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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi di Marzo 2015

 

SOSTEGNO

Post n°3323 pubblicato il 31 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”


Immissioni in ruolo sostegno: attenzione ai posti in deroga, a rischio continuità didattica


di Lalla

 

Molti docenti segnalano alla nostra redazione che la previsione della relazione tecnica in riferimento alle immissioni in ruolo previste dal piano straordinario del 2015 potrebbe portare, per il sostegno, degli sconvolgimenti non di poco conto.

Una premessa: la nostra sensazione è che la relazione tecnica diffusa non sia la versione definitiva, e tuttavia poichè al momento conosciamo solo questa, di essa parliamo.

Essa ci dice che sono da assumere dal 1° settembre 2015 100.701 docenti, inclusi i soggetti da assumere ai sensi dell'art. 15 del DL n. 104/2014 (Decreto Carrozza)

Per il sostegno le assuzioni sono così previste

Infanzia/primaria 3.057
Secondaria I grado 1252
Secondaria II grado 4586

8.895 posti (terza tranche del decreto Carrozza)

Ma, in concreto, si stima che nell'a.s. 2014/15 circa 30.000/40.000 docenti delle Graduatorie ad esaurimento coprono una supplenza fino al 30 giugno su cattedra cosiddetta "in deroga".

Una analisi della situazione viene svolta dal sindacato Anief: il problema è che il legislatore, nell'approvare la L. 128/2013, ha preso come riferimento la realtà scolastica di sei anni prima. E non quella aggiornata, utile a rispettare il rapporto uno a due tra docenti e studenti disabili. Adeguamento ribadito tra l'altro dalla sentenza n. 80/2010 della Corte Costituzionale, che ha annullato i commi 413 e 414 dell'art. 2 della Legge 244/2007, in base a cui l'organico dei docenti di sostegno va tarato con l'obiettivo primo di garantire il rapporto uno a due tra docenti specializzati e alunni disabili certificati. (Alunni disabili, la Buona Scuola non risolve la carenza di docenti di sostegno: ancora scoperto un istituto su tre )

In realtà la relazione tecnica affronta il problema dei posti in deroga, ma non ci dice quante saranno in questo caso le assunzioni.

Le preoccupazioni si addensano su due fronti: primo quello della continuità didattica per gli alunni (sì, la "supplentite" in una certa misura ha garantito anche questo aspetto), secondo la collocazione degli insegnati che possibilmente finora hanno lavorato solo su sostegno.

In breve: se sarà mantenuto il capestro dell'assunzione prioritaria su sostegno per chi è in possesso del titolo (pur non avendo mai insegnato su tale tipologia di posti e pur potendo ambire ad un posto comune) potrebbe accadere che i posti di sostegno siano assegnati a docenti che occupino in graduatoria posizioni diverse rispetto a quelle di chi in questi anni ha concretamente lavorato sul sostegno. Con il pericolo, per questi ultimi, di dover cercare un posto in albi territoriali a raggio nazionale.

Ma di fatto se i posti in deroga non verranno assegnati alle immissioni in ruolo, dovranno comunque essere coperti da supplenze, che a questo punto sarebbero coperte da personale della seconda fascia delle graduatorie di istituto, e questo scatenerebbe la protesta del precario della GaE assunto su provincia diversa dalla propria.

Diciamo che il lavoro parlamentare dovrà essere anche di limatura in aspetti ancora poco definiti del testo, o perlomeno non comunicati sufficientemente bene.

 
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Sindacati

Post n°3322 pubblicato il 31 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “ItaliaOggi”


I sindacati ai parlamentari: la Buona scuola è tutta da rifare


Intanto inizia la mobilitazione: niente attività aggiuntive

Carlo Forte

I  docenti e il personale Ata della scuola, appartenenti ai 5 sindacati rappresentativi delle scuola, incroceranno le braccia dal 9 al 18 aprile, astenendosi da tutte le attività non obbligatorie. La protesta è stata posta in atto dai segretari di Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, Cisl scuola, Francesco Scrima, Uil scuola, Massimo Di Menna, Snals-Conflsal, Marco Nigi, e Gilda, Rino Di Meglio. Tutti uniti nel manifestare al governo e al parlamento la netta contrarietà dei lavoratori della scuola rispetto alle scelte dell'esecutivo sulle assunzioni, giudicate insufficienti, sull'assegnazione del merito, sui nuovi poteri dei dirigenti. E per chiedere il rinnovo del contratto. Argomentazioni che sono state esposte nel corso della prima manifestazione unitaria di protesta che si è tenuta a Roma il 25 marzo, presso l'Auditorium di via Palermo dove le sigle hanno incontrato i responsabili scuola dei vari partiti, per esporre i problemi e spiegare le loro rivendicazioni auspicando che si tramutino in proposte emendative

In particolare i sindacati contestano l'insufficienza del piano di assunzioni previsto dal disegno di legge sulla scuola varato dal governo il 12 marzo scorso. E chiedono che il piano debba comprendere tutti i precari inseriti nelle graduatorie a esaurimento, nella seconda fascia delle graduatorie di istituto e quelli con 36 mesi di servizio, prevedendo a tal fine anche una gestione pluriennale. Le 5 sigle rappresentative chiedono una soluzione anche per gli idonei al concorso e per i precari con 36 mesi senza abilitazione. Idem per quanto riguarda tutto il personale Ata precario. Infine, sempre in materia di precariato, Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda chiedono che venga cancellata dal disegno di legge la norma sul divieto di assunzione a tempo determinato dopo 36 mesi di supplenza. Infine, sempre in tema di assunzioni, chiedono che il governo si attivi per procedere alle immissioni in ruolo tramite un provvedimento d'urgenza.

Sull'ulteriore inasprimento del rapporto gerarchico verticale tra dirigente e docenti previsto dal disegno di legge, Le 5 sigle rappresentative rilanciano ricordando che la progettazione dell attività educativa delle scuole autonome è competenza del collegio dei docenti e per renderla il più possibile efficace non può essere affidata solo al dirigente scolastico. Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda considerano, inoltre, inaccettabile affidare al dirigente scolastico la chiamata diretta dei docenti e l attribuzione del salario accessorio legato alla premialità. E affermano che indispensabile definire un bilanciamento dei poteri tra dirigente scolastico, collegio dei docenti e consiglio d istituto.

La richiesta al governo è di procedere all'immediata emanazione dell atto d'indirizzo per l apertura delle trattative contrattuali. Secondo le organizzazioni il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro è indispensabile non solo per rimettere in ordine una disciplina dissestata dai numerosi provvedimenti legislativi intervenuti su materie contrattuali, ma per decidere in sede negoziale tutto ciò che riguarda salario, orario, diritti e doveri del personale. Dopo sette anni di blocco del contratto, argomentano all'unisono Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, non è accettabile l ipotesi di discuterne solo gli aspetti normativi, rinviando la parte economica.

Le sigle hanno giò concordato che, dal 9 al 18 aprile, docenti e Ata manifesteranno il loro dissenso rifiutando di effettuare le attività aggiuntive. I docenti bloccheranno i progetti, le attività di collaborazione con il dirigente scolastico, i corsi di recupero e le attività complementari di educazione fisica. E gli Ata si asterranno dalle sostituzioni e dallo svolgimento degli altri incarichi non obbligatori. Manifestazione nazionale il 18 aprile a Roma in piazza Farnese.

 

 

 
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DDL riforma

Post n°3321 pubblicato il 31 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”


DDL riforma. Dirigenti che scelgono docenti, Governo pensa a modifiche


di redazione


Nel testo del DDL "La Buona scuola" è prevista la possibilità da parte dei dirigenti di scegliere i docenti che devono lavorare nell'istituto. Un'idea che ha fatto infuriare docenti e sindacati.

Non si tratta di "chiamata diretta", affermano da più parti i membri della maggioranza che si sono occupati della stesura del testo, perché i dirigenti scelgono da un albo docenti già di ruolo.

Il dirigente può, in base ai curriculum, offrire ad un docente la possibilità di impiego nella scuola per tre anni. Al termine dei quali il contratto deve essere rinnovato.

I docenti e i sindacati non ci stanno. Secondo un sondaggio condotto da OrizzonteScuola, il 96% dei docenti ritiene che ci sia rischio clientelismo.

Si tratta di un punto che sarà oggetto di forti tensioni all'interno del Parlamento e questo al Governo lo sanno.

Ed infatti, almeno secondo quanto scrive Alessandra Ricciardi sul quotidiano "Italia Oggi", si pensa già ad una modifica, facendo ereditare all'insegnante il punteggio delle graduatorie di provenienza, in modo da indicare una precedenza nel caso il docente venga chiamato da più scuole o non venga chiamato affatto.

Intanto, oggi partono i lavori in VII Commissione per il DDL di riforma. Da Giovedì le audizioni che permetteranno alle parti sociali di poter esporre il proprio punto di vista. Vedremo quali modifiche saranno chieste relativamente ai poteri dei dirigenti.

Tutto sulla Buona scuola, con il testo del DDL e la relazione tecnica

 
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Effetti riforma

Post n°3320 pubblicato il 31 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

 

Da “ItaliaOggi”


Gli effetti della riforma della Buonascuola. Le contestazioni unitarie dei sindacati. Niente patti, vale la gerarchia

I nuovi poteri dei presidi annullano la contrattazione

Antimo Di Geronimo

Il disegno di legge sulla Buona scuola, se sarà approvato senza modifiche, riporterà indietro le lancette dell'orologio di più di 20 anni in termini di contrattazione. È del 1992 la legge che introdusse la contrattualizzazione del rapporto di lavoro dei dipendenti pubblici. Alla quale fu data attuazione nel 1993 con il decreto legislativo 29, che consentì anche ai dipendenti pubblici di giovarsi della contrattazione collettiva nazionale. Un vantaggio di non poco conto, se si pensa che il rapporto di lavoro contrattualizzato comporta la parità delle parti: l'amministrazione ha diritto di ricevere la prestazione ed ha il dovere di corrispondere la retribuzione e le assenze tipiche (ferie, permessi, congedi aspettative); i lavoratori hanno il dovere di fornire la prestazione e di ricevere in cambio la retribuzione e le assenze tipiche. Tutto nero su bianco in un contratto collettivo nazionale che si applica a tutta la categoria e che viene scritto al tavolo negoziale dai rappresentanti dei lavoratori (i sindacati rappresentativi) e del governo ( l'Aran).

Prima del 1992 il rapporto di lavoro era regolato da un decreto del presidente della repubblica e la posizione dei lavoratori era molto più debole. Anche allora c'erano i diritti e i doveri. Ma il diritto dei lavoratori si esauriva nella retribuzione. Per fruire delle assenze tipiche, invece, la posizione del lavoratore era quella del cittadino che rivolge un'istanza all'amministrazione perché aspira ad un beneficio oggetto di potere amministravo. Vent'anni fa i permessi non esistevano: al loro posto c'erano i congedi. Questa posizione è nota ai giuristi come interesse legittimo. E si differenzia dal diritto proprio perché, a differenza di quest'ultimo, che può essere legittimamente preteso, non può essere chiesto sbattendo il pungo sul tavolo.

In questi casi, infatti, l'amministrazione gode di ampia discrezionalità e può rigettare la domanda avendo come unico onere quello di motivarla. In buona sostanza, dunque, lo scontro in atto tra il governo e il coro dei sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda) che rivendicano all'unisono il diritto di mantenere e difendere quello che è stato conquistato in più di 20 anni, va ben oltre la consueta dialettica governo-sindacati.

Questa volta è in gioco la sopravvivenza stessa del sistema di rappresentanza degli interessi dei lavoratori. Che rischiano di rimanere senza tutele in un sistema caratterizzato dall'inasprimento parossistico del sistema gerarchico verticale. Quello che preoccupa i sindacati, oltre alle storiche questioni del precariato e del mancato rinnovo del contratto, è anche e soprattutto la cancellazione del diritto alla titolarità della sede e alla mobilità per i docenti. Un problema di non di poco conto se si pensa che i docenti sono la categoria professionale con il più alto tasso di pendolarità nel pubblico impiego. Il disegno di legge Renzi, infatti, istituisce un albo regionale dal quale i dirigenti scolastici trarranno i docenti una volta ogni tre anni. Il tutto cancellando con un colpo di spugna diritti e punteggi accumulati da docenti che attendono di avvicinarsi alla sede di residenza, talvolta, anche da vent'anni. Non solo.

Alla precarietà della sede dei docenti, la cui stabilità dipenderà dal gradimento del dirigente scolastico, farà da contraltare anche la precarietà della sede di dei dirigenti scolastici. Anche per loro, infatti, gli incarichi avranno durata triennale. E l'attribuzione della sede deriverà dal gradimento del direttore regionale, il cui incarico dipenderà, a sua volta, dal gradimento del vertice politico di riferimento. In pratica, il sistema di regole tassative, rigidamente informate al principio del merito (titoli di studio e professionali, esperienza e continuità) di fonte negoziale sarà sostituito con un sistema gerarchico verticale basato sulla discrezionalità incondizionata.

 

 
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Lavoratori scuola

Post n°3319 pubblicato il 28 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola”


I lavoratori della scuola chiedono ai sindacati lo sciopero e l'unità per contrastare il DDL



di redazione


inviato in redazione - Come annunciato da mesi la riforma della scuola è ormai diventata realtà con il varo del disegno di legge che sarà a breve presentato in Parlamento. Il DDL ha superato ogni più fervida immaginazione rivelandosi peggiore della brochure presentata dal Presidente del Consiglio nel mese di Settembre.

L'unico aspetto positivo della millantata riforma, ovvero la stabilizzazione di tutto il personale precario, si è drasticamente ridimensionato e reso incerto da alcuni commi presenti nel DDL.

Lo spettro della chiamata diretta da parte dei Dirigenti Scolastici, dapprima velatamente accennato, è ora diventato una fortissima realtà con il varo degli albi regionali, dai quali il Dirigente potrà attingere a suo insindacabile giudizio.

L'ultima stangata alla libertà dei docenti e della scuola tutta è rappresentata dal “Piano dell'offerta formativa triennale” che sarà a totale carico del Dirigente Scolastico e verrà redatto senza nessun coinvolgimento da parte del Collegio dei Docenti, definitivamente svilito e snaturato di ogni suo precedente e legittimo potere decisionale.

Per queste e altre "novità" presenti in questo DDL, i lavoratori della scuola statale ritengono che sia necessaria e urgente una grande mobilitazione, che costringa il Governo a recedere sui propri passi e annulli definitivamente la sua presentazione.

I lavoratori della scuola chiedono con forza che:

• le sopraelencate organizzazioni sindacali destinatarie decidano congiuntamente mettendo da parte le antiche divisioni;
• sospendano le iniziative prese in modo autonomo;
• indicano celermente uno sciopero generale unitario di tutto il settore scuola contro questo Disegno di Legge.

I lavoratori della scuola sono stanchi di:
• subire “riforme e controriforme” calate dall'alto,
• essere chiamati in causa per aderire ad iniziative mai negoziate, mai discusse unitariamente,
• essere convocati all’occorrenza e strumentalizzati per contrastare azioni mai condivise.

Questa è l'ultima occasione che i lavoratori hanno di far capire a chi governa che vogliono essere soggetto promotore della riforma della scuola e non oggetto di atti unilaterali da parte dei vari Governi.

Se le organizzazioni sindacali non daranno seguito a questa richiesta, i lavoratori della scuola autorganizzati saranno costretti a cercare da soli di contrastare il DDL, non potendo e non volendo più dividersi infruttuosamente in tante iniziative separate.

Primi firmatari:
PROFESSIONE INSEGNANTE (33.500 utenti)
LA SCUOLA PUBBLICA NON DEVE FINIRE (13.100 utenti)
DOCENTI IMMOBILIZZATI (2470 utenti)
DOCENTI UNITI: NO AL DDL SCUOLA (2400 utenti

Le Organizzazioni sindacali cui è rivolto l'appello

FLC CGIL - UIL - CISL SCUOLA - SNALS - GILDA-UNAMS - COBAS SCUOLA - ANIEF - USB - UNICOBAS -

 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


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FabianaGiallosoleq

 

 

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