Messaggi di Ottobre 2014

Ralph nader e forty chances

Post n°822 pubblicato il 29 Ottobre 2014 da amici.futuroieri
 
Foto di amici.futuroieri

Nell’interesse pubblico
L’altro Buffett combatte la fame
Ralph Nader
25 Giugno 2014

Avrebbe potuto scegliere una via più facile nella vita. Dopo tutto, Howard G. Buffett è il figlio dell’investitore intelligente, Warren Buffett.
Invece, ha scelto di diventare un contadino che lavora a Decatur, Illinois e di lanciare un serio sforzo per combattere la fame mondiale nei paesi poveri e negli USA (dove 50 milioni di uomini sono “senza sicurezza alimentare”) con soluzioni radicate localmente autosufficienti.

Così facendo, ha fatto visite mirate in più di 120 paesi, alcune delle quali nelle regioni più caotiche e pericolose del mondo, tra le quali il Congo orientale, il Sud Sudan e le aree violente dell'Afghanistan.
Egli interagisce con gli agricoltori locali sui problemi più minuti di suolo, acqua e semi e sui problemi del credito, del trasporto e della ricerca di mercati locali.

Vedete, Howard Buffett è un empirista determinato e un agronomo autodidatta.
Vuole sapere che cosa si lavora bene su un terreno e ciò che può essere migliorato, a volte con l’aiuto della sua fondazione, ma sempre con i cambiamenti reali provenienti dalle culture locali e dalle fattorie locali.

Il suo gruppo ha fattorie sperimentali in Arizona e in Sud Africa per analizzare, testare e migliorare le diverse catene di produzione alimentare per quasi un miliardo di adulti e bambini nel mondo che soffrono per tutta la vita la fame cronica e gli oneri fisici e di sviluppo.
Grazie a questo continuo viaggiare in profondità nei luoghi colpiti dove vivono gli agricoltori di sussistenza, “il suo corpo ha preso un colpo formidabile", secondo le parole di un esperto che è stato con lui in alcuni di questi viaggi.

Anni fa (lui ha 59 anni) Howard Buffett iniziò i suoi viaggi come fotografo esperto di specie in via di estinzione, come il ghepardo e il gorilla di montagna. Queste avventure in habitat deserti e le “conoscenze dei poveri”, lo portarono alla sua missione più recente, combattere la fame mondiale.

So questo dalla lettura del suo nuovo libro affascinante, critico, incoraggiante spesso antropologico, Forty Chances (Simon & Schuster, 2013), che racconta, con le sue fotografie di giovani e meno giovani, gli sforzi della Fondazione Howard G. Buffett per cambiare le cose in corso e fare la differenza in luoghi dove le persone soffrono di più.
Non è riluttante ad ammettere i propri errori; egli impara da loro e ricomincia daccapo.

Suo padre ha scritto queste parole nella prefazione di Quaranta Chances: “L'amore di Howie per l’agricoltura rende il suo lavoro particolarmente utile per i milioni di poveri abietti la cui unica speranza è il terreno. Nel frattempo il suo coraggio lo ha esposto a una serie di esperienze più comuni per gli avventurieri che per i filantropi”.

Si tratta di un libro con grande empatia e poca ideologia.
Mr. Buffett si oppone al fatto che gli hedge fund possano acquistare grandi appezzamenti di terreno agricolo in Africa perché questo ha un impatto dannoso di lunga durata sui popoli di quei paesi.

Howard Buffett scrive che “abbiamo bisogno di agire con urgenza. La gente sta morendo e soffrendo oggi”.
Egli cita il consiglio di suo padre: “Concentrate le vostre risorse sui bisogni che non sarebbero soddisfatti senza il vostro impegno ... Aspettatevi di fare qualche errore; niente di importante sarà realizzato se si prendono solo le decisioni certe”.

Attraverso tutto il libro, è chiaro che Buffett crede nella promozione delle soluzioni che sono localizzate e durature, piuttosto che al valorizzare la carità che è temporanea, esterna e induce dipendenza, o peggio, diventa un incentivo per corrompere il sequestro del cibo da parte dei poteri locali.

Forty Chances è ricca di dettagli avvincenti.
Buffett crede nell'utilizzo o nella riscoperta di vecchie conoscenze provenienti da queste aree rurali, nonché nell’utilizzo di tecnologie moderne appropriate che sono accessibili.
“Non possiamo usare il pensiero occidentale per risolvere problemi africani”, scrive.
Tuttavia, egli è grande per le tecniche senza aratura e per le colture che rispettano i terreni.

Il capitolo struggente di Buffett sulla fame in Illinois contiene la sua ammissione che lui non si era reso conto di quanto “diffusa e ancora nascosta fosse”, là e in tutto il nostro paese.

Ha visitato ed è stato colpito dal lavoro del Rodale Institute sugli alimenti biologici in Pennsylvania.
Eppure, egli utilizza e crede alle colture OGM, le ritiene necessarie per soddisfare le crescenti esigenze della fame del mondo.

Io guardo all’empirismo della mentalità aperta di Mr. Buffett mentre riceve rapporti dai ricercatori e dagli analisti dei terreni qui e all’estero, e alle loro opinioni diverse dalla sua, tra le quali spicca la crescente evidenza della resistenza al mutamento delle erbacce e degli insetti che richiederà sempre più applicazioni di erbicidi e pesticidi potenti e costosi (vedi genewatch.org).

Raccomando la sua pagina 411 del libro per la lettura ad immersione, soprattutto per le genti urbane e suburbane che conoscono poco ciò che deve essere fatto per dare cibo a persone che non possono guidare casualmente al supermercato locale per fare la scorta.

E restate sintonizzati per gli sforzi sempre più ampi (come aiutare il Congo orientale a “fare il sapone con l’olio di noce di palma”) di Howard Buffett e del suo amplio arco di imprese locali, piccole e informate nei 4 continenti.
Sono serie e vogliono implementare soluzioni praticabili.
Finché sarà troppo duro con se stesso ed eviterà di essere ‘troppo occupato’ per ottenere di più, credo che il meglio di Howard G. Buffett debba ancora venire.

Tradotto da F. Allegri il 28/10/2014.

 
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Profeti delle rocce e Maestri

Il Maestro - primo atto – Ottava conversazione
Profeti delle rocce e Maestri

Di I. Nappini

Paolo Fantuzzi: Forse lo sa lui cosa manca per esser maestro, per arrivare al livello superiore d’insegnamento e formazione.

Franco: Allora. Voglio distinguere; distinguere fra due categorie ossia: gli intellettuali che svolgono la funzione d’intellettuali e i profeti delle rocce che predicano ai sassi. C’è una differenza fra le due categorie che è questa.
L’intellettuale ha davanti a sé almeno un sentiero, talvolta una strada e ha quindi delle condizioni date dalla sua società e dei percorsi.
Il profeta delle rocce è la categoria di chi non ha la strada e deve percorrere la strada del sapere e del retto insegnare senza nessun conforto.
Nel Belpaese non ci sono più strade o sentieri per i presunti intellettuali, perché sono state abbandonate e lasciate morire quattro o cinque decenni fa quando i mondi operai, contadini, popolari si sono dissolti per lasciar spazio all’immaginario della pubblicità e della televisione e alla socialità del centro commerciale.
Dell’intellettuale comunque non mi va di parlare adesso anche perché scindo questa categoria in mercenari e assoldati; ossia fra coloro che cavano del denaro dal seguire una causa o una fazione e coloro che per denaro passano da una bandiera all’altra.
Questo mi porta fuori dal ragionamento.
Preferisco invece concentrarmi su quanto serve a rispondere al problema del maestro.
Il profeta delle rocce è una categoria che io scindo in due: coloro che sono consapevoli di predicare alle pietre e coloro che sono illusi. Questa categoria è utile perché ci porta al cuore del problema.
Per prima la categoria degli illusi. Gli illusi sono sostenuti dalla fede che il loro predicare verrà raccolto, che prima della fine della vita ci sarà per loro un premio, un riconoscimento, l’omaggio magari postumo.
Questi profeti credono che a dispetto di quanto urli l’evidenza qualcuno ascolti, pensi, ragioni sui loro atti o parole. Spesso sono gente perbene che si è dedicata a una causa benefica, a un principio santo, alla filantropia e non può concepire data la bontà della loro causa che la loro azione finisca persa come il sibilare del vento o il moto delle onde.
Da questo rifiuto nasce quella illusione che è l’incapacità d’accettare il fatto che predicare il bene a gente indifferente a tutto o davvero malvagia è una grottesca idiozia.
Il secondo che appartiene alla categoria dei consapevoli si fa carico del fatto che non c’è una civiltà, un punto fermo, una divinità garante del successo del loro predicare e del loro dire.
Quindi non c’è né la strada, né il sentiero dell’intellettuale. Solo le rocce e la terra scassata e una massa di genti diverse e come minimo ignoranti e malconsigliate a cui rivolgersi.

Clara Agazzi: In altre parole manca il linguaggio comune fra il profeta e i suoi uditori, di fatto affermi che manca una civiltà d’appartenenza, una comunità.

Franco: Questo è un discorso che segue il ragionamento presente.
Riepilogo: fra la categoria dei profeti delle rocce occorre distinguere fra gli illusi e i consapevoli.
Lascio stare gli illusi e osservo i consapevoli. Introduco una nuova scissione fra i consapevoli: occorre distinguere fra i reattivi e gli inerti. I profeti delle rocce consapevoli ma inerti sono quelli che constatano l’impossibilità o l’estrema difficoltà di farsi capire e assumono comportamenti risentiti come parlare da soli, scrivere diari, guardare sdegnati la gente che va a spasso, mettersi da una parte e solo di rado dare qualche insegnamento o dire cosa pensano. Diversi sono i profeti delle rocce consapevoli reattivi.
Questa categoria deve per forza di cose esprimersi e reagire e non subire l’indifferenza e l’asprezza delle condizioni di dialogo. Quindi si agita, discute, parla e spesso scrive e ragiona, si fa ascoltare .

Stefano Bocconi: Sono sicuro che non ci capirò nulla, insomma è finita questa cosa delle categorie.

Franco: In verità per niente. Salto i preamboli e arrivo: I profeti delle rocce consapevoli reattivi si distinguono a loro volta in quelli organizzati e quelli disorganizzati.

Clara Agazzi: Oddio, che razza di discorso.
Mi ricorda Il Sofista di Platone.

Franco: Forse ricapitolando ci siamo.
Fra le categorie umane che ragionano e discutono sui valori morali e sociali fondamentali per un autentico maestro ci sono gli intellettuali e i profeti delle rocce, gli intellettuali divisi in mercenari e assoldati, qui ora non interessano.
I profeti delle rocce, sì. Fra i profeti delle rocce abbiamo distinto i consapevoli e gli illusi, fra i consapevoli abbiamo distinto gli inerti e i reattivi.
Quindi i profeti delle rocce consapevoli reattivi si dividono a loro volta in organizzati e disorganizzati.
I disorganizzati sono quelli che s’affidano al momento, al colpo di teatro, al gesto spontaneo per far colpo sui loro uditori e fra passare il loro messaggio. Di solito fanno un bel gesto e poi passano sotto silenzio per anni. Gli organizzati invece osservando che la strada è inesistente e che le genti disperse sono preda di truffatori, allucinati, bugiardi patentati mitomani si provvedono di strumenti.
Strumenti minimi di solito.
Un blog, una rivista che una o due volte l’anno pubblica una recensione o un saggio, dei video su youtube, un lavoro che permette loro di star dietro a un discorso religioso, culturale o politico che interessa, una rete di contatti con gente che può aiutarli, una piccola strategia domestica per gestire tempi e possibilità e entrando in relazione con ambienti, universitari, scolastici, turistici, sportivi.
Bene questa è la categoria che può arrivare al nostro punto su cui tutto il discorso ruota: il disfacimento di una civiltà.
Perché per ragionare di tutto questo con un minimo di onestà intellettuale occorre: non essere mercenari o assoldati come gli intellettuali, occorre essere profeti delle rocce, ma non illusi, non persi in romanticismi, e meno che mai desiderosi di compiacere il proprio narcisismo con un bel gesto, con qualcosa d’estemporaneo e privo di continuità.
Occorre quindi uno che è profeta delle rocce ma anche consapevole, reattivo, e organizzato può aiutarci nel discorso. Ha le caratteristiche per poter raccontare come si sfascia una civiltà, come si dissolve in altro, come si potrà ricomporre. Attenzione raccontare e fare qualcosa di più implica già il maestro, ossia colui che può insegnare, formare, indirizzare lo viluppo della persona morale e del carattere.

Stefano Bocconi: Ma questa roba è così incasinata. Insomma.

Franco: Ma che volevi: un discorso da quattro soldi, due proverbi da osteria e una frase presa da qualche spettacolo televisivo sul gioco del calcio. Siete venuti da me per chiedere di cose difficili.
Dunque, la sistematicità di questo profeta fa sì che insistendo e penetrando in diversi ambienti riesca a far arrivare qualcosa. Spesso quanto egli dice è preda di sciagurati che ne rubano alcune frasi o alcune parti, ma nel complesso riesce a comunicare e a far capire l’evidenza quotidiana: la mancanza di una propria collettività, di valori comuni condivisi, di leggi morali fatte proprie, la disparità di provenienza e d’origine delle genti del Belpaese deve far ritenere che sia assente quella che comunemente è detta civiltà. Fate caso si parla sempre più spesso d’Occidente nei nostri media come determinazione e definizione della civiltà comune, eppure ad oggi mi risulta ci sia una bandiera, un inno, una fiscalità, perfino dei confini.

Clara Agazzi: Ma cosa c’entra questo? Si ragiona di che cosa adesso? Si ragionava del carisma del maestro, del trovare delle risposte. Ora te ne esci con l’analisi dei luoghi comuni della politica e dei telegiornali.

Franco si scuote un po’.

Franco: Interviene la centralità del maestro quando c’è nel singolo il bisogno di trovare una propria via nel mondo umano, ma spesso la via non c’è, e l’atto del far capire che la via non c’è perché non è più o non è stata costruita è proprio di quei profeti delle rocce di cui si ragionava. La mancanza della via è proprio necessaria perché oggi chiunque è portato a coltivare illusioni e follie più o meno indotte dalla pubblicità commerciale. Ci vuole prima qualcuno che ti scuota che ti mostra l’assenza di una via e di una strada sicura e poi, forse, arriva l’insegnamento autentico, quello del maestro che aiuta lo studente a costruire se stesso, a conoscersi. Certo, attraverso lo studio di una disciplina scientifica, umanistica, marziale, sportiva, di un lavoro, di una qualche attività importante; ma è quel qualcosa in più che distingue il maestro dall’insegnate, dal preparatore, dall’allenatore.
Oggi che la crisi di ciò che è comune, collettivo, tradizionale è manifesta e clamorosa proprio la figura del maestro diventa importante, anzi per qualcuno diventa fondamentale.

Clara Agazzi: Bene. Questo è chiarito caso, importanza e natura del maestro e del profeta delle rocce. Ma concretamente dove li troviamo noi i maestri e i profeti delle rocce? Come possiamo riconoscerli in mezzo a un turbine di bugiardi disgraziati e cialtroni conclamati. Non è facile raccapezzarsi.

Franco: Quando qualcuno vi presenta il mondo di tutti come privo di una logica sana, quando mette a nudo aspre contraddizioni, amare verità non è forse un profeta delle rocce? Non li avete forse uditi o visti? Ma certamente! Magari appartenevano ai profeti delle rocce consapevoli ma inerti o erano illusi e parlavano solo a se stessi. Comunque passati i trenta di solito tre o quattro umani che rientrano nella tipologia si sono incontrati.
Diverso è il caso del maestro. Il maestro va seguito, va capito, talvolta va perfino imitato.
Li trovate nella vita di tutti i giorni basta cominciare a leggere la realtà avendo il desiderio di trovare delle risposte sane, autentiche e non una mezza risposta o una frase dogmatica o peggio uno slogan da pubblicità dei cioccolatini. Cercate dentro la vostra memoria.
Scoprirete che qualche maestro e qualche profeta nel senso che dico io c’è stato e forse c’è.
Ma non voglio sapere. Ognuno si tenga i suoi segreti.

Paolo Fantuzzi: Hai parlato bene, adesso ho capito il tuo ragionamento. Ci sai fare davvero.

 
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Gemellaggi culturali

Post n°820 pubblicato il 23 Ottobre 2014 da amici.futuroieri
 

Gli studenti francesi di Saint Marcel a Cerreto
Di F. Allegri

La vita riprende a Cerreto dopo il downburst del 19 settembre, Bastano piccoli fatti per ricordarcelo!
Il primo è l’uscita di un inutile vademecum per affrontare le emergenze e il maltempo pubblicato sul sito del comune e definito “Protezione civile in famiglia”.
Questo è stato realizzato dal dipartimento di Protezione civile provinciale e si trova pure sul loro sito.
E’ illustrato, semplice e presenta tutti i rischi che caratterizzano il territorio italiano, se avesse un valore sarebbe nazionale!
Ho raccontato questo fatto per ricordarmi e ricordarvi che la ripresa burocratica è una delle prime cose da rilevare per misurare il ritorno alla normalità di una comunità.
C’è un secondo fatto che ci va rilevare il ritorno alla normalità e questo è più bello, gioioso e pacifico: sono arrivati a Cerreto i 28 studenti del collegio “Leonardo da Vinci” di Saint Marcel.
Questa iniziativa di gemellaggio ha raggiunto i 20 anni ed ha ancora successo.
Quest’anno il gemellaggio culturale si occupa soprattutto del tema delle arti e dei mestieri.
Questi ragazzi che frequentano la classe terza media sono ospitati nelle famiglie disponibili ad uno scambio culturale per i loro figli.
Questi ragazzi vivranno a Cerreto momenti di divertimento e avranno anche occasioni culturali.
Nasceranno amicizie e rapporti epistolari o informatici.
Questa iniziativa cerca di andare oltre la formazione scolastica e anche di far conoscere lo splendido territorio toscano.
I ragazzi hanno visitato anche Firenze, Siena e Serravezza, dove hanno studiato la lavorazione del marmo e infine hanno visto anche Vinci.
Questi ragazzi hanno visto anche le distruzioni del downburst e va sottolineato che il comune di Saint Marcel ha fatto una donazione solidale di 5.000 euro.
L’anno prossimo una delegazione di ragazzi cerretesi restituirà la visita, come è accaduto in passato.
Il futuro di Cerreto è sulle spalle dei suoi giovani.

 
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L'energia solare nel 2013

La Cina conduce il mondo al record di energia solare nel 2013
J. Matthew Roney
www.earth-policy.org/indicators/C47/solar_power_2014
Earth Policy Release
Eco-Economy Indicator
18 Giugno 2014

Gli indicatori eco economici sono 12 tendenze che l'Earth Policy Institute traccia per misurare i progressi nel costruire un’economia sostenibile.
L’uso dell’energia solare è una componente chiave dell’economia a energia rinnovabile del Piano B.


Negli ultimi due anni, i paesi di tutto il mondo hanno aggiunto quasi tanta capacità solare foto-voltaica nuova (PV) rispetto a quanta ne era stata aggiunta dopo l’invenzione della cella solare.
Quasi 38.000 megawatt di foto-voltaico sono entrati in servizio nel 2013, un nuovo record annuale.
In tutto, la capacità di generazione foto-voltaica installata nel mondo è ormai vicina a 140.000 megawatt — abbastanza per rifornire ogni casa in Germania.
Il calo dei costi e le politiche efficaci continuano a guidare una grande crescita nel settore dell’energia solare.

Le celle solari sono costituite di materiali semiconduttori — in genere in silicio cristallino — che convertono la luce solare direttamente in energia elettrica.
Composti da molte celle, i pannelli solari possono essere collegati tra loro in un numero qualsiasi di dimensioni del sistema: dai sistemi sui tetti residenziali multi - kilowattori alle grandi schiere montate a terra e misurate in centinaia o migliaia di megawatt.

La Cina — leader nella produzione di PV — fino a poco tempo fa aveva installato pochissima energia solare nel suo territorio.
Quei giorni sono finiti.
Tra il 2010 e il 2012, la capacità foto-voltaica della Cina è cresciuta di 9 volte fin quasi a 7.000 megawatt.
Poi, nel 2013, la Cina ha aggiunto almeno 11.300 megawatt, la più grande aggiunta foto-voltaica di qualsiasi paese in un solo anno.
Con 18.300 megawatt, la Cina ora segue solo la Germania (a 36.000 megawatt) nella capacità complessiva.

Più della metà del nuovo fotovoltaico della Cina del 2013 è stato installato nelle province occidentali del Gansu, dello Xinjiang e del Qinghai, lontani dai centri più popolosi.
Un progetto foto-voltaico da 320 megawatt — il più grande del mondo — è stato completato alla fine del 2013 a fianco della diga idroelettrica di Longyangxia nel Qinghai.
Mentre il grande sviluppo di progetti in aree remote continua, la Cina sta anche cercando di aumentare il numero di piccoli sistemi che non richiedono la trasmissione di energia elettrica a lunga distanza, installando più di 8.000 megawatt di foto-voltaico sui tetti nel 2014.
Si pensa che la Cina sarà presto il leader mondiale nel settore dell’energia solare come lo è già per l’eolico: a maggio 2014, il governo ha annunciato un obiettivo di 70.000 megawatt di foto-voltaico previsto per il 2017.

Più a est, il Giappone è secondo perché ha installato 6.900 megawatt di nuovo foto-voltaico nel 2013, e ha raggiunto 13.600 megawatt di energia solare in funzione.
Il driver principale di questo raddoppio è stato un generoso aiuto alla tariffa (FIT) introdotto un anno dopo il disastro nucleare di Fukushima del 2011 per promuovere lo sviluppo delle energie rinnovabili.
(In generale, un FIT garantisce i generatori a un certo prezzo per un tempo stabilito in base all’elettricità da essi inviata alla rete. La maggior parte dello sviluppo foto-voltaico del mondo fino ad oggi è stata catalizzato dai FIT.)

I piccoli sistemi da tetto dominano ancora il paesaggio PV giapponese, ma il 2013 è il primo anno in cui la maggior parte del nuovo solare è venuto da progetti di grandi dimensioni.
Nei primi mesi del 2014, un parco da 82 megawatt — il più grande del Giappone —- è stato aperto nella prefettura di Oita.
E nel giugno 2014, la Kyocera e altre 4 società hanno concordato i piani per un progetto da 430 megawatt su terreni agricoli nelle isole Goto a largo della Prefettura di Nagasaki nel Kyushu, la terza isola più grande del Giappone.
I pannelli solari saranno montati su palafitte, permettendo a una luce solare sufficiente di passare attraverso per arrivare alle colture.
L’energia elettrica prodotta, in grado di alimentare 140.000 abitazioni, sarà consegnata a Kyushu con un cavo sottomarino.
Dato che lo sviluppo del PV accelera, il Giappone si avvicina rapidamente al suo obiettivo del 2020 di 28.000 megawatt.

L’India ha quasi raddoppiato la sua capacità foto-voltaica nel 2013.
Gli stati del deserto occidentale del Gujarat e del Rajasthan contengono più della metà dei 2.300 megawatt di foto-voltaico del paese.
Nel giugno del 2014, poco dopo le elezioni del primo ministro, l’amministrazione di Narendra Modi ha annunciato un ampliamento degli obiettivi della National Solar Mission per il 2022 — da 22.000 a 34.000 megawatt — al fine di generare il 3% dell’elettricità del paese da energia solare.
La società di consulenza solare bridge to India rileva che il foto-voltaico situato su soli 6.200 miglia quadrate, circa lo 0,5% della superficie dell'India, potrebbe generare il 50% in più dell’energia elettrica rispetto a quella che l’India utilizza attualmente.

Certo, 300 milioni di indiani non hanno ancora accesso all’elettricità, mentre varie centinaia di milioni sperimentano frequenti carenze dovute ad una rete inaffidabile.
La buona notizia è che l’installazione del foto-voltaico sul tetto nelle zone rurali è più conveniente rispetto alla costruzione di un impianto centrale di alimentazione e di una rete, e l’energia elettrica da PV è ora più conveniente rispetto a quella prodotta da generatori diesel.

Inoltre, in un paese dove le pompe di irrigazione mosse dal diesel o dalla rete elettrica cronicamente prosciugano le falde acquifere sotterranee, l’energia solare offre una soluzione.
Un nuovo programma di governo aiuterà gli agricoltori a comprare pompe ad energia solare, se passeranno al sistema di irrigazione che risparmia l’acqua.
Si tratta di una vittoria tripla: usa l’acqua senza diminuire i rendimenti, l’uso dei combustibili fossili diminuisce, e il governo risparmia fino a 6 miliardi di dollari l’anno in sussidi per il gasolio e per l'energia elettrica.

Altrove in Asia, la Corea del Sud ha aumentato la sua capacità PV del 40% a quasi 1.500 megawatt nel 2013.
E la Thailandia ha ampliato la propria Lopburi Solar Farm a 84 megawatt, come parte di una spinta dell’80% in impianti solari nazionali fino a 700 megawatt.

Con il suo boom foto-voltaico del 2013, l’Asia ha spodestato l’Europa per diventare la regione leader nelle installazioni annuali.
Gli aggiustamenti verso il basso degli incentivi alle energie rinnovabili in Europa hanno tagliato i nuovi impianti foto-voltaici di oltre un terzo.
La Germania ha ridotto le sue tariffe FIT per i nuovi progetti più rapidamente del previsto, nel tentativo di risparmiare sui pagamenti, e i tassi di installazione sono dimezzati.

La riduzione degli incentivi solari ha rallentato anche gli impianti foto-voltaici in Italia, ora è il paese terzo classificato con la capacità complessiva di 17.600 megawatt.
Le Tariffe FIT per i nuovi impianti foto-voltaici sono state ridotte all’ inizio della metà del 2011 e, infine, eliminate a metà del 2013.
Ma i costi del sistema foto-voltaico in Italia sono diminuiti del 56 – 70%o negli ultimi 5 anni, a seconda delle dimensioni, un segnale positivo per la competitività del PV dopo i FIT.
Un sistema da tetto finito di recente da 700 kilowatt in un negozio Ikea a Pisa (uno dei primi progetti non sovvenzionati) genererà elettricità ad un prezzo che rivaleggia o migliora le prestazioni medie di rete.

Dall’altra parte dell’Atlantico, l’energia solare sta cominciando a decollare negli Stati Uniti.
Il paese ha aggiunto quasi 4.800 megawatt nel 2013, aumentando la sua capacità totale PV del 65 per cento fino a 12.000 megawatt.
I fattori che contribuiscono a questa crescita includono il calo continuo dei costi di sistema (il 2013 ha visto un calo medio del 15%), le utilità che soddisfano gli obblighi statali di vendere energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili, e gli accordi sul leasing per la casa solare, guadagnando in popolarità.

Più della metà della nuova capacità foto-voltaica degli Stati Uniti nel 2013 è venuta in linea in California, da tempo lo stato guida per il solare.
Oltre ai piccoli impianti residenziali, molti grandi parchi solari operano o sono in costruzione in California, tra i quali ci sono i due progetti Solar Star programmati per il completamento a fine 2015.
Con un combinato di 580 megawatt, questi due impianti dovrebbero generare abbastanza elettricità per 250.000 abitazioni.
L’Arizona, che ha aggiunto 420 megawatt di foto-voltaico nel 2013, vanta il progetto Agua Caliente fuori Phoenix da 290 megawatt.
Completano la top cinque degli stati al top nel 2013 il North Carolina (340 megawatt), il New Jersey e il Massachusetts (240 megawatt ciascuno).

Il PV sta guadagnando vapore pure  in altri paesi delle Americhe.
Il Canada ha aggiunto 440 megawatt per raggiungere 1.200 MW nel 2013.
Il Messico ha quasi raddoppiato la sua capacità foto-voltaica di 100 megawatt e si prevede che raggiungerà 240 megawatt entro la fine del 2014.
In Cile, la società americana SunEdison ha annunciato nel giugno 2014 la realizzazione del più grande impianto FV in America Latina, il suo progetto da 100 megawatt nel deserto di Atacama.
E il Brasile sembra destinato a quasi raddoppiare la sua capacità foto-voltaica di oltre 70 megawatt nel 2014.

Un altro paese cotto dal sole che costruisce la sua capacità foto-voltaica è l'Australia, ora è arrivato a 3.300 megawatt.
Una casa su sette laggiù genera energia elettrica con il foto-voltaico sul tetto.
Nell’Australia del sud, la cifra è di una casa su quattro.

In Medio Oriente, Israele ha installato più solare foto-voltaico fino ad oggi.
La sua base foto-voltaica installata è cresciuta del 75% nel 2013 fino a 420 megawatt.
Dubai, negli Emirati Arabi Uniti attivò un progetto da 13 megawatt nell’ottobre del 2013 che si amplierà ad almeno 100 megawatt e forse 10 volte quella dimensione.
Nel 2032, l’Arabia Saudita mira ad avere 16.000 megawatt di foto-voltaico.

In Africa, dove i piccoli sistemi foto-voltaici senza rete sono stati la norma, il Sud Africa domina per la potenza foto-voltaica.
Almeno tre grandi progetti con un combinato da 175 megawatt sono stati inaugurati nella provincia sudafricana di Northern Cape dalla fine del 2013.
L’azienda solare cinese Hanergy progetta di costruire un parco da 400 megawatt in Ghana.
E SkyPower FAS Energy, una joint venture canadese-saudita, ha firmato accordi con i governi federali e statali nigeriani a maggio 2014 per installare laggiù 3.000 megawatt di foto-voltaico entro il 2019.

Il PV resta la tecnologia energetica con la crescita più rapida e con un ampio margine.
Infatti, gli impianti foto-voltaici a livello mondiale nel 2014 dovrebbe raggiungere almeno 40.000 megawatt, espandendo la capacità foto-voltaica mondiale di un altro 30%.
Mentre le preoccupazioni circa i cambiamenti climatici crescono, il solare foto-voltaico si è affermato come un giocatore integrato nella transizione dai combustibili fossili.

# # #
Per un piano per stabilizzare il clima della Terra, vedere “Time for Plan B”.
Dati e risorse aggiuntive su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatto per i media: Reah Janise Kauffman
Contatto per la ricerca: J. Matthew Roney
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

Tradotto da F. Allegri il 22 ottobre 2014.

 
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Definire il maestro

Post n°818 pubblicato il 20 Ottobre 2014 da amici.futuroieri
 

Il Maestro - Primo atto – Settima conversazione
Definire il maestro

Di I. Nappini

Clara Agazzi: Questo discorso ti offende messo così. D’accordo. Cambio punto di vista: cosa sono per te i molti con i quali non vuoi confrontarti o non puoi confrontarti.

Franco: Allora pure io risponderò con una domanda: ognuno di voi usi un termine solo per qualificare l’uomo comune che è la particella elementare che costituisce il corpo di questi molti.

Clara Agazzi: ADOLESCENTE. Sì! Ha la natura idiota e credulona di un’adolescente che crede ai cattivi maestri e alle cattive compagnie, alle false promesse, alle favole a lieto fine.

Paolo Fantuzzi: Vero. Ma per me la parola è INGRANAGGIO. Egli è parte di una macchina sociale, produttiva, economica. È il bullone felice di un grande meccanismo, sa di esser bullone vuol restare in quella condizione perché così c’è chi pensa per lui e comanda per lui.

Stefano Bocconi: Giusto. Ma io dico CONFORMISTA. Egli è come gli storni quei volatili che cacano sulle carrozzerie delle macchine e volano in grandi mucchi, e formano come un corpo solo. Egli è felice di esser uno dei molti, di seguire il gruppo, di esser parte dello sciame.

Franco: Ma questo è il ritratto del CONSUMATORE, e dirò di più del consumatore frustrato e risentito perché vorrebbe appartenere alla minoranza che può permettersi beni e servizi per gran signori e grandi dame ma non può.
Ponetevi dunque il problema, QUESTO TIPO QUALI QUALITA’ HA? Io posso tirare a indovinare. Intanto inizio con il dire che egli è uno SPECIALISTA, magari di basso profilo ma sa un mestiere, esercita una professione e forse nella sua nicchia lavorativa egli è competente. Poi proseguo che egli è un RISENTITO MA INTEGRATO nel sistema che alimenta e da cui è alimentato, inoltre egli anche se non lo sa fa riferimento a una gerarchia concretissima che dal capo ufficio risale fino al banchiere e al grande finanziere. Queste ultime due figure sono i nuovi re e principi di questo nuovo secolo.
Sotto di loro una gerarchia intermedia di esperti, direttori, delegati, consulenti, amministratori, incaricati e così via. Una roba della civiltà industriale che ha sostituito le gerarchie medioevali dei principi, dei duchi, dei vescovi, degli abati, dei cardinali, dei podestà.
ORA UN TIPO DEL GENERE POTREBBE PERFINO ESSER ISTRUITO PERFINO SULL’APOCALISSE, MA FRA SEI MESI C’È IL MONDIALE DI CALCIO.
Fra sei mesi i quattro quinti di questi umani, di cui si è detto finora, perderanno ogni cognizione di bene e di male presi dalla televisione che farà vedere il gioco brasiliano del pallone sul maxischermo del bar o dei finti pub che presidiano le nostre periferie, o addirittura nel salottino di casa.

Stefano Bocconi: Non si può ed è bene che tu non lo faccia. Se la gente vuole perdersi, che lo faccia. Sono adulti, sono lavoratori, sanno di vivere, sanno perdersi. Punto e basta. Ma questo non sposta di un metro il problema tuo. Quindi dovresti dirci cosa vuoi essere per questo squallido e indecente mondo umano.

Paolo Fantuzzi: Vero. Una risposta la devi. Se non a noi a te stesso

Clara Agazzi: Non vuoi forse esser maestro ai molti?

Franco: MAESTRO è una parola enorme. Maestro è certamente di più, più di un professore o di un docente delle medie o elementari. Maestro è quasi un secondo padre, una seconda famiglia. Pensate dunque che io possa esser maestro?

Stefano Bocconi: Solo se lo vuoi davvero. Se lo desideri e ti butti sul serio. Penso che puoi farcela.

Paolo Fantuzzi: Maestro è tanta roba. Dicci piuttosto cosa è per te esser maestro.

Franco: Ma questa è una domanda davvero difficile. Davvero.
Franco si concentra. Pausa

Clara Agazzi: Forse è un correttore di errori o piuttosto è colui che indica una strada possibile?

Franco: Il maestro è la riposta che cerchi attraverso l’apprendere, egli è la personificazione della tua retta esperienza. Magari dolorosa. Ma è la forma umana di quella risposta che cerchi perché lui ti ha creato le condizioni per capire. Il maestro non è un venditore di nozioni, una badante, la spalla su cui piangere. IL MAESTRO E’ LA VIA CHE CERCHI PER TE.
Non sono i maestri che vanno dagli allievi ma gli allievi che cercano i maestri. Il maestro è tradizione e innovazione, è dentro e fuori, sei te e non sei te. Maestro è una combinazione difficile e spesso impossibile.
A oggi chi può esser maestro? Al massimo posso farvi conoscere un professore, posso istruirvi io stesso in qualcosa che so.

Stefano Bocconi: Sono sicuro che puoi dirci molto di più. Inoltre non sei forse tu un maestro?

Franco: In verità non so, perché avrei dovuto far mia in senso proprio una dottrina, un sapere. Proprio nel senso formale e materiale da voi ben esposto. Io sono uno che dialoga, ascolta e risponde, parla, aiuta a capire, scrive, ricorda e fa ricordare, sono di sostegno morale e sono un creativo. Ma basta questo per esser maestro?

Clara Agazzi: Cosa ti manca? Tu sai cosa manca?

Franco: Forse due cose: una dottrina completamente mia anche in senso formale e il carisma. Il carisma più del resto. Quella dote unica, e non comunicabile, che distingue chi fa professione dell’insegnare dal maestro che è il livello superiore e se vogliamo è il livello metafisico del docente. Dove non si parla più alle rocce perché il maestro è roccia, è vento, è terra, è acqua, è cielo, è fuoco. Il carisma è più del sapere, è sapere che influenza, che plasma, che modifica l’essere umano con la sua aura. Ma il carisma, quando non è qualcosa di raro e magico, deve derivare da una personalità straordinaria associata a una volontà di ferro e a un sapere solidissimo. Ammetto che per vanità sempre ho sperato di aver queste doti, ma per possedere le qualità del maestro occorre superare le vanità ed esser se stessi fino in fondo. Ci provo. Ma non è facile.

Stefano Bocconi: Sembri però esser vicino a tutto questo. Forse non manca molto.

 
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La sconfitta di Cantor

Nell’Interesse Pubblico
I Progressisti possono imparare dalla sconfitta di Eric Cantor?

Ralph Nader
13 giugno 2014

La sconfitta splendida e sconvolgente del leader di maggioranza alla House, il Repubblicano. Eric Cantor contro il professor David Brat, un economista del Randolph-Macon College, nelle primarie repubblicane di Martedì dona diversi suggerimenti ai progressisti, oltre l'invidia e la vergogna per il fatto di non agire direttamente contro i democratici corporativi.

In primo luogo, tra tutti i motivi della caduta di Cantor, c’è quello incapsulato nella descrizione fatta da John Nichols sulla Nazione che presenta Brat come un "conservatore anti-aziendale."
Ripetutamente, Brat disse che era per la “libera impresa”, ma contro i "programmi del capitalismo clientelare che beneficiano i ricchi e i potenti”.
David Brat ha sottolineato che Cantor e i dirigenti repubblicani “prestano troppa attenzione a Wall Street e non ne hanno abbastanza per Main Street”.

Brat ha sostenuto “la fine dei controlli di massa e la raccolta dei dati e-mail fatti dalla NSA” e da altre agenzie governative per motivi costituzionali.

Il professor Brat ha attaccato i banchieri d’investimento di Wall Street che hanno quasi “ rotto il sistema finanziario”, aggiungendo la frase da applausi: “questi ragazzi dovrebbero andare in galera. Invece di andare in prigione, dove sono andati? Sono andati al Rolodex di Eric Cantor”.

Un sostenitore del capitalismo etico, con sfumature religiose cristiane, il signor Brat è andato oltre gli accordi costruiti a Washington, come ad esempio i rapporti stretti tra Cantor e la Camera di commercio statunitense e il Business Roundtable.
Egli ha soprattutto rimproverato a Cantor di indebolire la proposta di legge che vieta l’insider trading da parte dei membri del Congresso esentando soci, coniugi e familiari.

Egli rimproverò Cantor in materia di immigrazione, approfittando del vacillante ricorso di questo ultimo agli elettori che credono che le grandi aziende, rappresentate da Cantor, vogliano una fornitura infinita di manodopera straniera a basso costo per tenere bassi i salari.
D’altra parte, Brat s’oppone a un salario minimo per motivi libertari.

Inoltre, David Brat, descritto come “un grande oratore che mescola retorica ardente con riferimenti accademici e umorismo di auto-deprezzamento”, vuole una modifica al pareggio di bilancio, una “tassa giusta o proporzionale”, e si oppone ai programmi educativi federali come “No Child Left Behind”.

Brat è un miscuglio per i progressisti.
Ma in quel mix c’è una chiara sfida populista della Main Street contro Wall Street e della gente comune contro il governo corporativi dei sussidi e dei salvataggi che la sinistra chiama welfare aziendale e la destra chiama capitalismo clientelare.
Qui sta il potenziale per un’alleanza vincente e maggioranza tra destra e sinistra come riferisce il mio nuovo libro, Unstoppable: L’Alleanza Emergente tra Sinistra e Destra per smantellare lo stato corporativo, con dettagli realistici.

In secondo luogo, il professor Brat spese circa 230 mila dollari e Eric Cantor 5,7 milioni.
Tuttavia, David Brat compensò il deficit di soldi con l’energia, le frecciate mirate e con le scarpe di cuoio dei suoi seguaci impegnati.
La sera delle elezioni, Brat chiarì il punto che i progressisti farebbero bene a ricordare, mentre si ossessionano sopra un sacco di soldi per la politica; “I Dollari non votano”, ha detto, “la fa la gente”.
È interessante notare che le forze del Tea Party e i donatori sostengono che ritenevano Cantor così imbattibile tanto che non hanno nemmeno finanziato David Brat anche se aveva 2 talk show radiofonici nazionali che parlavano bene di lui.

I progressisti non possono trovare quel tipo di energia con i loro temi numerosi e con una base di appoggio più ampia e più grande?
Non possono trovare dei cosiddetti “signor nessuno” capaci con talenti nascosti per diventare campioni annunciati pubblicamente?
Ci sono voci fresche ovunque, che possono sfidare i democratici corporativi come i Clinton che lavorano con Wall Street e sposano il capitalismo clientelare e i neocon per far avanzare il militarismo all’estero insieme ad accordi commerciali gestiti dalle multinazionali che distruggono il lavoro e insieme ai paradisi fiscali off-shore?

Purtroppo l’energia di guida dei progressisti, incluso lo sforzo in dissipazione di Occupy Wall Street, non si mostra nell’arena elettorale.
L’energia politica, le dispute politiche e le gare competitive sono tra i repubblicani, non tra i Democratici, ha osservato Bill Curry commentatore politico astuto ed ex aiutante della Casa Bianca di Clinton.

La terza lezione della sconfitta decisiva di Cantor non è quella di abbracciare l’idea politica che richiede la risoluzione, fin dall'inizio, delle scelte meno peggiori.
I progressisti hanno espresso e nutrito forti critiche al vertice del Partito Democratico e alla loro adozione di politiche corporative, ma (ciclo elettorale dopo ciclo elettorale), timorosi dei cattivi repubblicani, segnalano ai sostenitori storici dei democratici che il meno peggio è accettabile .
Come i liberali essi spesso si accompagnano a loro per chiedere: “Perché non la migliore?”, con il progetto che essi vinceranno o almeno eviteranno al loro partito l’implacabile morsa 24/7 del corporativismo peggiore.

L’insegnamento finale da questa affascinante gara nel 7° distretto congressuale della Virginia vicino a Richmond viene dal fallimento delle tattiche di Cantor.

Quanto più ha speso Cantor per TV, radio, cartelloni pubblicitari e mailing tanto più David Brat è divenuto noto e così la gente si è ricordata che Washington e Wall Street, in realtà, non si preoccupano di persone comuni.

Questo è veramente il nocciolo di una alleanza sinistra - destra.
Qualche volta negli ultimi decenni, i sondaggisti hanno chiesto: “Credi che il candidato X o il partito Y o Z a Washington si preoccupi di persone come te?”
Le risposte hanno rivelato che una maggioranza considerevole di persone, a prescindere dalla loro convinzioni ideologiche o politiche, hanno detto “no”.

Con l’interesse del pubblico, della comunità e del paese in prima linea, quei “no” possono diventare dei “sì” per una società ringiovanita e giusta tanto attesa che sarebbe guidata da realtà e costruita sui suoi ideali.

Tradotto da F. Allegri il 18/10/2014.

 
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E' partita l'unione dei comuni

Post n°816 pubblicato il 16 Ottobre 2014 da amici.futuroieri
 

E’ partita l’Unione dei comuni: il sindaco Rossetti ha parlato delle distruzioni a Cerreto
16 ottobre 2014
Di F. Allegri
Ci sono voluti 5 mesi per mettere in moto l’assemblea dell’Unione dei comuni dell’Empolese – Valdelsa e questa fatto ha più spiegazioni. Si può partire scrivendo che questo ente non è una lumaca! Le questioni vere sono le seguenti. Intanto la scelta del 15 ottobre non è casuale, l’inizio dei lavori dell’Unione coincide con l’avvio di quelli dell’area metropolitana fiorentina e questo è sicuramente simbolico per il PD delle nostre terre.

Subito dopo vengono i problemi e le tensioni a livello di quel partito. Si sapeva che la gestione associata della polizia municipale avrebbe avuto dei costi iniziali supplementari e ora possiamo quantificarli guardando il bilancio approvato ieri sera. Va aggiunto che tali spese sono necessarie per dare effettività a questa gestione che comunque non soddisfa le esigenze di alcuni comuni, a partire da Cerreto Guidi. Una spesa emblematica è quella del ponte radio tra le varie sedi locali, una altra era quella delle divise che è stata differita agli anni successivi!

Un’altra patata bollente è la protezione civile.
In questo anno e mezzo abbiamo avuto varie emergenze e questa protezione non ha funzionato al meglio, varie anime del PD di molti comuni erano scontente sia del regolamento approvato con troppa celerità sotto l’indirizzo dell’ente stesso che del sistema di protezione realizzato, specie nell’Empolese e questo spiega anche perché è scaduto il termine di 90 giorni per realizzare il piano di protezione civile. Noto qui che un funzionario della protezione civile è diventato sindaco di Montelupo. Forse il PD ha risolto due problemi con un solo atto ……

Alcuni amici del M5s mi hanno chiesto quanto durerà questa unione? Secondo loro l'ente sarà abolito tra un anno, un anno e mezzo al massimo. La mia opinione è l'opposta: l'Unione avrà una vita lunga, ma difficile.

La prima assemblea ha dato risalto al tragico downburst che ha colpito Cerreto con un discorso tenuto dal sindaco Simona Rossetti che io mi sento di criticare in più punto.
Ricordo qui che la seduta si è svolta in diretta streaming sul sito del comune di Empoli.
La sindachessa ha aggiornato i consiglieri dicendo che il downburst è stato un fenomeno climatico eccezionale e non prevedibile. Ha elogiato la protezione civile, partendo dal sindaco delegato di Montelupo, Masetti. Dopo si è soffermata sui problemi derivati dai frammenti di cemento/amianto dispersi sul terreno e raccolti con premura da ditte specializzate e misurato con strani monitoraggi dell’aria della zona. I danni ammontano a 80 milioni di euro.
La mia critica è decisa, i downburst sono frequenti e seriali, ovvero si riverificano con il tempo quindi ad oggi si può pensare che questo sia il primo di una seria ….
Il downburst è prevedibile, basta un temporale a cella e nel nostro caso alcuni meteorologi della Val di Nievole l’avevano annunciato dal giorno prima e si sono organizzati per fotografarlo salendo sul colle di Monsummano. Io ho visto le loro foto che circolano ondine.
Concordo sulla pericolosità del cemento amianto ma non capisco cosa abbiano misurato e non capisco che relazione ci sia tra tali dati e le raccolte successive.

L’elezione del nuovo presidente è stata interessante. Il M5s ha proposto un suo candidato di bandiera che è stato accettato dalle altre opposizioni come candidato di garanzia. I nostri eletti non si rendono conto che questo non poteva accadere, il PD aveva già il suo presidente scelto che sicuramente ha usato qualche settimana per studiarsi il regolamento dell’assemblea dell’Unione!
Purtroppo il candidato scelto, il consigliere Frizzi di Vinci aveva anche altri difetti che vado ad elencare.
In primis, è di Vinci come il suo predecessore poi è uomo come i due presidenti uscenti.
La candidata eletta, Francesca Villani invece è donna e di Montaione (Valdelsa) come prevedevo e come avevo preannunciato ad alcuni cittadini nel pubblico presente. Da segnalare che la Villani ha avuto anche il voto di un oppositore al terzo scrutinio.
Del bilancio ho già parlato, aggiungo solo che si è parlato anche di Protezione civile, su sollecitazione della consigliera Lucia Masini.
L’ultimo tema affrontato è stato un ODG del PD sul tema delle trascrizioni dei matrimoni gay contratti all’estero. Ho ascoltato solo l’inizio del discorso del sindaco delegato, me ne sono andato quando lui ha detto che la trascrizione è un atto simbolico.

 
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Il maestro - sesta conversazione

Il Maestro - primo atto – Sesta conversazione
Lo spettacolo dell’informazione

Di I. Nappini
11 giugno 2014

Clara Agazzi: Bene hai trovato il tuo equilibrio, il tuo intimo sapere. Ottimo.
Tanti non ci arrivano neanche in punto di morte, neanche cercando per tutta la vita.
Ma non c’è qualcosa di esagerato, di fuori posto? Andiamo una persona della tua cultura. Con un titolo. Perché esporti al pericolo di esser scambiato per uno dei tanti, per uno che parla al vento.
Non credi sia un doveroso atto di rispetto verso te stesso almeno accondiscendere a qualche compromesso. Vorrai avere un po’ di considerazione dai molti, di ascolto.

Paolo Fantuzzi: Vero. Perché questo tuo ritirarti e poi nello stesso tempo esser attivo, partecipare a eventi, a pubblici dibattiti, talvolta ti metti scrivere, a raccontare ma sempre senza una qualifica, senza quel qualcosa che ti segnala come giornalista, politico, pubblicista, professore…

Franco:Questo accondiscendere che vuol dire?
Forse far finta di esser d’accordo con i molti?
Ma se faccio finta non sarò credibile neanche a me stesso.
No amici. Qui non si tratta di ribellismo o disobbedienza infantile, proprio perché i molti non sono più una civiltà o un popolo con una sua cultura antica e ancestrale. Io devo cercare da me il mio non uscire di squadra.
Se davanti a me avessi un popolo che è una civiltà compiuta, forte, seriamente impegnata verso un fine universale o sacro allora potrei dire: “davvero io devo seguirli per quanto è possibile”.
Ma così non è. NON SI PUÒ CHIEDERE A UNO STUDIOSO, A UNA PERSONA CHE HA PASSATO ANNI A PENSARE E A PARLARE DI FAR FINTA CHE CI SIA ORDINE DOVE C’È SOLO DISORDINE O CHE CI SIA UNO SCOPO COLLETTIVO DOVE C’È SOLO IL FUNESTO VORTICARE DI MILLE EGOISMI INDIVIDUALI.
Ma guadate ora proprio da qui.

Franco fa segno con la mano, indica un punto verso la valle

Guardate le periferie fatte in fretta e furia quattro decenni fa costruite per valorizzare i terreni agricoli, per creare super profitti e prima ancora di posare il primo mattone o di far arrivare la prima betoniera con la pura decuplicazione del valore dei terreni.
Sembrano senza forma se confrontate con le mura medioevali o con le ville del rinascimento o del settecento che sono in zona. E SONO SENZA FORMA PERCHÉ SONO IL SEGNO DELLA DISSOLUZIONE DELLE CIVILTÀ PRECEDENTI SENZA CHE VI SIA STATA ALCUNA CONTINUITÀ GENUINA.

Franco si rilassa. Abbassa la mano, in lui una luce di consapevolezza.

Come può il mondo umano del qui e ora che ha tolto di mezzo il suo passato, che ha liquidato il bene e il male di mondi culturali operai, borghesi, contadini, popolari di cui era discendente venire da me e dirmi: “DAVVERO NOI SECONDO VERITÀ E GIUSTIZIA ABBIAMO DEI FINI, VOGLIAMO ELEVARCI COME CIVILTÀ, VOGLIAMO ESSERE NOI STESSI IN QUESTA VITA CONCRETA; ASCOLTACI E SARAI ASCOLTATO”.

Stefano Bocconi: Tutto vero. Ma ci sono i molti e c’è il singolo e nello specifico tu. Se il mondo muore, ma io sto mangiando un succulento gelato al limone e fragola allora proprio io sono felice, viceversa se il mondo è felice ma mi sono tirato una martellata sui piedi, io soffro.
Magari il mondo è felicissimo per chissà quale motivo ma io no.
Nel mio godere del gelato o soffrire della martellata, io sono il mio centro del mio mondo, e in fondo del mondo che non ha un rapporto con me di qualche utilità me ne frego.
Quindi dico: perché non fai contenti un po’ di cretini e di ottusi e prendi una qualche qualifica che ti giustifica ai loro occhi, in fondo che sarà mai. Fallo per noi, così sarebbe più semplice…

Franco: Più semplice cosa, ascoltarmi?
Ma se vi dà fastidio posso venire di notte da voi, magari di nascosto. NO NON È QUELLO, QUANDO UNA COLLETTIVITÀ CESSA D’ESSERE TALE E LO È SOLO PER FINTA, ALLORA È LECITO CHE CHIUNQUE SI RIPRENDA TUTTA LA SUA LIBERTÀ DI PENSIERO. Quello che io faccio, e proprio in nome di questa libertà, che capisco può portarmi a credere cose grossolane e perfino errori, che mi permetto di prendere la parola, di scrivere e di dialogare, per amicizia, per stare assieme, per capire.
Non esiste per me un pensiero positivo per cui devo fingere di vedere cose positive per evitare di dover dispiacere ad altri o far male al mio fegato con i cattivi pensieri.
L’appartenere a una categoria semplifica, chiarisce. Questo lo capisco. Chi sei?
Sei un giornalista, sei un professore, sei un politico, sei un divo del cinema o del piccolo schermo.
Allora hai dei titoli per parlare. Si noti che questo comunemente non è associato al sapere, a un vero conoscere.

Prendiamo il caso di una velina, così si chiamano comunemente le belle donne che fanno da spalla ai conduttori. Bene. Queste persone spesso sono intervistate su questioni sportive, magari solo perchè hanno il fidanzato calciatore o cose del genere, sono chiamate a ragionare di questioni sul calcio. Cose per le quali per dare una risposta sensata occorre esser giornalisti sportivi o dirigenti o allenatori. Eppure il loro parere è richiesto. Allora di che si tratta? Di professione. No di ruoli. Ruoli! A una certa categoria è attribuita la facoltà di dire e di salire in cattedra su determinati argomenti o temi, ad altre no.
Conta ciò che uno sa davvero? No. A meno che in qualche trasmissione per convenzione con regista e conduttore un tipo che la sa lunga possa in due o tre minuti dire la sua seduto in mezzo al pubblico, magari un pubblico di figuranti, di comparse. Questo è il punto nel quale la persona che ha studiato è collocata, e non mi si dica che c’è internet. I molti non si collegano a internet ma accendono il televisore per vedere le trasmissioni televisive e più sono dozzinali più hanno ascolti e più sono rilevanti anche per la politica.

Clara Agazzi: Questa è la quotidiana illusione di uno spettacolo che si chiama informazione.
Dove l’esperto non è uno che sa ma uno che è famoso o che piace e questo basta, dove il pubblico è fatto spesso di comparse, dove la sceneggiatura è già scritta, dove il politico conosce le domande che verranno fatte, dove il regista dello spettacolo gestisce l’immagine degli intervenuti al dibattito con un click spostando l’immagine da una parte all’altra… cose che si sanno.
O meglio che si dovrebbero sapere.

Franco: Dovrebbero? Ma proprio i molti di cui si parla non sanno. Ignorano perfino come funziona la comunicazione pubblicitaria, come funzionano gli spettacoli televisivi, come si costruisce uno spettacolo che prende il nome d’informazione ma è solo intrattenimento.
ALLORA LA DOMANDA VOSTRA VA ROVESCIATA, QUEI MOLTI DI CUI PARLATE VOGLIONO DAVVERO METTERE IN DISCUSSIONE ANCHE UN SOLO FRAMMENTO DEL LORO LINGUAGGIO QUOTIDIANO, I LORO PENSIERI BANALI, LA LORO VISIONE DELLA REALTÀ MUTUATA DALLA TELEVISIONE, DALLA CRONACA ROSA, DALLA CRONACA SCANDALISTICA E DALLA PAGINA DELLO SPORT DEL LUNEDÌ?
Evidentemente no. Allora io che cosa posso comunicare se non le mie opinioni sulle condizioni meteorologiche della giornata?

 
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Il vento buono

Scheda sull’energia eolica
Earth Policy Release
4 Giugno 2014

La capacità di energia eolica è un indicatore per costruire un’economia sostenibile, perché il vento è pronto per diventare il fondamento della nuova economia energetica.

ENERGIA EOLICA
Con una capacità totale superiore a 318.000 megawatt, le centrali eoliche producono energia elettrica senza emissioni di carbonio in più di 85 paesi. 24 paesi hanno almeno 1.000 megawatt.

La capacità eolica installata in tutto il mondo sarebbe sufficiente per soddisfare le esigenze di energia elettrica residenziale dei 506 milioni di abitanti dell'Unione europea.

L’eolico è abbondante, privo di carbonio e non esauribile. Esso non usa né acqua né carburante, e poca terra.

Anche se un parco eolico può coprire molte miglia quadrate, le turbine occupano solo l’1% di quella zona, lasciando spazio per la coltivazione o del pascolo del bestiame.

A differenza delle centrali a carbone, a gas e nucleari, quelle eoliche non richiedono acqua per il raffreddamento.


In Cina, l’elettricità generata dal vento ha superato la produzione delle centrali nucleari per la prima volta nel 2012.
Il vantaggio del vento sul nucleare è aumentato sensibilmente nel 2013.

Negli Stati Uniti, il vento ha rappresentato almeno il 12% dell’energia elettrica prodotta in nove stati nel 2013, tra i quali l’Iowa (27%) e il South Dakota (26%).
Il Texas, da tanto tempo il principale stato produttore di petrolio, è ora il leader per l’energia eolica negli Stati Uniti.

L’Unione europea nel 2013 ha aggiunto più capacità eolica di quanto abbia fatto con il gas naturale, il carbone o il nucleare.

La Danimarca ha prodotto 1/3 della sua energia elettrica dal vento nel 2013, una quota più elevata rispetto a qualsiasi altro paese.
Nel nord della Germania, 4 stati ottengono almeno la metà della loro elettricità da impianti eolici.

Il Regno Unito ospita più della metà della capacità di generazione eolica off-shore del mondo. Danimarca, Belgio, Germania e Cina sono i primi 5 paesi eolici offshore.

Ciascuno dei principali emettitori di carbonio del mondo ha abbastanza potenziale eolico per soddisfare le sue esigenze di energia elettrica.

L’energia eolica è spesso altamente competitiva con il carbone, il gas naturale e l’energia nucleare in aree con forti risorse eoliche.
E i costi continuano a scendere: Negli Stati Uniti, il prezzo medio dell’energia eolica è calato del 40 per cento dal 2009.

# # #
I dati e le risorse aggiuntive sono disponibili su www.earth-policy.org.
Sentitevi liberi di passare queste informazioni ad amici, familiari e colleghi!
Contatti per la ricerca: J. Matthew Roney e Janet Larsen
Earth Policy Institute
1350 Connecticut Avenue NW, Suite 403, Washington, DC 20036

 
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Il downburst

Post n°813 pubblicato il 11 Ottobre 2014 da amici.futuroieri
 

Il downburst
11 ottobre 2014
Di F. Allegri
I mezzi di informazione continuano a parlare dell’uragano che colpì Cerreto il 19 settembre poco dopo mezzogiorno e del resto questo accade sempre quando cercano di rendere sensazionali le notizie di eventi meteorologici che sono molto più comuni e diffusi.
Nessun uragano colpì Cerreto quel giorno!
Cosa accadde? Ci fu un temporale a cella che produsse un fenomeno violento, molto intenso e pericoloso che si chiama downburst accompagnato da una grandinata intensa.
La parola downburst può essere tradotta in italiano con “distruzione verticale”
Esso consiste in ventate caratterizzate dalla loro verticalità.
E’ aria fredda che viene spostata velocemente da zone molto elevante dell’atmosfera e che corre verso il basso portando con se forti precipitazioni di grandine.
Questa aria fredda si scontra con quella calda che orizzontalmente circonda le zone abitate e i terreni e dal contatto si realizza un effetto esplosione.
Al momento dell'impatto con il suolo la colonna d'aria devia, espandendosi orizzontalmente e forma un "vortice" rotante all'interno del quale si sviluppano dei venti di elevata velocità ma soprattutto di direzioni opposte.
Il downburst si caratterizza per le variazioni improvvise del vento sia a livello di  intensità, mutano anche le sue direzioni, ma per fortuna copre aree poco estese.
Taluni downburst non sono accompagnati da precipitazioni, altri vanno insieme alle piogge, ma chiaramente quelli uniti alla grandine sono i più nocivi.
Quelli piovosi o uniti alla grandine partono da quote meno elevate.
Il downburst normalmente è più intenso sul bordo avanzante della cella temporalesca, questo è il nome del temporale che lo provoca.
Anche dei temporali poco intensi possono provocare un downburst.

 
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Il maestro - quinta conversazione

Il Maestro - primo atto – quinta conversazione
L'ESSERE UMANO E LA COSCIENZA DI SE'

09 giugno 2014
Di I. Nappini

Paolo Fantuzzi: Franco, questa tua abilità di leggere fra le parole è proverbiale. Da un termine riesci a leggere un mondo interiore. Hai capito al volo le mie preoccupazioni di soldi e roba simile. Sei bravo. Ma dimmi da dove viene questa tua abilità così singolare.

Clara Agazzi: Quello che ti sembra singolare si chiama studio della filosofia e della psicologia, ma fatto bene con professori seri, gente capace. Non tutti sono in grado d’ascoltare e pochi sono capaci di capire. Per questo tanta gente di cultura e di sapere pensa di parlare alle rocce, al vento, ai muri delle case coloniche in rovina, al silenzio delle periferie nel profondo della notte.
Perfino certi professori e maestri hanno questa impressione di affidare al vento i loro pensieri più alti, il loro sapere più saldo.

Stefano Bocconi: Ora però caro Franco devi aiutarci a capire come possiamo trovare dentro di noi un po’ di consapevolezza, di retto sapere. Siamo giunti qui da te e ora siamo tuoi ospiti in questo luogo di pace e tranquillità. Parla dunque, in modo che questo tempo non sia stato sprecato.

Franco: Pensi davvero che il tempo della persona avveduta, saggia, capace finisca sprecato?
Ora ascolta. Anzi… Guarda quel tronco. Era un albero malato. Mio fratello lo ha tagliato e ne ha anche fatto delle rondelle per certi lavori suoi. Vedi. Osserva i cerchi che s’inscrivono nel legno.
Ecco così è per me. La mia vita interiore è una serie di cerchi che s’espandono, ogni cosa e ogni evento è raggiunta da un cerchio, anno dopo anno. Mentre la materia della pianta è solida, quella della mente umana è simile a una sorta d’energia o a una distesa d’acqua.
Un fatto avviene e lascia cause ed effetti, e diventa un cerchio che s’espande e poi ne arriva uno diverso e poi altri. La mente si rafforza. La consapevolezza di sé e del proprio tempo appare come l’espansione progressiva di moti circolari d’acqua dentro uno stagno.
Così è per me la mia vita è cerchi di sapere, esperienza e consapevolezza che s’espandono con moto forte e progressivo. Ogni cosa è raggiunta da un cerchio e viene infine superata e compresa nel bene e nel male. Perché non basta subire o vivere i fatti e gli eventi della vita, occorre ripensarli, ripercorrerli, assorbirli, farne un pezzo del proprio esistere e vivere qui e ora. Per questo il mio giudizio sul mondo e su ciò che è reale è mutevole, perché la realtà stessa è in divenire. Questo vale per la natura e per il mondo umano. Quando la persona guarda e pensa il mondo guarda e pensa il mondo che può percepire, quel che può raggiungere con i suoi sensi e le sue capacità, la conoscenza della realtà e del suo divenire e trasformarsi è prima di tutto una condizione interiore, l’esito di un lungo vivere e ragionare. Talvolta devo staccare la testa e occuparmi di lavori o di questioni domestiche o fare piccole attività ludiche. Va da sé che l’esperienza meditata, resa conoscenza interiore è anche sofferenza, messa in discussione di se stessi, processo talvolta traumatico.

Stefano Bocconi: Quindi dovrei ripercorrere quel che ho fatto, rivederlo di continuo alla luce delle mie esperienze e dei miei valori. Questo pensando di continuo, di volta in volta, a passar oltre quel che ho fatto e vissuto. Accidenti. C’è il rischio di dover far i conti con i passivi della propria vita, di dover mettere fra parentesi vittorie e sicurezze fittizie, illusioni piacevoli.

Clara Agazzi: Occorre che uno abbia dei valori e dei principi, delle regole di vita tratte dalle esperienze altrimenti non c’è lo strumento per visualizzare i contenuti e il senso del proprio vivere.
Se non sai chi sei non avrai lo strumento per capire quel che ti è successo in questa vita e cosa stai diventando.

Franco: Davvero è così. Occorre ritrovare se stessi e capirsi. Di solito ciò che uno fa è ciò che uno è, e da questa banale evidenza si viene giudicati in modo superficiale dalla stragrande maggioranza delle persone con cui si viene in contatto o che si frequentano.

Paolo Fantuzzi: Vero. Uno crede di esser chissà chi e invece per il padrone o l’imprenditore è solo una matricola, un numero, un segno più o meno sul programma che gestisce i conti, sul foglio dove si segna il dare e l’avere. Si viene usati e giudicati sulla base del guadagno o dell’interesse che possiamo rappresentare per gli altri. I rapporti far gli esseri umani oggi nella civiltà industriale, di solito, seguono le leggi del mercato, le regole del dare e dell’avere. Così è messo il nostro tempo.

Franco:Questo è vero. Ma c’è anche una dimensione personale, intima. Si viene giudicati e siamo giudicati. Si finisce con giudicare se stessi spesso sulla base dei guadagni e dei beni posseduti perché quello è il metro comune. Ma esiste anche quella parte nella quale uno è se stesso e integra dentro di sé tutta l’esperienza della sua vita terrena. Il problema è il fine, lo scopo di una vita intera.
Questo è qualcosa di difficile a dirsi perché rimanda al senso della vita di ogni singolo, e di solito è una scelta unica e categorica.

Clara Agazzi: Andiamo però ora al fatto che in paese tanti non capiscono cosa fai davvero. Un contadino che studia, che scrive e non è politico, non è pubblicista, non è professore o maestro.
Devi deciderti a renderti più limpido per gli altri. Cosa vuoi davvero insegnare o cosa vuoi comunicare con questo tuo modo di porti? Il modo di presentarsi incide non poco sulle forme del comunicare e sul come il messaggio viene recepito. Noi qui tuoi amici comprendiamo questo tuo parlare al vento e agli alberi, ma gli altri? Non dovresti a mio avviso sprecare l’occasione di aprire il tuo pensiero ai molti anche se ti sembrano superficiali o inetti. Parli di consapevolezza che si espande nel corso dello scorrere della vita come i segni delle stagioni negli anelli degli alberi, ma chi se non pochi possono ascoltarti quando sono presi da mille guai e mille affari della vita.

Franco: Quelli che cercano di andar oltre il titolo, il segno, il ruolo sociale e si accostano a me con sincera curiosità e simpatia trovano, di solito, delle risposte. Ma dici il vero: in me c’è una sottile misantropia, chiedo agli altri di accettare il mio sapere e il mio parlare alle mie condizioni e non alle loro. Come se volessi sottintendere che io sono un gradino sopra.
Ma non sono, in verità, né sopra e nemmeno sotto. Sono oltre. Sono al momento in cui mi vedo dentro il flusso del mio tempo e della storia che ho vissuto e posso parlare con distacco di quel che ho capito di questi anni e delle lezioni di vita che ho ricevuto e ho fatto mie.
Per questo mi sono liberato da quella ignoranza che è il non ritrovare più le proprie intime ragioni in un mondo umano aggredito dai troppi inganni della politica e dei media, da suggestioni e messaggi del mondo dello spettacolo fuorvianti, diseducativi e ingannevoli, dallo squallore del quotidiano.

 
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Riflessioni sull'Europeismo tra crisi e austerity

Post n°811 pubblicato il 08 Ottobre 2014 da amici.futuroieri
 

L’Europeismo: da cura a malattia, tra realtà e allucinazioni.
2 giugno 2014
Di F. Allegri
Inizio questo scritto con una metafora medica.
Non tutte le medicine curano le malattie, alcune arrestano soltanto momentaneamente il decorso dei morbi e magari hanno anche vari effetti collaterali.
In questo scritto parlerò di Europeismo nocivo e anche per questa questione vale la metafora del medicinale che non cura in modo decisivo.
L’Europeismo caratterizza da sempre la politica italiana e questa scelta fu fondamentale per questa classe politica che convive e vegeta sotto il dominio del deficit pubblico.
Purtroppo per loro, e forse per noi, anche l’Europeismo non è una cura definitiva per i mali dell’Italia.
Questo paese ha potuto vegetare all’ombra dell’albero europeo fino allo scoppio della crisi internazionale, ma da allora si sono scatenati molti effetti collaterali di quella scelta.
Da un lato si può considerare l’Unione Europea come un mostro burocratico che genera sogni e illusioni fra le persone semplici e tra molti membri della casta.
L’austerity in tempi di crisi è il sogno più doloroso per i politici italiani, ha avuto conseguenze molteplici e vaste anche a livello elettorale e ciò era prevedibile.
Chiunque può criticare queste scelte, eccetto chi ha un deficit mastodontico, e l’Italia è in queste condizioni.
Qui non c’è la forza per dire ai Van Rompuy ai Barroso e simili che stanno perdendo il sostegno dei popolo della Francia e del Sud Europa e dei neo conservatori inglesi alla Farage.
Ecco le due domande di base!
Cos’è questa Europa dell’austerity?
Ne esiste un’altra?

Questa Europa è l’unione dei paesi che possono permettersi un euro forte e che hanno istituzioni ed interessi simili.
Esiste solo questa, se esistesse quella che qualcuno definisce solidale, sarebbe peggiore.
L’Europa solidale è un ologramma, o se preferite un’allucinazione, un effetto collaterale di quella scelta non definitiva della fine del secolo scorso.
Tale europeismo è anche servilismo delle aristocrazie di certi stati che ormai non sono più in grado di guidare i paesi autonomamente.
Questo europeismo diffonderà malessere nei prossimi anni, e potrà perpetuarsi solo se avrà generato una dipendenza, un attaccamento all’illusione dei bei anni passati.
Alla base di questo dominio c’è il partito del pensiero unico che emargina i dissidenti, specie se non comunisti o ex comunisti che hanno un loro posto di nicchia e un’irrilevanza dimostrata.
Ho già scritto che Grillo ha sbagliato tutto in questo anno, stavolta dico che ha fatto una scelta coraggiosa: l’alleanza con Farage.
Parrebbe che fosse una scelta legata a piccole convenienze burocratiche, ma essa ha anche il merito di scatenare uno scontro che farà ragionare liberamente la gente, oltre Grillo e i suoi avversari; in altre parole questo fatto libera energie politiche e qualcuno vedrà l’UE per quella che è rimuovendo qualche illusione dalla propria vista.
Grillo insieme a Farage saranno percepiti come una bomba atomica da mettere in sicurezza, la casta lavorerà al loro isolamento e allora vedremo come reagiranno questi soggetti.
Come minimo prenderanno il posto di Berlusconi nell’immaginario negativo del mondo PD e daranno una nuova falsa illusione che avvantaggerà quella vera creata dall’europeismo.
L’illusione europeista ha molti alleati e genera altre ipocrisie che elenco sommariamente: in primis c’è ancora il mito della parte giusta e di quella sbagliata, questa include il buonismo di maniera, i falsi diritti civili ai quali si somma un dato storico improbabile e inesistente e un’omologazione disarmante.
Tutto questo è anche parte integrante della globalizzazione politica, finanziaria ed economica.

 
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