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Santa Sede contro la Cassazione alla vigilia della decisione sul caso Englaro

Post n°205 pubblicato il 13 Novembre 2008 da circololenci

Giorgio Salvetti

A un passo dalla fine dell'accanimento giuridico sul caso di Eluana Englaro, la ragazza che da 1992 viene nutrita con un sondino, la Chiesa ci mette ancora una volta lo zampino. Ieri il procuratore generale della Cassazione ha chiesto che venga dichiarato inammissibile il ricorso della Procura di Milano contro la sentenza che a luglio aveva giudicato legittimo sospendere l'alimentazione forzata di Eluana. Apriti cielo. La santa sede è subito intervenuta a piedi giunti. Il cardinale Javier Lozano Baragan, presidente del consiglio per la salute del Vaticano, ha detto che se la sospensione dell'idratazione e dell'alimentazione fosse messa in pratica si tratterebbe di una «terribile morte per fame e per sete, una mostruosità disumana, un assassinio». Mentre il papà di Eluana, per rispetto della corte che si è riunita in camera di consiglio, ha preferito un dignitoso no comment, le gerarchie ecclesiastiche non hanno saputo mantenere il voto del silenzio.
Secondo il procuratore alla Cassazione, Domenico Iannelli, il pm di Milano non avrebbe dovuto portare la sentenza all'esame della corte di Roma perché non riguarda una questione di «interesse generale e pubblico ma si tratta di una tutela soggettiva e individuale». Significa che il caso di Eluana è stato indebitamente trasformato in una questione di stato e sulla pelle di quella ragazza e della sua famiglia si sta giocando un partita giuridica che prescinde dalla sua vicenda personale. In subordine, il procuratore ha chiesto che venga accolta solo la prima motivazione del ricorso che richiedeva un ulteriore accertamento dello stato di Eluana per valutare le «effettive condizione di irreversibilità dello stato vegetativo permanente». Una sorta di esame di stato medico permanente.
«Non ho nulla da dichiarare, nella maniera più assoluta». Beppino Englaro, lo stoico papà di Eluana, ancora un volta non ha voluto commentare ma ha voluto esserci, in prima fila, davanti alla corte di Cassazione. Rispettoso, ancora una volta, delle istituzioni che hanno potere di vita e di morte su sua figlia. Solo quando l'udienza è terminata si è ritirato per tornare a Lecco dove attenderà la sentenza. I suoi avvocati sono soddisfatti della richiesta di inammissibilità avanzata dal procuratore. «Secondo noi - ha dichiarato Franca Alessio, curatrice di Eluana - la Procura di Milano non era legittimata ad impugnare la sentenza di luglio. A nostro giudizio quel decreto della corte d'appello va applicato altrimenti non si metterà mai la parola fine». Secondo Alessio la procura di Milano «si è lasciata trascinare da medici e neurologi che la pensano in modo diverso e ritengono che si possa sostenere che ci sia ancora una possibilità di vita, mentre continuare così sarebbe impietoso».
L'avvocato Vittorio Angiolini, legale del signor Englaro, è fiducioso: «Bisogna lasciare alla Corte di Cassazione la serenità per prendere questa decisione. La discussione è stata ampia e credo che la Corte abbia tutti i materiali per decidere». L'avvocato Angiolini aveva chiuso la sua arringa davanti alla Corte con un appello: «E' ora che Eluana venga lasciata morire come chiede suo padre da 16 anni. Lo scopo della procura di Milano è quello di un accertamento che non abbia mai fine. Una cosa contraria ad ogni principio epistemiologico che porterebbe ad un livello tale di trasformazione per cui il medico diventerebbe colui che si impadronisce della vita altrui». Angiolini ha anche citato il vangelo secondo Giovanni dove dice che anche di fronte alla resurrezione di Lazzaro, Gesù ringrazia Dio perché sa che neanche lui può disporre della vita altrui e dare miracoli, ma si deve attenere alla volontà divina.
Per il Vaticano, evidentemente, contano di più la volontà di papa Ratzinger & Compagnia e il potere dei sondini. Le dichiarazioni del cardinale Barragan hanno rotto quel silenzio che pure era stato invocato anche dal cardinale di Milano Dionigi Tettamanzi. Solo in un secondo momento Barragan ha tentato di camuffare il suo intervento. «Non mi sono riferito alla Corte di Cassazione e al suo lavoro ma ho solo voluto ripetere la dottrina della Chiesa rispetto al vivere e al morire. Parlavo in generale in osservanza del quinto comandamento: non uccidere. Non mi riferivo a nessun caso specifico». Ma il tempismo delle sue parole non è opera della divina provvidenza.
Il giudizio definitivo della Cassazione dovrebbe essere reso noto entro pochi giorni. Anche se le camere riunite della Cassazione avrebbero a disposione fino a 30 giorni di tempo per pronunciarsi, la sentenza «verrà pubblicata nel più breve tempo possibile tenuto conto della particolarità del caso», ha reso noto il primo presidente della Cassazione Vincenzo Carbone. E speriamo che poi Eluana possa essere finalmente lasciata in pace dalle leggi di dio e degli uomini.

 
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