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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 20/05/2015

 

Non smettiamo di farci sentire

Post n°3536 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "DOCENTI INIDONEI e +"


...PER NON PERDERE L'ABITUDINE DI FARCI SENTIRE:


VENERDI' 22 maggio, alle 17, nell’auditorio dell’Istituto tecnico Ragionieri "Dessì", in via Monte Grappa a Sassari, si terrà un incontro sul tema DDL Renzi al quale sono invitati politici locali e parlamentari del territorio, senza distinzioni di colore politico. L'incontro ha lo scopo di conoscere il loro pensiero in merito alla riforma e se e come intendono agire per contrastarla”. PARTECIPATE NUMEROSI!!!

 
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COMUNICATO STAMPA

Post n°3535 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 


Comunicato-stampa COBAS

 Il Ddl è stato approvato alla Camera, mentre Alesse e Renzi si sono arresi all’evidenza e hanno dichiarato che il blocco degli scrutini è legittimo. Proseguirà lo sciopero dopo i due giorni? Lo decideranno i docenti in lotta, anche in base alle risposte del governo

 Ci auguriamo che convochino lo sciopero anche gli altri sindacati. Lo chiedono tutti i lavoratori/trici della scuola, che vogliono anche manifestare insieme prima del blocco.

Mentre migliaia di docenti ed Ata protestavano davanti a Montecitorio, chiedendo il ritiro totale del Ddl  “Cattiva scuola”, l’Aula, scioccamente indifferente, approvava la legge. Ma era un risultato largamente scontato, vista la netta maggioranza a disposizione del PD. Però il passaggio al Senato sarà ben più periglioso. E, con tutti gli occhi puntati ai risultati elettorali, Renzi si è preso tempi “distesi”: la discussione a Palazzo Madama non inizierà prima del 5 giugno. Nel frattempo il presidente Alesse (Autorità di garanzia sugli scioperi) ha scoperto che il blocco degli scrutini per due giorni è perfettamente legale, mentre la ministra Giannini, novella Alice nel Paese delle Meraviglie, si è “rallegrata” perché avremmo rinunciato al “blocco”. Si riferiva al fatto che il blocco non riguarderà le classi di fine corso: cosa annunciata da tempo, visto che la legge anti-sciopero questo impone. Anche Renzi ha ammesso la legittimità dello sciopero, pur lamentando che danneggerebbe famiglie e studenti, peraltro del tutto solidali con noi. Dunque, finisce lo sciocco terrorismo anti-blocco: ed è un bene, sperando che i mass-media ne diano ampio resoconto.

Ora ci si chiede cosa accadrà dopo i due giorni di sciopero che si svolgeranno – lo ricordiamo – secondo il seguente calendario: 8 e 9 giugno per Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 per Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 per Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 per Liguria, Marche, Sardegna, Toscana,Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 per Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige. L’eventuale prosecuzione del blocco verrà decisa dai docenti in lotta, e dipenderà in primo luogo da cosa succederà al Senato per la legge. In caso di prosecuzione, può scattare la precettazione: ma solo dopo la dichiarazione di essa da parte del governo, i docenti potrebbero essere multati (500 euro nel primo episodio e fino a 1000 in caso di reiterazione).

Questa sera si riuniranno i Cinque sindacati “rappresentativi” e decideranno in merito alla loro partecipazione al blocco. Stamane a Montecitorio gli esponenti Cgil e Gilda si sono pronunciati a favore dello sciopero. Ci auguriamo che anche gli altri facciano lo stesso: ma in ogni caso lo sciopero si farà, rispondendo alla richiesta plebiscitaria della categoria. Resta da decidere se, prima dell’inizio del blocco (noi abbiamo proposto domenica 7 giugno), daremo occasione a tutti i cittadini contrari alla Cattiva scuola renziana di scendere in piazza con docenti ed Ata per difendere la scuola pubblica e bocciare il Disegno di legge. Aspettando una risposta dai Cinque, restiamo disponibili sia per una manifestazione nazionale sia per decine di manifestazioni cittadine. E se centinaia di migliaia di persone scenderanno in piazza unitariamente, sarà ben difficile per il Cattivo Maestro Renzi sostenere che il blocco degli scrutini dei giorni seguenti sarà solo l’espressione del “corporativismo” dei docenti, restii a valutazioni e classifiche di merito.

 

Piero Bernocchi   portavoce nazionale COBAS

 
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DDL

Post n°3534 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: DDL

Da “La Tecnica della Scuola”


Ddl Scuola alla prova del Senato. Per Renzi numeri a rischio. Ecco il perchè

 

Andrea Carlino

Approvato alla Camera con 316 voti ('la maggioranza assoluta dei voti', come il Jobs Act nel novembre scorso), il disegno di legge approderà dopo le Regionali a Palazzo Madama. Renzi, però, non ha la stessa certezza avuta a Montecitorio di veder approvato il provvedimento. I numeri.

Ottenuto il via libera da parte della Camera, il Ddl Scuola approda al Senato. Si tratta della riforma meno votata del governo Renzi insieme al Jobs Act (che fu votato il 25 novembre scorso da 316 deputati, gli stessi di oggi). Non hanno partecipato al voto 40 deputati del Pd, di cui 28 della sinistra Pd critica verso il provvedimento, 10 di Area Popolare (tra cui l'ex presidente Nunzia De Girolamo, da tempo in dissenso col suo gruppo), 6 di Scelta Civica, 3 di Per l'Italia-Centro democratico. Sedici gli esponenti dem in missione. 

Se però a Montecitorio, Renzi può contare su una maggioranza solida, al Senato il discorso cambia. La ministra delle riforme, Maria Elena Boschi, si dice fiduciosa nel passaggio a Palazzo Madama: "Al Senato abbiamo un altro passaggio altrettanto significativo e quindi ovviamente riaffronteremo alcuni punti che sappiamo sono ancora discussi". Più dubbi, invece, per Luigi Di Maio, membro del direttorio del M5S che su Facebook scrive così: "Sul ddl scuola abbiamo perso una battaglia ma non la guerra. Alla Camera il Pd ha un premio di maggioranza abnorme e noi del Movimento avevamo circa trenta espulsi dall'Aula per aver difeso la Costituzione due mesi fa. Ma al Senato la maggioranza si regge in piedi per sette voti. Per questo state certi che daremo battaglia, sarà un 'vietnam'. Molti genitori, studenti e insegnanti ci scrivono per fermare questo scempio. Noi siamo dalla vostra parte".

 Cosa può succedere, nei fatti, al Senato? Sulla carta, come riporta l'Asca, il governo Renzi può contare, sulla carta, a Palazzo Madama su 174 voti: 112 del Pd (Pietro Grasso, presidente del Senato, non vota), 36 di Area Popolare, 17 Per le Autonomie (compresi i senatori a vita Giorgio Napolitano, Elena Cattaneo, Carlo Rubbia), 3 di Gal (Paolo Naccarato, Michelino Davico, Angela D'Onghia), 4 del gruppo Misto (Benedetto Della Vedova, Mario Monti, Salvatore Margiotta, Maurizio Rossi) e ultimamente anche di due nuovi voti quelli di Sandro Bondi e Manuela Repetti usciti da Fi.

Si tratta di 13 voti sopra la maggioranza dei componenti del Senato, che è di 161, e dunque senza i 24 senatori dem che non votarono l'Italicum a Palazzo Madama i numeri del governo si fermerebbero a 137 effettivi.

 L'opposizione può contare su 144 senatori: 36 M5S, 58 di Fi, 12 Lega, 12 Gal, 26 del Misto (7 di Sel, 4 del movimento x, 2 Italia lavori in corso, 10 ex M5S, 3 ex Lega). I senatori a vita Carlo Azeglio Ciampi e Renzo Piano, iscritti al gruppo Per le Autonomie, non votano.

 Sarà importante ricucire lo strappo con la minoranza del Pd o in alternativa reclutare voti a favore nel gruppo Misto e nel gruppo Gal, accettando, dunque, qualche 'compromesso'. Intanto la minoranza dem ha già allertato i colleghi senatori inviando una lettera sottoscritta da una rappresentanza di deputati per chiedere "l'impegno del Senato a portare i necessari cambiamenti" al ddl di riforma della scuola. 

Per entrare in vigore già dal prossimo anno scolastico, il disegno di legge dovrà essere approvato entro metà giugno. Dopo lo stop per le Regionali, il fronte della scuola potrebbe nuovamente diventare incandescente.

 
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Morte scuola

Post n°3533 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da "La Tecnica della Scuola"


Approvata la morte della scuola pubblica



Vi è aria di lutto, lutto per la morte della scuola pubblica. In tanti collegi docenti, in corso in questi giorni, centinaia di docenti si sono recati vestiti in nero, in segno di lutto. Ed allora, domani portate un mazzo di fiori davanti alle scuole italiane, per dare l'ultimo saluto alla scuola pubblica.

Un lutto che vuole denunciare da un lato l'arroganza di un sistema decisionista, autoritario che ha ignorato le legittime pretese di chi ha scioperato, oltre il 70% del personale della scuola, pretese chiare, precise e concise, ritiro del ddl sulla scuola. Un lutto che vuole denunciare la sofferenza della democrazia, nei confronti di un Governo che non deriva da alcun processo elettorale, che non ha avuto alcun mandato popolare per intervenire, così come ha arbitrariamente fatto, nel settore della scuola.

Eppure ciò è accaduto. Una norma scritta dal Governo, in un Parlamento dipendente politicamente e sostanzialmente dal Governo. Un lutto che vuole denunciare l'amen della scuola pubblica, l'avvento della scuola azienda, perché è di questo che si tratta, con una gestione fortemente accentrata della cosa pubblica, meglio ex pubblica, quale la scuola, cuore pulsante e vitale di ogni Paese. Accentramento che segue l'andazzo oggi sussistente, decidere e basta.

Dissensi, scioperi, opposizioni? Non contano un fico secco per chi governa ed amministra la cosa pubblica, nei peggiori dei casi, nei migliori dei casi conferiscono una sorta di accontentino ma senza intaccare l'architettura portante del mostro che vogliono partorire.

Eppure l'autoritarismo ha dato il via libera al '68, movimento politico, sociale e culturale che oggi si demolisce, perché la buona scuola di Renzi e company è anche una riforma ideologica, è la lancia che trafigge al cuore il '68, già colpito, per quanto concerne i diritti dei lavoratori e le sue conquiste con il Jobs Act, con il venir meno praticamente dell'articolo 18 simbolo dello Statuto dei Lavoratori nato grazie alle mobilitazione del '68.

Si lottava contro il burocratismo, contro le diseguaglianze, per una scuola critica, consapevole, per una scuola che non sfornasse lavoratori ma cittadini. Contro l'idea di un mondo ingiusto, autoritario e non autorevole, contro la competizione, contro la meritocrazia, strumento di controllo e di limitazione della libertà d'insegnamento.

Ebbene, tutto ciò, con questa riforma, viene meno. E' stato demolito il '68 e non è detto che non ne nascerà uno nuovo dopo questo scellerato provvedimento legislativo sulla scuola, e di indicazioni, d'altronde, ve ne sono tante. Ed allora, portate un mazzo di fiori davanti alle scuole italiane, per dare l'ultimo saluto alla scuola pubblica, e per sancire l'inizio di un nuovo riscatto, il riscatto della nostra scuola pubblica. Nonostante tutto, non dobbiamo arrenderci, non dobbiamo cedere, se vogliamo veramente tutelare la nostra scuola pubblica, la lotta non si deve arrestare, soprattutto ora.

 

 
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DDL

Post n°3532 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: DDL

Da “La Tecnica della Scuola”


Ddl Scuola, la Camera ha approvato con 316 sì e 137 no. Giannini "emozionata"

 

Andrea Carlino

 

IL NUOVO TESTO DEL DDL 

L'aula della Camera ha dato il via libera al ddl di riforma della scuola con 316 voti a favore, 137 contrari, 1 astenuto. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato.  Prima del voto i ringraziamenti della relatrice Maria Coscia (Pd) che ha ribadito, tra l'altro, come "il governo si sia posto in una posizione di ascolto rendendo possibile fare modifiche al testo". 

 

Tensione in aula alla Camera a conclusione della votazione finale. La presidente Laura Boldrini è intervenuta più volte per richiamare all'ordine i deputati di Sinistra ecologia e libertà, che hanno gridato ritmicamente "Scuola pubblica, scuola pubblica!" e il capogruppo di Fdi, Fabio Rampelli, che ha esposto una lavagnetta con la scritta "Bocciato!" in direzione dei banchi del governo. Boldrini ha chiesto ai commessi di intervenire per la rimozione dell'oggetto estraneo. 

 

Soddisfazione da parte del governo: "La Buona Scuola non è una riforma. E' un cambiamento radicale della nostra identità collettiva. Non esiste in Italia istituzione che appartenga di piu' agli italiani della scuola. Il voto dell'Aula di Montecitorio di oggi ci dice questo: gli italiani vogliono pensarsi al futuro e vogliono farlo partendo dalla scuola. Abbiamo avuto coraggio, ci abbiamo creduto e andiamo avanti. E' la volta buona". Così il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone. Poco dopo sono arrivate le parole del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini: "Con l'approvazione del ddl sulla scuola alla Camera "credo si faccia un grande cambio culturale. Giannini si è detta "emozionata e soddisfatta" e ha sottolineato che "il primo articolo riassume quello che abbiamo fatto. Intendiamo offrire una scuola di qualità, aperta e inclusiva". Poi ha aggiunto che nel corso dell'esame al Senato del ddl di riforma della scuola "i pilastri del provvedimento non saranno toccati, non potranno essere toccati. Quello in Senato è un altro passaggio sostanziale, non è formale" ha aggiunto il ministro, ricordando che il provvedimento "ha già subito un'evoluzione condivisa". 

Felice anche il ministro dell'Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano: "Ho votato perché questa è la riforma che volevamo, la nostra riforma, non a caso la sinistra non l'ha votata. Mette al centro merito, autonomia, esalta la libertà di scelta, rafforza il rapporto tra scuola e lavoro e va contro il conservatorismo del sindacato, che ancora una volta è una delle ragioni piu' forti per le quali siamo al governo".

 
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DDL

Post n°3531 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: DDL

Da “La Tecnica della Scuola” 


Ddl Scuola, tutte le principali novità approvate dalla Camera  

Redazione

L'aula della Camera ha dato il via libera al ddl di riforma della scuola con 316 voti a favore, 137 contrari, 1 astenuto. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato. Per essere a regime dal prossimo anno scolastico la riforma dovrà essere licenziata in via definitiva dal Parlamento entro la metà di giugno.

La più grande novità della riforma prevede la "piena realizzazione dell'autonomia" della scuola con la definizione dell'organico dell'autonomia, l'assunzione dal primo settembre di 100.701 docenti e maggiori poteri per i presidi.

 Vediamo nel dettaglio le principali novità:

 PIANO OFFERTA FORMATIVa 

Il piano è elaborato non più dal dirigente scolastico, come previsto in un primo momento, bensì dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico, ed approvato dal consiglio di circolo o di istituto. In questo piano triennale (non più annuale come adesso) sarà indicato anche il fabbisogno di personale docente e amministrativo-tecnico-ausiliario (Ata), oltre alle infrastrutture di cui hanno bisogno per l'espansione dell'offerta formativa.

 NIENTE CLASSI POLLAIO

Tra le novità anche la riduzione del numero di alunni per classe, l'alfabetizzazione e il perfezionamento dell'italiano come lingua seconda per alunni e studenti di cittadinanza o di lingua non italiana. Particolare attenzione alla prevenzione del bullismo e del cyberbullismo e all'educazione alla parità di genere. Nel piano previsto anche l'italiano per gli studenti stranieri e l'inglese per tutti, oltre all'apertura pomeridiana della scuola, al contrasto della dispersione scolastica e della discriminazione e l'incremento dell'alternanza scuola-lavoro. 

EDUCAZIONE FISICA ANCHE ALLA SCUOLA PRIMARIA

 L'educazione fisica arriva alla scuola primaria grazie a un emendamento. Dal prossimo anno scolastico si prevede, infatti, la presenza di laureati in scienze motorie alla scuola elementare.

 SCHOOL BONUS E DETRAZIONI RETTE PARITARIE

 Chi farà donazioni a favore delle scuole per la costruzione di nuovi edifici, per la manutenzione, per la promozione di progetti dedicati all'occupabilità degli studenti, avrà diritto a un beneficio fiscale con un credito di imposta al 65% al momento della dichiarazione dei redditi. Prevista, inoltre, la detraibilità delle spese sostenute dalle famiglie i cui figli frequentano una scuola paritaria (fino a 400 euro l'anno per studente).

 ORGANICO DELL’ AUTONOMIA

 Sarà composto da posti comuni, di sostegno e per il potenziamento dell'offerta formativa e sarà determinato con decreti interministeriali ogni tre anni, su base regionale. Saranno i direttori degli Uffici scolastici regionali a suddividere tra gli ambiti territoriali - che nel 2015/2016 coincideranno con le stesse province, ma nel 2016/2017 avranno estensione sub-provinciale - e tra i vari livelli di scuola, i neoassunti. I docenti di ruolo rimarranno titolari nelle scuole in cui si trovano in questo momento, mentre i perdenti posto verranno assegnati all'ambito territoriale di cui faranno richiesta. Toccherà al preside pescare dagli ambiti territoriali i singoli per formare il migliore gruppo di docenti possibile per realizzare le linee del Piano dell'offerta formativa. 

PRESIDE "SCERIFFO"

 Uno degli articoli più controversi riguarda l’attribuzione di poteri speciali al preside. Il dirigente scolastico avrà il compito di conferire incarichi triennali, rinnovabili, ai docenti assegnati all'ambito territoriale di riferimento, anche tenendo conto delle candidature presentate dagli stessi. Niente conflitto di interessi: grazie ad un emendamento del M5S, il preside, infatti, "è tenuto a dichiarare l'assenza di cause di incompatibilità derivanti da rapporti di parentela o affinità entro il secondo grado con i docenti iscritti nel relativo ambito territoriale". 

ASSUNZIONI 

Per l'anno scolastico 2015/2016 ci saranno dal primo settembre 100.701 immissioni in ruolo di insegnanti nell'ambito di un piano straordinario di assunzioni di docenti a tempo indeterminato. Il piano è rivolto ai vincitori del concorso del 2012 e agli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento, che presentino domanda. Inoltre a partire dal primo settembre 2016 saranno assunti gli idonei del concorso del 2012. E' stato poi approvato un emendamento al ddl che estende l'assunzione di tutti gli idonei vincitori del concorso a cattedre 2012 anche "per gli anni successivi" al 1° settembre 2016 "sino all'esaurimento dei soggetti aventi titolo". Quindi anche per coloro che non verranno assunti al 1° settembre 2016. 

CONTRATTI A TERMINe 

Per quanto riguarda i contratti a tempo determinato per la copertura di posti vacanti e disponibili la riforma prevede che il limite dei 36 mesi, anche non continuativi, si applichi solo ai contratti che saranno stipulati a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge. Viene istituito un periodo di formazione e prova, cui è subordinata l'effettiva immissione in ruolo. La valutazione di tale periodo sarà effettuata dal dirigente scolastico, sentendo il Comitato per la valutazione dei docenti, di cui entreranno a far parte anche genitori e studenti. 

AGGIORNAMENTO

Sarà obbligatoria la formazione dei docenti in servizio, sulla base delle priorità indicate nel Piano nazionale di formazione e in coerenza con i Piani di miglioramento adottati nell'ambito della fase di autovalutazione. Inoltre è prevista l'istituzione della Carta elettronica (con un budget di 500 euro l'anno) per l'aggiornamento e la formazione del docente di ruolo da utilizzare per acquisti o iniziative di carattere culturale; sarà istituito un fondo di 200 milioni di euro l'anno per la valorizzazione del merito del personale docente di ruolo

 
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DDL

Post n°3530 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: DDL

Da “La Tecnica  della Scuola”


Ddl Scuola, tutte le reazioni delle forze politiche e sindacali dopo l'approvazione

 

Andrea Carlino

 

Il via libera dell'aula di Montecitorio al disegno di legge di riforma della scuola scatenano tantissime reazioni: dal governo agli studenti, passando per le forze politiche e quelle sindacali.

·  Video

L'aula della Camera ha dato il via libera al ddl di riforma della scuola con 316 voti a favore, 137 contrari, 1 astenuto. Il provvedimento passa ora all'esame del Senato.

 Si tratta della riforma meno votata del governo Renzi insieme al Jobs act, approvato a Montecitorio il 25 novembre scorso sempre con 316 voti a favore. In quell'occasione le opposizioni e la minoranza Pd lasciarono l'aula. Non hanno partecipato al voto 40 deputati del Pd, di cui 28 della sinistra Pd critica verso il provvedimento, 10 di Area Popolare (tra cui l'ex presidente Nunzia De Girolamo, da tempo in dissenso col suo gruppo), 6 di Scelta Civica, 3 di Per l'Italia-Centro democratico. Sedici gli esponenti dem in missione. Rispetto all'Italicum, su cui 38 deputati dem non avevano votato la fiducia al governo, i ribelli del Pd scendono di dieci unità.

Soddisfazione da parte del governo: "La Buona Scuola non è una riforma. E' un cambiamento radicale della nostra identità collettiva. Non esiste in Italia istituzione che appartenga di piu' agli italiani della scuola. Il voto dell'Aula di Montecitorio di oggi ci dice questo: gli italiani vogliono pensarsi al futuro e vogliono farlo partendo dalla scuola. Abbiamo avuto coraggio, ci abbiamo creduto e andiamo avanti. E' la volta buona". Così il sottosegretario all'Istruzione, Davide Faraone. 

 Poco dopo sono arrivate le parole del ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini: "Con l'approvazione del ddl sulla scuola alla Camera "credo si faccia un grande cambio culturale. Giannini si è detta "emozionata e soddisfatta" e ha sottolineato che "il primo articolo riassume quello che abbiamo fatto. Intendiamo offrire una scuola di qualità, aperta e inclusiva". Poi ha aggiunto che nel corso dell'esame al Senato del ddl di riforma della scuola "i pilastri del provvedimento non saranno toccati, non potranno essere toccati. Quello in Senato è un altro passaggio sostanziale, non è formale" ha aggiunto il ministro, ricordando che il provvedimento "ha già subito un'evoluzione condivisa".  Felice anche il ministro dell'Interno e leader di Ncd, Angelino Alfano: "Ho votato perché questa è la riforma che volevamo, la nostra riforma, non a caso la sinistra non l'ha votata. Mette al centro merito, autonomia, esalta la libertà di scelta, rafforza il rapporto tra scuola e lavoro e va contro il conservatorismo del sindacato, che ancora una volta è una delle ragioni più forti per le quali siamo al governo".

 Soddisfatta anche il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi: "E' la maggioranza assoluta, per cui è andato bene anche il voto sulla scuola. Al Senato abbiamo un altro passaggio altrettanto significativo e quindi ovviamente riaffronteremo alcuni punti che sappiamo sono ancora discussi".

 Perplessità, invece, da parte di Elena Centemero, responsabile scuola e università di Forza Italia: "In questa riforma ci sono criticita' ma anche molte battaglie che noi di Forza Italia abbiamo portato avanti per tanti anni. Penso alla valutazione, un tema fondamentale che non ha alcuna valenza punitiva ma e' funzionale a valorizzare gli insegnanti bravi e ad individuare i punti di debolezza su cui si puo' intervenire".

 Molto critici Lega Nord, M5S e Sel.  

 I leghisti annunciano battaglia anche al Senato: “La battaglia contro il ddl Buona scuola si sposta al Senato. Continueremo a sottolineare la grande distanza tra parole e fatti. Renzi non può da una parte parlare di merito e dall'altra fare l'opposto, preoccupandosi per le assunzioni solo di svuotare una graduatoria invece che “pescare” trasversalmente gli insegnanti più formatì ed esperti”, dice il responsabile federale Istruzione Lega Nord, Mario Pittoni.

 Duro il commento del M5S: “La scuola pubblica statale fornirà sempre più un diritto allo studio solo di facciata, mentre l’accesso a una formazione adeguata sarà appannaggio di una minoranza della popolazione, economicamente in grado di investire per il futuro dei propri figli. Il progetto di Renzi è chiaro: desertificare culturalmente il paese per abbattere le conquiste civili. Vogliono sudditi da usare, inconsapevoli e subordinati” - scrivono i parlamentari grillini dopo il voto negativo dato alla Camera al Ddl Istruzione. 

 Ancor più duro, il gruppo parlamentare di “Alternativa libera”: "E' stata persa l'occasione di risolvere il precariato della scuola, migliorandone la qualita'. Migliaia di docenti continueranno ad aspettare una chiamata che non arrivera' mai. Docenti che con passione hanno insegnato a generazioni di studenti e che, solo per aver espresso disappunto verso il ddl, sono stati apostrofati come squadristi dal ministro. Il Governo dovrebbe chiedere scusa".

 

"I tre miliardi per la scuola annunciati dal governo sono "un imbroglio" contrattacca il leader di Sel Nichi Vendola. Su twitter, Vendola scrive: "Il Governo parla di 3 miliardi per la scuola? Sono degli imbroglioni. Tra 20 giorni chiudono scuole e non sono ancora stati trasferiti soldi 2015". 

 Voci molto critiche anche da parte dei sindacati. Per Flc Cgil, “l disegno di legge approvato oggi dal Parlamento disegna una scuola brutta e autoritaria che nega i diritti e la libertà a chi vive nella scuola. Gli emendamenti approvati, frutto dello sciopero del 5 Maggio e delle mobilitazioni di questi giorni, non cambiano la sostanza di contenuti inaccettabili.  Renzi e il suo Governo non hanno il consenso di docenti, personale ATA, studenti, famiglie e degli stessi dirigenti scolastici. E’ evidente la rottura con il mondo della scuola e con il Paese, da non addebitare ad un difetto di comunicazione ma a dei contenuti di un provvedimento che non affronta i problemi reali della scuola pubblica”. 

Polemica anche la Cisl Scuola: “Il testo del disegno di legge di riforma licenziato oggi dalla Camera non risolve nessuna delle criticità su cui da settimane stiamo rivendicando il confronto con governo e forze politiche, sostenuti da una mobilitazione di ampiezza senza precedenti con cui l’intero mondo della scuola chiede di apportare al testo di legge profondi cambiamenti, salvaguardando un’idea di scuola fondata sulla condivisione, la cooperazione, la giusta valorizzazione di tutte le professionalità. Su tutti questi punti riprenderemo, a partire dall’incontro di lunedì al MIUR, un confronto che si svolgerà secondo le tappe concordate il 12 maggio a Palazzo Chigi. Così il segretario generale, Francesco Scrima.

 Anche la Gilda non è tenera nei confronti del Ddl. Queste le parole del segretario generale, Rino Di Meglio: “Oggi si è consumato uno strappo pesante tra la casta politica, rappresentata dal Pd, e tutto il mondo della scuola. La rapidità con cui l'aula di Montecitorio ha dato il via libera al disegno di legge dimostra la volontà di Renzi di mostrare i muscoli e di arrivare a una prova di forza. Ma la partita – avverte Di Meglio – non finisce qui perché la battaglia proseguirà al Senato. La Gilda degli Insegnanti non si arrende e andrà avanti con la mobilitazione, mettendo in campo tutti i metodi di lotta consentiti dalla legge. Questa riforma è un attentato alla scuola pubblica statale e alla libertà di insegnamento sancita dalla Costituzione e – conclude il coordinatore della Gilda – noi non arretreremo di un passo”. 

Anche gli studenti sono molti critici nei confronti del provvedimento approvato dalla Camera: Il Governo non ha voluto mettere in discussione i saldi, come invece tutto il mondo della scuola aveva chiesto, dimostrando che il "dialogo" raccontato in questi giorni era una farsa - dichiara Alberto Irone, portavoce nazionale Rete Studenti Medi. "Il DdL appena approvato alla Camera non è buona scuola, ma autoritarismo e diseguaglianza. Abbiamo chiesto tutti insieme di cambiare i punti chiave del testo, ma il Governo non ha voluto ascoltare il mondo della scuola – aggiunge il portavoce. “Questo DdL così è inaccettabile e rovinerà la scuola italiana: accentramento dei poteri decisionali nelle mani del preside-manager, arbitrio invece che valutazione, finanziamenti privati diretti alle scuole, nessun finanziamento al diritto allo studio. E' una scuola-azienda che produce diseguaglianze." 

 
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Riforma

Post n°3529 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Riforma

Da "OrizzonteScuola"


Riforma. Approvate anche le deleghe (art.23)

Nuovo modello per accesso insegnamento, criteri

ruoli sostegno, sistema 0-6 esteso a tutte le

scuole d'infanzia.


di redazione


L'articolo 23 "Delega al Governo in materia di sistema nazionale di istruzione e formazione" delega il governo ad adottare, entro 18 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, decreti legislativi finalizzati alla riforma di differenti aspetti del sistema scolastico, nonché alla redazione di un nuovo testo unico delle disposizioni in materia di istruzione.

Durante l'esame in commissione Cultura alla Camera sono state soppresse - oltre alle deleghe su autonomia scolastica, dirigenti scolastici, Its, ausili digitali per la didattica - anche quelle concernenti la governance della scuola e gli organi collegiali. Inoltre, è stata profondamente modificata la delega concernente l'accesso all'insegnamento nella scuola secondaria.

In particolare - a fronte della previsione del ddl di includere il percorso abilitativo all'interno di quello universitario (con superamento dell'attuale percorso di tirocinio formativo attivo) e di svolgere, all'interno del percorso abilitativo, un periodo di tirocinio professionale - è stato previsto l'accorpamento della fase della formazione iniziale con quella dell'accesso alla professione.

Più specificamente, il percorso si articola:

  • in un concorso nazionale riservato a chi possieda un diploma di laurea magistrale o, per le discipline artistiche e musicali, un diploma accademico di secondo livello, coerente con la classe disciplinare di concorso;

  • nella stipula con i vincitori di un contratto retribuito di formazione e apprendistato professionale a tempo determinato, di durata triennale;

  • nel conseguimento, nel primo anno di contratto, di un diploma di specializzazione all'insegnamento secondario;

  • nell'effettuazione, nei due anni successivi al conseguimento del diploma, di tirocini formativi e graduale assunzione della funzione docente;

  • alla conclusione del periodo di formazione e apprendistato professionale, valutato positivamente, sottoscrizione del contratto di lavoro a tempo indeterminato.

Altre modifiche apportate dalla commissione Cultura hanno riguardato la delega relativa agli studenti con disabilità e bisogni educativi speciali. In particolare, è stato previsto che la revisione delle modalità e dei criteri relativi alla certificazione deve essere volta a individuare le abilità residue, che occorre rivedere i criteri di "inserimento nei ruoli per il sostegno didattico", al fine di garantire che lo studente con disabilità abbia per l'intero ordine o grado di istruzione il medesimo insegnante di sostegno (l'intenzione sembrerebbe, dunque, quella di prevedere dei ruoli separati per i docenti di sostegno), che occorre garantire l'istruzione domiciliare per i minori con disabilità soggetti all'obbligo scolastico, qualora siano temporaneamente impediti per motivi di salute a frequentare la scuola.

Con riferimento alla delega relativa al sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni, è stato previsto che lo stesso è riferito ai servizi educativi per l'infanzia e a tutte le scuole dell'infanzia (invece che alle sole scuole dell'infanzia statali). Inoltre, è stato specificato che la revisione delle modalità di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti riguarda il primo ciclo e che la revisione delle modalità di svolgimento degli esami riguarda sia il primo che il secondo ciclo.

È stata, infine, introdotta una delega per la promozione e la diffusione della cultura umanistica, la valorizzazione del patrimonio e della produzione culturale, musicale, teatrale, coreutica e cinematografica, il sostegno della "creatività connessa alla sfera estetica".

Con riferimento alla procedura per l'adozione dei decreti legislativi, è stato previsto il coinvolgimento della Conferenza unificata (anziché della Conferenza Stato-Regioni).

Il commento della Coccia sottolinea inoltre che "l'approvazione dell'art. 23 introduce grandi novità sul sostegno: continuità didattica affinché insegnante di sostengo completi il ciclo di studi dello studente, così da ultimare il percorso insieme alla classe, favorendo l'inclusione scolastica e lo sviluppo delle abilità residue. E' una conquista fondamentale per la quale mi sono battuta per tutto il percorso del ddl"

 
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Garante

Post n°3528 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Garante

Da "La Tecnica della Scuola"



Passo indietro del Garante per gli scioperi


Reginaldo Palermo

La Commissione di Garanzia per gli scioperi chiarisce (ma non ce n'era bisogno) che lo sciopero degli scrutini è legittimo purchè non riguardi nè le classi terminali nè le date degli esami di Stato.

Sulla questione del cosiddetto "blocco" degli scrutini c'è un po' di confusione e le  dichiarazioni della Commissione di Garanzia non aiutano certamente a fare chiarezza.
L'Autorità, infatti, prende atto con soddisfazione che i sindacati che fin qui hanno proclamato lo sciopero abbiano escluso le classi finali dalla protesta. L'Autorità ritiene che tale decisione debba essere messa in relazione con le dichiarazioni del presidente  Alesse di qualche giorno fa.
Ma va detto che, anche senza tale intervento, nessuno avrebbe esteso lo sciopero alle classi terminali perchè questo è espressamente vietato dalle norme e infatti nel corso degli ultimi 15 anni nessuna organizzazione sindacale ha mai proclamato uno sciopero in modo difforme dalle regole (va precisato che, sempre in base agli accordi risalenti al 1999, lo sciopero non può riguardare gli esami di Stato).
Va quindi chiarito che, come abbiamo già ampiamente illustrato in un apposito articolo, lo sciopero durante gli scrutini è del tutto legale. Ed è legale sia la modalità scelta dai Cobas (due giorni subito dopo il termne delle lezioni) sia quella più complessa e articota decisa da Unicobas (i primi due giorni in cui ciascun insegnante è impegnato in uno scrutinio.
Nella giornata di mercoledì 20, intanto, si dovrebbe conoscere la decisione finale di quei sindacati che avevano già annunciato di voler proclamare lo sciopero (Cgil, Gilda, Uil e Snals in particolare) ma che finora non hanno ancora formalizzato nulla.

 
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DDL

Post n°3527 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: DDL

Da "La Tecnica della Scuola"

 

DdL, Renzi: bloccare gli scrutini sarebbe un

errore

clamoroso

 

 

Alessandro Giuliani

 

Il premier: perché lo sciopero va contro i ragazzi e le famiglie. Il punto è: possiamo dire che l'Italia è di tutti e non solo dei sindacati? Si, possiamo dirlo. Sul 5 x mille: lo avrei lasciato.

Il Governo continua a preoccuparsi per un eventuale blocco degli scrutini, proclamato da tempo dai Cobas e sul quale sembrano convogliare diversi altri sindacati ad iniziare dalla Flc-Cgil che vanta un alto numero di iscritti.

Stavolta il no ad un’eventuale boicottaggio dei docenti (ne basta uno in sciopero per rimandare lo scrutinio) arriva dal premier Renzi, nel corso di un’intervista concessa a Rtl 102.5. Il Blocco degli scrutini? "Se vorranno farlo hanno tutto il diritto di farlo, ma sarebbe un errore clamoroso perché va contro i ragazzi e le famiglie", ha ribadito il presidente del Consiglio. Che poi se la prende con i rappresentanti dei lavoratori: "il punto è: possiamo dire che l'Italia è di tutti e non solo dei sindacati? Si, possiamo dirlo".

 A Renzi non va giù nemmeno lo stralcio del 5 x mille: "lo avrei lasciato. Ne riparleremo nella Legge Stabilità, è la prova che sulla scuola non vogliamo imporre la nostra linea o le nostre idee. La scuola è il futuro dell'Italia, per i prossimi venti anni occorre investire sul capitale umano, è la scuola è una chiave", ha concluso il premier.

 
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5 per mille

Post n°3526 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”


Salta il 5 per mille per finanziare le scuole:"ottima notizia" secondo Flc



Alla Camera l'esame del disegno di legge si avvia verso la conclusione.


Reginaldo Palermo

La situazione è ormai piuttosto chiara: nelle prossime ore, probabilmente già nella giornata del 20 maggio, la Camera approverà il disegno di legge sulla scuola; il testo che uscirà dall'aula e che verrà consegnato al Senato sarà molto diverso da quello pervenuto dal Governo dal momento che in un mese e mezzo di lavori la Commissione prima e l'aula dopo hanno introdotto non poche modifiche.
In realtà, però, sono davvero pochi gli emendamenti che hanno ottenuto l'apprezzamento delle organizzazioni sindacali.
Sindacati che sembrano aver abbandonato l'espressione "preside sceriffo" e l'equazione "assunzioni attraverso gli albi = corruzione" ma che continuano a parlare di una riforma troppo sbilanciata sulla figura e sul ruolo dei dirigente scolastico e di una scuola in cui la collegialità conterà sempre di meno.
Nella giornata del 19, però, la Camera ha approvato una modifica che  la Flc-Cgil ha suscitato grande interesse da parte della Flc-Cgil che parlato addirittura di "ottima notizia".
Si tratta, nel concreto, della decisione della Governo di accantonare la norma sul 5 per mille per farla confluire in una legge specifica.
Ma va anche detto che la decisione è stata presa non per venire incontro alle richieste dei sindacati, quanto piuttosto perchè - alla resa dei conti - ci si è accorti che la disposizione non sarebbe adeguatamente coperta sotto il profilo finanziario.
A questo punto i giochi sembrano ormai chiusi anche se c'è chi spera ancora nel passaggio al Senato.
Passaggio che inzierà, quasi certamente, nella prima settimana di giugno, dal momento che la prossima settimana i lavori potrebbero procedere molto a rilento a causa della concomitanza con le elezioni regionali.

 
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Giannini

Post n°3525 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

  1. Da "La Tecnica della Scuola”

 

DdL, Giannini convoca i sindacati al Miur per lunedì 25 maggio


Il Ministro: mai come oggi hanno l'opportunità di dimostrare di essere una forza innovativa e non conservatrice. Accolta, in ogni caso, la richiesta pressante dei rappresentanti dei lavoratori. Rimane da chiarire se si tratta di un cambio di rotta o di un atto dovuto.


Alessandro Giuliani

Il tam tam delle organizzazioni sindacali della scuola sembra aver convinto il ministro Giannini. "Ho convocato per lunedì i sindacati della scuola al Miur", ha annunciato il titolare del dicastero dell'Istruzione, durante la trasmissione ‘Dimartedì’ andata in onda il 19 maggio su La7.

Giannini ha sottolineato che mai come in questa fase di revisione delle regole, da ammodernare, "il sindacato ha l'opportunità di dimostrare di essere una forza innovativa e non conservatrice".

Non sappiamo se la convocazione dei sindacati comporti anche una possibile apertura da parte di Miur e Governo su alcune richieste che da settimane fanno i rappresentanti dei lavoratori. Di sicuro, però, la decisione presa da Giannini sembra voler essere una prima risposta positiva alla richiesta di incontro formulata solo poche ore proprio dai leader dei sindacati.

“Invece di perdere tempo a misurare la maggiore o minore apertura dei sindacati (per quanto ci riguarda, inesistente) – ha fatto sapere Francesco Scrima, segretario Cisl Scuola - la ministra Giannini provveda immediatamente a convocare il tavolo di confronto che tutti i sindacati hanno chiesto e messo in agenda nell'incontro di Palazzo Chigi di martedì scorso. Assuma almeno su questo un ruolo da protagonista, convocandoci quanto prima al Miur. Non si può tergiversare ancora, se si vuol dare credibilità alla dichiarata disponibilità all'ascolto e al confronto. Faccia presto, perché abbiamo molte cose da dire e molte proposte da fare”.

Giannini ha risposto, è il caso di dire, a stretto giro di posta. Ora, però, c’è da comprendere se l’invito è formale o di sostanza.

 
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Camera

Post n°3524 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Camera

 Da “Il Messaggero”


Maratona notturna alla Camera. Ok alla card per i professori: 500 euro l’anno. Detrazioni per le paritarie. Stralciato il 5xmille .


ROMA Nel giorno in cui Matteo Renzi fa autocritica, «non sono stato bravo a comunicare la riforma», la Camera dà via libera ai nodi cruciali del disegno di legge sulla scuola e vota il piano per 100 mila assunzioni dei precari a settembre. Sì alle detrazioni per le paritarie: 400 euro l’anno per studente. I docenti specializzati potranno scegliere se andare sul sostegno o su posti comuni. Arriva una ”special card” per i prof con 500 euro l’anno per spese di aggiornamento. Accantonato invece un punto strategico: il 5x mille in attesa di trovare una soluzione condivisa.
La scuola non è l’Italicum, «non posso pretendere di imporre la mia volontà», ha ripetuto anche ieri il premier ospite da Vespa a Porta a Porta. Errore di sottovalutazione? «No, ero certo che sulla scuola ci sarebbe stata una manifestazione di piazza fortissima».
Per tutto il giorno fuori da Montecitorio un altoparlante sparato a volume altissimo ha rilanciato nell’Aula la protesta dei docenti aderenti alla Gilda e allo Snals. E sulle barricate restano anche i Cobas di Bernocchi decisi a bloccare gli scrutini. Anche se il testo che oggi verrà votato in via definitiva è molto cambiato rispetto all’impianto iniziale. Renzi ha difeso a spada tratta la scelta di confermare il “bonus” per le paritarie, «se c’è la scuola delle suorine che ti fa servizio pubblico non è che la facciamo chiudere come è accaduto negli anni passati: quella scuola  un risparmio per lo Stato, l’importante è che non ci sia un insegnamento contrario ai valori dello Stato». Altra cosa dalle suorine sono secondo Renzi «i diplomifici», i licei dove «paghi e passi».
SCONTRO INTERNO
Che si stia consumando uno scontro interno al Pd è lampante: un emendamento della minoranza dem per abolire le detrazioni alle paritarie è stato bocciato (37 voti). Diverso il discorso sul 5 x mille da destinare alle istituzioni scolastiche. Già in commissione Cultura si era deciso che se non si fosse trovata in Aula una quadra, ovvero una decisione in grado di tutelare il Terzo settore, la norma sarebbe stata stralciata. Se ne riparla con la Finanziaria. L’argomento è stato al centro di uno scontro tra il dissidente dem Stefano Fassina e il ministro Stefania Giannini.
MEZZA APERTURA
Per la Cgil lo stralcio della norma «è un’ottima notizia» ma si può fare di più. «Tutte le risorse che deriveranno dalla sua introduzione - è la proposta di Gianna Fracassi, segretario confederale Cgil - dovranno essere destinate a un fondo perequativo contro la dispersione scolastica». Lunedì si terrà un vertice Giannini-sindacati. Apprezzamenti alla legge per la conferma delle detrazioni alle paritarie arrivano da Lupi (Ncd). Critiche invece da Sel («si realizza il programma di Cielle») e dal M5S. Gianni Cuperlo, leader della minoranza dem, approva lo stralcio del 5 x mille e chiede «la stabilizzazione dei precari abilitati di seconda fascia». Vorrebbe dire allargare il numero dei docenti immessi in ruolo. Il governo è pronto a investire 3 miliardi di euro nella scuola aprendo le porte ad altre fasce di precariato.
Claudio Marincola

 
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Istruzione

Post n°3523 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Corriere della sera”


L'istruzione non è solo una legge


La posta in gioco è altissima e ha a che fare con la capacità dell’Italia di entrare nel ristretto club delle «società basate sulla conoscenza»: 


Maurizio Ferrera

 l dibattito sulla riforma della scuola è iniziato bene ma sta finendo malissimo. Nel secondo semestre del 2014, il governo aveva organizzato un’ampia consultazione pubblica, ricevendo quasi due milioni di commenti. Sembrava che sui principali obiettivi del progetto vi fosse un largo consenso.
Con l’inizio dell’iter parlamentare, tuttavia, è scattato il tradizionale «richiamo della foresta»: quel misto di corporativismo e ideologia dal quale il nostro Paese sembra incapace di liberarsi quando arriva il momento di cambiare davvero. I sindacati hanno trasformato il confronto con il governo in una vertenza su assunzioni, carriere, tutele contrattuali e poteri dei dirigenti scolastici. Le opposizioni (a cominciare da quella interna al Pd) hanno riesumato i vecchi slogan: è una riforma di destra, una minaccia al carattere pubblico e democratico dell’istruzione, un tentativo di «aziendalizzare» l’organizzazione scolastica, un attentato (addirittura) alla libertà d’insegnamento. Petizioni di principio e caricature ideologiche che ci riportano alle contestazioni degli anni Settanta.
Una vera riforma deve proporsi di incidere sui pilastri portanti del nostro sistema d’istruzione. La posta in gioco è altissima e ha a che fare con la capacità dell’Italia di entrare nel ristretto club delle «società basate sulla conoscenza»:
le sole che, nel Vecchio Continente, riusciranno a garantire prosperità, occupazione e, al tempo stesso, eguaglianza di opportunità e inclusione sociale. La chiave di questo passaggio sono le competenze dei giovani, lo spessore e la varietà della loro preparazione culturale. Oltre e forse più delle nozioni, conteranno le abilità logiche e di ragionamento, la capacità di riconoscere problemi complessi (inclusi i conflitti di valore), la rapidità di apprendimento. Ciò richiede un cambiamento davvero epocale nel modo di fare scuola. I programmi ministeriali uguali per tutti, la rigida separazione fra materie e percorsi, le lezioni ex cathedra , i moduli educativi standardizzati: tutto questo va rimesso in discussione, per molti aspetti superato. Come ben documentano le ricerche della Fondazione Agnelli, in molti Paesi Ue la rivoluzione formativa è già bene avviata. Nel Nord Europa la scuola pubblica sta acquisendo un ruolo quasi più importante del welfare. Non solo perché alimenta l’economia della conoscenza, ma anche perché garantisce chance di mobilità per gli studenti più svantaggiati. Contrastando così quelle spinte verso la polarizzazione fra classi e fasce di reddito che inesorabilmente si accentuano nelle fasi di transizione da un modello economico-sociale a un altro. Considerando quest’ultimo aspetto, per l’Italia la scommessa della scuola ha anche un significato politico. L’istruzione statale deve continuare ad essere percepita come bene comune di tutti gli italiani. Se invece le classi medie si convincessero che la scuola pubblica non fornisce ai loro figli preparazione adeguata al nuovo contesto, il sostegno politico nei suoi confronti si eroderebbe rapidamente. In base ai confronti internazionali, i fattori decisivi per una scuola efficace sono: decentramento e flessibilità dell’offerta formativa, responsabilità dei dirigenti, qualità degli insegnanti, valutazione, attenzione agli studenti svantaggiati. E ci sono elementi del progetto governativo che vanno in queste direzioni. Certo, restano molti dettagli da chiarire e non è detto che gli obiettivi vengano raggiunti. Occorrerà monitorare, valutare, se necessario correggere la rotta. Per partire con il piede giusto, bisogna però resistere ai richiami della foresta. I sindacati facciano il loro mestiere, ma non pretendano di porre veti. A loro volta, le opposizioni si dimostrino all’altezza della sfida. Una riforma della scuola non può servire obiettivi di parte o tattiche
di posizionamento politico. E una riforma deve riguardare l’interesse generale, il sistema Paese nel suo complesso. Quello di oggi e quello di domani

 
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Super poteri

Post n°3522 pubblicato il 20 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “la Repubblica”



“Ma i super-poteri a noi presidi non miglioreranno

l’istruzione”


La chiamata diretta dei docenti non è una assunzione: quei prof sono già assunti

La norma che vieta di arruolare parenti e affini è una scaltra mossa politica che non resisterà ai ricorsi eventuali

Non esistono ancora le modalità per rendere la valutazione oggettiva e imparziale

E SICCOME non è riuscita l’operazione di sparare contro i professori, allora si prova a blandire noi presidi. Col potere. E chi lo vuole mai.

Il preside padrone può forse fare buona letteratura. Dalla “santa obbedienza” pretesa dall’abate Pirard del Rosso e il Nero di Stendhal, alla sgamatissima saggezza di Marguerite Gentzbittel, leggendaria preside del liceo Fénelon di Parigi che si racconta in un libro, Madame le proviseur , diventato una serie televisiva che ha regalato ai francesi un immaginario scolastico pieno di verità.

Ma di sicuro il preside padrone non può fare una buona scuola. L’articolo 9 del disegno di legge approvato alla Camera mette in fila: a) un compromesso necessario, b) uno scaltro ammiccamento agli elettori travestito da ingenuità, c) una scorciatoia dissennata.

Le chiamata diretta (non è assunzione, sono già assunti) riguarda per ora solo i docenti che vanno a costituire l’organico dell’autonomia di un istituto. Capita questo: una parte dei docenti precari che lo Stato deve assumere in seguito alla sentenza della Corte europea del 26 novembre 2014 non potrà entrare a far parte dell’organico delle scuole, perché le loro classi di concorso non sono richieste, ad esempio. Questi entreranno in un albo territoriale da cui i presidi potranno chiamare direttamente quelli che rispondono al bisogno della scuola sulla base del Piano triennale dell’offerta formativa approvato dal collegio dei docenti. Solo questo spiega perché il preside può utilizzare questi docenti su chiamata anche per classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati e sulla base di titoli di studio e culturali che assicurino competenze coerenti con l’insegnamento assegnato. Per essere concreti: un insegnante di arte assunto nell’albo territoriale ma non assegnato a una scuola, può avere una certificazione linguistica (C1) oggi ricercatissima alle superiori, per avviare percorsi CLIL (insegnamento di discipline non linguistiche in lingua straniera) obbligatori, ma per i quali le scuole ancora non hanno le competenze necessarie. Un docente di questo tipo può entrare a far parte dell’organico dell’autonomia.

Il Trentino conosce dal 2006 la chiamata diretta per una quota del 4 per cento dell’organico. Interessa gli specialisti di lingua straniera e si tratta di un’esperienza positiva, che ha richiesto saggezza e capacità organizzativa alle scuole, ha portato qualche conflitto, ma positiva. Poi, però, si tratta di capire quale sarà la direzione di questo meccanismo (transitorio?). Le graduatorie territoriali (nelle quali confluirebbero, se si capisce bene, anche i docenti che chiedono trasferimento da altre regioni) vanno a sparire man mano che i docenti sono assunti in organico oppure la direzione è inversa, e il reclutamento su chiamata, sia pure dopo concorso, sarà la norma nel futuro? Non si sa, ma qui si gioca un’idea di scuola.

Quanto alla disposizione che vieta l’assunzione su chiamata di parenti e affini, è una scaltrissima mossa politica. È ovviamente illegittima, destinata a essere fulminata al primo ricorso, ma intanto fa passare l’idea che i presidi tutti o una bella parte di loro sono nepotisti e della scuola non si curano, e chi l’ha proposta può ben dire agli elettori io ci ho provato ma la legge ipergarantista mi ha stoppato.

Una scorciatoia dissennata è invece la norma sulla valutazione dei docenti. Valutare non è buttare dalla torre o no. È avere criteri, parametri. Conoscere in anticipo, come si fa con gli studenti, su che cosa si è valutati. Sulla formazione, sui progetti, sui titoli culturali, sulla didattica? Su tutto? Si devono trovare modalità per quanto possibile oggettive e insieme impedire che soldi e merito siano spazzolati solo da docenti che sanno organizzare eventi e costruire progetti, perché quel che un docente deve sopra ogni cosa saper fare è insegnare. Deve essere un bravo insegnante, che appassiona, che si prende cura di tutti. Impensabile che questa delicatissima operazione la faccia il preside insieme a due insegnanti, un genitore e uno studente. C’è un tale insanabile conflitto di interessi, c’è la deriva sottile di rapporti di involontaria piaggeria, c’è un trovarsi (il preside) in una posizione di inutile, in questo caso inutile, potere. I Paesi che valutano gli insegnanti hanno un serio sistema ispettivo che garantisce la terzietà della valutazione. Non esiste scorciatoia rispetto a questo. Bisogna rinunciare, per ora, a valutare tutti e semplicemente dare la possibilità al preside, attraverso procedimenti non bizantini e trasparenti, Fare il preside è un servizio alla comunità civile. Che almeno la scuola pubblica sia un luogo in cui si rende visibile ai ragazzi che collaborare è più bello (e giusto) di obbedire.

 
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Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

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