Dopo un anno di “fermo biologico” volontario ed invogliato da una giornata con un sole splendente che ha reso l’aria tiepida, ho deciso di tornare sulla costa giovinazzese e tentare la sorte con una bolognese (non è una passeggiatrice del lungomare, ma un tipo di canna da pesca ). Ho radunato alla meno peggio le attrezzature, le ho infilate in macchina e verso mezzogiorno stavo già sistemando la roba su uno scoglio prospiciente una piccola insenatura.
Il mare è troppo calmo per poter donare prede apprezzabili, ma per fortuna l’acqua è ancora un po’ torbida per la mareggiata dei giorni scorsi e la marea sembra non avere ancora iniziato la sua fase calante; magari non saranno pezzi da arrosto, ma ci sono le premesse per assicurare un minimo di divertimento. Come esca ho portato con me un po’ di fette di pan carré, che provvedo a privare della sottile scorza ed a lavorare dopo averle bagnate con acqua di mare; il pane è un’esca universale (nel senso che va bene per la maggioranza dei pesci) e quando il mare non ha un grosso movimento, ha anche una discreta tenuta all’amo.
Essendo già un pochino tardi e valutando che le prede non dovrebbero essere di grosse dimensioni, decido di non procedere alla sostituzione degli ami (che sono del n°14) e nemmeno del terminale in monofilo (nylon con diametro di 0,10 mm). Dopo qualche lancio fatto più per riprendere la mano e lasciare un po’ di pane in sospensione per cercare di attirare qualche possibile preda nella zona in cui intendo pescare, noto qualche leggero movimento del galleggiante … qualcosa si sta muovendo. L’istinto del pescatore riaffiora: i muscoli si tendono, il livello di attenzione si alza e gli occhi attenti scrutano ogni minima oscillazione del galleggiante per inviare quegli input che il cervello elaborerà e trasformerà in comandi per effettuare la prima “ferrata”. Ed ecco di nuovo quella magica sensazione, che solo i pescatori conoscono, della piccola battaglia fatta di pazienza e furbizia per cercare di averla vinta sulla preda … la pesca sportiva, contrariamente alla caccia, da grossissime chances di vittoria anche alla preda, per cui il vincitore sarà certo di avere gareggiato quasi ad armi pari col suo sfidante.
E’ iniziata così una lunga serie di piccole battaglie con sue branchi di pesci; cefali e salpe. La mangianza è durata circa un’ora durante la quale è stato più il tempo passato al telefono per cercare di contattare moglie e primogenita per chiedere il favore di andare a prendere la piccola a scuola (lo so ha 18 anni, ma per me sempre piccola è), che quello trascorso a pescare. Verso le 13.30 l’acqua è diventata completamente chiara e la marea ha iniziato la sua fase calante; ovviamente i pesci hanno smesso di mangiare.
Ho quindi, come si dice dalle mie parti, “rigettato i ferri” e soddisfatto mi sono avviato verso casa con oltre un chilo di prede nella busta. Spero di poter ripetere presto l’esperienza con condizioni di mare più promettenti -magari con una bella scaduta di mareggiata, con forte risacca ed acqua molto torbida- in modo da potermi cimentare con prede più ambite; nel frattempo mi dedicherò a dare una sistemata ai ferri del mestiere che per un intero anno sono stati totalmente trascurati.
Buona notte a tutti
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il 09/08/2018 alle 19:12
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il 09/08/2018 alle 19:11
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