Cronache

Arriva dalla Florida l’ultima bizzarria nel campo della moda: il loro nome è pastease (termine che suppongo nasca dalla fusione delle parole paste= incollare  e tease= eccitare sessualmente senza poi concedersi) e sono dei micro (ma che dico micro? Nano) bikini che non si indossano, ma si incollano al corpo per coprire superfici che non vanno oltre i 4-5 centimetri quadrati. Stelline, fiorellini e cuoricini che si incollano sui capezzoli e striscioline minuscole che coprono esclusivamente la parte centrale della femminilità, lasciando fuori ben rasato il monte di venere. Come se non bastasse sta prendendo piede, sempre in America, la moda di organizzare feste (i pastease parties) dove è d'obbligo indossare stelline e farfalline in luogo dei top.

La notizia su riportata si sposa, in un certo senso, con un’altra apparsa in rete nei giorni scorsi: Nei dintorni di Parigi è stato proibito ad una donna l’accesso ad una piscina perché indossava, invece di un normale costume da bagno (o di un micro bikini), un “burkini”, cioè un indumento che copre tutto il corpo salvo il viso, le mani e i piedi. La donna francese, convertita all’islam 17 anni prima, si è rivolta alla polizia e il responsabile della piscina ha giustificato il rifiuto nascondendosi dietro un generico “norme di igiene” (sic!). Quindi non discriminazione di religione, razza, sesso o generazionale, bensì una nuova forma: quella da “abbigliamento da piscina”!

Certo che vedere questi costumi da bagno sempre più ridotti non può far altro che avvalorare la sensazione che la crisi economica nella quale versiamo sia sempre più forte; infatti è certamente per questo motivo che stilisti e produttori, nell’ottica del massimo guadagno con il minimo investimento, si sono orientati a risparmiare su tutto, anche sulla quantità di stoffa necessaria per confezionare alcuni capi di abbigliamento.

Fonte la rete