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23 GIUGNO 2016 BREXIT

Post n°414 pubblicato il 25 Giugno 2016 da Superfragilistic
 

 

Non si può che ricominciar da qui e dal 24 giugno 2016, il giorno in cui l'Europa intera si è svegliata sotto choc per il risultato del Referendum sulla Brexit, indetto da Cameron in Gran Bretagna.
Ma per arrivare ad oggi dobbiamo partire da molto lontano, da una generazione che aveva visto nella Gran Bretagna la frontiera della libertà, il luogo dove tabú, ancora forti altrove, non trovavano spazio; un luogo dove andare per incontrare il mondo, lavorando, studiando ed imparando una lingua la cui conoscenza, presto, sarebbe diventata un indispensabile bagaglio da portare nel proprio zainetto di competenze. Quanti amici allora andavano lí e da lí ripartivano per raggiungere altre mete, magari dopo aver concluso un ciclo di studi presso una delle sue prestigiose Università.

La Gran Bretagna, sempre in lotta con la vicina Irlanda; la Gran Bretagna terra fiera dove la Monarchia sopravvive fieramente alla Repubblica in un equilibrio istituzionale, superando persino, in innovazione ideologica, le politiche antioperaie dell'era della Thatcher. Chissà quanto s'è arrabbiata la Regina nel vedere tanto lavoro distrutto da una voglia di affermazione, tutta interna, di un piccolo leader temporale, Cameron, che volendo dimostrare ai popoulisti la sua forza, è rimasto sepolto sotto il crogiuolo di colpi costituiti dai voti di quegli elettori, per lo più over 65 e residenti in zone periferiche ed appartenenti a classi socio culturali basse, che, volendo conservare il proprio status quo, hanno non si sa quanto consapevolmente, dato la spallata decisiva all'europeismo.

Quando ero bambina ogni anno si teneva nelle scuole un concorso per l'unità dell'Europa e potevi parteciparvi con un tema o con un disegno che di solito variava tra il girotondo di bimbi di ogni nazione, alla rappresentazione delle tante bandiere nazionali. Un concetto che esaltava il fatto che insieme si vince ed isolati no. Un invito alla pace attraverso la conoscenza, la condivisione, il libero scambio, le politiche comuni. Siamo cresciuti in Paesi con rigide frontiere in cui era impensabile per i giovani viaggiare,mentre per i più grandi uscire dai confini della Nazione equivaleva ad un'emigrazione ed una rinuncia della propria vita lavorativa in Patria e di una identità nazionale. I giovani non hanno vissuto questo limite e per loro, in pochi anni, tutto è cambiato: chi non è andato a Londra almeno una volta don la Ryanair o con altre compagnie low cost, per rimanerci o per fare tappa alla volta di altre destinazioni? I nostri giovani hanno conosciuto l'Europa grazie all'abbattimento delle frontiere ed ai programmi Erasmus, con tutte le varianti oggi possibili, col Servizio Civile Europeo e tante altre forme di lavoro e di stage pre o post universitario. Ma lo hanno fatto anche lavorando per pochi mesi in bar, pub o Mac Donalds, ed imparando una lingua ormai strumento irrinunciabile di ogni scambio globale. Anche il progetto Leonardo è figlio dell'Europa e non esisterebbe senza di essa. Per questo oggi i giovani anglosassoni, stupiti per quanto accaduto, si sono svegliati attoniti perché si è realizzato ciò che loro neanche immaginavano e che da qui a due anni potrebbe vedere scomparire le prestigiose Università britanniche tra quelle meta degli studenti europei, che ne sono oggi i maggiori fruitori, a favore di altre magari tedesche.
Quella dell'umarells è una categoria sociologica ed il termine non è desunto da una parola inglese, ma dal dialetto romagnolo rivisitato: si tratta di quegli anziani che, solitamente, si incontrano presso i cantieri controllandone l'andamento. Sono pensionati, parlano tra di loro, criticano, si scambiano opinioni e costituiscono una comunità ormai riconosciuta sebbene i loro incontri siano casuali e spesso senza seguito: ma qualche volta, ed è il caso inglese, i pub o i ritrovi dove ci si incontra bevendo una pinta di birra, divengono luoghi dove continuare ad esprimere opinioni, per lo più basate sulla pocoa conoscenza approssimativa di fatti, valutati relativamente all'impatto emotivo o reale della loro comunità. Ma che diventano generali e popolari o populisti. La perdita di lavoro o la perdita di potere di una classe di lavoratori, dovuta ad una serie di contingenze, diviene male assoluto di cui addossare le colpe al più debole di turno: gli immigrati per esempio, di qualunque genere essi siano, anche europei . ‘Che stiano a casa loro che qui ci tolgono il lavoro ed i diritti': e pare, secondo l'analisi di Danilo Masotti che questa categoria di persone ha definito e studiato, siano stati loro per lo più i fautori della Brexit. Nessuno si è curato di loro che non erano per strada a manifestare ma, tra un bicchiere e un altro, a parlare di come, finalmente, ci si potesse scrollare questa Europa con tutti i suoi cittadini questuanti di dosso. Nonostante la pioggia torrenziale essi non si sono sottratti al voto ed, armati di stivali e pastrani, sono andati a salvare queto cantiere, magari per fare un piacere ai nipoti o almeno pensando che questo sarebbe stato il fine. Peccato che quei giovani nipoti, per lo più, non immaginassero nemmeno un Regno Unito non più multiculturale, avendo vissuto loro per primi, la promiscua frequentazione di luoghi del loro e di altri Paesi, in cui si recavano o da cui tornavano dopo aver appreso un po' di quella cultura. Ed ora che fare? Covare vendetta verso un'Inghilterra che, di fatto, nell'Unione europea non è mai entrata del tutto? Pensare ad un'uscita lacrime e sangue? Ma non è così facile, sono tanti e complessi i fattori da mettere in conto di cui io ignoro quasi tutto. Ma ho sentito tanti parlare ed ho capito che l'Italia, come prima mossa, cercherà di appropriarsi, candidando Milano, di una Agenzia europea di strategica importanza, l'EBA, ovvero l' European Banking Authority, che naturalmente dovrà essere spostata dalla sua attuale sede inglese. Insomma, io credo che i problemi veri li dovrà affrontare soprattutto l'Inghilterra, e non saranno pochi; mentre si troverà una soluzione per i tanti lavoratori già stabilmente impegnati in aziende inglesi. Staremo a vedere.

 

 
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