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Sunny_Poems

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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 23/05/2015

 

Poesie amiche

Post n°3555 pubblicato il 23 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Poesie amiche

Carissime/i lettori del blog da oggi, il sabato e la domenica, pubblicheremo una poesia dei nostri amici poeti o un racconto dei nostri amici scrittori. Buona lettura!

FabianaGiallosole


Schiaffo al cuore

Un bacio di luce,

ecco cosa voglio,

lo schiaffo al cuore,

l'anima che graffia l'armadio spoglio.

Voglio sentire le unghie nella carne,

il desiderio vero senza libero arbitrio.

Voglio te su di me in devoto sincrono

mentre mi lascio andare ai tuoi tessuti di velluto.

Ti osservo mentre guidi e getti l'ancora,

con le tue mosse mi tieni inchiodato.

Fermo e in dolce abbandono,

capisco il sole prima che sia tramonto,

bagnato di rugiada e inebriato dal sapor di muschio.

Antropoetico

 
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Super presidi

Post n°3554 pubblicato il 23 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “La Repubblica”

 

Ancora freni ai super presidi il collegio docenti premierà i prof


Il governo apre alle richieste dei sindacati in vista dell’approdo della legge al Senato E mercoledì riprende la trattativa

Il governo apre ancora. Ai docenti schierati contro “La buona scuola”, ai sindacati che lunedì incontreranno il ministro Stefania Giannini al Miur, alla minoranza del Pd che si oppone al preside potente. Le trattative informali sono già partite e diventeranno richieste esplicite nei due giorni di audizioni che mercoledì prossimo — con Francesca Puglisi (Pd) e Franco Conte (Ap) relatori — apriranno il viaggio del disegno di legge in Senato. Ci sono tre punti su cui governo e sindacati discuteranno per trovare una mediazione. Un quarto è già condiviso: il “bonus school”, ovvero la possibilità per un privato di finanziare un istituto scolastico, avrà un tetto. Nessuno potrà investire cifre che in qualche modo lo autorizzino a dettare condizioni.

Le altre tre questioni sono desiderata del sindacato sulle quali il governo è disposto a trattare. Quella di maggior rilievo è la riapertura del capitolo assunzioni. Oggi, dopo il voto alla Camera, il ddl 2294 dice che i 101.700 neoinsegnanti saranno presi (e portati in cattedra il prossimo 1 settembre) dalle Graduatorie a esaurimento, la prima fascia. Quindi, 4.200 idonei al concorso 2012 saranno assunti nel 2016. Tutti gli altri abilitati dovranno passare per il concorso del 2016. Le seconde fasce potranno entrare, solo per fare supplenze, in quelle discipline dove non ci saranno più precari Gae da assumere. Ecco, il sindacato, che in chiaro chiede un piano di stabilizzazione ben più ampio dei 160mila assunti nei prossimi due anni, nelle trattative riservate si accontenta dell’assunzione di una fetta di docenti abilitati di seconda fascia — 25mila — che ha già fatto supplenze per almeno tre stagioni (i 36 mesi indicati dalla Corte di giustizia europea). Il governo potrebbe aprire e immaginare una stabilizzazione graduale limitata ai “+36 mesi”: dentro in tre anni, saltando il concorso. Poiché i numeri degli assunti totali — 160 mila in due stagioni — devono comunque restare fermi, la stabilizzazione dei “+36 mesi” significherebbe far scendere il bando 2006 da 60 mila posti a 35 mila. I responsabili scuola del Pd, tuttavia, sono scettici sull’ipotesi del governo: assumere solo una parte dei seconda fascia potrebbe invitare a ricorsi di massa da parte dei 125 mila esclusi presenti nella stessa graduatoria. Un’altra richiesta del sindacato su cui il governo apre è la gestione dei 200 milioni di premi ai professori migliori. Dalla versione iniziale (li assegna il preside), si era passati alla versione edulcorata (li assegna il preside su criteri stabiliti da un comitato di valutazione). Ora in Senato si potrebbe decidere che una quota dei premi sarà assegnata ai docenti dallo stesso collegio docenti. L’ultima apertura il governo la potrebbe fare sui bacini territoriali, e anche questa sarebbe una limatura dei poteri del dirigente scolastico. In questi “bacini” dove saranno collocati i neoassunti i sindacati vogliono ristabilire le graduatorie: chi è più in alto potrà scegliere la scuola dove vorrà insegnare. Il governo potrebbe trovare un sistema ibrido in cui a fianco della graduatoria resiste la “chiamata diretta” del preside.

 

 
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Puglisi

Post n°3553 pubblicato il 23 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Puglisi

Da “Corriere della sera”


Riforma della scuola, Puglisi rinuncia al dibattito: «Troppo pericoloso»

Era stata invitata dalla Cgil a Bologna. No al bis delle contestazioni della Giannini alla festa dell’Unità. Ancora tensioni in vista del voto al Senato

All’ultimo minuto Francesca Puglisi, responsabile nazionale Istruzione del Pd di Matteo Renzi, ha detto “no” alla Cgil: il timore di contestazioni legate all’approvazione del disegno di legge sulla scuola, licenziato dalla Camera scorsa settimana, ha spinto la senatrice dem a rinunciare al confronto che si terrà sabato 23 maggio, non più nella roccaforte Cgil di via Marconi ma in un albergo del centro. Lo spostamento della sede ha convinto Puglisi, come racconta lei stessa, a comunicare il forfait. «Ho aderito con vera gioia all’incontro promosso dalla Fp-Cgil sullo 0-6, perché da tempo ci confrontiamo su questo disegno di legge che poi è confluito nella `Buona scuola´», dice Puglisi. «Fino a questa mattina avevo confermato la mia presenza ma poi, appreso dello spostamento, visto che erano annunciate tensioni ho preferito non distrarre le Forze dell’ordine che hanno cose piu’ importanti di cui occuparsi. Quindi non ci andrò». La rinuncia di Puglisi, a pochi giorni dall’inizio della discussione della legge in Senato, arriva dopo il dibattito saltato con il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini alla Festa nazionale dell’Unità in Montagnola e dopo le manifestazione di studenti e insegnanti a Salerno dove è arrivato il premier.

 
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Rodotà

Post n°3552 pubblicato il 23 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Rodotà

Da “Il manifesto”


Rodotà: «Dalla scuola all’Italicum la pedagogia del Capo mina la democrazia»


Riforma Scuola. Intervista. Stefano Rodotà a tutto campo su Matteo Renzi: «Con il preside manager trasferisce la sua visione del potere all’intera società». «La scuola dovrebbe impedire diseguaglianze, il Ddl spinge invece verso la segmentazione sociale». «Chi si oppone al renzismo dovrebbe creare forme di auto-organizzazione e di agire politico per riequilibrare la forte concentrazione di potere istituzionale»

«Fino ad oggi ci siamo con­cen­trati sul modello di orga­niz­za­zione isti­tu­zio­nale emerso dal com­bi­narsi dell’Italicum e della riforma del Senato – afferma Ste­fano Rodotà – La riforma della scuola appro­vata ieri alla Camera mostra un ele­mento radi­cale: l’idea che Renzi ha della società».

Pos­siamo farne un pro­filo alla luce delle leggi sul lavoro, della riforma elet­to­rale e di quella costi­tu­zio­nale?
La scuola è la parte più impor­tante del Wel­fare tra­di­zio­nale. In un momento in cui aumen­tano disoc­cu­pa­zione e povertà si dovrebbe inve­stire sul suo ruolo di inclu­sione per impe­dire il ripro­dursi delle disu­gua­glianze. Invece la riforma disco­no­sce che la scuola sia un corpo sociale com­po­sto da sog­getti dif­fe­ren­ziati e riba­di­sce una for­tis­sima spinta verso la seg­men­ta­zione sociale. Attacca il con­tratto nazio­nale, esclude i corpi inter­medi, e in par­ti­co­lare i sin­da­cati, non rico­no­sce la par­te­ci­pa­zione demo­cra­tica espressa dagli inse­gnanti e dagli stu­denti che si stanno oppo­nendo. Sono gli ele­menti già emersi nel Jobs Act che ha por­tato l’abolizione dell’articolo 18 per i nuovi assunti. In que­sto modello di società non c’è spa­zio per la coe­sione sociale.

Nel Ddl scuola appro­vato dalla Camera c’è lo «School Bonus», un cre­dito d’imposta al 65% per il bien­nio 2015 — 2016 e del 50% per 2017, rico­no­sciuto a chi farà dona­zioni in denaro per le scuole pub­bli­che o pri­vate. Cosa ne pensa?
È una forte spinta verso l’outsourcing. Que­sta norma è un incen­tivo a far uscire la scuola dall’ipoteca del pub­blico per affi­darla ai pri­vati che la gesti­ranno come meglio cre­dono. È come incen­ti­vare a farsi una pre­vi­denza pri­vata oppure una sanità privata.

Con­tra­sta con l’articolo 33 della Costi­tu­zione che pre­vede l’esistenza di scuole pri­vate «senza oneri per lo Stato»?
Sono stato ostile alla legge sulle scuole pari­ta­rie appro­vata nel 2000. Ci vedevo l’escamotage per aggi­rare pro­prio que­sto arti­colo. Quando l’hanno scritto, i costi­tuenti non ave­vano pre­clu­sioni ideo­lo­gi­che ma inten­de­vano rico­no­scere la prio­rità degli inve­sti­menti nella scuola pub­blica di ogni ordine e grado. Lo Stato deve in primo luogo per­met­tere che la scuola pub­blica fun­zioni al meglio. Solo quando que­sta con­di­zione sarà sod­di­sfatta, si potrà pen­sare di dare un euro anche ai pri­vati. Nel Ddl di Renzi non c’è alcuna una risorsa aggiun­tiva ai pri­vati. I fondi a loro desti­nati sono sot­tratti alla scuola pubblica.

È stato detto che que­sta norma rispec­chia il plu­ra­li­smo e, in più, rap­pre­senti la fine di un tabù ideo­lo­gico della sini­stra.
Altro che abbat­tere un tabù. Ne costrui­sce un altro: la distin­zione tra scuole per abbienti e per non abbienti, di serie A e di serie B. Chi sostiene que­ste posi­zioni crede che il ruolo della scuola pub­blica sia in con­trap­po­si­zione con quella dei preti, come si diceva secoli fa quando ero un ragaz­zino. Il pro­blema è un altro: la scuola pub­blica, come spa­zio pub­blico di rico­no­sci­mento e con­fronto, è irri­nun­cia­bile per­ché qui posso costi­tuirmi come cit­ta­dino. Se invece dico che ognuno può farsi la pro­pria scuola reli­giosa, etnica, ter­ri­to­riale o cul­tu­rale inne­sco un con­flitto. La scuola non è più un luogo dove si apprende a rico­no­scere l’altro in base alle sue diver­sità, ma un luogo dove si adem­pie una fun­zione pub­blica per un numero ten­den­zial­mente ridu­ci­bile di per­sone. Tutto que­sto è in con­flitto con l’idea di una società aperta e plu­rale dove l’uguaglianza esi­ste nella misura in cui viene rico­no­sciuta la diver­sità delle opinioni.

Crede che Renzi abbia attri­buito al «pre­side mana­ger» un’importanza para­go­na­bile alla lea­der­ship poli­tica che lui intende svol­gere in poli­tica e nello Stato?
Cer­ta­mente. È rive­la­tore di que­sto atteg­gia­mento il fatto che abbia scelto di usare la lava­gna e il ges­setto: voi siete gli sco­lari e io il mae­stro che vi spiega la riforma. Dopo avere usato tweet e slide ha cam­biato la sua comu­ni­ca­zione e si è messo nella posi­zione di chi parla dall’alto. È la rap­pre­sen­ta­zione tan­gi­bile della con­cen­tra­zione dei poteri nella figura del pre­si­dente del con­si­glio, prima ancora che nell’esecutivo, che si vuole rea­liz­zare con le riforme isti­tu­zio­nali. Con que­sto dise­gno di legge Renzi tende a tra­sfe­rire que­sta visione del potere a tutti i livelli della società. Alle figure api­cali dei pre­sidi affida la mis­sione della scuola, quella di pro­durre buona cul­tura, ugua­glianza e rispetto dell’altro. Sono d’accordo con chi ha defi­nito que­sta poli­tica come una «peda­go­gia del Capo».

Renzi sostiene invece che il preside-manager sarà libero di deci­dere e di ren­dere più effi­ciente la scuola.
Ma il pro­blema della respon­sa­bi­lità diri­gen­ziale non può tra­dursi nell’accentramento del potere e soprat­tutto nella pos­si­bi­lità di sele­zio­nare i docenti. È lo stesso mec­ca­ni­smo visto all’opera nel Jobs Act: all’imprenditore sono stati con­cessi sgravi fiscali, l’abolizione dell’articolo 18, per faci­li­tare le assun­zioni. In que­sto modo i diritti dei lavo­ra­tori sono stati subor­di­nati al suo potere sociale. Con la riforma della scuola si crea un cen­tro di potere per gestire un isti­tuto con una logica tutta impren­di­to­riale e ad esso si subor­dina la par­te­ci­pa­zione nella scuola.

Chi si oppone a que­sta poli­tica è accu­sato di essere cor­po­ra­tivo o un relitto della sto­ria. Come si smonta que­sta reto­rica?
Dicendo che quella in atto non è un’opera di sbu­ro­cra­tiz­za­zione della società, ma di con­cen­tra­zione del potere in una sola per­sona. Nei set­tori dove que­sto è acca­duto, ad esem­pio nelle opere pub­bli­che, sono venuti meno i mec­ca­ni­smi di con­trollo, di par­te­ci­pa­zione e tra­spa­renza. Il potere è stato usato in maniera discre­zio­nale e la cor­ru­zione si è moltiplicata.

In Ita­lia è inne­ga­bile il pro­blema della buro­cra­zia, non crede?
Ma non lo si risolve aumen­tando dise­gua­glianze e ingiu­sti­zie. Man mano che si intro­duce la logica pri­va­ti­stica e l’accentramento della gestione si inde­bo­li­scono le pos­si­bi­lità di con­trollo e di par­te­ci­pa­zione. Que­ste fun­zioni sono essen­ziali anche nella vita della scuola il cui scopo è garan­tire l’inclusione sociale, non la com­pe­ti­zione tra le persone.

Per­ché, fino ad oggi, chi si richiama alla Costi­tu­zione non ha pro­dotto una poli­tica capace di affron­tare la sfida di Renzi?
Si è pen­sato che, tutto som­mato, ci sarebbe stato il tempo neces­sa­rio per aggiu­stare le cose. Quando poi si sono com­presi gli effetti isti­tu­zio­nali e sociali della sua poli­tica è stato troppo tardi. La poli­tica uffi­ciale non è stata in grado di con­trap­porsi a Renzi. Que­sto vale per chi sta nel Pd, ma anche per chi oggi cri­tica l’accentramento dei poteri nell’esecutivo. Que­sti ele­menti erano pre­senti sin dall’inizio e adesso le resi­stenze sono tar­dive. Non voglio dire che avevo ragione, quando ci chia­ma­vano «pro­fes­so­roni», né voglio fare la parte della Cas­san­dra. Per me è un ele­mento di autocritica.

Cosa è man­cato a que­sta oppo­si­zione?
La visione alter­na­tiva di una società dove la poli­tica è stata ridotta all’amministrazione e all’economia. Oggi chi si oppone a Renzi dovrebbe creare forme di auto-organizzazione e di agire poli­tico per rie­qui­li­brare la forte con­cen­tra­zione di potere che si sta rea­liz­zando a livello isti­tu­zio­nale. La società deve ricon­qui­stare il suo ruolo nel momento in cui lo spa­zio nelle isti­tu­zioni si restringe. Rimet­tere in movi­mento que­sti mec­ca­ni­smi oggi è un pro­blema poli­tico che si devono porre anche chi sta nelle isti­tu­zioni. Non si può fare poli­tica solo attra­verso gli emen­da­menti. Quella può per­met­tere di sal­varsi l’anima solo quando si discute una legge

 
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Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

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