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Messaggi di Gennaio 2018

Le scimmie Bobo......

Post n°1567 pubblicato il 25 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

05 gennaio 2018

I bonobo preferiscono gli arroganti

I bonobo preferiscono gli arroganti

Fin da piccoli gli esseri umani preferiscono

relazionarsi con persone che si mostrano

collaborative con gli altri. Invece i bonobo,

i nostri parenti più stretti insieme con gli scimpanzé,

sembrano avere un debole per chi è arrogante, una

preferenza in contrasto con la loro ridotta aggressività

e disponibilità verso i conspecifici(red)

comportamentoprimatologia

Anche se i bonobo sono i primati non umani meno

aggressivi e più tolleranti verso i conspecifici, sembra

che abbiano un debole per i prepotenti. È la conclusione

di due ricercatori della Duke University a Durham, negli

Stati Uniti, che in un articolo su "Current Biology"descrivono

una serie di esperimenti condotti su 43 esemplari di bonobo

ospitati nel Lola ya Bonobo Sanctuary, nella Repubblica

democratica del Congo, nel quadro di uno studio sulle

radici evolutive della cooperazione.

Gli esseri umani in genere preferiscono rapportarsi con

persone che si mostrano gentili e collaborative, e questa

tendenza emerge molto precocemente: numerosi studi

hanno mostrato che già a tre mesi i bambini sono in grado

di distinguere fra chi ha un atteggiamento scostante oppure

conciliante con gli altri, e di preferire i secondi.

Per scoprire se la tendenza a preferire i soggetti collaborativi

sia una peculiarità della nostra specie oppure è condivisa dagli

altri primati, Brian Hare e Christopher Krupenye hanno creato

situazioni in cui i bonobo dovevano scegliere se privilegiare la

relazione con chi si era mostrato disponibile o, al contrario,

ostile verso un terzo.

I bonobo preferiscono gli arrogantiUn fotogramma dell'animazione mostrata ai bonobo. (Cortesia Brian Hare e

Christopher Krupenye)Per esempio, i ricercatori hanno

mostrato ai bonobo animazioni in cui un personaggio

impegnato a salire una china veniva aiutato od ostacolato

da altri personaggi. Successivamente hanno posto sia le

figurine che rappresentavano i "buoni" sia quelle dei "cattivi"

su una fetta di mela, e hanno osservato verso quale delle due

figurine si dirigevano i bonobo come prima scelta, un comporta=

mento indice di una preferenza. In un altro esperimento hanno

mostrato una scena recitata da attori che, di nuovo, esibivano

rispettivamente un atteggiamento benevolente od ostile nei

confronti di un terzo.

Contrariamente a quanto fanno gli esseri umani, in tutti gli

esperimenti gli animali hanno mostrato, sorprendendo gli stessi

ricercatori, di relazionarsi preferenzialmente con il personaggio

arrogante. Questi risultati possono suggerire che la preferenza

degli esseri umani per chi ha un atteggiamento di aiuto si sia

evoluta solo dopo che la nostra specie si è separata dagli altri

primati, e che proprio questa preferenza sia stata alla base dello

sviluppo della capacità di cooperazione particolarmente

complessa della nostra specie.

Tuttavia, osservano Hare e Krupenye, è possibile anche un'altra

interpretazione: i bonobo potrebbero preferire proprio i personaggi

che noi tenderemmo a evitare perché li considerano più dominanti e

nelle società dei primati, è utile avere alleati dominanti. "I bonobo

hanno un elevato livello di intelligenza sociale, sono tolleranti e

cooperativi e tengono conto delle interazioni sociali fra gli altri"

ha detto Krupenye. "Tuttavia, la dominanza ha ancora un ruolo

molto importante nella loro vita."

 
 
 

Nel Cambriano........

Post n°1566 pubblicato il 25 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

Gennaio 2018

Una nuova ipotesi per l'esplosione del Cambriano

Una nuova ipotesi per l'esplosione del Cambriano

La nascita e la diffusione della vita multicellulare

sulla Terra durante l'esplosione del Cambriano,

500 milioni di anni fa, furono rese possibili da un

processo biochimico che permette alle cellule di

gestire alti livelli di ossigeno, che altrimenti sarebbero

deleteri per la loro proliferazione. Secondo un nuovo

studio, lo stesso processo biochimico è quello che

permette alle cellule tumorali di mantenere la capacità

proliferativa tipica delle cellule staminali.

evoluzionemedicinastaminal

iGli studiosi la chiamano esplosione del Cambriano: è

stata una delle più spettacolari diversificazioni della

vita animale che si siano mai verificate sulla Terra.

Con questo evento, datato a circa 500 milioni di

anni fa, il pianeta, dopo 4 miliardi di anni di dominio

della vita microbica, iniziò a essere popolato di organismi

pluricellulari che si diffusero rapidamente.

Ma che cosa innescò l'esplosione? Finora tutti gli indizi e

le prove geologiche puntavano a un incremento dell'ossigeno

atmosferico, cioè a un fattore ambientale. Un nuovo studio

pubblicato su "Nature Ecology" da Emma Hammarlund e

colleghi dell'Università della Danimarca meridionale a Odense,

chiama in causa anche un meccanismo cellulare.

Una nuova ipotesi per l'esplosione del Cambriano

Fossili di trilobiti, animali iconici per l'esplosione del cambriano

(Science Photo Library / AGF)A far dubitare della correttezza

dell'ipotesi ambientale era stata una cronologia recente, e più

precisa di quelle passate, che ha dimostrato che un improvviso

cambiamento dell'ossigeno atmosferico si verificò sia prima sia

dopo l'esplosione del Cambriano, ma non specificamente quando

avvenne la diversificazione. Inoltre, molte specie di animali più

semplici non hanno bisogno di alti livelli di ossigeno, e perciò

avrebbero potuto svilupparsi anche prima del Cambriano.

"Un'intensa ricerca delle prove geochimiche della diversificazione

animale del Cambriano è andata avanti per anni", ha spiegato

Hammarlund. "Dopo decenni di discussioni, ora i tempi sembrano

maturi per considerare lo sviluppo della vita multicellulare anche

da altre prospettive".

Hammarlund ha voluto capire qualcosa di più sulle condizioni

della vita multicellulare, percorrendo una via di ricerca insolita e

coinvolgendo Sven Påhlman, biologo dei tumori dell'Università

di Lund, in Norvegia, che per quasi due decenni ha studiato

l'importanza delle basse concentrazioni di ossigeno, o ipossia,

nello sviluppo dei tumori.

La ricerca in campo oncologico ha chiarito che nello sviluppo di

un tumore ha una notevole importanza una popolazione di cellule

tumorali che sono staminali, sono cioè a uno stadio iniziale di

maturazione, e hanno una speciale capacità di auto-rinnovarsi

e di differenziarsi. Inoltre, l'immaturità cellulare, o staminalità,

viene mantenuta quando i livelli di ossigeno sono bassi.

Nei suoi studi, Påhlman ha chiarito in che modo le cellule

tumorali possono alterare specifici meccanismi biochimici per

aggirare gli effetti degli alti livelli di ossigeno e mantenere la

staminalità. "Le cellule staminali hanno vari sistemi per gestire

gli effetti sia dell'eccesso sia della mancanza di ossigeno, che risulta

evidente nel caso dei tumori", ha spiegato Sven Påhlman.

L'intuizione di Hammarlund è che questi stessi strumenti molecolari

sfruttati dai tumori potrebbero anche essere stati rilevanti per il

successo degli animali nell'esplosione del cambriano. Le proprietà

delle cellule staminali sono infatti vitali per tutta la vita multicellulare

per rigenerare i tessuti.

"La capacità di riprodurre le proprietà delle cellule staminali

nonostante gli alti livelli di ossigeno, chiamata pseudo-ipossia,

è presente anche nei normali tessuti dei vertebrati", ha concluso

Hammarlund. "Per questo abbiamo cambiato prospettiva: mentre

i bassi livelli di ossigeno non sono molto problematici per le cellule

animali, alti livelli di ossigeno sono una sfida fondamentale: senza

strumenti biochimici aggiuntivi, la maturazione delle cellule staminali

inizierebbe troppo presto".

Secondo questa ipotesi, quindi, l'incredibile diversificazione della

vita nel Cambriano fu il risultato di una rivoluzione nella biochimica

degli animali, che rese sopportabili le condizioni di elevata

concentrazione di ossigeno nell'atmosfera.

 
 
 

Nello Yucatan....

Post n°1565 pubblicato il 25 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: Le Scienze

Il sistema di grotte sommerse più lungo al mondo

scoperto un collegamento tra due sistemi di grotte

nello Yucatan, che diventano così un unico sistema

di 344 chilometri: il più lungo del mondo.

gr4Scoperto il collegamento tra due grandi grotte sommerse

dello Yucatan: il sistema diventa il più grande al mondo

.|HERBERT MEYRL/GAM

Dopo oltre 10 mesi di intenso lavoro l'Underwater Exploration

Group del Great Maya Aquifer Research Project (GAM) ha

scoperto qualcosa di unico: un collegamento tra due dei più estesi

sistemi di caverne sommerse d'acqua esistenti sulla Terra: il Sac Actun

 e ilDos Ojos, sotto la penisola messicana dello Yucatan. La scoperta

dimostra che i due "mondi" sono in realtà un unico immenso reticolo

di caverne, il più lungo al mondo: 344 chilometri.

Spiega Guillermo de Anda, direttore del GAM: «Questo è il più

importante sito archeologico sommerso al mondo, con almeno un

centinaio di contesti archeologici differenti, con le testimonianze

dei primi coloni d'America, di fauna estinta e, ovviamente, della cultura Maya».


speleologia, grotte sommerse, grotte, fossili, Yucatan, Messico, Maya, archeologia| HERBERT MEYRL/GAM


Il lavoro di ricerca, coordinato da Robert Schmittner (Exploration Gran

falda acquifera Progetto Maya), è arrivato a un punto di svolta nel 2017

con l'impegno di un gruppo di sommozzatori specializzati in grotte

sommerse: Schmittner cercava la connessione da diversi anni, ma fino

ad oggi i suoi tentativi lo avevano portato a scoprire sempre nuove

gallerie, non il tanto atteso passaggio.


speleologia, grotte sommerse, grotte, fossili, Yucatan, Messico, Maya, archeologia|

HERBERT MEYRL/GAM

ANCORA SORPRESE. Prima di questa scoperta il sistema di

grotte sommerse più lungo al mondo era quello diOx Bel Ha

 (267 chilometri), a sud di Tulum, in Messico. Il Sac Acctun

era al secondo posto con 260 chilometri, seguito dal Koal Baal

(91 km) e dal Dos Ojos (86 km).

In base alle regole delle denominazioni usate in speleologia,

quando due sistemi di grotte si incontrano viene mantenuto

solo il nome del più grande: tuttavia, per Schmittner, è ancora

presto per decidere qualcosa sul nome, perché il sistema di

grotte potrebbe essere collegato con almeno altri tre. In quell'area,

secondo il Quintana Roo Speleological Survey, vi sarebbero 358

sistemi di grotte sommerse con oltre 1.390 chilometri di cunicoli.


speleologia, grotte sommerse, grotte, fossili, Yucatan, Messico, Maya, archeologia

L'eplorazione ha portato alla luce numerosi reperti archeologici

di epoca Maya, oltre a fossili di animali estinti. |

HERBERT MEYRL/GAM

TESORI INESTIMABILI.Forse, ancor più del record di lunghezza

di una grotta sommersa, la ricerca di questi anni è importante perché

ha permesso di scoprire come la vasta riserva di acqua dolce che

caratterizza la regione dello Yucatan sostiene una grande biodiversità

e una forte relazione con l'uomo, soprattutto del passato.

I ricercatori hanno infatti scoperto all'interno delle caverne un gran

numero di manufatti che risalgono al periodo Maya e anche reperti

ossei che devono essere studiati nei dettagli. Spiega De Anda:

«Abbiamo portato alla luce più di 100 reperti di fauna estinta,

di scheletri umani, di ceramiche e altri oggetti Maya. Sono tunnel,

quelli che abbiamo scoperto, che ci portano indietro nel tempo di

10-12.000 anni».

18 GENNAIO 

 
 
 

Titano come il nostro pianeta...

Post n°1564 pubblicato il 25 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: Focus.

Anche su Titano c'è un "livello del mare"Nuovi studi sui dati di Cassini:

la luna di Saturno è ancora più simile alla Terra di quanto pensassimo.

titan2Ligeia, uno dei grandi specchi di idrocarburi nella regione del polo nord di Titano.|NASA/JPL-CALTECH/ASI/CORNELL

Se dovessimo indicare un "gemello" della Terra tra i mondi

conosciuti del Sistema Solare, la scelta cadrebbe suTitano.

Ora per un motivo in più: così come gli oceani terrestri,

anche i laghi di idrocarburi del satellite di Saturno hanno

un'altezza media standard - il "livello del mare".

I dati di Cassini, che ha terminato la sua missione con un

tuffo glorioso nell'atmosfera di Saturno lo scorso 15 settembre,

sono stati utilizzati per ricavare una mappa topografica

aggiornata di Titano, descritta in due recenti articoli scientifici

su Geophysical Review Letters (articolo 1) (articolo 2)

Il satellite è l'unico altro mondo del Sistema Solare ad aver

liquido stabile sulla superficie: non acqua, ma metano ed etano,

con uno strato di ghiaccio ricoperto da materiale organico al

posto del manto roccioso. Analizzando i dati della sonda, gli

scienziati della Cornell University di Ithaca (New York) hanno

scoperto che l'elevazione dei principali oceani di Titano rispetto

all'attrazione gravitazionale del pianeta è costante: esiste quindi

un "livello del mare" sostanzialmente uniforme, come sulla Terra.

Tale uniformità potrebbe dipendere da una connessione sotterranea

tra gli oceani di idrocarburi o da un canale di superficie che li mette in

comunicazione.

 Anche su Titano, come sulla Terra, esistono inoltre laghi più piccoli

situati a centinaia di metri di altitudine, più alti, quindi, rispetto al livello

del mare. Un esempio di questi specchi d'acqua è, sul nostro pianeta,

il lago Titicaca (tra Perù e Bolivia), a 3.700 metri sul livello del mare.

Anche questi laghi minori sembrerebbero collegati da un sistema sotter=

raneo, che li mette in comunicazione uniformandone l'altezza: qualcosa

di simile all'acqua che, sulla Terra, filtra attraverso le rocce porose,

raggiungendo falde sotterranee.

 Le nuove analisi hanno anche individuato montagne finora sconosciute

sul satellite - la più alta delle quali di 700 metri - e due depressioni equatoriali,

forse i resti di mari prosciugati o di attività di criovulcanismo.

 
 
 

ALTRE SCOPERTE.....

Post n°1563 pubblicato il 23 Gennaio 2018 da blogtecaolivelli

Fonte: Internet

31 marzo 2015

La fine di un supercontinente stimolò

la biodiversità nel Cambriano

La fine di un supercontinente stimolò la biodiversità nel Cambriano

 

La grande proliferazione di forme differenti

di vita che caratterizzò l'inizio del Cambriano,

oltre mezzo miliardo di anni fa, fu innescata

dalla frantumazione dell'antichissimo super=

continente di Pannotia. Nei nuovi mari che si

aprirono si crearono nicchie ecologiche diverse

che favorirono l'evoluzione di gruppi animali distinti(red)

biodiversitàevoluzionescienze della terra

Fu la tettonica a placche a innescare il più

ampio aumento della biodiversità che si sia

mai verificato sul nostro pianeta, la cosiddetta

esplosione del Cambriano, avvenuta tra 540 e

520 milioni di anni fa. La scoperta è di Lin Na 

e Wolfgang Kiessling, della  Friedrich Alexander

Universität a Erlangen-Nürnberg e della Humboldt

Universität a Berlino, che la descrivono

 sui "Proceedings of the National Academy of Sciences".

Nell'arco di tempo geologicamente breve in cui si

verificò l'esplosione del Cambriano, emersero una

cinquantina di nuovi phyla animali (il phylum è il

raggruppamento tassonomico più generale,

appena sotto il regno e sopra la classe), ma non

è mai stato chiaro se i fattori che guidarono questa

eccezionale diversificazione siano stati abiotici (per

esempio, salinità e temperatura delle acque),

ecologici, genetici o qualche complessa interazione

tra di essi.

La fine di un supercontinente stimolò la biodiversità nel Cambriano

La struttura corporea fondamentale di tutti

gli animali marini oggi viventi è riconducibile

a una delle nove forme di base apparse

durante l'esplosione cambriana. Molti animali

della precedente fauna di Ediacara, vissuta

fra 620 e 550 milioni di anni fa, avevano

strutture differenti, che nessun animale odierno

possiede più (Cortesia Eric Cheng/Stanfod University)

Lu e Kiessling hanno analizzato i dati disponibili

sui fossili dell'epoca e le formazioni geologiche che

li contenevano, per poi classificare le informazioni

sulla base del tipo di diversificazione osservata nelle

serie storiche in funzione delle località di ritrovamento.

Per valutare la biodiversità, hanno preso in esame

tutti e tre i livelli a cui può essere considerata:

il numero di specie presenti in una comunità che

occupa un certo ambiente in una certa località

geografica (detta biodiversità alfa); il numero di

comunità presenti in una determinata area geografica

(diversità beta); e  il numero totale di specie presenti

in una data regione geografica (diversità gamma).

Dall'analisi dei dati hanno concluso che l'esplosione

del Cambriano è stata determinata anzitutto

dall'aumento della biodiversità beta, ossia da una

intensa proliferazione di differenti comunità "provinciali".

Questa proliferazione fu innescata dalla frantumazione

dell'antico supercontinente di Pannotia, che portò

all'apertura degli oceani Giapeto e Aegir, e quindi

alla separazione e migrazione nei quattro continenti

di Laurentia, Baltica, Siberia e Gondwana.

Laurentia comprendeva le placche che oggi formano

l'America settentrionale, la Groenlandia e la Scozia,

mentre il nucleo del continente di Gondwana era

formato dalla riunione degli attuali Sud America,

Australia, India, Africa, Antartide, ed era circondato

da numerosi microcontinenti (corrispondenti a Cina

meridionale, Iran, e Turchia e altre attuali aree dell'Europa).

Questo impressionante smembramento si consumò

in tempi geologicamente molto ristretti, non più di

venti milioni di anni, e comportò  la dislocazione

delle diverse regioni costiere in posizioni caratterizzate

da climi più caldi e più freddi, e l'alterazione delle

correnti marine. Tutto ciò determinò una  moltiplicazione

di nicchie marine differenti in cui si svilupparono forme

animali diverse.

Alla riduzione delle dimensioni delle varie nicchie si

sovrappose poi un ulteriore meccanismo, quello

dell'aumento della predazione locale, forse legato

anch'esso alle minori dimensione delle nicchie

rispetto a quelle originarie.

 
 
 

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