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MARIA SOFIA DI BORBONE

Post n°143 pubblicato il 30 Ottobre 2006 da takagika
 
Tag: Storia

Nacque a Possenhofen (Baviera) da Massimo, duca di Baviera, e da Ludovica di Wittelsbach. Figlia quintogenita, tra le sue sorelle vi era Elisabetta (Sissi), la futura imperatrice d’Austria.Trascorse la giovinezza in Baviera. Dal padre aveva ereditato l’amore per la natura, per la caccia, per i cavalli, i cani e i pappagalli. Non condizionata dall’etichetta di corte, era pronta a familiarizzare con le persone più umili. Indipendente e anticonformista, amava l’equitazione, il tabacco, la fotografia. Nel 1859 venne in Italia per sposare, per procura, Francesco di Borbone, duca di Calabria ed erede al trono delle Due Sicilie. Il matrimonio, nelle intenzioni di Ferdinando II, doveva rafforzare i legami dinastici con l’impero austriaco Il suo anticonformismo contrastava con il clima tradizionalista imposto alla corte borbonica dalla regina Maria Teresa e dallo stesso re. Ma la sua bellezza e la sua personalità conquistarono il popolo meridionale, mentre Francesco, soggiogato dal suo fascino, le lasciava ampia libertà. Il 22 maggio 1859, durante la seconda guerra d’indipendenza, alla morte di Ferdinando II, Maria Sofia si ritrovò regina a diciotto anni, accanto ad un re che le cronache ricordano come inadeguato a gestire la profonda crisi del Regno e dominato dalla regina madre. Maria Sofia continuò a sconvolgere le abitudini della corte: fumava, andava a cavallo, tirava di scherma, si faceva fotografare, si bagnava nelle acque del porto militare, introduceva i suoi cuccioli nella sala da pranzo reale. Le venivano attribuiti diversi amanti ed era al centro delle cronache mondane. Dopo la morte di Ferdinando II e l’ascesa al trono di Francesco, Maria Sofia esercitò su di lui un forte ascendente anche nella gestione degli affari familiari e politici. Fu punto di riferimento del "partito costituzionale" e ottenne la nomina a capo del governo del liberale Carlo Filangieri. Perorò l’abolizione della schedatura dei cittadini sospetti di liberalismo ("attendibili"). Dimostrò il suo coraggio trattando con i mercenari svizzeri in rivolta. Durante la vicenda dei Mille, sembra sia stata a favore della concessione della Costituzione Dopo la sconfitta dell’esercito borbonico ed il trasferimento della corte a Gaeta, entrò più decisamente nella dimensione politica e militare. Fece un uso efficace dei simboli e della sua stessa immagine: distribuì ai soldati medaglie con nastrini colorati da lei stessa confezionati, adottò un costume calabrese di taglio maschile, affinché il popolo la sentisse più vicina a sé. Costruì e diffuse –anche attraverso il nuovo mezzo della fotografia- l’immagine propria e quella della coppia reale. Di fronte all’avanzata di Garibaldi, Maria Sofia consigliò la resistenza, ma non fu ascoltata. "Partecipò personalmente alla difesa contro gl’Italiani, incoraggiando i soldati e visitando gli ospedali pieni di feriti" (Paladino). Durante l’assedio di Gaeta partecipò ai combattimenti, visitò ospedali e feriti; finché, il 13 febbraio 1861, venne firmata la capitolazione. In questa fase Maria Sofia conquistò l’attenzione e la simpatia di cronisti e letterati. Di lei scrissero Daudet, Proust, D’Annunzio. Dopo la capitolazione di Gaeta visse a Roma, dove risiedette fino al 1870, allontanandosene per brevi periodi, con o senza il marito, e progettando la riconquista del Regno, insieme a legittimisti e briganti. A Roma, nel 1869, ebbe una bambina, che morì ad appena sei mesi. Quando le truppe unitarie occuparono Roma, insieme a Francesco si trasferì in Francia. Da qui partì per numerosi viaggi, recandosi spesso in Baviera. Nel 1894 rimase vedova. Dalla sua residenza a Neully-sur-Seine continuò a sperare nella restaurazione del Regno, ma si legò anche a esponenti dell’estrema sinistra. Accolse socialisti, esuli anarchici e il prete Bruno Tedeschi, condannato da un tribunale italiano. Nel 1904 il governo italiano arrestò ed espulse un agente da lei inviato e chiese ai governi d’Austria e di Francia di ammonirla. Trascorse i suoi ultimi anni a Monaco, dove si spense nel 1925.

 
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