Un po' di noi...

Libri, articoli e altro di Andrea e Daniela

 

I LIBRI DI ANDREA

- 35 borghi imperdibili a due passi da Milano (2019)

* * * * * * * * * * * * * * *

- 35 borghi montani imperdibili della Lombardia (2019)

* * * * * * * * * * * * * * *

- Il patrimonio immateriale dell'Unesco (2019)

* * * * * * * * * * * * * * *

- L'arte della botanica nei secoli (2018)

* * * * * * * * * * * * * * *

- 35 borghi imperdibili della Lombardia (2018)

* * * * * * * * * * * * * * *

- I grandi delitti italiani risolti o irrisolti (2013, nuova edizione aggiornata)

* * * * * * * * * * * * * * *

- Bande criminali (2009, esaurito)

* * * * * * * * * * * * * * *

- La sanguinosa storia dei serial killer (2003, esaurito)

 

I NOSTRI LIBRI

- Itinerari imperdibili - Laghi della Lombardia (2018)

* * * * * * * * * * * * * * *

- Caro amico ti ho ucciso (2016)

* * * * * * * * * * * * * * *

- Milano criminale (2015, II edizione)

* * * * * * * * * * * * * * *

- I 100 delitti di Milano (2014)

* * * * * * * * * * * * * * *

- I personaggi più malvagi della storia di Milano (2013)

* * * * * * * * * * * * * * *

- Milano giallo e nera (2013)

* * * * * * * * * * * * * * *

- Gli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (2013)

* * * * * * * * * * * * * * *

- Le famiglie più malvagie della storia (2011, II edizione)

* * * * * * * * * * * * * * *

- 101 personaggi che hanno fatto grande Milano (2010)

* * * * * * * * * * * * * * *

- Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti (2006, III edizione)

* * * * * * * * * * * * * *

- Milano criminale (2005,  esaurito)

 

Per maggiori dettagli, vai al Tag Libri e pubblicazioni

 

I LIBRI DI DANIELA

- Josephine Baker Tra palcoscenico e spionaggio (2017)

* * * * * * * * * * * * * * *

- La vita che non c'è ancora (2015)

* * * * * * * * * * * * * * *

- Le grandi donne di Milano (2007, II edizione)

  

* * * * * * * * * * * * * * *

- L'eterno ritorno, un pensiero tra "visione ed enigma" (2005)

 

TAG

 

CERCA IN QUESTO BLOG

  Trova
 
 

ULTIME VISITE AL BLOG

Jimbeam79monellaccio19vento_acquaprefazione09neveleggiadra0m12ps12annamatrigianocassetta2Miele.Speziato0limitedelbosco0ferri66agenziaceriottiacer.250bryseide2010gaevin05
 

ULTIMI COMMENTI

Buona questa
Inviato da: accorsiferro
il 01/05/2020 alle 10:14
 
Lotterò fino alla fine ma prima faccio colazione.
Inviato da: cassetta2
il 27/04/2020 alle 08:55
 
Non e' un po' presto?
Inviato da: accorsiferro
il 22/04/2020 alle 15:08
 
Oggi in riunione ho capito che da grande vorrei fare il...
Inviato da: cassetta2
il 01/04/2020 alle 11:28
 
Grazie!!
Inviato da: accorsiferro
il 16/02/2018 alle 10:17
 
 

ARCHIVIO MESSAGGI

 
 << Marzo 2014 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
          1 2
3 4 5 6 7 8 9
10 11 12 13 14 15 16
17 18 19 20 21 22 23
24 25 26 27 28 29 30
31            
 
 

FACEBOOK

 
 

AREA PERSONALE

 

Messaggi di Marzo 2014

LEGA, la campagna per i referendum inizia COL BOTTO

Post n°1628 pubblicato il 31 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Cittadini in coda fin dal mattino in tutto il Nord per firmare ai 1.400 gazebo e banchetti

di Andrea Accorsi

La Lega chiama, il popolo del Nord risponde in massa. Nella prima giornata di raccolta firme a sostegno dei referendum del Carroccio, gazebo e banchetti hanno fatto il pieno. Di firme, di gente, di voglia di cambiare.
Fin dal mattino i cittadini si sono messi in coda nei quasi 1.400 punti allestiti dal Movimento per raccogliere le 500 mila firme necessarie a far votare su cinque temi che, con ogni evidenza, trovano consensi trasversali, ben al di là delle simpatie politiche e degli steccati ideologici. Si tratta di abolire la legge Merlin sulla prostituzione, la riforma Fornero sulle pensioni, la legge Mancino sui reati di opinione, le prefetture e le norme che consentono agli immigrati di partecipare ai concorsi pubblici.
Favoriti dal bel tempo, le migliaia di militanti mobilitati da Trento a Massa Carrara, da Uggiate Trevano fino all’Umbria e a Roma, hanno riempito pagine e pagine di moduli, che in alcuni posti sono già esauriti. Se il buongiorno si vede dal mattino, la campagna referendaria della Lega potrà marciare con il vento in poppa verso il traguardo prefissato dei tre milioni di firme.
Il tam-tam fatto di centinaia di commenti e fotografie riportati sui social network e sul sito ufficiale della campagna, www.vie niafirmare.org, trasmette intorno all’iniziativa un entusiasmo che fa dire a molti: meglio di così non poteva cominciare. «Dopo mesi di appassionante lavoro è tutto pronto - si legge in un post di Eugenio Zoffili, responsabile federale della campagna referendaria -. Poche ore di sonno e si parte con 1.379 gazebo organizzati per questo fine settimana e in tutti i municipi. In battaglia... sempre!».
Anche Matteo Salvini affida al web i primi commenti sulla campagna. «Bellissimo! Mi segnalano code ai gazebo per firmare i referendum. Verbania, Bondeno (Ferrara), Morbegno, Gravedona (Como), via Osoppo (Milano), Crema, Torino, Treviso, Monfalcone. Grazie! Avanti così, che Renzi comincia a preoccuparsi». Altro appunto del Segretario Federale: «Già 250 firme raccolte a Genova, gente in coda a Como, Lissone, Trieste, Città di Castello, Besozzo, Grumello. Grazie di cuore ai nostri fantastici militanti».
Ecco alcune curiosità della prima giornata di mobilitazione nelle piazze, dopo l’“antipasto” di venerdì in via Dante a Milano. «Due frasi al gazebo di piazza Frattini - riferisce su Facebook Aldo Lettieri sempre a Milano -. “Sono comunista ma firmo lo stesso”, “guarda te se un fascista come me deve firmare ad un gazebo della Lega”. Ci abbiamo preso, avanti».
Ancora da Milano: «Gazebo in Comasina, oltre 200 firme e tanto entusiasmo. Avanti così!», «mattinata passata al mercato di viale Papiniano. 12 moduli da 15 firme completati per i 5 referendum. Grande successo».
A Torino un vigile urbano ha chiesto il permesso al banchetto della Lega, mentre a un metro di distanza alcuni venditori abusivi esponevano in bella evidenza la loro merce. «Questa amministrazione Fassino così come quella Chiamparino è proprio una vergogna - commenta Davide Cavallotto -. Grande Alessandro Sciretti che gli ha risposto: “Noi il permesso ce l’abbiamo, ma non glielo faccio vedere fino a quando non riporta l’ordine”».
A Morbegno, in Valtellina, il gazebo della Lega era proprio di fianco a quello dei grillini. Impietoso il confronto sull’afflusso di cittadini: affollato il primo, deserto l’altro. Già nel primo pomeriggio, poi, molti militanti annunciavano di aver riempito di firme tutti i moduli a disposizione.
Fra i pochi intoppi, a Caronno Pertusella (Varese) il Comune ha tentato di boicottare il lavoro della sezione locale: «Il segretario comunale - lamenta quest’ultima - non ci ha fatto avere per tempo i moduli vidimati (questione di sole 30 firme!) impedendo la raccolta firme».
Oggi si replica in tutta la Padania. Ma la mobilitazione continuerà nelle prossime settimane. Da domani, inoltre, si potranno sottoscrivere i referendum nel municipio del proprio Comune di residenza.

 

dalla Padania del 30.3.14

 
 
 

Maroni: l’EURO e l’Europa non FUNZIONANO più, presto grandi SORPRESE

Post n°1627 pubblicato il 27 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

«Dopo il voto in Francia mi attendo sviluppi interessanti alle elezioni europee. Noi siamo eurocritici, gli altri euroconservatori»

di Andrea Accorsi

L’euro è fallito, abbasso l’euro. I Governatori del Nord sparano ad alzo zero sulla moneta unica. E guardano al futuro rinfrancati dal successo degli euroscettici alle Amministrative in Francia: «Noi crediamo in un’altra Europa, che non è quella degli Stati».
Commentando l’affermazione del partito di Marine Le Pen nelle recenti elezioni d’Oltralpe, Roberto Maroni si è così espresso a margine di un incontro a Milano su “Un nuovo bilancio Ue per il Rinascimento industriale europeo”: «Dicono che quello di Le Pen sia un partito populista, ma inteso in senso positivo, è un vento del popolo. Il Front National non è un partito di estrema destra, ma un partito che pone una questione seria: questa Europa e questo euro non funzionano. La Lega sostiene questa posizione e credo che ci saranno degli sviluppi interessanti alle elezioni europee. Ci saranno grandi sorprese».
«Noi non siamo euroscettici - ha rimarcato il Governatore della Regione Lombardia - dal momento che ciò significherebbe nostalgia del passato, ma siamo eurocritici, che vuol dire guardare al futuro. L’Europa degli Stati non funziona più. Noi siamo eurocritici, gli altri sono euroconservatori».
Gli ha fatto eco il Governatore della Regione Veneto, Luca Zaia, ospite di Mattino 5: «Noi siamo nella categoria degli euroscettici, il che vuol dire che non siamo degli europirla, nel senso che è un tema che va nella direzione dei cittadini. Crediamo in un’altra Europa - ha aggiunto Zaia -, crediamo in un’Europa dove vi sia una dimensione politica di alto rango, visto e considerato che si è dimostrata a pessima gestione».
In mattinata, Matteo Salvini è stato ospite di Agorà, su Rai Tre. Nel corso della trasmissione è stato proposto agli spettatori un sondaggio: alla domanda “L’euro è morto?” la stragrande maggioranza ha risposto di sì.
«Dire chiaramente se si è a favore o contro la moneta unica, la questione oggi è questa - ha detto il Segretario federale della Lega Nord -. La Lega è contro, bisogna uscire dall’euro. Grillo schifa la Le Pen, ma fa un torto agli elettori del M5S. Vedere Renzi in Europa mi fa tristezza. Io non sono qui per sopravvivere. Quando ti rendi conto che ti sta crollando il tetto in testa, prima esci dalla casa, e poi pensi al resto».
Soffermandosi sull’ exploit del Front National, Salvini ha osservato: «La Le Pen fa della difesa dei francesi e della lotta all’immigrazione clandestina la sua bandiera. Apostrofare come estrema destra populista la Le Pen è sbagliato. Quello per il Front National è un voto di paura, è un voto di speranza. Il crimine è l’euro, se non si esce dall’euro è tutta aria fritta. La Le Pen tre anni fa non era in parlamento, oggi è il primo partito in Francia».
Ancora sulla moneta unica, Salvini ha ripreso in tv alcuni degli argomenti già spesi nella campagna “Basta euro tour”: «L’euro è finito, potranno tenerlo in vita artificialmente, ma è morto. Noi stiamo preparando il dopo. L’euro è stato costruito sulle esigenze della Germania, che è riuscita a fare con la moneta quello che non è riuscita a fare con i carri armati. Prima dell’euro in Italia c’era meno disoccupazione che in Germania, oggi è il doppio».

dalla "Padania" del 26.3.14

 
 
 

Profughi, l’ira del sindaco Pd: «Altre braccia alla criminalità»

Post n°1626 pubblicato il 25 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Achille Variati, primo cittadino di Vicenza: «Nessuno mi ha informato. E non volevamo ospitarli, perché il meccanismo non va bene. E io non ci sto più»

di A. A.

Contro i diktat del governo sui profughi, alzano la voce anche i sindaci di centrosinistra. Il caso più clamoroso è quello di Vicenza: il primo cittadino Achille Variati non ha nascosto la propria irritazione per il modo con il quale è stata gestita l’ultima emergenza profughi (leggasi clandestini). Ovvero, scavalcando la volontà degli Enti locali, anche di quelli che si erano detti contrari ad accogliere altri immigrati. Senza contare le conseguenze per i cittadini che, oltre a pagare di tasca loro l’accoglienza di alcuni profughi (come quelli alloggiati negli alberghi), andranno incontro ad un’altra, prevedibile ondata di crimini e reati ad opera degli ultimi arrivati.
Le parole spese da Variati sembrano le stesse dei tanti sindaci leghisti che si sono detti contrari all’arrivo, sul proprio territorio, di altre decine di disperati dai quattro angoli del mondo. Sentite qua: «Non ne sapevo nulla, non ho ricevuto alcuna comunicazione - sbotta il sindaco di Vicenza al Corriere del Veneto -. Noi eravamo fra quelli che non erano d’accordo ad ospitarli. Non per mancanza di cuore, ma perché è il meccanismo che non va». Proprio quello che sostengono i suoi colleghi del Carroccio.
«Sono le modalità di oggi - insiste Variati, che è del Pd e guida una Giunta di centrosinistra - che lo testimoniano, come lo hanno testimoniato i fatti di qualche anno fa. Questi arrivano, non sai se siano clandestini, a quali procedure di verifica siano stati sottoposti. Poi si disperdono nel territorio, senza lavoro, senza documenti. Io non voglio fornire nuove braccia alla criminalità urbana. Mi dispiace, questo è un modo sbagliato di agire da parte dello Stato. Io non sono disponibile».
Parole pesanti, accuse precise, destinate a scavare un solco tra l’Amministrazione cittadina e il governo centrale, di cui pure il Pd fa parte. A cominciare dal suo capo, Matteo Renzi. Ma, in fondo, a Vicenza è andata meglio che ad altri Comuni: nel capoluogo sono state destinate dal ministero dell’Interno non più di tre profughi, alloggiati in una cooperativa della periferia.
Meno di quelli arrivati per esempio a Schio, una decina, e ospitati dalla rete “Il mondo nella città” convenzionata con il ministero per dare accoglienza ai richiedenti asilo. Ma anche in questo caso il sindaco, Luigi Dalla Via, anche lui del Pd, lamenta come sia stato avvisato dalla prefettura anche se «avevamo già detto che a livello comunale non avevamo posti a disposizione».
Altri dieci profughi hanno trovato sistemazione a Bassano, in due appartamenti di una onlus, l’associazione “Casa a colori”, che da anni fornisce aiuta gli immigrati anche attraverso uno sportello ad essi riservato. Altri quattro extracomunitari sono finiti a Breganze, ospiti delle suore Orsoline.

dalla Padania del 25.3.14

 
 
 

Profughi, SOS del prefetto: «Non c’è posto». E Roma lo “punisce”

Post n°1625 pubblicato il 25 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Treviso al Viminale: territorio al collasso. Ma il ministero non sente ragioni: ordina di sistemare 40 profughi  e annuncia l’arrivo di altri 40 la prossima settimana

di A. A.

Ha provato a dire di no, il prefetto di Treviso. Ha cercato di far ragionare il Viminale, facendo osservare come, in provincia, sistemare altri profughi non fosse possibile. Risultato: Roma si è impuntata. E non solo ha imposto l’arrivo di quaranta degli immigrati sbarcati in Sicilia negli ultimi giorni, ma ne potrebbe spedire altri quaranta la prossima settimana.
Così impara, il prefetto Maria Augusta Marrosu, a tentare di farsi carico dei problemi del territorio, senza subire acriticamente le disposizioni dall’alto di chi, quel territorio, non lo conosce. E finisce solo col creare altri problemi.
A rivelare gli attriti intercorsi tra ministero dell’Interno e Prefettura di Treviso sull’ennesima emergenza profughi è la senatrice del Carroccio Patrizia Bisinella. «La Prefettura ha applicato un po’ di buonsenso - racconta - e ha comunicato tempestivamente che non c’era la possibilità di accogliere quei profughi perché sia i Comuni che la Provincia non avevano strutture disponibili. Per tutta risposta, il Viminale ha detto che se ne doveva occupare comunque, senza preoccuparsi di dove e come. E col passare delle ore ha comunicato l’arrivo di altri 40 profughi la prossima settimana». Uno schiaffo alla realtà locale, realtà che il prefetto Marrosu conosce perfettamente. «Ha il polso della situazione e ha capito la sensibilità del territorio - riconosce Bisinella -. È grave che il governo non ascolti un grido d’allarme lanciato da un organo dello Stato sul territorio. Da parte nostra, non mettiamo in discussione che si tratta di accogliere dei disperati, ma il modello di assistenza: è sbagliato il sistema di flussi incontrollati che il governo continua a consentire per poi destinarli al Nord, senza tenere conto che le strutture sono al collasso perché vi sono già passati in migliaia».
Con i servizi sociali dei Comuni privi di risorse e le strutture assistenziali pubbliche e private messe a dura prova anche per venire incontro alle necessità delle famiglie trevigiane, gli ultimi 40 profughi arrivati sono stati alloggiati nella sede parrocchiale di Ponzano Veneto, dove dormono su brande fornite dall’esercito, anziché in albergo, a spese dei cittadini, come richiesto dal ministero che fa capo ad Alfano.
«A Treviso - rimarca Bisinella - alle mense pubbliche e private c’è la fila di trevigiani che chiedono aiuto o ritirano gratuitamente generi alimentari di prima necessità perché hanno perso il lavoro e la casa. Reperire altre risorse è impossibile. Bisognerebbe innanzitutto verificare se tutti questi profughi hanno davvero titolo di esserlo, e poi evitare che si disperdano, fornendo manovalanza alla malavita, finendo sfruttati o creando problemi di sicurezza ai cittadini e alle forze dell’ordine che già sono insufficienti. E poi - conclude la parlamentare della Lega - questa è una provincia che ha sempre dato tanto, che ha il migliore tasso di accoglienza e di integrazione, e questo grazie al rispetto delle regole. Ma il governo la considera come una periferia, senza conoscerla».

dalla "Padania" del 25.3.14

 
 
 

Profughi via dal Pavese, presìdi e proteste contro il «disastro Alfano»

Post n°1624 pubblicato il 25 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Fugatti (Lega): vergognoso tagliare risorse alla polizia e poi sprecare i soldi per accogliere clandestini. Il governo è inadeguato nell’affrontare l’emergenza

di Andrea Accorsi

Roma ordina, i Comuni si ribellano. Si moltiplicano presìdi e proteste contro l’ultimo tsunami (in ordine di tempo) di clandestini da accogliere a forza sotto l’etichetta di profughi. E la battaglia comincia a dare i primi frutti: gli otto “profughi” destinati nel piccolo comune pavese di San Genesio e Uniti hanno preso un’altra strada.
«È venuta la Protezione civile e li ha portati via, per spostarli in un altro comune del Pavese - conferma il sindaco di San Genesio, Cristiano Migliavacca -. Fin da quando mi avevano chiamato dalla Prefettura, venerdì, ci eravamo subito opposti al loro arrivo. Anche l’albergatore che doveva accoglierli aveva detto di poterlo fare solo fino a martedì. Abbiamo chiesto di trovare una soluzione, per non farli girare per il paese. E sono gli unici che hanno spostato». Il merito, Migliavacca ne è certo, è anche del presidio del Carroccio. «È durato 89 ore - tiene a sottolineare - ed era non tanto contro chi doveva arrivare, ma per dire che la nostra gente non viene tenuta nella debita considerazione. Se non fosse stato fatto, magari il prefetto avrebbe preso la decisione di spostare i profughi con molta più calma».
A Bolzano ieri la Lega ha organizzato un presidio davanti alla struttura dove sono alloggiati gli immigrati clandestini arrivati in città. «È vergognoso - attacca il commissario della Lega Nord in Alto Adige-Südtirol, Maurizio Fugatti - che il governo tagli le risorse alle forze dell’ordine, togliendo molti presìdi di polizia, e poi sprechi i soldi pubblici per accogliere e mantenere i clandestini che lascia entrare indisturbati nel Paese. Ogni giorno che passa il governo Renzi, con i voti della Svp, mostra la propria inadeguatezza nell’affrontare quella che sta diventando una vera e propria emergenza».
L’assessore alla Sicurezza della Provincia di Milano, Stefano Bolognini, se la prende con il ministro dell’Interno. «Le politiche sull’immigrazione condotte da Alfano - afferma - si sono rivelate disastrose e hanno attirato sulle nostre coste decine di migliaia di clandestini e di finti richiedenti asilo, di cui il governo non è in grado di gestire la collocazione».
A Cortemaggiore, nel Piacentino, gli assessori leghisti in Giunta, Matteo Rancan e Luigi Merli, fanno scudo alle richieste della Prefettura di ospitare in un convento francescano parte dei 40 profughi arrivati in settimana a Piacenza: «Parliamo di un convento del Quattrocento, con chiostri e opere d’arte, un’opera da valorizzare e da mostrare ai turisti, non certo da utilizzare come albergo per i profughi». Per il segretario provinciale, Pietro Pisani, l’accoglienza ai migranti «è un affronto agli italiani che non hanno casa o vivono con una pensione da fame».
L’europarlamentare Mara Bizzotto critica la Confartigianato per essersi occupata della sistemazione di «presunti profughi» negli alberghi del Vicentino: «Già di per sé - accusa - è grave che il governo Renzi-Alfano voglia appioppare ai nostri territori una marea di clandestini in arrivo dal Nord Africa. Ma se questi immigrati vengono addirittura ospitati e smistati dalla Confartigianato, che a proprio nome ne cura la sistemazione negli hotel all’insaputa dei Comuni, siamo davvero fuori da ogni realtà» aggiunge Bizzotto, che ha depositato una interrogazione urgente sull’arrivo dei profughi nel Veneto.
Questa mattina il Segretario federale Matteo Salvini si occuperà del problema insieme ai parlamentari Massimo Bitonci e Nicola Molteni in un incontro con la stampa al Senato.

 

dalla Padania del 25.3.14

 
 
 

«VIA dall’euro se vogliamo riavere LAVORO e SPERANZA»

Post n°1623 pubblicato il 24 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Salvini fa tappa a Padova nel tour contro  la moneta unica: «Genocidio economico e culturale»

di Andrea Accorsi

«Il Veneto con la sua moneta tornerebbe a correre e venderemmo i nostri prodotti in Germania, non il contrario». Matteo Salvini conquista la platea che lo ascolta (i trecento posti della sala che ospita l’evento vanno presto esauriti, con gente in piedi lungo l’intero perimetro) nella regione che ha appena proclamato l’indipendenza virtuale. Ed esordisce nella tappa padovana del “Basta euro tour” dedicando un minuto di silenzio «a tutti quegli imprenditori che si sono suicidati perché strangolati dalla situazione economica e da una moneta criminale. Non potrebbe esserci risposta più chiara al perché ci si deve salvare».
Sull’uscita dall’euro, ironizza: «C’hanno fatto una testa tanta che fuori dall’euro c’è il nulla, pioverà sempre, gli animali non mangeranno più, ci ammaleremo tutti... Ma quando chiedi un numero a sostegno di questa tesi, non c’è». Il senso della campagna anti-euro è semplice: «Se uno ha mal di testa e per dodici anni prende la stessa pastiglia ma non gli passa, è stupido a continuare a prenderla. Noi abbiamo voglia di rischiare, di provare a cambiare pastiglia. E di riprenderci il lavoro e il futuro». Tutte facce della stessa medaglia, pardon moneta.
«La moneta è un tema identitario ed è un valore - lancia l’affondo il Segretario federale del Carroccio -. La moneta unica vuole imporre il pensiero unico di un uomo che nasce cresce spende e crepa senza voglia di pensare. Io ho il terrore di quello che è unico, che cancella le diversità, che non ti fa pensare: se non lo fai, anche i valori vengono meno, come la famiglia. Altro che fsta del papà, mercoledì per qualcuno dovevamo festeggiare la festa del genitore 2...».
Su queste basi, il voto di maggio vale molto di più di un rinnovo del Parlamento europeo. «Si voterà per un progetto economico ma anche di cultura e di società. L’Europa come mercato e grande opportunità? Pensano di farci vivere in un maxi centro commerciale, l’importante è che i prodotti arrivino tutti dalla Cina, dalla Turchia, dalla Germania». A proposito di Berlino. «Io non condanno la Merkel, fa gli interessi dei tedeschi, mentre i politici italiani fanno gli interessi dei tedeschi e dei cinesi. In questi sessanta giorni che mancano al voto vi chiedo di far ragionare, discutere, capire. Non pretendiamo di avere la verità in tasca, ma abbiamo più ragioni degli altri».
Salvini si aggancia poi all’ennesima emergenza immigrati per spiegare come «fa parte di un disegno, la distruzione di una società. E l’euro è lo strumento che tira le fila di questo disegno. La sua colpa più grande, oltre a far strage di imprese, di partite Iva, di agricoltori, oltre a imporci tagli e sacrifici, è il furto di speranza. L’Europa dell’euro significa grandi vantaggi per i grandi, e la condanna per i piccoli».
Quindi, uno sguardo al territorio che lo ospita. «Il Veneto non ha perso la voglia di lavorare, l’inventiva, lo spirito di sacrificio. No, ci hanno messo a correre i 100 metri con gli scarponi da sci. L’euro è un esperimento nato male e finito peggio: noi proviamo a offrire una uscita di sicurezza. La Lega ha un compito storico enorme, perché sola contro tutti, che è ricostruire speranza e fiducia per i nostri figli. Altro che tornare indietro, come vogliono etichettarci. Il vero passato è Renzi. Mentre con questa Europa stanno tornando a far venire la voglia ai popoli europei di ammazzarsi l’un l’altro».
Quanto all’ex “locomotiva del Nordest”, «il Veneto deve essere libero di fare il Veneto. Vogliamo solo tornare a lavorare. Difendere l’euro significa essere complici di un genocidio economico e culturale ed essere nemici del Veneto. Pagheranno di fronte alla storia questa complicità». Nel corso dell’intervento, entra in sala Flavio Tosi. «La miglior risposta - commenta pronto Salvini - per quei giornalisti che parlano di Lega solo se c’è da polemizzare e da dividere. Siamo una comunità in battaglia - conclude - per il referendum della vita. E io come Segretario non sono qui per sopravvivere, ma per vincere sognare sperare».

dalla "Padania" del 23.3.14

 
 
 

Tagli, riforme, lavoro: Maroni detta l’agenda a RENZI

Post n°1622 pubblicato il 20 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Oggi vertice a Roma: «Anche se il premier sembra provare fastidio, ci dovrà dare ascolto»

di Andrea Accorsi

Roberto Maroni “detta” l’agenda a Renzi. Occasione: l’incontro di oggi tra i presidenti delle Regioni e delle Province autonome e il presidente del Consiglio.
«Ho l’impressione che Matteo Renzi voglia saltare i “corpi intermedi” e rivolgersi direttamente ai cittadini. Se questo vuol dire non curarsi del metodo democratico, non va bene». Così si è espresso il Governatore lombardo a margine di un incontro nella sede milanese della Cisl sulla figura di Marco Biagi. Anche per la convocazione del vertice di oggi a Palazzo Chigi con le Regioni, rileva Maroni, il presidente del Consiglio «ha manifestato quasi fastidio per dover fare questa riunione. Io, a differenza sua - sottolinea il Governatore della Regione Lombardia - sono stato eletto democraticamente e quindi non può pensare che dialogare con le Regioni sia una cosa fastidiosa».
SPENDING REVIEW. Anticipando alcuni contenuti degli incontri con l’esecutivo, Maroni è tornato a invitare Palazzo Chigi a prendere la Lombardia come esempio per recuperare risorse. «Vogliono recuperare 3 miliardi? Possono essere più ambiziosi, basta che prendano la nostra Regione come modello e solo nella Sanità ne risparmierebbero almeno 10. Se il governo intende muoversi in questa direzione, bene. Se invece hanno in mente tagli lineari per i quali tutte le Regioni devono ridurre del 10-15 per cento la spesa sanitaria, dico no grazie. Se Renzi pensa di continuare a penalizzare le Regioni virtuose, per noi sarà una dichiarazione di guerra».
AUTONOMIA. «Si sta discutendo un documento comune, che vede l’adesione delle Regioni e di Anci, cioè del mondo delle autonomie. È importante che il mondo delle autonomie e dei territori si presenti unito e compatto e con una proposta condivisa». Maroni ha risposto così alle domande dei giornalisti, ieri a Roma, a margine della Conferenza straordinaria delle Regioni sul tema delle riforme. «Ho chiesto - ha proseguito - che sia un documento più ambizioso e contenga richieste più significative per le Regioni. A me piace il Senato delle Regioni modello Bundesrat, dove sono rappresentate le Regioni, con chi le governa e con vincolo di mandato. Le cose importanti sono due - ha chiosato il Governatore -. Primo: no alla proposta del governo di metterci i senatori a vita, non avrebbe senso; secondo: la possibilità, per le Regioni che lo vogliano, di prendere più competenze e non avere misure a taglia unica per tutti. La Lombardia può fare cose che il Molise non può o non vuole fare. Il governo non può non ascoltarci e non accogliere le nostre proposte. Se no faremo la rivoluzione».
OCCUPAZIONE. Altro punto suggerito da Maroni, un tavolo sul lavoro per Expo, come proposto dal segretario lombardo della Cisl, Gianluigi Petteni. «Una proposta importante - ha detto il Governatore - che io vorrei estendere per creare un modello da applicare al mercato del lavoro nel suo complesso. La riforma Biagi è incompiuta, non si è ancora fatto quello “Statuto dei lavori” che era la novità assoluta e la svolta vera nel mondo del lavoro. Il “Jobs act” è deludente da questo punto di vista e io voglio raccogliere la sfida lanciata dalla Cisl lombarda: facciamo un tavolo per innovare, non solo per Expo, ma per creare un modello che possa servire al mondo del lavoro italiano che possa renderlo più competitivo, più inclusivo, con maggiori opportunità».
AMMORTIZZATORI.  «Sulla cassa integrazione in deroga abbiamo fatto più di quanto prevede la legge, anticipando le somme stanziate dal governo. Non possiamo però sostituirci all’Esecutivo, perché la legge non lo consente. Purtroppo stiamo pagando la cassa del 2013 con le risorse del 2014, perché mancano gli stanziamenti del governo. Questa è un’altra delle richieste che avanzerò al presidente del Consiglio: garantisca la copertura della cassa integrazione in deroga, altrimenti scoppia la rivoluzione».
ELECTROLUX. «Il governo dovrebbe fare quello che stiamo facendo in Lombardia: attrarre investimenti in innovazione e ricerca. Lo abbiamo fatto con Whirpool che, invece di andarsene all’estero, ha chiuso uno stabilimento in Svezia, per mantenere un sito produttivo in Italia. Lo ha fatto perché noi abbiamo garantito un importante sostegno alle aziende che vengono da noi per innovare».
MANTOVA.  «Sarò a Palazzo Chigi anche per parlare delle risorse che il governo ha promesso per le zone terremotate del Mantovano, ma che non sono ancora arrivate. È un’altra promessa non mantenuta. Solleciterò il governo a darci questi soldi».
IL RICORDO DI BIAGI. «Ho lavorato con Marco Biagi quasi un anno, dal maggio del 2001, quando venni nominato ministro del Welfare, fino al giorno della sua tragica morte. Si presentò con grande timidezza. Non chiese nulla per sé, ma solo di poter continuare la sua esperienza di elaborazione e di studio sul mercato del lavoro, con il timore che io, esponente di una parte politica diversa dalla sua, potessi dirgli di no. Al contrario, io gli consentii di lavorare e insieme a Maurizio Sacconi, Michele Tiraboschi, Carlo Dell’Aringa e altri, formarono una squadra eccezionale. Non voglio prendermi meriti particolari per il “Libro bianco”, se non quello di avergli dato la possibilità di lavorare. E il frutto di quell’impegno è ancora attualissimo».

dalla Padania del 20.3.14

 
 
 

Sulle buste paga Renzi fa il gioco delle tre carte

Post n°1621 pubblicato il 19 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

«Ci saranno 80 euro in più». Ma per i consulenti del lavoro i conti non tornano. E se sarà abolita la detrazione per il coniuge a carico, stipendi più leggeri da 700 a 1.000 euro all’anno

di Andrea Accorsi

Altro che più soldi in busta paga, Renzi fa il gioco delle tre carte. Promette un premio di 80 euro al mese in più in busta paga, ma non dice che cosa toglierà in cambio. Mentre per i consulenti del lavoro i conti proprio non tornano. Insomma, il bonus fiscale annunciato dal premier la scorsa settimana rischia di rivelarsi l’ennesimo bluff di Renzi-Pinocchio.
È di questo avviso Massimiliano Fedriga, capogruppo in commissione Lavoro a Montecitorio. Che fa subito i conti in tasca nel caso in cui, come previsto dal Jobs Act, venga abolita la detrazione in busta paga per il coniuge a carico. «Parliamo - spiega - di un taglio dello stipendio, o della pensione, di circa mille euro annui per chi ha un reddito compreso tra gli 8 e i 20 mila euro annui, e di circa 700 euro per chi ha un reddito da 21 a 25 mila euro annui. Un grande bluff per tutte le famiglie di lavoratori e pensionati monoreddito. La fregatura - insiste Fedriga - sta anche nel fatto che questo taglio include solo i dipendenti del settore privato ma non coinvolge i dipendenti pubblici».
Ma i conti delle manovre fiscali annunciate da Matteo Renzi non quadrano neppure per chi di quei conti se ne intende. «È difficile quantificare esattamente il bonus fiscale annunciato dal premier - sostiene la Fondazione studi dei consulenti del lavoro - perché i numeri su cui fare i conteggi non combaciano». La platea individuata dall’esecutivo è infatti differente dalla platea dei beneficiari calcolata nei dati ufficiali dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Per il presidente della Fondazione, Rosario De Luca, «mancano 4 miliardi sugli sgravi Irpef oppure non sono stati conteggiati 4 milioni di incapienti (i contribuenti con un reddito fino a 8 mila euro annui, troppo basso per usufruire di sgravi fiscali, nda). O servono più soldi, o non tutte le categorie citate ne usufruiranno o verrà distribuito un bonus inferiore a quanto previsto».
I dati ufficiali del Mef individuano in 16.698.331 la platea di beneficiari, così suddivisa: 3.942.147 gli incapienti; 3.931.818 tra gli 8 mila e i 15 mila euro di reddito l’anno; 3.645.167 tra i 15 mila e i 20 mila euro; 5.179.099 tra i 20 mila e i 30 mila euro di reddito annui. Se così fosse, i soldi in tasca ai lavoratori scenderebbero a 666,67 euro annui dai mille annunciati da Renzi.
Fedriga ha attaccato Renzi anche durante il dibattito alla Camera sul decreto che proroga gli automatismi stipendiali per il personale della scuola. «Alla prova dei fatti il Pd si sbugiarda da solo. Su emendamenti da qualche milione di euro, dicono che mancano le coperture. Peccato che le coperture siano quelle che ha indicato Renzi, ossia l’aumento di tassazione sulle rendite finanziarie, che lo stesso premier ha quantificato in 2,6 miliardi di euro. Dunque, o la commissione Bilancio è formata da un gruppo di squilibrati, e non credo, oppure Renzi ha raccontato l’ennesima bufala. Il presidente del Consiglio - tira le somme Fedriga - fa il televenditore della peggiore specie: con le sue ricette fatte solo di spot vende come fatte cose irrealizzabili. Le sue false verità, ormai, piacciono solo alla Merkel».

dalla "Padania" del 19.3.14

 
 
 

La spending review adesso se la prende con le PENSIONI

Post n°1620 pubblicato il 19 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Il commissario Cottarelli al Senato: scelta politica, ma i risparmi si aggirano sull’1% della spesa totale

di A. A.

Un taglio di spesa anche sulle pensioni. Ma, tranquilli: sarà solo dell’1 per cento, «molto meno che in altri settori». Parola del commissario alla revisione della spesa Carlo Cottarelli, ieri in audizione al Senato.
«Il tema delle pensioni ha suscitato grande interesse - ha detto il commissario -. Queste sono scelte politiche, si può anche pensare che sia un comparto che non si vuole toccare». In ogni caso, se anche le pensioni subiranno dei tagli, «si tratta di 270 miliardi, è un tema delicato, e nella proposta i risparmi sono nell’ordine dell’1% della spesa totale. È un contributo molto inferiore ad altri settori, per esempio per i costi della politica i risparmi previsti sono del 10%», ha insistito Cottarelli. Quanto alle pensioni di invalidità, «non si tratta di ridurle ma di combattere gli abusi».
Se da ieri qualche milione di pensionati non possono dormire sonni tranquilli, brutti pensieri agitano anche la mente di quanti dovranno ricorrere alla sanità pubblica. «Il sistema sanitario nazionale è sostenibile, non credo che servano cambiamenti radicali» assicura Cottarelli, per il quale, fra i risparmi considerati nel documento che ha messo a punto, quelli nel settore sanità «sono abbastanza contenuti»: una formula che può voler dire tutto e niente. «Non c’è da rivedere completamente il sistema - spiega -. C’è un’azione di risparmio e di efficientamento compreso negli acquisti di beni e servizi. Ci sono poi - aggiunge, scoprendo l’acqua calda - grosse disparità tra Regioni, il che spinge verso una piena attuazione dei costi standard». Toh, quello che la Lega va dicendo dalla notte dei tempi...
Ma Cottarelli ne ha anche per i carrozzoni statali e i dipendenti pubblici. Fra gli «enti inutili» da abolire, afferma convinto, c’è «il Cnel», cioè il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. Quanto al piano di 85 mila esuberi nella Pubblica amministrazione, «è una prima stima di massima», una cifra «che va affinata sulla base delle effettive riforme», ha detto, spiegando che adesso «siamo in una prima fase di raccolta, poi partirà la fase delle proposte a metà settembre. Tutti gli interventi strutturali comporteranno degli esuberi - ha chiarito il commissario - ma vi è anche la possibilità di riassorbirli in altre parti: da qui l’importanza dedicata alla mobilità nella Pa».
Cottarelli ha poi spiegato che adesso il piano «non è quello finale». Il testo «è stato consegnato alla presidenza del Consiglio che ha già dato dei suggerimenti sulle aree da approfondire. Il governo ha indicato che la versione finale dovrebbe essere pubblicata con il Def (il Documento di programmazione economica finanziaria del governo, nda), quindi c’è tempo per fare revisioni». Mettendolo in pratica a maggio, si potranno risparmiare entro l’anno da 3 a 5 miliardi di euro.

dalla Padania del 19.3.14

 
 
 

SICUREZZA ADDIO Lo Stato smobilita Polizia e Carabinieri

Post n°1619 pubblicato il 18 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Lega e sindacati di settore annunciano battaglia contro i tagli programmati dalla spending review

di Andrea Accorsi

È la sicurezza il nuovo fronte sul quale la Lega intende combattere le scelte del governo centrale. Nel mirino, i drastici tagli alle forze di polizia avviati in nome della spending review. Con quale risultato, è presto detto: la chiusura di centinaia di presìdi di polizia e carabinieri su tutto il territorio nazionale, frontiere sempre meno sorvegliate e il ridimensionamento di nuclei specializzati come quelli di contrasto ai reati informatici, cioè proprio i reati in maggiore aumento.
Per dare un’idea della dimensione dei tagli annunciati, basti dire che verranno chiusi ben 266 presìdi della polizia (uno su sei): 11 commissariati, 4 nuclei artificieri, 74 di Polizia Ferroviaria, 72 di Polizia Postale, 27 di Polizia Stradale, 14 del settore frontiera, 50 della squadra nautica, 9 della squadra a cavallo e 5 della squadra sommozzatori. Finiranno in mobilità migliaia di agenti. Ancora, saranno smobilitate sette compagnie dei carabinieri, in sedi ancora da individuare.
Tutto questo dopo gli “svuotacarceri”, dopo che gli investimenti per la sicurezza negli ultimi cinque anni sono stati ridotti di oltre 4 miliardi di euro e che gli operatori della Polizia sono passati da 103 mila nel 2003 a 94 mila nel 2013. Con i contratti fermi al 2009, gli stipendi più bassi d’Europa e un tetto retributivo che per tutto il 2014 impedisce di guadagnare di più rispetto al 2010.
Contro questa politica di ridimensionamento delle forze dell’ordine e disarmo dello Stato nei confronti della criminalità, i sindacati di settore sono già sul piede di guerra. Fra gli altri, il Sap punta il dito contro la soppressione della Polizia Postale di Varese e del posto Polfer di Luino, mentre il settore Polfrontiera della stessa città vicina al confine svizzero verrebbe trasformato in commissariato. Ai sindacati si affianca il Carroccio, che oggi organizzerà un presidio alla stazione ferroviaria di frontiera con l’Austria per protestare contro la decisione del governo, sostenuta dai voti dell’Svp, di chiudere la stazione Polfer al confine del Brennero.
«Con questa decisione - lamenta il commissario della Lega Nord in Alto Adige-Südtirol, Maurizio Fugatti - il confine di Stato non esisterà più per chi arriva con i treni e chiunque sarà libero di entrare nel Paese. Con l’eliminazione anche della Polfer di Fortezza, il primo servizio è previsto a Bressanone, molti chilometri a sud del Brennero. Dopo gli annunci spot di Matteo Renzi dei tagli agli sprechi e ai costi della politica, il primo atto concreto della spending review ha riguardato esclusivamente le forze dell’ordine. Un provvedimento vergognoso - attacca Fugatti - che mette a rischio la sicurezza dei cittadini onesti e complica il già difficile lavoro della Polizia».
Nelle prossime settimane è attesa una forte iniziativa della Lega in Parlamento. Nell’attesa, si moltiplicano le prese di posizione nei territori colpiti dai tagli. L’ultima in ordine di tempo è di ieri e riguarda una regione nella quale la sorveglianza del confine nazionale è da sempre un tema delicato: la Liguria. In una interrogazione al ministro dell’Interno si sottolinea come la regione «più di altre sarà colpita duramente dai tagli, addirittura con la soppressione di 20 uffici territoriali e l’ulteriore declassamento di altri presìdi». E tutto questo mentre le statistiche pongono le sue quattro province ai vertici delle classifiche per numero di reati, quali furti in appartamento, rapine e omicidi.
Il deputato Nicola Molteni lancia un appello ai colleghi di ogni partito per evitare il taglio della “Postale” di Como, i parlamentari bresciani Davide Caparini, Stefano Borghesi e Raffaele Volpi se la prendono con il ministro Alfano per la chiusura dei presìdi di Polizia di Salò e di Iseo, oltre al declassamento della Polizia di Frontiera di Montichiari. «È evidente - denunciano - che la scelta di chiudere ben 266 presìdi territoriali è un regalo all’illegalità ed è incompatibile con la richiesta di maggiore sicurezza. Soprattutto in un momento in cui andrebbe rafforzata l’attività di controllo e prevenzione».
La consigliera regionale veneta Arianna Lazzarini si appella al Viminale perché non chiuda le sedi provinciali della Polizia Postale come previsto dal piano dei tagli (resterebbero operative solo quelle presenti presso le Corti d’Appello). «È indispensabile - afferma -mantenere un’azione di tutela verso i cittadini, in particolare i minori. Il numero dei reati che avvengono su internet è in continua crescita e a farne le spese spesso sono i più giovani».
Nella mannaia dei tagli governativi finiscono poi tutte le province dell’Emilia-Romagna: solo a Bologna, la Polfer di San Benedetto Val di Sambro e la squadra a cavallo cittadina. «Un attacco dello Stato alla sicurezza dei cittadini. Alfano non può avallare questo scempio» taglia corto il consigliere regionale Manes Bernardini, che chiede l’intervento della Regione affinché si attivi presso il Viminale «per scongiurare lo smantellamento della rete di sicurezza nazionale».

dalla "Padania" de 18.3.14

 
 
 

BASTA EURO a Pontida: pronto a stracciarlo uno su tre

Post n°1618 pubblicato il 11 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

di A. A.

Cresce la disaffezione degli italiani per la moneta unica. Il 30 per cento dei cittadini è favorevole all’uscita dall’euro: questo il risultato di un sondaggio realizzato da Coesis Research, l’istituto di ricerche di mercato diretto da Alessandro Amadori.
«Si tratta - spiegano i ricercatori dell’istituto - di poco più di 16 milioni di cittadini, soprattutto al Centro-Sud dove la nostalgia per la lira è leggermente maggiore che al Nord». Gli autori del sondaggio tengono a precisare che si tratta di un dato in crescita rispetto a quanto emerso nei mesi precedenti. Secondo un sondaggio Swg del 4 febbraio scorso, a fronte di un 32% di italiani favorevoli all’uscita del Paese dall’euro, i contrari erano meno della metà (49%), mentre quasi un cittadino su cinque (il 19%) si dichiarava incerto.
Proprio all’euro sarà dedicato il manifesto ufficiale del prossimo raduno della Lega Nord a Pontida. “Un’altra Europa è possibile. Basta euro”: saranno queste le parole chiave del tradizionale appuntamento, fissato per domenica 4 maggio. Ad annunciare la data era stato Matteo Salvini lo scorso 20 gennaio. Ora c’è anche il manifesto ufficiale del raduno di Pontida 2014, il primo da quando Salvini guida il Movimento. È stato lo stesso Segretario federale a divulgarlo per primo, ieri sera, sul web.

 

dalla "Padania" dell'11.3.14

 
 
 

L’8 MARZO del Carroccio: non mimose, ma ASILI gratis

Post n°1617 pubblicato il 10 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Illustrata in 50 piazze del Nord la proposta di legge della Lega a favore delle donne, spesso costrette a scegliere tra lavoro e figli a causa degli alti costi dei “nidi”

di Andrea Accorsi

Mimose? No grazie, meglio iniziative concrete. L’8 Marzo della Lega è coinciso con la campagna a sostegno della proposta di legge per gli asili nido gratuiti. Un regalo per tutte le mamme, come recitano i manifesti stampati per l’occasione.
L’iniziativa è stata illustrata in cinquanta piazze del Nord. Si tratta di un aiuto concreto e mirato del costo stimato in 1 miliardo e 200 mila euro, che il Carroccio ha pensato di finanziare facendo leva sui money transfer, sul gioco d’azzardo e su maggiori imposte per banche e assicurazioni.
«Abbiamo regalato mimose alle donne di passaggio e a tutte abbiamo spiegato la nostra proposta di legge - racconta il capogruppo al Senato, Massimo Bitonci -. Sono anche intervenuto personalmente con alcune persone spiegando perché sono contrario alla parità di genere e all’alternanza nelle liste elettorali: nella politica, come nell’amministrazione e nel lavoro, non è questo il modo per dare spazio e qualificare le donne. Semmai, occorre fare come nei Paesi del Nord, Svezia, Norvegia e Danimarca, dove le donne che che fanno politica sono davvero aiutate, come vuole la nostra proposta di legge, con servizi gratuiti per le donne, così da svincolarle dai carichi familiari. Non servono certo “quote rosa” o liste bloccate, come si discute in questi giorni a proposito della legge elettorale: semmai occorre dare la possibilità alle donne di candidarsi e di essere elette perché se lo meritano. E molte di loro - conclude Bitonci - mi hanno dato ragione, dicendo che per loro le altre proposte sono persino offensive».
Gazebo “in rosa”, fra le altre città, a Piacenza, nei giardini Margherita, per la stessa proposta di legge che presto approderà all’attenzione del Governatore dell’Emilia-Romagna, Vasco Errani, al quale il consigliere regionale Stefano Cavalli chiederà di sostenerne i contenuti. «Sfidiamo l’esecutivo su un’iniziativa di buon senso - spiega il segretario provinciale, Pietro Pisani -. La Lega ha indicato proposta e coperture: aumento della tassazione sul gioco d’azzardo, aumento dell’Imu sugli immobili di banche e assicurazioni, imposta sui soldi che gli immigrati inviano all’estero. Renzi, a questo punto, non ha alibi, deve scegliere se stare con i poteri forti o con le madri, a favore della famiglia».
Un impegno che il consigliere Cavalli chiederà di sostenere anche al presidente della Regione: «L’Emilia-Romagna è leader in Italia per copertura del servizio asili nido, in linea con i parametri europei. Sarebbe quindi significativo che, pur da diverse posizioni politiche, si sostenesse questa iniziativa. Troppe volte le donne sono costrette a scegliere tra lavoro e figli a causa degli alti costi degli asili».

dalla "Padania" del 9.3.14

 
 
 

COLPO DI SCENA Sui “derivati” le toghe assolvono le banche

Post n°1616 pubblicato il 08 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Ribaltata in appello la sentenza di primo grado che aveva risarcito il Comune di Milano con 89 milioni

di A. A.

Tutti assolti, perché il fatto non sussiste. La Corte d’Appello di Milano ha assolto Ubs, Deutsche Bank, Depfa Bank e Jp Morgan, imputate per la presunta truffa dei derivati ai danni del Comune di Milano. I giudici hanno così ribaltato la sentenza di primo grado, quando le quattro banche erano state condannate al pagamento di un milione di euro di multa ciascuna e alla confisca di 89 milioni di euro. La Corte d’Appello, presieduta da Luigi Martino, ha assolto anche i 9 manager ed ex manager degli istituti di credito imputati.
Invano il sostituto procuratore generale Piero De Petris aveva chiesto la conferma della condanna inflitta in primo grado. Riguardo ai 9 manager ed ex manager imputati, il pg aveva chiesto per quattro di loro di non doversi procedere per prescrizione, per altri quattro condanne di circa 6 mesi e un’assoluzione. Revocata infine la maxi-confisca decisa in primo grado.
I derivati sono strumenti finanziari la cui caratteristica principale è di avere un valore che, appunto, deriva da quello delle attività a cui sono legati (il cosiddetto sottostante), quali valute, merci, titoli, crediti, indici finanziari. I derivati sono nati per coprire le imprese e le istituzioni da una serie di rischi legati alle loro attività quali il cambio, il tasso di interesse, l’oscillazione dei prezzi delle materie prime. A causa della loro elevata volatilità, sono diventati uno degli strumenti principali utilizzati dagli speculatori.
Questi strumenti finanziari possono essere quotati sui mercati regolamentati e quindi standardizzati per scadenze, ammontare e termine di consegna, oppure configurati sulle specifiche esigenze del contraente. Spesso hanno per oggetto attività e/o scadenze non disponibili nei mercati organizzati. Uno swap, in particolare, implica un accordo privato tra due parti che si scambiano flussi di cassa a date certe, secondo una formulazione predefinita. I future, invece, sono contratti per l’acquisto o la vendita di quantità standardizzate di merci, valute, attività finanziarie, ad un prezzo e ad una data futura prestabiliti. Infine l’opzione consiste in un diritto, ma non in un obbligo, a comprare o a vendere un certo bene (ad esempio un titolo azionario) ad un prezzo prefissato, entro o in una certa data.
«La sentenza conferma la validità della scelta del Comune di Milano di stipulare un accordo extragiudiziale con le banche» ha commentato il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Due anni fa Palazzo Marino ha siglato con sei istituti bancari un accordo «che ha consentito al Comune entrate pari a 455 milioni di euro da qui al 2035, di cui 40 già incassati nel 2012 - ha spiegato Pisapia -. A ciò si aggiungeranno per l’intero periodo, a favore del Comune, gli interessi attivi su tali somme. Questa Amministrazione non solo ha posto fine a un contenzioso iniziato anni prima, ma ha anche trovato una soluzione economicamente vantaggiosa indipendentemente dall’esito del processo penale».

dalla Padania dell'8.3.14

 
 
 

Scoperta “banca” della ’ndrangheta IN BRIANZA

Post n°1615 pubblicato il 06 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

In un ufficio di Seveso il presunto boss Pensabene gestiva centinaia di milioni di euro frutto di estorsioni e prestiti a usura, grazie alla collusione con imprenditori e impiegati postali

di Andrea Accorsi

Adesso le cosche al Nord si fanno pure la banca. Obiettivo: riciclare i proventi di estorsioni e prestiti a usura, potendo contare sulla collusione di imprenditori, oltre che di impiegati postali e bancari. L’ha scoperto la polizia nell’indagine che ha portato a 40 arresti, 17 dei quali per associazione di stampo mafioso, nei confronti di presunti appartenenti alla ’ndrangheta operanti in Lombardia e che avevano assunto la reggenza della “locale” di Desio.
La banca clandestina delle ’ndrine era in corso Isonzo a Seveso (nella foto): «Un ufficio - lo ha descritto il procuratore aggiunto di Milano, Ilda Boccassini - in cui le condizioni logistiche erano al di sotto della soglia del vivere civile. Eppure in questo luogo Giuseppe Pensabene (il presunto capo del clan radicato in Brianza, nda) e i suoi sodali sono riusciti a gestire centinaia di milioni di euro. In quell’ufficio - prosegue il magistrato - hanno avuto la possibilità di irretire imprenditori, alcuni dei quali hanno visto la convenienza di frodare lo Stato con fatture false, assegni con prestanome e altro. Al centro di tutto c’è la potenza economica dell’organizzazione, che avendo capitali freschi in un periodo di crisi, diventa attraente per molti».
I capitali accumulati, oltre ad essere esportati in Svizzera e a San Marino, venivano reimpiegati attraverso l’acquisizione di attività dal settore edilizio agli appalti e lavori pubblici, dai trasporti alla nautica, dalle energie rinnovabili alla ristorazione. In una intercettazione uno degli arrestati, Maurizio Morabito, parla del boss alla stregua di «una Banca d’Italia»: «Ci vuole la Banca di Italia per davvero con te... e abbiamo bisogno della Banca di Italia? Tutti i giorni abbiamo... 50, 60, 30 (mila euro, nda)». In un’altra telefonata, Pensabene sostiene che Domenico Zema, ex assessore all’Urbanistica di Cesano Maderno in quota a Forza Italia e fra i presunti capi della “locale” di Desio, avrebbe portato voti all’ex assessore regionale Massimo Ponzoni (Pdl). «Ha portato una persona lui su al vertice - dice il presunto boss nell’aprile 2010 - che oggi è al vertice qua... È il braccio destro di Formigoni... Lo ha appoggiato forte Zema tutte le amicizie sue, i voti suoi glieli ha dati tutti a questo Ponzoni». Zema è stato arrestato nel 2000 in un’inchiesta del Ros di Reggio Calabria; Ponzoni nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Monza sul “crac Pellicano”.
Ancora una volta, lamentano gli investigatori, gli imprenditori e i commercianti vittime di usura hanno preferito non denunciare nulla, neppure dopo essere stati minacciati o malmenati. «Il dato nuovo e preoccupante - scrive il gip di Milano Simone Luerti, nell’ordinanza di custodia cautelare - è il fatto che i fenomeni di compenetrazione tra mafia e impresa» traggono linfa da «un intenso e disinvolto connubio tra forme evolute di associazioni mafiose e imprenditori calabresi e lombardi, pronti a fare affari illegali insieme come se niente fosse».
Fra gli imprenditori finiti nella morsa dell’organizzazione, anche il costruttore edile Antonio Rosati, già presidente del Varese Calcio e vice presidente esecutivo del Genoa, e l’ex dg della Spal Giambortolo Pozzi. L’ex presidente della Nocerina, Giuseppe De Marinis, avrebbe “pagato” un debito usurario subendo un violento pestaggio.

 

dalla "Padania" del 5.3.14

 
 
 

Imprenditore, paga e Tasi Dal nuovo tributo di Renzi stangata da UN MILIARDO per le AZIENDE

Post n°1614 pubblicato il 03 Marzo 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Per la Cgia l’importo complessivo dell’imposta potrebbe essere addirittura il doppio. Bortolussi: «Considerate le difficoltà finanziarie dei Comuni, molti applicheranno un’aliquota superiore a quella base»

di Andrea Accorsi

Stangata Tasi sulle imprese. Il nuovo tributo sui servizi indivisibili costerà almeno un miliardo di euro: è l’analisi compiuta dall’Ufficio studi della Cgia. L’importo, che l’Associazione artigiani piccole imprese di Mestre ritiene addirittura «sottostimato», è stato calcolato applicando l’aliquota base dell’1 per mille.
«Alla luce delle difficoltà finanziarie in cui versano moltissime Amministrazioni comunali - afferma il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi - molti sindaci applicheranno un’aliquota sugli immobili strumentali ben superiore a quella base. Di conseguenza, il prelievo che graverà sugli oltre 4.400.000 unità immobiliari ad uso produttivo sarà sicuramente superiore al miliardo di euro inizialmente stimato dal nostro ufficio studi».
Sempre l’Ufficio studi della Cgia ha elaborato una seconda ipotesi utilizzando l’aliquota del 2,07 per mille. Sulla base delle decisioni prese venerdì dalla presidenza del Consiglio dei ministri, l’aliquota massima Imu più Tasi sulle abitazioni diverse da quella principale e sugli immobili strumentali potrà arrivare all’11,4 per mille; se teniamo conto che l’aliquota Imu media applicata a livello nazionale nel 2012 (il dato 2013 non è ancora disponibile) sugli immobili destinati ad uso produttivo è stata del 9,33 per mille, si deduce che l’aliquota Tasi del 2,07 per mille costituisce, nel secondo caso, la soglia massima applicabile agli immobili strumentali: infatti corrisponde alla differenza tra l’11,4 per mille e il 9,33 mille.
Ebbene, in questa seconda simulazione l’aumento potrebbe superare addirittura i due miliardi di euro. «È chiaro - sottolinea Bortolussi - che ci troviamo di fronte ad un caso limite puramente teorico, tuttavia di una cosa siamo certi: il prelievo della Tasi su negozi, uffici e capannoni supererà il miliardo». Dalla Cgia tengono a sottolineare che la Tasi assorbirà la maggiorazione Tares pagata nel 2013. Secondo le stime elaborate dal ministero dell’Economia, il gettito complessivo della maggiorazione dovrebbe aggirarsi attorno al miliardo di euro. Quella riconducibile agli immobili ad uso produttivo dovrebbe valere qualche centinaia di milioni di euro che, pertanto, devono essere sottratti all’aggravio provocato dall’applicazione della Tasi.
Per Bortolussi «è indispensabile che il governo Renzi intervenga subito per modificare gli effetti della Tasi sulle attività produttive. Promettere la riduzione dell’Irap, il pagamento di tutti i debiti accumulati in questi anni dalla Pubblica amministrazione e l’istituzione di un fondo di garanzia per agevolare l’accesso al credito delle Pmi, va benissimo. Approvare nel primo Consiglio dei ministri un decreto che aggrava ulteriormente il carico fiscale sulle aziende, non va assolutamente bene». Con la Tasi all’uno per mille, l’aggravio sui capannoni sarà di 649 milioni di euro. Una cifra che rischia di mettere in ginocchio molte attività, soprattutto di piccola dimensione.
«Dopo le tante parole e i proclami a vuoto di Matteo Renzi, il primo atto del suo governo è stata una stangata da un miliardo di euro alle imprese - scrive in una nota il deputato Filippo Busin -. Se il buongiorno si vede dal mattino, per l’economia del Paese è notte fonda». «Matteo Renzi inizia molto male - gli fa eco l’on. Guido Guidesi -proseguendo nella politica delle tasse del precedente governo. Rendere flessibile l’aliquota della Tasi sarà un beneficio per gli Enti locali che peserà ancora una volta sulle tasche dei cittadini».

dalla Padania del 2.3.14

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: accorsiferro
Data di creazione: 04/03/2006
 

IL FILM CHE ABBIAMO VISTO IERI SERA

Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionato con la mutua**

Legenda:

** = merita
*   = non merita

 

I LIBRI CHE STIAMO LEGGENDO

Andrea:

Kate Quinn

Fiori dalla cenere

(Nord)

 

I NOSTRI LIBRI PREFERITI

Anna Karenina di Lev Tolstoj

Assassinio sull'Orient-Express di Agatha Christie

Cime tempestose di Emily Bronte

Dieci piccoli indiani di Agatha Christie

Genealogia della morale di Friedrich Nietzsche

Guerra e pace di Lev Tolstoj

Illusioni perdute di Honoré de Balzac

Jane Eyre di Charlotte Brontë

Le affinità elettive di Johann W. Goethe

Madame Bovary di Gustave Flaubert

Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov

Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse

Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen

 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963