Un po' di noi...

Libri, articoli e altro di Andrea e Daniela

 

I LIBRI DI ANDREA

- 35 borghi imperdibili a due passi da Milano (2019)

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- 35 borghi montani imperdibili della Lombardia (2019)

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- Il patrimonio immateriale dell'Unesco (2019)

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- L'arte della botanica nei secoli (2018)

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- 35 borghi imperdibili della Lombardia (2018)

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- I grandi delitti italiani risolti o irrisolti (2013, nuova edizione aggiornata)

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- Bande criminali (2009, esaurito)

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- La sanguinosa storia dei serial killer (2003, esaurito)

 

I NOSTRI LIBRI

- Itinerari imperdibili - Laghi della Lombardia (2018)

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- Caro amico ti ho ucciso (2016)

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- Milano criminale (2015, II edizione)

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- I 100 delitti di Milano (2014)

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- I personaggi più malvagi della storia di Milano (2013)

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- Milano giallo e nera (2013)

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- Gli attentati e le stragi che hanno sconvolto l'Italia (2013)

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- Le famiglie più malvagie della storia (2011, II edizione)

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- 101 personaggi che hanno fatto grande Milano (2010)

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- Il grande libro dei misteri di Milano risolti e irrisolti (2006, III edizione)

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- Milano criminale (2005,  esaurito)

 

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I LIBRI DI DANIELA

- Josephine Baker Tra palcoscenico e spionaggio (2017)

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- La vita che non c'è ancora (2015)

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- Le grandi donne di Milano (2007, II edizione)

  

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- L'eterno ritorno, un pensiero tra "visione ed enigma" (2005)

 

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Messaggi di Novembre 2014

Milano nei secoli SANGUINARIA

Post n°1807 pubblicato il 29 Novembre 2014 da accorsiferro
Foto di accorsiferro

In un libro i delitti che hanno segnato la storia della città, arrivando talvolta a cambiare il corso degli eventi per la loro portata politica, sociale o civile

La storia di Milano non è fatta solo di uomini e carriere brillanti, di idee e scoperte di successo che hanno spesso precorso i tempi, di valori che si sono affermati come un modello per il resto del Paese, quali fossero i suoi mutevoli confini. A contrassegnare la storia della città, fin dalle epoche più remote, hanno concorso anche atroci delitti e agguati vigliacchi, esplosioni di ira irrefrenabile e omicidi “annunciati”. Alcuni di essi, per la loro portata sul piano politico, sociale, civile hanno cambiato il corso degli eventi.
Un lungo filo rosso attraversa i millenni, legando tra loro una sequela di uccisioni che hanno scandito - oltre alla fine prematura dell’umana esistenza delle vittime - la brusca chiusura di epoche e domìni, o l’inizio di nuove, travagliate stagioni di violenza e di incertezze.
I 100 delitti di Milano, l’ultimo dei numerosi libri che Andrea Accorsi e Daniela Ferro, ambedue firme della Padania, dedicano alla Milano criminale, è un excursus lungo secoli sui delitti più celebri che vi sono avvenuti e che più hanno impressionato l’opinione pubblica. Delitti compiuti per le più diverse ragioni: dal martirio dei primi santi cristiani alle lotte di potere ordite nelle corti rinascimentali, dagli omicidi “in fotocopia” degli assassini seriali (quasi una costante nella storia cittadina più recente) fino alle esecuzioni politiche compiute in nome di questa o quella ideologia, al termine di presunti “processi” mai celebrati da alcuna corte di giustizia, ma condotti esclusivamente sul piano del fanatismo e dell’intolleranza.
Al di là della mera cronaca, molti di questi fatti hanno suggestionato le folle, ispirato letterati, convinto storici e ricercatori a scavare in profondità dietro i nomi degli autori riconosciuti e le ragioni addotte in via ufficiale, fino a svelare talvolta scomode verità nascoste. Omicidi di interesse si sono alternati a sequestri di persona dal tragico epilogo, stragi familiari a delitti passionali che hanno visto i “generi” scambiarsi di volta in volta i ruoli di vittime ed esecutori.
Nell’ultimo secolo, in particolare, alle vendette consumate nel corso del fosco tramonto del Ventennio fascista, sono seguite le lunghe stagioni “di piombo” dello stragismo e del terrorismo di opposta matrice ideologica, ma identica e spietata strategia criminale. Attentati ed esecuzioni si sono sommati agli atti più efferati compiuti dalla delinquenza comune e dalla criminalità organizzata, fino ai delitti “griffati” consumati negli ambienti più esclusivi e insospettabili del cosiddetto jet-set (i casi D’Alessio, Gucci, Jucker...) e ai delitti di strada ad opera di gang giovanili d’importazione. Ci sono poi casi che hanno registrato clamorosi colpi di scena in sede investigativa o processuale, come la morte della prostituta Paola del Bono in pieno boom economico. O l’omicidio, nel corso di una rapina ad un benzinaio, avvenuto in piazzale Lotto qualche anno dopo e destinato a riempire le cronache come “il delitto del biondino”.
In questo “girone dantesco” di orrori pubblici e privati, gli ultimi anni sono stati contraddistinti dalla comparsa sulla scena criminale milanese di nuovi “attori”, quali i sicari delle mafie ormai stabilmente insediatesi e operanti nel tessuto socio-economico del quale Milano è l’apice trainante, o le frange più violente dell’immigrazione extracomunitaria.
Non tutti i crimini ricostruiti e descritti in queste pagine hanno trovato una solida spiegazione. Qualcuno di essi, neppure un colpevole. Lasciando così in bianco, forse per sempre, l’ultima pagina della loro narrazione.

Andrea Accorsi, Daniela Ferro, I 100 delitti di Milano, prefazione di Edoardo Montolli, Newton Compton, pagg. 384, euro 9,90, e-book euro 4,99

 
 
 

Altro che “repubblica democratica”, la Corea è una monarchia comunista

Post n°1806 pubblicato il 29 Novembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

di A. A.

Il primo è stato dichiarato dalla Costituzione “Presidente Eterno”, tanto che è tuttora in carica anche da morto. Del figlio si diceva che fosse in grado di determinare le condizioni meteorologiche, mentre il nipote e attuale “monarca” del Paese è riverito come genio dei geni militari. Anche se non ha mai preso parte ad alcuna battaglia o esercitazione militare. Follie e paradossi della prima dinastia comunista della storia, quella dei Kim ininterrottamente al potere in Corea del Nord dalla fine della seconda guerra mondiale. Alla faccia della sedicente “Repubblica popolare e democratica” e dell’egualitarismo marxista. Di questo ossimoro storico e politico si occupa Domenico Vecchioni in La saga dei 3 Kim (Greco&Greco, pagg. 186, e 12), con la consueta levità e precisa documentazione.

dalla "Padania" del 29.11.14

 
 
 

Lavoro, che disastro! Sempre meno occupati ma Renzi non lo vede

Post n°1805 pubblicato il 29 Novembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

A ottobre persi tremila posti al giorno, disoccupati al 13,2%, i giovani al 43,3. Eppure il premier esulta


di Andrea Accorsi

Un disastro. E il certificato del fallimento delle politiche renziane. Gli ultimi dati sulla disoccupazione la indicano ancora in aumento, al ritmo di tremila posti persi ogni giorno. Ma il fanfarone da Firenze si ostina a guardare il bicchiere mezzo pieno, spalleggiato dal sottosegretario Delrio.
A ottobre il tasso di disoccupazione è salito al 13,2 per cento, in aumento di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di un punto nei dodici mesi. Così l’Istat nei dati provvisori diffusi ieri.
Sempre a ottobre, i disoccupati sono 3 milioni 410 mila, in aumento del 2,7% rispetto al mese precedente (+90 mila) e del 9,2% su base annua (+286 mila). Il tasso di disoccupazione giovanile è salito al 43,3%, in aumento di 0,6 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 1,9 punti nel confronto tendenziale. I disoccupati in questa fascia di età sono 708 mila.
Aumentano le persone senza lavoro, calano quelle occupate. Lo scorso mese gli occupati sono 22 milioni 374 mila, in diminuzione dello 0,2% rispetto al mese precedente (-55 mila) e sostanzialmente stabili su base annua. Il tasso di occupazione, pari al 55,6%, diminuisce di 0,1 punti percentuali in termini congiunturali mentre aumenta di 0,1 punti rispetto a dodici mesi prima.
L’unico dato positivo si riferisce al terzo trimestre 2014, nel quale torna a crescere il numero di occupati (+0,5%, pari a 122 mila unità in un anno). La variazione positiva nel trimestre è dovuta ad un nuovo aumento nel Nord (+0,4%, pari a 47 mila unità) e nel Centro (+2,1%, pari a 98 mila occupati) e al rallentamento della caduta nel Meridione (-0,4%, pari a -23 mila unità).
I dati non destagionalizzati mostrano che la crescita riguarda sia uomini che donne, in particolare queste ultime (+0,9%, pari a 87 mila unità). Al persistente calo degli occupati tra i 15 e i 34 anni e dei 35-49enni (-1,6% in entrambi i casi) continua a contrapporsi la crescita di quelli con almeno 50 anni (+5,5%).
Altro dato che deve far riflettere, la sostanziale stabilità dell’occupazione italiana nel terzo trimestre di quest’anno si accompagna alla crescita di quella straniera (+128 mila unità). Dai dati destagionalizzati emerge che in confronto al terzo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri (58,8%) segnala un aumento di 0,7 punti percentuali e quello degli italiani (55,7%) una crescita di 0,3 punti.
«Il tasso di disoccupazione ci preoccupa, ma guardando i numeri il dato di occupati sta crescendo. Da quando ci siamo noi ci sono centomila posti di lavoro in più». Parola del presidente del Consiglio, Matteo Renzi, secondo il quale «in Italia più persone lavorano rispetto a quando si è insediato il governo, ma per riuscire a recuperare c’è ancora tanto da fare. Non bisogna negare i problemi ma neanche guardare il bicchiere mezzo vuoto». Insomma, chi si accontenta gode.
«In sei anni - insiste il premier - il Paese ha perso un milione di posti di lavoro e ci vuole tempo per recuperare. Intanto abbiamo oltre centomila nuovi assunti perché, va ricordato, ci sono aziende che vanno avanti. Coraggio dunque, che ce la facciamo».
Per il sottosegretario Graziano Delrio «le chiacchiere stanno a zero, i posti di lavoro aumentano. Ovviamente non basta, c’è ancora molto lavoro da fare, però è la conferma che siamo sulla strada giusta». Quando all’aumento dei disoccupati, da Palazzo Chigi si fa notare che corrispondono ad un calo degli inattivi, diminuiti di 377 mila unità: «Aumentano le persone in cerca di un impiego, ma contemporaneamente aumenta anche chi il lavoro lo trova» conclude Delrio.
Altri dati Istat mostrano un andamento positivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari ad oltre 400 mila nuovi contratti, con un aumento tendenziale del 7,1% rispetto ad un anno prima, concentrato nei settori dell’industria e dell’agricoltura. Mentre diminuiscono gli avviamenti nel settore dei servizi, tranne che nell’istruzione, che presenta più di 17 mila nuovi contratti a tempo indeterminato. Questa la prima indicazione che emerge da un’anticipazione dei dati forniti dal Sistema informativo delle comunicazioni obbligatorie sull’avviamento di nuovi rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato relativi al terzo trimestre del 2014, diffusa dal ministero del Lavoro.
I rapporti di lavoro a tempo determinato rappresentano circa il 70% dei nuovi contratti, con un incremento dell’1,8% rispetto al terzo trimestre 2013. Questa tipologia contrattuale soddisfa in particolare le esigenze dell’agricoltura per circa 460 mila contratti, con un aumento rispetto al terzo trimestre 2013 del 10,6%.
Per il vice presidente del Senato Roberto Calderoli, «Renzi aveva promesso di risolvere in pochi mesi tutti i problemi del Paese e invece l’Istat certifica che la disoccupazione in Italia ha raggiunto il massimo storico toccando il 13,2%, con un aumento di un punto percentuale solo nell’ultimo anno. Certamente - ironizza Caldroli - il parolaio fiorentino a qualcuno i problemi li ha risolti: di sicuro alle migliaia di immigrati clandestini che ora campano sulle spalle degli italiani, ridotti invece alla fame. Se avesse un minimo di dignità, il Matteo sbagliato dovrebbe prendere atto del proprio palese fallimento e rassegnare, immediatamente, le dimissioni».
Gravissime: così giudica le dichiarazioni di Renzi sulla disoccupazione il capogruppo della Lega Nord in commissione Lavoro a Montecitorio, Emanuele Prataviera. «I dati devastanti che riportano il Paese al 1977 sono oggettivi, il premier non può ribaltarli e venderli come un successo del suo governo. Se dopo le dichiarazioni sull’astensionismo e quelle sulla disoccupazione il premier continua a vedere il bicchiere mezzo pieno, pensiamo sia perché l’altra metà era piena di grappa. Renzi - incalza Prataviera - manca di sensibilità e di senso della realtà. La litania dell’ottimismo ha il sapore di una vera e propria presa per il culo che non accettiamo».
dalla "Padania" del 29.11.14

 
 
 

Ma quale LEGA estremista! Salvini: da noi idee concrete, tutto il resto È FUFFA

Post n°1804 pubblicato il 28 Novembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Alfano: noi mai dietro a un partito di estrema destra alleato della Le Pen. La replica: mettiamo a disposizione tante persone e un progetto chiaro su euro, Europa e il “vecchio”

di Andrea Accorsi

Salvini centravanti, Berlusconi regista, Alfano in panchina. Le metafore calcistiche fioccano in questi giorni. Il centrodestra si sta rapidamente schierando in campo con un “undici” che pesca in Forza Italia, nel Nuovo centrodestra ma soprattutto nella Lega. E se Salvini, «goleador» per volontà di Berlusconi, si paragona niente meno che al “pibe de oro” («fanno piacere i complimenti di Berlusconi - dice il Segretario federale del Carroccio - ma se non ci sono squadra e schemi, anche se hai Maradona non vai da nessuna parte»), Angelino Alfano si piazza da sé in difesa dei pali.
Ospite di Radio anch’io, spiega: «Il ministro dell’Interno è come il portiere di una squadra di calcio: se i filtri a centrocampo e in difesa funzionano, allora può giocare al meglio. Ma se i filtri non funzionano, allora ti arrivano pure venti tiri in porta: diciannove li pari, ma uno alla fine entra...».
Il leader dell’Ncd, però, non fa spogliatoio. Tutt’altro. «La Lega - attacca - è un partito di estrema destra e dice tre cose alle quali siamo fortemente contrari. Noi non andremo mai dietro a una Lega estremista». I punti sui quali Alfano non è d’accordo sono l’Europa, la moneta unica e i controlli alle frontiere. «È da pazzi pensare di uscire dall’Europa - osserva -. L’euro va rafforzato, è inimmaginabile tornare a una vecchia lira. Ed è una follia immaginare di chiudere le frontiere». L’ultimo autogol lo riserva direttamente sull’attuale Segreteria leghista. «Con la Lega di Salvini è difficile trovare un accordo - è l’affondo di Alfano -. Noi abbiamo avuto ottimi rapporti con Tosi, Zaia e Maroni ma con lui è più complesso perché vuole uscire dall’Europa e dall’euro e chiudere la libera circolazione dei cittadini. Questo non è centrodestra ma estrema destra che si allea con Le Pen. La strategia di Salvini è Lega vincente in un centrodestra perdente», ribadisce.
Infine, su twitter: «Il leader del nuovo centrodestra va scelto con le primarie. Non può indicarlo uno solo e non si può fare il sorteggio».
Replica Salvini: «Il bello della Lega è che mette a disposizione tante persone, tante idee. L’importante è che il centrodestra possa scegliere sia il progetto sia le persone. Ma prima delle persone viene il progetto. E come Lega noi ne portiamo uno di progetto, non diciotto. La posizione della Lega sull’euro, l’Europa, Alfano, Passera, su tutto il vecchio, è chiara».
Quanto alla possibile candidatura di Flavio Tosi alle eventuali primarie per la scelta del leader del centrodestra, per Salvini non provocherà una spaccatura nella Lega né sarà un fattore che potrà indebolire la stessa candidatura   del leader leghista. Salvini, ribadisce di essere favorevole alle primarie. E sul lavoro che l’Ncd sta facendo insieme al governo, è caustico: «Renzi - twitta Salvini -: “su riforme saremo veloci”. Parla di tasse, immigrazione, lavoro? No, di legge elettorale e riforma Senato: solita fuffa!».
Sul presunto «estremismo» del Carroccio, ribadito dal coordinatore nazionale dell’Ncd, Gaetano Quagliariello («le vostre “idee concrete” sono estremiste e da sconfitta assicurata»), intervengono i Governatori di Lombardia e Veneto. «Per Alfano la Lega è un partito di estrema destra? Cazzate - è l’intervento a gamba tesa di Roberto Maroni -. La Lega è un partito di successo, con idee concrete e uomini liberi e capaci». Mentre per Luca Zaia la Lega Nord «non è di destra e non è di sinistra, semmai assumesse queste connotazioni perderebbe il senso del suo esistere. Del resto - scherza il Governatore della Regione Veneto - Renzi mi ha salutato chiamandomi “compagno Zaia”...».
Tosi dice la sua in una intervista alla Stampa. «Se vuol provare davvero a battere Renzi - raccomanda il Segretario nazionale della Lega Nord-Liga Veneta -, il centrodestra deve mettere insieme le sue forze. Tutte: quindi la Lega e Forza Italia, ma anche Fratelli d’Italia e il Nuovo centrodestra. Per scegliere il candidato il metodo è uno solo: le primarie. Lo vado dicendo da ottobre dell’anno scorso, prima da solo, anzi insieme con la Meloni, adesso in buona compagnia».
Oggi in via Bellerio a Milano si riunirà il Consiglio federale del Movimento. «Non so di cosa si parlerà - ha detto in proposito Zaia -. Ho sentito Salvini e in questo momento è al Parlamento europeo. Certamente un argomento sarà il risultato elettorale (in Emilia-Romagna, nda) ma spero si parli anche di Regionali, anche se lo schema di gioco è chiaro». Tanto per restare in... partita.

dalla Padania del 28.11.14

 
 
 

La schizofrenia di Alfano: «L’eccessiva ACCOGLIENZA alimenta il RAZZISMO»

Post n°1803 pubblicato il 28 Novembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Il ministro sembra ammettere gli errori: «L’Italia è un Paese accogliente ma stanco degli immigrati». E parla di Triton come di «successo senza precedenti». Calderoli: «È alla canna del gas, vada via»

di A. A.

«L’Italia è un Paese accogliente ma stanco, con l’eccesso di accoglienza si aumenta il razzismo». Parola del ministro dell’Interno, Angelino Alfano, a Radio anch’io. Detto dal “regista” dell’invasione in corso da anni sulle nostre coste, suona grottesco. Parlare di «eccesso di accoglienza» quando si è stati il promotore e l’organizzatore di un’operazione come Mare nostrum, che ha garantito sbarchi sicuri a più di centomila clandestini in un anno, rasenta la schizofrenia.
A proposito di Mare nostrum, Alfano ha detto che «è costata all’Italia 114 milioni di euro, ma non esiste più, è chiusa dal 1° novembre». Al posto di Mare nostrum, conclusa perché «non potevamo continuarla per mancanza di fondi», il titolare del Viminale ha detto di aver avviato l’operazione Tritone «che è completamente di altra natura, per i due prossimi mesi, e costa zero euro perché è a carico dell’Europa. Mare nostrum arrivava quasi vicino alle coste libiche o del Nord Africa, Tritone rimane entro le 30 miglia, quindi rimarrà vicino alle coste italiane ed europee». Cambiano nomi e (forse) i costi, ma il risultato è lo stesso: uomini e mezzi che dovrebbero garantire la sicurezza nazionale ridotti a fare gli scafisti di Stato.
«Abbiamo poco più di sessantamila persone nei nostri centri di accoglienza» rimarca il ministro, secondo il quale «non è vero che tutti quelli che sono sbarcati sono ancora in Italia. Circa 10 mila sono stati rimpatriati». Capirai.
«Con Triton abbiamo convinto l’Europa a intervenire nel Mediterraneo. Non era mai accaduto. È un successo del nostro Paese» twitta felice Alfano. Che chiude il suo delirio quotidiano così: «Se non si vuole un’Italia xenofoba e che vota Lega, non possiamo accogliere tutti».
«Il ministro dell’invasione afferma che “l’eccesso di accoglienza alimenta il razzismo”? Mi permetto di correggerlo: io direi che l’eccesso di accoglienza è razzismo». Questa la replica al ministro di Roberto Calderoli, vice presidente del Senato, che su Facebook spiega: «È razzismo nei confronti della nostra gente che viene discriminata, vive sotto i ponti o nelle auto soffrendo il freddo e la fame, mentre ai nuovi arrivati si offrono alberghi, cibo, vestiti, sigarette, schede telefoniche e quant’altro».
Per Calderoli «Alfano è alla canna del gas. Guida un partito che con la sua politica servile nei confronti del governo Renzi ha ridotto a percentuali da prefisso telefonico. Ormai la sua unica occupazione è tacciare la Lega di fascismo e xenofobia - continua Calderoli - pensasse piuttosto a fare il lavoro per cui è profumatamente pagato, cioè difendere i nostri confini e garantire l’ordine pubblico. Se non è in grado, molli quella poltrona che occupa abusivamente come tutto il governo non eletto di cui fa parte. Credo che chiunque saprebbe fare meglio di lui».

dalla "Padania" del 28.11.14

 
 
 

Da oggi in libreria I 100 DELITTI DI MILANO

Post n°1802 pubblicato il 27 Novembre 2014 da accorsiferro
Foto di accorsiferro

Esce oggi nelle librerie I 100 delitti di Milano. Crimini, intrighi, stragi e omicidi. Duemila anni di storia scritta con il sangue, il nuovo libro di Andrea Accorsi e Daniela Ferro (Newton Compton, pp. 384, euro 9,90, e-book euro 4,99).
La storia di Milano è fatta anche di atroci delitti, omicidi che per la loro portata hanno cambiato il corso degli eventi, scandito la brusca chiusura di epoche e domini, o l’inizio di nuove, travagliate stagioni di violenza e di incertezze. È una storia che inizia dal martirio dei primi santi cristiani, prosegue con le lotte di potere nelle corti rinascimentali, con gli assassini seriali, le esecuzioni “politiche”, termina con i casi della cronaca nera contemporanea. Le vendette consumate al tramonto del ventennio fascista hanno dato seguito alle lunghe stagioni “di piombo” del terrorismo, agli atti più efferati della delinquenza comune e della criminalità organizzata, ai delitti “griffati” consumati nell’ambiente del jet-set e a quelli di strada, opera di gang giovanili. Molti di questi fatti hanno suggestionato le folle, ispirato letterati, convinto storici e ricercatori a scavare in profondità, nelle vicende, nella psicologia dei criminali e nei motivi che li hanno spinti ad agire, fino a svelare scomode verità. Non tutti i delitti raccolti hanno trovato una solida spiegazione, e qualcuno di essi neppure un colpevole, lasciando in bianco, forse per sempre, l’ultima pagina della loro narrazione.
Puoi acquistare il libro qui: www.ibs.it/code/9788854171473/accorsi-andrea/100-delitti-milano.html.


 
 
 

SALVINI: dall’Emilia parte l’alternativa al RENZISMO

Post n°1801 pubblicato il 27 Novembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

«Strafelici per il risultato alle Regionali, in sei mesi voti raddoppiati. Nasce una nuova proposta di vita»

di Andrea Accorsi

Un risultato «neanche lontanamente prevedibile, anche per i più ottimisti», che getta le basi dell’alternativa al “renzismo”. Così Matteo Salvini commenta l’esito delle elezioni per il rinnovo del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna, con la Lega secondo partito al 20 per cento e prima forza politica del centrodestra.
«I numeri - spiega Salvini - dicono che in sei mesi abbiamo raddoppiato i voti di persone reali, passando da 116 mila voti alle Europee a 233 mila voti, quadruplicando la percentuale». Ma il Segretario federale del Carroccio traccia già nuovi scenari politici su scala nazionale.
SENTINELLE. «Siamo strafelici. Abbiamo una pattuglia di nove consiglieri regionali, fra i quali c’è il più giovane eletto nella storia del Consiglio regionale dell’Emilia-Romagna (il ventiduenne Matteo Rancan, nda). Già da oggi hanno il dovere di essere presenti sul territorio, a fare i guardiani di tutto quello su cui ci siamo impegnati in campagna elettorale, e di marcare a uomo un Pd che comunque ha vinto nonostante i disastri compiuti».
Per Salvini «sta nascendo una proposta culturale, economica e di vita totalmente alternativa al renzismo. Ma la valutazione è che non ha vinto nessuno, visto che due persone su tre sono rimaste a casa. Quindi, a differenza di Renzi che gongola e twitta, noi ci domandiamo perché in una regione di solito partecipativa come l’Emilia-Romagna ci sia un dato di astensione come questo e facciamo anche un esame di autocritica, per capire come proporci in futuro ai non elettori in maniera seria, credibile, concreta e coinvolgente. Per questo non andiamo in giro a stappare spumante, cosa che la vecchia politica ci permetterebbe di fare: il voto in Emilia-Romagna è un segnale negativo per la democrazia e la partecipazione».
«Detto questo - prosegue Salvini - è un segnale positivo perché il mondo e l’Italia esisteranno anche dopo Renzi».
SFIDA. «Quando Renzi vorrà, noi saremo pronti». Salvini si dice pronto a sfidare il premier nel caso di elezioni anticipate, con un programma basato su «pochi punti, ma essenziali», per rilanciare l’occupazione: «Perché se la gente non lavora, non consuma e non paga le tasse».
ALLEATI E NON. «Non c’è nessuna ostilità con il centrodestra. Spero, anzi, che questo serva ad alimentare un dibattito costruttivo su quattro o cinque punti, che mettano al primo posto la piena occupazione».
Il programma della Lega, ribadisce Salvini, si basa principalmente su temi economici: «La nostra proposta economica verrà presentata sabato 13 dicembre a Milano, quando lanceremo la campagna per l’aliquota unica al 15% per famiglie e imprese. Quindi meno tasse, che significa meno Stato e meno burocrazia». Per attuare il progetto, sottolinea il leader del Carroccio, è però necessaria una riorganizzazione delle forze: «Penso a una coalizione compatta che, per ovvii ed evidenti motivi, non può comprendere Alfano».
OBBIETTIVI. Nel programma allo studio si parlerà di «dopo euro, che ci dicevano avrebbe allontanato gli e spaventato gli elettori, mentre la gente sa far di conto e quindi si sta rendendo conto che l’euro ha vita breve. Stiamo preparando un’uscita la più soft e indolore possibile».
Altro punto chiave, «una battaglia senza quartiere a una immigrazione senza controllo, che interessa tutta l’Italia, per prevenire episodi come quelli avvenuti nel quartiere romano di Tor Sapienza». Ma verrà ripresa anche la battaglia per il Federalismo, un tema «ormai da troppi anni rimasto in sospeso».
In un tweet, Salvini ha poi precisato che nel «nuovo progetto alternativo al renzismo per il Paese» che ha preso le mosse dall’Emilia-Romagna ci saranno anche «rivoluzione fiscale e giustizia sociale».
BERLUSCONI. Dopo la diffusione dei risultati elettorali in Emilia Romagna non c’è stata alcuna telefonata tra il Segretario federale della Lega Nord e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi. «Non ho sentito Berlusconi», dice Salvini, che poi celia: «È stato meglio, anche perché non aver vinto un derby come quello di ieri sera, mi avrebbe portato a essere un po’ inc...to. Lo sentirò le prossime volte».
COSTI DELLA CAMPAGNA. Salvini si toglie infine la soddisfazione di rinfacciare al Pd di aver fatto «una campagna elettorale spendendo due lire. Penso che abbiamo speso in tutto quello che il Pd ha speso per fare l’incontro di Renzi al palazzetto dello sport. Abbiamo consumato tanta suola di scarpe e abbiamo raccolto un patrimonio che ci piacerebbe spendere in tutta Italia, nel senso che da oggi ci sentiamo parte di un progetto che non guarda solo al Nord ma a tutta Italia, visto che le due emergenze disoccupazione e immigrazione si fanno sentire a Ferrara, a Brescia ma anche a Taranto e a Salerno».
Entusiasta del voto anche il candidato Governatore Alan Fabbri, che entra in Consiglio regionale con altri otto consiglieri del Carroccio (dai quattro uscenti). «Cade il muro di Berlino. Le nostre battaglie hanno pagato - commenta Fabbri -. Milioni di volte grazie a chi ha creduto al progetto e mi ha sostenuto: mi avete accompagnato in un’avventura straordinaria».
Per la Lega, Fabbri ne è convinto, «si apre una pagina storica. Siamo primi in molti Comuni: è una grande occasione e la nostra sarà un’opposizione inflessibile, ma anche responsabile, dando sempre e comunque priorità alla nostra gente. Sono molto soddisfatto del risultato - prosegue il neoconsigliere regionale -. Il voto politico è chiaro, la Lega Nord è il secondo partito in Emilia-Romagna e la campagna elettorale ha premiato il Movimento».
Ma «il dato più importante è l’astensionismo - prosegue Fabbri, riferendosi all’affluenza che non ha raggiunto il 38% degli aventi diritto, meno persino della Calabria -. Si è trattato di uno schiaffo al governo Renzi. Ora siamo chiamati a una opposizione organica e seria in Consiglio regionale».

dalla Padania del 25.11.14

 
 
 

Renzi fa il finto tonto: «Bene così». Ma il Pd perde 4.000 voti al giorno

Post n°1800 pubblicato il 27 Novembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Furibonda la minoranza democrat. De profundis di Forza Italia, poco sopra l’8%. Grillini ai minimi. Ma il primo partito è l’astensionismo

di A. A.

Per essere state “locali”, seppure in una Regione importante come l’Emilia-Romagna, le elezioni di domenica hanno avuto sul piano nazionale l’effetto di un terremoto. Proprio come quello che due anni fa ha rotto qualcosa nel rapporto decennale tra cittadini e partito di riferimento nella “regione rossa” per eccellenza.
Disorientato dalle scelte di Renzi e colpito dagli scandali che sono costati la poltrona al Governatore uscente, Vasco Errani, l’elettorato storico del Pd ha disertato in massa le urne. L’astensionismo è il primo partito nella regione: domenica ha votato meno del 38% degli aventi diritto, contro il 68% delle Regionali 2010 e il 70% delle Europee di quest’anno. Eppure, per il premier «è andata bene» e «l’elevato astensionismo è secondario».
La realtà, come sempre, è un’altra. Ed è che nel Pd le minoranze traggono nuovi motivi per alzare la voce. L’umore non è affatto alle stelle fra i bersaniani, che hanno fatto subito i conti: in Emilia-Romagna il partito rispetto alle Europee ha perso 700 mila voti, più di quelli con i quali ha vinto Bonaccini.
Pippo Civati va giù duro: «Chi rappresenta le istituzioni dovrebbe avere cura di chi non vota forse anche di più di chi va a votare. E ciò al di là del fatto che in Emilia il Pd avrebbe perso 4.000 voti al giorno dalle Europee ad oggi». La Direzione del 1° dicembre, convocata per analizzare il voto, si preannuncia al calor bianco.
Se Atene piange, Sparta non ride. Forza Italia è sempre più prigioniera di uno psicodramma che la vede in rapida estinzione sul territorio. In quattro anni, il partito di Berlusconi (nel 2010 con l’etichetta del Pdl) si è polverizzato, passando dal 24,5% a poco più dell’8 e da dieci consiglieri a due. Una disfatta che in altri partiti costerebbe il posto ai vertici nazionali, e che invece nel caso di Fi comporterà una resa dei conti tutta emiliana. Sorpassati dalla Lega, gli azzurri - vedi il Mattinale di ieri - si attaccano ad alibi («Berlusconi in questa campagna non ha potuto impegnarsi né andare sui territori») e recriminazioni («cara Lega, da sola tu vai forte ma fai perdere il centrodestra») che non promettono nulla di buono per il loro futuro.
Infine, i grillini appaiono già al tramonto, tra repentini crolli di consensi e feroci scambi di accuse interni. Per una volta, l’unica che può esultare, e a ragione, è la Lega. Con buona pace di Renzi, Grillo. E alleati.

dalla "Padania" del 25.11.14

 
 
 

Ancora bordate PD contro il “Jobs act” «Legge insostenibile»

Post n°1799 pubblicato il 24 Novembre 2014 da accorsiferro
 
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Fassina: «Partito sempre più vicino agli interessi forti e sempre meno alle persone che cercano lavoro». Cuperlo: «Non siamo una caserma dove bisogna accettare tutto»

di A. A.

Acque sempre più agitate nel Pd a causa del “jobs act” di Renzi. «Questo Pd mi preoccupa perché è sempre più in linea con gli interessi più forti e meno vicino agli interessi e alle domande delle persone che cercano lavoro e che sono precarie». Chi l’ha detto: Salvini? Vendola? Un grillino? No, il dem Stefano Fassina (a destra nella foto) ai microfoni del Gr1.
«La soluzione trovata non è soddisfacente - incalza uno degli economisti del Pd -. Rimane un intervento che fa arretrare le condizioni del lavoro, e la parte che dovrebbe contrastare la precarietà è puramente virtuale e senza risorse. Presentare emendamenti, dati i numeri in Aula alla Camera, non avrebbe avuto senso: sarebbe stato solo un modo per ritardare. Esprimeremo la nostra valutazione negativa nel voto che si farà sul provvedimento».
Non basta: per Fassina il tentativo di Renzi di cambiare la sinistra italiana «è un’innovazione regressiva. È evidente che il cambiamento è necessario, ma dev’essere un cambiamento progressivo. Invece l’innovazione proposta da Renzi è solo un’illusione: l’illusione che svalutando il lavoro si possa generare crescita e ripresa».
In un lungo intervento durante un incontro di SinistraDem a Milano, anche il parlamentare della minoranza Pd Gianni Cuperlo (a sinistra nella foto), pur riconoscendo alcuni aspetti «positivi» presenti al suo interno, ha affermato che «nella legge delega sul lavoro ci sono rischi gravi e seri di incostituzionalità. Così com’è il provvedimento non è sostenibile, non posso votarlo». Per Cuperlo l’incostituzionalità è legata «agli aspetti di disuguaglianza che si creano tra lavoratori» con il contratto a tutele crescenti. «Noi - ha precisato - non vogliamo che il governo cada, ma nemmeno il riflesso che si accetta tutto: non è questo il modo di ragionare».
Secondo Cuperlo, «il partito non è una ditta e nemmeno una caserma, è una comunità». E rivolgendosi al ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, «da qui a lui dico: non è che obiettare su alcuni contenuti della sua riforma è disconoscere il valore sociale dell’impresa».

dalla "Padania" del 23.11.14

 
 
 

«Riconquistare i DELUSI del centrodestra Ma senza l’NCD»

Post n°1798 pubblicato il 20 Novembre 2014 da accorsiferro
 
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Salvini traccia la strategia della Lega: «Più del sostegno dei partiti, mi interessa recuperare quei dieci milioni di cittadini che non votano da anni»

di Andrea Accorsi

Recuperare il voto dei delusi del centrodestra. Con una sola preclusione: l’Ncd di Alfano. E sulla leadership post Berlusconi, che potrebbe vederlo in competizione con Flavio Tosi, taglia corto: nessun problema.
Matteo Salvini traccia la sua strategia politica a Palazzo Lombardia, a margine della la presentazione degli eventi invernali di Cancro primo aiuto insieme a Deborah Compagnoni, al Governatore Roberto Maroni, all’assessore allo Sport Antonio Rossi, a Flavio Ferrari (presidente Cancro primo aiuto) e Flavio Roda (presidente nazionale Fisi).
«Più ancora che il sostegno dei partiti, mi interessa recuperare il sostegno di quei dieci milioni di italiani di centrodestra, che sono la maggioranza, e che sono rimasti a casa negli ultimi anni e non sono andati a votare». Il Segretario Federale ha risposto così a chi gli chiedeva della “freddezza” mostrata da Silvio Berlusconi all’ipotesi di una sua successione alla guida del centrodestra. Quanto ai rapporti con l’ex Cavaliere,  «dipende da come va il derby...».
Sui possibili alleati, Salvini afferma di «non mettere paletti», ma subito dopo aggiunge che «è il buon senso che mette i paletti a chi sta governando con Renzi. L’alternativa a Renzi non si fa con chi governa con Renzi. Mi spiace, ma c’è qualcuno che si è autoescluso». Evidente l’allusione al Nuovo centrodestra. «Il 13 dicembre - ha poi preannunciato - lanceremo da Milano la nostra proposta di rivoluzione economica e fiscale. Chi c’è è con noi; chi non c’è, auguri».
Sui rapporti, e la possibile rivalità con Flavio Tosi per la guida di una nuova coalizione nazionale moderata, «no problem. Non esiste un problema Veneto» assicura Salvini.
Com’è sua abitudine, il Segretario del Carroccio affida quindi al web il suo pensiero su vari questioni di attualità.
INTEGRAZIONE MANCATA. «Le centinaia di immigrati musulmani che, con Mare Nostrum, sono arrivati a Padova, si rifiutano di essere curati da medici donne. Come giustamente ricorda il bravo sindaco Bitonci, il primo medico donna si laureò proprio a Padova nel 1678. Vengono accolti, curati e mantenuti, e si lamentano pure... Fossi al posto di Renzi, li rimanderei tutti a casa loro!».
RISCHIO BANLIEUE. «Milano, Roma, Bologna. Servono ordine, legalità, rispetto. Punto».
SPRECHI. «La Camera dei Deputati ha istituito una “commissione di inchiesta sui Cie” per verificare se sono rispettati i diritti degli immigrati. A favore Pd, Sel, Ncd e Movimento 5 stelle. Ridicoli, chi vi paga lo stipendio, i clandestini? A quando una commissione per i diritti degli italiani?».
OCCUPAZIONI ABUSIVE. «Incidenti a Milano durante lo sgombero di una casa popolare occupata abusivamente: centri sociali lanciano sassi ed estintori contro la Polizia e bloccano il traffico, diversi feriti. Basta! Se esiste ancora una legge, si comincino ad arrestare i violenti e si sgomberino case occupate e centri sociali abusivi. Adesso, non domani».
EURO(PA). «Alfano attacca la Lega: “Salvini dice per me cose inconcepibili, come l’uscita dall’euro o cancellare il Trattato di Schengen”. Per me è inconcepibile che Alfano difenda ancora l’euro e questa Europa. Nessun accordo con chi la pensa così! Che dite?».
DISASTRI NATURALI. «Disastri ambientali in mezza Italia. Sbloccare subito, oggi, il Patto di Stabilità per permettere ai Comuni e alle Regioni di spendere i miliardi che hanno per mettere in sicurezza il territorio, fiumi, montagne, laghi e torrenti. Renzi, dall’Australia ci dài una risposta?. E soprattutto, di chi sono secondo voi le responsabilità?».
MM A MOLLO. «Metropolitana di Milano, linea verde bloccata dalla mattina perché il Comune e la Metropolitana non si mettono d’accordo. Pisapia come Marino, due città senza una guida».

dalla Padania del 18.11.14

 
 
 

SALVINI e FABBRI nell’Emilia FERITA «Pronti a fare blitz»

Post n°1797 pubblicato il 17 Novembre 2014 da accorsiferro
 
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«Se Renzi autorizza le trivelle nella Bassa terremotata, occuperemo i cantieri. E contro le tasse per gli alluvionati fermeremo le autostrade»

di Andrea Accorsi

Pronti a occupare cantieri e autostrade contro le “persecuzioni” del governo ai danni dei terremotati e degli alluvionati emiliani. Nel loro tour elettorale in Emilia-Romagna, Matteo Salvini e Alan Fabbri incontrano comuni cittadini, agricoltori e imprenditori per raccoglierne problemi e richieste, dimostrando di preferire il fango degli allevamenti ai parquet dei salotti-bene.
«Se il governo autorizza le trivelle nella Bassa terremotata, siamo pronti a occupare i cantieri» è il grido di battaglia del Segretario federale della Lega Nord e del candidato alla presidenza della Regione, ieri in visita nelle aziende colpite dal sisma del 2012. Nel mirino, lo Sblocca Italia del governo Renzi.
«Con gli articoli 37 e 38, la competenza sulle perforazioni rischia di passare a Roma - avvertono -. Finisce in fumo tutto il lavoro di Lega Nord, comitati, la battaglia portata avanti dal nostro consigliere regionale Manfredini contro il deposito gas di Rivara. E pure sono vanificate le delibere dei Consigli comunali contro il progetto». Fabbri ricorda che Bondeno, il comune di cui è sindaco, fu uno dei primi dell’Alto Ferrarese a opporsi al deposito di stoccaggio del gas. «Se domani Renzi si sveglia e decide che vuole le trivelle - dice Alan Fabbri -, nella Bassa terremotata inizieranno a trivellare, è follia pura. Ci teniamo pronti, nel caso, a occupare i cantieri. Il Pd sta coi poteri forti, giocando sulla pelle dei terremotati, ma siamo pronti a tutto per impedirglielo».
Se sarà eletto Governatore, Fabbri ha già annunciato che presenterà ricorso alla Consulta contro lo Sblocca Italia che contiene anche (all’articolo 35) la norma importa-rifiuti dal Sud. «È una porcheria che vogliamo fermare a tutti i costi».
Dopo alcune aziende agricole ferite dal sisma, Salvini e Fabbri hanno fatto tappa a Canaletto, nel comune di Bastiglia (Modena), dove il 20 gennaio è franato l’argine del Secchia. Qui hanno incontrato Elisabetta Aldrovandi del comitato “No tax area” ed Eugenia Bergamaschi, presidente di Confagricoltura Modena. «Lunedì tornano le tasse per gli alluvionati, quelle per i terremotati sono già arrivate. Contro questa vergogna - ha annunciato Salvini - io sono pronto a sedermi in mezzo all’autostrada perché qualcuno al governo e in Regione si svegli».
Per Salvini «le tragedie di sisma e alluvione sono state dimenticate, stampa e tg non ne parlano più. Visto che in Italia esisti solo se ti fai sentire, e se fai l’educato diventi l’ultimo della lista, io sono pronto a sedermi in mezzo all’autostrada. Chi vuole stia con me. Qui - ha ricordato il Segretario della Lega - hanno sfilato presidenti, premier, istituzioni, ma niente è cambiato. Su 13 miliardi promessi non ne è arrivato neanche uno e l’unico aiuto del Pd è stato quello di accordarsi con le banche per concedere mutui per il pagamento delle tasse, con interessi folli. I soldi per gli immigrati li trovano, per i terremotati no... Questo non è da Paese civile».
Riprende Alan Fabbri: «Il sistema di ordinanze ha fallito, la burocrazia è asfissiante. La Regione ha regalato, solo nel 2014, 17 milioni a rom e immigrati, e agli alluvionati dell’Emilia-Romagna solo 5 milioni. Con me presidente quei soldi saranno tutti degli emiliano-romagnoli».
Infine, alcuni interventi di Salvini su Facebook.
LIGURIA. «Genova, ancora esondazioni, ancora disastri. E il governo Renzi ha il coraggio di togliere 50 milioni agli alluvionati. Ma certa gente non si vergogna?».
BOLDRINI.  «Secondo la sciura Boldrini, l’Italia non valorizza i rom. “In Andalusia i gitani (cioè i rom) rappresentano la musica, la danza e gli antichi mestieri. Loro li hanno valorizzati”. Ma lo stipendio alla Boldrini lo pagano i rom, o tutti gli altri cittadini? Fai una buona azione: dimettiti».
G20. «Renzi e Obama si sono incontrati in Australia per risolvere i problemi del mondo, dalla disoccupazione all’inquinamento. Se cominciassero dimettendosi, saremmo a buon punto!».

dalla "Padania" del 16.11.14

 
 
 

Immigrati, la RIVOLTA delle città: «Ora basta, così le DISTRUGGETE»

Post n°1796 pubblicato il 17 Novembre 2014 da accorsiferro
 
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In migliaia contro il sindaco Marino nella “marcia dei rioni” a Roma: «Macché razzismo, vogliamo solo più sicurezza». Sit-in di un intero paese nell’Aretino, ma il prefetto lo snobba

di A. A.

Dilagano le proteste contro il degrado prodotto dall’arrivo in massa di immigrati nelle città. Ieri a Roma rappresentanti dei comitati di quartiere di Corcolle, Ponte di Nona, Castelverde, Tor Sapienza, Portuense, ma anche dei quartieri Prati, Centro Storico, Aurelio Boccea hanno inscenato una “marcia dei rioni” contro il sindaco, Ignazio Marino. Vi hanno preso parte migliaia di persone. Molte le famiglie con bambini.
I presidenti dei comitati reggevano la scritta “Ora basta. Marino vattene”. «Manifestazione necessaria - ha detto Franco Pirina, presidente del Coordinamento azioni operative (Caop) di Ponte di Nona e ideatore dell’evento -. Il degrado non riguarda più solo i quartieri periferici, ma anche quelli del centro». Fra gli slogan, «Marino paga le multe», «Rom, immigrati e criminalità: il sindaco Marino distrugge la città», «Marino vattene». Altri cori sugli immigrati: «I centri di accoglienza non li voglio».
«Non è questione di razzismo: vogliamo solo più sicurezza nella nostra città» urlava un manifestante al megafono. «È la prima volta che c’è un corteo del genere contro un sindaco. Di questo dobbiamo ringraziare Marino: ci ha uniti tutti» ha detto uno degli organizzatori del corteo. «Dobbiamo conservare questa forza che abbiamo mostrato oggi. Meritiamo una Roma migliore, diversa da quella del presente. È un nostro diritto - ha ribadito Pirina -. La situazione va gestita tramite un programma affidato a persone competenti. Gli abitanti sono disposti ad aiutare queste persone se c’è un programma serio alle spalle. Il 21 novembre ci sarà un altro corteo all’Eur -ha aggiunto - sulla questione della prostituzione».
Un autista del servizio di trasporto urbano ha denunciato l’ennesima aggressione, ad opera di un gruppo di extracomunitari, probabilmente ubriachi, che lo hanno accerchiato, spintonato e insultato. L’aggressione è avvenuta la sera del 16 ottobre.
In provincia di Arezzo un paese intero, Badia Prataglia, frazione di Poppi in Casentino, ha protestato contro l’arrivo di cento immigrati, dopo che un albergo, chiuso per mancanza di clienti, ha partecipato ad un bando del ministero dell’Interno per ospitare i clandestini che giungono con gli sbarchi in Sicilia. In 150, su una popolazione di 785 abitanti (più della metà sono lavoratori pendolari), sono arrivati ad Arezzo per un sit-in davanti alla prefettura. In contemporanea, per tutta la mattina, a Badia Prataglia c’è stata una serrata dei negozi.
Il sit-in, che si è svolto in modo pacifico, ha visto la partecipazione di famiglie con bambini, pensionati, studenti, imprenditori, artigiani e negozianti, alcuni dei quali hanno consegnato simbolicamente le chiavi in prefettura. Presenti anche alcuni albanesi che da tempo risiedono nella frazione montana.
“Accoglienza e solidarietà da noi sempre, ma 100 sono troppi” si leggeva su uno dei cartelli esposti dai manifestanti. “Integrazione con proporzione e senza imposizione” era la scritta su un altro cartello. La Pro Loco, che anima la protesta, ha consegnato una lettera al prefetto, che però non ha ricevuto una delegazione del sit-in.

dalla Padania del 16.11.14

 
 
 

Quei “bravi ragazzi” dei CENTRI (A)SOCIALI ora sono NEI GUAI

Post n°1795 pubblicato il 15 Novembre 2014 da accorsiferro
 
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Identificati e denunciati gli autori dell’assalto a Salvini a Bologna: sono tutti del collettivo “Hobo” e già noti alla polizia per episodi di disordine pubblico e violenza

di Andrea Accorsi

Hanno tutti un nome gli autori dell’assalto all’auto di Salvini avvenuto sabato a Bologna (nella foto), come pure gli aggressori del giornalista finito all’ospedale con un gomito fratturato. Dieci i giovani identificati e denunciati dalla Digos per l’assalto al Segretario federale della Lega Nord a poca distanza dal campo nomadi di via Erbosa, dove Salvini aveva in programma una visita dopo che una nomade vi aveva schiaffeggiato la consigliera comunale Lucia Borgonzoni.
I giovani, di età compresa tra i 19 e i 28 anni, appartengono al collettivo “Hobo”. Per tutti l’ipotesi di reato è violenza privata aggravata in concorso; per tre di loro, due bolognesi e uno nato a Parma, anche danneggiamento e porto di oggetti atti ad offendere: si tratta di quelli che, armati di cinghia e casco, hanno sfondato i vetri dell’auto del Segretario.
Gli aggressori provengono da tutta Italia (Genova, La Spezia, Termoli, Bologna, Catanzaro e Salerno) ma risultano residenti a Bologna; molti sono studenti universitari. Sono tutti noti alle forze dell’ordine per episodi di disordine pubblico e violenza. Alcuni hanno partecipato agli scontri in piazza Verdi e ai picchetti dei facchini davanti ai magazzini Ikea.
Sono invece tre attivisti del gruppo anarchico “Aula C”, l’aula occupata da anni all’interno della facoltà di Scienze politiche in strada Maggiore a Bologna, le persone identificate e denunciate dalla Digos per l’aggressione al giornalista del Resto del Carlino Enrico Barbetti, avvenuta al termine della “tentata visita” di Salvini al campo nomadi di via Erbosa. Violenza privata in concorso, ingiuria e minacce in concorso i reati contestati ai tre anarchici, residenti a Bologna e di 35, 23 e 24 anni, tutti ben noti alle forze dell’ordine.
«Voglio esprimere tutto il mio apprezzamento alla Digos che ha lavorato, come sempre, con serenità, equilibrio e in silenzio, tenendo la barra dritta e portando a casa risultati evidenti» ha detto il questore di Bologna, Vincenzo Stingone, presentando l’esito delle indagini insieme al dirigente della Digos Salvatore Calabrese. «L’inqualificabile gesto ai danni dell’onorevole Salvini - ha aggiunto il questore - non poteva rimanere senza risposta».
Quanto all’aggressione contro Barbetti, per Stingone «è stata una vera vigliaccata, a lui rinnovo la nostra solidarietà e il mio affetto». Il giornalista è stato accerchiato e spintonato da una dozzina di attivisti mentre si allontanava da via Erbosa, dov’era in servizio per il suo giornale per seguire l’iniziativa del Carroccio.
Sull’occupazione dell’Aula C, i cui attivisti non sono nuovi a fatti di violenza sotto le Due Torri, spetterà ora alla Procura compiere un eventuale passo per ripristinare la legalità. Un nodo su cui i pm bolognesi hanno detto prestare «massima attenzione». Ma sull’ipotesi di un eventuale ordine di sequestro dello spazio, la Questura non si sbilancia.
Dopo aver appreso che i suoi assalitori sono stati identificati e denunciati, Matteo Salvini ha scritto sulla sua pagina Facebook: «Sono “bravi ragazzi” di un centro sociale, fra i 19 e i 28 anni. Bene, grazie alla Polizia: secondo voi ora ci sarà un giudice pronto a condannarli?».
Il candidato alla presidenza della Regione per Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia, Alan Fabbri, si è complimentato con la Digos di Bologna per la rapida e positiva conclusione delle indagini sull’assalto all’auto di Salvini, sulla quale viaggiavano anche lo stesso Fabbri con i consiglieri comunali Lucia Borgonzoni e Mirca Cocconcelli. «Congratulazioni alle forze dell’ordine per la repentina identificazione degli aggressori di sabato e per la continua azione a tutela della sicurezza pubblica - ha detto Fabbri -. Ora liberiamo Bologna e l’Emilia-Romagna dai delinquenti».
Fabbri ha quindi chiesto «condanne certe, che siano di monito per tutti i delinquenti che pensano di poterla fare franca. La spiacevole vicenda di sabato, compresa la vile aggressione al giornalista Enrico Barbetti, a cui va tutta la nostra solidarietà, è la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ora serve una svolta politica. Un voto alla Lega - ha concluso Alan Fabbri - è un voto per la tolleranza zero contro il dilagare dell’illegalità, è un voto contro i buonismi, è un voto per la sicurezza».

dalla Padania del 14.11.14

 
 
 

PAVIA, consigliera comunale travolta da auto rubata: grave

Post n°1794 pubblicato il 15 Novembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

di A. A.

Travolta da un’auto rubata con a bordo due uomini e trascinata per centinaia di metri. È molto grave ma in condizioni stabili Elena Maria Madama, 26 anni, consigliera comunale a Pavia per il Pd, vittima l’altra sera di un investimento in Strada Nuova, nel centro storico del capoluogo (nella foto, i soccorsi a Elena Maria Madama - a destra - dopo l’investimento).
L’auto, risultata rubata nel Milanese, l’ha travolta all’altezza dell’università e in molti, che a quell’ora stavano rientrando a casa, hanno assistito alla scena drammatica del corpo della ragazza, incastrato sotto l’auto che procedeva ad alta velocità. Solo quando l’auto ha dovuto rallentare il corpo della giovane si è staccato, restando sull’asfalto. I due ladri hanno poi abbandonato la vettura e sono fuggiti a piedi. La polizia li ha cercati tutta la notte, finora senza esito.
Al pronto soccorso del Policlinico San Matteo i medici hanno riscontrato sul corpo della giovane diverse fratture e ferite. Elena Maria Madama è ricoverata in prognosi riservata nel reparto di Rianimazione Seconda.
Già dei Giovani democratici, Madama è laureata in Giurisprudenza e sta facendo la pratica da avvocato. Alle ultime elezioni comunali è stata la più votata nella maggioranza, con 481 preferenze e come più giovane fra gli eletti ha presieduto il Consiglio comunale di insediamento del sindaco Massimo Depaoli. Da sempre impegnata in politica, è stat rappresentante degli studenti nel Cda dell’università e segretario del circolo Pd di Pavia Storica.
Il suo dramma è stato richiamato all’attenzione del Senato dal capogruppo della Lega, Gian Marco Centinaio, durante la seduta dedicata alle mozioni su Meridiana. «Siamo sconvolti - ha detto Centinaio - perché questo è avvenuto in una città, come Pavia, che è anche abbastanza noiosa, lo dico da ex vice sindaco, dove non succede mai nulla, dove ci conosciamo tutti. È la classica città di provincia dove queste cose non succedono». Poi, stizzito dall’atteggiamento dei parlamentari di Fi, il capogruppo leghista li ha ripresi così: «Scusate, colleghi di Forza Italia, magari non ve ne frega un c...o, però trovo che ridere e scherzare quando si parla di queste cose sia veramente vergognoso, da parte di alcuni colleghi». Immediato l’intervento della presidente di turno, Valeria Fedeli, che ha richiamato Centinaio ad usare «il linguaggio giusto».

dalla "Padania" del 14.11.14

 
 
 

Sei antagonisti identificati per l’ASSALTO di Bologna a Salvini

Post n°1793 pubblicato il 11 Novembre 2014 da accorsiferro
 
Foto di accorsiferro

Il candidato Governatore della Regione, Fabbri: «Basta denunce finite in nulla, ora pene esemplari»

di A. A.

Sono sei gli antagonisti già identificati dalla polizia di Bologna per l’assalto all’auto del Segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, avvenuto sabato scorso a Bologna, a pochi metri dal campo rom di via Erbosa. Al centro del lavoro degli investigatori della Digos, le immagini girate dalle molte telecamere presenti. Altri cinque antagonisti sono ritenuti gli autori della violenta aggressione al giornalista del Resto del Carlino Enrico Barbetti.
«E ora pene esemplari»: a chiederle è il candidato alla presidenza della Regione Emilia-Romagna Alan Fabbri. «Basta denunce finite nel niente, ora è tempo di fermare le violenze. La situazione, altrimenti, rischia di degenerare». Per questo, spiega Fabbri, «serve un’operazione sicurezza ad ampio raggio, che parta dai luoghi dimenticati da decenni di menefreghismo (quando non di coperture) della sinistra».
Salvini è tornato ieri sui fatti di Bologna a Effetto Giorno di Simone Spetia su Radio24, per replicare alle ricostruzioni secondo le quali non avrebbe avvisato la polizia dei suoi spostamenti. «Ma ovviamente sì, ho due figli, non è che ci goda ad avere tre ossessi che come scimmie mi saltano sul tetto della macchina - ha detto il leader leghista -. Vi assicuro che stare dentro ad una macchina che viene assaltata a calci, pugni, sassi, cinghiate non è il massimo della vita. Ovviamente la polizia sapeva dove eravamo. Siamo arrivati in ritardo perché c’era traffico in autostrada. Ma comunque - ha concluso - vi pare che in un Paese civile, per fare il mio dovere, per verificare come vengono spesi soldi pubblici, devo essere scortato da ottanta poliziotti?».
Salvini ha quindi “censurato” sulla sua pagina Facebook il deputato dei 5 Stelle Andrea Colletti, che dopo l’aggressione ha scritto su Fb «Mi dispiace per lui che non sia stato picchiato, sennò avrebbe fatto ancora meglio la figura del martire». «Che vergogna. Che tristezza - chiosa Salvini -. Sarebbe questo il “pacifismo” a 5 Stelle?».
Sibillino il tweet dell’ex ministro dell’Integrazione Cecile Kyenge. «Solidarietà a Salvini. Contro ogni violenza e contro ogni azione politica, di cui alcuni sono maestri, volta a fomentare e lucrare sull’odio». Più esplicita l’eurodeputata del Pd Alessandra Moretti, secondo la quale «le aggressioni vanno sempre condannate, come la violenza, da qualunque parte arrivi, però Salvini non faccia la vittima: è andato cercando un palcoscenico ben sapendo che chi come lui usa parole dure come pietre provoca reazioni ancor più dure, come quelle che abbiamo visto».
Per l’europarlamentare dem «non è certo accendendo uno scontro violento che si risolvono i problemi del Paese, né provocando le reazioni dei contestatori, che pure non vanno in alcun modo giustificate: non credo che un leader politico debba comportarsi in questo modo, cercando la visibilità sugli scontri. Direi che è stata una giornata da dimenticare per la Lega: Salvini, era meglio se stava a casa». Con i fatti o con le parole, l’obiettivo della sinistra rimane lo stesso: fermare il cambiamento impersonato dal leader della Lega.

dalla Padania dell'11.11.14

 
 
 
 
 

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IL FILM CHE ABBIAMO VISTO IERI SERA

Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della clinica Villa Celeste convenzionato con la mutua**

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*   = non merita

 

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Andrea:

Kate Quinn

Fiori dalla cenere

(Nord)

 

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Anna Karenina di Lev Tolstoj

Assassinio sull'Orient-Express di Agatha Christie

Cime tempestose di Emily Bronte

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Genealogia della morale di Friedrich Nietzsche

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Illusioni perdute di Honoré de Balzac

Jane Eyre di Charlotte Brontë

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Madame Bovary di Gustave Flaubert

Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov

Narciso e Boccadoro di Hermann Hesse

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