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LETTERA ALL'ING SABELLI

Post n°194 pubblicato il 01 Febbraio 2009 da info.alitalia
 

Gentile Amministratore Delegato,     

dopo aver ricevuto la Sua lettera ho pensato a lungo se scriverLe o meno ma alla fine mi sono convinto a farlo.

Non riesco ad esimermi dall’esprimere le molteplici perplessità che ha acceso in me il Progetto Fenice-CAI, sin dalla sua nascita: un gruppo di imprenditori che, con spirito quasi patriottico, si associano per candidarsi ad acquisire le parti produttive di un’azienda in crisi tramite un’offerta al Commissario Straordinario.
E’ perlomeno bizzarro però che l’azienda in questione abbia ufficializzato il proprio stato di crisi, con successiva nomina del commissario, solo dopo che detto gruppo si è organizzato per l’acquisizione.

Ho anche avuto l’impressione che il dimensionamento della nuova compagnia sia stato deciso dalla capacità finanziaria degli investitori e non da un piano industriale solido, mirato all’aggressione del ricco trasporto aereo italiano.

Il termine “italianità”, inoltre, mi pare alquanto anacronistico in un mercato veramente globale, dove le automobili si costruiscono in Polonia ed in India, i vestiti sono prodotti in estremo oriente ed i lavoratori si muovono in ogni parte del mondo (si veda, ad esempio, il caso di Buitoni, Motta, Perugina: hanno sicuramente mantenuto il fascino della tradizione italiana, pur essendo gestite da investitori stranieri).
Il libero mercato non concede nazionalismi o sentimentalismi, si rischierebbe di farlo diventare drogato e quindi malato.

Non comprendo poi l’integrazione, quasi forzata, tra la vecchia Alitalia ed Airone che ha portato alla nascita di una nuova compagnia più piccola della sola Alitalia: i valori aggiunti della seconda, costituiti dalla giovane flotta e dal portafoglio ordini aeromobili, sono ampiamente annullati dallo stato patrimoniale della stessa.

Penso che queste siano solo una piccola parte delle motivazioni che hanno provocato opposizioni prevedibili, a mio parere legittime, anche se per niente dure: le poche ore di sciopero indette sono state annullate dalle precettazioni e dall’uso massiccio della distorsione mediatica dei fatti, non permettendo un corretto ed equilibrato sistema di relazioni industriali.
In altri paesi in casi simili il trasporto aereo è stato bloccato anche totalmente.

Gli enormi sacrifici sul piano sociale, peraltro, non possono essere considerati legittimi solo perché attenuati da strumenti straordinari di sostegno al reddito, che come fine primario non hanno certo quello di essere messi al servizio di alcuna operazione finanziaria.
L’alto prezzo di tali sacrifici verrà pagato dalle stesse migliaia di persone che negli anni passati hanno già subito gli effetti di una pessima gestione dell’azienda, vittime due volte.

Molti di noi sono stati assunti in Alitalia-CAI, molti sono fuori, ma nessuno sa se è stato meglio far parte del migliore materiale umano necessario al Piano Fenice o esserne esclusi: non mi sembra che esperienza, valore e professionalità siano stati gli elementi determinanti nell’essere scelti, magari per poi essere sistemati in una o l’altra città d’Italia come pedine su una scacchiera; al contrario il contributo al rapido avvio della nuova azienda, che ognuno di noi ha portato, ha surclassato qualunque esigenza personale o criterio di anzianità.

Solo con una corretta ricerca di ciò che è giusto fare o non fare, la cosiddetta etica chiamata spesso in causa nel terzo millennio, potrà forse ridarci senso di appartenenza e voglia di riscatto.

Solo del personale valorizzato potrà soddisfare il cliente, elemento fondamentale per generare reddito ed accontentare gli azionisti.

Oggi non riesco a comprendere come un pilota possa sentirsi valorizzato con i turni che è costretto a svolgere: sveglie a qualunque orario, anche fino a quasi 20 ore di servizio continuativo o periodi ai comandi di più di 11 ore, seduto al proprio posto ininterrottamente salvo poche pause per usufruire del bagno, notti insonni, soste minime.

La nostra Azienda, che Lei ha il piacere e l’onore di amministrare, programma attività di volo agli equipaggi ovviamente nel rispetto dei limiti di legge, ma a mio parere eccessivi per pensare che, a medio e lungo termine, i lavoratori possano reggere il ritmo imposto; tutto ciò considerando anche la limitata gestione dei periodi di ferie.
I confronti con le altre major europee ci dimostrano che un’altra realtà è possibile, nel rispetto dei risultati di bilancio.

Pur lavorando entrambi per Alitalia-CAI,  Lei ed io svolgiamo ruoli ed attività molto differenti, per questo motivo non penso ci si possa definire colleghi: un collega è colui che svolge la stessa attività professionale di altri, specie se è di pari grado, e questo non mi sembra il caso.

Mi auguro di essere riuscito a trasmetterLe il mio stato d’animo, che è simile a quello di molti altri, sperando di aver suscitato in Lei una voglia di dimostrare a tutti gli scettici, me compreso, che una Alitalia-CAI etica e produttiva può esistere.
Noi siamo pronti a dare il nostro contributo, purchè valorizzati e rispettati.

Spero di non ricevere alcuna risposta da Lei, preferirei evitasse di perdere tempo con me e che invece riuscisse a far assumere in questa nuova Alitalia, utilizzando part-time, solidarietà o altri strumenti a Sua disposizione, tutti coloro i quali sono rimasti senza lavoro e senza prospettive future.


Distinti saluti                                                

Primo Ufficiale B777  V.A.

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