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Svendite e veleni

Post n°689 pubblicato il 30 Novembre 2006 da ad_metalla
 
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Masua, non decolla la bonifica Blitz dei sindacati nella valle dei veleni. Cgil, Cisl e Uil denunciano: «La Regione affretta la vendita ma non il risanamento»

Soda caustica, cianuro sodico, solfato di zinco, silicato di sodio, solfato di rame, xantati. È un cocktail di sostanze variegate quello presente nelle dighe di sterili che si trovano nell'area mineraria di Masua. Circa due milioni e mezzo di metri cubi di veleni, residui delle lavorazioni minerarie che ricadono nella miniera oggetto del bando di gara internazionale. Miniera con vista sul mare e sulle montagne di veleni: un'area tutta da bonificare prima di essere ceduta ai colossi internazionali intenzionati a costruire strutture ricettive sulla costa dell'Iglesiente simbolo dell'attività estrattiva. Ma mentre le procedure sul bando di gara vanno avanti spedite, poco ancora si sa sulle operazioni di ripristino ambientale e bonifica. La denuncia arriva dai sindacalisti dell'Igea che, ieri pomeriggio, hanno organizzato una conferenza stampa all'ingresso dell'area mineraria per illustrare il contenuto delle montagne di sterili a pochi passi dal mare. I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil, identificati ancora una volta dai carabinieri chiamati dai dirigenti dell'Igea, hanno contestato l'atteggiamento di Regione e società che, da un lato vanno avanti con rapidità per quanto riguarda il bando internazionale, dall'altro non sembrano curarsi del problema relativo alle bonifiche ambientali. Un problema che riguarda da vicino le sorti dei lavoratori, visto che proprio l'Igea dovrebbe occuparsi delle opere di ripristino ambientale. Marco Tuveri, Pierpaolo Emmolo, Giampaolo Delrio, Franco Mulas e Mario Podda hanno fatto notare che questo non sta avvenendo. «Non esistono progetti seri e continua a mancare il dialogo tra sindacato e azienda - è stata la critica dei rappresentanti sindacali - la nostra paura è che si facciano le cose con superficialità, facendo crescere il prato verde e lasciando una bomba ecologica». Una situazione di grande tensione che ha convinto il sindacato a proclamare lo stato di agitazione. «La protesta continua - hanno annunciato i delegati di Cgil, Cisl e Uil - non vogliamo bloccare niente, ma ribadiamo che questo gruppo dirigente continua a non occuparsi delle istanze dei lavoratori e dell'intero territorio». Dure critiche anche per la presenza dei carabinieri: «L'azienda - ha denunciato Marco Tuveri - ha fatto arrivare i militari mentre noi eravamo intenti a difendere i diritti dei lavoratori e anche gli stipendi dei dirigenti.

abstract: L'Unione Sarda del 30 novembre 2006


LA PROTESTA DEI SINDACALISTI DI IGEA
«Oasi? No, un monte di veleni»
L’area mineraria di Masua che la Regione ha destinato all’asta

Una montagna di veleni non un’oasi per turisti: è questa la denuncia dei delegati della Rsu di Igea (Interventi Geoambientali), la società pubblica nata per le bonifiche e la messa in sicurezza dei siti minerari dismessi, che ieri pomeriggio davanti al terrapieno di Masua hanno improvvisato una conferenza stampa illustrando il contenuto delle discariche minerarie che si affacciano sul faraglione di Pan Di Zucchero. Dati alla mano Franco Mulas, Giampaolo Delrio, Pierpaolo Emmolo e Marco Tuveri hanno sbandierato ai quattro venti che quelle montagne artificiali che sovrastano la miniera di Masua, 2.800.000 tonnellate di materiale, contengono alte percentuali di piombo, zinco, mercurio e cadmio. «Tutti sanno - aggiungono i delegati sindacali - che oltre alle scorie metallifere ci sono anche i reagenti usati negli impianti di flottazione. Stiamo parlando di soda caustica, cianuro di sodio, solfato di zinco, solfato di rame, olio di pino, calce e altre sostanze chimiche altamente inquinanti con termini facilmente comprensibili agli addetti ai lavori. Roba da fare rabbrividire».  I tentativi fatti dai rappresentanti sindacali per avere impegni concreti dal presidente della giunta regionale e dall’assessore regionale all’Industria sull’avvio delle bonifiche  i sindacalisti hanno deciso di spifferare tutto. «Igea - insistono i delegati sindacali - ha un organico di 330 unità lavorative e non c’è ancora uno straccio di progetto, un piano che sostenga la volontà delle autorità regionale ad eliminare i pericoli dell’inquinamento. Notiamo che la Regione è decisamente attiva per quanto riguarda la cessione dei beni immobili di Masua, Ingurtosu, Montevecchio e Naracauli ma non parlano di bonifiche. Questo metodo di rapportarsi con il sindacato lo contestiamo soprattutto perchè chi abita in queste zone ha il diritto a vedere eliminati i guasti fatti dalle società minerarie, quasi sempre a gestione regionale».  I quattro sindacalisti si sono piazzati davanti al terrapieno di Masua sciorindo dati e formule chimiche. «Sono composti e metalli pesanti - precisano Mulas, Emmolo, Tuveri e Delrio - che vanno rimossi o resi inerti prima che producano altri danni all’ambiente. Temiamo che l’arrivo dei privati possa, di fatto, cancellare ogni intervento di bonifica. Alle multinazionali interesserà di certo costruire villaggi e alberghi e tutto il marcio che vediamo sarà magari ricoperto con uno strato di terra vegetale per far attecchire l’erba dei campi di golf». Dietro al sindacato, però, c’è compatto tutto l’organico di Igea che in un’assemblea generale, svoltasi recentemente, ha dato ampio mandato ai delegati della Rsu di intervenire, con mandato ampio, sulle questioni che riguardano la tutela dei lavoratori e delle bonifiche da fare. «Non disponiamo neppure di uno staff dirigenziale efficiente - concludono i sindacalisti - perchè non hanno alcun mandato e devono far sempre e costantemente riferimento al Governatore.» I sindacalisti non escludono di poter chiedere interventi da parte delle autorità sanitarie a tutela della salute pubblica.

abstract: La Nuova Sardegna del 30 novembre 2006

 
 
 
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