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La verità delle parole sta nelle azioni successive

 

 

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Sor(u)genĩa

Post n°1348 pubblicato il 24 Dicembre 2008 da ad_metalla
 

Noi siamo quel che facciamo. Le intenzioni, specialmente se buone, e i rimorsi, specialmente se giusti, ognuno, dentro di sé, può giocarseli come vuole, fino alla disintegrazione, alla follia. Ma un fatto è un fatto: non ha contraddizioni, non ha ambiguità, non contiene il diverso e il contrario.
(Leonardo Sciascia, 1977)


Venerdì 19 dicembre, nel corso di una conferenza stampa frettolosamente convocata, il governatore Renato Soru ha detto di avere poco prima firmato davanti al notaio l'atto di cessione ad un fiduciario (l’avvocato Gabriele Racugno, fino a pochi mesi prima facente parte del consiglio di amministrazione di Tiscali) del possesso e della gestione delle azioni di Tiscali. Però, qualche giorno prima, più esattamente il 15 dicembre (quindi ancora nelle vesti di titolare delle medesime azioni), il presidente firmava ben altre carte. Più precisamente un "Accordo di Programma tra la Regione, la Provincia di Cagliari, il Consorzio industriale di Cagliari e la Sorgenia S.p.A". Oggetto dell’accordo: la realizzazione all’interno dell’agglomerato industriale di Macchiareddu di una iniziativa industriale per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili". Un Accordo di Programma che compare tra le delibere approvate nell’ultima riunione di giunta regionale (prima delle definitive dimissioni di Soru) tenutasi lo scorso 20 dicembre (Delibera n. 73/25). Una delibera, tanto per cambiare, ancora oggi "oscurata". Poco male, noi di RealCaimani conosciamo benissimo il contenuto di questo Accordo di Programma.

Facciamo un passo indietro, giusto per chiarire i contorni della vicenda. Legge finanziaria n° 2 del 2007 (articoli 15 e 24): vengono stanziati 25 milioni di euro all’anno (fino al 2009) per finanziare l’installazione di impianti fotovoltaici per la produzione d energia rinnovabile (ma anche per l’installazione di pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi domestici o industriali). I soggetti destinatari di tali incentivi sono: enti pubblici, privati ed imprese. Ora, tra il maggio e l’ottobre del 2006 una società presenta alla Regione alcuni progetti per la realizzazione di complessivi 4 impianti fotovoltaici da 1 MW cadauno. Tra il dicembre 2006 e il febbraio 2007, con una velocità sbalorditiva, tutti i progetti superano l’esame della Valutazione d’Impatto Ambientale. O per meglio dire, accade che il Servizio della Sostenibilità Ambientale e Valutazione Impatti della Regione, non rilevando in fase di screening impatti negativi dà l’ok all’intervento escludendo il ricorso alla VIA. E accade pure che alla data del 24 luglio 2007 altri 14 progetti vengano presentati alla Regione da altri soggetti per la realizzazione di identici impianti fotovoltaici. Niet, nulla da fare, la giunta regionali li boccia tutti. La motivazione del diniego fa riferimento a dei precisi "indirizzi", quelli in attuazione delle famigerate note tecniche del Piano paesaggistico regionale. La domanda è d’obbligo: quando sarebbero stati deliberati questi "famosi" indirizzi ? A leggere le carte c’è da restare allibiti: salvo sviste, 3 giorni dopo la presentazione dell’ultimo dei 14 progetti bocciati, cioè il 26 luglio 2007, con delibera n. 28/56. Questi i fatti. Vi starete chiedendo a chi fanno capo i 4 impianti fotovoltaici approvati nel febbraio 2007 dalla giunta regionale. Non è un mistero, ne ebbe a scrivere anche il Corriere della Sera (inserto "Economia"), proprio sotto quell’altro articolo che raccontava il matrimonio tra la società Management&Capitali e la società Tiscali. E qui un piccolo inciso: la Management & Capitali è il fondo di investimenti costituito nel 2005 da Carlo De Benedetti, già fondatore della Cofide, che controlla - ed è solo un esempio - il gruppo editoriale L'Espresso (fra i quotidiani Repubblica e, nell’Isola, La Nuova Sardegna). Torniamo all’articolo del Corriere, che così titolava: "E Rodolfo prenota undici posti al sole". Rodolfo, per chi non avesse capito, è il figlio di Carlo De Benedetti, mentre la società che all’epoca si vide autorizzare dalla giunta regionale gli impianti fotovoltaici sardi si chiama Soluxia. Per essere più precisi la società Soluxia fa capo alla società Sorgenia (di cui Rodolfo De Benedetti è presidente), una società classificata tra le prime cinque che operano nel mercato energetico italiano e che fa capo alla Cir di Carlo De Benedetti, società fondata nel 1976. Giusto per chiudere questa prima finestra di ricordi e richiamare così la Legge finanziaria n° 2 del 2007, ecco la mission della società: "Progetta e realizza soluzioni fotovoltaiche per ogni tipologia di impiego: privati, condomini, piccole aziende e grandi industrie. Ogni progetto soddisfa i requisiti necessari per accedere alle formule di incentivazione e finanziamento previsti dalla normativa vigente per l’installazione di un impianto fotovoltaico". Guadagnato l’ok dalla giunta regionale, la Soluxia SpA (controllata dalla Sorgenia)avvia nell’agosto del 2007 i primi due impianti fotovoltaici della potenza di circa 1 MW ciascuno presso il Consorzio Asi di Villacidro (CA). Soluxia ha poi proseguito nella realizzazione di ulteriori impianti e alla fine del 2007 (più precisamente il 31 dicembre) due di questi saranno oggetto di conferimento di ramo d’azienda ad una nuova società, che prenderà il nome di Soluxia Sarda Srl, una società posseduta al 90% da Soluxia SpA. Resta un mistero – e sarà bene investigare - su chi detiene il restante 10% della Soluxia Sarda Srl.

Nell’agosto del 2007 – le agenzie battono la seguente notizia: "Il titolo Tiscali è partito in volata segnando un rialzo di oltre 5 punti percentuali e stabilizzandosi infine su un +3,62%. A spingere il titolo sono le indiscrezioni sull'ingresso nella società di Carlo De Benedetti". Notizia che verrà subito confermata con un comunicato stampa congiunto Management&Capitali/Tiscali, un comunicato in cui si dice che la società di De Benedetti "ha deciso di investire da un minimo di 50 milioni di euro ad un massimo di 165 milioni in Tiscali UK, con modalità che potranno variare dalla sottoscrizione di un prestito obbligazionario convertibile all'aumento di capitale". Un comunicato che per bocca di Tommaso Pompei (all’epoca amministratore delegato di Tiscali) così continuava: "Siamo lieti di questo accordo con Management & Capitali, che si aggiunge a quello recentemente concluso per 650 milioni di Euro con Banca Intesa Sanpaolo e JP Morgan, e che offre al Gruppo Tiscali ulteriore flessibilità finanziaria nel perseguire le opportunità di sviluppo ed il proprio piano industriale". Novembre 2007, il dado è tratto e le agenzie battono la seguente notizia: "Il fondo di turnaround Management & Capitali di Carlo De Benedetti farà la sua entrata nel capitale di Tiscali. L´operazione avverrà con un investimento di 60 milioni di euro in un prestito obbligazionario convertibile in azioni della stessa società. Le obbligazioni, garantite da Tiscali, saranno emesse da una società di diritto lussemburghese, controllata dalla stessa Tiscali, in data successiva alla assemblea straordinaria degli azionisti di Tiscali che delibererà l´aumento di capitale al servizio della conversione delle obbligazioni". Passano pochi mesi (siamo nel Febbraio 2008) e Yahoo Finanza lancia la seguente notizia: "Diverse società del settore delle telecomunicazioni sembrano recuperare terreno nei listini di mezza Europa durante l’ultimo periodo. Tiscali è reduce da un aumento di capitale di cui il 25% circa è stato sottoscritto pro quota da Renato Soru, attuale azionista di riferimento del gruppo e Governatore della regione Sardegna come politico di centro-sinistra. Soru è uno dei membri fondatori del nuovo Partito Democratico che è sostenuto anche da Carlo De Benedetti, il patron del gruppo Cir e della sua ala editoriale che è costituita da L’Espresso. De Benedetti ha comprato da qualche tempo, tramite il fondo di turnaround Management & Capitali delle obbligazioni convertibili capaci di coprire il 6,9% del capitale di Tiscali al 2012. L’Ingegnere, però, potrebbe entrare in futuro nel capitale di Tiscali con quote ancora maggiori se ottenesse il via libera di Diego Della Valle e gli altri soci di M&C (dalla famiglia Magnoni ai soci di Banca Intermobiliare e altri soci finanziari). Secondo alcune stime sarebbero, infatti, oltre 400 i milioni di euro che Management e Capitali ha pronti per eventuali investimenti. Ai prezzi di venerdì i 400 milioni corrispondono a più della metà della capitalizzazione di Tiscali: quindi di soldi per nuovi investimenti ce ne sarebbero. L’operazione sarebbe inoltre benedetta dal centrosinistra perché permetterebbe di creare in prospettiva un polo con telecomunicazioni ed editoria schierato dalla propria parte e per giunta di contrabbandarlo per un salvataggio dell’italianità di Tiscali da eventuali predatori stranieri e ostili". Siamo alle battute finali: nel settembre 2008 la Management&Capitali SpA di Carlo De Benedetti licenzia il proprio resoconto intermedio di gestione. In questo si legge quanto segue: "In data 11 settembre 2008 si sono realizzate le condizioni contrattuali per la conversione obbligatoria (mandatory conversion) in azioni Tiscali S.p.A. del prestito obbligazionario convertibile "Tiscali Financial Services S.A. Euro 60,000,000 - 6.75% Convertible Bonds 2012" interamente sottoscritto da M&C in dicembre 2007. In data 15 settembre 2008 è stata perfezionata la conversione con assegnazione di n. 42.339.442 azioni".

Se volessimo tirare le somme di questo primo ragionamento, stando esclusivamente ai fatti, non potremo che rilevare come un filo rosso unisca gli interessi di Carlo De Benedetti a quelli di Renato Soru (maggiore azionista di Tiscali), la Management&Capitali a Tiscali, la CIR di Carlo De Benedetti alla Sorgenia/Soluxia, la Sorgenia/Soluxia alla Regione Sardegna. Già questo, così pare, dovrebbe bastare a chiamare in causa l’art. 29 della Legge Statutaria, che così recita: "Sussiste un conflitto di interessi in tutti i casi in cui esista un conflitto tra i doveri pubblici del Presidente della Regione, dei componenti della Giunta regionale o dei consiglieri regionali e un loro interesse privato e/o personale in grado di influenzare impropriamente il corretto adempimento dei loro doveri e delle loro responsabilità pubbliche o di produrre a loro vantaggio degli effetti diversi da quelli propri ad ogni altro soggetto appartenente alla Giunta regionale o al Consiglio regionale. Nessuno dei soggetti di cui al comma 1 può esprimere il proprio voto su qualsiasi proposta di legge, di regolamento, di deliberazione amministrativa, rispetto alla quale sappia o debba sapere di essere in conflitto di interessi".

Qualcosa si mette in moto alla Regione. E così lo scorso 23 maggio la giunta regionale licenzia una prima delibera, la n° 30/2, che reca "Linee guida per l’individuazione degli impatti potenziali degli impianti fotovoltaici e loro corretto inserimento nel territorio". Per farla breve, la giunta regionale ritenne di dover intervenire nella materia in relazione alle numerosissime richieste che pervenivano alla Regione per l’effettuazione della procedura di screening ambientale relativa ad impianti fotovoltaici da ubicare sul terreno, ma anche per regolamentare l‘impatto ambientale costituito dall’impegno di notevoli porzioni del territorio regionale. Le istanze (non meglio identificate) riguardavano infatti impianti di notevoli estensioni localizzati in aree agricole, su porzioni del territorio talvolta classificate dal Piano Paesaggistico Regionale come componenti a valenza ambientale. Per darsi delle regole la Regione si è dotata di uno studio, con lo scopo di identificare gli impatti potenziali più rappresentativi degli impianti fotovoltaici e poter prevedere il loro corretto inserimento nel territorio. Lo studio, in particolare, ha individuato come criterio prioritario di idoneità all’installazione per tutti gli impianti fotovoltaici ricadenti in aree agricole, quello della "autoproduzione energetica", reputando che possono essere installati in aree di pertinenza di stabilimenti produttivi nonché di imprese agricole. Lo studio, inoltre, ha indicato come idonee per l’installazione di impianti fotovoltaici, le aree del territorio regionale che risultano trovarsi in condizioni di compromissione dal punto di vista ambientale o paesaggistico. Sempre secondo questo studio risultano idonee all’installazione di impianti fotovoltaici anche , le aree industriali, artigianali e produttive, in quanto appositamente deputate ad accogliere impianti di natura industriale dai vigenti strumenti urbanistici o territoriali. Per questo ragioni la giunta deliberava in conformità e nell’approvare le linee guida per l’individuazione degli impatti potenziali degli impianti fotovoltaici e loro corretto inserimento nel territorio (di cui all’art. 3, articolo che è bene tenere a memoria), autorizzava l’installazione di impianti fotovoltaici nelle seguenti aree:

a) di pertinenza di stabilimenti produttivi, di imprese agricole, di potabilizzatori, di depuratori, di impianti di trattamento, recupero e smaltimento rifiuti, di impianti di sollevamento delle acque o di attività di servizio in genere, per i quali gli impianti integrano o sostituiscono l’approvvigionamento energetico in regime di autoproduzione; b) industriali o artigianali così come individuate dagli strumenti pianificatori vigenti

Ultimo e fondamentale passaggio (vedremo poi perché): al fine di regolamentare l’utilizzo di territorio, seppur industriale, occupato dagli impianti fotovoltaici la giunta regionale ritenne necessario stabilire un tetto massimo alla potenza installabile per alcune categorie di impianti (di tipologia b). Tale vincolo, definito in termini di "superficie lorda massima occupabile dall’impianto", risultava necessario per poter salvaguardare l’originaria funzione dei lotti liberi appartenenti alle aree industriali, cioè quella di generare nuove realtà produttive, creando sviluppo ed occupazione, in aree già opportunamente infrastrutturate con risorse pubbliche per tale scopo. In ragione di ciò la giunta regionale reputò che ogni area industriale di estensione superiore ai 100 ha potesse accogliere una superficie lorda complessiva di tutti gli impianti fotovoltaici autorizzati (di tipologia b), per una percentuale non superiore al 2 % della superficie dell’area stessa. Una percentuale valutata al 3% nel caso di tutte le altre aree industriali e artigianali, così come individuate dagli strumenti pianificatori vigenti, di estensione inferiore ai 100 ha, del 4% per superfici inferiori a 50 ha e dell’ 8% per superfici inferiori a 20 ha.

Ora qualcosa, evidentemente, accade se la giunta regionale decide il 29 ottobre scorso di modificare e aggiornare (con la delibera n° 50/12) le linee guida per l’individuazione degli impatti potenziali degli impianti fotovoltaici e loro corretto inserimento nel territorio. Forse l’originaria previsione dell’utilizzo massimo del territorio per l’installazione di impianti fotovoltaici non poteva soddisfare le aspettative di qualche società ?  Ci limitiamo solo a riferire che nel leggere quest’ultima delibera si scopre che evidentemente la precedente previsione della giunta regionale (delibera n° 30/2 del 23 maggio 2008) non aveva fatto i conti con l’oste. Nel senso che l’assessore all’ambiente rileva che "a seguito di una ricognizione delle aree urbanizzate e non urbanizzate disponibili presso i Consorzi Industriali della Sardegna, in diversi casi risultano quasi sature le aree ammissibili all’installazione di impianti fotovoltaici all’interno delle Aree di Sviluppo Industriale, per le quali è stata presentata istanza di verifica di assoggettabilità a VIA ai sensi dell’art. 20 del D.Lgs. n. 4/2008." Ciò premesso, la giunta decise di "revisionare la definizione del tetto massimo alla potenza installabile, definito in termini percentuali di superficie lorda massima occupabile dall’impianto, da calcolarsi sulla superficie totale dell’area industriale, che sia essa urbanizzata o non urbanizzata. E non solo questo. Decise anche di promuovere una maggiore utilizzazione di forme energetiche rinnovabili attraverso l’incremento delle percentuali di superficie lorda massima occupabile dagli impianti fotovoltaici calcolati sulla superficie totale dell’area industriale (previste nella deliberazione della Giunta regionale n. 30/2 del 23.5.2008) secondo la seguente indicazione: "ogni area industriale di estensione superiore ai 1000 ettari potrà accogliere una superficie lorda complessiva di tutti gli impianti fotovoltaici autorizzati, per una percentuale pari al 3% della superficie dell’area stessa. La percentuale è valutata pari al 4% per superfici ricomprese tra 1000 e 100 ettari, al 5% nel caso di superfici ricomprese tra 100 e 50 ettari, del 6% per superfici inferiori a 50 ettari e infine del 10% per superfici inferiori a 20 ettari." Ma mica è finita qui. Leggiamo testualmente: "Al fine di ottimizzare lo sviluppo delle fonti rinnovabili in relazione alle ricadute sul piano ambientale, tenendo anche conto della sicurezza del sistema elettrico, e contestualmente gli obiettivi di crescita economica e tecnologica che favoriscono lo sviluppo occupazionale, propone a favore delle imprese che si insediano nelle aree industriali per avviare attività di produzione e manifattura di tecnologie per la generazione di energia da fonti rinnovabili o impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili con alto contenuto di innovazione che presentino, come ricaduta, lo sviluppo di competenze tecniche ed industriali nell’area stessa e richiedano, nel contempo, di voler installare impianti fotovoltaici, di consentire il superamento dei valori di superficie sopraevidenziati, e comunque di prevedere una assegnazione prioritaria a favore delle medesime anche all’interno dei limiti delle superfici soprariportate. In tale caso, effettuata la preventiva valutazione dell’iniziativa industriale e della capacità tecnica ed economica del proponente che dovrà comunque garantire un’adeguata ricaduta occupazionale, potrà essere consentito il superamento dei valori di superfici sopraevidenziati, così come individuate nelle linee guida, fino ad un massimo del 15% della superficie e comunque fino ad un massimo 100 ettari di superficie aggiuntiva". Il risultato finale lo vedete QUI! Dulcis in fundo la giunta regionale non poteva non impartire i conseguenti indirizzi ai Consorzi Industriali. Che sono questi:

A) dovrà essere favorita l’assegnazione delle aree per la realizzazione degli impianti fotovoltaici secondo i limiti e le condizioni previsti nella presente deliberazione, al fine di promuovere la diffusione dell’utilizzo delle energie rinnovabili da fonte solare;        B) dovrà essere garantita l’assegnazione, secondo il seguente ordine prioritario, a favore delle imprese:

1) che realizzano impianti destinati almeno per il 50% all’autoconsumo, al fine di raggiungere l’obiettivo strategico del consolidamento del sistema produttivo delle aree industriali; 2) che realizzano impianti manifatturieri di tecnologie per la generazione di energia da fonti rinnovabili; 3) che realizzano impianti di produzione di energia rinnovabile con alto contenuto di innovazione.

Ci pare che non ci sia molto altro da aggiungere, se non rendere di pubblico dominio il contenuto dell’Accordo di Programma firmato il 15 dicembre scorso dal presidente Renato Soru. Basterà leggerlo con attenzione, magari soffermandosi sulle parti evidenziate.

Magari su quelle che stabiliscono a che prezzi saranno espropriati i 160 ettari di terreno agricolo che servono alla società Sorgenia; magari su quelle parti che trattano di tutti i programmi che ha in corso il CRS4 (guidato da chi ?) e su cui verosimilmente verrà coinvolta la società; magari su quelle parti che trattano delle ricadute occupazionali di questo impianto  una volta a regime (una cosa ridicola...); magari su quelle parti che svelano come l'intervento previsto dalla società Sorgenia (per la parte che interessa più propriamente il Consorzio industriale, ovvero 40 ettari) ricada all'interno del perimetro di bonifica e interesse nazionale Sulcis-Iglesiente-Guspinese, ovvero di come le spese per la necessaria caratterizzazione di questi 40 ettari siano state imputate non a Sorgenia, come sarebbe sensato, ma bensì al Consorzio industriale provinciale di Cagliari; magari su quelle in cui si dice, con riferimento all'intervento di caratterizzazione dei suoli, che la Regione, la Provincia, il Consorzio industriale e Sorgenia si faranno parte attiva affinchè venga approvata una magliatura di campionamento adeguatamente larga... (sic).  Poi, se avete tenuto a mente la parte che di sopra vi avevamo raccomandato, potete passare a leggere l'art. 5 dell'Accordo di Programma. Vi si apriranno "orizzonti" infiniti.

Ciliegina sulla torta, che allo strazio non c'è mai fine. Leggete per benino la parte terminale dell'art. 5 dell'Accordo di Programma firmato dalle diverse parti lo scorso 15 dicembre. Si dice che "la Regione Autonoma della Sardegna, la Provincia di Cagliari ed il Consorzio Industriale, ognuno per quanto di propria competenza, riconoscono espressamente e formalmente altresì che l’intervento di cui trattasi è coerente e conforme al Piano Energetico Regionale". Avete letto bene ? Dice che l'Accordo è "coerente e conforme al Piano Energetico Regionale". Beh, se fate una piccola indagine scoprirete che ancora il 19 dicembre scorso (quindi dopo la firma dell'Accordo di Programma) l'assessorato regionale dell'Industria aveva in itinere le consultazioni pubbliche nell'ambito della Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del Piano Energetico Regionale. Per chi non lo sapesse, in questa fase chiunque fosse interessato può presentare osservazioni, suggerimenti e proposte, fornendo nuovi e ulteriori elementi conoscitivi e valutativi. Se le cose stanno così, se quindi questo è un Piano ancora perfettibile, come si fa a fare certe dichiarazioni ancor prima che sia finita la VAS ? O se volete, che senso ha tenere queste conferenze pubbliche ?  E sarebbe  pensabile che quealche motivata osservazione possa far saltare l'Accordo di Programma Sorgenia ? Se ci sfugge la ragione di un simile comportamento (...) lnon ci sfugge invece il ridicolo.

Siamo dinanzi ad un ennesimo e plateale caso di conflitto di interessi?  Decidete voi. A noi piace ricordare, ancora una volta, l’art. 29 della legge statutaria.

"Sussiste un conflitto di interessi in tutti i casi in cui esista un conflitto tra i doveri pubblici del Presidente della Regione, dei componenti della Giunta regionale o dei consiglieri regionali e un loro interesse privato e/o personale in grado di influenzare impropriamente il corretto adempimento dei loro doveri e delle loro responsabilità pubbliche o di produrre a loro vantaggio degli effetti diversi da quelli propri ad ogni altro soggetto appartenente alla Giunta regionale o al Consiglio regionale. Nessuno dei soggetti di cui al comma 1 può esprimere il proprio voto su qualsiasi proposta di legge, di regolamento, di deliberazione amministrativa, rispetto alla quale sappia o debba sapere di essere in conflitto di interessi".

Allegato "A"
Allegato "B"
Delibera 23 maggio 2008
Linee Guida delibera 23 maggio 2008
Delibera 29 ottobre 2008


Ps

Buona lettura. E buone feste da tutti noi di RealCaimani

 
 
 
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