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Un blog creato da malenamil il 12/10/2005

mi querido

viaggio nell'anima di Buenos Aires

 
 

AREA PERSONALE

 

BENTORNATO TANGO

"L'essenza del tango sta nel suo carattere di musica di quartiere, di marginalità.

Il tango lo canta sempre un poeta impegnato. Anche se i tanghi non hanno un contenuto esplicitamente politico, tutti i tanghi sono impegnati perchè sono politicamente scorretti. E oggi lo sono ancora di più, in questi tempi dove la sconfitta, la povertà e l'emarginazione mostrano il loro essere effetto politico. Il tango è scorretto, trasgressivo, e per questo è tornato. In questi tempi di vigliaccheria davanti alle incertezze, questa musica aiuta ad affrontare l'angoscia, a fare riflettere su noi stessi, sul nostro domani.

Dove suona un tango, si stabilisce una complicità di spazio, tempo ed emotività. E questo è il mistero dell'universale. L'energia del linguaggio al di là della lingua, il rito, la corporeità. E' il mistero che ci unisce e ci separa".

(Adriana Varela, cantante di tango)

 

FOTOTANGO

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TANGUEANDO

“El tango, hijo tristón de la alegre milonga, ha nacido en los corrales suburbanos y en los patios de conventillo.
En las dos orillas del Plata, es música de mala fama. La bailan, sobre piso de tierra, obreros y malevos, hombres de martillo o cuchillo, macho con macho si la mujer no es capaz de seguir el paso muy entrador y quebrado o si le resulta cosa de putas el abrazo tan cuerpo a cuerpo: la pareja se desliza, se hamaca, se despereza y se florea en cortes y filigranas.
El tango viene de las tonadas gauchas de tierra adentro y viene de la mar, de los cantares marineros.

 

ESIBIRSI AL SALÒN CANNING È UN MUST

 

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C'ERANO UNA VOLTA..JAVIER Y GERALDINE

 

LA DANZA DELL'UNIVERSO

"LOS PLANETAS GIRAN, HAY UN SISTEMA EN EL UNIVERSO QUE ES CIRCULAR Y EL GIRO, LOS ATOMOS TAMBIEN ESTAN GIRANDO SOBRE SI MISMOS Y A LA VEZ EN ORBITA CON OTROS, Y TODO ESTA VIBRANDO Y GIRANDO, TODO ES CIRCULAR Y REDONDO. Y PARA MI EL TANGO COMO DANZA ES ESO"

 
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Bruna Bianchi

Bruna Bianchi Giornalista

 

 

Buonanotte Buenos Aires!

Post n°707 pubblicato il 06 Ottobre 2012 da malenamil

Gastòn ha labbra carnose e morbide come la maggior parte degli argentini: sembrano disegnate da un artista. Mi sono chiesta se è una certa discendenza africana, la stessa del tango candombe, la responsabile di questa eredità preziosa. Si capiscono tante cose quando si osservano i dettagli. Bocche, mani, occhi. La bellezza è qualcosa che ha a che fare con l'armonia, ancora una volta l'armonia che vedo in certi tanghi abbracciati senza possibilità di distacco nemmeno nel giro. Il tango in una parola? Mi hanno risposto in tre, senza pensarci su: abbraccio, passione, divertimento. Gli italiani avrebbero risposto sensualità quasi all'unisono. Interessante questa distinzione di linguaggio che dipende dai luoghi dove vivono le persone e dai modelli cui s riferiscono ogni giorno. A Buenos Aires il cambio di direzione fa parte della vita quotidiana. Ad esempio; oggi un collettivo ha deciso che quella strada era trafficata e ne ha presa un'altra lasciando tutti pensierosi, eppure pronti (per forza) a cambiare direzione. Sarà una strada più lunga, ma sarà diversa. Noi avremmo strepitato, telefonato ai giornali, caricato video su you tube... infatti quando ho visto un autista passare col rosso alle 5 del pomeriggio in piazza Italia mentre sorseggiava il mate e quando lo posava messaggiava al cellulare, ho pensato di scattare una foto e metterla su you tube. Sono europea tra sudamericani sottomessi e strafottenti della vita altrui più che delle regole, non riesco a non protestare e a spingerli a ribellarsi,. Che diamine! Qui da semrpe si uccidono persone come fossero moscerini per poi lasciare che madri e padri innalzino cartelli col volto dei figli morti ammazzati. Nelle milonghe dove si balla strettini se non si ha fantasia si può solo stare fermi aspettando che gli altri si muovano per primi. E così si inventa, ci si spost,  si sopporta, ci si scusa sapendo che l'errore lo rifarai anche tu tra un momento e perciò perché arrabbiarsi? Con l'inflazione al 25 per cento, se non ti inventi cosa cucinare con pochi soldi sei fritto. Ora il concetto di improvvisazione mi è sempre più chiaro. Le case che c'erano un anno fa sono sparite ed è sparito pure mezzo murales, quello della 9 de julio angolo avendida de Mayo perché infastidiva il proprietario di un albergo. Credo che quel murales sia stato, dopo Caminito, la fotografia più ricorrente nel web per tutti i turisti del mondo. Bè; rassegnatevi come ha fatto l'artista che l'aveva dipinto (oltretutto gratis) per amore della sua città. A San Telmo sono sorti due hotel di 20 piani che tolgono persino la vista del cielo. Certe cose, chissà perché, qui le fanno con una fretta incredibile. Tirano giù vecchi conventilos, sbaraccano persone, annientano la storia in meno di tre mesi e poi torni a camminare in Santa Fè, per quelle stesse baldose dove camminavi nel 2004 e ti cade dentro il piede come allora. Buenos Aires mi sembra ogni anno più caoitca, più sporca e più arrogante che mai. Se non avesse quel filo invisibile da seguire nella notte, quel teatro continuo, quelle facce da osservare, quelle bellezze da sognare, quel cielo mio dio che cielo ha questa città, ecco, se non fosse per questo filo da seguire dove conduce -. e non lo sai mai - sarebbe una città da dimenticare, lasciare nel suo pozzo oscuro e miserabile. Ma non ce la si fa. Buenos Aires è bocche carnose da baciare e vecchi da soccorrere in mezzo alla strada, è ragazze sottomesse e donne rabbiose. E' sud d'Italia e di Spagna, del peggiore, quello di paese, chiuso in se stesso e con pretese di eleganza esteriore. Entri nella più grande libreria del SudaAmerica e nessun commesso sa dirti se esiste un editore di gialli in Argentina. Nemmeno la commessa che vende le scarpe del tango sa dirti se puoi pagarle in anticipo con arreglo o senza arreglo e deve telefonare tre volte e si sbaglia lo stesso. Poi ti dice: no se enoje conmigo!

Buenos Aires è una città che ispira e mentre lo fa ti droga. Ti sbatte in faccia tutto quello che siamo, o che avremmo voluto essere o che forse saremo domani. Belli, storpi, malati, morti, dimenticati, idolatrati, poveri, abbadonanti, muti, ignoranti, solidali, ribelli...mai felici però, perché la felicità non può trovare posto nel salisce ndi di questo paese destinato a vivere di malinconia. Buenos Aires accetta tutto, bastona tutti, coccola tutti e castiga con la cattiveria che le deriva dal diritto di essere una città-madre. Non è affatto un paradosso che a comandare sia una donna che usa il bastone e la carota. Proprio come Evita, despota e ammaliatrice.

Sono tornata.

 
 
 

Sentiva solo la musica e il battito del suo cuore...

Post n°706 pubblicato il 28 Settembre 2012 da malenamil
 

Il mio libro" alt="LIBRO" />

 

 
 
 

DIABOLICO TANGO

Post n°704 pubblicato il 27 Agosto 2012 da malenamil
 

Una donna è stata vista in una milonga di Porta Romana, a Milano. All'alba del giorno dopo, il suo cadavere viene ritrovato nell'androne di casa sua con una ferita mortale nella tempia. Un giornalista indaga sull'omicidio e subito scopre che quella donna risulta morta sotto i bombardamenti della scuola elementare di Gorla del 1944. Il viaggio per scoprire la verità e l'assassino incominciano dal tango, portano in Argentina e ritornano a Milano, nella stessa milonga.

Il giallo di Bruna Bianchi "Diabolico tango", edito da Eclissi,  sarà nelle librerie il 15 ottobre. Acquistabile anche on line dal sito

www.eclissieditrice.com

Bruna Bianchi è giornalista. Ha seguito i casi di Cogne, Garlasco, le Bestie di Satana, l'omicidio di Lloret de Mar, la scomparsa degli otto italiani a Los Roques e numerosi altri. Balla tango dal 2000 e, sul tango e l'Argentina, ha scritto numerosi articoli. Questo è il suo primo libro.

 
 
 

Mis emociones 2010 AUGURI

Post n°703 pubblicato il 27 Dicembre 2010 da malenamil

 
 
 

La Buenos Aires che ho visto

Post n°701 pubblicato il 20 Novembre 2010 da malenamil

 
 
 

Il viaggio è finito

Post n°700 pubblicato il 14 Novembre 2010 da malenamil

Dopo sei anni, il viaggio nell'anima di Buenos Aires è concluso.

 

Se quedan en mi corazon para siempre mis amigas queridas, mis chicos, mis amores, mis nenas, el tango que vivì, la gente que encontrè, el cielo que me hablò.

 

Grazie a chi ha viaggiato con me.

 
 
 

Gli argentini e noi

Post n°699 pubblicato il 03 Novembre 2010 da malenamil

L'occhio indagatore è sempre di parte, va detto. Alla milonga di Practica X che da poco si è trasferita il martedì sera al Viejo Correo di Parque Centenario, basta chudere gli occhi e si sogna, ma anche tenendoli aperti si sogna lo stesso. E' surreale il luogo, la musica, la gente. C'è quel silenzio che aiuta a farsi rimboccare le coperte, lasciarsi cullare e forse dormire. E' un sonno vigile, pieno di energie, o nel tango moderno si cadrebbe in due. L'atmosfera di questa culla di Buenos Aires (e forse mondiale visto il gran numero di turisti) ) che acquieta mentre seduce, è una magia che non si ripete in tutte le milonghe. Sa rimettere i piedi per terra, strano a dirsi, dopo una caduta impressionante (stavolta vera) a peso morto in calle Florida, un'ora nell'ospedale pubblico argentino (sempre meno di quello italiano) controlli severi e accurati e nessun peso sborsato, nemmeno il ticket. Vedo Marco di Milano e sono contenta. Gli italiani sanno ballare meno bene degli argentini, sentono meno la musica, non ti stringono in abbracci profondi, ma non hanno maschere.  Marco è particolarmente buono e trasparente e in confronto agli argentini è nudo.  Gli argentini  raccontano storie che non vorrei sentire ogni giorno e le devo ascoltare. Gli argentini domandano di te e parlano di sè senza le maschere del pudore che aiutano a manenerci integri gli uni e gli altri, e, invece, indossano sempre quelle della tragedia sotto pelle. 

 Vedo sputi per terra ogni dove e ogni dove vedo gesti di cavalleria. Sento commenti alle donne per la strada e vedo incertezze e assenze nelle comunicazioni per la strada.  Nei locali antichi i camerieri e i proprietari sono attenti e cortesi all'eccesso, in quelli moderni o centrali la maleducazione impera, il cliente è uno di passaggio come in tutte le grandi città. Tutti danno informazioni e si baciano ad ogni incontro, ma nel metrò pieno i loro sguardi perdono l'umanità che avevano un attimo prima.  Il dolore in Argentina è plateale, contagioso, porta agli inferi anche se non ci vuoi andare. Non è dolore dell'immigrazione, nè dell'economia ballerina. E' qualcosa di profondo che non mi azzardo a spiegare. Si è visto per la morte di Kirchner. Come una ferita incomincia a gocciolare a poi sanguinare copiiosamente, così i i visi dei giovani si sono rempiti di lacrime senza un perchè logico.  Si piange grazie ai miti che muoiono, si celebrano miti nuovi per poter piangere.  Il peggio è che questo dolore collettivo non ha nome collettivo o se ce l'ha non viene mai dichiarato. La libertà di stampa che abbiamo noi durante uno scandalo del Presidente qui se la sognano, o forse non sanno nemmeno di non averla. L'Argentina sembra fatta di un popolo bambino che gioca col tango o col pallone, ruba la marmellata e chiede scusa, si lascia derubare e chiede aiuto alla mamma e al papà, così ben rappresentati simbolicamente in questi giorni dal matrimonio Kirchner. E' morto un padre, viva la madre. Se Cristina aveva perso voti ora li avrà riconquistati.  Il nostro presidente del Consiglio fa  battute sul sesso e ride in diretta tv, questa presidente piange la sua vedovanza in diretta tv. Il protagonismo è un'arma affilata. Qui continua a far sanguinare ferite e a riprodurle negli altri, da noi genera solo una grande incazzatura.

 

 
 
 

Per chi suona la Campana

Post n°698 pubblicato il 31 Ottobre 2010 da malenamil

Io a Campana

 

A Campana, 80 km da Buenos Aires, per conoscere finalmente

il paese di nascita del mio maestro di tango Alejandro

 
 
 

Lutto per forza

Post n°697 pubblicato il 29 Ottobre 2010 da malenamil

Una milonga sì, altre dieci no. Da due giorni e fino a sabato sera non si sa quale milonga sarà aperta. I tre giorni di lutto nazionale scattati ieri per la morte dell'ex presidente Kirchner hanno mostrato anche un'altra faccia del tango in Argentina e degli organizzatori delle milonghe. Di avvisare nemmeno se ne parla. Qualcuna mette un bigliettino scritto a mano davanti alla porta e lo vedi solo quanto sei arrivato lì, qualcuna apre (sì, ma quale?) fregandosene sia del lutto nazionale che impone di non fare feste pubbliche (ma le strade sono piene di ragazzi che si scolano bottiglie in mezzo alle solite montagne di spazzatura) o perchè non sono peronisti o perchè si fregano le mani facendo più del tutto esaurito. Facebook serve solo per tempestare con annunci di lezioni e show, non certo per avvertire di non pagare il taxi per andare fino a lì e poi dover tornare indietro senza nemmeno capire perchè non si balla tango (è pure una musica un po' da cimitero, a me sembra adatta anche alla circostanza) . Martedì sera, per il Censimento del giorno successivo, le milonghe erano chuse per legge. Una sola era aperta: Milonga 10. Davanti alla porta c'erano 150 persone che facevano i turni per ballare (è una stanza quadrata, un club di barrio) dopo aver fatto il giro dele altre, tutte chiuse in rispetto alla legge. Mercoledì, a digiuno di tango, altra proibizione e stavolta per tre giorni, cosicchè fanno quattro in tutto. I turisti che son venuti fin qui per 15 giorni hanno preso la batosta, gli organizzatori delle milonghe che di turismo vivono non hanno incassato il becco di un quattrino. Questo paese è sempre più strano. Annuncia il 9 per cento di disoccupazione (cioè meno dell'Italia che oggi segnala l'11), piange per un ex presidente che ha trasformato eroe in un giorno (ovviamente dopo morto),  rispetta le regole del lutto, quelle del censimento con arresti domiciliari per un giorno e mezzo, niente guadagni per i negozi e i ristoranti in un normale giorno feriale, fa stare a casa i ragazzi da scuola per due giorni (il secondo per permettere agli addetti al censimento, quasi tutti insegnanti, di riposarsi dalla fatica), non fa una grinza di fronte al degrado, ai poveri che ficcano le mani nei sacchetti della spazzatura ogni santa sera davanti ai loro occhi, convive coi ladruncoli e coi ladroni (ho visto, personalmente,  due scippi in tre giorni), accetta tutti gli aumenti senza battere ciglio e se chiedi loro il perchè ti rispondono sempre, ma proprio sempre, questa è l'Argentina. Oppure ti dicono di guardare in casa tua che hai Berlusconi e le sue puttanelle. Tutti dicono in coro di non leggere il Clarin che spara solo stupidaggini e non puoi leggere la Nacion perchè anche quella è del Clarin (e anche molto più conservatrice e bigotta) e quando speri di trovare in Pagina 12  qualche critica costruttiva leggi anche lì che Kirchner è stato un grande presidente e quindi  zitti tutti. Strano, prima che morisse solo il 30 per cento lo gradiva. Ieri viene fuori che in Argentina ci sono 9 milioni di cani con padrone e non so bene dove sia stato ricavato il dato ma lo prendo per vero (per la fonte da cui arriva) e per il numero imprecisato di cacche che evito di pestare per la strada ad ogni passo che faccio. Tutti i miei amici e conoscenti posseggono un cane o anche due. Qui dicono che è una moda, che agli argentini piace pettinarli, lavarli e portarli in giro per farsi vedere con la razza all'ultimo grido. Mantenere un cane costa. Quanto guadagna allora un terzo degli argentini che possiede il cane? La media degli stipendi è valutata in 2200 pesos ma con questi soldi, e con affitto da pagare, non si fa una grande vita. Il carrello della spesa settimanale è almeno di 300 pesos. Per uscire al venerdì sera e al sabato  vanno in un soffio almeno 150 pesos. Il cellulare è caro come il fuoco: con 60 pesos (30 di carica e 30 regalati) si mandano sms per 15 giorni ma se si parla a voce la ricarica dura due giorni. I furti più comuni qui sono quelli dei cellulari ai ragazzini che ovviamente ce li hanno. Tutti sanno che verranno rivenduti nei negozi dell'usato (a centinaia qui) e naturalmente il sistema funziona perfettamente: furto e riacquisto, magari dallo steso venditore. In una  capitale che non sa nemmeno tenere puliti i giardinetti davanti alla casa del governo, che dice bugie e le alimenta, che finge di essere europea ed è definitivamente sudamericana, non ci si deve aspettare proprio niente. Nemmeno di venire qui a ballare tango.

A milonghe chiuse io ho passato due serate straordinarie: la prima con un gruppo di ragazzini di barrio, conosciuti casualmente per la strada. Dopo due ore di divertentissime chiacchiere e di Fernet e Coca e Gancia e Sprite condivisi, ho scoperto che Diego, 17 anni, era fratello di Fernando Sanchez, il ballerino che è attualmente in giro per l'Europa e amico da anni. La seconda con otto tanghi memorabili ballati a piedi scalzi con Adrian, bello, giovane, bravo, casualmente incontrato nel salone di tango del Dandy (chiuso), dove stavo bevendo un tè con Amalia.

 
 
 

L'omaggio dei kirchneristi

Post n°696 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da malenamil
 

Morte KIchner

 
 
 

Giovani e peronisti

Post n°695 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da malenamil
 

La morte di Kirchner

 
 
 

Piangi per me, Argentina

Post n°694 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da malenamil

Cori  da stadio seguiti da calorosi battimani e occhi lucidi riempiono la metropolitana che corre verso la Plaza de Mayo, davanti alla Casa Rosada, la  sede del governo dove dal 2003 al 2007 Nestor Kirchner ha avuto l'onere gravoso di portare fuori dalle secche un'Argentina tracollata dai debiti, dalla corruzione e dalle politiche arraffatutto dei governi precedenti.  La morte dell'ex presidente è come fosse quella di Peron, o di Evita, o, se fosse già finito il suo tempo, di Maradona. Un ragazzo incrocia le dita: neanche a dirlo, Maradona non muore!. La commozione si trasmette da uno all'altro in una folla non ancora oceanica ma già rappresentativa del sentito popolare: Kirchner era il peronismo, il peronismo non è morto.  Sventolano le bandiere e gli striscioni, prende fiato di nuovo l'emotività tanto cara agli argentini che ieri hanno fatto festa obbligata da una legge per il Censimento nazionale e per altri due giorni, cioè tre in tutto, piangeranno la morte di un traghettatore ora osannato di colpo come l'uomo che ha cambiato l'Argentina. Rimpicciolisce  sua moglie Cristina che pur governa dal 2007 e diventa l'unica possibile speranza che sia lei a continuare la linea del peronismo vero, quello del '45-50. Tutto è fermo ad allora, quando si stava meglio: "Kirchner è stato il male minore" commenta un bancario arrivato in piazza a omaggiare la morte di un nuovo mito popolare.  L'emotività degli argentini è il loro piatto forte, offerto alle telecamere con orgoglio, come se non avessero altro per restare uniti, fingere di volersi tutti bene, credere che le cose siano cambiate in meglio dopo la pesantissima tragedia della dittatura, quella della bomba agli ebrei, e soprattutto quella del malessere economico che li tormenta a fasi alterne da moltissimi anni. Alcune cose l'ex presidente le ha cambiate e le prime ad essergliene grate sono le Madri e le Abuelas che sfilano in lacrime, con il fazzoleto bianco e azzurro in testa, commosse per  la morte del primo presidente che ha riconosciuto il loro diritto ad essere vendicate con il processo agli assassini dei loro figli. Processo però che non fa un passo avanti. Come nessun passo avanti fa la povertà più nera, nè tantomeno ha freni l'inflazione, mentre la sua consorte e traghettatrice (anche lei) del ritorno del marito alla nuova presidenza del 2011, non ancora annunciata ufficialmente come se nemmeno ce ne fosse bisogno nel patto d'allenza stretto gà anni fa, per oggi è solo una moglie che soffre e non un Capo dello Stato con pieni poteri. I cartelli che esprimono tutta la vulnerabilità degli argentini, il loro perenne bisogno di guardare indietro per celebrare, sottolineano il senso di dignità che Kirchner avrebbe loro restituito. I detrattori dei Kk non ci sono stasera, nè si sono fatti sentire. Muto il paese di fronte a una tragedia affatto annunciata, solidali le opposizioni, improvvisamente bloccata la bagarre politica che si inzuppa nel latte della dialettica senza sbocchi nuovi e moderni. Di politica si parla sempre, addirittura le campagne elettorali iniziano  oltre un anno prima e stasera, camminando per una Buenos Aires rimasta bloccata in casa tutto il giorno nell'attesa di essere censita, pare vederla inchinarsi impotente di fronte al suo passato glorioso Il colpo di coda dell'orgoglio patriottico è il ghigno di un argentino cui si chiede perchè, unici al mondo, piangono tanto la morte di un politico: "Non era un politico, era molto di più per noi".  La Casa Rosada illuminata da fari rosa kitch domani sarà prsa d'assalto da milioni di persone che renderanno omaggio alle spoglie di Nestor Kirchner . Verranno anche otto presidenti dell'America Latina a fare il loro dovere di buon vicinato del collega populista. Intanto, sul colettivo che riporta a casa gli argentini sommessi,  un tizio abbraccia uno sconosciuto, gl dice ti voglio bene e piange: mio fratello ha perso il lavoro e io non l'ho mai avuto.

 
 
 

Nestor Kirchner è morto

Post n°693 pubblicato il 27 Ottobre 2010 da malenamil

Il censimento era iniziato da poco qando la notizia della morte dell'ex presidente KIrchner, marito dell'attuale presidente Cristina, è rimbalzata dalle televisioni nelle case fino agli ispettori dell'Istituto di Statistica per le strade. Facce incredule, espressioni stralunate e commenti secchi: meno male, così non si ripresenta alle elezioni dell'anno prossimo.

L'Argentina, oggi deserta e chiusa per il Censimento con imposizioni di legge del 1870(obblighi già dalla mezzanotte di chiudere tutto e non vendere alcol) sarà bloccata anche domani, stavolta per il lutto nazionale.

 
 
 

Obblighi da dittatura

Post n°692 pubblicato il 26 Ottobre 2010 da malenamil

Solo noi europei siamo sconcertati di fronte al modus operandi di una legge dello Stato che da stasera impone alla gente di stare a casa fino a domani alle 20 per aspettare gli ispettori dell'Istituto di Statistica per il censimento nazionale dell'Argentina. Nessuno protesta, nessuno critica. In un giorno solo, e con dieci minuti di domande a testa, 650 mila ispettori dovranno bussare alle porte delle case, dalle 8 e 30 alle 20 e tutti hanno l'obbligo di farsi trovare. Se saranno fuori dovranno avvisare i vicini e tornare  di corsa. Non saranno aperti locali pubblici, chioschi, supermercati, non si venderanno sigarette o golosinas, non si potrà andare al ristorante nè al cinema o a teatro e tantomeno alla milonga, già da stasera, cioè un giorno prima. Saranno proibite (legasi proibite!) tutte le riunioni.  Se non si vorranno fare entrare in casa gli ispettori per ragioni d sicurezza in un paese dove la sicurezza è questione di vita o di morte, si potrà riceverli sula porta. Le strade saranno pattugliate e presidiate dalla polizia come se fosse un giorno di elezioni.  Si può già intuire che è una gran pagliacciata: chi dirà la verità su quanto guadagna? Come faranno gli ispettori a percorrere in un solo giorno le enormi distanze della Patagonia o delle zone andine? Entreranno nelle ville miseria (centinaia nella Gran Buenos Aires) e ne usciranno vivi?

Chissà se l'ispettore domani crederà che sono turista, visto che non potrà chiedere nessun documento di identità.

 
 
 

Una notte magica

Post n°690 pubblicato il 24 Ottobre 2010 da malenamil

Cosa avrei fatto in una qualunque città italiana il sabato sera?

Il mio sabato sera a Buenos Aires è cominciato alle 20 davanti alla sede della Amia, l'Associazione mutuale degli ebrei ricostruita dopo l'attentato terroristico del 1994 che ha fatto a pezzi 85 persone. Aspettavo Patricia davanti all'ingresso, in Pasteur 633, nel barrio di Once, per vedere insieme uno spettacolo di jazz all'interno dell'auditorio, e la guardia della sicurezza mi ha tempestato di domande: lei non è un volto conosciuto, come mai è venuta qui? Lei sa che questo non è un teatro ma una sede ebraica? La sua amica è argentina? . Avevo con me il passaporto ed ero pronta a controlli da aeroporto ma non a un terzo grado sul marciapiede pubblico. Ho un interesse particolare per l'attentato alla Amia (un anno prima era stato fatto contro  l'Ambasciata di Israele a Buenos Aires), rimasto impunito e, a distanza di 16 anni , con sospetti di terrorismo libanese collegato alla figura dell'ex presidente Menem.  La comunità ebraica a Buenos Airs è antichissima ed è la seconda più grande fuori da Israele dopo quella degli Stati Uniti. Nel barrio di Once gli ebrei avevano fino a pochi anni fa il monopolio delle telerie e delle confezioni ma ora non ci sono quasi più, spodestati dai boliviani e i peruviani. Si sono spostati ad Avellaneda, ma la storia ebraica a Buenos Aires ruota nelo stessl barrio dove la Amia è stata ricostruita molto più protetta di prima ed è ancora oggi un forte simbolo di unione e identità per gli ebrei.  Nell'auditorio la Hot & black band ha fatto furore.  Jazz, soul e blues di buon livello musicale e simpaticamente eseguiti nel concerto offerto gratuitamente.

Alle 22 e 30 la notte di Buenos Aires è ancora piccola. Rinunciamo a cenare e corriamo, in auto, nel barrio della Chacarita, al Centro Culturale Carlos Gardel dove alle 22 era previsto il terzo e punultimo spettacolo offeto gratuitamente nel quadro dei festeggiamenti pubblici del Bicentenario argentino. Protagonista il tango ma con un ballerino d'eccezione: Juan  Pablo Ledo, la stella del Teatro Colon.

Il palcoscenico ha uno sfondo nero e i colori dei vestiti dei ballerini, scelti con grande studio estetico, brillano nel buio della sala. La coreografia, di Ledo, (a 16 anni è entrato nel balletto di Julio Boca) non ha una sbavatura. I tempi sono veloci, le quattro coppie ballano Pugliese e Piazzolla. Non tutti sono bravissimi tangueri, ma tutti sono bravissimi artisti, con una plasticità corporea e espressioni facciali di grandissimo impatto emotivo. Per la prima volta capisco la differenza tra uno show di tango e professionisti della danza. Lui, Juan Pablo Ledo, è strepitoso. La sua tecnica, la sua bravura, la sua intepretazione musicale di Piazzolla non fanno rimpiangere nessun ballerino di tango. Sento una commozione profonda, io come tutta la sala.

Saluta il suo pubblico, il ballerino che ama anche il tango già da anni, lo ringrazia di tanta partecipazione emotiva, lo invita a tornare all'ultimo spettacolo di sabato prossimo. E' giovane, bellissimo e vicino alla gente, come non ti aspetteresti da una star.

E' mezzanotte, andiamo a cena in un ristorante lì vicino. Tutto il menu è vegetariano e non mi piace, anzi, mi ricorda gli anni '80 le mode esotiche new age miseramente fallite in Italia ed è oltretutto caro. Decidiamo di assaggiare un piatto (non so cosa ho mangiato ma sembrava cibo per gli uccellini) e rifarci in un altro posto . Tre isolati in auto e all'1 e mezza di notte entriamo in un bar d'angolo con la televisione accesa e piatti di empanadas in bella vista. Chiacchieriamo un'ora, finchè non ci sbattono fuori dal locale che sta per chiudere. In auto percorriamo la notte di Palermo Soho con le code dei ragazzi davanti alle discoteche alla moda, i locali della movida dei giovani bene, le bellissime vetrine dei negozi illuminate, il cielo sopra Buenos Aires scuro ma mai troppo.

Ci lasciamo alle 3 e 15 minuti, distrutte e cariche di emozioni per quanto abbiamo visto, ascoltato e condiviso. Tutto in una sola notte.

 
 
 

La danza classica sposa il tango

Post n°689 pubblicato il 24 Ottobre 2010 da malenamil

Il primo ballerino del Teatro Colòn di Buenos Aires, JUan Pablo Ledo

interpreta Inverno porteno di Piazzolla

in "Buenos Aires respira tango"

 
 
 

La milonga della polizia

Post n°688 pubblicato il 23 Ottobre 2010 da malenamil

E' stata inaugurata il primo ottobre nel barrio di Almagro, in una stradina deserta, nella sede del circolo ufficiali della polizia. Ci vado, invitata da Julia e Alejandro perchè con loro sto benissimo e non importa il luogo se ci sono loro. E' una stanza degli anni '70, con pavimento lucido e tavolini da discoteca popolare. Le donne parlano di caldane da menopausa mentre fumano una sigaretta all'entrata, gli uomini, coi capellli bianchi e una bella pancetta sono tutti ufficiali in pensione della polizia.  L'unico quarantenne presente, che sulle prime scambio per un taxi dancer, essendo stonato con quel luogo di centenari, mi cabecea dal lato opposto della sala. Il primo minuto è interminabile, lui è fermo. La musica va e lui si ferma ogni due passi. Nel giro mette energia e mi genera l'illusione che andremo meglio d'ora in avanti, ma poi di colpo si riferma e non fa più niente, nemmeno cammina. Finisce la tanda, mi siedo pensando che se quello che appariva il migliore non sente la musica figuriamoci gli altri. Gli altri, appunto, stanno in piedi per miracolo ma le donne sono felici di essere lì, a ballare con gli ex ufficiali dellla polizia, nella milonga di barrio dove si estraggono quattro volte i numerini dell'entrata (il sorteo) e ci sono tante possibilità di vincere perchè non c'è quasi nessuno. C'è Gladys che canta, lei sì finalmente con una voce roca da tango (garganta y arena, un tango ma anche un modo di dire: gola e sabbia). C'è la presentatrice spigliata che prende il microfono 4 volte durante la serata  per tirare su il morale e invogliare a tornare prima che la milonga appena aperta subisca un tracollo definitivo e debba chiudere. E' già la una quando arrivano gli amici e la sorella di Julia, ragazzi che ballano da poco, sono fidanzati tra loro  e non stanno tanto a guardare i particolari dei veri tangueri: non c'è proprio nessuno con cui ballare.  Uno di questi ragazzi balla bene e con lui mi diverto un sacco. E' umile, gentile, ha una bella energia, la sua fidanzata non è gelosa e lui ha voglia quanto me di improvvisare insieme. I vecchietti ci puntano gli occhi addosso e a me pare di vedere un bel sorriso compiaciuto sulla faccia delle signore e nessunosu quello dei signori ex commissari di polizia cui ho rifiutato l'invito nascondendomi per bene dietro una colonna. Alle tre di mattina siamo rimasti in pochi, noi ci siamo scolati almeno sei bottiglie di Quilmes scura, Alejandro ha scattato a raffica foto a Julia, sua sorella e me, quando vedo il mio bravo ballerino che sta guidando a passi decisamente ridotti una signora anziana. E' un'immagine bellissima, lei così felice, lui così protettivo e delicato come fosse la nonna da rispettare e cui fare un bel regalo. Blanca si avvicina a noi a fine nottata del venerdì e ringrazia: "Siete stati straordinari voi giovani (mi inserisce tra i 25 enni, che meraviglia!) avete reso più allegra questa serata. Blanca ha 85 anni, occhi grandi e mobili, è elegante nel vestire e nei modi Certamente colta e della società benestante portenia. Racconta: ballo tre volte alla settimana, sono "nochera" (cioè vive di notte, ndr) sono in perfetta salute e sono convinta che faccio tutto questo alla mia età perchè ho trascorso la mia vita coi giovani". Dice di sentirsi una 25enne e che il tango per lei è una terapia, un elisir di lunga vita serena e divertente.

 
 
 

Tango libero

Post n°687 pubblicato il 23 Ottobre 2010 da malenamil

Facce da tango a Buenos Aires

 

La milonga alla gorra di Cochabamba 444 il giovedì sera

(foto B.Bianchi)

 
 
 

I ponti

Post n°686 pubblicato il 23 Ottobre 2010 da malenamil
 

Los puentes de la Boca

 
 
 

La violenza continua

Post n°685 pubblicato il 22 Ottobre 2010 da malenamil

La morte di Mariano in diretta tv  fa dimenticare in un secondo il volto europeo di Buenos Aires. I 25 mila manifestanti che hanno invaso il centro fanno pensare che le proteste corporative, così come gli omidici corporativi, siano solo un pizzicotto per gli argentini che a bassa voce sbuffano per la paralisi di mezza città generata da scioperi di treni e metrò.  Nel 2010, mentre si accusano gli immigrati boliviani e peruviani di avere generato la crisi economica e l'inflazione, mentre persino i tango show per turisti  presentano l'immagine di un peronismo stucchevole degli anni '50, un ragazzo di 23 anni è stato ucciso da un calibro 38 durante uno scontro sindacale e una donna di 56 anni è in coma irreversibile con un proiettile conficcato in testa. Volevano, insieme ad altri militanti del Partido Obrero, occupare un pezzetto di linea ferroviaria per chiedere il renitegro di 150 lavoratori più volte rifiutato dalla compagnia ferroviaria della linea che da Avellaneda conduce a Buenos Aires. Ad aspettarli al varco non c'erano i padroni, ma rappresentanti dell'Unione sindacale. Si sono dapprima affrontati con bastoni e lancio di pietre in mezzo alle traversine del treno. Erano due gruppi di un centinaio d persone da una parte e altrettante dall'altra, ma la forza dei sindacalisti era decisamente superiore tanto che i militanti del Partito di sinistra marxista hanno fatto quasi subito retromarcia. E' mentre scappavano che sono apparse le pistole, c'è chi dice almeno tre. Due colpi hanno ucciso  Mariano, studente dal bel volto pulito, così simile ai nostri ragazzi italiani, e ferito Elsa, madre di sette figli, povera in canna e da sempre in prima fila contro le ingiustizie.  Mariano, e il suo volto agonizzante, è entrato con prepotenza su tutti i canali televisivi argentini. Cos'è successo? Chi ha sparato? Perchè si è sparato per uccidere a una manifestazione sindacale? La polizia ha aperto un varco proprio nel momento in cui sono apparse le pistole. Un testimone oggi dice: vi dico chi ha sparato se reintegrate i lavoratori per i quali è cominciato lo scontro finito in tragedia. Nel 2010, nella Buenos Aires che apre a raffica negozi luccicanti e si aspetta unì'inflazione del 20% entro l'anno, la tesi più accreditata di quanto avvenuto a Barracas, il barrio periferico che congiunge Avellaneda alla capitale, a ridosso della Boca, sia stato opera di poliziotti infiltrati. Gli argentini che guardano la tv e ascoltano in diretta le interviste dei sindacalisti corporativi, li riconoscono: hanno la faccia di milico, cioè poliziotti.

Buenos Aires per mezza giornata si è indignata per il collasso del traffico, ha espresso rammarico per l'accadurto e ha dimenticato ancora una volta di ribellarsi alla violenza organizzata per stabilire le regole del potere. Ha contato i manifestanti, più numerosi di altre volte, pensando che forse era giusto protestare ma ha già seppellito Mariano. Uno dei tanti uccisi non per sbaglio. Siamo in Argentina, si ripete con rassegnazione, mentre si dà la colpa di ogni cosa una volta al sindaco Macri, un'altra alla presidente Kirchner, un'altra ancora alla corruzione dilagante. Nel sindacato di categoria come tra i piqueteros che manifestano per soldi.

Gli occhi rovesciati all'indietro di Mariano sono gli stessi di Diego, piquetero aspirante giornalista ucciso a 16 anni dalla polizia sul ponte di Avellaneda nel 2002.  

 
 
 
 

SU DI ME

Sono nata e vivo a Milano. Giornalista professionista dal 1989, lavoro come dipendente in Italia per un gruppo di tre quotidiani e sono specialista di crimini familiari, ricerca di scomparsi e indagini di cronaca nera nazionali e internazionali. Ballo tango argentino dal 2000. Il mio primo soggiorno a Buenos Aires è del 2004. Ho condotto ricerche sulla storia dell'immigrazione in Argentina e della nascita del tango. Sono stata intervistata in diretta alla radio di tango 2x4 (2008), alla radio culturale de la Ciudad del Gobierno di Buenos Aires (2009) e alla radio dell'Università de La Plata (2004). I post scritti a Buenos Aires sono frutto originale delle mie ricerche, quelli scritti dalll'Italia attingono da varie fonti, principlamente quotidiani argentini.

 

BUENOS AIRES VIDEO

 

LA DANZA DELL'UNIVERSO

"El tango es una danza poderosa porque es armònica con el movimiento del sistema en el que estamos inmersos. Es la danza de Shiva, la danza che le da forma al mundo y el mundo le da la forma a esa danza. Tiene todos los elementos: el hombre, la mujer, al yin y el yang, lo circular, el abrazo"

 

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MALENA, LUCIO DE MARE-HOMERO MANZI 1941

Malena canta el tango como ninguna
y en cada verso pone su corazón.
A yuyo del suburbio su voz perfuma,
Malena tiene pena de bandoneón.
Tal vez allá en la infancia su voz de alondra
tomó ese tono oscuro de callejón,
o acaso aquel romance que sólo nombra
cuando se pone triste con el alcohol.
Malena canta el tango con voz de sombra,
Malena tiene pena de bandoneón.

Tu canción
tiene el frío del último encuentro.
Tu canción
se hace amarga en la sal del recuerdo.
Yo no sé
si tu voz es la flor de una pena,
só1o sé que al rumor de tus tangos, Malena,
te siento más buena,
más buena que yo.

Tus ojos son oscuros como el olvido,
tus labios apretados como el rencor,
tus manos dos palomas que sienten frío,
tus venas tienen sangre de bandoneón.
Tus tangos son criaturas abandonadas
que cruzan sobre el barro del callejón,
cuando todas las puertas están cerradas
y ladran los fantasmas de la canción.
Malena canta el tango con voz quebrada,
Malena tiene pena de bandoneón.

 

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