crescendo l’idea e abbiamo sentito il dovere morale di fare un’enorme manifestazione, una marcia di libertà, una catena umana del sorriso - ha spiegato il Segretario federale a Longarone (Belluno), dove ha reso omaggio alle vittime della tragedia del Vajont -. Qui si sente la voce del popolo, si sente il leone di San Marco. C’è voglia di libertà».
Per Salvini «alcuni saranno a Verona, altri non ci saranno perché la domenica è il giorno legato alla famiglia, al lavoro. Però questi 24 arresti gridano veramente vendetta e secondo me hanno risvegliato molte coscienze dormienti. Perché uno Stato che mette in galera dei sessantenni, dei settantenni, delle madri di famiglia, processandone la voglia di indipendenza letta come sovversione armata, è uno Stato di rincoglioniti che risveglia le coscienze».
Sull’inchiesta della Procura di Brescia, il Segretario del Carroccio taglia corto: «È roba da matti mettere in galera le idee. Che qualcuno possa credere che quella ruspa potesse fare male a qualcuno sparando “supposte” è una cosa degna di uno Stato fallito e finito. La soddisfazione - sottolinea - è che tanta gente leghista e non leghista ci è vicina. L’unica cosa che mi dispiace e che mi fa piangere il cuore è che 24 persone da ore e ore sono in carcere e credo che ci rimarranno ancora, perché altrimenti i magistrati farebbero una gran brutta figura se li lasciassero uscire dopo due giorni, visto che secondo l’accusa sarebbero pericolosi terroristi. Io ricordo che l’articolo 270 del codice penale che viene loro imputato comporta una pena minima di 7 anni e una pena massima di 14 anni di galera. Il rom che ha investito e ucciso un giovane a Milano ne ha avuti nove, per cui queste persone rischiano più degli assassini».
Le accuse mosse agli arrestati sono associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell’ordine democratico e detenzione di armi da guerra. Inchiesta e operazione che hanno «del grottesco»: parola del Governatore lombardo, Roberto Maroni. «Conosco bene Franco Rocchetta - continua il presidente lombardo riferendosi al fondatore della Liga Veneta, che è fra i secessionisti arrestati - e tutto posso dire tranne che sia un violento o uno che ha in mente la violenza come metodo di lotta politica. Conosco Roberto Bernardelli (anche lui in carcere, nda) che uscì dalla Lega Nord, quando la Lega sposò l’indipendentismo e la secessione. Quindi mi sembra un po’ una cosa da matti» ha rimarcato Maroni, a margine dell’inaugurazione del Poliambulatorio Saint Bon 3, a Milano. «Mi unisco anch’io all’appello di Cacciari (l’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari) perché sia scarcerato Franco Rocchetta, perché mi pare, veramente, una cosa assurda».
Il Governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, ha lanciato un forte appello per la liberazione «di tutte le 24 persone arrestate» da Bassano del Grappa (Vicenza) dove ha partecipato ad un convegno in difesa del tribunale cittadino. «È opportuno che siano giudicate senza le manette ai polsi, quindi libere, a casa, perché non scapperanno - ha detto Zaia -. Penso che i problemi di questo Paese siano altri e che sono ben altri i delinquenti da fermare in giro».
Il Governatore veneto ha quindi ribadito che «sarò presente alla grande manifestazione della Lega Nord a Verona per testimoniare la solidarietà verso queste persone. Anzi, è bene che un po’ tutti siano presenti, perché in quella sede lanceremo una petizione popolare per la liberazione di questi ragazzi. Ciascuno di loro chiarirà la propria posizione davanti ai giudici, ma non da carcerato. Spero anche - ha concluso Zaia - che i parlamentari del Veneto, nell’ambito delle loro funzioni, riescano a prendere in mano questa partita e presentarla al Parlamento affinché fatti del genere non accadano più».
L’appello a scendere in piazza oggi a Verona è rilanciato dai parlamentari del Carroccio. «Saremo tutti a Verona a manifestare - annunciano i deputati Marco Marcolin e Roberto Caon -. Dice bene il nostro Segretario: se lo Stato pensa di far paura a qualcuno, sbaglia di grosso. Aiuta i clandestini, cancellando il reato di clandestinità, libera migliaia di delinquenti con lo svuota-carceri, e arresta chi vuole l’indipendenza. Il regime ha paura e vuole mettere la museruola a tutti i veneti che chiedono libertà. Noi non ci stiamo e domenica saremo in piazza a far sentire la nostra voce».
Per le senatrici Emanuela Munerato, Patrizia Bisinella e Raffaela Bellot «l’indipendenza del Veneto è vicina, ecco il perché di tanto immotivato accanimento. I cittadini veneti - si legge in una loro nota congiunta - sono stanchi delle continue vessazioni di uno Stato che si fa vivo solo al momento della riscossione delle tasse. Noi saremo tutti in piazza a Verona, a manifestare pacificamente il nostro pensiero, come abbiamo sempre fatto. È finita l’epoca delle teste chine».
A Milano, ad un convegno con Mario Borghezio e Massimiliano Bastoni su Europa e Russia svoltosi nella sede del Consiglio di Zona 3, padre Nicholas Gruner, fondatore e presidente dell’Apostolato mondiale della Madonna di Fatima, ha invitato tutti a pregare la Madonna di Fatima «affinché dedichi la sua protezione sui 24 patrioti veneti ingiustamente incarcerati e affinché siano al più presto liberi».

dalla Padania del 7.4.14

 
 
 

Lavoro, che DISASTRO Persi MILLE POSTI al giorno, occupati al 55%

Post n°1631 pubblicato il 04 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Disoccupazione cresciuta al 13% (+1,1% in un anno). In pratica, è a spasso quasi la metà della popolazione

di Andrea Accorsi

Lavorare è sempre più un lusso. Gli ultimi dati Istat non lasciano spazio all’ottimismo: nel Bel Paese ormai è occupata poco più della metà della popolazione. Un dato che «sconvolge» Renzi, al punto da far concludere al premier che «le ricette di questi anni sono sbagliate». Ma non tutta l’Europa è messa (male) come l’Italia. In Germania, ad esempio, il tasso di disoccupazione è pari alla metà, e continua a diminuire.
Secondo l’Istat, a febbraio il numero di disoccupati nella Penisola, pari a 3 milioni 307 mila, è aumentato dello 0,2 per cento rispetto al mese precedente (+8 mila) e del 9% su base annua (+272 mila). Il tasso di disoccupazione ha così raggiunto il 13%, «sostanzialmente stabile in termini congiunturali - rileva l’Istituto nazionale di statistica - ma in aumento di 1,1 punti percentuali nei dodici mesi».
Sempre nel mese di febbraio, gli occupati sono scesi a 22 milioni 216 mila, in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-39 mila) e dell’1,6% su base annua (-365 mila). Come dire che ogni giorno che passa si contano mille occupati in meno. Il tasso di occupazione è pari al 55,2%.
Pesanti anche i dati sulla disoccupazionale giovanile. A febbraio i disoccupati tra i 15-24enni sono 678 mila. La loro incidenza sulla popolazione in questa fascia di età è pari all’11,3%, in diminuzione di 0,2 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 0,5 punti su base annua. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni, ovvero la quota dei disoccupati sul totale di quelli occupati o in cerca di lavoro, è pari al 42,3%, in diminuzione di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente ma in aumento di 3,6 punti nel confronto tendenziale.
Il numero di individui inattivi tra i 15 e i 64 anni risulta sostanzialmente stabile a febbraio sia rispetto al mese precedente sia rispetto a dodici mesi prima. Il tasso di inattività è pari al 36,4% e rimane stabile in termini congiunturali mentre aumenta di 0,1 punti su base annua.
Nell’area euro, a febbraio il tasso di disoccupazione è rimasto stabile all’11,9%, sostanzialmente invariato rispetto a ottobre. Nella Ue a 28, secondo i dati Eurostat, la disoccupazione si è attestata al 10,6%, in lieve calo rispetto al 10,7% di gennaio. Fra gli Stati membri della Ue i tassi di disoccupazione più bassi sono stati registrati in Austria (4,8%) e Germania (5,1%), mentre i più elevati in Grecia (27,5%) e Spagna (25,6%). Su base annua gli incrementi più consistenti sono stati a Cipro (da 14,7% a 16,7%), in Grecia (da 26,3% a 27,5%) e in Italia (da 11,8% a 13%).
In Germania, come annunciato ieri dall’Agenzia federale del lavoro, i disoccupati sono scesi di 83 mila unità a 3.055.000, circa 43 mila in meno rispetto a marzo 2013.
In Europa anche la disoccupazione giovanile è inferiore a quella che si registra in Italia, e va calando. A febbraio nell’area euro, sempre secondo i dati forniti dall’Eurostat, il tasso di giovani sotto i 25 anni senza lavoro si è attestato al 23,5% rispetto al 24% dello stesso mese del 2013. Nella Ue a 28 il tasso si à ridotto dal 23,6% del febbraio dello scorso anno al 22,9%. Fra i Paesi membri, i tassi di disoccupazione giovanile più bassi sono stati registrati ancora in Germania (7,7%), Austria (9,4%) e Olanda (11,5%), mentre i più elevati in Grecia (58,3%), Spagna (53,6%) e Croazia (48,8%).
«La disoccupazione giovanile è un problema serio e in Italia sta anche peggiorando» ha detto il portavoce del commissario Ue al Lavoro, Laszlo Andor. Il problema dei giovani senza lavoro, ha sottolineato il portavoce, «è serio in molti altri Paesi membri» e per questo la Commissione ha lanciato il piano Garanzia per i giovani.
I dati Istat sulla disoccupazione sono «sconvolgenti, perdiamo mille posti al giorno» ha detto il premier Matteo Renzi a Londra nella conferenza con David Cameron. «In questi tre anni - ha proseguito - abbiamo perso troppa strada. È arrivato il momento di rimettersi a correre con performance economiche possibili, con uno sguardo di insieme condiviso con l’Europa che sia finalmente basato sulla crescita e non sulla burocrazia. Le ricette di questi anni sono sbagliate. Abbiamo un sistema in cui manca la flessibilità, le statistiche hanno visto crescere la disoccupazione nonostante le tante regole fatte avrebbero dovuto migliorare il quadro del gioco». Ma ancora una volta Renzi predica ottimismo: «Vedrete come tornerà sotto doppia cifra la disoccupazione - ha detto -. È un obiettivo che possiamo raggiungere».

 

dalla Padania del 2.4.14

 
 
 

Senato delle autonomie, i distinguo del Carroccio

Post n°1630 pubblicato il 04 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Calderoli: se riforma vera, la voteremo. Zaia e Maroni: comprese le richieste delle Regioni, ma sulle competenze rischio neocentralismo

di A. A.

La Lega non chiude la porta alla riforma renziana del Senato. Tutt’altro. «Se la riforma è una riforma vera e non una finta, la Lega voterà la riforma - ha affermato il senatore Roberto Calderoli -. Se è seria, noi concorreremo con tutte le nostre capacità e credo che abbiamo una grossa esperienza alle spalle di questa materia».
Favorevoli, pur con qualche distinguo, anche i Governatori della Lombardia e del Veneto. «Mi sta bene il Senato non elettivo, mi sta bene il Senato della autonomie, che è anche la proposta che avevamo fatto noi come Regioni. Quindi, complessivamente, il testo, salvo alcune modifiche migliorative, non è un brutto testo - ha detto Roberto Maroni -. Ho letto il testo uscito dal Consiglio dei ministri e ci sono alcune modifiche migliorative, per esempio è stato tolto il trasferimento a Roma della Protezione civile, cosa che mi preoccupava molto».
Maroni precisa però che ci sono alcuni punti del testo presentato da Renzi che non trovano la sua approvazione. «C’è stato - spiega - un peggioramento della procedura che consente alle singole Regioni di ricevere e acquisire competenze che sono, invece, trasferite allo Stato. Mi riferisco al federalismo istituzionale, che richiede la maggioranza assoluta dei membri della Camera, e questo peggiora un po’ la prospettiva. Ma - conclude il Governatore lombardo - quasi tutte le richieste delle Regioni sono state comprese».
Anche Luca Zaia giudica positivamente la riforma, ma sottolinea come si doveva dimezzare anche la Camera («Pure quella costa»). Il Governatore del Veneto si dice invece preoccupato della riforma del Titolo V: «Una tragedia per le Regioni».
«Bene la cessazione di ben 350 poltrone di senatori - argomenta Zaia -. Ce ne saranno 148 che non saranno più stipendiati, sono i rappresentanti delle Regioni e dei Comuni. C’è da ricordare, però, che questa proposta l’aveva avanzata la Lega Nord, ancora anni fa, e che il relativo referendum ottenne la maggioranza di sì soltanto in Veneto e Lombardia. Allora non è stato compreso, oggi sì. Meglio tardi che mai. Mi spiace, tuttavia, che non si sia intervenuti anche sulla Camera, con il dimezzamento dei parlamentari; non ne servono 600. E per quanto riguarda i componenti del Senato, invito il governo o il Parlamento a riconsiderare la rappresentanza delle Regioni. Al Veneto spetterebbero sei senatori, come le Regioni più piccole. Ci vuole una modifica».
Zaia liquida poi le 21 personalità previste nel Senato delle autonomie: «Non sappiamo che farcene, di saggi ne abbiamo avuti fin troppi». Mentre la riforma del Titolo V «ci mette in grave difficoltà, privando le Regioni di importanti competenze. Il governo ha dato avvio ad una forte regressione neocentralista, portando su Roma scelte fondamentali come quelle della sanità. Così non si fa promozione dell’autonomia».
Critiche al testo di Renzi arrivano dall’assessore al Bilancio e agli Enti locali della Regione Veneto, Roberto Ciambetti: «Nel futuro Senato la nostra Regione avrà meno eletti del Trentino-Alto Adige e conterà gli stessi rappresentanti del Molise. Siamo al tramonto della democrazia». Per l’assessore regionale quella di Renzi «non è una riforma, ma una svolta reazionaria neo-peronista. Renzi toglie alle Regioni ogni forma di autonomia. E assurdamente Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, cioè le tre regioni che da sole tengono in piedi il bilancio statale, avranno meno rappresentanti di quelli nominati dal presidente della Repubblica. Un uomo solo, in altre parole, conterà più di oltre 18 milioni di cittadini».

 

dalla "Padania" del 2.4.14

 
 
 

Salvini: siamo tornati nel CUORE della gente, diventeremo la casa dei POPOLI in Europa

Post n°1629 pubblicato il 01 Aprile 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Il Segretario della Lega presenta il simbolo per le elezioni del 25 maggio: «Un referendum pro o contro l’euro, per il nostro futuro»

di Andrea Accorsi

La Lega si presenterà all’Europa come la casa delle identità e delle patrie, delle autonomie e dei popoli. «Noi non esistiamo solo sul web, siamo tornati nel cuore della gente. E non ci potranno fermare». Forte del successo riscosso nel primo fine settimana di campagna referendaria - «un risultato assolutamente incredibile» - Matteo Salvini presenta il simbolo e l’obiettivo per le elezioni europee del 25 maggio. Anzi, per «il referendum pro o contro l’euro» del 25 maggio: perché per il Segretario federale questo sarà, nella sostanza, il voto espresso dai cittadini.
Al termine del Consiglio federale del lunedì in via Bellerio («un Consiglio lungo e costruttivo»), Salvini ha voluto rimarcare la distanza che separa il Carroccio dalle altre forze politiche. «Noi facciamo decine di iniziative parlando di moneta, di futuro, di lavoro, di speranza». La battaglia contro la moneta unica sarà presente anche nel simbolo con il quale la Lega comparirà sulla scheda elettorale: una scelta inedita. Ma non l’unica: insieme ai simboli storici del Movimento (il nome, l’Alberto da Giussano e il Sole delle Alpi) ci saranno anche i simboli, accompagnati dalla scritta “Autonomie” e diversi da regione a regione, dei movimenti autonomisti che decideranno di affiancare la Lega nella lotta contro l’euro e l’attuale Unione europea.
«La prima differenza rispetto agli anni scorsi - ha tenuto a sottolineare Salvini - è che anziché inserire il nome del Segretario federale, diamo al simbolo un connotazione politica legata al futuro. lnserire lo slogan “Basta euro” per noi ha il significato di una sfida che ricorda quella di Davide contro Golia. L’euro gode del favore di Confindustria e dei sindacati, del Pd e di Forza Italia, di Grillo e di tutti quelli che non hanno la forza né il coraggio di dire che fuori dall’euro riparte il lavoro. Inoltre aggiungiamo un’altra parola importante, “autonomie”, visto che ci presenteremo con convinzione in tutta Italia, da Nord a Sud, con liste forti di uomini e donne e questa parola riassume le tante realtà che si sono avvicinate alla Lega in Sardegna, in Sicilia, in Tirolo, in Puglia, nella stessa Roma, dove la prossima settimana aprirò una sede della Lega e dove allestiremo un gazebo per i referendum vicino al Colosseo».
Nella versione presentata ieri, nel simbolo è presente in piccolo quello del movimento tirolese dei Freiheitlichen, ma altri accordi sono in programma con movimenti autonomisti «da Nord a Sud, dalla dalla Valle d’Aosta al Salento».
La Lega, ha proseguito il Segretario federale, «si presenta in Europa come la casa delle identità, delle patrie, delle autonomie, dei popoli. È una corsa in perfetta solitudine, ma meglio soli che male accompagnati. Ci rivolgiamo agli elettori del centrodestra, di Forza Italia e di Berlusconi, oltre che alle partite Iva, ai giovani e agli artigiani che si sono resi conto che l’euro è la morte. Ci riteniamo l’unico riferimento di centrodestra che possa fare convintamente questa battaglia. I sondaggi sono buoni, talvolta troppo e mi fanno toccare ferro. Ma vuol dire che il messaggio comincia a passare».
La dimostrazione è arrivata sabato e domenica scorsi, con le file di cittadini in coda ai gazebo per sottoscrivere i cinque referendum promossi dalla Lega in 1.300 piazze del Nord. «Un risultato incredibile, anche se qualche giornale non ci ha dato spazio, specie i grandi quotidiani, che qualunque cosa facciamo fingono di non vederla. Poi si chiedono perché perdono lettori... Per loro un peto di Renzi vale di più di centomila firme. Lasciamoglielo fare, trarranno le somme dei lettori persi alla fine del mese».
Salvini, che era affiancato dal giornalista Gianluca Savoini, ha quindi ceduto la parola a Eugenio Zoffili, responsabile federale della campagna referendaria. «Siamo partiti alla grande -ha detto Zoffili - con cinque  quesiti chiari, vero, concreti che toccano i problemi del nostro territorio e della nostra gente. Laddove altri parlano, la Lega ha agito con i fatti. Abbiamo allestito 1.379 gazebo in 13 regioni del Centro e del Nord e coinvolto oltre 5 mila amministratori comunali, non solo della Lega, per l’autenticazione delle firme di chi si recava ai gazebo. Ne abbiamo raccolte 101 mila, contiamo di raccoglierne almeno 600 mila per ogni quesito, per un totale di oltre 3 milioni di firme complessive. Siamo ben determinati - ha proseguito Zoffili - con i nostri 20 mila militanti e tanti altri che vogliono partecipare a questa campagna. Il 12 e 13 aprile saremo di nuovo sul territorio, ma la raccolta proseguirà nei mercati e in tutti gli 8 mila e più Comuni».
I referendum più firmati sono stati quelli contro la riforma Fornero e la legge Merlin, seguiti da quello per l’abolizione delle prefetture. «Sul sito ufficiale della campagna, www.vie niafirmare.org, abbiamo pubblicato 750 fotografie dei punti raccolta-firme, cui se ne aggiungono altre 5 mila sui social media. E il numero dedicato 02 66234234 è stato intasato di telefonate, anche dal Sud: ci chiedevano informazioni ma anche di organizzare gazebo nel Meridione».
Su alcuni dei referendum, ha ripreso Salvini, «sfido Renzi tutti i giorni via twitter: firmi o non firmi per chiudere le prefetture e per tassare la prostituzione? Sulla legge Fornero non glielo chiedo neanche perché a lui piace, a differenza di tanti italiani. Rispondere è cortesia, il ragazzo è gentile e cortese, ma visto che sta cercando di raccattare soldi dai conti correnti delle vedove di guerra, gli chiediamo se oltre a litigare col suo partito ha tempo di venire al gazebo che faremo davanto a Palazzo Chigi o a quello di casa sua, per risparmiare 500 milioni di euro col taglio delle prefetture e incassare qualche miliardo tassando la prostituzione. Identica richiesta rivolgiamo alla signora Boldrini, che oggi, leggo, ha detto con sgomento che non si possono accogliere i turisti negli hotel di lusso e i migranti no».
Ancora sui referendum, Salvini ha constatato come abbiano firmato «tantissimi non leghisti, compresi sindaci e amministratori locali di destra e di sinistra. È una bella battaglia, dal nostro punto di vista centomila firme in un fine settimana sono un risultato impensabile. Per Pontida contiamo di essere almeno vicini alle 500 mila. Saremo ovunque, fuori dai circoli Arci e dalle sedi sindacali. A proposito: Cgil, Cisl e Uil, se ci siete battete un colpo. Anni fa firmarono invano per abolire la Fornero. Identico appello faremo a Berlusconi, perché alcuni quesiti potrebbero rientrare nelle sue corde e contiamo di portare tutti gli italiani a votarli».
L’ultima è su Grillo. «Per lui la Lega è un movimentino? La Lega esiste non solo sul web ma nelle piazze. Se cambierà il Paese con questi referendum sarò orgoglioso, se cambierà l’Europa con la sua battaglia per il futuro sarò contento. A giorni incontrerò di nuovo Marine Le Pen per studiare come liberarci da questa gabbia di matti che ci hanno costruito intorno. Siamo tornati nel cuore della gente -ha concluso Salvini -, non ci possono fermare in alcuna maniera. E ora esco anch’io per Milano a raccogliere firme».

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«Non turisti, ma clandestini di lusso? Boldrini, vergogna»

Su Prodi: è l’assassino che torna sul luogo del delitto.
 E porta sfiga

La battaglia contro l’euro trova spazio nel nuovo simbolo elettorale della Lega. Con la “benedizione” di Romano Prodi. All’ex premier che paventa immani disgrazie in caso di uscita dalla moneta unica, Salvini risponde con ironia: «Prodi è l’assassino che torna sul luogo del delitto. Non mi stupisce che la pensi così: lui è il padre di questa moneta bastarda. Ma siccome porta sfiga alle sue battaglie, che difenda l’euro va bene».
Nel corso della giornata, il Segretario federale ha poi affidato a Facebook le sue opinioni su diversi argomenti di attualità politica locale, nazionale e internazionale. Eccole in rassegna.
IMMIGRATI IN HOTEL.  «“Non possiamo, senza una insopportabile contraddizione, offrire servizi di lusso ai turisti, e poi trattare in modo a volte inaccettabile i migranti che giungono in Italia”. Così ha parlato Laura Boldrini. Quindi hotel di lusso per tutti i clandestini? Boldrini clandestina: è una vergogna per l’Italia».
BUFALE. «La chiusura del Senato è solo una bufala. L’obiettivo di Matteo Renzi è di fregare soldi e autonomia alle Regioni per centralizzare tutto a Roma e Bruxelles».
CHIACCHIERE. «Renzi chiacchierone. La maledetta riforma Fornero, la cancelli oppure no??? Mentre litighi sul Senato, giovani, pensionati ed esodati hanno fame».
RIFORME. «Domanda diretta a Renzi, mentre il Pd litiga sul Senato: visto che vuole tagliare spese e sprechi, firmerà il referendum per cancellare le prefetture, risparmiando 500 milioni di euro? Come diceva nel 1944 Luigi Einaudi: via il prefetto con tutte i suoi uffici e le sue ramificazioni, nulla deve rimanere in piedi».
FUTURO. Postando il simbolo con cui la Lega sarà presente sulle schede elettorali il 25 maggio, «da Nord a Sud», Salvini ha chiosato: «Liberi, mai più schiavi di nessuno! Riprendiamoci in mano il futuro».
MOSCHEE. Infine, a margine della conferenza stampa seguita al Consiglio federale della Lega nella sede milanese di via Bellerio, Salvini ha commentato le ipotesi circa la realizzazione di moschee a Milano in vista dell’Expo: «Ribadisco che finché ci sarà un solo consigliere della Lega a Milano non concederemo un solo metro quadro di spazio per la costruzione della moschea. Finché l’Islam tratterà la donna come un essere umano di serie B e non riconoscerà i valori e le conquiste di libertà dell’Occidente, di moschee a Milano non ne sentiamo alcun bisogno».
dalla "Padania" dell'1.4.14

 
 
 
 
 

INFO


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Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionato con la mutua**

Legenda:

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Andrea:

Kate Quinn

Fiori dalla cenere

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Dieci piccoli indiani di Agatha Christie

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Madame Bovary di Gustave Flaubert

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Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse

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