Creato da bargalla il 30/01/2005
"PIU' DEL CLAMORE DEGLI INGIUSTI TEMO IL SILENZIO DEGLI ONESTI"

 

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Post n°415 pubblicato il 30 Marzo 2007 da bargalla

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Alle ore venti dell'altro ieri il segretario di stato vaticano, accompagnato da pierfurby il sacrestano, si è recato nella cappella della camera dei deputati per celebrare il precetto pasquale, una pratica devozionale molto cara agli onorevoli bigotti, baciapile e concubini, accorsi numerosi per assolvere agli obblighi del quinto precetto della chiesa cattolica che, per l'appunto, obbliga tutti i suoi fedeli a confessarsi e comunicarsi almeno una volta l'anno, preferibilmente a Pasqua. Pazienza se poi per il resto dell'anno si ritorna a fare l'ipocrita vita di sempre, tanto poi basta un piccolo atto di pentimento, un risciacquo senza candeggio, un'assoluzione e tre Pater, Ave e Gloria, per ritornare candidi come l'evangelico "sepolcro imbiancato".
Per evadere l'elusiva funzione religiosa non poteva certo presentarsi un pretacchione qualsiasi o il cappellano di Montecitorio che è pur sempre un monsignore, no, l'atmosfera delle grandi occasioni (il diktat vescovile imposto in mattinata ai parlamentari cattolici dal generale di corpo d'armata bagnasco. E' ancora sul libro paga dell'esercito italiano?) richiedeva che a presiedere la celebrazione liturgica fosse il segretario dello stato pontificio in persona, un ministro di uno stato "estero" e teocratico col quale l'Italia intrattiene masochisticamente rapporti di filiale e devota dipendenza, regolati, si fa per dire, da un concordato attraverso il quale lo Stato del popolo bue paga il pegno della sua sudditanza al papa re.
  
Conoscendoli, posso dire che non lasciano nulla al caso, ogni loro espressione, o prolusione, ogni loro rutto o sbadiglio, oppure il più prosaico e silente peto "dal cul fuggito" rispondono ad una precisa strategia volta ad ammorbare il già mefitico ambiente nel quale sovranamente sguazzano da veri saprofiti ingerendo oltre il lecito e interferendo negli affari interni di uno Stato, solo a parole "indipendente e sovrano".
Prima della messa vespertina, il Presidente della Camera, avido lettore del "romano osservatore" e fresco di meritata e "sapiente" contestazione, aveva dato il benvenuto al signor bertone col quale si era intrattenuto a colloquio parlando di Marx, di San Paolo, di don Bosco e del Brasile.
A proposito di don Bosco: il reverendo Giovanni, diventato poi santo, considerava "peccaminose" le vacanze estive e ogni altro periodo in cui non poteva controllare a vista d'occhio i suoi ragazzi e temeva di veder così vanificato in pochi giorni di sano sollazzo, tutto il lavoro svolto in un anno di veti e divieti vari, tanto che raccomandava vivamente i suoi confratelli di ridurre al minimo indispensabile i giorni di libertà provvisoria.
Ovvero: la pedagogia delle madrase islamiche, applicata agli oratori e ai seminari cattolici. Nulla di nuovo sotto il sole malato dei fondamentalismi di ogni religione e latitudine.
 
Una scuola di pensiero che va tuttora per la maggiore, soprattutto in certi ambienti catto-opusdeisti, dove risulta perfino problematico leggere un libro senza prima aver consultato l'indice dei libri proibiti.
E dall'index librorum prohibitorum al "Sillabo" con tutto ciò che di nefasto comporta per la Ragione e per l'Uomo in quanto essere libero e pensante, il passo è veramente breve!   
 
Sarei curioso di sapere cosa si son detti fausto e tarcisio parlando del Brasile, chissà se l'erremosciante, compagno presidente è riuscito a mettere in difficoltà il cardinale chiedendogli qualcosa sulla "teologia della liberazione" una delle più grandi speranze, puntualmente deluse, con le quali si misura tutto il millenario fallimento della chiesa cattolica.

Lo stesso Vangelo cos'altro è se non l'annuncio della "buona novella" ai poveri e agli ultimi della terra, gli stessi ai quali si rivolge la teologia della liberazione, così osteggiata e combattuta dai vertici di una chiesa complice e collusa con il potere, del quale essa stessa è parte integrante.
La gerarchia ecclesiastica avversando con minacce di scomuniche o "notificazioni" varie quelli che io chiamo i "Liberatori" siano essi laici o consacrati (il recente richiamo a p. Jon Sobrino ne è la conferma) non fa altro che combattere e ripudiare, in nome di sofismi agiografici ed esegetici, lo stesso Messaggio Evangelico.
E' un cerchio che drammaticamente si chiude impedendo una redenzione che è nello stato delle cose (parafrasando San Paolo, tutto in natura guarda e tende all'Assoluto) ma la cui ostacolata estrinsecazione, ad opera di chi dovrebbe far nascere, hic et nunc, qui e subito, l'Uomo nuovo, senza aspettare improbabili domani, finisce per essere deleteria e mortale per i tanti maieuti da strapazzo che arrivano finanche a redigere delle "note vincolanti" proclamandosi "custodi di una verità e di una sapienza che traggono la loro origine dal Vangelo".
Alle verità rivelate ho sempre preferito quelle acquisite e, anche se le seconde non escludono le prime, trovo risibile per non dire diabolico e disonesto il tentativo del clericalume imperante di confondere i cuori e le menti, portando acqua ad un mulino nel quale si macina solo la farina del diavolo, volendo con questa impastare, mischiando il lievito del Vangelo, un magistero o, peggio, una morale dogmatica della quale personalmente non so che farmene.
"Non abbiamo interessi politici da affermare" scrivono a proposito dei famigerati "Dico" ma (c'è sempre un ma da quelle parti che induce in tentazione l'infallibile fiuto dei cani pastori) "ci sentiamo di rivolgere una parola impegnativa specialmente ai cattolici che operano in ambito politico". Per rafforzare lo spirito esortativo di questa nota vincolante, i vescovi italioti citano il passo di un'altra esortazione, stavolta papale, recentemente indirizzata sempre ai parlamentari, il cui vincolo di mandato, imporrebbe loro di far valere una Laicità a rischio interferenza, lungi dall'essere riconosciuta e sanzionata. 
Magari abolendo il Concordato e l'otto per mille alla chiesa cattolica!  
"I politici e i legislatori cattolici, consapevoli della loro grave responsabilità sociale, devono sentirsi (mi piace quel "devono" da leggersi in contrapposizione con il loro "non possumus") particolarmente interpellati dalla loro coscienza, rettamente formata, a presentare e sostenere leggi ispirate ai valori fondanti della natura umana".
In cauda venenum, arriva la vescovile stoccata finale, il vero obiettivo di tutto questo gran parlare che, per non essere volgare, finisco per citare senza null'altro argomentare: "In particolare ricordiamo l'affermazione precisa della Congregazione per la Dottrina della Fede (ex santa inquisizione, quella che condannava al rogo le streghe, gli eretici, etc. et.) secondo cui nel caso di un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale (Udite! Udite!) di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge".  

 
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Commenti al Post:
marea14
marea14 il 01/04/07 alle 15:17 via WEB
Le parole, in questi casi, sono sempre scelte molto ma moooooooolto accuratamente …
(Rispondi)
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