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L'onda è il mare

Viaggio del cuore e della mente

 

 

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Pagine di diario

Post n°187 pubblicato il 01 Dicembre 2016 da coluci
 

IL FUTURO

Basta piangere o sognare: costruiamolo!

Il mio gran male è stato sempre e sarà sempre uno:
quello di desiderare e sognare, invece di volere e fare.
Carlo Emilio Gadda

Il mercato è pieno di buffoni solenni
- e il popolo si gloria dei suoi grandi uomini.
Questo sono per esso i signori dell'ora...
Tutto ciò che è grande si ritrae in disparte dal mercato e dalla fama:
in disparte dal mercato e dalla fama
abitarono sempre gli inventori di nuovi valori.
Nietzsche

L'uomo è un essere volto alla costruzione di senso.
J. W. Goethe

Sentiamo ormai da tempo il mantra depressivo diffuso: "non c'è futuro". E parte un rosario di costatazioni a volte fondate, altre pressapochiste, sempre apocalittiche.
Tutto ragionevole, la realtà non è più quella di prima. La generazione del "noi che cantavamo Guccini, Gaber e ascoltavamo i Pink Floyd, Queen, Dire Straits, noi che contestavamo certa cultura borghese... noi che stringevamo tra le mani il nostro futuro... noi che inventavamo un nuovo mondo... noi attori sociali pieni di entusiasmo... noi appassionati lettori di Elsa Morante, Marcuse, Mao Tse-tung, l'Antologia di Spoon River...", quella generazione non c'è più. Quella società è collassata.
Non esiste più se non nella nostra memoria. Nelle nostre analisi nostalgiche, passiste, ininfluenti. Un album di ricordi.

Quel condensato socio-culturale e tutti quei valori con cui ci confrontavamo e contro cui lottavamo, a volte anche in modo pesantemente esagerato e/o sbagliato, background del nostro mondo giovanile, ora non esistono più. Tutti i parametri sono saltati.
Mi sovviene Nietzsche: "Dio è morto". E con la morte di Dio si decreta la FINE di un SENSO, di una CULTURA, di un caleidoscopio di VALORI. Si decreta la fine di un modo di essere nel mondo e si inaugura un tempo nuovo, il mondo di oggi. Una rivoluzione antropologica.

Un altro mondo. Un altro Dio, il DENARO.
Il nuovo generatore di senso di tutti i valori, meglio di un unico valore, quello dell'UTILITÀ.

Tutto misurato esclusivamente dalla cifra accorta, cinica della monetizzazione. Dal valore d'uso al valore di scambio.
Persino l'essere umano. Se ha denaro e produce è persona, osserva Hegel, altrimenti individuo inutile "polvere della storia". Il detto latino è più tranciante: "Homo sine pecunia, imago mortis".
Non importa se hai cultura, disponibilità al sacrificio, talento, semplicità, o peggio, sei perseguitato, affamato, sfruttato, ammalato, sofferente: il codice di identificazione risiede nel tuo essere funzionale al profitto e al consumo. "Pecunia non olet!"

Il resto non fa mondo. Non fa mondo la CULTURA, non fa mondo l'ARTE, non fanno mondo i SENTIMENTI, gli affetti, la solidarietà, la giustizia e l'onestà, il rispetto per gli animali e la natura.

L'uomo dei nostri giorni si è congedato dal vecchio tempio e dai suoi riti oramai svuotati di significato e frequenta la piazza degli affari.
Qui la danza è guidata dalla TECNICA, con il suo sviluppo mastodontico, incontrollabile e omni-invasivo. Da mezzo si è tramutata in fenomeno autopoietico, autocreazione dei propri scopi.
Una società problematica, chiusa e stagnante, in cui non è facile farsi strada. Soprattutto per i giovani.

Il panorama è vario.
C'è chi aspetta passivamente, autocommiserandosi e stordendosi con bevute varie tra una discoteca e l'altra, ingurgitando disperazione o morte, c'è chi, sempre passivamente, sogna e spera, ma c'è anche CHI SI TIRA SU LE MANICHE e si attiva caparbiamente e responsabilmente.

Del resto nessuno ci regala senso: il SENSO DELLA VITA SI COSTRUISCE, attivandosi, sperimentando scelte, prendendo decisioni, affrontando sacrifici con tenacia per raggiungere o perfezionare conoscenza e competenze.

L'immagine del mondo cambia
se ognuno traccia la sua linea.

NB. Io la penso così, però capisco che altri potrebbero pensarla diversamente.

 
 
 
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