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Messaggi del 04/11/2017
Post n°1506 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
da Internet Due buchi neri che emettono onde gravitazionali, osservate da rilevatori terrestri E' stato misurato il primo segnale delle onde gravitazionali dalla rete globale che le 'ascolta', formata dall'osservatorio europeo Virgo, che si trova in Italia e al quale il nostro Paese partecipa con l'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare insieme alla Francia, e dai due rivelatori americani Ligo. Il risultato, che apre una nuova pagina dell'astronomia, è stato annunciato dalle due collaborazioni internazionali a Torino, nella conferenza di apertura del G7 Scienza. Il segnale è stato rilevato il 14 agosto 2017 ed è il primo catturato dai tre rivelatori, che funzionano come un unico strumento potentissimo. E' stato emesso nei momenti finali della fusione di due buchi neri dalla massa di 31 e 25 volte quella del Sole e distanti dalla Terra circa 1,8 miliardi di anni luce. La fusione ha generato un unico buco nero da 53 masse solari: ciò significa che circa tre masse solari sono state convertite in energia sotto forma di onde gravitazionali.Lavorando all'unisono al di là dell'oceano, i tre rivelatori permettono anche di localizzare la provenienza delle onde gravitazionali con grande precisione. Ai vertici del triangolo si trovano Virgo, che è a Cascina (Pisa) e fa parte dell'Osservatorio Gravitazionale Europeo (Ego), e i due rivelatori di Ligo che si trovano negli Stati Uniti ,a Livingston (Louisiana) e aFedeli, orgogliosa del contributo dell'ItaliaUn grande motivo di orgoglio per il ruolo dell'Italia nel collaborare a uno straordinario traguardo: così il ministro per l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Valeria Fedeli, ha commentato la rilevazione del primo segnale delle onde gravitazionali fatta contemporaneamente dai rivelatori Ligo e Virgo. "Questo straordinario traguardo della fisica, che oggi al G7 Scienza viene comunicato assieme dalle due collaborazioni Ligo e Virgo, è per tutti noi motivo di grande soddisfazione", ha detto Fedeli. "Innanzitutto - ha proseguito - perché testimonia il valore della cooperazione scientifica internazionale, chiave di volta per affrontare le grandi sfide per il progresso della conoscenza, impegnandosi in uno sforzo congiunto e coordinato per raggiungere traguardi ambizioni". Per Valeria Fedeli "il risultato annunciato sottolinea anche l'importanza di progettare e investire nelle grandi infrastrutture di ricerca globali, che hanno la capacità di attrarre e ottimizzare competenze e risorse su scala planetaria". Come rappresentante istituzionale della ricerca scientifica italiana, ha detto ancora Fedeli, "l'annuncio di oggi è per me motivo d'orgoglio per il contributo determinante del nostro Paese, reso possibile grazie al costante lavoro delle nostre ricercatrici e dei nostri ricercatori, coordinati dall'Infn, e dalla capacità di innovare della nostra industria. Quello che agli inizi era potuto sembrare a molti un progetto visionario, sta aprendo oggi una nuova epoca per lo studio del nostro universo". Ferroni, uno straordinario successo Un esempio virtuoso di collaborazione internazionale: per il presidente dell'nfn, Fernando Ferroni, è soprattutto questa l'importanza del risultato presentato oggi a Torino, in apertura del G7 Scienza. "La prima rivelazione di un'onda gravitazionale da parte di tutti e tre gli interferometri rappresenta lo straordinario successo di un esempio virtuoso di collaborazione su scala globale", ha rilevato Ferroni. "E la capacità di identificare nel cielo la sorgente - ha aggiunto - marca la nascita della cosiddetta astronomia multimessaggero". Come Infn, ha osservato ancora, "siamo orgogliosi di Virgo, lo strumento che si trova in Italia e che con il suo determinante contributo rende possibile questa nuova, grande avventura scientifica". Ligo, onde gravitazionali; grandi attese per il 2018 nuova, che già nel 2018 potrebbe dare una straordinaria quantità di risultati. Ne è convinto il coordinatore scientifico della collaborazione americana Ligo (Laser Interferometer Gravitational-Wave Observatory), David Shoemaker, del Massachusetts Institute of Technology (Mit), che ha commentato entusiasta la prima osservazione congiunta delle antenne americane Ligo con l'europea Virgo. di interferometri realizzata grazie al lavoro congiunto di Virgo e Ligo", ha rilevato, "Con il prossimo ciclo di attività osservative, previsto per l'autunno 2018, possiamo aspettarci - ha concluso - rivelazioni di questo tipo ogni settimana o addirittura più spesso". Per il coordinatore della collaborazione Virgo, Jo van den Brand, dell'istituto olandese di fisica subatomica (Nikhef) e della Vrije Universiteit di Amsterdam, "è stato meraviglioso vedere un primo segnale di onde gravitazionali nel nostro nuovo rivelatore, dopo solo due settimane dall'inizio della presa dati". Questa, ha osservato, "è una grande ricompensa dopo tutto il lavoro svolto negli ultimi sei anni per la realizzazione del progetto Advanced Virgo, che ha consentito di potenziare il nostro rivelatore". I temi del G7 della Scienza l'Istruzione, l'Università e la Ricerca, Valeria Fedeli, è in programma per domani mattina, con riunioni plenarie dedicate ai temi cruciali della formazione delle risorse umane per la ricerca e l'innovazione. Sul tavolo dei ministri della Ricerca ci sono anche i meccanismi di finanziamento delle attività scientifiche. Si parlerà anche del ruolo della ricerca per promuovere le tecnologie e le innovazioni del futuro. Terzo grande tema della giornata sono le grandi infrastrutture per la ricerca globale e l'accesso ai dati. |
Post n°1505 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Le nuove frontiere della fusione I grandi progetti per la fusione, come ITER in Francia e NIF negli Stati Uniti, hanno consumato miliardi di dollari e sono ancora molto lontani dal generare energia sufficiente a sostenere il proprio funzionamento, per non parlare della produzione commerciale di energia. Adesso si lavora a progetti più semplici, in alcuni casi da parte di società private. I risultati preliminari fanno sperare in strade più pratiche e meno costose verso le centrali a fusione nucleare. I nuovi arrivati devono superare però ostacoli scientifici proibitivi: per esempio evitare che nei plasmi surriscaldati la turbolenza ponga fine subito alle reazioni di fusione. Anche il passaggio da brevi esperimenti a un funzionamento costante e affidabile necessario per le centrali elettriche pone difficoltà ingegneristiche straordinarie di W. Wayt Gibbs |
Post n°1504 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET
Dalla non-linearità di interazione tra le componenti di un sistema scaturisce l'attitudine di questo a esibire proprietà inspiegabili sulla base delle leggi che governano le singole componenti stesse:
Quantunque il comportamento emergente sia più facilmente riscontrabile in sistemi di organismi viventi o di individui sociali oppure ancora in sistemi economici ovvero in sistemi 'complicati' dai molteplici gradi di libertà, diversamente da una credenza oggi diffusa l'emergenza si manifesta anche in contesti molto più elementari, come ad esempio la fisica delle particelle e la fisica atomica e anzi, proprio questo fatto ne attesta l'importanza sul piano epistemologico, nel senso che si può contestare risolutamente la visione riduzionista in base alla quale ogni conoscenza scientifica deve essere fatta risalire a quella delle leggi che governano le particelle elementari. Invece, al salire della scala geometrica (particelle, atomi, molecole, eccetera), emergono leggi nuove che, senza violarle, integrano e superano quelle dei livelli precedenti. È importante sottolineare che la conditio sine qua non per l'emergenza è la non-linearità delle interazioni tra le componenti di un sistema e non già la numerosità di queste. Per questo motivo nel sistema vivente umano la coscienza, il linguaggio o la capacità auto-riflessiva sono ritenute proprietà emergenti perché non spiegabili dalla semplice interazione tra neuroni. Nei sistemi complessi l'evoluzione si basa su dinamiche differenti rispetto a quelle della teoria darwiniana sulla selezione naturale. L'evoluzione complessa è caratterizzata da un cambiamento discontinuo e imprevisto, che si svolge secondo una dinamica detta biforcazione. In questo tipo di evoluzione il cambiamento avviene in maniera improvvisa: il sistema raggiunge un punto critico in cui risulta del tutto instabile e il suo futuro è determinato dal caso. La destabilizzazione del sistema può verificarsi a causa di due fattori: forti perturbazioni provenienti dall'esterno, o mutazioni interne al sistema stesso che avvengono in maniera più o meno graduale. È impossibile prevedere l'esito di una bifocazione; il sistema può tanto stabilizzarsi e tornare allo stato di partenza, quanto assumere nuovi stati completamente diversi. La particolarità di questo tipo di dinamica evolutiva è che il risultato finale può non essere necessariamente un'ottimizzazione del sistema o un suo miglioramento, ma anche una sua regressione o nel peggiore dei casi la sua distruzione. Il comportamento caotico di sistemi anche apparentemente semplici e soggetti a leggi controllate e deterministiche, come ad esempio il problema dei tre corpi (nel quale Henri Poincaré alla fine dell'Ottocento rinvenne comportamenti caotici) o lamappa logistica di Robert May, è pure esso riconducibile alla non-linearità: i tre pianeti di Poincaré costituiscono un sistema nel quale gli elementi di ciascuna delle tre coppie di componenti si influenzano l'uno con l'altro, e la mappa logistica è in ultima analisi un modello semplificato del problema preda-predatore di cui sopra. Nonostante i prodromi ottocenteschi, una vera e propria teoria del caos si è sviluppata solo a partire dagli anni '60 del Novecento, quando l'impiego dei computer consentì di compiere osservazioni controllate e allestire simulazioni numeriche. Nella teoria del caos l'enfasi è posta sulla forte dipendenza del sistema dalle condizioni iniziali, nel senso che a variazioni infinitesime di queste possono aver luogo variazioni finite della traiettoria nello spazio delle fasi. Si parla allora di "caos deterministico", per sottolineare come l'evoluzione di un sistema possa farsi imprevedibile anche a partire da leggi di base ordinate o addirittura deterministiche. I sistemi caotici sono considerati complessi, sebbene abbiano pochi gradi di libertà. Più precisamente sotto opportune condizioni un sistema complesso può evolvere verso il caos ovvero avere una transizione al caos. La complessità è dunque legata al caos. La sopravvivenza in ambienti così variabili viene ricercata nel raggiungimento del confine del caos, quella particolare area dove si massimizzano le possibilità di evoluzione. I sistemi complessi adattativi, cioè, si situano tra l'eccessivo ordine - una staticità che ricorda da vicino un meccanismo - e l'eccessivo disordine - un caos fuori controllo che può sconfinare nell'anarchia. Questo specifico stato assunto dai sistemi complessi è anche chiamato spazio delle possibilità, poiché è la situazione in cui essi possono scegliere tra più comportamenti e configurazioni alternative. È in questo particolare stato, infatti, che questi sistemi agiscono in maniera più complessa e creativa, operando eventuali evoluzioni sfruttando le proprie peculiari capacità di apprendimento e adattamento. Il comportamento emergente delle folle o dei consumatori o degli operatori in un mercato o degli organismi in un collettivo vivente è, ovviamente, il più intrigante da esaminare. Particolare attenzione ricevono tra gli studiosi i fenomeni di auto-organizzazione, altra manifestazione delle interazioni non-lineari tra le componenti di un sistema. In questo campo, un ruolo primario viene giocato dai computer, come si può facilmente comprendere già contemplando ilgioco della vita di John Conway, nel quale poche semplici regole fissate per pochi individui di base possono condurre a evoluzioni assai complesse. È questo il dominio dei cosiddetti automi cellulari e dei sistemi adattivi complessi o CAS (complex adaptive systems): ambienti artificiali attraverso i quali si simula e si studia il comportamento dei sistemi più complessi, come quelli viventi. All'interno di questo filone di ricerca si è mossa anche una parte della psicologia e della psicoanalisi che sta tentando di introdurre la teoria della complessità all'interno del paradigma teorico, attraverso l'introduzione dei concetti di auto-organizzazione, non linearità, eco-organizzazione (termine caro a Bateson e Morin) e comportamento emergente. Secondo alcuni, si tratta di un filone di ricerca che potrebbe condurre anche a dare conto dell'evoluzione del mondo da materia fisica inerte a organismi viventi. L'etimologia del termine aiuta a comprendere il senso ultimo dell'"atteggiamento complesso", che ammonisce circa l'insufficienza del solo approccio analitico e invoca l'integrazione di questo con un approccio sistemico: un sistema complesso non può essere compreso mediante il solo esame delle sue componenti e, per analogia, le "cause ultime" di unproblema complesso non sono banalmente quelle delle sue parti essenziali, perché esso non può essere risolto mediante semplice scomposizione ma richiede l'iterazione tra questa e una visione d'insieme. È questo il punto di partenza della epistemologia della complessità sviluppata da Edgar Morin a partire dai Da Morin (che muove da una critica al riduzionismo e dal disvelamento dell'importanza del comportamento emergente) in poi, un pensiero complesso non può essere sviluppato prescindendo dal senso scientifico della complessità. |
Post n°1503 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Aristotele, gli archeologi greci hanno scoperto la sua tomba Kostas Sismanidis sostiene di aver scoperto la tomba di Aristotele in un sito archeologico a Stagira, città natale del più grande filosofo della storia. La tomba di Aristotele, il più grande filosofo della storia e il primo vero scienziato al mondo, è stata individuata da un gruppo di archeologi greci a Stagira. La scoperta è stata presentata a Salonicco dall'archeologo indipendente Kostas Sismanidis durante un convegno internazionale dedicato al filosofo e all'attualità del suo pensiero, ma le autorità elleniche commentano la notizia con cautela ed affermano di voler attendere maggiori dettagli al fine di poter esprimere una valutazione definitiva. Gli archeologi, non collegati ad alcuna università, hanno scavato per venti anni in un sito dell'antica Grecia settentrionale nella città di Stagira, dove il creatore della logica formale nacque nel 384 a.C., al fine di individuare la tomba di Aristotele. Il filosofo greco morì 62 anni dopo a Calcide, a circa cinquanta miglia a nord di Atene, ma Sismanidis sostiene che le sue ceneri funerarie siano state traslate nella sua città natale. Pur non avendo alcuna prova ufficiale, l'archeologo si dice praticamente certo dell'esattezza dei suoi calcoli, avvalorate dal contenuto di alcune fonti letterarie e di tre biografie. La presunta tomba di Aristotele si trova su una collina, vicino all'agorà della città antica di Stagira, nella parte orientale della penisola Calcidica vicino ad Olympia, in un punto molto panoramico. Si tratta di un edificio a forma di ferro di cavallo, con pavimenti in marmo e resti di un altare esterno, risalente a 2.400 anni fa. La parte superiore della cupola è alta dieci metri e il muro a semicerchio raggiunge i due metri di altezza. Gli scavi hanno portato alla luce anche ceramiche provenienti dai laboratori reali e cinquanta monete risalenti al tempo di Alessandro Magno. Non si sa molto sulla vita di Aristotele, a parte quello che ha lasciato nei suoi scritti. Allievo di Platone, entrò alla corte dell'antica Macedonia come tutore di Alessandro Magno, al quale trasferì indubbiamente la propria convinzione sulla superiorità della cultura greca e sulla sua capacità di dominare il mondo. Viaggiò poi per il Mar Egeo e l'Asia Minore, prima di tornare ad Atene, dove fondò la sua scuola, il Liceo, nel 335 a.C. Questo venne anche chiamato Peripato, sia per i suoi giardini sia per l'abitudine di Aristotele di tenere lezione passeggiando. Proprio per questo, i discepoli del Liceo sono anche conosciuti con il nome di Peripatetici. |
Post n°1502 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Svelato il mistero della tavoletta sumera Gli scienziati sono finalmente riusciti a svelare il mistero della tavoletta sumera ritrovata nell'antica città di Larsa: ecco cosa significaPer oltre 100 anni gli studiosi hanno tentato di svelare il mistero della tavoletta sumera e ora sembrano esserci riusciti. La verità sul "Plimpton 322", manufatto in argilla di 3700 anni, è stata finalmente svelata e rivela che non furono i greci, bensì i babilonesi, a scoprire la trigonometria.A compiere l'impresa gli scienziati dell'Università del Nuovo Galles del Sud UNSW Sydney) che hanno scoperto lo scopo della tabella trigonometrica più antica del mondo. Secondo gli studiosi in passato veniva utilizzata per fare calcoli utili per costruire palazzi, piramidi, templi e canali di irrigazione. La ricerca, pubblicata su "Historia Mathematica", è stata guidata dal matematico Norman J. Wildberger. Il team di studiosi ha dimostrato che furono i babilonesi a inventare l'uso dei triangoli oltre mille anni prima dei greci. La tavoletta sumera sarebbe originaria della città di Larsa ed è datata fra il 1822 e il 1762 a.C. Venne ritrovata nei primi del Novecento in Iraq da Edgar J. Banks, noto archeologo, e oggi si trova alla Columbia University di New York.L'antico manufatto è costituito da alcuni numeri su quattro colonne e quindici file, incisi in caratteri cuneiformi. "Il Plimpton 322 ha interrogato i matematici per anni - ha svelato Daniel Mansfield, che si è occupato della ricerca - . Rappresenta la più antica tavola trigonometrica del mondo". Solo mille anni dopo infatti Ipparco, astronomo e geografo, avrebbe parlato di trigonometria. "Plimpton però precede di più di 1000 anni - ha raccontato Wildberger -. E apre nuove possibilità, non solo per la ricerca matematica moderna, ma anche per l'insegnamento. Con Plimpton 322 abbiamo una trigonometria più semplice e accurata che presenta chiari vantaggi rispetto alla nostra. Vantaggi che si potrebbero utilizzare in futuro"."Il mistero enorme - ha chiarito l'esperto -, finora, era il suo scopo, perché gli antichi scribi hanno svolto il complesso compito di generare e ordinare i numeri sulla tavoletta. La nostra ricerca rivela che Plimpton 322 descrive le forme di triangoli ad angolo retto usando una nuova tipologia di trigonometria basata su rapporti, non angoli e cerchi. È un lavoro matematico affascinante che dimostra un indubbio genio". |
Post n°1501 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Scoperta tomba di 3.500 anni fa. Trovata una famiglia mummificata In Egitto è stata scoperta una tomba di 3.500 anni fa. All'interno c'era la famiglia mummificata dell'orafo del Faraone. Una tomba di 3500 anni fa e una famiglia mummificata all'interno. L'ultima scoperta fatta in Egitto è davvero sensazionale. Il ritrovamento è avvenuto a Luxor, dove il sottosuolo nascondeva una sepoltura realizzata nel periodo della XVIII dinastia (tramite la cronologia di Manetone). L'annuncio è arrivato grazie a Khaled El-Enany, ministro delle Antichità egiziano, che ha svelato i misteri della tomba durante una cerimonia che si è tenuta presso la necropoli di Draa Abul Naga. Gli archeologi hanno portato alla luce alcune mummie e diversi manufatti risalenti alla XXI e XXII dinastia. La tomba è situata sulla sponda occidentale del Nilo, in un'area in cui venivano sepolti gli alti dignitari e i nobili egiziani.Secondo quanto riportato da Khaled el-Anany la sepoltura non è in buone condizioni e potrebbe essere stata saccheggiata in passato. All'interno si trova la statua del suo proprietario, Amenemhat, una maschera funeraria di grande valore e i corpi della famiglia. "Vogliamo che i giornali di domani parlino dell'Egitto e inducano la gente a venire" ha spiegato il Ministro, convinto che questa nuova scoperta possa aiutare a rilanciare il turismo nel paese, dopo il calo di visite a causa del terrorismo e dei problemi del Governo. Amenemhat era l'orafo della famiglia al potere e sua moglie si chiamava Amenhotep. La sepoltura, secondo il team di archeologi egiziano e tedesco che ha realizzato gli scavi, conserva ancora la sua originale bellezza con gli affreschi rimasti intatti. Sono stati trovati anche diversi gioielli in ottime condizioni. Per ora il sito non è ancora stato aperto al pubblico, ma possiamo immaginarci la struttura della tomba grazie alla descrizione fatta da Moustafa Waziri, direttore generale delle antichità di Luxor, che ha partecipato alla ricerca. Secondo il racconto fatto l'entrata della tomba conduce ad una stanza quadrata in fondo a cui si trova un'iscrizione col nome del proprietario e due statue che raffigurano l'orafo e la moglie, mentre di quella del figlio sono rimasti solo alcuni resti. In un altro ambiente si trovano invece i sarcofagi, le mummie e le maschere funerarie di legno. |
Post n°1500 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
da Internet Mistero al Cairo: la statua trovata non è di Ramses II La statua rinvenuta in Egitto una settimana fa non apparterrebbe a Ramses II, ma ad un altro faraone. La statua trovata al Cairo qualche giorno fa non è di Ramses II. A rivelarlo, nel corso di una conferenza stampa, è stato Khaled el Enany, il ministro delle Antichità. In diretta tv ha illustrato le ricerche e gli studi fatti dagli archeologi sul colosso rinvenuto la settimana scorsa a Matariya, il quartiere popolare in cui in passato sorgeva l'antica Eliopoli.Inizialmente si era ipotizzato che la statua raffigurasse Ramses II, considerando la vicinanza del luogo del ritrovamento con un tempio dedicato al grande faraone. Secondo gli archeologi invece il colosso potrebbe essere stato eretto in onore di un altro faraone, Psammetico I, regnante della XXVI dinastia e meno conosciuto."Quando abbiamo scoperto la statua - ha detto svelato Khaled el Enany nel corso della conferenza stampa che si è tenuta al Cairo - la zona del suo ritrovamento, di fronte ad un tempio di Ramses II, e le sue dimensioni, ci hanno portato immediatamente a pensare che fosse Ramses II o una statua riusata da Ramses II, ma appartenente ad un re precedente, forse della XII dinastia, come ci sono molti esempi a Heliopolis"."Ma quando è stata sollevata la testa - ha spiegato lo studioso e politico - abbiamo cominciato a trovare alcuni elementi che sono caratteristici di altri periodi, in particolare la forma del capo, l'occhio destro, la faccia allungata e alcuni elementi del corpo".Il ministro ha anche parlato dell'importanza delle iscrizioni che sono state rinvenute: "La statua potrebbe raffigurare Psammetico I, della XXVI dinastia, che regnò sull'Egitto per 45 anni dal 664 fino al 610 avanti Cristo - ha spiegato -. Non confermiamo al cento per cento che la statua appartenga a Psammetico I, ma speriamo di trovare altri frammenti e identificare con certezza il proprietario della statua nei prossimi giorni, settimane, mesi".Poche ore prima della conferenza stampa i due enormi frammenti della statua, il busto e la testa, erano stati trasportati nei giardini che si trovano nel Museo Egizio de Il Cairo, dove resteranno per circa sei mesi, prima di essere trasportati nel nuovo Museo di Giza.Psammetico I viene descritto dagli storici come il riunificatore dell'Egitto dopo i violenti scontri con l'impero degli Assiri e forti scontri politici. Il suo regno durò, secondo Erodoto, circa 50 anni, morì nel 610 a.C. |
Post n°1499 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
da Internet Cina, scoperte le tombe di due giganti a Shandong In Cina gli archeologi hanno portato alla luce le tombe di due giganti, vissuti 5mila anni fa e alti più di due metriNel sudest della Cina, nella provincia di Shandong, sono stati rinvenuti degli scheletri giganti. Si tratta di uomini vissuti oltre 5mila anni fa, alti circa due metri.Il ritrovamento è avvenuto nel piccolo villaggio di Jiaojia, dove gli archeologi hanno riporto alla luce i resti di persone vissute migliaia di anni fa. Si tratta di individui molto alti per l'epoca e sicuramente considerati "fuori misura" dai loro coetanei del Neolitico, ma anche del presente. Secondo una ricerca effettuata nel 2015 infatti l'altezza media di un 18enne nella stessa zona è pari a 1,753 metri (mentre la media nazionale è di 1,72 metri). Ciò significa che gli scheletri ritrovati appartenevano a dei veri e propri giganti.Gli studiosi ne sono convinti soprattutto perché, secondo le prime misurazioni effettuate, gli uomini erano molto più alti di due metri, come risulta dagli scheletri. "Il dato che abbiamo ottenuto si basa sulla struttura ossea - ha spiegato il professor Fang Hui, a capo della ricerca e direttore della Scuola di Storia e Cultura dell'università di Jinan -. Se si fosse trattato di persone vive, la loro altezza sarebbe sicuramente stata superiore a 1,9 metri".Come facevano questi uomini ad essere così alti? Una spiegazione potrebbe arrivare dagli ulteriori scavi effettuati dagli archeologi, che hanno scoperto qualcosa di più sulle abitudini alimentari dei giganti. La popolazione che abitava la regione di Shandong infatti si nutriva non solo di frutta e verdura, ma anche di carne di maiale, molto nutriente. "Erano già agricoltori all'epoca - ha spiegato il dottor Fang Hui - e le persone avevano risorse di cibo ricche e diversificate, che hanno contribuito a cambiare il loro fisico". Non a caso gli individui più alti sono stati trovati in tombe grandi, con un corredo funebre, ad indicare uno status sociale elevato e, di conseguenza, la possibilità di nutrirsi bene.Nonostante ciò gli esperti sono convinti che la sola alimentazione non possa spiegare del tutto la presenza di questi giganti. Gli scavi nel frattempo continuano e gli archeologi sperano di risolvere il mistero dei giganti di Shandong. |
Post n°1498 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET La tomba di Babbo Natale esiste. Ecco dove si trova. La tomba di Babbo Natale esiste. Gli archeologi sono certi di aver trovato il luogo di sepoltura di San Nicola La tomba di Babbo Natale esiste e si trova in Turchia. Da anni gli archeologi stanno tentando di individuare il luogo di sepoltura di San Nicola, uno dei santi più famosi al mondo. Il patrono di Bari e vescovo di Myra negli anni è diventatoil simbolo del Natale, colui che porta i doni ai bambini, viaggiando su una slitta trainata da renne.Le tracce della sua vita terrena però si perdono nel buio dei secoli e ancora oggi gli archeologi stanno tentando di ricostruire il passato di Babbo Natale, individuando il luogo in cui è sepolto. Secondo le ultime ricerche i suoi resti sarebbero custoditi sotto la chiesa di San Nicola di Demre, nella provincia di Antalya, in Turchia. Qui si troverebbe una cripta sotterranea e segreta, in cui sarebbe stato tumulato il vescovo ortodosso. San Nicola morì nel 343, all'età di 73 anni e, secondo la leggenda, venne seppellito proprio in questa chiesetta. Durante il Medioevo, a causa di alcune guerre, i resti, sempre in base alla tradizione, vennero portati a Bari. Cosa c'è di vero in queste storie? La risposta potrebbe arrivare molto presto, visto che gli archeologi turchi avrebbero già iniziato a scavare nell'area. La speranza è quella di trovare una tomba intatta. "Lì sotto potremmo trovare il corpo intatto di San Nicola - ha svelato Cemil Karabayram, direttore degli scavi - così come i resti di un sacerdote locale".Secondo gli esperti la chiesa sarebbe stata eretta proprio per nascondere per sempre la cripta in cui era stato seppellito San Nicola. "Siamo convinti - hanno detto gli archeologi - che sia stata creata proprio per sigillare e proteggere la cripta del santo". I lavori saranno lunghi e complessi, soprattutto perché avverranno all'interno di una chiesa considerata patrimonio dell'umanità dall'Unesco: "Abbiamo ottenuto ottimi risultati - ha detto il ricercatore a capo del progetto -, ma il vero lavoro inizia ora". |
Post n°1497 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET La ricetta più antica del mondo? È della birra sumera E' una ricetta per produrre la birra la ricetta più antica al mondo, ritrovata su una tavoletta dei Sumeri risalente al 3000 a.C. La birra è notoriamente una delle bevande più antiche e al tempo stesso diffuse al mondo. Secondo gli storici, i primi esperimenti di produzione della birra risalgono intorno al VII secolo a.C. e sono collocabili geograficamente nella zona della cosiddetta Mezzaluna fertile, tra Mesopotamia e Egitto, dove era utilizzata anche in ambito sacro per offerte alla divinità o bevuta ai funerali per celebrare il defunto. Non sorprende così che la più antica ricetta al mondo sia proprio per la produzione della birra e arrivi dalla zona tra Tigri ed Eufrate abitata dai Sumeri. Le indicazioni sono riportate su una tavoletta con scrittura pittografica risalente al 3000 a.C, che indica tra gli ingredienti farina d'orzo, datteri, coriandolo o cardamomo. Il risultato della preparazione porterebbe ad una birra particolarmente forte quanto aromatizzata, alla quale si dovevano poi aggiungere pezzi di pane da lasciar galleggiare nella coppa. Con ogni probabilità, si tratta dunque della birra sikaru, ovvero 'pane liquido', fatta con orzo, una delle due tradizionali prodotte dai Sumeri: l'altra, lakurunnu, aveva invece come ingrediente principale il farro. Ricordiamo anche che nell'Antica Mesopotamia la produzione di birra era presa decisamente sul serio, tanto che nel Codice di Hammurabi, risalente al 1700-1600 a.C., era prevista la condanna a morte per chi non rispettava i criteri di fabbricazione o apriva un locale per la vendita senza autorizzazione. Facile pensare che i produttori fossero ben attenti a rispettare la ricetta... |
Post n°1496 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
da Internet Scoperte 6 mummie a Luxor nella tomba di Userhat In Egitto sono state rinvenute, insieme a sarcofagi e raffigurazioni, sei mummie egizie e un'enorme tomba, probabilmente appartenente a un magistrato Fonte: Twitter A Luxor, importante città egiziana, si trova la tomba per Userhat, il quale era un rinomato magistrato egizio appartenente alla XVIII dinastia. Negli ultimi giorni, la città in questione è stata oggetto di eccezionali attenzioni grazie a un altrettanto rilevante ritrovamento: quello, nei pressi della tomba di Userhat, di sei mummie egizie. È stato lo stesso governo egiziano ad annunciare al resto del mondo la notizia della scoperta. Userhat e le tombe egizie Il già citato Userhat era giudice nella città di Luxor durante la XVIII dinastia, vale a dire, tra il 1550 e il 1295 prima di Cristo. È quasi certo che la tomba in questione sia quella che ha ospitato la sua salma ma, molto probabilmente, lo stesso luogo è stato successivamente riutilizzato per altre sepolture nel periodo della XXI dinastia, quando la tomba avrebbe fatto posto a ulteriori inumazioni. La scoperta archeologica delle sei mummie è accompagnata dal ritrovamento, insieme a esse, di sarcofagi colorati e di circa un migliaio di figure funerarie. La tomba ritrovata si compone di una camera, la quale porta a sua volta a una stanza rettangolare, di un corridoio e di una camera interna. La tomba di Userhat e gli scavi precedenti Per il momento, gli archeologi hanno visitato e analizzato una sola delle citate stanze della tomba di Userhat. In essa sono stati ritrovati una serie di ushabti-termine egizio che designa le statuette funerarie-, insieme a maschere di legno nonché a coperchi di sarcofagi. Gli scavi di tali archeologi sono però ben lontani dall'essere terminati e, proprio adesso, proseguiranno nella seconda stanza. Questo sembra essere un anno fortunato per gli scavi archeologici nei siti corrispondenti all'antico Egitto. Infatti, questa non è la prima scoperta del 2017, bensì in seguito di alcune altrettanto importanti. Ad Assuan, nella parte meridionale dell'Egitto, una squadra di archeologi svedesi ha scoperto, all'inizio dell'anno, ben dodici siti funerari che, secondo le stime, risalgono a circa 3.500 anni fa. A marzo, invece, era giunto il momento di gloria della periferia della capitale egiziana. In un sobborgo de Il Cairo, infatti, è stata rinvenuta un mese fa una grande statua raffigurante il faraone Psammetico I, il cui regno si protrasse dal 664 al 610 a.C. |
Post n°1495 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Nuova tomba egizia di 4200 anni nasconde il segreto dei faraoni In Egitto è stato scoperto un nuovo sito in cui si trovano alcune tombe di faraoni che potrebbero cambiare il corso della storia Fonte: Depositphotos Una nuova tomba egizia risalente a oltre 4200 anni fa potrebbe svelare il segreto dei faraoni. Ad annunciarlo un team di archeologi formata da studiosi provenienti dall'Università di Birmingham, dall'Egypt Exploration Society e dal Qubbet Al-Hawa Research Project (QHRP). I ricercatori infatti hanno scoperto nel sito di Qubbetel-Hawa un muro alto due metri, eretto accanto a delle tombe costruite nella roccia. Il muro era stato realizzato lungo una collina e aveva lo scopo di fungere da supporto ad alcune tombe nella roccia, a cui si poteva accedere tramite una strada che conduceva a delle terrazze. Qui sono state identificate le tombe di Harkhuf e Heqaib, i governatori dell'isola Elefantina nel corso dell'Antico regno. Una scoperta che potrebbe cambiare la storia e tutto ciò che gli archeologi credevano di sapere sino ad oggi sulla morte e il seppellimento dei faraoni d'Egitto. "I ritrovamenti stanno profondamente cambiando la nostra comprensione del paesaggio funerario in quest'area durante l'Antico Regno e il Primo periodo intermedio nel 2.278-2.184 a.C. - ha spiegato Carl Graves, a capo della spedizione che ha compiuto la scoperta insieme a Martin Bommas -. Non penso che qualcuno sappia di già a chi appartengano le tombe". Eman Khalifa, del Qubbet Al-Hawa Research Project, ha svelato che la datazione del muro di pietra è avvenuto analizzando i frammenti di ceramica presenti nella malta usata per la costruzione. Fra questi sono stati rinvenuti alcuni piatti nello stile del faraone Pepi II della VI Dinastia, ma anche pezzi di vaso risalenti al Primo periodo intermedio e del Medio regno. "Ciò indica l'espansione del cimitero durante l'ultima parte di entrambi i periodi" ha spiegato Khalifa, secondo cui presto verranno ritrovate altre tombe. I lavori di scavo nei pressi del muro sono già iniziati e il sito promette di regalare altre scoperte interessanti. Qualche tempo fa nella stessa area era stata rinvenuta la tomba del faraone Sarenput I, che aveva regnato nella regione all'inizio del Medio regno, ma anche la bara di Sattjeni, potente nobile egizia, la cui mummia riportava tracce di cancro al seno. |
Post n°1494 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Scoperta in Egitto una necropoli di 5mila anni fa In Egitto è stata scoperta una necropoli di 5mila anni fa che potrebbe svelare tanti segreti sulla storia del paeseFonte: Twitter L'Egitto continua a regalare grandi sorprese agli studiosi. L'ultima è una necropoli di 5mila anni fa scoperta ad Abidoa circa 400 metri a sud del t empio di Seti I, nel governatorato di Sohag nell'Alto Egitto. Il ritrovamento potrebbe fare luce su alcuni lati oscuri della storia dell'antico Egitto. Ad annunciare la scoperta è stato Mahmoud Afifi, direttore del dipartimento delle Antichità egiziane, che ha illustrato la scoperta della necropoli risalente alla prima dinastia, identificata da un team di archeologi diretti da Yasser Mahmud Hussein. La necropoli è formata da 15 grandi tombe realizzate in mattoni crudi, all'interno di un centro abitato con case, vasellame e utensili di oltre 5mila anni fa, che potrebbero essere di proprietà di grandi funzionari e responsabili legati alla corte. Secondo gli studiosi l'analisi della necropoli potrebbe consentire di ottenere nuove interessanti informazioni sulla città di Abido, ancora poco conosciuta. Non a caso Hussein ha definito le tombe "uniche dal punto di vista dell'architettura". Gli archeologi infatti hanno recuperato diversi reperti fra cui frammenti di ceramiche,edifici e strumenti. Per gli archeologi in passato il sito sarebbe stato la sede di costruttori di tombe e importanti funzionari responsabili della costruzione di tombe reali nella città sacra di Abido. Gli esperti ritengono che, verso la fine del periodo predinastico e durante il regno delle 4 dinastie, la città fosse la capitale dell'Egitto. Tanto che in passato qui era stata rinvenuta anche la tomba di Osiride e quella di Seti I. Yasser Mahmoud Hussein ha svelato la composizione del complesso cimiteriale. La necropoli sarebbe caratterizzata dalla presenza di tombe a mastaba, a pianta rettangolare, con un tetto piano e realizzate con mattoni di fango. Il ritrovamento del sito archeologico potrebbe dare una spinta al turismo dell'Egitto, diventando un nuovo centro turistico, meta di escursioni. |
Post n°1493 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Ha 2100 anni ed è la mummia più bella della storia La mummia più bella del mondo viene dalla Cina ed è vissuta oltre 2000 anni fa: scopri chi era e quali sorprendenti segreti ha rivelato Fonte: Wikimedia Se siete abituati ad associare alla parola 'mummia' l'immagine di bende secche come la sabbia del deserto, vi sbagliate. La mummia più bella della storia si chiama Xin Zhui e vi farà cambiare idea. Conserva ancora i propri capelli e le ciglia, la pelle è bianca e quasi viva e le braccia si riescono ancora a piegare, nonostante siano passati oltre 2000 anni dalla sua morte e sepoltura. Chi era Lady Dai, una mummia dalla Cina Xin Zhui fu moglie del Marquis Li Cang, dal cui titolo derivano i nomi con cui è conosciuta "Lady Dai o Marquise of Dai" e visse in Cina durante la dinastia Han, la seconda dinastia imperiale cinese che regnò oltre 2000 anni fa. Nulla può far comprendere il perfetto stato di conservazione in cui questa mummia è stata ritrovata meglio di un sorprendente dettaglio: i ricercatori hanno scoperto che probabilmente l'ultimo cibo che consumò prima della morte fu un melone. Le perfette condizioni in cui il suo corpo mummificato è stato trovato hanno permesso agli studiosi di scoprire sorprendenti dettagli sul suo stato di salute: era in sovrappeso e soffriva di diabete, oltre che di problemi cardiocircolatori. Proprio questi problemi cardiaci sarebbero stati, secondo gli studi dei ricercatori, la causa della sua morte all'età di 50 anni. La scoperta della mummia di Xin Zhui è stata così sorprendente e di tale impatto da dare origine anche ad un musical ad essa ispirato, "Beauty of the Han Dynasty", incentrato sulla storia d'amore tra Xin Zhui e il marito. 100 vesti di seta per la sua tomba La tomba di Xin Zhui, fortunosamente ritrovata nella provincia di Hunan nel sud-est della Cina, rispecchia la ricchezza e raffinatezza dell'ambiente in cui Lady Dai aveva vissuto la propria vita. Il corpo era stato avvolto in venti strati di seta e poi racchiuso in quattro sarcofagi, trattati con carbone ed argilla che hanno impedito ai batteri di proliferare ed hanno di conseguenza permesso la conservazione del corpo in uno stato ottimale. Insieme alla defunta, erano stati seppelliti con lei tesori degni della posizione che aveva ricoperto: 160 statue di legno intagliato per rappresentare i suoi s ervitori e 100 vesti di finissima seta. |
Post n°1492 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Cina, scoperti i nuovi inquietanti segreti dell'Esercito di Terracotta In Cina gli archeologi hanno scoperto nuovi inquietanti segreti legati all'Esercito di Terracotta Fonte: Instagram L'Esercito di Terracotta, meraviglia archeologica scoperta in Cina nel 1974, ha ancora molto da raccontare e lo dimostrano le ultime scoperte fatte dagli archeologi. Analizzando le oltre 8mila statue di terracotta a guardia della tomba dell'imperatore cinese Qin Shi Huang, gli studiosi hanno cercato di svelare i segreti su quello che ad oggi è ancora uno dei più grandi misteri dell'umanità. Negli ultimi 40 anni gli scavi sono continuati, documentati dalle telecamere della BBC e di National Geographic, portando alla luce straordinarie verità. La prima, e più sconvolgente, sarebbe quella di un contatto fra la civiltà cinese e quella greca nel III secolo a.C. "Adesso abbiamo le prove di contatti t ra la primaCina imperiale e l'Occidente prima che venisse aperta la Via della Seta" ha spiegato Li Xiuzhen, studioso che ha guidato gli scavi al Mausoleo dell'imperatore Qin Shihuang. Prima della costruzione dell'esercito di terracotta infatti in Cina non esistono testimonianze di statue che rappresentino persone a grandezza naturale, l'origine delle statue a guardia dell'imperatore potrebbe quindi essere greca. Lukas Nickel, professore di Storia dell'Arte Asiatica all'Università di Vienna ritiene che 1500 anni prima di Marco Polo ci siano stati contatti fra Cina e Grecia. Non solo i Greci avrebbero influenzato la creazione delle statue, ma vi avrebbero anche partecipato.Non solo: davanti alla tomba dell'imperatore sono state trovate 99 sepoltureappartenenti a giovani donne mutilate e sepolte con ori e gioielli. Probabilmente si trattava di concubine dell'imperatore uccise al momento della sua morte. Presente anche un'altra sepoltura, appartenente ad un uomo di alto rango che sarebbe stato giustiziato. Si tratterebbe del principe Fu Su, il figlio maggiore dell'imperatore che venne assassinato insieme ai suoi 7 fratelli, dal figlio più giovane dell'imperatore: Hu Hai. Non è ancora chiaro come sia scoppiata la lotta fratricida, né quale sia la storia che si cela dietro queste nuove tombe. Insomma: dopo 40 anni, l'Esercito di Terracotta continua a nascondere ancora molti segreti. |
Post n°1491 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET
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Post n°1490 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Preistoria, analizzati i denti di un feto di 27mila anni fa Alcuni ricercatori hanno analizzato i denti di un feto preistorico trovato in una tomba e risalente a 27mila anni fa I denti di un feto di 27mila anni fa raccontano una storia e possono aiutarci a comprendere meglio il passato. Ne è convinta Alessia Nava, studiosa dell'Università La Sapienza di Roma, che ha realizzato una ricerca pubblicata sulla rivista Scientific Reports. Lo studio è stato svolto in collaborazione con diversi istituti internazionali e ha interessato l'analisi di alcuni reperti provenienti da una sepoltura di Santa Maria di Agnano in Puglia. La tomba, denominata "Ostuni 1" venne trovata nel 1991 da Donato Coppola e risale a oltre 27mila anni fa.Fra i reperti analizzati anche i denti appartenenti ad un feto rinvenuto nel grembo di una donna di circa vent'anni. La dentatura ha fornito diverse informazioni riguardo lo stato di salute della madre e del bambino. Per la prima volta gli studiosi sono riusciti a ricostruire lo sviluppo fetale antico.Lo studio ha interessato soprattutto l'analisi dello smalto dei denti che, soprattutto durante la sua formazione, racconta molto sulla vita di mamma e figlio. L'attenzione degli esperti si è concentrata soprattutto su tre incisivi da latte . "Nel caso specifico le prime indagini microtomografiche sulla mandibola - ha spiegato Lucia Mancini, ricercatrice di Elettra - sono state condotte presso il laboratorio Tomolab di Elettra e sono state fondamentali per studiare uno degli incisivi da latte presenti all'interno della mandibola stessa. Poi, grazie alle proprietà uniche della radiazione di sincrotrone, è stata effettuata un'analisi 3D ad alta risoluzione sui tre denti alla linea di luce SYRMEP. Questo approccio ci ha consentito di eseguire sui reperti fossili uno studio istologico virtuale, che ha rivelato le strutture più fini dello smalto dei denti in modo non distruttivo, preservando l'integrità dei rarissimi reperti". "I denti sono una specie di scatola nera - ha raccontato Claudio Tuniz dell'ICTP- in cui vengono registrate varie informazioni: a che tipo di ominide appartengono (lo smalto dei Neanderthal, per esempio, è generalmente più sottile di quello dei sapiens), la loro dieta, l'età alla morte e i tempi dello sviluppo. Per il futuro sarebbe importante stabilire un collegamento tra chi studia gli umani di oggi, i medici, e i paleoantropologi che studiano gli umani del passato". "Gli antichi romani ci avevano fornito l'indizio di uno sviluppo fetale accelerato nel mondo antico anche se di poco - ha svelato Alessia Nava -. Questa ricerca sembra confermare questo andamento, in un periodo molto più antico. Ora si tratta di estendere nello spazio e nel tempo il nostro studio: forse altre sorprese ci attendono". |
Post n°1489 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Scoperta tomba di 3.500 anni fa. Trovata una famiglia mummificata In Egitto è stata scoperta una tomba di 3.500 anni fa. All'interno c'era la famiglia mummificata dell'orafo del Faraone Una tomba di 3500 anni fa e una famiglia mummificata all'interno. L'ultima scoperta fatta in Egitto è davvero sensazionale. Il ritrovamento è avvenuto a Luxor, dove il sottosuolo nascondeva una sepoltura realizzata nel periodo della XVIII dinastia (tramite la cronologia di Manetone). L'annuncio è arrivato grazie a Khaled El-Enany, ministro delle Antichità egiziano, che ha svelato i misteri della tomba durante una cerimonia che si è tenuta presso la necropoli di Draa Abul Naga. Gli archeologi hanno portato alla luce alcune mummie e diversi manufatti risalenti alla XXI e XXII dinastia. La tomba è situata sulla sponda occidentale del Nilo, in un'area in cui venivano sepolti gli alti dignitari e i nobili egiziani. Secondo quanto riportato da Khaled el-Anany la sepoltura non è in buone condizioni e potrebbe essere stata saccheggiata in passato. All'interno si trova la statua del suo proprietario, Amenemhat, una maschera funeraria di grande valore e i corpi della famiglia. "Vogliamo che i giornali di domani parlino dell'Egitto e inducano la gente a venire" ha spiegato il Ministro, convinto che questa nuova scoperta possa aiutare a rilanciare il turismo nel paese, dopo il calo di visite a causa del terrorismo e dei problemi del Governo. Amenemhat era l'orafo della famiglia al potere e sua moglie si chiamava Amenhotep. La sepoltura, secondo il team di archeologi egiziano e tedesco che ha realizzato gli scavi, conserva ancora la sua originale bellezza con gli affreschi rimasti intatti. Sono stati trovati anche diversi gioielli in ottime condizioni. Per ora il sito non è ancora stato aperto al pubblico, ma possiamo immaginarci la struttura della tomba grazie alla descrizione fatta da Moustafa Waziri, direttore generale delle antichità di Luxor, che ha partecipato alla ricerca. Secondo il racconto fatto l'entrata della tomba conduce ad una stanza quadrata in fondo a cui si trova un'iscrizione col nome del proprietario e due statue che raffigurano l'orafo e la moglie, mentre di quella del figlio sono rimasti solo alcuni resti. In un altro ambiente si trovano invece i sarcofagi, le mummie e le maschere funerarie di legno. |
Post n°1488 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
da Internet Assuan e il mistero delle 12 tombe egizie, vecchie di 3400 anni L'Egitto non smette di rivelare al mondo i suoi tesori sepolti: una nuova scoperta è emersa vicina ad Assuan a Gebel el-Silsila Fonte: PIxabay L'epoca dei faraoni -con i loro grandi monumenti in mezzo al deserto, le pareti dei palazzi coperte di geroglifici misteriosi e il fascino arcano delle mummie- ha affascinato il mondo per migliaia di anni. L'Egitto è ancora pieno di tesori sepolti e scoperte archeologiche legate a questa civiltà antica che aspettano solo di essere portate alla luce da infaticabili archeologi e studiosi di tutto il mondo che esplorano i suoi territori più remoti. Spesso studi di molti anni si rivelano infruttuosi, ma qualche volta portano alla luce veri tesori: è quel che è accaduto ad Assuan. Gli infiniti tesori della terra dei faraoni Quasi a metà strada tra i famoso sito di Luxor, con la Valle dei Re e delle Regine, e la città di Assuan, vicina alla più grande diga del Nilo, si trova il sito di Gebel el-Silsila. La necropoli - che risalirebbe al Nuovo Regno, quasi 3'500 anni fa- è stata scoperta nel 2015 durante una spedizione svedese dell'Università di Lund: il sito ha rivelato 40 tombe, probabilmente di individui appartenenti ad una classe sociale elevata di cui però non si conosce ancora l'identità. Recentemente nello stesso sito sono state scoperte altre 12 tombe di vario tipo: la necropoli ospita anche tombe di animali, ciascuna con una o due camere ed un ricco corredo funebre costituito da sarcofagi di pietra o di argilla. Tra questi animali sono stati ritrovati pecore, capre e un coccodrillo. Le tombe di Assuan: tesori dell'epoca di Thutmose III Le varie tombe contengono tutti gli elementi tipici di un corredo funebre dell'epoca, quei tesori che così spesso sono stati depredati dalle rispettive tombe da tanti ladri di tombe. Sculture, sarcofagi di pietra, tessuti e ornamenti funebri come amuleti ed elaborata gioielleria sono indizi a sostegno della tesi secondo cui le persone sepolte appartenevano ad un'alta classe sociale. Tuttavia, l'analisi dei nuovi corpi ritrovati ha rivelato segni tipici di lavori faticosi, come le ossa rotte, ed ha così rivoluzionato le precedenti teorie degli studiosi. Alcuni elementi sono andati a sostegno della collocazione temporale del sito: un amuleto a forma di scarabeo e un cartiglio riportano il nome di Thutmose III. Thutmose III fu uno dei più grandi faraoni della 18° dinastia, che attraverso 17 campagne militari conquistò svariati territori. Prima insieme alla matrigna Hatshepsut e poi da solo, regnò per ben 54 anni tra il 1481 e il 1425 a.C., proprio nel periodo a cui si era stimato che risalissero le tombe del sito di Assuan. |
Post n°1487 pubblicato il 04 Novembre 2017 da blogtecaolivelli
DA INTERNET Il mistero del millenario Stonehenge in Amazzonia Rego Grande è un sito archeologico che ricorda la costruzione di Stonehenge e si trova in Amazzonia. Diverse le teorie sull'uso effettivo del luogo Fonte: Pixabay Rego Grande, conosciuta come la Stonehenge Amazzonica, a causa della somiglianza con il famoso monumento preistorico nel Wiltshire, si trova nello stato di Amapà, vicino alla città di Calcoene. Anche per questa struttura, come per Stonehenge, probabilmente si tratta di un luogo di culto o di un osservatorio astronomico. Il monumento prende il nome dal vicino fiume Reno Grande ed è composta da127 blocchi di granito in piedi, disposti in un cerchio di circa 30 metri di diametro. Ciascun blocco è altro circa 4 metri e pesa diverse tonnellate. Secondo gli studiosi, la struttura è stata costruita per coincidere con il solstizio d'inverno, quando il sole è nel suo punto più basso. Infatti, l'ombra di uno dei blocchi scompare proprio nel momento in cui il sole si trova perfettamente sopra la struttura. Gli studi sul sito archeologico Il sito è stato scoperto per la prima volta dal naturalista svizzero-brasiliano Emil Goeldi nel tardo 19° secolo, ma non è stato studiato per molto tempo. L'attuale custode, Lailson Carmelo da Silva, invece, sostiene di essere stato il primo a scoprire il sito durante una battuta di caccia al cinghiale. Nel ventesimo secolo però gli archeologici credevano che l'Amazzonia, prima della colonizzazione europea, non fosse una terra abitata da società avanzata. Mentre il sito di Stonehenge di Wilthshire è stato costruito tra il 3000 a.C. e il 2000 a.C., la costruzione i Rego Grande risale a circa 1000 anni fa, circa 00 anni prima che gli europei iniziassero a colonizzare le Americhe. Il sito archeologico è diventato recentemente il soggetto degli studi dell'archeologa Mariana Cabral. Le scoperte intorno al sito L'archeologa Cabral, insieme al marito, si è dedicata per circa dieci anni alla disposizione delle rocce. I veri scavi, però, sono iniziati solo nel 2005 e in poco tempo sono stati trovati resti di urne funerarie in ceramica, elementi che hanno permesso di ipotizzare l'uso dell'area a scopo funebre. Inoltre, i blocchi potrebbero provenire da una zona molto vicina al sito, a differenza di quelli di Stonehenge che, invece, sappiamo essere stati trasportati per un lungo tragitto. Come dicevamo in precedenza, ci sono diverse teorie riguardo l'effettivo uso del luogo: alcuni suppongono si tratti di un luogo di culto usato per aiutare con i cicli colturali o per favorire la caccia. Oppure potrebbero essere state posizionate come marcatori per i cacciatori. La cosa certa è che le teorie sono molte, ma ancora non si è giunti ad una risposta conclusiva e chiara in merito allo scopo delle creazione di questo sito archeologico. |
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