Creato da coluci il 05/09/2010

L'onda è il mare

Viaggio del cuore e della mente

 

 

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Post n°165 pubblicato il 19 Ottobre 2015 da coluci
 

LA "MIO-PIA" FAMILISTICA

Leggo, con mia soddisfazione, questa risposta di Umberto Galimberti (filosofo che apprezzo e leggo spesso) ad una lettrice che gli espone un problema di relazionalità familiare:

"Nella struttura della famiglia circola spesso un improprio aggettivo possessivo che fa dire all'uomo "mia moglie", alla donna "mio marito", a entrambi i genitori o "mio figlio" o "mia figlia", quando nella relazione tra individui che hanno deciso di condurre una vita insieme, e insieme di generare, di "mio" non dovrebbe esserci proprio nulla. Infatti l'unica condizione perché nel nucleo familiare possa circolare l'amore è il riconoscimento dell'alterità dell'altro, e non la sua percezione limitatamente a come io vorrei che fosse, con conseguente negazione della sua individualità, e sua riduzione a semplice soddisfazione dei miei desideri o delle mie aspettative".

Confido che uso rarissimamente, se non per spiegarmi meglio, l'aggettivo possessivo "MIO", soprattutto riferendomi ai familiari, anzi mi crea fastidio solo sentirlo in bocca d'altri. "mio... mia... i miei...". Come dire: sono solo di mia appartenenza, sono cose mie.
Questo sentire sa di FAMILISMO, di chiusura, di indisponibilità, di barriera, di separazione, di esclusività. Nulla può superare il recinto che segna e difende la proprietà e profanare la sacralità della struttura domestica. Il mondo è tutto lì, tutto gira attorno ai PROPRI PROBLEMI E INTERESSI FAMILIARI, il resto non mi interessa perché "non mi appartiene".

Si è distanti dalla bellezza e dal piacere di far risuonare il semplice e inconfondibile NOME della donna o dell'uomo che si ama, della figlia/e o del figlio/i che portiamo nel cuore, degli amici cui vogliamo un bene particolare.
Dire, pronunciare un nome NON è dire: sei mio, un mio possesso. Pronunciare un nome è dire: sei un Tu, un Soggetto, un'Identità altra da me, che stimo, rispetto, AMO. SEI SPECIALE. Allora sì che la relazione profuma di libertà.

Certamente il legame familiare, anche se non necessariamente, comporta solidarietà di sangue, anche se il rapporto amoroso dovrebbe (e non sempre è così) stare a fondamento. L'APPARTENENZA NON È VALORE ASSOLUTO. Nasconde spesso messaggi di rifiuto, ma anche di debolezza identitaria. Se implica estraniamento dall'alterità, dal rispetto e accoglienza delle diversità, dalla responsabilità solidale comunitaria-sociale, politica, allora anche ciò che si persegue è "il proprio interesse" e null'altro.

Il familismo è frutto di egoismo, o almeno egocentrismo. La famiglia, il gruppo, la comunità come fortino inoppugnabile, inattaccabile, incontaminabile. Quanti luoghi comuni al proposito! "I panni sporchi si lavano in casa propria" e intanto si farfugliano sentenze sulla trasparenza. La famiglia "sorgente della pace... intima comunione di vita e d'amore... luogo primario dell'umanizzazione della persona e della società..."; e intanto la violenza tra le mura domestiche si intensifica!!!

Fuorviante, in questa concezione, proclamare poi che la FAMIGLIA, cellula sociale, EDUCA. Spesso vi germinano disvalori confondendo riservatezza e difesa con omertà, giustizia con interesse proprio, sicurezza con individualismo, omissione con furbizia. Mi tornano alla mente le tre scimmiette sagge (!?!?) del santuario di Toshogua a Nikko. La FAMIGLIA può anche DISEDUCARE.

Oltre il familismo? Si può? Come?

Spalancando le finestre della mente e del cuore per far uscire l'aria stagnante delle visioni miopi e tradizionaliste, dell'insulso paternalismo e autoritarismo, del mutismo o pettegolezzo, delle invidie e gelosie, del casalingo perfezionismo competitivo, delle difese familiari per procura, delle false apparenze, dell'asfittica ritualità e far entrare l'aria fresca della corresponsabilità, del confronto e del dialogo, della stima e rispetto delle diverse soggettività, favorendo creatività culturale e artistica, stimolando all'aiuto interscambiabile, respirando serenità e fiducia, accogliendo e accompagnando amorevolmente i momenti della fragilità, ma soprattutto dando spazio alla LIBERTÀ DEI SENTIMENTI e DELL'AMORE.

Commenti al Post:
g1b9
g1b9 il 19/10/15 alle 14:06 via WEB
Come presentare la moglie, il marito, i figli? Una domanda a cui non so rispondere, quando quel mio che viene condannato non vuole esprimere possesso, ma qualificare tra tanti. Comprendo che la parola famiglia oggi sia fastidiosa per molte persone, eppure, senza distinzione di genere,tutti vogliono la loro famiglia.Nella mia vita sono stata una ribelle fin dai primi passi, ho nuotato controcorrente pur di vivere come volevo, con chi volevo, amo la libertà e non ho mai accettato imposizioni, di conseguenza mi regolo con gli altri allo stesso modo, libertà per libertà nel rispetto degli altri, di coloro coi quali dividiamo la vita in particolare, senza pretendere mai di imporre le proprie idee. L'amore è rispetto, condivisione, partecipazione , gioia per chi la condivide con noi, libertà di viverci e di essere se stessi anche al di fuori della famiglia, nella società , nel mondo, liberi di accogliere o rifiutare qualsiasi cosa, nel massimo rispetto delle leggi. Questo è il mio semplice pensiero.
Ti lascio un saluto affettuoso Luciano. Con stima. Giovanna
 
donadam68
donadam68 il 19/10/15 alle 22:34 via WEB
quel MIO, quello che si stringe a sé, quell'appartenenza che è giusto che sia come legame di affetto ed amore deve essere dotato comunque di libertà, base essenziale dei sentimenti veri e consapevoli, ma quando esso si trasforma in sigillo e lucchetto ecco lo sfociare in egoismo e cieca indifferenza, nasce dunque la gelosia, l'invidia, il possesso ossessivo, non più confronto, non condivisione ma solamente prevaricazione di uno sull'altro, del MIO sul TUO. Diamo spazio al respiro e spalanchiamo il cuore per semplicemente vivere ciò che detta amore :)D
 
solosorriso
solosorriso il 19/10/15 alle 22:40 via WEB
Mi hai mandata in crisi Luciano...ma sai che non ci avevo mai pensato? Pur consacrando l'individualità di ogni persona a me cara, "mio" lo dico con grande entusiasmo per rimarcare quella specialità di cui parli tu...Mi hai fatto riflettere :-) Un abbraccio e una buona settimana :-) Carmen
 
infinity000
infinity000 il 20/10/15 alle 00:43 via WEB
Succede che qualcuno barrica le finestre della mente a doppia mandata. Quel qualcuno chiama "MIO" tutto ciò che ha attorno... tutto ciò che considera "oggetto" di sua proprietà. Risutato: "l'Oggetto" si ribella, si riappropria della sua libertà.
 
luce78_2
luce78_2 il 29/10/15 alle 00:27 via WEB
Di notte ogni cosa assume forme più lievi, più sfumate, quasi magiche. Tutto si addolcisce e si attenua, anche le rughe del viso e quelle dell’anima. (Romano Battaglia)
Lidia...cliccami
 
solosorriso
solosorriso il 30/10/15 alle 22:05 via WEB
Sia un fine settimana sereno caro Luciano :-) Un abbraccio...Carmen
 
solosorriso
solosorriso il 15/11/15 alle 11:08 via WEB
Buiongiorno e buona domenica Luciano...forse ti sarai persino stancato di tutti questi saluti ma a me sembra brutto passaare di qua senza lasciare un segno :-) Carmen
 
solosorriso
solosorriso il 18/11/15 alle 16:49 via WEB
Aspettando le tue riflessioni...un caro saluto :-) Carmen
 
mariselene
mariselene il 24/11/15 alle 12:15 via WEB
Concordo con le tue parole ma la consuetudine e l'abitudine sono difficili da togliere. Già sarebbe un successo che alle parole non corrispondesse il concetto di proprietà con i conseguenti comportamenti... Un caro saluto da Luisa
 
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