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QUANTI ANCORA, GEORGE?

Post n°444 pubblicato il 09 Giugno 2007 da bargalla

  

Ieri sera è arrivato a Roma il signor george bush, ospite ingombrante di una Nazione che, al contrario del bellicista planetario a stelle e strisce “ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà di altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.
Già questo breve assunto rende bene l’idea di quanto profondo sia il divario esistente fra due diversi modi di intendere il “potere, la democrazia” e il flagello “guerra” e, di conseguenza, quanto siano lontane le due sponde di un Atlantico nel quale il signor bush affoga ogni speranza di pace, imponendo con la cieca violenza delle sue armi “intelligenti” la legge del più forte.
Le armi saranno pure “intelligenti” ma sono più stupidi, dementi e ignoranti coloro i quali le hanno progettate, costruite e definite tali, forse pensando all’uso per così dire “chirurgico” che il loro impiego comporta, una precisione nel colpire gli obiettivi che, considerando il risultato, le rende perfettamente uguali a quelle che già si usavano ai tempi di Tacito, se è vero che oggi come allora, distruggono ogni cosa e uccidono indiscriminatamente, lasciando solo macerie, morte e distruzione: “Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant- Fanno il deserto e lo chiamano pace”.
Una certa “intellighenzia” di stampo amerikano, ha  prodotto uno studio nel quale, attingendo alla mitologia dell’Età Classica, l’Europa è “Venere” e gli Stati Uniti “Marte” laddove, in estrema sintesi, gli Usa, forti dall’essere l’unica potenza rimasta, da veri adoratori dei dio della guerra, si arrogano il diritto dell’attacco preventivo, del first strike, applicando così la legge della giungla.
Ogni volta cioè che la loro “intelligence” individua un potenziale nemico che a loro insindacabile giudizio possa intaccare i loro interessi e la loro libertà, si sentono in dovere di premere il grilletto prima degli altri per stabilire, o ristabilire, la legge del più forte e la “pax amerikana”.  
In pratica, per “difendere” e consolidare la loro libertà, limitano e condizionano quella degli altri: strano modo di intendere la democrazia, ancora più discutibile la protervia con la quale vorrebbero esportarla, ancora più strana e inconcepibile risulta la complicità di quanti, appoggiano e partecipano all’avventura bellica sponsorizzata dalle lobby americane.
L’Europa, fatte le dovute, patologiche eccezioni infettate dai diplococchi “silvio & tony”, è invece "Venere" meno interessata al potere come mezzo, più votata alla cooperazione, alla pacifica convivenza fra i Popoli e le Nazioni, impegnata nell’irenica ricerca del massimo profitto col minimo sforzo, indolente, ma comunque disponibile a recitare un ruolo che rifugge dalla violenza fine a se stessa, forse perché memore di un recente passato nel quale lo zio sam ha recitato un ruolo che ancora lo porta a vivere di rendita e a pretendere di avere voce in capitolo anche in casa d’altri.
Per garantire la sicurezza di questo “criminale” che ha infestato il mondo intero con le sue fandonie sul quel terrorismo che egli stesso prima di ogni altro sciagurato terrorista ha contribuito a fomentare con una politica essenzialmente guerrafondaia, lo Stato Italiano schiera oltre diecimila uomini, blinda per trentasei ore la caput mundi e gli riserva un trattamento che solitamente si deve ad un Capo di Stato. Mi auguro che in lui vedano la brutta copia di JFK e obtorto collo si prestino ad assolvere ai doveri istituzionali secondo un protocollo che non distingue” il grano dall’oglio” e poi “come pula che il vento disperde” lo abbandonino al suo destino di miserrimo rappresentante di una Nazione in cui la stragrande maggioranza non condivide la politica estero-bellicista di george. 
Ma bush, può essere ancora considerato il Presidente della più grande democrazia occidentale?
Forse non più e semmai lo fosse stato, la sua amministrazione verrà ricordata solo per l’undici settembre, per la guerra e per l’uso strumentale e menzognero che fece della lotta al terrorismo ingenerando paura e insicurezza.
Magari al papa re che lo ha ricevuto in udienza per il bacio della pantofola e all’ex presidente del consilvio italo-pontificio, che si vanta di essergli “friend” conviene ancora avere a che fare con un soggetto simile.
In fondo, in quanto a ipocrisia, sono talmente uguali che potrebbero essere intercambiabili.
Il papa re ha stretto la mano sporca di sangue del “cristiano” bush e lo ha salutato come “difensore della vita, della famiglia e dell’educazione”. Mi chiedo dove viva herr ratzinger, forse il suo segretario di stato dovrebbe ricordargli che quel bush lì è quello che da quasi sei anni non fa altro che uccidere, magari per difendere quei valori occidentali tanto cari alla chiesa dei papi.
Per restare sul fronte a stelle e strisce, senza contare i morti iracheni dei quali non sapremo mai il numero (secondo un calcolo approssimato per difetto sarebbero già 650.000) c’è da dire che la tragica contabilità dei soldati americani morti in Iraq sfiora quota 3500; nel solo mese di maggio, il mese delle rose, delle spose e delle vedove, sono stati 111 i militari “assassinati” da un mandante di cui si conosce il nome e il cognome e che in queste ore viene ossequiato e riverito.
Che schifo!
“Mi vergogno di questa Italietta” ha sentenziato silvio berlosko, uno che passa per amico di george; in tal modo ha voluto criticare le manifestazioni di dissenso organizzate dalla “sinistra radicale e massimalista” contro la visita del guerrafondaio bush a Roma. Dovrebbero, però, vergognarsi “tutti gli uomini di buona volontà e gli operatori di pace” che hanno a cuore le sorti di questa povera Italia, di avere tuttora sulla scena politica un guitto come silvio che altrove sarebbe stato già mandato nel paese che tutti sanno.     
Stasera a Villa Taverna (mai nome fu più indicato per il “groggy” george) si incontreranno come vecchi amici, una rimpatriata in grande stile, ricordando i tempi andati e sognandone altri che per noi hanno già il sapore dell’incubo peggiore.
Sarebbe davvero bello se george, in un attimo di resipiscenza e di lucidità, raccontasse a silvio il dramma di mamma Cindy Sheehann che, come tante altre mamme d’America, ha perso per sempre il figlio, morto in Iraq per la guerra di george.
Una mamma-coraggio divenuta icona del pacifismo statunitense che proprio nell’ultimo Memorial Day, giorno in cui l’America ha ricordato i suoi caduti in battaglia, lo stesso giorno in cui suo figlio Casey, morto nel 2004 a Bagdad, avrebbe compiuto 27 anni, ha gettato la spugna, stanca e amareggiata per non essere riuscita dopo due anni di attesa a farsi ricevere dal "commander in chief" al quale voleva chiedere: “perché è morto Casey”; stanca, delusa e amareggiata dal comportamento anche dei Democratici, dal voto del Congresso che continua a finanziare una guerra, preventiva, globale e permanente, già sapendo che altri soldati morranno e altre mamme piangeranno nel disinteresse più totale. 
Ho cercato in tutti questi anni di dare un senso al sacrificio di mio figlio, ma ora sono giunta alla più devastante delle conclusioni: Casey è morto per niente” .
Un ceto guerrafondaio regge le sorti di “quest’atomo opaco del male” che vortica impazzito seguendo l’orbita tracciata da uno sciagurato epigono di von Clausewitz e dei suoi sodali.
Invece di far tacere le armi, come vorrebbe la mamma di Casey, come vorrebbe il buon senso degli uomini di buona volontà, costoro si interrogano compiaciuti “sull’arte della guerra” o, per meglio dire, sullo stato dell’arte dei loro ideali bellici.
“Perché è morto Casey” continua chiedere mamma Cindy senza darsi pace.
La risposta migliore è l’imbarazzato, inconfessabile silenzio, di chi si sente responsabile della morte del soldato Casey e di altri mille e mille soldati caduti e per i quali dovrà un giorno dar conto a quell’unico Dio, per il giudizio del quale a nulla varranno gli sconti di pena, le indulgenze e le assoluzioni “promesse” dai suoi rappresentanti in terra.
Il suo è il dio della guerra e degli eserciti, il dio dell’hoc signo vinces e dei cappellani militari che mentre celebrano messe da requiem per i soldati morti, sognano di celebrare “missae in tempore belli” e, al colmo dell’ipocrisia, invitano i loro fedeli a scambiarsi un segno di pace concludendo la liturgia con quell’andate in pace che sa tanto di presa per il podice.
              
                                                         *****************************************


Ho conservato una lettera aperta scritta da Mamma Cindy Sheehan per il Giorno del Ringraziamento del  2005. Questa è l’occasione giusta per rileggerla e domandare

                                                                        
                                                         QUANTI ANCORA, GEORGE?

George,
in famiglia stiamo vivendo il nostro secondo Giorno del Ringraziamento senza Casey, grazie a lei e alle sue menzogne.
Sto piangendo in aereo diretta a Crawford, per chiederle nuovamente un appuntamento.
Sono stata a Crawford per tre settimane in estate e molte volte a Washington per chiederle di ricevermi e ora sto tornando per tentare, ancora una volta, di incontrarla.
Non so perché le piace tanto Crawford, a me è cara per la comunità di pace “Accampamento Casey” sorta ad agosto quando lei non ha voluto ricevermi.
Quando sono arrivata qui alla Comunità della Pace ho provato la sensazione di essere tornata a casa e di appartenere a qualcosa che è molto più grande di tutti noi: una comunità che è piena d’amore, di tolleranza e di pace.
E’ questo che prova anche lei, ogni volta che torna a Crawford?
I bei tramonti del Texas hanno destato i ricordi dei nostri giorni all’Accampamento Casey, quando chiudevamo le nostre attività del giorno con l’ex marine Jeff Key passeggiando fra le croci che onorano i nostri caduti.
Agosto è stato miracoloso!
Da agosto, quando ho voluto chiederle per quale nobile causa lei ha ucciso Casey e gli altri, sono morti altri 200 dei nostri valorosi ragazzi, uomini e donne, nella farsa dell’Iraq.
Possiamo solo supporre quanti iracheni innocenti siano stati massacrati.
Lei ancora non risponde alla mia domanda.
Molte persone nel nostro Paese che hanno visto i propri figli e le proprie figlie assassinati, che hanno figlie e figlie in servizio militare e molti statunitensi, anche loro preoccupati per l’andamento della guerra, vogliono conoscere la risposta a questa domanda.
Da agosto abbiamo scoperto che le forze statunitensi stanno usando armi chimiche in Iraq. L’esercito ha ammesso che il fosforo bianco è stato usato come arma d’attacco contro “combattenti nemici”.
Da quando, George, un’arma che spara da una distanza considerevole distingue tra nemici e innocenti?
Soprattutto quando risulta impossibile per gli stessi soldati a terra notare la differenza tra nemici e innocenti.
E’ difficile ignorare o distogliere gli occhi dalle immagini macabre dei cittadini inermi carbonizzati di Fallujah.
Ma, George, non è proibito l’uso di armi chimiche?
Non dice sempre che Saddam è un uomo malvagio perché usava le armi chimiche contro la sua gente?
Allora è bene usare le armi chimiche in Iraq perché i cittadini iracheni non sono la “sua gente”?
Saddam doveva essere giudicato per aver ucciso tanti innocenti.
Bombardare città dove vivono cittadini innocenti e usare armi chimiche, sono crimini di guerra, questo non fa di lei un presunto criminale di guerra?
Scansati, Saddam! C’è un nuovo criminale a Bagdad.
George, per il bene del popolo iracheno, non crede che sia il momento di riportare a casa dall’Iraq le nostre forze militari?
E’ il momento di smetterla di uccidere in maniera ipocrita e spietata solo per propagandare il suo marchio di libertà e di democrazia.
Sa che tipo di libertà e di democrazia le piace? Dove non si permette di dissentire liberamente, dove nessuno è capace di chiedere al governo di rettificare gli errori, dove la nostra posta elettronica può essere letta e i nostri libri presi in prestito dalla biblioteca sono controllati e analizzati?
Il suo tipo di libertà e democrazia diffama valorosi patrioti, chiamandoli codardi e traditori, perché hanno osato parlare contro le sue politiche assassine.
Neppure la maggior parte degli statunitensi vuole il suo marchio di libertà e democrazia.
Cosa le fa pensare che il popolo iracheno lo voglia?
George, anche per il bene dei nostri valorosi e meravigliosi giovani che con orgoglio vestono l’uniforme degli Stati Uniti: è il momento di riportarli a casa.
Hanno fatto tutto quello che è stato loro chiesto. Hanno fatto anche cose, almeno un quarto di loro, che ammalano il cuore e l’anima. Alcuni di loro sono stati assassinati in maniera così inutile ed evitabile ed altri stanno tornando a casa invalidi.
Perché George? Per quale nobile causa?
George, lei ha avuto tutto su un vassoio d’argento.
Non la incolpo di aver usato l’influenza della sua famiglia per evitare di fare il servizio militare in Vietnam. Non incolpo nessuno di aver cercato di toglierla da quella guerra disastrosa e totalmente diabolica.
Quello di cui la incolpo è di aver ucciso mio figlio in un’altra guerra disastrosa e diabolica.
Mio figlio Casey non ha avuto nulla su un vassoio d’argento.
Era disposto a servire il suo Paese e anche a morire per salvare la vita dei suoi amici.
Dovrebbe vergognarsi si se stesso per aver sfuttato l’onore di Casey e l’onore di tutti quelli che si trovano nelle nostre forze armate di cui anche il posto di Comandante in Capo è stato a lei affidato su di un vassoio d’argento.
Chieda al suo vicepresidente se crede che Casey avrebbe potuto avere altre “priorità” invece di morire a 24 anni.
Lei ha avuto oggi il lusso sacro di avere le sue due figlie in casa per la cena del Giorno del Ringraziamento? Scherzava piacevolmente con loro durante la cena come era solita fare la mia famiglia?
Ha raccontato loro vecchie, divertenti storie familiari e avete riso dei vecchi tempi? Lo ha fatto, George?
Nella mia famiglia dividevamo il cibo e cercavamo di essere felici, ma sa una cosa?
Non è più lo stesso senza un membro della famiglia scomparso per sempre.
La morte prematura di Casey guasta tutti i nostri giorni, ma i giorni festivi sono particolarmente difficili.
Andrete a letto tranquilli, lei e Laura, o guarderete fisso attraverso la finestra, preoccupati che Jenna o Barbara vengano assassinate in Iraq? Sobbalzerete ad ogni squillo di telefono, o correrete con il cuore in gola disperatamente ad ogni colpo alla porta temendo sia l’Angelo della Morte in uniforme militare? No, non credo!
Due soldati sono stati assassinati oggi in Iraq.
Prego il Signore affinché le loro famiglie non fossero sedute tranquillamente a consumare la cena del Giorno del Ringraziamento quando l’Angelo della Morte è giunto in uniforme militare per annunciare che i loro giorni erano rovinati per sempre.
Ma non c’è mai un buon momento per ricevere notizie così spaventose.
Le chiedo nuovamente di fare quello che è giusto. Faccia tornare a casa le nostre truppe dall’Iraq.
Non uccida altri: le sue politiche omicide ne hanno già assassinati tanti.
Quante morti crede che siano sufficienti prima che quella di Casey venga “giustificata”?
58 mila? Già una sarebbe stata troppo.
Le dirò io per quale nobile causa è morto Casey: una pace vera e duratura.
Per favore, renda degne tutte le morti fermando finalmente gli assassinii brutali: prima di rovinare troppi giorni ad altra gente ancora.

                                              Cindy Sheehan, mamma del soldato Casey   

 
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