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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 02/03/2015

 

Lettura Sardegna

Post n°3213 pubblicato il 02 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

La lettura e il caso Sardegna

Cliccare sul link sottostante


Lìberos - Notizie - La lettura e il “caso Sardegna”

 
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Seminario CESP Sardegna

 

Migliorare scuola

Post n°3211 pubblicato il 02 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Il Messaggero”

Il Paese si cambia migliorando la scuola

La riforma sulla quale il Presidente del Consiglio ha deciso - dopo l’approvazione di quella del mercato del lavoro - di puntare sarà non solo “una riorganizzazione amministrativa” della scuola, ma molto di più: la costruzione attraverso una riforma permanente e condivisa del nostro sistema educativo dell’idea “di cosa la società italiana vuole essere tra trent’anni”.

Francesco Grillo
L
a riforma sulla quale il Presidente del Consiglio ha deciso - dopo l’approvazione di quella del mercato del lavoro - di puntare sarà non solo “una riorganizzazione amministrativa” della scuola, ma molto di più: la costruzione attraverso una riforma permanente e condivisa del nostro sistema educativo dell’idea “di cosa la società italiana vuole essere tra trent’anni”. È un’intuizione da leader che scommette di poter durare per decenni quella che Matteo Renzi affida al ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, che in settimana porterà al Consiglio dei ministri un disegno di legge e un decreto legge che devono quadrare un cerchio fatto di emergenze immediate e visioni di medio termine. E degli interessi, spesso divergenti, di otto milioni di alunni e un milione di insegnanti.
Ma quali sono i nodi da sciogliere per poter dare sostanza - possibilmente non tra trent’anni ma entro l’inizio del prossimo anno scolastico - ad un progetto così ambizioso? Sono quattro le questioni sulle quali occorre una scelta: quella della risorse, della percentuale ottimale di prodotto interno lordo che un Paese deve oggi spendere in educazione; il ruolo che la scuola pubblica deve avere in un progetto di ricostruzione di una comunità nazionale; l’autonomia, i meccanismi di valutazione e le conseguenze - non ovvie - che esse dovrebbero avere sulle carriere degli individui e la ridistribuzione delle risorse tra gli istituti. E infine, siccome la realizzazione delle intuizioni passa attraverso la gestione faticosa delle emergenze, non ci si può non preparare all’impatto sul disegno complessivo, dell’ipotesi di dover aumentare in un solo colpo di un terzo gli organici per fare posto a circa duecentomila precari.
Sulla questione prettamente economica i numeri non lasciano dubbi. Un’analisi dell’Oecd arriva a stimare gli effetti di una riforma della scuola che raggiunga l’obiettivo di migliorare (anche solo del cinque per cento) i risultati raggiunti dagli studenti quindicenni nei test che ne misurano le competenze: in un Paese come l’Italia il Pil - a riforma e ricambi generazionali completati - si collocherebbe in maniera stabile su una curva più elevata del 3 per cento rispetto ad uno scenario inerziale. Investire in educazione è uno degli investimenti a maggiore ritorno e lo stesso ministro dell’Economia (che conosce bene le analisi dell’Oecd per esserne stato il vice segretario generale) non dovrebbe aver dubbi ad avviare un processo di revisione della spesa che, in maniera finalmente intelligente, sposti risorse da utilizzazioni tecnicamente improduttive (attualmente l’Italia spende in pensioni quasi quattro volte di più di quanto investe dagli asili alle università) ad altre che aumentino il tasso di crescita potenziale. Peraltro, l’investimento pubblico può e deve - attraverso la creazione di aspettative - attrarre investimenti privati: in termini di adozione di strutture scolastiche in difficoltà (come potrebbero i contribuenti destinandovi il cinque per mille), ma anche di tempo da parte di chi (succede negli Stati Uniti su larga scala con il programma Tfa replicato in molti Paesi del mondo) mette a disposizione mesi della propria vita per tornare - dopo uno specifico addestramento - in classe da insegnante.
È minato, invece, da scontri ideologici antichi, il terreno della definizione del ruolo della Scuola pubblica e, in particolare, quello della possibilità che lo Stato finanzi - direttamente o attraverso voucher affidati alle famiglie - scuole private. È evidente che la visione - evocata dal Presidente del Consiglio - di fare della Scuola, la piattaforma che ridia all’Italia un’idea di se stessa, richiede una scuola pubblica. Non è quella di Matteo Renzi una visione nuova e può, anzi, apparire singolare che essa venga dal leader più post ideologico in circolazione: la scuola pubblica è stata la leva che - insieme e prima ancora della televisione e delle trincee della prima guerra mondiale - fece l’Italia ed è questo il ruolo che le fu affidato dai liberali della Destra storica all’inizio della storia unitaria e, poi, da Giovanni Gentile e dallo stesso Gramsci. Nel 2015 la Scuola pubblica, però, non è quella ottocentesca dello “Stato che educa”; può diventare, invece, una piattaforma che integra culture diverse, ragazzi normali con quelli in difficoltà. Se è così, va bene che ci siano voucher da spendere per attività che integrino il curriculum della scuola pubblica, ma è la scuola pubblica a rimanere collante dei pezzi nei quali le società si stanno disintegrando e la proposta del governo sembra collocarsi su un piano diverso da un modello anglosassone nel quale ad ogni tipologia di quartiere corrisponde una tipologia di scuola.
Se, però, la riforma non è solo questione amministrativa, di certo le visioni sopravvivono solo se c’è qualcuno che risolve anche i problemi organizzativi. Il ministro Giannini è portatrice di un’idea meritocratica e che molto si affida alla valutazione e a carriere che siano condizionate dai risultati. In effetti - come già mi è capitato di notare - lo strumento valutativo già esiste e su di esso lo Stato già spende 8 milioni di euro all’anno (coinvolgendo nelle prove 3 milioni di studenti): ciò che continua a non essere accettabile agli studenti e alle famiglie che devono scegliere, è che non siano disponibili - come succede in Inghilterra - i risultati dell’Invalsi per singola scuola. La trasparenza dei dati e la scelta da parte del pubblico produrrebbe, da sola, una forte spinta verso la competizione e l’emulazione. Più complessa è, invece, la questione delle conseguenze dei risultati sulle carriere individuali e sulla distribuzione delle risorse tra scuole. Entrambi i punti rimandano a crescenti doti di autonomia dei dirigenti scolastici anche sul piano della mobilità degli insegnati. In un mondo in cui gli insegnanti sono tutti abilitati attraverso un concorso e i dirigenti ricevono un premio di produttività legato alla prestazione della propria scuola, una parte dello stipendio dei professori più bravi è legato ad un premio che il preside assegna per tenersi i migliori e gli insegnanti meno capaci sono incoraggiati a migliorare dal fatto che ricevono meno richieste. La sfida vera sarebbe, però, ancora un’altra: creare i sistemi in grado di trasferire i modelli organizzativi e le competenze gestionali da parte delle scuole che ottengono i risultati migliori alle altre.
E, tuttavia, l’intero progetto è chiamato a rispondere ad un’emergenza creata da decenni di cattiva gestione (da parte di ministri troppo impegnati a fare riforme mai portate a compimento) e da sentenze della Corte di Giustizia europea. Un processo di cambiamento destinato a durare trent’anni deve, subito, fare i conti con la promessa di assumere duecentomila precari (quelli presenti in graduatorie definite - con autoironia - “ad esaurimento” ed altri) che aumenterebbe l’organico della più grande azienda italiana di un terzo. Come posso conciliare ciò con l’esigenza di assumere in maniera qualificata, progressiva e solo dove serve?
La scuola italiana del futuro è una scuola che, come diceva Don Milani, non seleziona perché se lo facesse “priverebbe il povero della possibilità di appropriarsi delle parole e i ricchi di quella di conoscere la realtà”, rendendo tutti più vulnerabili. Tornare a questa visione che è, insieme classica e moderna comporta però scelte drastiche, leadership e un lavoro che coinvolge milioni di persone. Del resto, il problema con l’innovazione è che, come sempre, essa è fatta per il 10% di visione e il 90% della fatica necessaria per poterla far crescere.

 

 
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Rinnovo RSU

Post n°3210 pubblicato il 02 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”

Da martedì 3 marzo si rinnovano le Rsu, la novità sono i precari eleggibili

Al voto circa un milione di lavoratori, docenti e Ata, per rinnovare le Rsu di oltre 8.400 istituti autonomi: quest’anno, per la prima volta, potranno essere votati anche i supplenti annuali, con contratto sino al 30 giugno o 31 agosto 2015. Patto di “desistenza” dei sindacati minori.

Alessandro Giuliani

Da martedì 3 a giovedì 5 marzo la scuola italiana chiama al voto circa un milione di lavoratori, docenti e Ata, per rinnovare le Rsu di oltre 8.400 istituti autonomi: quest’anno, per la prima volta, potranno essere votati anche i supplenti annuali, con contratto sino al 30 giugno o 31 agosto 2015, a seguito dellastorica sentenza della Corte di giustizia europea del 26 novembre scorso, che ha mandato in soffitta il principio di discriminazione tra il personale di ruolo e precario della scuola adottato per decenni in Italia con l’avallo dei sindacati tradizionali, ribandendo, nello specifico, quanto riconosciuto dalla direttiva 14/2002 e dalla sentenza della Corte Europea Association dé mediation 2014.

A rendere nota la particolarità di quest’anno è l'Anief, l’unica organizzazione, per numeri di liste e deleghe, che potrebbe diventare rappresentativa a seguito delle votazioni di inizio marzo 2015. Per raggiungere questo obiettivo, il sindacato autonomo ricorda di aver “vinto tutti i ricorsi attivati, arrivando a costringere il Governo a stabilizzare 150mila precari della scuola nella prossima tornata di assunzioni, dovrà ottenere un voto su cinque nelle liste delle scuole dove è presente”: un risultato difficile, ma forse non più impossibile. Anche perché l’Anief potrà contare sull’alleanza con Unicobas e Usb, con cui è stato costituito un patto di “desistenza”, attraverso cui, riferisce il sindacato, “si vuole rompere il monopolio ventennale dei noti sindacati e tornare finalmente a tutelare i lavoratori”.

L’accordo prevede che nelle scuole dove non sia presente una lista Rsu Unicobas e Usb, i lavoratori sostengano le liste Anief: se invece sono presenti solo liste dei sindacati oggi rappresentativi, si chiede ai lavoratori di astenersi di assegnare il voto, perché si tratta di quelle organizzazioni che nell’ultimo ventennio sono state artefeci o perlomeno complici nel far perdere ai lavoratori della scuola quote sempre maggiori di salario, diritti e dignità lavorativa”.

In occasione dell’ultimo rinnovo delle Rsu si impose la Flc-Cgil, con la Cisl Scuola e lo Snals in calo, la Uil Scuola e la Gilda in crescita. Le votazioni si concluderanno giovedì 5 marzo. Nei giorni a seguire i risultati

 
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Meno tasse

Post n°3209 pubblicato il 02 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "La Repubblica"
“Meno tasse per chi va alle paritarie”. È battaglia

Su Avvenire appello a Renzi da quarantaquattro deputati della maggioranza: “Occasione irripetibile per una svolta epocale” La norma inserita nel decreto messo a punto dalla Giannini. Ma servono quattrocento milioni. Domani il Consiglio dei ministri

Corrado Zunino

Gli sgravi fiscali per le famiglie che pagano una retta agli istituti paritari sono previsti nel decreto “La buona scuola”, appena licenziato dal ministero dell’Istruzione. Il ministro Stefania Giannini nel fine settimana ha inviato l’intero articolato a Palazzo Chigi. Oggi il premier Matteo Renzi lo prenderà in esame e domani discuterà in Consiglio dei ministri, all’interno della corposa riforma scolastica centrata sulle assunzioni dei precari, del provvedimento più politico: gli sgravi a chi frequenta scuole non di Stato. Allo Stato costerebbero, s’ipotizza, 400 milioni.

Decide Renzi, ecco, ma alla vigilia del Cdm un pezzo del centrosinistra (e un pezzo consistente del Pd) chiede al premier di aiutare una quota del mondo scolastico – le paritarie – che oggi attraversa la sua crisi più profonda dal dopoguerra. Un pressing che già divide la maggioranza. Quarantaquattro deputati, ieri, hanno pubblicato sul quotidiano cattolico Avvenire una lettera lunga due cartelle in cui chiedono l’approvazione del provvedimento sugli sgravi: “La Buona scuola”, scrivono al premier, «rappresenta il più importante tentativo di riforma dall’epoca della riforma gentiliana» ed è quindi «un’occasione irripetibile per superare lo storico gap della scuola in tema di pluralismo e libertà di educazione». Dall’unità nazionale in poi, si legge, «si è trasformata una scuola a vocazione comunitaria in una scuola per ricchi e si sono costrette le famiglie che optano per la scuola non statale a una doppia imposizione, quella della tassazione generale e quella delle rette».

Nella lettera si ricorda che la paritaria in Italia è fatta di 13mila istituti e accoglie un milione e 300 mila alunni, che con 478 milioni l’anno di finanziamento lo Stato risparmia oltre 7 miliardi di potenziali spese. Citando Antonio Gramsci, don Milani a Maria Montessori, si evidenzia come la scuola pubblica non statale sia «in lenta asfissia, una morte lenta», che numerosi istituti, «talora storici», hanno chiuso mentre «le scuole che resistono sono costrette ad aumentare le rette». Quindi, «un sistema fondato sulla detrazione fiscale, accompagnato dal buono scuola per gli incapienti, potrebbe essere un primo significativo passo verso una soluzione di tipo europeo».

Fra le 44 firme ci sono, ovviamente, i centristi della maggioranza: cinque di Area popolare tra cui Buttiglione e la Binetti, cinque del Centro democratico, uno di Scelta civica. Trentadue i deputati del Pd, fra cui l’ex ministro Fioroni, il teorico del no profit Patriarca e Simona Malpezzi, ex insegnante vicina agli attuali responsabili scuola del partito. Dice la Malpezzi: «Sono profondamente laica e credo che tutti debbano essere liberi di scegliere. Le paritarie quasi sempre suppliscono ai posti non creati dallo Stato. Non possiamo investire, come faremo, 100 milioni nelle materne e poi non consentire alle paritarie di fare la loro parte. Ho vissuto all’estero: in Francia la parità tra pubbliche e private è completa».

Il sottosegretario Gabriele Toccafondi, Ncd, ex Forza Italia, a Firenze sempre all’opposizione di Renzi, nelle ultime settimane ha lavorato agli sgravi fiscali, al buono scuola per i redditi bassi e all’estensione del 5 per mille anche agli istituti privati. Tutto questo, di concerto con il ministro Giannini. La proposta di sgravio prevede una detrazione del 19 per cento modulata sui redditi. Dice Toccafondi: «Non aiutiamo le scuole paritarie, a cui non diamo un euro in più, aiutiamo le famiglie che le frequentano. Non tutte oggi riescono a pagare la retta mensile, che alle materne e alle elementari viaggia tra i duecento e i quattrocento euro. La scuola è una sola: se cede la gamba delle paritarie cede anche quella delle statali, che certo non potrebbero sostenere un altro milione di studenti. Il fondo per le paritarie nel 2015 resta a 478 milioni, già tagliato di ventidue ».

L’Unione degli studenti scrive: «La lettera dei 44 parlamentari è vergognosa, i fondi alle paritarie private sono uno spreco e uno schiaffo a una scuola pubblica che sta vivendo una situazione drammatica».

 
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Bonus docenti meritevoli

Post n°3208 pubblicato il 02 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "Il Sole24ore"

Scuola: bonus ai docenti meritevoli, indennizzi tagliati a tutti i precari

L'idea di premiare il merito contenuta nel pacchetto «Buona Scuola» passa anche da un bonus del 10% per i docenti con funzioni aggiuntive

 

Eugenio Bruno e Claudio Tucci

L'idea di premiare il merito contenuta nel pacchetto «Buona Scuola» passa anche da un bonus del 10% per i docenti con funzioni aggiuntive. Di «mentore» se collegate alla didattica, di «staff» se incentrate su compiti organizzativi. A prevederlo è l'ultima bozza del decreto buona scuola che avrebbe anche dimezzato il risarcimento dagli eccessi di “precariato”. Il provvedimento è atteso martedì in Consiglio dei ministri insieme a un disegno di legge delega che appare ancora in alto mare. Tant'è che al momento sarebbero definiti poco più dei titoli degli interventi. Tra cui scuola 0-6 anni, governance, abilitazione, diritto allo studio, istruzione professionale e Its. Un capitolo quest'ultimo che in precedenza era contenuto nel Dl.

In realtà l'osmosi tra i due testi potrebbe proseguire e interessare, ad esempio, la nuova valutazione degli istituti scolastici. Rinviando agli altri articoli in pagina per i dettagli delle varie misure, in questa sede conviene soffermarsi sulle ultime modifiche. Di «mentore» e «staff» si è detto. Ma un restyling ha interessato anche gli indennizzi per i docenti che negli ultimi 5 anni hanno stipulato contratti a termine oltre il tetto dei 36 mesi ribadito dalla sentenza della Corte Ue del 26 novembre. Nell'ultima release infatti il risarcimento sarebbe sceso a 1,5 mensilità minime e 5 massime (anziché 2,5 e 10). Non solo per i neo-assunti, ma per tutti.

A questo punto gli occhi vanno al preconsiglio di domani e, soprattutto, al Cdm di martedì. Quando l'ultima parola spetterà al premier Matteo Renzi. Anche sul “nodo dei nodi”: lo sgravio (fino a 4mila euro) sulle rette per i paritari. Una misura sostenuta dal sottosegretario Gabriele Toccafondi (Ncd) e avversata da ampia parte del Pd

 
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Vicepreside

Post n°3207 pubblicato il 02 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "La Tecnica della Scuola"


Per fare il vicepreside bisognerà far parte dell'organico funzionale?

E' una delle ultime ipotesi che si sta facendo strada. Risolverebbe il problema delle scuole superiori dove altrimenti sarebbe difficile riconoscere l'esonero dall'insegnamento ai docenti incaricati di collaborare con il dirigente scolastico. Le controindicazioni sono del tutto evidenti.

 

Reginaldo Palermo

Una delle ultime indiscrezioni che abbiamo avuto modo di leggere in rete in merito alle possibili disposizioni contenute nel decreto sulla Buona Scuola riguarda la questione dell'utilizzo dei docenti dell'organico funzionale e delle modalità di assegnare ai docenti incaricati di collaborare con i dirigenti scolastici forme di esonere totale o parziale.
Prendiamo il caso di un liceo classico in cui il dirigente nomina come vicepreside un insegnante di latino e greco: potrà riconoscergli l'esonero o il semiesonero solo a condizione di poterlo sostituire con un insegnante di organico funzionale che sia abilitato in quelle materie; altrimenti sarà costretto a nominare un docente che possa essere effettivamenete sostituito.
(Ma su questo punto bisognerà leggere con attenzione le norme che saranno inserite nel decreto, in quanto in realtà la legge di stabilità ha proprio eliminato gli istituti dell'esonero e del semiesonero).
Ecco che a questo punto si sta affacciando una nuova ipotesi: il dirigente potrà assegnare i compiti finora attribuiti ai propri collaboratori a insegnanti appartenenti all'organico funzionale.
E' evidente che una simile soluzione non va esattamente nella direzione del sostegno alla qualità della scuola: almeno per il 2015/2016 i docenti dell'organico funzionale saranno i neo-assunti: e come si può pensare che un docente appena arrivato in una scuola possa assumere compiti così delicati e complessi? A meno che non accada - in tempi brevi - che anche i docenti di ruolo abbiano la possibilità di chiedere il passaggio su posto di organico funzionale già per il 2015/2016.
Ma - se anche questo fosse possibile - quale insegnante con 30 anni di servizio chiederà di passare sull'organico funzionale - il cui funzionamento non è ancora per nulla chiaro - con la "speranza" di ottenere l'incarico di vicepreside ma con il rischio di essere utilizzato in supplenze?
Insomma, la situazione è complessa e delicata e c'è da augurarsi che il decreto in fase di emanazione ponga le basi perchè l'organizzazione del lavoro delle scuole non venga resa ancora più difficile.

 
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PIANO ASSUNZIONI

Post n°3206 pubblicato il 02 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola"

Piano assunzioni, cattedre a Nord e organico funzionale a Sud. O Nord piglia tutto? Chi resta fuori?


di Anselmo Penna

 

Ormai delineati, almeno secondo la stampa, i numeri del piano assunzioni, resta il nodo della distribuzione. L'abbandono del principio dello svuotamento delle GaE rimette in gioco la diatriba della distribuzione delle cattedre nel territorio.

Due sono i principi che con certezza sono stati abbandonati dal Governo per le modalità di attuazione delle assunzioni: non necessariamente saranno svuotate le Graduatorie ad esaurimento e la necessità di mobilità da una regione all'altra sarà limitata al massimo. "Il Ministro ci ha detto che le GaE non si esauriranno e coinvolgeranno le Graduatorie d'istituto. Prossimo concorso molto più difficile"

Tra i nuovi principi che animeranno le assunzioni, la "necessità", che vuol dire: addio a svuotamento "indiscrinato" delle GaE e assunzione nei posti effettivamente liberi. Resteranno fuori circa 30 mila persone, delle quali 20mila che non hanno mai insegnanto e 10mila tra infanzia e primaria.

Si è, da più parti, preso ad esempio l'insegnamento della Matematica che, a Nord, presenta carenze di insegnanti. Cosa si farà in questo caso? C'è chi sostiene che si attingerà dalle Graduatorie d'istituto, ma la domanda che ci poniamo è: perché non inserire un docente di Matematica delle Graduatorie ad esaurimento di un'altra provincia?

La risposta sta, tutta, nel sapere se le assunzioni seguiranno le liste delle singole province, con una ripartizione in base alla disponibilità di posti (così come nelle "normali" assunzioni di questi anni) o se sarà chiesta la possibilità di spostamento da una parte all'altra della penisola, con precedenza alle GaE. Quest'ultima possibilità era prevista nelle linee guida "La Buona scuola", ma il censimento promesso per dicembre non è ancora partito.

Nodo da sciogliere, l'organico funzionale: quale principio seguirà la sua distribuzione?

Approvata dalla VII Commissione cultura alla Camera la "risoluzione Santerini" che prevede un utilizzo maggiore di docenti dell'organico funzionale nelle regioni a più alto tasso di dispersione. Questo non vuol dire che i posti andranno tutti al Sud, ma che ce ne andrà una buona parte. Organico funzionale, più posti a Sud? Progetti biennali contro dispersione.

Principio che potrebbe essere alla base di un riequilibrio di una eventuale confluenza di cattedre a Nord, a meno che non si voglia seguire un principio di copertura di cattedre in base alla necessità e di equa distribuzione dell'organico funzionale, in questo caso il Nord la farebbe da padrone.

Infine, per concludere: pare ormai la ricostruzione dei numeri delle assunzioni sia ad un punto di accordo: 120mila assunti tra GaE e Graduatoria concorso 2012, 15/20mila docenti iscritti in Graduatoria d'istituto con "contratto ponte" (contratto annuale in attesa del concorso 2015/16 al quale potranno partecipare con un punteggio aggiuntivo legato al servizio), 60mila cattedre messe a concorso a partire dalla tarda primavera. Concorso a cattedra partirà a giugno su 60mila posti. 15mila docenti GI copriranno cattedra da settembre 2015, quindi concorso

Domani avremo il Decreto, che non necessariamente vorrà dire numeri, in esso potrebbero essere elencati soltanto i principi di ripartizione delle assunzioni. Per conoscere i particolari, probabilmente, si dovrà attendere qualche mese. Le assunzioni saranno 180mila, quante tra GaE, GM, GI e nuovo concorso?

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RIFORMA

Post n°3205 pubblicato il 02 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Riforma

Da "OrizzonteScuola"

Riforma. Come funzioneranno scatti stipendiali. Mentor, vicepresidi e funzioni aggiuntive 10% in più di stipendio


di Paolo Damanti

 

Pronta la bozza che vedrà la riforma degli scatti stipendiali, addio all'anzianità di servizio, confermate tutte le nostre indiscrezioni. Spunta un indennizzo aggiuntivo per chi assume incarichi.

Nella bozza del Decreto presente la riforma degli stipendi dei docenti italiani, confermato quanto già anticipato dalla nostra redazione.

Abbandonata l'idea di aumenti legati esclusivamente al merito, il 30% dello stipendio dipenderà dall'anzianità, mentre il 70% dal merito. Quest'ultimo sarà valutato dai nuclei interni di valutazione composti dal dirigente, il docente referente della valutazione,  uno o più membri eletti dal Collegio, probabilmente da un rappresentante dei genitori e alle superiori da un rappresentate degli studenti.

Studenti che saranno chiamati a compilare un questionario che valuti i docenti. Gli studenti valuteranno i docenti, il questionario sarà unico e nazionale. Anche se i risultati non contribuiranno all'avanzamento di carriera dei docenti. Riforma stipendio docenti: 20 euro ogni tre anni per l'anzianità e 40 di merito

Restano in piedi i tre filoni di crediti, per il conseguimento degli scatti, contemplati dal testo "La Buona scuola":

Nel Decreto, dunque, leggeremo quale sarà il legame tra gli scatti stipendiali dei docenti e l'autovalutazione d'istituto che in questi giorni sta completando la prima fase: la compilazione del questionario.

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RISARCIMENTO

Post n°3204 pubblicato il 02 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "OrizzonteScuola"

 

Risarcimento anni di precariato anche per i docenti di ruolo


di Lalla

E' il Sole24Ore a fornire in anteprima questa "chicca" contenuta nel decreto che domani sarà presentato in Consiglio dei Ministri. Sempre che la norma arrivi a domani, date le continue modifiche che la bozza ha subito negli ultimi giorni.

Il fatto che il decreto possa contenere una norma volta al risarcimento del "danno da precariato" sembra ormai certo. Ne avevamo parlato in anteprima in questo articolo Sentenza europea precariato. Ipotesi fino a 10 mensilità di indennizzo per 5.000 precari con 36 mesi di servizio. Anief: sono di più

In quella prima ipotesi si pensava di destinare l'indennizzo agli insegnanti con rapporti a termine su posti vacanti e disponibili a seconda dell'anzianità: da 3 a 5 anni un "risarcimento" di 2,5 mensilità, 6 mensilità da 5 a 10, 10 mensilità per oltre 10 anni di precariato.

A beneficiarne avrebbero potuto esserne 5000 docenti, con 3 anni di servizio dal 2009 al 2014 (e che sono in servizio nell'a.s. 2014/15): 2.359 delle graduatorie a esaurimento, circa 1.800 iscritti nelle graduatorie d'istituto (seconda e terza fascia).

Il restyling della bozza, afferma ilSole24Ore, porta gli indennizzi per i docenti che negli ultimi 5 anni hanno stipulato contratti a termine oltre il termine di 36 mesi ribadito dalla sentenza della Corte Ue del 26 novembre.a 1,5 mensilità minime e 5 massime (anziché 2,5 e 10).

Ma la novità è che a poter richiedere, a domanda, il risarcimento sarebbero non solo i neossunti ma tutti coloro che si trovano in tale situazione, quindi sostanzialmente i docenti assunti negli ultimi anni scolastici, se il termine da quale far partire il conteggio deve essere il 2009.

Si consideri che i docenti di ruolo hanno ben compreso gli effetti della sentenza della Corte di Giustizia europea e in migliaia hanno già presentato ricorso nei tribunali per ottenere scatti di anzianità e ricostruzione di carriera integrale.

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


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