Osama bin Laden era sicuramente un criminale della peggior specie.
Molto probabilmente era il nemico numero uno dell’Occidente.
Forse la sua eliminazione fisica era un atto necessario.
Può essere che la sua uccisione abbia salvato la vita a molti esseri umani che sarebbero in futuro stati sue vittime.
Veramente tutto quello che ho appena scritto è da dimostrare, ma io voglio darlo per buono.
Detto questo è stato commesso, per ottenere questo obiettivo, un atto di violenza.
Le immagini, peraltro, parlano chiaro.
Mi piace spesso fare l’esempio dell’extraterrestre che passa per caso da noi e vede cosa succede nel nostro pianeta: in questo caso avrebbe visto un atto di violenza forte, un’uccisione brutale e anche la gioia dei suoi carnefici.
Giusto?
Difficile capirlo, per lui.
Detto questo io proprio non riesco a gioire per l’uccisione di un uomo, anche del peggior uomo sulla Terra – stesse parole che pronunciai anche per l’omicidio Saddam Hussein.
E mi fa terribilmente senso vedere manifestazioni pubbliche di gioia da parte di interi popoli “civili” e “occidentali”, come fa il popolino nei linciaggi di piazza, o negli stadi dopo l’espulsione (non l’uccisione) di un avversario.
E, per l’ennesima volta, mi dispiace così tanto essere così diverso dalla maggioranza
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Sono sconcertato dal fatto che quest’anno due feste “sacre” come il 25 Aprile e il Primo Maggio siano state oscurate la prima dalla Pasquetta, la seconda dalla beatificazione di Wojtila.
Domani a Roma ci sarà un milione di persone, altro che concerto del Primo Maggio.
Ma forse la cosa che mi sconcerta di più è che sembra che io sia l’unico sconcertato.
Del resto la sinistra non esiste più da un pezzo, forse io stesso non sono neanche più di sinistra, chissà.
Una cosa è certa: non esiste più la cultura del rispetto degli altri e delle loro opinioni.
Diciamo che la “tolleranza” è diventata un optional, a destra e soprattutto a sinistra.
Per esempio: Wojtila per me e per molti miei coetanei era negli anni ’80 un acerrimo nemico.
Un avversario, diciamo.
Una persona estremamente intelligente, sia chiaro (del resto gli stupidi non potranno mai essere avversari o nemici…).
Una persona ricca di interessi, di cultura, un fine scacchista, fra le altre cose.
Però ai miei occhi era un reazionario, uno che appoggiava i regimi filo-americani e andava a braccetto con Pinochet, uno che non faceva mai mancare il suo forte appoggio elettorale alla DC e alla famosa “unione elettorale dei cattolici”.
Io andavo fiero col mio adesivo “Papa Wojtila NO GRAZIE” appiccicato sul retro della mia auto.
Erano altri tempi.
Poi d’un tratto è cambiato tutto, certo il muro di Berlino è crollato, i confini politici e idealistici hanno iniziato a confondersi, il Papa è invecchiato, poi è morto.
La sua morte è stata un dolore, per tutti, anche per gli “avversari” come me.
Ma ovviamente non ha né cancellato né sovvertito i miei pensieri di sempre.
Eppure tutto intorno a me è cambiato, anche negli ambienti dove mi muovevo con disinvoltura è nato un certo imbarazzo.
Adesso criticare Papa Wojtila pare non sia più possibile, tanto che il post che sto facendo mi sembra addirittura un atto di coraggio.
Di sicuro mai avrei pensato che qualche decina d’anni dopo, da morto, avrebbe fatto confluire nella capitale in data Primo Maggio tutte le attenzioni senza che la “sinistra” dicesse nulla.
Purtroppo siamo in Italia, Paese di opportunisti, leccaculo e ipocriti.
Quando uno muore viene santificato anche se era uno che non ti piaceva.
E per concludere ne dico un’altra, a costo di essere troppo lungo, ma lo faccio per “par condicio”: se un nuclearista convinto avesse detto quello che pensa ad Annozero prima dell’11 Marzo 2011, non ci sarebbe stato un coro di indignazione come ho sentito da più parti giovedì scorso.
E, si badi bene, io sono DA SEMPRE un antinuclearista convinto.
Ma allora così di dà ragione a quelli che sostengono la tesi assurda dell’onda emotiva.
Dobbiamo RISPETTARE le idee degli altri.
E dobbiamo riconoscere come AVVERSARI coloro che la pensano diversamente da noi.
Sia chiaro, lo dico anche a me stesso .
E in culo alle mode e ai condizionamenti degli altri!
La parola TABU’ per me non esiste e non deve esistere.
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Questa è una storia d’amore, una grande avventura fatta di passioni, gioie e dolori.
Sono passati ormai quasi nove anni dal momento più brutto della tua vita, quando abbiamo temuto che tu potessi addirittura lasciarci per sempre.
Invece riuscisti a salvarti e, quasi ripulita da ogni scoria del passato, tornasti a vivere, fra mille sofferenze.
Il vasto popolo dei tuoi amanti è sempre stato al tuo fianco, ed è bellissimo condividere con loro, senza gelosie!, ogni tuo passo.
Pian piano hai ripreso in mano la tua vera identità, attraversando ostacoli con grande entusiasmo.
Noi, sempre al tuo fianco, abbiamo assistito alla tua rinascita più completa.
Una rinascita perfino troppo veloce, tanto che hai rischiato di ricadere all’ingiù, ma per fortuna sei rimasta dov’è il tuo posto.
Hai trovato poi un grande condottiero, che ti ha guidata con capacità straordinarie per oltre cinque anni e hai potuto fare una cavalcata insperata e da batticuore.
Noi ti abbiamo sempre seguito con il nostro amore più fulgido, spronandoti nei momenti più difficili e godendo insieme a te di quelli più belli.
E’ passato poco più di un anno da quando, incomprensibilmente, il tuo prode condottiero è stato defenestrato dal suo posto, vittima probabilmente di invidie e gelosie di insopportabile bassezza.
Tu, noncurante, hai continuato a mietere successi e prove di una bellezza folgorante, regalando gioie insuperabili ai tuoi ammiratori.
Finché non sei caduta, vittima di una banda di ladri norvegesi, probabilmente assoldati da qualcuno su commissione.
Disperata, con il tuo capitano ormai in partenza, hai comunque tentato un ennesimo colpo di reni per salvare la tua stagione, ma è arrivato un uomo, di Torino, probabilmente gobbo, a darti il colpo di grazia.
Non ti sei più ripresa.
Vivacchi oggi, con un nuovo capitano senza esperienza e senza le capacità del precedente, senza obiettivi e senza stimoli.
E noi, con te, ci siamo persi senza capire.
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Stamattina, mentre mi recavo come ogni mattino al lavoro con la mia Atos, ho avvistato ad un semaforo uno dei tanti disperati che chiedono elemosina.
Questo mi ha colpito in modo particolare: leggevo nel suo viso una rassegnazione, una sorta di tristezza “senza ritorno” e la cosa mi ha molto turbato.
Mi sono sentito in colpa, io che bel bello me ne vado in macchina a lavorare, io che ho tutti gli agi di questo mondo e che non ho nemmeno il tempo o la voglia di fare qualcosa per lui.
Poi però mi sono venute in mente due cose: la prima è che proprio ieri ho colto un’espressione di dileggio nel volto di una persona che frequento abitualmente per ragioni di lavoro, una sorta di compassione per la mia condizione di persona modesta e umile – la ragione era proprio la mia Atos che, evidentemente, sfigura in confronto alle altre auto… e poi io vesto sempre in modo semplice senza sfoggiare griffe o capi firmati…
La seconda invece è stato un pensiero verso tutti quei migranti che in queste ore rischiano la vita o comunque vivono in condizioni disumane e sono devastate dall’incertezza – nella migliore delle ipotesi – sul loro futuro: per loro quel ragazzo al semaforo forse è un punto d’arrivo o comunque uno che ha già raggiunto una sua dimensione che loro ancora non hanno e non sanno se riusciranno ad avere.
E’ incredibile, comunque, pensare che esistano così tante condizioni di vita e come sia davvero tutto relativo: l’uomo ha capacità di adattamento impensabili e, allo stesso tempo, non riesce mai ad essere felice, quasi come se una classifica di agiatezza non sia affatto corrispondente anche ad una classifica di felicità.
Perdermi dentro questi pensieri e queste sensazioni crea un vuoto totale, come se ogni ambizione, piccola o grande che sia, non abbia senso, come se grande o piccolo fosse, più o meno, la stessa cosa.
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Premetto che sono appassionato di numeri e mi piace occuparmi anche di economia… del resto fa parte anche del mio lavoro. Quando andavo a scuola ero bravo a matematica e non ero bravo in italiano e nelle materie umanistiche.
Detto questo e detto anche che la parola populista è una delle parole che più sono lontane dal mio modo di essere e di pensare, oggi ho in mente tutte cose che possono sembrare molto “populiste”.
Il punto è questo: provo un disagio enorme tutte le volte che sento parlare di cose difficili da fare perché hanno un costo troppo alto.
Troppo alto rispetto a cosa? Che vuol dire? Ma se il denaro è uno strumento per dare un valore alle cose, tale per cui io posso trovare per esempio troppo alto il costo di un oggetto che voglio acquistare e quindi non lo acquisto, che cosa significa a livello mondiale, quando si parla di fare cose che sono a vantaggio dell’intera umanità, che queste hanno un costo troppo alto?
Perché non ci sforziamo di ragionare in base alla natura umana, anziché in base a perversi meccanismi economici che alla fine non hanno proprio alcun significato?
Ma se un extraterrestre arrivasse sulla Terra e ci chiedesse perché non facciamo questo o quello, capirebbe se gli rispondessimo che la causa sono i costi troppo alti?
La verità è che l’uomo dovrebbe riscoprire la sua natura e non quella dello strumento che lui stesso ha creato, che oggi non è più al servizio dell’uomo, ma viceversa.
L’ora legale – e qui so di essere in minoranza – è una cosa che mi irrita profondamente e ne è un chiaro esempio.
Ma, in questi giorni, di fronte alle terribili minacce nucleari dal Giappone, non riesco a sopportare le notizie sulle conseguenze economiche di quel disastro.
Mi dà fastidio sentire dei problemi del Nikkei, di quelli del cambio, di quelli della Toyota che non può produrre i componenti.
Così come mi dà fastidio parlare di petrolio sulle salme dei libici.
Mi si dirà che senza tutta quella roba lì non esisterebbe la civiltà dell’uomo così com’è concepita attualmente, ma è mai possibile che nemmeno di fronte alla possibilità di autoestinguerci noi non riusciamo a mettere al centro dei problemi l’UOMO?
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Tutti i giorni alla stessa ora quel ragazzino scendeva dall’autobus di ritorno da scuola, zaino in spalla, attraversando quel tratto di strada in cui immancabilmente incontrava quel gruppo di persone che ormai lo aveva preso di mira.
La storia è lunga, iniziò un giorno quando uno di quei tizi che facevano capannello per ingannare la noia e l’adolescenza si accorse della presenza costante di quel loro coetaneo che camminava a testa bassa senza salutare nessuno.
Era lui quello strano, mentre loro, perfettamente integrati nel branco, erano quelli normali e giusti.
Ben presto iniziarono a prenderlo in giro e anche quelli che non erano tanto convinti di avere un atteggiamento così negativo nei suoi confronti, si adeguarono velocemente pensando che in fondo quel ragazzo era un vero maleducato che non salutava nessuno e si comportava da asociale.
Un giorno uno dei ragazzi del gruppo, credendosi un vero leader e un grande dritto, iniziò pubblicamente a sbeffeggiarlo, tirando dietro di sé le risatine degli altri: non ho mai capito se odio di più gli arroganti o i leccaculo.
Da quel momento in poi fu un inferno per il nostro piccolo orso, ma la cosa più folle – e alla stesso tempo scontatissima – accadde quando quel ragazzo fu costretto a interagire con loro: dimostrò con toni giustamente sprezzanti che possedeva una cultura fuori dal comune e una straordinaria capacità di dialogo.
Quell’apparente stridore fra conoscenza e riservatezza colpì tutti, come poteva quel tapino sapere tutte quelle cose, dimostrare capacità superiori a chi lo dileggiava, permettendosi di snobbare i loro coetanei rifiutando quelle manifestazioni volgari, quel vocìo fastidioso, quelle “ciane” e quei pettegolezzi che erano il sale di ogni giornata passata con gli altri?
Allora quel bambino diventò ben presto una figura diabolica, un essere da guarire, un personaggio totalmente negativo che forse era il caso di portare da qualche esorcista.
Presto tutta la comunità iniziò a pensare queste cose, bastano voci di corridoio, bastano parole gettate al vento, in pasto a chi vive di chiacchiere gratuite senza un ragionamento elaborato e pieno di condizionamenti.
La maggioranza.
Il popolo.
La “gente”.
Che ha sempre ragione.
Non sono io quel ragazzino, anche perché sono tutto fuorché colto e intelligente.
Ma sono io un orso, antipatico, asociale, che si chiude in se stesso e vive, maledicendo ogni giorno gli arroganti, i leccaculo, i branchi.
E tutte le loro violenze
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Con la caduta dei regimi del nord Africa si aprono le porte ad un possibile esodo di persone disperate verso le nostre coste.
La rete, strumento potentissimo, più di ogni altro ha potuto dare la forza a quei popoli per organizzare una rivolta e rovesciare dittature che avevano indotto la gente alla più completa disperazione, tanto da preferire la morte alla rassegnazione.
Noi occidentali abbiamo per anni contribuito a questa situazione insediando governi filo-occidentali capeggiati da personaggi al nostro soldo e sfruttando intere popolazioni, creando così il nostro benessere a cui tuttora siamo legati.
Adesso la "pacchia" è finita, dobbiamo prepararci a convivere con una situazione totalmente diversa e dai contorni fumosi e non definiti: il nostro futuro è davvero difficile da prevedere, ma certamente dovremo scordarci molto presto certi privilegi.
Il governo italiano, sull'argomento, sta cercando di porre un freno al problema imminente cercando invano una collaborazione con il resto dell'Europa.
Purtroppo l'Italia non è in grado di negoziare: la sua posizione all'interno dell'Unione Europea è talmente fragile e talmente debole che la pernacchia istituzionalizzata non ce la toglie nessuno.
Oltretutto, l'Europa come Paese unico non esiste proprio e ne sa qualcosa anche il Paese più potente, cioè la Germania, che si è sobbarcata l'arrivo di profughi dall'est dopo l'89 senza tanti aiuti esterni.
A questo punto ci vuole tutta la nostra capacità di inventiva e di fantasia per rendere il problema una grande opportunità: del resto siamo forse gli unici ad avere il genio per trovare spesso la soluzione a problemi apparentemente irrisolvibili, grazie alla scaltrezza che da sempre ci contraddistingue.
Voglio essere un incosciente ottimista, pensando che essere italiani, a volte, è anche un vantaggio.
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La situazione in Italia è la seguente: i lavoratori privati con regolare contratto a tempo indeterminato che riscuotono uno stipendio fisso mensile stabilito dal contratto cui fanno parte e regolato dal CCNL sono una categoria in via d'estinzione, come i panda.
Perché dico questo? Perché ormai la scelta che la maggior parte delle aziende sta facendo, anche (ma non solo) a causa della crisi che stiamo vivendo, è quella di liberarsi di un fardello di costi troppo pesante, quando i servizi che i dipendenti prestano possono essere forniti a prezzi molto più bassi dai famosi "service" o servizi esterni - consulenti, commercialisti, terzisti.
Il servizio presso terzi sta dunque soppiantando il lavoro interno.
Nei casi in cui le aziende non decidano di guardare la propria convenienza "tattica", ma facciano un ragionamento di tipo più umano, siamo comunque in presenza di una minoranza di lavoratori che un giorno cesseranno in ogni caso il loro rapporto di lavoro, mentre di nuove assunzioni non se ne vedono praticamente più.
Non esistono o esistono solo in piccolissima parte realtà che stanno cercando di incrementare il proprio organico attraverso regolari assunzioni a tempo indeterminato.
Questo avviene perché non si guarda più la convenienza "strategica", quella secondo la quale dare lavoro è una sorta di dovere sociale che alla lunga ripaga perché si crea un sistema in cui il benessere è diffuso e la domanda rimane sempre alta.
Non si guarda più la qualità del lavoro e ce ne freghiamo se il servizio esterno viene svolto spesso con metodi standardizzati e spesso superficiali.
Non esiste più la volontà di creare quel sistema di cui parlavo prima perché non esiste più la volontà di credere ad uno stato sociale nel quale riconoscersi pienamente e nel quale sentirsi parte.
Posto tutto questo, quale situazione sta per crearsi in Italia? Se togliamo i lavoratori pubblici (che peraltro in piccola parte risentono anch'essi di un ridimensionamento generalizzato), tra poco non esisterà più la figura di "lavoratore dipendente".
A questo punto mi sorgono spontanee alcune domande: a cosa servono i sindacati? Quali categorie si appresteranno a difendere? E già oggi stanno facendo gli interessi di quali categorie? Non è forse il caso di mollare tutte quelle strutture di diritti da difendere, capire che stiamo vivendo una situazione di radicale cambiamento, imporsi di costruire le difese su basi totalmente diverse? Non è forse il caso di rivedere la situazione e discutere con calma di come poter ricostruire un mondo del lavoro che sta diventando ogni giorno sempre più diverso da quello virtuale che i sindacati e la sinistra continuano a propinarci?
C'è poi un problema ancora più grave di cui discutere: in un Paese come il nostro che in realtà non è un Paese perché nessuno di noi si sente parte attiva di una casa comune e nessuno di noi si prodiga per contribuire alla collettività, e anzi tutti noi cerchiamo di fregare il prossimo perché se non facciamo così siamo noi a rimanerne fregati, com'è possibile continuare a mantenere i conti al di qua di quella linea dopo la quale c'è il baratro chiamato "default"? Chi contribuirà alla "cassa comune" dopo che gli unici (o quasi) che lo stanno facendo perché costretti, cioè i lavoratori dipendenti, tra poco non esisteranno più?
Ma come se ne esce da qui? Io un'idea ce l'avrei: dobbiamo tornare a restituire la convenienza - anche "tattica" - alle aziende ad assumere persone a tempo indeterminato.
Dobbiamo eliminare tutte quelle puttanate del lavoro precario, la legge Biagi e tutte le cazzate che ci sono state propinate.
Togliere ogni istituto diverso dal lavoro a tempo indeterminato, l'unico che può dare dignità e speranza di un futuro alle persone, eliminando gli assurdi costi di lavoro che le aziende sono costrette a pagare (e che infatti nessuno vuol pagare e paga più).
Via i costi contributivi, tutti o quasi tutti, ogni nuovo assunto non avrà diritto alla pensione (ma perché io che ne ho diritto la vedrò mai?), chi vuole se la costruisce da solo (cosa odiosa, ma al momento inevitabile).
Via le tasse, vanno ridotte al lumicino (l'Erario ne soffrirebbe? Certo, ma tanto cosa cambia? Almeno si può sperare in una ripresa dell'economia, nella fase iniziale, sperando che i flussi delle entrate tornino copiose dopo un po' di tempo).
Dare poi un incentivo forte alle aziende per ogni nuova assunzione.
Togliere l'IRAP, imposta assurda che è tanto più alta quanto più alto è il costo del lavoro.
Insomma una rivoluzione.
Stronzate? Parliamone...
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E' tempo di bilanci.
Non tanto di un anno "calcistico", ma di un anno solare, il 2010, che è stato per la Fiorentina un anno da incubo.
365 giorni fa eravamo sul tetto d'Europa alla grande e messi bene anche nelle due competizioni nazionali.
Avevamo mostrato un calcio meraviglioso a tutto il continente ed eravamo pieni di prospettive.
Nemmeno il più pessimista avrebbe potuto pronosticare tutto ciò che è accaduto dopo.
A gennaio arriva la tegola-Mutu: squalificato per doping.
Alla fine dovrà stare fermo per nove mesi.
Cassano è viola, si riparte da lui: poi il 31 gennaio, ultimo giorno di mercato, Fantantonio decide di rimanere alla Sampdoria (e poi guarda com'è andata a finire, anche lì...).
Ci ritroviamo di fatto con un giocatore in meno in attacco e Gilardino è costretto a giocare sempre, tutte le partite.
A marzo la grande sfida con il Bayern Monaco ci vede ancora una volta protagonisti, ma prima le sciagurate decisioni arbitrali che tutto il mondo ha visto e poi un gol straordinario di Robben (che se ci riprova altre 100 volte non gli riesce) hanno tolto alla Fiorentina la possibilità di passare il turno come avrebbe ampiamente meritato (e il Bayern è arrivato in finale...).
La squadra è depressa, ma guidata da un Montolivo stellare riprende in campionato con due grandi prestazioni: prima domina in lungo e in largo quella Roma che sta compiendo il miracolo di recuperare l'Inter in classifica e contendergli il titolo fino all'ultimo grazie a prestazioni straordinarie e vittorie in serie, poi asfalta per gioco e occasioni il Milan.
In tutti e due i casi raccoglie solo le briciole, colpa di sfortuna (Roma) e di arbitraggi scandalosi (Milan).
A quel punto la depressione della squadra è totale.
Ms non è ancora nulla: la società viola inizia a dare i numeri, si moltiplicano le dichiarazioni fuori luogo dei Della Valle che, uno dopo l'altro, sembra si defilino dalle cariche che ricoprono.
In questa fase si consuma la definitiva spaccatura fra la proprietà e Prandelli: la squadra risentirà negativamente di questo clima e chiuderà con sconfitte una dietro l'altra senza avere la possibilità di giocarsi l'Europa l'anno successivo.
Prandelli, dopo 5 anni fantastici, verrà esautorato dalla guida della squadra con la banale scusa che "era impossibile dire no alla Nazionale", quando a Firenze sapevamo già da mesi che sarebbe andata a finire così.
Estate: c'è il nuovo allenatore, Sinisa Mihajlovic.
Subito grandi proclami, da parte sua, ma la Fiorentina non va.
Ancora una volta è la sfortuna che si accanisce: Mutu non c'è fino a novembre, Jovetic, il suo sostituto naturale e grande talento della Viola, si infortuna gravemente e la sua stagione è già finita prima di cominciare.
Dopo di lui si faranno male anche Gamberini, D'Agostino, Natali, Vargas, Gilardino, Frey (gravemente), Mutu, Zanetti, Montolivo (che si è dovuto operare), eccetera.
Una catastrofe.
Poi il campo: rimonte subite, gol all'ultimo minuto subiti, cose incredibili come la partita di Parma, l'ultima di un anno veramente orribile.
Non dico che vorrei fare come il Napoli che vince sempre 1-0 con gol al 93°: mi basterebbe la normalità, il rientro degli infortunati, arbitraggi normali e niente sfortuna.
Il nostro credito è illimitato, davvero... ma quando potremo passare alla cassa?
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Il 9 Ottobre scorso mi capitò di giocare una partita a scacchi sul sito scacchisti.it, una di quelle partite da 5 minuti (nei tornei face to face vengono definite "lampo") in cui non vale la pena analizzare ogni mossa e ogni posizione perché, almeno al nostro livello, l'eccessiva velocità, unita poi allo strumento non proprio adatto come il computer (è sulla viva scacchiera che si gioca bene a scacchi!), rende le prestazioni piene di errori e di sicuro senza troppi piani strategici.
Fatta questa premessa, la partita che è venuta fuori mi pare davvero molto carina e qui la ripropongo:
MIOPE - NUTA
1. d4, Cf6; 2. Ag5, c6; 3. e3, d5; 4. Ad3, h6; 5. Axf6, exf6; 6. Cf3, Ag4; 7. Cbd2, Ad6; 8. h3, Ah5; 9. Ae2, Ag6; 10. Ch4, Cd7; 11. Cxg6, fxg6; 12. Ag4, f5; 13. Af3, Cf6; 14. Cb3, b6; 15. De2, 0-0; 16. h4, De8; 17. Cd2, Ce4; 18. Axe4, dxe4; 19. g4, Td8; 20. h5, gxh5; 21. Txh5, fxg4; 22. Dxg4, Df7 (la fase cruciale del match: provo ad attaccare, a costo di sacrificare qualcosa); 23. Cxe4, Ag3!! (In quale altro modo potevo alimentare l'azione offensiva?); 24. 0-0-0 (il mio avversario, il cui punteggio faceva pensare a uno piuttosto forte, non è voluto entrare in situazioni complesse. Di certo quell'alfiere è incredibilmente intoccabile!!!), Axf2; 25. Cxf2, Dxf2; 26. Rb1?, Dxe3; 27, Th3, Dxd4!! (Altra sorpresa!); 28. Txd4 (cadendo nel tranello, evitabile solo se ci si metteva un po' a pensare, ma il tempo era poco!), Tf1+; 29. Td1, Tfxd1+; 30. IL BIANCO ABBANDONA
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Oggi non sono stato al lavoro, ho fatto "forca", come si dice a Firenze.
Ma non l'ho detto a nessuno, nemmeno a Caterina, è un segreto!
Ho avuto una dritta e sono andato nell'ufficio di Pantaleo Corvino, il mitico D.S. della Fiorentina.
Un amico ha fatto da talpa, non mi chiedete chi è e come ha fatto, però ho avuto le chiavi del suo ufficio e sono stato lì dentro da solo per oltre un'ora.
Ho trovato di tutto, soprattutto avanzi di cibo e schede telefoniche, ma di cose veramente importanti una sola: un foglio scritto a mano che io ho cercato di ricopiare, non avendo con me macchine fotografiche o altri strumenti più tecnologici rispetto a carta e penna.
Questo c'era scritto:
FIORENTINA 2011 - 2012
Formazione tipo
BORUC - DE SILVESTRI GAMBERINI FELIPE acquisto che so io - SISSOKO D'AGOSTINO DONADEL - CERCI BABACAR JOVETIC.
Riserve
SECULIN - AYA MASI CAMPORESE GULAN - AGYEI acquisto che so io ROMIZI - SANTANA SEFEROVIC LJAJIC
Terzo portiere MIRANDA
Vendere:
FREY AVRAMOV COMOTTO KROLDRUP NATALI PASQUAL BOLATTI MONTOLIVO ZANETTI MARCHIONNI PAPA-WAIGO MUTU VARGAS GILARDINO via tutti i rientri dai prestiti
Prestare:
CARRARO IEMMELLO molti altri giovani (ci devo pensare)
Comprare:
oltre a quei tre molti giovani (5 in visione, 3 da scoprire).
Strategia: solo giovani e grandi giocatori.
No ai non giovani scarsi.
Obiettivo: fare sempre squadre competitive, portare giovani alla ribalta, tenerli il più possibile, venderli al meglio e rinnovare con grande velocità.
Creare un modello che attragga anche grandi e grandissimi giocatori, sia a livello progettuale che a livello economico (grazie alle risorse derivanti dalle vendite di campioni fatti in casa e dai risultati sul campo).
Obiettivo di grande respiro: avere uno stadio di proprietà e comprare i terreni intorno per fare una sorta di "cittadella", da considerare però come progetto futuro o futuribile.
Progetto stadio di proprietà: da fare da parte della società, sottoponendolo all'Amministrazione Comunale.
No ai progetti di Renzi.
Poi c'era una lista di acquisti da fare, al che mi sono sentito il cuore in gola!
Invece si trattava della spesa al supermercato...
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Cari amici,
I capi di stato della NATO s'incontreranno in Portogallo questo fine settimana per discutere un piano segreto: raggruppare tutte le bombe nucleari americane presenti in Europa in Turchia e in Italia, che ne conta già 80.
Nonostante il mondo vada verso il disarmo nucleare, e la Germania e il Belgio abbiano chiesto lo smantellamento degli armamenti nucleari americani dopo un allarme sicurezza, il segretario della NATO e altre voci influenti vogliono mantenere l'arsenale europeo a tutti i costi. E il nostro governo sembra disponibile a trasformare l'Italia in un enorme magazzino nucleare per la NATO.
Dobbiamo impedire al Presidente Berlusconi di stipulare un patto segreto con la NATO alle nostre spalle. Ci rimangono solo 3 giorni: costruiamo una denuncia pubblica enorme e obblighiamo il governo a rigettare le bombe nucleari americane. I parlamentari lo hanno già fatto, e se raggiungeremo le 25.000 firme ci daranno voce in Parlamento prima del vertice. Firma la petizione sotto e inoltrala a tutti - la consegneremo direttamente al Presidente e ai Ministri presenti al vertice:
http://www.avaaz.org/it/no_nucleare_italia/?vl
Sul suolo europeo ci sono ancora 200 bombe nucleari americane, che originariamente servivano da deterrente durante la guerra fredda. Secondo le stime degli esperti in Italia ci sarebbero dalle 70 alle 90 bombe, alcune addirittura 10 volte più potenti di quella di Hiroshima.
L'anno scorso il Presidente Obama fece un appello globale per un mondo libero dalle armi nucleari. Da allora, il Belgio, la Germania e l'Olanda sono stati contagiati dallo slancio per il disarmo e i loro parlamenti e alti funzionari hanno richiesto alla NATO di ritirare le bombe nucleari americane.
Ora, lontani dall'attenzione dei media, i leader della NATO potrebbero lanciare un nuovo piano per raggruppare in un unico sito tutte le armi nucleari, e ci sono forti indicazioni che potrebbero portare proprio all'Italia e alla Turchia.
Mettiamo alla luce i loschi patti segreti della NATO e dell'Italia con una petizione enorme che chiede al governo di fermare ogni piano di introdurre altre bombe nucleari nel nostro paese, e di unirsi invece alla Germania, all'Olanda e al Belgio per chiedere lo smantellamento degli arsenali nucleari esistenti. Firma la petizione ora e girala a tutti i tuoi conoscenti:
http://www.avaaz.org/it/no_nucleare_italia/?vl
Con forza e determinazione,
Luis, Giulia, Ricken, Pascal, Alice, Benjamin e tutto il team di Avaaz
FONTI:
Interrogazione al governo dei parlamentari Gozi, Villecco Calipari e altri sulla notizia del trasferimento delle armi nucleari americane in Italia:
http://www.camera.it/417?idSeduta=394&resoconto=bt08¶m=n3-01326
Il Manifesto, Le atomiche tutte in Italia:
http://www.ilmanifesto.it/archivi/fuoripagina/anno/2010/mese/10/articolo/3585/
Global Security Newswire, La NATO dovrebbe posticipare la decisione dello smantellamento nucleare (in inglese):
http://www.globalsecuritynewswire.org/gsn/nw_20101028_1639.php
Time, Che fare del segreto europeo sul nucleare (in inglese):
http://www.time.com/time/world/article/0,8599,1943799,00.html
Arms Control Association, I leader europei chiedono un nuovo patto NATO sul nucleare (in inglese):
http://www.armscontrol.org/issuebriefs/NATOTacticalNukes
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Ebbene sì: è inutile che la Cate si ostini a far vedere foto e bellezze, colori e parole d'amore... la verità è che la vacanza parigina è stata diabolica!
Del resto come definire una vacanza di 6 giorni, conclusa il 6 novembre per il sesto anniversario di matrimonio?
Inutile dire che nel viaggio di andata eravamo in sei in cuccetta e che il numero della nostra camera era il 60...
Nel viaggio d'andata tra i nostri compagni di cuccetta c'era anche una angelica ragazza inglese, che infatti russava come un trattore: era la chiara impersonificazione del diavolo che non voleva farci dormire.
A Parigi abbiamo fatto incontri di tutti i tipi, ma il tassista portoghese, ben descritto dalla Cate in uno dei suoi post, aveva un aspetto decisamente diabolico quando ci parlava dei cinesi definendoli MERD!!! "Sono come le formiche, come i topi..." e faceva una voce che pareva uscire dai film di Dario Argento: un mito assoluto.
In quei giorni non mi sono mai azzardato a parlare in franzoso, non conoscendo neanche una parola di quella lingua che Cloud definisce astrusa.
L'ultimo giorno, però, volevo anch'io dimostrare che qualcosa sapevo e allora al tassista che ci portava alla stazione per riprendere il treno del ritorno ho detto di portarci alla Station, con la corretta pronuncia francese "stassion" e l'accento sulla O.
Ero davvero orgoglioso di tale performance, quando ho notato che il tassista, stavolta non pazzo, non capiva, e la Cate che mi correggeva dicendo "A la gare!".
Ma dico io, che c'era bisogno di chiamarla Gare la stazione? Allora station che vuol dire, gara? Mah...
Comunque a casa siamo tornati, in qualche modo... purtroppo...
ANCORA VACANZEEE!!!
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Con poco più di 5 euro mi sono comprato un CD con tutte le canzoni più importanti dei CREAM.
Per chi non lo sapesse, il poco più che ventenne Eric Clapton era il chitarrista e vocalist di quella formazione, vissuta nel panorama della musica internazionale per soli due anni, dal 1966 al 1968.
Dopodiché "Slow Hand" ha iniziato la sua folgorante carriera da solista.
Ci sono almeno due pezzi straordinari, soprattutto se si pensa che questa è roba che ha più di 40 anni...
Sunshine of your love è famosissima, una di quelle che uno dice non la conosco, poi la sente e fa ah è quella? allora sì.
White room, invece, è forse meno conosciuta, ma è bellissima.
Costa veramente poco allietare i miei viaggi mattutini verso l'ufficio; unica cosa da evitare: mettersi a simulare la schitarrata al semaforo per evitare figure cacine...
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L'articolo 1 della Costituzione italiana dice che la nostra è "una Repubblica fondata sul lavoro".
Le evoluzioni degli ultimi anni, però, ci hanno portato ad una situazione ben diversa: le aziende hanno perso il concetto di utilità sociale applicata ai lavoratori, hanno iniziato a pensare alla riduzione dei costi e hanno messo mano anche là dove si credeva che non si potesse.
Il lavoro esterno costava meno, quindi si è incominciato ad appaltare tutto, anziché assumere personale.
Quando poi ci si è preso gusto, il personale interno si è cercato di farlo fuori.
Poi si è visto che il lavoro poteva essere fatto in un Paese dove la manodopera costa meno e si è trasferita tutta o parte dell'attività in quel Paese.
Qualunque cosa è stata vista e rivista sotto un'unica lente: risparmiare, tagliare, ottimizzare.
Il lavoratore dipendente, oggi, è diventato una rarità, comunque un qualcosa che sta avviandosi all'estinzione.
Di questo cambiamento, però, sembra che non se ne sia accorto nessuno: i sindacati continuano a portare avanti le loro "battaglie" in difesa dei lavoratori ufficialmente riconosciuti come tali, senza che a nessuno venga in mente che il lavoratore dipendente oggi, regolarmente impiegato a tempo indeterminato e con in mano i diritti che sono stati conquistati nel tempo, è ormai una categoria di élite.
I governi, invece, peggio: nessuna manovra, nessuna politica che affrontasse questa emorragia di entrate fiscali, visto che è risaputo che la fetta di gran lunga più grande di queste proviene dal lavoro dipendente, cioè da quella categoria di persone tassate alla fonte.
I risultati sono che il debito pubblico sta esplodendo fino al fallimento ormai imminente (o al default, come si dice in gergo tecnico) e che il mercato del lavoro si è ridotto ad una giungla in cui l'offerta è ridicola e la domanda mastodontica.
Ciò porta le persone a prostituirsi pur di ottenere uno straccio di lavoro (mai in bianco e mai a tempo indeterminato), con paghe da fame e senza un minimo di prospettiva.
In tutto questo, poi, le aziende non ci hanno guadagnato NULLA, anzi è stata la loro disgrazia.
E' chiaro che la strategia di lungo periodo è stata messa da una parte, volendo premiare i tatticismi di breve durata, col risultato di ritrovarsi in questa situazione.
La cosa più insopportabile è l'immobilismo istituzionale di chi non vuole accorgersi o far accorgere che lo scenario attuale è totalmente diverso da com'era un tempo e che non è più possibile discutere di diritti dei lavoratori, quando quei pochi rimasti (per poco) sono attualmente da considerarsi dei privilegiati (io sono uno di quelli).
Che senso ha per esempio oggi il CCNL?
Chi ha il coraggio di portare avanti idee rivoluzionarie ma semplici, benché impopolari, cercando di riscrivere regole che possano essere considerate accettabili in una situazione come quella di oggi?
La tentazione è quella di togliere tutte le istituzioni, inadatte, inefficienti, negative.
La cosa giusta, però, ammesso di essere ancora in tempo, è cercare di trovare guidatori impavidi che gestiscano le difficoltà attuali, a livello statale e sindacale.
Il timore è che il popolo, ormai, non sia più in grado di farsi guidare da nessuno, tanto meno da chi ha qualcosa che pare universalmente perduto: il cervello.
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Ieri ho assistito dalla curva Fiesole alla debacle della squadra viola.
Ritengo che il pubblico, benché qualche coro fosse probabilmente eccessivo (ma del resto quando si litiga con chi si ama accade sempre di dire qualche parola di troppo), abbia tutte le ragioni per contestare apertamente.
E il buon Sinisa, peraltro estraneo alle contestazioni, dovrebbe anche fare uno sforzo in più per capire, anziché dire che alla terza giornata tutto questo sembra prematuro.
Noi tifosi viola di difetti ne abbiamo tanti, ma che ci manchi la pazienza proprio non ce lo può dire nessuno: è dall'inizio del 2010 che vediamo prestazioni indecorose, delusioni e sconfitte, e proprio per questo abbiamo escluso dai cori l'unica persona, mister Mihajlovic, che non può esserne la causa (esattamente come non era la causa Prandelli).
Sinisa giustamente difende la squadra e si prende le sue colpe, facendolo anche con modi spicci, ma tutta Firenze sa che i problemi nascono da lontano, lui semmai ha fatto qualche errore... il mio timore è che non sia in grado di leggere la situazione, che non capisca i propri tifosi, che soprattutto non capisca i propri giocatori: in poche parole, senza entrare negli aspetti tecnici, temo che non sia la persona giusta per gestire la situazione attuale, anche se tutti noi riconosciamo che non è colpa sua se siamo sprofondati in questo baratro.
Ieri nel secondo tempo la Fiorentina si è dimenticata di scendere in campo: quando la Lazio ha fatto gol, tutti noi sapevamo che stavamo per prendere gol, tanto era evidente il dominio che i biancocelesti stavano esercitando.
Non credo che sia possibile parlare di episodi come fa Corvino, nè disquisire sulla tattica di gioco come verrebbe naturale fare a me (per esempio, accanto a un disorientato Montolivo sarebbe stato meglio ci fosse Donadel, che ha maggior dinamismo e fa più pressing rispetto a un morto vivente com'era ieri Zanetti; oppure, il buon Ljajic che tutti i giornalisti hanno valutato come "unico ad avere la sufficienza", avrebbe dovuto seguire Ledesma e non far fare al play avversario tutto quello che ha voluto per tutta la partita, gol compreso).
Infatti a questo punto non possiamo spiegare questa situazione con le disavventure arbitrali (che pure ci sono state e anche troppe), né con la sfortuna, né con alcune scelte sbagliate, né con gli infortuni.
Ieri la Lazio giocava senza Zarate e Floccari, è entrato un perfetto sconosciuto e ha segnato il primo gol della sua carriera...
Il motivo di questo disastro noi non lo conosciamo e la mia paura è che non lo conosca neanche chi dovrebbe risolverlo: certamente c'è qualcosa che non va nello spogliatoio e forse non solo lì.
In società qualche problema evidente c'è, e in passato è stato probabilmente mascherato dalla grande abilità di Prandelli, che forse ha avuto il "torto" di parlar chiaro con la proprietà che ha così pensato bene di disfarsene.
La situazione complessiva è disastrosa, a tutti i livelli: dal più alto, dove ogni progetto di crescita è stato abortito dalle sabbie mobili della politica (solo burocrazia o bastoni abilmente messi fra le ruote da chi a Firenze detiene il potere?), tanto che ADV ha parlato di "utopia", in riferimento alla cittadella; al più basso, dove la tifoseria viola è passata in breve tempo da essere una delle più calde e più presenti d'Italia a quella sfilacciata e divisa di oggi, con la curva Ferrovia vuota, la Fiesole spaccata in due dalla tessera del tifoso, e con la "dittatura delle tv" giunta a compimento.
In mezzo, una squadra che tutto è fuori che una squadra, dove ognuno corre per conto suo e non vi è la minima parvenza di un gioco organizzato
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E' assodato che viviamo in un paese del cazzo.
E' assodato che la maggioranza vive pensando solo ai propri interessi, fregandosene del prossimo, delle regole, della più elementare educazione civica.
E' assodato che chi ha un minimo di coscienza soffra.
E' assodato che chi ha un minimo di coscienza cerchi di essere comunque a posto con se stesso, provando a fare la cosa giusta, anche se ciò comporta difficoltà inimmaginabili e furiosi pregiudizi (la "normalità" non è ciò che è giusto, ma ciò che viene scelto dalla maggioranza).
E' assodato che anche gli ultimi dei giusti, finito di leccare tutte le ferite, consci che la loro azione è perfettamente inutile oltre che fonte di stress e arrabbiature insostenibili, decidano di adeguarsi per sopravvivere.
E' pure assodato che questi si sentano in colpa per non riuscire a seguire i grandi saggi, le cui parole rimbombano in testa come un refrain: "sii a posto con la coscienza... se nessuno segue le regole inizia tu e gli altri ti verranno dietro... fai la cosa giusta e basta, non seguire la massa...".
Il premio c'è sempre e solo per chi sta a galleggiare comodamente in superficie, con la maschera dell'indifferenza, dell'egoismo, della cialtrona anarchia
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Agosto 2010
La vera storia della vacanza elbana di NUTA e CATEVIOLA.
Era un lunedì, il 9 agosto, quando i nostri impavidi eroi partirono per la loro meritata vacanza.
Arrivati a Piombino e rifocillati a modino, con tanto di gambe sotto il tavolo, ristorante di pesce e comodo bagno a disposizione, i due si diressero con molta calma verso la biglietteria dove i traghetti erano già stati prenotati.
Inutile dire che il Nuta sbagliò strada e si ritrovarono dopo mille peripezie a tornare indietro e beccare la biglietteria giusta quando il traghetto delle 15,10 era già partito, mentre quello delle 16,10 era in ritardo di mezzora, diventato poi di oltre 40 minuti.
Lì c'era una ragazza impegnata con alcuni clienti e una signora, diciamo così, in sovrappeso, che stava conversando amabilmente con una sua amica.
La stessa ci ha detto che dovevamo aspettare l'altra, l'unica cioè che stava lavorando.
Dopo una decina di minuti abbondanti toccava a noi: "abbiamo prenotato e già pagato due biglietti andata a ritorno per Portoferraio". "Nutini?" "Sì".
A quel punto la "secca" ha letteralmente mollato tutto ciò che stava facendo, ovvero gli esercizi mandibolari quotidiani su comoda poltrona in posizione stravaccante, venendomi incontro con un sorriso a 64 denti: "Sig. Nutini!!! Che piacere!!! Sono la Fabiola!!!"
"...ehm... buongiorno...".
Abbiamo preso i biglietti, ci siamo diretti al porto, con una domanda tuttora irrisolta: ma chi diavolo è la Fabiola???
Anche perché al telefono avevo parlato con un'altra persona di cui mi ero anche segnato il nome...
Si comincia bene!
Beh, almeno quest'anno nessuno ci ha offerto il bonsai.
Arriviamo all'hotel e stremati pensiamo solo a riprenderci dalla giornata piena di sole e di caldo.
La nostra vacanza marittima ufficialmente inizia il giorno successivo.
Ed è lì che si incominciano a incontrare i personaggi più disparati:
- il mitico "Nido", un uomo un programma, dotato di slippini con grande pacco in evidenza, supertamarro con muscoli dappertutto e l'intercalare tipico livornesoide con voce a diversi decibel sopra la media con cui impartiva lezioni di vita ai suoi due bambini, sotto lo sguardo estremamente vispo della moglie...
"Nido" in omaggio ai mitici doppiatori del Nido del cuculo, cui somigliava non solo nella parlata tipica, ma anche nel timbro della voce e, direi, nelle cazzate che sparava;
- "Tovarish", nostro vicino di camera: un russo che alloggiava insieme ad una donna misteriosa (la un si vedeva mai fuori) e che praticamente usava la camera solo ed esclusivamente per scopi scopevoli...
Alle due del pomeriggio rumori sussultori mi hanno fatto temere l'arrivo di un terremoto, invece era lui intento nell'arte scop...amatoria.
La sua lei gemeva in modo sguaiato e decisamente forzato: l'hanno fatto più volte nel pomeriggio e poi anche la mattina presto.
"Bada 'sti russi!"
Finché poi si è capito che le cose non stavano proprio così, dato che lei al telefono, in romanesco, diceva al suo interlocutore: "me sto a fà du'palle, qua, sto scocciata, sempre al mare...!"
Come du'palle? Sì, a parte QUELLE due, ma insomma... allora abbiamo reinterpretato la coppia in un altro modo...
- "Sei gronde gronde gronde" era un francese di una certa età, con moglie al seguito, che aveva la camera accanto alla nostra (dalla parte opposta di Tovarish).
Il soprannome è dovuto alla serata in cui si sono esibite due ragazze (bravissime) nella terrazza dell'albergo, con pezzi molto ben suonati e cantati.
Uno di questi la famosa canzone di Mina (Grande grande grande) che, evidentemente, era rimasta impressa al nostro mitico francesone con moglie arrapata accanto.
Inutile dire come sia finita la serata dei nostri vicini... (Nemmeno nella camera accanto berciavan così!).
E se noi si sentiva tutto delle attività confinanti... avranno sentito anche loro noi? Oh oh...
Poi come non nominare alcuni sosia quasi perfetti: c'erano Livia Turco, Giuliana De Sio, Serse Cosmi, Raffaele Bonanni, Julia Roberts...
Insomma un vero vippaio!
Concludo dicendo che la vecchiaia non mi sta facendo diventare solo ciecato, ma anche mezzo sordo: "quando esce il sole come son belle le secche", mi diceva Caterina sulla battigia con gli occhi pieni di felicità...
E io: "quando esce il sole ti ballan le tette? ".
Oppure a tavola: "che buona la bruschetta!" - E io: " ci sono troppe lische?"
E ancora "quanto mi mancherà questo mare..." "T'hai voglia di trombare?"
Come in ogni vacanza che si rispetti ci vuole anche la colonna sonora: la nostra la cantavamo sempre nelle nostre passeggiate a riva sulle note di "coi capelli di Frey, quanta fiha c'avrei" ed era diventata "ma la mamma dov'è, no la mamma non c'è, ma la mamma dov'è se la mamma non c'è, ma la mamma dov'è?" Laddove la mamma era la Luna (meno male che il mio blog è poco visitato, sennò ci ricoverano).
Unica nota seria, l'amicizia con due splendide coppie, Marco e Stefania da Padova (con lei il sole usciva sempre fuori, ma le secche un c'entran nulla...) e poi Matteo ed Elisa.
Quest'ultima molto carina, mentre con lui era nato un feeling da curva, nel senso che ci cantavamo contro i peggiori cori da stadio essendo lui romanista (benché di Carpi).
La curvina ultrateppista senzatesseradeltifoso Cateviola poteva restare indifferente a tutto ciò? Ovviamente no, ed ecco che nella hall dell'albergo, durante Werder Brema-Sampdoria, con tanto di tifosi liguri incollati alla tv a vedere la disfatta della propria squadra, è partito un coro congiunto giallorossoviola "si sente puzza di pesce, c'avete il mare inquinato, bastardo blucerchiato, bastardo blucerchiato!".
Resta un mistero il fatto che non ci abbiano buttato fuori dall'hotel...
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Si è spesso dipinto l'elettore medio come un rivoluzionario di sinistra a 20 anni, un moderato a 30 e un reazionario a 40.
Ovviamente non è così, ma c'è del vero.
Se oggi qualcuno, o io stesso, mi chiedesse se mi professo di sinistra, di centro, di destra o in altro modo, probabilmente non saprei rispondere con sicurezza.
Certamente avrei dei forti dubbi: sono fondamentalmente un individualista spinto e un anticlericale ancora più spinto, due cose che mi farebbero propendere per un "laico di destra" o qualcosa di molto simile.
Ciò cozza fortemente con le idee che avevo o credevo di avere quando appunto ero poco più di un adolescente.
Ma cozza tutto sommato anche con tutta una serie di questioni pratiche in cui mi ritrovo fatalmente d'accordo al 99% con coloro che si professano di sinistra.
E allora?
Forse non ha più senso questo tipo di divisione politica?
Purtroppo questo esercizio di "intimità politica" non ha senso: il panorama attuale è talmente fuorviante da rendere totalmente inutile ogni tentativo di capire.
Oggi non esistono né la sinistra né la destra, esiste solo un insieme di fantocci che hanno bandiere diverse ma obiettivi comuni, che fanno finta di litigare, pronti a dare del qualunquista a chi non partecipa a questo gioco falso e falsato.
Non esiste un'informazione, ma fanno finta che ci sia in corso una battaglia sull'informazione.
Non esiste un progetto di nessun tipo, solo quello di mantenere lo status quo il più a lungo possibile.
Non esiste infine la possibilità di scardinare tale struttura, in quanto il sistema elettorale è blindato e nessun cittadino può insediare persone fuori dalle logiche di partito, visto che ormai sono state tolte definitivamente le preferenze.
PD = PDL.
Probabilmente non c'è speranza nemmeno nei "satelliti" di sinistra e di destra, perché ho la netta impressione che non ci sia nessuno fuori da questo meccanismo
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Questo è un post di denuncia di una situazione intollerabile.
A Firenze sta accadendo qualcosa di totalmente assurdo: a fronte di una guerra intestina fra la famiglia Della Valle e l'ormai ex allenatore Prandelli, gli attuali proprietari del club viola hanno utilizzato tutte le armi a loro disposizione per creare un sistema di controllo sull'informazione locale che si può tranquillamente definire "censura di regime".
Quando Stefano Prizio ha scritto liberamente articoli di critica nei confronti della politica societaria, pare gli sia stato chiesto di rinnegare Prandelli e farlo passare come un traditore, cosa a cui non ha dato alcun peso.
Quando è stato promosso da Prizio un sondaggio su chi credeva alle parole di Diego e chi a quelle di Cesare, quest'ultimo ha ottenuto consensi superiori al 60%.
Ancora una volta Prizio è stato richiamato all'"ordine", ma lui non solo non ha accolto l'invito di truccare il voto dei lettori e tifosi, ma anzi ha denunciato pubblicamente ciò che stava succedendo.
Nessuno ha mosso un dito, spianando la strada alla mossa successiva, l'annientamento completo del giornalista, inibito da tutte le radio e tv locali, nonché dal sito che lui stesso aveva creato (con tanto di richiesta danni per 500.000 euro).
La misura del bavaglio la dà il silenzio surreale di tutti o quasi, soprattutto di fiorentina.it, la cui redazione deve essere ostaggio delle decisioni di un editore che probabilmente è stato messo spalle al muro.
L'assenza di una voce libera e coraggiosa (l'ultima che era rimasta se n'è andata per sempre... ciao Manuela!) è deleteria.
Sembra addirittura che la Repubblica censuri i pensieri dei suoi collaboratori se questi esprimoro solidarietà al loro collega Prizio (evidentemente si intendono molto di bavagli).
Potrei dire che in casa viola, ormai da un po' di tempo, ne abbiamo viste di tutti i colori: licenziamenti in tronco di persone troppo vicine a Prandelli, campagne acquisti fatte con il proposito di mettere in difficoltà il mister, sceneggiate ridicole sulla chiamata all'ultimo momento della Nazionale a cui non si può dire di no.
Il problema è un altro e, paradossalmente, la Fiorentina c'entra ben poco: qui siamo di fronte a un personaggio che possiede quote importanti nelle testate giornalistiche più importanti e che detiene un potere straordinariamente alto, al punto da "controllare" tutta l'informazione locale.
Per leggere qualcosa su questa vicenda fiorentina pare che si dovesse comprare l'edizione di Repubblica di Padova, dove probabilmente nessuno leggerà, ovviamente, un trafiletto piccolissimo che parla di cose che in Veneto non interessano a nessuno.
Un po' come si deve spulciare qualche giornale straniero se vogliamo leggere notizie in Italia.
Firenze ostaggio, dunque.
A questo siamo arrivati
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Inviato da: adamsmith76
il 01/01/2012 alle 10:52
Inviato da: adamsmith76
il 20/11/2011 alle 16:49
Inviato da: adamsmith76
il 17/10/2011 alle 19:02
Inviato da: adamsmith76
il 10/09/2011 alle 22:04
Inviato da: adamsmith76
il 13/08/2011 alle 20:53