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Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 24/03/2015

 

PUGLISI

Post n°3301 pubblicato il 24 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Puglisi

Da "OrizzonteScuola"


Puglisi: "anche dirigenti con incarichi triennali, valorizzeremo servizio II fascia e svuoteremo GaE e Gm. Piano B? sarebbe sconfitta"


di Paolo Damanti

 


L'On Puglisi, responsabile scuola del Partito Democratico, è in auto quando la raggiungo al telefono. Sulla riforma ci ha lavorato molto e si comprende subito. Ha molta fiducia nel Parlamento e non ha dubbi sul rispetto dei tempi di approvazione del testo.

Nell'articolo 8 comma 5 del DDL è scritto che in caso di indisponibilità non si darà seguito alle assunzioni, questo ha messo in allarme i docenti precari delle GaE. Possiamo rassicurarli?

Le GaE saranno svuotate. Da quello che si può leggere nella relazione tecnica dovranno attendere un altro anno solo i 23 mila insegnanti dell'infanzia che verranno assunti l'anno successivo, quando sarà attivato il progetto 0-6. Un'altra parte della "Buona scuola" per la quale ha delega il Governo.

L'ex Ministro Carrozza, in una intervista rilasciata al nostro direttore, auspicava uno svuotamento più lento delle GaE per dare qualche chance in più ai docenti della II fascia delle Graduatorie di istituto

I docenti della seconda fascia e terza avranno opportunità lavorative, dato che alcune classi di concorso delle Graduatorie provinciali sono esaurite. Sappiamo già dai conti del censimento effettuato dal Ministero che molti precari di II fascia continueranno a lavore per il prossimo anno con contratto annuale. Poi c'è il concorso con numeri superiori rispetto a quelli prospettati dal documento "La Buona scuola". Ci sono state molte polemiche, devo dire, dispiace perché tutti vorrebbero cogliere l'opportunità del Governo. Il Governo sta cercando di risolvere una stratificazione di diritti diversi e purtroppo ingarbugliati, creata dalle riforme degli anni passati e dai tagli pesanti che ha subito la scuola in passato. Noi stiamo dando una risposta, come per altro aveva assicurato il Governo Fioroni, prima dell'avvento del Ministero Gelmini, dell'esaurimento delle GaE.

Nulla per coloro che da anni lavorano dalla seconda fascia d'istituto?

Per tutti coloro che sono in possesso di una abilitazione vedremo come dare valore all'esperienza per il prossimo concorso. Vorrei, inoltre, sfatare un'altra leggenda metropolitana: le Graduatorie d'istituto non verranno soppresse. Le supplenze oltre i 10 giorni saranno coperte con personale delle GI.

Qualche giorno fa abbiamo riportato la segnalazione di alcuni gruppi di docenti precari sul ruolo del Dirigente e la possibilità, contenuta nel testo del DDL, di scegliere i propri docenti. Lei è stata attaccata sui social, anche a causa nostra. Vogliamo chiarire?

Si tratta di una leggenda metropolitana, si sceglierà il curriculum di un insegnante, che è già assunto a tempo indeterminato. Sono stata attaccata perché si è paragonato quanto previsto dal DDL a quanto l'Aprea voleva attuare in Lombardia.  In quel caso, si voleva permettere direttamente alle scuole di organizzare i concorsi. E' cosa ben diversa. Noi vogliamo valorizzare le singole professionalità di docenti già assunti a tempo indeterminato. Anche i docenti potranno proporsi. Magari qualcuno ha voglia di lavorare in una determinata scuola perché sviluppa didattica multiculturale. Oppure un dirigente vuole nel proprio organico un docente perché dal curriculum si evince l'utilizzo di una particolare didattica: perché non posso coinvolgerlo nel progetto della mia scuola?
Dobbiamo immaginare un nuovo inizio, un nuovo orizzonte (voi vi chiamate OrizzonteScuola) per valorizzare la professionalità dei docenti, anche attraverso i piani triennali che dovranno contemplare la formazione in servizio obbligatoria, e un progetto che valorizzi il lavoro collegiale, non saranno solo i dirigenti a decidere.

Questo è un lato della medaglia. Sa quante segnalazioni di soprusi da parte dei Dirigenti riceviamo periodicamente?

Come in tutte le comunità, ci sono dirigenti bravi e ci sono anche dirigenti non all'altezza del loro compito. Dobbiamo far sì che la valutazione del dirigente, che avverrà ogni tre anni, sia rigorosa e quindi che il dirigente venga misurato anche sulle scelte che ha fatto compiere alla propria scuola. Così come ci sono i genitori maleducati e quelli che collaborano, ci sono i docenti bravi e meno bravi, lo stesso è per i dirigenti.

Sì, ma il docente, da quello che leggo nel testo del DDL, rischia di non essere riconfermato dopo tre anni, il dirigente cosa rischia?

Anche il dirigente rischia, non sarà riconfermato.

Nel testo del DDL non c'è riferimento a ciò

Si tratta della delega sulla valutazione dei dirigenti che sarà affrontata successivamente. Gli incarichi dei dirigenti saranno triennali.

Perché non demandare alla decisione del Collegio docenti la riconferma di un dirigente a capo di una scuola?

No, perché una comunità scolastica è fatta da molti portatori di interessi, dagli studenti alle loro famiglie, agli enti locali, che governano insieme per coordinare i bisogni della comunità locale. Non credo che un dirigente possa stare sotto scacco di un collegio docenti. Credo che bisogna ragionare insieme e con grande laicità in Parlamento di questi argomenti così importanti, senza armare l'uno contro l'altro. Ci sono molte comunità scolastiche che lavorano alla grande, in sintonia con il dirigente scolastico.

Non pensa che in questo modo concentreremo docenti e dirigenti meno bravi nelle scuole in difficoltà e docenti e dirigenti più bravi nelle scuole migliori?

Ciascuna scuola già oggi potrà verificare gli esiti delle proprie scelte e fare innovazioni e verificare gli esiti di queste innovazione e prendere i necessari correttivi. Oggi stiamo facendo per la prima volta autovalutazione e attuando dei piani triennali di miglioramento.
Questa sarà un'ottima prova per vedere e per far crescere la qualità del sistema scolastico italiano in modo uniforme. Noi, a differenza delle idee di chi ci ha preceduti, non pensiamo di abbattere la scure sulle scuole in difficoltà, ma di sostenere il corpo docente con adeguata formazione per superare le difficoltà. Il Governo ci sta mettendo risorse sulla formazione in servizio, nel DDL sono stanziati 40mln di euro ed è previsto un finanziamento di 500 euro a docente per consumi culturali: misure che la scuola attende da molto tempo.

Per quanto riguarda i tempi dell'approvazione della trasformazione in Legge del DDL, c'è molta attesa.

Secondo me possiamo farcela tranquillamente, come siamo in grado di tradurre in legge entro 60 giorni i decreti, possiamo farcela anche per un DDL.

In caso, avete pronto un piano B?

Voglio sperare che il Parlamento sappia essere all'altezza, il piano B sarebbe una sconfitta per ciascun parlamentare di opposizione o maggioranza.

Concludiamo l'intervista, vuole lanciare un appello tramite le nostre pagine?

Sì, voglio lanciare un appello attraverso OrizzonteScuola: già in passato la scuola per la paura del cambiamento ha mandato in malora riforme che avrebbero potuto sostenere la qualità della scuola. Dopo anni di tagli pesanti di altri Governi, il Presidente del Consiglio ha voluto mettere a disposizione del Parlamento una riforma, la più importante del Governo: sta al Parlamento e al mondo della scuola non sprecare l'occasione.

Tutto sulla Buona scuola, con il testo del DDL e della relazione tecnica

 

 
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Poletti

Post n°3300 pubblicato il 24 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Poletti

Da “Repubblica.it”


“Troppi tre mesi lontano da scuola meglio lavorare o fare stage” Poletti boccia le vacanze italiane


L’intervento del ministro scatena la polemica. Gli studenti: “Allucinante” I presidi: “Da anni chiediamo piani intelligenti per l’estate, ma non succede nulla”

Maria Novella De Luca

Vacanze troppo lunghe, no, troppo concentrate, ragazzi che si trastullano nell’ozio, no, campi di lavoro, istituti aperti anche a Ferragosto, no, frazionare il riposo lungo tutto l’anno. Il tormentone delle ferie scolastiche irrompe anche nella “buona scuola”. Proprio nel giorno in cui il premier Renzi afferma che «sul modello educativo» si giocano le chance di un paese che ambisce a diventare «una superpotenza mondiale». Questa volta a rilanciare (l’annosa) questione contro i tre mesi di vacanza della scuola made in Italy, è stato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Secondo il quale trenta giorni di riposo sarebbero più che sufficienti. E gli altri trenta potrebbero essere spesi «a fare formazione». O magari a trovarsi un’occupazione stagionale. «I miei figli, d’estate, sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse», ha raccontato Poletti, convinto che durante le vacanze, per un ragazzino sarebbe assai più utile «fare quattro ore di lavoro, invece di stare a spasso per le strade della città». Magari ad oziare pericolosamente....

Ma esattamente come accade ormai da circa vent’anni, le parole del ministro del Lavoro hanno raccolto sia consensi che ironie e critiche. Pur toccando un punto fondamentale: oggi per le famiglie gestire tre mesi di scuole chiuse, tra occupazioni atipiche e ferie a spezzatino dei genitori, è diventato un problema capitale. (In Europa le nostre ferie scolastiche sono simili a quella di Spagna e Finlandia, mentre in Germania, in Inghilterra e in Francia sono frazionate durante l’anno). In un gioco di incastri tra centri estivi, oratori, vacanze studio e nonni reclutati a tempo pieno. Con le città affollate anche in piena estate, visto che le vacanze sono ormai un bene si accorcia ogni anno di più.

Ad attaccare frontalmente il ministro sono prima di tutto gli studenti, che definiscono “allucinanti” e “deliranti” le parole di Poletti. «Sembra voler invitare i giovani a lavorare d’estate, sottopagati, e senza tutele, preferendo lo sfruttamento alla formazione», dice Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti. Ricordando, comunque, che la gran parte dei giovani, già si industria, e spesso al nero, per pagarsi gli studi. La Cgil non nasconde il timore che il responsabile del Lavoro, attraverso i decreti attuativi del Jobs Act, stia facendo «una riforma dell’apprendistato che dequalifica «i percorsi formativi» durante la scuola dell’obbligo. E mentre il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, rende noto che “l’alternanza con il lavoro” è stata oggetto di analisi anche nel disegno di legge sulla scuola, a mostrare tutto il loro scetticismo sono invece i presidi. Dice Giannini: «Fare esperienza di lavoro è utile non solo per diminuire la dispersione, ma anche per orientare le scelte di chi andrà all’università».

I presidi, dicevamo, hanno invece colto l’occasione per rilanciare una delle loro battaglie. «Da anni, più o meno dai primi anni ‘90, chiediamo che ci siano piani intelligenti per l’utilizzo della risorsa “scuola” durante l’estate» spiega Mario Rusconi, vicepresidente dell’Associazione nazionale presidi. «L’idea di utilizzare i locali durante le vacanze per corsi di sostegno e recupero, per la formazione — osserva Rusconi — ci trova senz’altro d’accordo. Mi permetto di far notare, tuttavia, che Poletti è l’ennesimo ministro che si pronuncia sulla questione. Finora, però, alle parole non hanno fatto seguito i fatti. E la scuola ne ha abbastanza di effetti- annuncio».

 

 
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DDL scuola

Post n°3299 pubblicato il 24 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”


DDL Scuola. Le proposte alternative dei sindacati


di redazione

 Il 25 marzo a Roma alle 10 presso l'Auditorium di Via Palermo 10 (Nazionale Spazio Eventi) i sindacati della scuola hanno invitato tutte le forze politiche e i parlamentari a un incontro sui tanti problemi che il piano del governo non affronta in modo adeguato e sulle misure che invece sarebbe urgente adottare.

Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal, Gilda Fgu chiedono infatti sostanziali cambiamenti al disegno di legge del governo e indicano tre questioni come prioritarie.

1. Stabilizzazione del lavoro, da realizzare attraverso un piano straordinario pluriennale di assunzione di tutti i precari, compresi quelli con 36 mesi di servizio che non sono nelle GAE. Soluzioni vanno trovate anche per i precari idonei al concorso e con 36 mesi senza abilitazione. Le misure proposte devono riguardare sia i docenti che il personale Ata.

Le assunzioni vanno attuate con una legislazione di urgenza. Per il raggiungimento di questi obiettivi le organizzazioni sindacali hanno promosso anche una manifestazione di precari che si terrà nel pomeriggio del 25 marzo alle ore 15, davanti alla Camera dei Deputati.

2. Ruolo della dirigenza. La progettazione dell’attività educativa delle scuole autonome è competenza del Collegio docenti e per renderla il più possibile efficace non può essere affidata solo al dirigente scolastico.
I sindacati considerano inaccettabile affidare al DS la chiamata diretta dei docenti e l’attribuzione del salario accessorio legato alla premialità. E’ indispensabile definire un bilanciamento dei poteri tra DS, Collegio Docenti e Consiglio d’Istituto.

3. Contratto nazionale e ruolo della contrattazione. Si chiede l’immediata emanazione dell’atto d’indirizzo per l’apertura delle trattative contrattuali. Il rinnovo del CCNL è indispensabile non solo per rimettere in ordine una disciplina dissestata dai numerosi provvedimenti legislativi intervenuti su materie contrattuali, ma per decidere in sede negoziale tutto ciò che riguarda salario, orario, diritti e doveri del personale. Dopo sette anni di blocco del contratto, non è accettabile l’ipotesi di discuterne solo gli aspetti normativi, rinviando la parte economica.

Molti Parlamentari hanno già assicurato la loro presenza al momento di confronto promosso dai sindacati scuola.

Flc CGIL Domenico Pantaleo
CISL Scuola Francesco Scrima
UIL Scuola Massimo Di Menna
SNALS Confsal Marco Paolo Nigi
GILDA Unams Rino Di Meglio

I sindacati chiedono assunzione di tutti i precari, anche in più anni: manifestazione il 25 marzo

 
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MIUR

Post n°3298 pubblicato il 24 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: MIUR

Da “Edscuola”


Quando al Miur non sanno quello che fanno


di Maurizio Tiriticco

Nella recente cm della DG per gli ordinamenti e la valutazione del sistema nazionale di istruzione (Orientamenti per l’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione) leggiamo tra l’altro: “Sulle competenze chiave e di cittadinanza il format del RAV non presenta specifici indicatori. Come è noto, la Raccomandazione del 18 dicembre 2006 del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea inserisce tra le competenze chiave sia quelle riguardanti le acquisizioni nelle aree fondamentali (madrelingua, lingue straniere, matematica, scienza e tecnologia, competenze digitali), sia quelle concernenti la capacità di costruire autonomamente un percorso di vita e di lavoro (imparare ad imparare, spirito di iniziativa e di imprenditorialità), sia quelle più strettamente collegate alla cittadinanza attiva e consapevole (competenze sociali e civiche, consapevolezza ed espressione culturale). Al riguardo non sono attualmente disponibili indicatori omogenei a livello nazionale: la scelta è stata, pertanto, quella di lasciare alle scuole la scelta degli indicatori e delle fonti. Ad esempio, gli elementi di conoscenza riguardanti quest’area possono essere ricavati dalle procedure adottate per la certificazione delle competenze, dagli elementi considerati per la valutazione del comportamento, dall’osservazione della qualità di alcuni processi (quali, ad esempio, la partecipazione attiva degli studenti alla vita scolastica, il livello di collaborazione, il grado di autonomia e il senso di responsabilità degli studenti) all’interno di ciascuna scuola”.

E’ purtroppo sempre vero che al Miur hanno poca memoria. Le competenze chiave per l‘apprendimento permanente, di cui alla Raccomandazione del 18 dicembre 2006, sono state recepite dal dm 239 del 31 agosto 2007, concernente il “Regolamento recante norme in materia di adempimento dell’obbligo di istruzione”, di cui alla Legge 27 dicembre 2006, n. 296, art. 1, comma 622, con la quale si è innalzato l’obbligo di istruzione di due anni.

Nell’allegato 2 del citato dm sono individuate e descritte le “competenze chiave di cittadinanza da acquisire al termine dell’istruzione obbligatoria”. Si tratta della curvatura che è stata fatta delle competenze di cittadinanza di cui alla Raccomandazione UE alla specificità del nostro Sistema Educativo di Istruzione e Formazione (va sottolineato che tali competenze hanno valore anche per l’Istruzione e Formazione Professionale di competenza delle Regioni).

Nel citato allegato si legge testualmente: “L’elevamento dell’obbligo di istruzione a dieci anni intende favorire il pieno sviluppo della persona nella costruzione del Sé, di corrette e significative relazioni con gli altri e di una positiva interazione con la realtà naturale e sociale”.

Seguono otto competenze chiave di cittadinanza: Imparare ad imparare; Progettare (inerenti alla crescita/sviluppo del Sé); Comunicare; Collaborare e partecipare; Agire in modo autonomo e responsabile (inerenti alle relazioni del Sé con gli altri); Risolvere problemi; Individuare collegamenti e relazioni; Acquisire e interpretare l’informazione (relative a una positiva interazione del Sé con la realtà naturale e sociale). Ciascuna competenza è seguita da opportune indicazioni esplicative.

Nel medesimo Regolamento vengono individuate, definite e descritte 16 competenze culturali: 6 per l’asse dei linguaggi; 4 per l’asse matematico; 3 per l’asse scientifico-tecnologico; 3 per l’asse storico-sociale. Nel Regolamento le competenze di CITTADINANZA sono ben distinte da quelle CULTURALI: in effetti, si può essere ottimi cittadini, ma scarsamente “colti” o ottimi professionisti, però a servizio del malaffare. E di esempi nel nostro Paese ne abbiamo a iosa!

La certificazione delle competenze di fine obbligo si è avviata con molta fatica, soprattutto perché mancava alle scuole un modello di certificazione! Il modello è stato varato dal Miur con notevole ritardo in allegato al dm 9 del 27 gennaio 2010. Nel modello si riscontra una grave mancanza! Le competenze di cittadinanza, che sono di una estrema importanza in quanto, non solo sono autonome rispetto a quelle culturali, ma valgono anche per tutti i cittadini dei 28 Paesi membri dell’UE, non vengono affatto certificate. Compaiono solamente in nota come un semplice e, di fatto, poco significativo “riferimento” sia per lo studente/cittadino che per gli insegnanti certificatori.

Da quanto detto, appare oltremodo scorretto, sia sotto il profilo educativo che sotto quello civico, sostenere nella cm citata in apertura che “non sono attualmente disponibili indicatori omogenei a livello nazionale”, semplicemente perché non corrisponde a verità. I casi sono due: o al Miur non sanno quello che fanno: oppure – stando anche alla sottovalutazione delle competenze di cittadinanza di cui al dm 9/10 – non intendono affatto avviare un serio discorso educativo in materia di cittadinanza. Forse è anche per queste ragioni che la disciplina Cittadinanza e Costituzione è a tutt’oggi più Cenerentola di quanto non fosse negli anni passati l’Educazione civica.

Ed è estremamente grave che nella scuola di un Paese che è stato tra i promotori del processo europeistico, da Mazzini ad Altiero Spinelli a Ernesto Rossi e ad Alcide De Gasperi una vision europeistica forte sia decisamente assente! I nostri si rivolteranno nella tomba, con Robert Shuman, Jean Monnet, Konrad Adenauer, Robert Shuman, Paul Henri Spaak e i tanti altri sognatori…

Esempi di indicatori per le 8 competenze di cittadinanza

 
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Detrazioni paritarie

Post n°3297 pubblicato il 24 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”


66 milioni all’anno: il costo delle detrazioni alle paritarie


Pasquale Almirante

Costerà 66,4 milioni di euro l’anno, la detrazione che il governo vuole assicurare alle famiglie che iscrivono i figli alle scuole paritarie. Lo scrive L’Espresso sulla base della relazione tecnica, firmata dai dirigenti del ministero dell’Istruzione,  che accompagnerà il disegno di legge che il consiglio dei ministri farà arrivare in parlamento

In modo particolare l’articolo 17 del testo si occupa delle «misure per la sostenibilità delle scuole paritarie». La norma, fortemente voluta dal Ncd ma difesa anche da pezzi del Pd, tra cui l’ex ministro Luigi Berlinguer, prevede la detraibilità del 19 per cento delle spese sostenute per la frequenza di scuole dell’infanzia, delle elementari e delle medie. Rispetto alla prima bozza della legge (quando ancora il governo pensava di fare un decreto) sono stati esclusi i licei.

E anche la cifra massima si è ridotta a un decimo di quanto inizialmente previsto: l’importo annuo detraibile sarà di massimo 400 euro: alla fine, un risparmio di circa 75 euro l’anno.

Il ministero, scrive L'Espresso, ha facilmente calcolato il costo complessivo dell’operazione. Nell’anno scolastico 2013/2014 al Miur sanno che gli alunni iscritti a una scuola paritaria sono stati circa 874 mila: 622 mila ad una scuola dell’infanzia, 186 mila ad una primaria e 66 mila alle medie. Esclusi, come detto, i 119 mila iscritti alle superiori. «Considerando il tetto massimo di spesa detraibile prevista dalla norma pari a 400,00 euro ad alunno» scrivono i tecnici nella relazioni, «si stima un ammontare totale di detrazione di circa 66,4 milioni euro». Che raddoppiano, nel 2016, se la norma dovesse realmente entrare in vigore già per il 2015: bisognerebbe allora prevedere un meno 116,2 milioni di euro di Irpef.

 
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Prof in cattedra

Post n°3296 pubblicato il 24 Marzo 2015 da fabiana.giallosole
 

 

Da “ItaliaOggi”

Prof in cattedra ma mai titolari

I docenti assunti dal piano Renzi cambieranno sede ogni tre anni su chiamata del preside. Colpo di spugna sulla mobilità anche per chi è già di ruolo

Carlo Forte

I docenti che saranno immessi in ruolo dal 1° settembre prossimo non avranno mai una sede di titolarità. Ogni tre anni cambieranno la sede di lavoro, a seconda del luogo dove sarà ubicata la scuola il cui preside conferirà loro l'incarico, traendoli dal albi regionali. La nuova disciplina non si applicherà agli insegnanti già in ruolo. Ma a patto che rinuncino, per tutta la vita, al diritto di chiedere di cambiare sede o classe di concorso. In caso contrario, dovranno rassegnarsi anche loro a tenere pronta la valigia allo scadere di ogni triennio. È questa una delle novità più importanti contenuta nel testo del disegno di legge delega che dovrebbe realizzare la buona scuola voluta dal governo Renzi. Va detto subito che le nuove disposizioni entreranno in vigore solo dopo che il testo diventerà legge. E comunque non subito. Perché per avere effetti il governo dovrà emanare dei decreti legislativi ad hoc. Ma la procedura non sembra impensierire Renzi.

In più, nel disegno di legge delega è prevista la cancellazione del parere obbligatorio del Consiglio superiore della pubblica istruzione. Pure ordinariamente prevista dalla legislazione generale che regola l'iter di formazione dei decreti legislativi. Le elezioni previste per la fine di aprile, dunque, non saranno finalizzate a rendere operativo il parlamentino dell'istruzione e ai fini dell'emissione dei prescritti pareri. Ma solo ad evitare l'insorgere di gravi responsabilità in capo ai vertici di viale Trastevere, costretti ad indire le elezioni solo per effetto di una sentenza emessa tempo fa dai giudici amministrativi. Insomma, si tratta di una costituzione pro forma. Perché il Cspi, sulla buona scuola, non sarà minimamente consultato.

Quanto agli effetti delle nuove norme, è possibile dire che rappresentano un vero e proprio colpo di spugna sul diritto alla mobilità così come è stato faticosamente costruito in vent'anni di contrattazione collettiva. Un corpus normativo, invero assai complesso, che ha il pregio di incardinare i movimenti in procedure rigide, regolate da norme tassative. Che precludono qualsivoglia decisione discrezionale da parte dei dirigenti e dell'amministrazione scolastica. E che grazie alla legge 241/90 sono assolutamente impermeabili ad ogni arbitrio o discriminazione di sorta. In buona sostanza, dunque, si tratta di un sistema che, da una parte, garantisce l'assoluta trasparenza delle operazioni. E dall'altro lato pone al riparo l'amministrazione scolastica dal rischio di responsabilità, anche penali, che potrebbero insorgere in capo a dirigenti e funzionari in caso di errori o valutazioni discrezionali. In pratica, l'attuale sistema, proprio grazie alla tassatività e trasparenza delle regole che lo governano rende assolutamente impossibile ogni forma di corruzione. Prova ne è che, da quando è entrato in vigore, non si registra alcuna condanna penale in tale materia.

Il nuovo sistema, invece, ponendo quale unico vincolo la necessità di rendere pubbliche le motivazioni delle scelte dei dirigenti scolastici sembrerebbe offrire il fianco ad ogni sorta di azione legale. Sia in sede civile, sul merito di tali scelte, sia in sede penale, in caso di presunte discriminazioni. Quanto alla procedura, oggi rigidamente informata al principio del merito sulla base di regole tassative (titoli posseduti, continuità didattica accumulata, anzianità di servizio) secondo il disegno di legge, si limiterà a meri adempimenti di pubblicità.

Il dirigente scolastico, infatti, dovrà semplicemente pubblicare i criteri a cui riterrà di attenersi per la scelta dei docenti. E dopo averli designati, non dovrà fare altro che rendere pubblica la motivazione della propria scelta insieme al curriculum del docente interessato. I criteri, dunque, potranno essere diversi da scuola a scuola e non saranno soggetti a regole preordinate e uniformi su tutto il territorio nazionale come avviene adesso.

Il provvedimento non dice nulla sul come avverrà la chiamata. E soprattutto non indica alcuna soluzione in caso di controversie che dovessero insorgere tra più docenti interessati al medesimo incarico a parità di pre-requisiti o sul destino di chi non sarà chiamato. Insomma, ce n'è abbastanza per ingolfare i tribunali a scadenza triennale e per fare la fortuna dei ricorsifici.

 

 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

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 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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