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più di ogni altro mezzo a

disposizione.

S. Agostino

 

 

 

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Sunny_Poems

a

 

E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 03/03/2014

 

PENSIONAMENTI 2014

Post n°2674 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

 

Da "OrizzonteScuola"

 

Pensionamenti 2014, dato definitivo: 17.237. Risalita lenta dopo batosta Fornero

red - Pubblichiamo in una semplice tabella i dati definitivi dei pensionamenti aggiornati al 14 febbraio 2014, data di scadenza per la presentazione delle istanze. Dati divisi per regione e provincia.

Sono 17.237 i pensionamenti totali tra docenti, ATA, personale educativo e insegnanti di religione. Per i docenti, il dato è di 13.390 (a fronte di 21.112 pensionamenti del 2012), per gli ATA di 3.703 (a fronte di 5.336 del 2012).

Un miglioramento lento, che farà sicuramente piacere ai docenti precari, ma che non riporta ancora la situazione ad una normalizzazione sui livelli precedenti alla riforma Fornero.

Le regioni con il più alto numero di pensionamenti sono, in ordine: Lombardia, Campania, Lazio e Sicilia.

 

 
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PENSIONAMENTI

Post n°2673 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

REGIONE

PROVINCIA

DOCENTI

ATA

PED

IRC

DATO COMPLESSIVO

 

 

 

 

 

 

 

Abruzzo

Chieti

77

27

 

 

104

 

L' Aquila

59

23

1

 

83

 

Pescara

60

26

 

1

87

 

Teramo

70

24

1

1

96

Abruzzo totale

 

266

100

2

2

370

Basilicata

Matera

69

25

 

3

97

 

Potenza

85

46

 

1

132

Basilicata totale

 

154

71

 

4

229

Calabria

Catanzaro

123

33

 

2

158

 

Cosenza

264

72

1

3

340

 
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PENSIONAMENTI

Post n°2672 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

 

Crotone

71

10

 

 

81

 

Reggio Calabria

104

28

 

 

132

 

Vibo Valentia

55

19

 

2

76

Calabria totale

 

617

162

1

7

787

Campania

Avellino

106

31

 

 

137

 

Benevento

98

22

 

1

121

 

Caserta

231

72

 

3

306

 

Napoli

686

199

 

10

895

 

Salerno

278

102

1

3

384

Campania totale

 

1.399

426

1

17

1.843

 
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PENSIONAMENTI

Post n°2671 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Emilia Romagna

Bologna

184

44

 

 

228

 

Ferrara

61

27

 

1

89

 

Forli'

87

22

 

 

109

 

Modena

160

43

 

2

205

 

Parma

79

14

 

 

93

 

Piacenza

59

19

 

 

78

 

Ravenna

91

20

 

 

111

 

Reggio Emilia

102

24

 

1

127

 

Rimini

78

18

 

4

100

Emilia Romagna totale

 

901

231

 

8

1.140

Friuli

Gorizia

26

12

 

 

38

 

Pordenone

88

18

 

2

108

 

Trieste

60

7

 

1

68

 

Udine

153

46

2

 

201

Friuli totale

 

327

83

2

3

415

 
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PENSIONAMENTI

Post n°2670 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Lazio

Frosinone

118

33

 

 

151

 

Latina

107

39

 

 

146

 

Rieti

38

5

 

1

44

 

Roma

836

178

 

13

1.027

 

Viterbo

58

25

 

 

83

Lazio totale

 

1.157

280

 

14

1.451

Liguria

Genova

188

52

1

4

245

 

Imperia

59

12

 

1

72

 

La Spezia

50

12

 

 

62

 

Savona

75

22

 

 

97

Liguria totale

 

372

98

1

5

476

Lombardia

Bergamo

249

60

 

 

309

 

Brescia

185

67

 

2

254

 

Como

135

18

 

 

153

 

Cremona

77

18

 

 

95

 

Lecco

78

6

 

 

84

 

Lodi

72

10

2

 

84

 

Mantova

99

25

 

 

124

 

Milano

984

175

2

6

1.167

 
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PENSIONAMENTI

Post n°2669 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Piemonte

Alessandria

98

31

 

 

129

 

Asti

42

18

 

2

62

 

Biella

63

10

 

 

73

 

Cuneo

174

50

 

 

224

 

Novara

111

23

 

 

134

 

Torino

625

128

 

2

755

 

Verbano Cusio Ossola

56

10

 

 

66

 

Vercelli

57

15

 

 

72

Piemonte totale

 

1.226

285

 

4

1.515

Puglia

Bari

327

110

 

9

446

 

Brindisi

93

42

 

 

135

 

Foggia

162

51

 

6

219

 

Lecce

190

59

 

7

256

 

Taranto

153

49

 

 

202

 
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PENSIONAMENTI

Post n°2668 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Piemonte

Alessandria

98

31

 

 

129

 

Asti

42

18

 

2

62

 

Biella

63

10

 

 

73

 

Cuneo

174

50

 

 

224

 

Novara

111

23

 

 

134

 

Torino

625

128

 

2

755

 

Verbano Cusio Ossola

56

10

 

 

66

 

Vercelli

57

15

 

 

72

Piemonte totale

 

1.226

285

 

4

1.515

Puglia

Bari

327

110

 

9

446

 

Brindisi

93

42

 

 

135

 

Foggia

162

51

 

6

219

 

Lecce

190

59

 

7

256

 

Taranto

153

49

 

 

202

 
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PENSIONAMENTI

Post n°2667 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Puglia totale

 

925

311

 

22

1.258

Sardegna

Cagliari

112

58

1

2

173

 

Nuoro

66

28

 

1

95

 

Oristano

47

13

 

 

60

 

Sassari

99

41

2

 

142

Sardegna totale

 

324

140

3

3

470

Sicilia

Agrigento

94

41

 

2

137

 

Caltanissetta

59

23

 

1

83

 

Catania

218

109

 

4

331

 

Enna

41

21

 

2

64

 

Messina

156

63

 

 

219

 

Palermo

192

96

1

2

291

 

Ragusa

51

27

 

1

79

 

Siracusa

129

33

 

 

162

 

Trapani

112

43

 

1

156

Sicilia totale

 

1.052

456

1

13

1.522

Toscana

Arezzo

77

20

 

 

97

 

Firenze

223

42

 

2

267

 
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PENSIONAMENTI

Post n°2666 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

 

Grosseto

50

9

 

1

60

 

Livorno

77

16

 

1

94

 

Lucca

91

20

 

2

113

 

Massa Carrara

43

5

 

 

48

 

Pisa

75

23

 

1

99

 

Pistoia

77

28

 

 

105

 

Prato

44

13

1

 

58

 

Siena

49

12

 

1

62

Toscana totale

 

806

188

1

8

1.003

Umbria

Perugia

123

28

 

2

153

 

Terni

43

8

 

1

52

Umbria totale

 

166

36

 

3

205

Veneto

Belluno

54

24

 

 

78

 

Padova

176

40

 

1

217

 

Rovigo

54

11

 

 

65

 

Treviso

188

52

 

 

240

 

Venezia

175

31

1

1

208

 

Verona

187

44

 

 

231

 

Vicenza

195

65

 

 

260

Veneto totale

 

1.029

267

1

2

1.299

 

 

 

 

 

 

 

 

 

13.390

3.703

18

126

17.237

 
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Private

Post n°2665 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: Private

Da “La Repubblica"

Quei soldi pubblici alle scuole private Nadia Urbinati


Cambiano i governi non la politica scolastica, che promette di andare verso la graduale eguaglianza delle scuole private a quelle pubbliche. Alcuni governi sono più energici di altri; questo parte con una straordinaria determinazione. Le prime dichiarazioni della nuova ministra della Pubblica istruzione, Stefania Giannini, sono improntate al merito e al bisogno, per usare una fortunata coppia di valori, molto frequentati negli anni ’80. Il merito dovrebbe guidare la diversificazione remunerativa degli insegnati delle scuole pubbliche: coloro che producono di più dovrebbero essere meglio retribuiti, come i dipendenti di una qualunque azienda.
Il criterio per stabilire il merito nell’insegnamento medio e superiore non sarà facile da individuare, a meno che non si adottino criteri discutibili come il numero dei promossi, le ore di servizio alla scuola, o il buon gradimento da parte dei genitori o del dirigente scolastico. Ma è doveroso attendere le proposte prima di giudicare, riservandoci un angolino di scetticismo per le pratiche che vogliono applicare la logica degli incentivi economici a tutte le funzioni indifferentemente, non tenendo conto che ci sono beni di cittadinanza (come la scuola) che non possono essere giudicati con gli stessi criteri della produzione di beni destinati al mercato.
Le dichiarazioni di Stefania Giannini sono invece più esplicite nella parte relativa ai rapporti dello Stato con le scuole private paritarie. Qui la ministra invoca il bisogno. E le posizioni che emergono sono molto preoccupanti benché non nuove. Nuovo è l’armamentario argomentativo, perché pensato non per convincere che le scuole private parificate meritino più finanziamenti, ma per sostenere che esse hanno bisogno dei soldi pubblici e, infine, che il sollievo dal bisogno sarà garantito dal percorso del governo che va verso l’affer-mazione dell’eguaglianza piena, non più della parità, delle scuole private con quelle pubbliche. Il fine è far cadere ogni barriera che distingue i due ordini di scuola allo scopo di non dover più giustificare i finanziamenti pubblici, che a quel punto sarebbero dovuti. In questa cornice si iscrive la proposta della ministra di rilanciare le scuole private paritarie.
Veniamo alla giustificazione di questa marcia accelerata verso la scuola privata, che come si è detto è basata sul bisogno: in pochi anni le scuole private hanno perso studenti (in cinque anni uno su cinque), e per fermare questa emorragia lo Stato dovrebbe intervenire. E così è. I soldi pubblici sono infatti già stati accreditati alle Regioni, come ha comunicato la Compagnia delle opere (ben rappresentata nel governo): 223 milioni di euro stanziati per l’anno scolastico 2013/2014, in aggiunta a 260 milioni già previsti per lo stesso anno. In tutto, 483 milioni che tengono in piedi un settore in estrema difficoltà. Il pubblico, dunque, “tiene in piedi” la scuola privata in difficoltà. I vescovi e la ministra Giannini all’unisono chiamano questa una politica di «libertà effettiva di scelta educativa dei genitori».
Ma se c’è emorragia di studenti dalle private alle pubbliche, logica vorrebbe che si diano più risorse alle pubbliche, sia perché ne hanno presumibilmente più bisogno sia perché se lo meritano, avendo attratto più studenti, nonostante le “classi pollaio” esito della riforma Gelmini. Se è solo per bisogno che le scuole private devono ricevere i soldi pubblici, ciò significa che lo Stato fa dell’assistenza vera e propria. Non è dunque chiaro con quale logica la ministra applica la coppia merito/ bisogno, perché qui sembra di capire che le pubbliche siano punite proprio per ricevere gli studenti che abbandonano le private, le quali per non saper trattenere gli studenti ricevono invece i finanziamenti. È chiaro che i soldi pubblici servono a tenere queste scuole in vita, non a premiare il merito o il buon rendimento.
Tenerle in vita, si sostiene, perché sono il luogo dove si concretizza la «libertà educativa dei genitori». Ma perché i genitori scelgono di iscrivere i figli alla scuola pubblica? Presumibilmente questa loro scelta libera è dettata da ragioni di merito: la scuola pubblica è, nonostante tutto, migliore e vince sul mercato della libertà educativa. Ma a seguire le parole del ministro sembra di capire che lo Stato interverrebbe quando la scelta è già stata fatta, ovvero per finanziarne il residuo (cioè il risultato di quella scelta) non per garantirla. Qui vediamo in azione l’opposto del criterio del merito e del bisogno legato al merito, e inoltre una stridente contraddizione con il principio della libera scelta.
Un argomento insidioso per giustificare il tampone di emorragia con i soldi pubblici è che un alunno delle scuole private costa meno di un alunno delle scuole pubbliche. Nel contesto di razionalizzazione mercatista della spesa pubblica nella quale ci troviamo, non si fatica a intuire quale sarà il passo successivo: meglio finanziare le scuole private che quelle pubbliche perché costano meno all’erario. Questo sarebbe un epilogo fatale per la scuola pubblica. A giudicare da queste prime dichiarazioni della ministra Giannini, nel settore dell’istruzione il governo promette di essere un governo della restaurazione, ovvero di voler chiudere la disputa tenuta aperta dalla nostra Costituzione, decretando che tutte le scuole sono pubbliche, quelle dello Stato e quelle private parificate, che tutte devono essere “eguali”. La maggioranza parlamentare ha il potere di farlo. Ma l’opinione pubblica e politica ha il dovere di criticare questa scelta e di operare per fermarla o cambiarla.

 
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LODI

Post n°2664 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: LODI

Da “Corriere della sera”

Un «maestro ignorante» e i diritti dei bambini


Lodi insegnava ai suoi bambini prima di tutto a pensare, chiedere e dubitare, allenandone la capacità di pensare, chiedere e dubitare su ciò che si sa

Marina Santi

Non ho incontrato Mario Lodi e ora so che non lo potrò mai incontrare. Eppure la sua voce è vicina a me e agli studenti del corso di Didattica Generale dell’università dove insegno, a Padova, nel video di una intervista che proietto in aula per spiegare cosa sia stata e cosa possa essere una «scuola attiva». Lì il maestro Lodi racconta con i suoi modi gentili e insieme forti dell’autorevolezza, e dell’esperienza, i valori che hanno animato il suo impegno verso il diritto dei bambini ad avere voce nel mondo, a dare ad esso la propria voce e a far parlare il mondo di loro. Vi traspare la sapienza di un «maestro ignorante», che sa cogliere l’importanza di imparare dai bambini e dal loro modo di leggere il mondo. Lì Lodi denuncia l’arroganza di una cultura e una società che non sanno apprendere e attingere dalla parte più creativa, aperta e generativa dell’umanità, che abdicano alla responsabilità di nutrirla con la scuola.
In quell’intervista rimpiange le occasioni perdute — il mezzo televisivo lo è — per portare ricchezza di idee ai meno ricchi e privilegiati, ciò che seppe fare un compagno di strada come Alberto Manzi. Lodi ci ricorda quanto sia sciocco non cogliere nella ricerca di senso e di esperienza dei bambini non solo l’espressione di un diritto, ma un’opportunità di crescita collettiva. Egli insegnò a scrivere ai bambini stampando giornali di classe tra i banchi; giornali pieni di domande e risposte dei bambini sui problemi che li riguardano, anziché tracce di temi su conoscenze preconfezionate nei libri di testo.
I bambini muovevano con le loro braccia la macchina tipografica per vederne uscire il simbolo della libertà (perché questo pensava Lodi della stampa): la loro. Così Lodi insegnava ai suoi bambini prima di tutto a pensare, chiedere e dubitare, allenandone la capacità di pensare, chiedere e dubitare su ciò che si sa. Lodi non ha mai smesso una volta di allertarci «se i bambini non parlano», e per lui parlare era dipingere, scolpire, giocare e molto altro, con ogni mezzo. Perché un bambino che tace è un bambino in cui il ben-essere e il ben-diventare sono compromessi dall’assenza di qualcuno che ascolta.

 
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Faraone

Post n°2663 pubblicato il 03 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: Faraone

Da "OrizzonteScuola"

Faraone (PD), contrario alle 24 ore di lezione frontale: “Chi lo propone non sa di cosa parla”. Merito, II ciclo TFA (“Non rifaremo l’errore della Gelmini”), sentenza europea sui precari, pensioni.


di Eleonora Fortunato - Le ragionevoli intenzioni del governo Renzi secondo il responsabile Scuola del PD: Priorità alla carriera dei docenti, definita in base a anzianità e merito, alla stabilizzazione dei precari, con un occhio di riguardo a chi ha passato il TFA e a chi si abiliterà col secondo ciclo, e all’edilizia scolastica. Ma no deciso all’ipotesi di innalzamento delle ore di lezione a 24 ore a parità di retribuzione. Se li spaventa la sentenza europea sui precari? “Vedremo se e quando ci sarà”.

Non vuole fasciarsi la testa Davide Faraone, responsabile Scuola e Welfare del Partito Democratico, e interviene nuovamente su Orizzonte Scuola a illustrare certi passaggi già anticipati da Repubblica. Così risponde ad alcune domande, ma lascia aperte tante risposte.

Parecchi studi, anche recentissimi, fanno rilevare che un docente italiano a fine carriera guadagna comunque molto meno rispetto a un collega inglese, francese o tedesco, quindi i salari italiani necessitano di essere rivisti, fosse anche solo per un adeguamento al costo della vita. Eppure tanto nelle indiscrezioni sul documento del PD che sono trapelate da Repubblica quanto nelle prime esternazioni del ministro Giannini non una parola sul rinnovo del contratto, mentre ci si è concentrati sul merito come criterio che dovrebbe sostituire l’anzianità negli aumenti salariali. Ma il merito non andrebbe riconosciuto e premiato in aggiunta agli scatti e non in sostituzione a essi?

“Tutte le questioni da lei citate andranno affrontate in sede contrattuale. Il nostro compito è aiutare il governo ad arrivare a quel tavolo con idee precise e praticabili. I docenti italiani vogliono vedere fatti, non annunci più o meno estemporanei. Il Pd sta avviando una riflessione che riguarda tutti gli aspetti del comparto scuola. La nostra idea è che insegnanti più rispettati, più motivati e più preparati debbano essere la priorità delle azioni del governo italiano. Abbiamo iniziato la campagna di ascolto che Renzi aveva messo al centro delle primarie e ci confronteremo con tutti ma a partire da questa idea precisa.

Il tema non è se il merito debba sostituire l’anzianità: il tema è che la sola anzianità non può essere il criterio. E non per amore del merito, ma per amore dei docenti italiani. Prenda l’articolo di Perotti e Teoldi su lavoce.info che compara Italia e Gran Bretagna. Ci dice due cose: che gli stipendi di partenza dei docenti italiani sono più bassi e che là dove una “carriera” docente esiste, i primi a guadagnarci sono i docenti. Dobbiamo quindi agire su entrambi i fronti”.

Il Presidente del Consiglio Renzi ha citato l’edilizia scolastica come una delle sue priorità: ci saranno subito degli interventi significativi in materia?

“Nei giorni scorsi abbiamo reso nota la nostra proposta di aprire subito 5000 cantieri per la buona scuola, perché sono già pronti circa 1,2 miliardi di euro. Il governo già al suo primo insediamento ha dimostrato come le parole siano seguite dai fatti, con la proroga del bando per l’assegnazione dei fondi per l’intervento sull’edilizia scolastica per 150 milioni che stavano tornando indietro allo Stato non utilizzati. Inoltre, con lo sblocco del patto di stabilità interno, si arriveranno a stanziare non meno di 4 miliardi. Intervenire sul patrimonio immobiliare scolastico non è solo necessario per garantire sicurezza ai nove milioni di persone che ogni mattina entrano nelle scuole, ma anche per ripensare a come deve essere costruita una scuola, con quali criteri, legati a quale didattica. Non dimentichiamo, infine, che gli interventi di edilizia avrebbero enormi benefici sull'economia".

Avere scelto un esponente di Scelta Civica per il ministero dell’Istruzione significa, come paventa la maggior parte dei docenti, che si tornerà a parlare di orario di lezione frontale a 24 ore senza aumento di retribuzione?

“Il Pd è contrario. Chi lo propone non sa di cosa parla. Anche noi pensiamo che su base volontaria si possa lavorare per la scuola per un tempo maggiore, ma certamente non per fare più ore di lezione frontale e non a parità di salario. Anche questa è materia contrattuale e vanno evitati gli errori di Profumo. Pensare di discutere di una questione così importante prendendola dal capo della produttività è il modo migliore per mettere in difficoltà le forze politiche, le associazioni professionali e i docenti più attenti all’esigenza di innovare profondamente il modo di fare scuola. Porre in questi termini la questione è il modo migliore per mettere la parola fine a qualsiasi ragionamento su una possibile riforma della professionalità docente. Il fine non è il carico di lavoro, che può essere conseguenza di un modo diverso di intendere la professione nel suo complesso. Formazione in servizio obbligatoria, valutazione, possibilità di differenziare ruoli e funzioni, carriera. E su tutto la riorganizzazione del modo di stare a scuola e in classe. I cambiamenti intervenuti nel modo di apprendere e nell’organizzazione della società impongono anche una presenza dei docenti non limitata alle sole ore di lezione? Sì, ma perché questo sia possibile, vanno ripensati non solo i carichi orari ma gli edifici stessi delle nostre scuole, la didattica, l'utilizzo delle tecnologie digitali, la validità della tradizionale scansione della giornata scolastica, la possibilità di rompere l'unità della classe ecc.”.

Dovrebbe arrivare a breve il parere della Corte di Giustizia europea sulla stabilizzazione dei docenti con più di 36 mesi di servizio su posti vacanti: in caso di un pronunciamento favorevole ai lavoratori, si rimetteranno in moto i tribunali italiani e i giudici del lavoro dovranno interpretare le direttive comunitarie o con la stabilizzazione o con lauti risarcimenti. L’esecutivo si orienterebbe allora sanare gli abusi con un intervento legislativo? Un’azione del genere vi aiuterebbe a svuotare in fretta le graduatorie, proprio come auspicate…

“Vedremo la sentenza se e quando ci sarà. Però mi lasci precisare una cosa, anzi due. Primo. Il nostro auspicio è duplice: non vogliamo solo “svuotare in fretta le graduatorie” ma anche consentire ai più giovani di insegnare. A chi ha passato il TFA, a chi lo passerà non appena sarà attivato il secondo ciclo, a chi si laureerà nei prossimi anni… Dobbiamo garantire una soluzione che contemperi le esigenze di tutti i giovani che desiderano insegnare. Perché il giusto mix generazionale non è solo un modo per ristabilire equità generazionale, ma anche il modo per portare nella scuola competenze complementari a quelle che già esistono. Secondo. Per favore evitiamo di creare i presupposti per nuove sentenze, nuovi ricorsi, nuove sanatorie. Salvo casi particolarissimi, nessun non abilitato dovrà più insegnare; i concorsi dovranno essere ogni due o tre anni e coprire quasi tutti i posti disponibili: mai più una mole così immensa di posti cosiddetti vacanti, ma che vacanti non sono. Nel frattempo andrà gestita la transizione, ma ci arriveremo. Lo dobbiamo ai precari, lo dobbiamo ai bambini e ai ragazzi, che non meritano una scuola impossibilitata a progettare il proprio futuro”.

Sulla formazione iniziale degli insegnanti avete intenzione di continuare il lavoro dell’ex ministro Carrozza sull’avvio del secondo ciclo TFA?

“Ne discuteremo con il Ministro Giannini. Oggi, però, è quella l’unica strada per un giovane che vuole insegnare. Chiudergliela senza aver prima predisposto un’alternativa a mio avviso sarebbe ripetere il tragico errore già fatto dalla Gelmini quando chiuse le SSIS, lasciando un vuoto di anni”. Qual è la vostra proposta per modificare il TFA?

“Il tirocinio deve essere sempre più un tirocinio con un ruolo prevalente delle scuole polo e dei docenti tutor dei tirocinanti, superando quindi la gestione mista scuola università, che oggi è spesso soprattutto delle università. Per fare questo è necessario istituire una laurea specialistica ad hoc per chi vuole insegnare, che assegni alle università il ruolo che è loro proprio. Il modello da cui partire è quanto già avviene con Scienze della Formazione Primaria, adattandolo ovviamente alle esigenze della formazione secondaria. Con particolare attenzione a chi dovrà insegnare le materie tecniche, che è bene abbiano una professionalità propria, connessa con il mondo del lavoro”.

Per quanto riguarda i neoabilitati ricorsi in tribunale per l’accesso alle Graduatorie a Esaurimento, in caso dovesse esserci un parere favorevole da parte dei giudici, il Governo interverrà tempestivamente per la riapertura?

“Il PD è contrario alla riapertura delle GAE. Naturalmente se ci sarà una sentenza definitiva in tal senso, non si potrà che darle seguito. Io spero, però, che la si finisca di far decidere ai tribunali chi deve insegnare ai nostri figli… Troppo disordine, troppo caos, troppi casi speciali, messi ad arte in guerra tra loro: noi vogliamo semplificare, fare ordine per dare a tutti pari diritti, anche a chi è svantaggiato solo perché è nato dopo. Vanno evitati gli errori del passato: basta stratificazione di norme. Va cambiata radicalmente la modalità di formazione e selezione dei docenti, inserita in una visione complessiva di come deve cambiare la scuola italiana. La discuteremo con tutti, ma una volta decisa una strada, adegueremo la transizione all’obiettivo finale.

A proposito di transizione. Troppe volte in passato si è considerata la transizione solo come un modo nuovo per non decidere, per non scontentare nessuna delle parti in causa. Dimenticando così la parte in causa che nessuno difende, la più importante di tutte: gli studenti. I nostri figli, che hanno diritto ad una scuola diversa. Più equa, più attenta ai meriti e ai bisogni di ciascuno, che prepari meglio al mondo del lavoro o alla ricerca universitaria”.

E’ stato anticipato che l’esecutivo di Renzi farà di tutto per porre fine al precariato innanzitutto agevolando il turn-over, cosa che non si può fare senza prima rivedere i passaggi della Legge Fornero che non tengono conto della specificità del lavoro degli insegnanti. Farete subito un decreto? I quasi quattromila docenti di Quota 96 possono tirare un sospiro di sollievo? Quanto dovranno aspettare?

“Il Pd non decide da solo. Per rendere la transizione la più breve possibile e cogliere l’occasione rappresentata dal gran numero di pensionamenti previsti a partire dal 2017, abbiamo proposto alla maggioranza e proporremo a tutto il Parlamento di agire su due fronti, quello in “uscita”, ma anche quello in “entrata”: vogliamo intervenire sulla legge Fornero, consentendo a quei docenti di andare in pensione, ma soprattutto finanziare la norma che prevede un organico dell’autonomia (art. 50 DL 5/2012). I benefici per le scuole e in termini di incremento dell’organico sarebbero così duraturi nel tempo e non una tantum. Stiamo verificando con i ministri competenti le coperture finanziarie necessarie”.

Che cosa pensa, invece, della proposta della Gilda, rilanciata proprio in questi giorni su Orizzonte Scuola, di consentire un’uscita soft dalla scuola permettendo ai docenti anziani di sommare metà pensione e part-time?

“Già lo scorso anno, quando la Gilda lanciò la proposta, il Pd si era detto favorevole a valutare, conti alla mano, la fattibilità di una richiesta che nasce dall'esigenza di favorire il ricambio generazionale, ma sappiamo che si tratterebbe, ancora volta, di intervenire sul sintomo senza curare la causa, mentre la scuola italiana ha bisogno di un nuovo sistema di reclutamento scolastico”.

 
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Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


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