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Il cinema visto da Roberto Bernabò

Post n°32 pubblicato il 28 Marzo 2008 da lapassante0
 

Cari amici, scusate l'assenza di questi giorni... ieri sera, rientrata dopo una serata fuori, mi sono messa davanti al pc alla ricerca di qualcosa di nuovo, di interessante... siccome ultimamente sono fissata con il cinema, mi sono imbattuta su questo bellissimo blog gestito da Roberto Bernabò.

http://cinemavistodame.splinder.com/

Un sito molto dettagliato, curato, scritto con il cuore (si capisce benissimo che l'autore ama il cinema e la vita) dove si trovano recensioni di tutti i film da lui visti.

Mi stupirei se non fosse un critico cinematografico, perchè considerando l'accuratezza e la meticolosità dei dettagli e del linguaggio tecnico mi sembra che sia gestito da un vero professionista senza però cadere nella freddezza e nella estrema sinteticità tipica dei giornalisti. Lo stile di scrittura è quella che piace tanto a me: una via di mezzo tra la fedeltà, la serietà, la passione, l'esaurienza, la professionalità, una recensione di Bernabò può essere allo stesso tempo un articolo, una lettera, un saggio, una intervista... oppure semplicemente un discorso detto anche a voce ma fedelmente ripreso sul foglio scritto.

Un blog da non perdere e che consiglio vivamente.

Buona lettura.

Vi copio e incollo uno dei suoi post più belli che ho avuto la fortuna di leggere (link: http://cinemavistodame.splinder.com/post/9404295/Emanuele+Crialese+-+Nuovomondo )

Emanuele Crialese - Nuovomondo vs. Respiro

Apro il post con il trailer dell'ultima fatica del regista italiano Emanuele Crialese - Nuovomondo.

Le immagini, spesso, spiegano assai più delle parole.

"Che impressione ti ha fatto il cinema di Emanuele Crialese?"

"Na' bella impressione!", risponderebbe Massimo Troisi.

Perché nel cinema dei giovane regista italiano ci sono molte cose e nessuna banale. Emanuele cura tutto il progetto. Parte dall'idea, la sviluppa nel soggetto e nella sceneggiatura, dirige gli attori nella regia. Insomma è un cineasta vero. E già questo lo posiziona in un certo modo nel panorama del cinema. E non solo di quello italiano.

§§§

Ellis Island. L’isola della quarantena o come la definivano i nostri eroi “l’Isola delle Lacrime” era la prima tappa, il luogo del loro primo incontro con i cittadini del NUOVOMONDO. È da lì che è partita questa storia. Ho passato un anno a studiare i documenti e le procedure che venivano applicate durante i primi vent’anni del 900. È lì che ho scoperto che l’isola non era semplice punto di smistamento e primo centro di accoglienza dei nuovo arrivati. Ellis Island era anche una specie di laboratorio-archivio.

Ecco seleziono queste parole che lo stesso regista usa per descrivere il film, per condvidere una suggestione importante. Il suo è un cinema che passa attraverso uno studio accurato anche dell'ambientazione storica.

Nuovomondo colpisce proprio perché, prima ancora che un film, è un viaggio nel tempo. Verso le radici e le matrici del tema dell'emigrazione. Questo è uno dei meriti che da sempre riconosco agli storici. E Crialese, con questo film, è qualcosa di più di un documentarista. La sua ricerca filma e testimonia un epoca, senza però avere la pretesa, un po' saccente, del classificatore di prove  depositario di una versione della verità. E' piuttosto uno storico dell'anima, dello spleen, più che degli eventi.

L'idea dello sradicamento, ad esempio, che uso anche nell'incipit del post, la progressione dell'avventura verso l'ignoto è agita con una delicatezza ed, al tempo stesso, fedeltà assolute.

Questa vocazione storico-sentimentale la ritroviamo anche nella capacità di descrivere, con molta poesia, quello che il nostro paese era sul finire del secolo scorso. Crialese con la sua pellicola ci offre la possibilità di comprendere meglio, senza la pretesa di giudicare, cosa realmente rappresentasse, per quei siciliani, abbandonare la terra natia per andare in cerca di fortuna nel Nuovo Mondo, perché è proprio così che l'America - e qui doverosa sarebbe la citazione di Lamerica di Gianni Amelio (che, ricordo, narrò l'Albania postcomunista, il conflitto tra Paesi malati di benessere e Paesi agonizzanti di fame, la lacerazione religiosa tra cristiani e musulmani: una pellicola che seppe rappresentare le tragedie dei nostri tempi, andando però oltre il documento ed oltre la cronaca, e conferendo loro forza simbolica, condensazione, ed il pathos dei destini individuali nelle catastrofi collettive), - era propagnadata, in quella Italia assai più ingenua di quella di oggi, stretta dalla miseria e dall'ignoranza, dalla Chiesa cattolica e dai governanti dell'epoca. Una terra dove i "piccioli" sarebbero caduti dal cielo, e dove sarebbe stato possibile fare il "bagno nel latte".

§§§

L'anticipazione semantica

E' proprio già nella scelta semantica del titolo che Crialese anticipa il tema centrale dello sviluppo del conflitto dei suoi eventi e dei suoi esistenti.

Questa soluzione annunciante, suggellata anche dalle sequaneze iniziali (lo scontro tra i ragazzi a Lampedusa e la richiesta al Crocefisso nei monti siciliani), è il primo elemento che accomuna "Respiro" a "Nuovomondo".

Due pellicole che, forse soprattutto, pur diversissime tra loro certo, rappresentano entrambe, però, due interessantissime variazioni sul tema del crash tra culture. Vero e proprio tratto distintivo del cinema di Crialese. Il suo specifico filmico va bene Enzo?

In Nuovomondo così come in Respiro, infatti, gli esistenti sono essenzialmente posti in conflitto con le loro stesse radici. Con i loro stessi ambiti familiari. Forse addirittura con le loro stesse antagonistiche e contraddittorie e tumultuose forze interiori. Ed è importante, secondo me, comprendere questo passaggio.

Perché la diversità, il crash, non è solo quello tra il nuovo mondo ed il vecchio.

Tra ciò che si lascia e ciò che si troverà.

No. Il conflitto per Crialese, è insito nella natura umana e l'elemento culturale è quasi un sinolo inscindibile che accomuna e differenzia, nello stesso tempo, un singolo individuo, nei confronti degli altri suoi simili.

Salvatore Mancuso è si un siciliano in mezzo ad altri siciliani, ma è, al tempo stesso, diverso da sua madre, e dagli altri suoi compagni di avventura, e non solo dagli americani o dalla donna inglese, di cui s'innammorerà.

Tale peculiarità accumuna anche Grazia di Respiro, che si ribella ai suoi parenti ed all'intero villaggio di Lampedusa, fino al punto di trovare respiro solo sotto l'acqua del suo mare, e solo nel mommento in cui rimane sola con la sua individualità, solitudine suggellata, anche formalmente, dalle sequenze nella grotta. 

Diverso è il figlio, sempre in Respiro (ma anche in Nuovomondo), che solo lei comprende (differenza e uguaglianza che si ricompongono nel ruolo della madre, altra similitudine dell'impianto narrativo).

§§§

Le scelte formali sulla lingua

Altro tema che considero molto importante in Nuovomondo (ma infondo anche in Respiro) è la scelta della lingua, o meglio delle lingue con cui il regista decide di dare voce ai suoi esistenti.

Crialese, infatti, si attiene fedelmente al dialetto siciliano ed all'inglese.

Questa sottolineatura, apparentemente banale, è parte del sottofondo subliminale che pone lo spettatore difronte alle molteplici difficoltà degli stessi esistenti di comprendersi.

Viene in mente la Torre di Babele, ovvio.

Ma il contrasto Crialese lo sviluppa anche nella traccia sonora e visiva.

I versi degli animali, il rumore dei sassi, il buio delle stive. Il lungo indugiare della macchina da presa in sequenze lunghe e opprimenti e lente e rumorose e scomode, e ancora il suono della sirena della nave, le bellissime sottolineature musicali, che amplificano, nello spettatore, il senso greve del disagio del viaggio.

Se ci fosse la possibilità di diffondere gli odori sono certo che il regista li userebbe, oltre che dichiararli (l'aglio che puzza), tanto maniacale è la sua ricerca, pura ed assoluta, della ricostruzione fedele.

Ed è questa, credo, una delle sue cifre più importanti. Che mantengono la storia ed il discorso sempre nel contesto delle cose, se non vere, verosimili. Senza sbavature, senza sequenze sopra le righe. Un occhio delicato che guarda con gli occhi puri dei suoi esistenti.

§§§

La purezza degli esistenti

Ed arriviamo al secondo elemento che, secondo me, accomuna le due pellicole. La purezza degli esistenti protagonisti.

Cosa avvicina, infatti, Salvatore Mancuso a Grazia oltre al fatto di essere entrambi siciliani?

La loro assoluta integrità.

Salvatore e Grazia sono l'espressione radicale d'individui puri. Che agiscono mossi solo dalle loro autentiche pulsioni. Hanno entrambi un'etica chiara, forte, un nucleo profondo dal quale non cercano di discostarsi. Ma che li caratterizza come esistenti molto ben delineati. Belli proprio per questo. A proposito io questo non attore scultore Vincenzo Amato lo candiderei per tutti i premi del mondo. (Ed è già polemica tra Nuovomondo e Romanzo Criminale per chi dovrà rappresentare l'Italia agli Oscar ... ehm ... cheste so' cos'e pazzi).

Sarà forse proprio questa caratteristica che attrarrà la giovane donna inglese, anche lei alla ricerca, attraverso una fuga più che una partenza, del suo diverso ed al tempo stesso uguale nuovo mondo.

§§§

Il volto sciamanico ed alchemico della donna

Altro elemento che accomuna le pellicole è il potere ancestrale, quasi magico, conferito alla donna.

In Nuovomondo assistiamo a sequenze, quasi sciamaniche, in cui la vecchia madre di Salvatore libera la giovane sorella da una serpe che era penetrata dentro il corpo.

Questa sequenza, insieme a quelle delle carote giganti, della immersione degli esistenti nel catartico elemento, quasi amniotico e puro del latte, i "piccioli" che cadono dal cielo su Salvatore Mancuso, filtrano, per alcuni attimi, la narrazione in suggestioni surreali, allegoriche, ed oniriche. Quasi buñuelliane arrivo a dire.

In queste opzioni filmiche, i significanti dei messaggi verso l'alto sono certamente la purezza con cui gli esistenti, e forse lo stesso regista, guardano gli eventi.

Infantili ed ingenue, quasi, illusioni di promesse di abbondanza, che non possiamo però realmente distinguere se frutto più di una speranza legata all'inoocenza degli esistenti, o quanto, piuttosto, vere e proprie capacità divinatorie. Immagini, in ogni caso, che contrappongono tali abitanti del vecchio mondo, che vedono e credono in cose che NON si vedono, a quelli del nuovo mondo razionalista, che non può più credere a ciò che non si vede e non si sente.

Ma il vero elemento alchemico dello sviluppo narrativo del cinema di Crialese è porprio questo volto femmineo.

Ritengo che il regista guardi alla donna come all'essere che conferisce il senso alla vita. Ma anche come all'elemento alchemico che l'alimenta, le da origine.

Il viaggio di Salvatore diventa meno duro, anche per lo spettatore, da quando il suo sguardo incontra quello della giovane donna inglese.

Ma è anche nella risolutezza della madre dei Mancuso - che non si lascia intimidire dalle assurde domande degli psicologi americani di Ellis Island, letteralmente ossessionati dalla ricerca di una perfezione genetica, che è tanto paradossale quanto coerente con la scelta di creare, però, il nuovomondo - che Crialese rivela questa sua ancestrale visione della donna e della madre.

§§§

Conclusioni - la liquida catarsi dei finali


E' stato detto che in "Respiro" Crialese citi (forse consciamente, e forse no), L'Atalante di Jean Vigo - 1934.

L'Atlante è una storia d'amore e poesia, delicata, ricca di humor, intensissima. Indimenticabile la sequenza della visione subaquea: Il capitano del battello "L'Atlante", Jean, interpretato da Jean Dasté, abbandonato dalla moglie Juliette interpretata da una bravissima e bellissima Dita Parlo, si tuffa nel fiume per seguire la credenza secondo cui nell'acqua si vede il volto della persona amata, ed infatti, in sovraesposizione, apparirà la figura quasi angelicata della donna. (La  sequenza è diventata celebre in  Italia grazie a Fuori Orario di Enrico Ghezzi n.d.r.).

Nel nuovomondo invece si ha diritto ad entrare solo dopo la catartica purificazione dal mondo preeesistente (la lunga teoria di emigranti nel latte ripresa dall'alto), che giunge, agli occhi dello spettatore, come sequenza finalmente luminosa, quesi simbolo di una speranza che il mondo contemporaneo sembra avere smarrito.

Anche nella sequenza finale di Respiro, in cui il regista lauratosi a New York, recupera, e chiudo, una ritrovata fratellanza, nella corale seuqenza in cui, il marito prima, ed il paese poi, rinvengono la quasi ritenuta smarrita Grazia nell'acqua, durante la suggestiva sequenza dell'incendio delle pire, credo di riscoprire questa sciamanica visione che il regista ha della donna, nonché la convinzione, forse, che la sua rivaltuazione possa essere uno degli strumenti per la ricerca di un'armonia ed un dialogo tra le genti, oggi apparentemente impossibili.

Ed è curioso da notare che, in entrambi i film, la sequanza finale sia girata in un liquido, quasi la ricongiuzione con quello amniotico della nascita, perchè ogni fine è, infondo, un po' un inizio, ed il libro degli eventi resta pur sempre per metà aperto. 

Piccolo aggiornamento del post

ROMA, 2 OTT - Emanuele Crialese e' davvero felice per la candidatura all'Oscar del suo "Nuovomondo" e si e' detto "sbalordito e intontito".

Andare all'Oscar con "Nuovomondo" come miglior film straniero, non se l'aspettava proprio. Ma in quanto regista che ha vissuto negli Usa per dieci anni conosce bene il pragmatismo di quel paese: "non credo che agli Oscar vincano sempre i film migliori, in genere vincono i film che investono piu' soldi". Speriamo che per una volta non sia così.

Chi è Emanuele Crialese - il regista dei crash tra culture

Regista. Romano di origine siciliana, va a vivere a New York dove si laurea nel 1995 presso il Dipartimento di Cinema della Tish School of the Arts, la facoltà di cinematografia e teatro più prestigiosa degli Stati Uniti. Esordisce alla regia due anni dopo, sempre negli Stati Uniti, con "Once We Were Strangers", lungometraggio in lingua inglese da lui anche scritto e prodotto che partecipa in concorso al "Sundance Film Festival" 1998. E' così il primo regista italiano che viene accettato nella sezione competitiva del Festival diretto da Robert Redford. Tra il 1998 e il 2000 Crialese lavora anche in teatro, sempre negli Stati Uniti. Nel 1999 con il produttore Bob Chartoff (lo stesso di "Toro Scatenato" e "New York New York") collabora alla stesura di un trattamento cinematografico su Ellis Island. Ma il successo arriva con "Respiro", lungometraggio girato nell'estate del 2001 all'isola di Lampedusa con Valeria Golino e alcuni giovani isolani. Nel ruolo di Grazia, la protagonista, Valeria Golino vince il Nastro D'Argento 2003 ed ottiene la nomination al David 2003 insieme al film e al direttore della fotografia Fabio Zamarion e il produttore Domenico Procacci che ottiene il Premio. Dopo aver vinto il Premio della critica a Cannes 2003 il film è stato distribuito una seconda volta nelle sale. Oggi Crialese è il candidato all'Oscar per l'Italia come miglior film straniero per il suo secondo lugometraggio scritto in italiano "Nuovomondo" la pellicola premiata a Venezia 63 con il nastro d'argento.

 
 
 
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Io con Caterina, la mia sorellina di cuore...

I Fiorentini sono dei passionali trattenuti e la fiorentinità è loro scudo. Prendono in giro gli altri soprattutto quando fanno cose che farebbero anche loro, in un festival perverso di autoironia. Questo scudo li rende spesso un po' chiusi, un po' orsi, tanto sono diffidenti, sospettosi, sempre pronti a pensare che gli altri li vogliano fregare. Ma è anche la loro salvezza: Firenze difficilmente si plasma, difficilmente si piega. Il loro terreno non è fertile per chi vuole piazzare le tende delle limitazioni alla libertà, e di questo i Fiorentini ne saranno sempre tremendamente orgogliosi e fieri! (Sandro)

I miei amici con i quali condivido la mia passione viola... Sandro, Caterina, Cristian, Simone e Salvatore, intelligenza e cuore: persone splendide.

 

E LA FIORENTINA

E’ tutto peggiorato nel mondo, non solo nel calcio, e allora bisogna partire da se stessi: in Italia si amano i riti, anche quelli falsi, evidenti, ridicoli… il calcio è un po’ tutto questo. Non so se siamo tifosi idioti, ma so che siamo veramente innamorati e che allo stadio andremo ancora. E sia chiaro:  non vogliamo regali, anche perché sappiamo che così è più bello vincere e non ce ne frega niente se siamo gli unici a farlo (o forse qui mi illudo?). Siamo rimasti solo noi? E allora diamo il meglio di noi stessi, non ci pentiremo, ma soprattutto teniamoci ben stretta la nostra diversità.

... penso all’urlo collettivo di Firenze, a quel modo di gridare al mondo la propria voglia di esserci.
Non esistono tifoserie capaci di esplodere d’amore infinito come i fiorentini. Una parte dell’Italia se ne è accorta, ma sinceramente non ci interessa… in fondo quelli che ora ci fanno i complimenti, sono gli stessi che hanno cercato di distruggerci… ipocriti…
Ci guardiamo in faccia e ci accorgiamo di avere negli occhi una luce nuova, intensa, brillante…quella luce è la Fiorentina. Hanno provato a portarcela via, non ci sono riusciti. E sapete perché? Immaginate di chiudere gli occhi, di riaprirli e accorgersi di vivere un sogno vero. Un sogno chiamato Fiorentina. Squilla il telefono, è un’amica, non tifosa, ma evidentemente contagiata…”Chiara, sono strafelice per te…un amore sincero non muore mai”.

 

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