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E’ un inseguirsi tra le righe

questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

Sensibilità tenerezza ardore

sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 05/03/2014

 

RENZI A SIRACUSA

Post n°2700 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da "Giornalettismo"

Matteo Renzi contestato a Siracusa


Matteo Renzi contestato a Siracusa

(VIDEO E ARTICOLO)

All'uscita della scuola Raiti sono comparsi cartelli contro il premier

«Non sei credibile», «Devi passare prima dal voto popolare»: sono le scritte comparse sui cartelli di alcuni militanti del Movimento 5 Stelle che hanno contestato il premier Matteo Renzi all’uscita dalla scuola Salvatore Raiti di Siracusa. I contestatori hanno suonato fischietti e urlato contro il presidente del Consiglio. A loro si sono uniti anche alcuni lavoratori precari della scuola per protestare contro i licenziamenti. A quanto si apprende si tratta di alcuni addetti alle pulizie della scuola i cui contratti sono scaduti giorni fa, mentre un altro gruppo di contestatori ha atteso il capo del governo davanti Palazzo Vermexio, sede del comune di Siracusa e seconda tappa della visita. Tra i manifestanti anche lavoratori ex Sotis Cavi del gruppo Pirelli in attesa dal 2013 della cassa integrazione.

 

 
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Diffusione del libro

Post n°2699 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Dal "Sito della Camera"

 

Disposizioni per la diffusione del libro su qualsiasi supporto e per la promozione della lettura. C. 1504 Giancarlo Giordano


Atti Parlamentari - leg.17.bol0191.data20140304.pdf

cliccare sul link e leggere le pagine 57-58

 
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AESPI

Post n°2698 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: AESPI

Da "AESPI"

AESPI su dichiarazioni Ministro Giannini: un cambio di rotta rispetto ai predecessori

 

comunicato dell’Associazione Europea Scuola e Professionalità Insegnante (AESPI) - Le recenti dichiarazioni del neo Ministro dell’Istruzione Prof.ssa Stefania Giannini meritano una riflessione approfondita non solo e non tanto perché provengono da una cattedra di tale autorevolezza, ma perché sembrano cogliere alcuni punti nodali della situazione della scuola italiana come non l’avevano fatto i suoi predecessori. Ripercorriamo alcune di tali dichiarazioni così come sono apparse sui media e senza disporle secondo un ordine di priorità, dedicando loro, di volta in volta, il nostro commento in spirito collaborativo.

Quando il Ministro afferma la necessità di “premiare gli insegnanti migliori” (Repubblica 27.01.) tocca la spinosa questione della “carriera” dei docenti. Si tratta di una materia in cui hanno cercato di porre le mani diversi ministri, ma immediatamente le hanno ritirate, talvolta dopo essersele gravemente scottate (il riferimento al Ministro Luigi Berlinguer è d’obbligo).

AESPI non è contraria in modo pregiudiziale a un intervento di questo genere, ma sottolinea l’opportunità di soddisfare contestualmente almeno due condizioni. La prima è che la “carriera” si articoli nei limiti della specificità della funzione docente, non sviluppandosi in settori di natura burocratica e amministrativa.

E’ ad esempio possibile immaginare una suddivisione del Collegio Docenti in dipartimenti, con un docente a capo di ciascuno. E’ anche possibile ipotizzare l’istituzione di un “Coordinatore della didattica” che affianchi un Dirigente sempre più preso da oneri che con l’insegnamento non hanno a che fare. Non sarebbe invece corretto, a nostro avviso, insistere sulla strada delle attuali “figure di sistema” (o simili) con incombenze prettamente organizzative ed extradidattiche, figure che peraltro si stanno estinguendo di dolce eutanasia a cagione dell’esiguità dei compensi aggiuntivi.

La seconda condizione da rispettare è che questa eventuale architettura di quadri legati alla didattica non finisca per deprimere i residuali docenti-peones, i quali rimarrebbero di gran lunga i più numerosi e ai quali, in fin dei conti, spetterebbe l’onere di impartire l’istruzione. Il punto è proprio questo: se la “carriera” finisce per premiare e gratificare l’ennesima ristretta casta di enfants gâtés annidata all’ombra del Dirigente, si rischia un “effetto-boomerang” di generale disimpegno da parte di quanti rimarrebbero fuori dalla stanza dei bottoni e degli onori, con le ricadute che possiamo immaginare. Sarebbe forse meglio, allora, istituire meccanismi premiali legati non tanto all’articolazione delle funzioni, ma all’aggiornamento presso quelle che restano le principali agenzie culturali della Nazione: le università. Il superamento di esami (non dunque la semplice certificazione della frequenza) dovrebbe costituire, in quest’ottica, la leva di legittime ambizioni personali oggi depresse e la condizione per un miglioramento stipendiale. Questo secondo modello, fondato sull’eccellenza culturale, è, a parere di AESPI, preferibile al primo.

Sulla questione degli stipendi – considerati nella loro entità e non in relazione all’articolazione della carriera – è peraltro interessante quanto ancora più recentemente dichiarato dallo stesso Ministro. La Prof.ssa Giannini afferma che è importante: “praticare con i fatti che gli insegnanti siano figura fondamentale nella società, non solo all'interno della scuola: questo significa revisione di un contratto che è mortificante. Non solo perché pagato poco ma anche perché non ha meccanismi premiali” (Repubblica 2.03).

Dei meccanismi premiali abbiamo già detto. Ciò che conta in questo passaggio è invece la presenza di una non troppo velata critica ai politici che a parole gratificano la categoria degli insegnanti con i più sperticati elogi (“baluardi della democrazia”, “custodi della Costituzione” ecc. ecc.) ma nei fatti li abbandonano nella morta gora di una frustrante condizioni professionale. Non si può negare che questo appello affinché, manzonianamente, “la vita sia il paragone delle parole” appare una piacevole novità rispetto alle ritualistiche e false blandizie di cui gli insegnanti italiani sono stati oggetto da diversi anni in qua.

Condivisibile senza se e senza ma è infine la dichiarata disponibilità del Ministro al rilancio della scuola paritaria, mediante lo sblocco dei fondi già stanziati (223 ml.) ma a tutt’oggi chiusi nel congelatore. Le dichiarazioni della Prof.ssa Giannini sorprendono, anche in questo caso, per il loro andare al fondo della questione. Eravamo infatti abituati a timide e impacciate difese della scuola non statale (anche da parte dei più direttamente interessati) fondate per lo più su considerazioni economicistiche (“le paritarie permettono allo Stato di risparmiare sui costi del sistema istruzione”) o in chiave di pur bonario darwinismo sociale (“la concorrenza fra pubblico e privato stimola tutti gli istituti scolastici sul piano della qualità”); considerazioni pur condivisibili ma che trascurano, forse temendolo in quanto politicamente scorretto, il cuore del problema.

Ed ecco questo cuore attinto senza titubanza dal Ministro, il quale ieri mattina ha dichiarato nel corso di una intervista su Rai 1: “La libertà di scelta educativa è un principio europeo ed è un principio di grande civiltà”.Ecco centrato il punto. La scelta educativa a chi compete? Di fatto allo Stato, secondo quanti si rifanno a un rigido laicismo statolatrico. Alla famiglia, dice AESPI da sempre. Il Ministro Giannini sembra d’accordo con noi. E’ lecito chiedersi se lo saranno anche certi suoi colleghi di maggioranza: noi ce lo auguriamo per la serenità del Ministro e soprattutto per il bene del nostro sistema di Istruzione.

Il Presidente Prof. Angelo Ruggire

 
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UNIVERSITA'

Post n°2697 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “AGENPARL”

UNIVERSITÀ: USB, IL MINISTRO GIANNINI PARLA DI MERITO MA INTENDE SPENDING REVIEW

Non è dei più felici l’esordio del nuovo ministro dell’Istruzione, la Professoressa Stefania Giannini, che considera troppi gli “amministrativi” negli atenei, attribuendo a questa eccessiva presenza anche la responsabilità dei traballanti bilanci di molte università. “Bisogna prendere i migliori, invece - sostiene Giannini - amministrativi e docenti, altrimenti gonfi i bilanci e poi non assumi più nessuno”. Un utilizzo strumentale del concetto di merito, utile, secondo l’ USB P.I. Università, a spianare la strada per giustificare i tagli di finanziamento che stanno costringendo gli atenei a ragionare in termini aziendalistici, con passaggi rapidi verso lo smantellamento del sistema universitario pubblico. In questa logica, la prima vittima sacrificale è il personale tecnico amministrativo e bibliotecario dell’Università, categoria di lavoratori da sempre ignorata dai politici, tranne quando si tratta di colpirla con i provvedimenti legislativi che tartassano tutti i lavoratori pubblici. Il Ministro, come ex Rettore, dovrebbe sapere che negli ultimi anni proprio il Personale Tecnico Amministrativo è stato costretto ad affrontare le riorganizzazioni degli atenei in condizioni insostenibili: senza contratto dal 2009, con la riduzione del salario accessorio lesiva della dignità di tutti i lavoratori pubblici; con il blocco del turn-over che ha aumentato a dismisura il fenomeno del precariato. Il nuovo governo Renzi, evidentemente in linea con il programma di tagli alla P.A. previsti dalla spending review, ha individuato da subito dove intervenire per tagliare ulteriormente i costi dell’università pubblica, a rischio default per la riduzione progressiva dei fondi. L’ USB P.I. Università ritiene che non si possa continuare a considerare il personale tecnico amministrativo come un costo da tagliare e non una risorsa necessaria per il funzionamento dell’Università, che deve restare pubblica a garanzia dello sviluppo e della crescita del Paese. Pertanto, chiama tutte le lavoratrici e i lavoratori dell’Università ad alzare la testa, partecipando il prossimo 14 marzo alla manifestazione nazionale organizzata dall’USB Pubblico Impiego, che si terrà a Roma contro ogni spending review.

 
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Presidi

Post n°2696 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: PRESIDI

 

Da “Panorama.it”

I presidi rispondono a Renzi: "Ecco le nostre scuole a pezzi" Dalla mancanza di scale anti-incendio ai tetti da rifare: la mappa delle emergenze

 

di Claudia Daconto

Se entro il 15 marzo i sindaci degli 8 mila comuni italiani potranno segnalare a Matteo Renzi un edificio scolastico da sistemare, la lista degli interventi urgenti i dirigenti ce l'hanno pronta già da parecchio tempo.

In base all'ultimo rapporto Ance-Cresme (l'Associazione nazionale dei costruttori edili e il Centro di ricerche economiche e sociali di mercato per l'edilizia e il territorio) almeno un terzo del patrimonio edilizio scolastico esistente è da rottamare. 15mila edifici sono infatti diventati inadatti a ospitare una scuola, o perché strutturalmente incompatibili con le norme tecniche e di sicurezza o perché caratterizzati da un rischio eccessivo per gli alunni e docenti in caso di sisma o dissesto idrogeologico.

Un problema che al premier – forse anche perché sua moglie Agnese è un'insegnante precaria – sembra stare molto a cuore.

Per questo, adesso, professori, presidi, genitori e studenti si aspettano che l'ex sindaco mantenga le promesse e restituisca dignità alla disastrata scuola italiana.

Per farlo, però, servono 14 miliardi di euro. Ammesso anche che ci fossero, come farebbero gli enti locali (comuni e regioni) ad utilizzarli senza violare i vincoli imposti dal patto di stabilità?

Nella lettera inviata ai primi cittadini, Matteo Renzi si è impegnato a “snellire le procedure burocratiche e a intervenire sul patto di stabilità interno per sbloccare le risorse”.

Panorama.it ha intanto raccolto, tra i dirigenti scolastici romani, alcune segnalazioni su quello che ci sarebbe da fare subito e su quali sono gli intoppi burocratici che, troppo spesso, rendono complicatissimo lavorare a scuola.

A mancare quasi completamente (ad eccezione delle strutture di recente costruzione) sono, per esempio, le certificazioni antincendio e antisismiche. Le prime richiederebbero interventi di adeguamento alle recenti normative mentre la normativa antisismica è talmente recente che qualsiasi adeguamento che coinvolga tutti gli edifici allo stesso tempo è inattuabile per via dei costi ingenti e, attualmente, insostenibili da parte degli enti locali.

Ci sono scuole dotate di scale antincendio costruite successivamente all'edificio, e comunque circa 20 anni fa, assieme alle quali non è stata prodotta alcuna documentazione “forse perché – ipotizza la dirigente - costruite in modo tale da favorire l'uscita verso i cortili interni solo dopo percorsi tortuosi negli spazi aperti”.

In alcuni casi i problemi sono legati alla scarsa qualità dei materiali di costruzione utilizzati, alla scelta di terreni non idonei, talvolta al fatto che gli edifici sono davvero troppo datati.

“Ma forse il problema più annoso - denuncia il preside di una scuola elementare – sono le coperture dei tetti da rifare (con infiltrazioni continue nei locali didattici), bagni che si ostruiscono costantemente e scarichi che non funzionano, tubature che cedono causa la troppa usura, maioliche fatiscenti”.

In alcune palestre (ma anche nelle aule e per i corridoi) ci piove dentro; solo il 5% dei banchi e delle sedie più vecchi vengono sostituiti; gli impianti elettrici rarissimamente vengono sottoposti a revisione; la dotazione dei laboratori è praticamente un miraggio.

I municipi (cui spetterebbe la manutenzione delle scuole) hanno le mani legate per mancanza di fondi.

In una scuola in zona Cassia (ma è così anche altrove), dopo il crollo di parte del solaio di copertura di un’aula, non si sa dove mettere 20 alunni. Il cortile esterno dello stesso edificio è inutilizzabile a causa di un cornicione pericolante e quello interno ha una copertura di plexiglas forata.

Una situazione generale di precarietà e instabilità che in molti casi ha subito un peggioramento a seguito delle piogge del 6 e 7 febbraio scorso quando tutta Roma è finita sott'acqua.

La mancata sostituzione di grondaie e discendenti di scarico ha provocato, per esempio, l’allagamento del piano terra di una scuola della zona nord della Capitale finito sotto un metro d'acqua e il conseguente deterioramento di tutti i materiali e i laboratori all'interno.

Un'altra dirigente scrive a Panorama.it: “nella nostra scuola tutti i locali posti al seminterrato necessitano di una verniciatura antimuffa e c'è bisogno un adeguato sistema di deumidificazione ed aerazione”.

Per non parlare di quegli edifici che sono addirittura scollegati dalla rete fognaria e idrica e si riforniscono d'acqua con le autobotti.

Nel suo discorso alle Camere da premier incaricato, Matteo Renzi aveva detto che mettere in sicurezza le scuole è anche più importante di farlo con i conti pubblici.

Scegliendo una scuola di Treviso come meta della sua prima uscita pubblica, il premier ha lanciato un segnale. Al termine della visita il suo tweet recitava “Investire sulla scuola è il modo per uscire dalla crisi”.

Dalla ricognizione dell'Ance sui vari programmi per l'edilizia scolastica emerge che restano ancora da attivare 1,2 miliardi, sui 2,3 stanziati tra il 2004 e il 2012, e 1,3 miliardi stanziati dal governo Letta. Per esempio si potrebbe iniziare da qui, perché dopo tanti annunci adesso si aspettano i fatti.

 
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Immissioni in ruolo ATA

Post n°2695 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Dal “Sito della CGIL”

Immissioni in ruolo per 3.470 ATA. Il Miur convoca i sindacati Finalmente arriva il via libera di Mef e FP per la copertura del turn over 2013/2014. 3.470 precari (tutti i profili) otterranno la tanto agognata stabilizzazione. La soddisfazione della FLC CGIL da mesi in lotta per difendere la dignità del lavoro ATA. Adesso il Governo provveda al ripristino delle posizioni economiche.

Mercoledì  5 marzo 2014 è previsto un incontro d'informativa sulle nomine in ruolo del personale ATA anno scolastico 2013/2014.

Questa convocazione arriva grazie alla pressione del nostro sindacato che, nonostante il blocco delle interlocuzioni a causa della crisi di governo, non ha mai rinunciato a rivendicare le immissioni in ruolo del personale ATA per tutti i profili.

Si tratta di 3.740 assunzioni di ATA precari (tutti i profili), ingiustamente penalizzati dalla nota vicenda legata al transito di inidonei e ITP verso i loro profili.

Dopo il contingente autorizzato da MEF e FP, che servirà solo a rimpinguare il turn over, chiederemo l’attuazione del piano triennale delle assunzioni anche per il personale ATA, previsto dal DL 104 della Ministra Carrozza. Questo piano, lo ricordiamo, prevede le immissioni in ruolo su tutti i posti liberi e non solo per quelli lasciati per turn over.

Per arrivare a questo risultato abbiamo organizzato un sit-in il 13 febbraio scorso davanti al Ministero e proclamato da soli uno sciopero con astensione dalle attività aggiuntive anche in difesa dei diritti del personale precario ATA, chiedendo risposte immediate sulla loro stabilizzazione. Anche la Corte Europea di Giustizia si pronuncerà sulla reiterazione dei contratti a termine il 27 marzo prossimo.

Continueremo a sostenere i diritti di questo personale che attende da troppo tempo una legittima stabilizzazione. 

Adesso la lotta continua per chiedere il ripristino delle posizioni economiche del personale ATA. E' inaccettabile il trattamento riservato dallo Stato a questi lavoratori, che ogni giorno contribuiscono al buon funzionamento delle scuole.

Invitiamo il personale a intensificare la partecipazione alle azioni di lotta per far arrivare alla Ministra un chiaro segnale rispetto al valore del lavoro ATA, per la realizzazione del progetto d'istituto.

 
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COBAS

Post n°2694 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: COBAS

Da “RSWN.it”

Scuola, i Cobas chiedono consiglio straordinario sulle prove Invalsi

Obbligatoria un'analisi degli insegnanti

Savona. "I Cobas scuola ritengono un obbligo in tutte le scuole indire un collegio straordinario sulle cosiddette prove Invalsi". Lo afferma in una nota Franco Xibilia, dell'esecutivo Cobas Scuola di Savona. "Nonostante la sparizione in prima media, tali famigerati e costosissimi quiz saranno ancora proposti nelle scuole elementari e all'esame di terza media. Trattandosi di argomenti di carattere prettamente didiattico, è obbligatorio che sia il Collegio docenti a esprimersi in merito, accettandoli o rifiutandoli. Sulle procedure di somministrazione e di correzione,deve esprimersi il Collegio plenario,non basta la contrattazione, peraltro in alto mare in tutta Italia. Pertanto ,se non provvederanno i dirigenti, come la normativa ministeriale prevede,inizierà la raccolta di un terzo delle firme dei docenti per indire il Collegio", conclude Xibilia.

 
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Insegnanti greco e latino

Post n°2693 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da”La Stampa.it”

In piazza gli insegnanti
di greco e di latino

Mercoledì 5 sit-in di protesta al Ministero della Pubblica Istruzione.
“Basta attacchi contro la cultura umanistica e contro la legalità”

 

Franco Brizzo

Stavolta ad alzare la voce sono gli insegnanti di latino e greco, che hanno organizzato per mercoledì prossimo un sit-in di protesta al Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. “Sarà il nostro benvenuto al neo ministro Giannini”, dice Letizia Bosco, una delle docenti del Coordinamento, “per esprimere tutto il nostro dissenso nei confronti delle sue recenti dichiarazioni. E per dire basta ai continui attacchi contro la cultura umanistica e contro i metodi di attribuzione delle cattedre, che anche il Tar del Lazio ha giudicato illegittimi e antimeritocratici”. 

Nel mirino dei docenti, innanzitutto, l’apertura del Ministro Giannini alla riduzione a 4 anni della durata delle scuole superiori. Una misura che, se entrasse in vigore, comprometterebbe a detta degli insegnanti la qualità dell’intero sistema di istruzione e l’efficacia didattica del loro insegnamento, già messo a dura prova dalla riduzione, operata dalla riforma Gelmini, del monte ore settimanale di italiano, storia e geografia, dall’accorpamento di queste ultime discipline in quell’agglomerato denominato “geo-storia”, dalla drastica riduzione del latino al liceo scientifico e linguistico e, dulcis in fundo, dalla formazione delle cosiddette “cattedre spezzatino”. “Né è accettabile – prosegue la docente - che ora venga messo in questione, con frasi fumose ed ambigue, anche l’insegnamento della filosofia e la sua dignità di disciplina autonoma. Questo atteggiamento sconsiderato, oltre ad impoverire culturalmente l’intero nostro sistema di istruzione, porterà al progressivo oblio della cultura umanistica nel nostro paese, quella cultura che ha sempre rappresentato un vanto per l’Italia agli occhi del mondo e ha costituito un modello di riferimento nella formazione dei gusti estetici europei.  

 

Ma non finisce qui. I docenti di latino e greco sono sul piede di guerra anche per un’altra questione, che riguarda l’attribuzione delle cattedre e che quindi mette in discussione i loro posti di lavoro. “Le circolari emanate dal Ministero per l’attribuzione delle cattedre di italiano, latino, storia e geografia nel ginnasio “riformato”, in attuazione della disastrosa “riforma” Gelmini – tuona la Bosco - non tengono nel minimo conto le specificità professionali degli insegnanti, e sono state fatte con il solo obiettivo di reimpiegare gli esuberi di personale prodotti da anni di tagli indiscriminati. Persino il TAR del Lazio (sentenza 1305/2014, ndr) ha dichiarato illegittimi e antimeritocratici i criteri alla base delle circolari in questione.” Un modus operandi improntato, agli occhi degli insegnanti, a superficialità e incompetenza, il cui risultato è stato la progressiva estromissione dei docenti di latino e greco dall’insegnamento o, per i più fortunati (cioè quelli che hanno un contratto a tempo indeterminato), la prospettiva dell’insegnamento del solo greco. E oltre al danno la beffa: risulta infatti che pur avendo ottenuto, a suon di concorsi, tutte le abilitazioni necessarie, i docenti della classe di concorso cosiddetta A052, appunto quelli di latino e greco, sono assurdamente esclusi dalla possibilità di insegnare le materie letterarie negli istituti superiori che non siano licei classici.  

 

Non solo. Gli insegnanti di latino e greco protesteranno anche per le dichiarazioni del Ministro Giannini e le chiare posizioni del suo partito circa l’esiguità dell’orario di lavoro degli insegnanti, la necessità di introdurre meccanismi premi-penalità, basati sui risultati dei test INVALSI per valutare il loro operato, nonché la prospettiva di una riforma del reclutamento con l’introduzione della “chiamata diretta” dei docenti da parte dei dirigenti scolastici.  

“Cinque materie di cui ben tre scritte – puntualizza la professoressa Bosco – richiedono una quantità di ore lavorative - oltre alle attività aggiuntive per consigli di classe, collegi docenti ecc. - non visibili all’esterno, che fanno parte di quel “lavoro nascosto” sempre accuratamente e strategicamente taciuto nelle dichiarazioni dei nostri rappresentanti politici, che va ad aggiungersi alle ore di lavoro a scuola.” 

Non meno tranchant è il giudizio nei confronti dell’introduzione di meccanismi premi-penalità per la valutazione degli insegnanti e delle scuole, che a detta dei docenti esaltano la competizione a discapito della cooperazione tra docenti, presupposto imprescindibile per il successo formativo degli alunni. Dulcis in fundo, la questione del reclutamento. I docenti sottolineano come sia ben più urgente, nonostante se ne parli sempre meno, la questione della stabilizzazione dei precari, con le graduatorie ad esaurimento ancora piene di docenti pluri-abilitati e con anni di servizio alle spalle, che rivendicano il diritto ad un posto di lavoro stabile e per i quali si è in attesa della pronuncia della corte europea che rischia di condannare l’Italia con pesanti sanzioni a causa dell’abuso dei contratti a termine. “Se passerà la «chiamata diretta» per reclutare gli insegnanti – conclude Letizia Bosco - potremo mettere una pietra tombale sulla libertà di insegnamento, principio sancito dalla nostra costituzione, e sul rispetto del merito nella scelta degli insegnanti, mentre le nostre scuole pubbliche saranno definitivamente abbandonate al clientelismo locale”. 

 
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Lodolo D'Oria

 

RENZI

Post n°2691 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: Renzi

Da “Cado in piedi”


RENZI? "TORNA A SCUOLA DAVVERO"

Lo ha detto a Cadoinpiedi.it Isabella Milani, docente, blogger e autrice di L’arte di insegnare. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi (Vallardi, 2013). Perché anche se la riforma della pubblica istruzione è una delle priorità del nuovo Governo, gli insegnanti sono scettici. “Il premier non ha detto niente di più di quello che dicono tutti quando si insediano”, ha sottolineato Milani

Ripartire dalla scuola. Nel suo intervento programmatico, in aula al Senato per chiedere al fiducia, Matteo Renzi l'ha detto chiaro e tondo: bisogna ripensare alla scuola, ridare dignità al ruolo degli insegnanti, dedicare attenzione all'edilizia scolastica. Del resto il premier ha una testimonianza diretta di quella realtà: la moglie Agnese è infatti professoressa in un liceo scientifico di Pontassieve. E non è un caso che la sua prima uscita pubblica da premier sia stata proprio in una scuola a Treviso il 26 febbraio scorso.
Nelle aule, milioni di studenti, insegnanti e collaboratori attendono con ansia di vedere cosa farà il nuovo governo. Di scuola si parla sempre, con risultati altalenanti. "Renzi non ha detto di più di quello che dicono tutti quando si insediano", ha detto a Cadoinpiedi.it Isabella Milani, docente, blogger e autrice di L'arte di insegnare. Consigli pratici per gli insegnanti di oggi (Vallardi, 2013).

DOMANDA: Il premier ha detto di voler intraprendere un tour delle scuole italiane. Cosa ne pensa?
RISPOSTA: Mi pare una cosa solo simbolica. Bisognerebbe farlo davvero, invece.

D: Cosa si aspetta da un governo che mette tra le sue priorità la scuola?
R: Sinceramente Renzi non ha detto niente di più di quello che dicono tutti quando si insediano. Quello che mi interessa invece è che il ministro della Pubblica Istruzione non porti avanti, tanto per dirne una, l'idea di aumentare il numero di ore di lezione in cattedra lanciata suo tempo da Mario Monti. Più di 18 ore di lezione, non si possono fare se non occasionalmente.

D: E dell'attenzione promessa all'edilizia scolastica che pensa?
R: Mi pare una chimera. Nelle scuole è difficilissimo anche solo farsi riparare una tapparella dal Comune. Si rompe, il Comune viene dopo un mese, e se nel frattempo se ne è rotta l'altra loro non la aggiustano, perché si deve rifare tutto l'iter da capo.

D: Da dove partire?
R: Noi vorremmo che si partisse dalla messa in sicurezza e dalla ristrutturazione delle scuole. Cose come tende alle finestre, gli infissi, i riscaldamenti adeguati. Si sta male nelle scuole, d'inverno fa freddo, d'estate fa caldissimo. I ragazzi sono in venticinque, trenta, in un'unica classe, con i banchi rotti, le sedie che traballano. Poi vorremmo anche che tutte le scuole fossero ristrutturate in modo da avere uno spazio per ogni insegnante con scrivania, stampante, pc, libreria. Noi vogliamo lavorare 36 ore tutte a scuola, perché ora lavoriamo di più e consumiamo la nostra roba, stampiamo a nostre spese.

D: La situazione è complicata. Quali sono a suo parere gli aspetti del sistema scolastico su cui intervenire con urgenza?
R: La scuola è come una costruzione coi cubi, se togli un cubo viene giù tutto. Alcune criticità sono relative agli insegnanti, non si ha una visione corretta del loro ruolo e del loro lavoro. Bisogna che vengano chiariti alcuni punti: qual è il nostro orario di lavoro? Dall'esterno c'è una visione negativa, Brunetta ci disse che siamo fannulloni. Ma noi mica lavoriamo 18 ore, sono 18 ore in classe e almeno 36 complessive. Eppure questa visione negativa porta al fatto che anche con tutte quelle ore di lavoro aggiuntive che facciamo - correggere i compiti la domenica o la sera tardi, ricercare materiali - siamo costretti a giustificarci.

D: In effetti le critiche sono tante.
R: Dobbiamo decidere: l'insegnamento è o no un lavoro usurante? Il ministro Carrozza ha detto di sì, e il dottor Lodolo D'oria ha passato vent'anni a studiare il problema del burnout degli insegnanti. Bisogna chiarire se nella scuola ci sono davvero degli insegnanti incapaci e poi, eventualmente, individuarli.

D: E ci sono?
R: Se ci sono come ci sono entrati? L'Università prima, e lo Stato poi li hanno dichiarati idonei e sono stati assunti. Se poi si rivelano incapaci di chi è la colpa? Io dico che ce ne sono pochissimi. E come mai, anche se individuati, non si riesce a mandarli via?

D: Arriviamo al discorso della valutazione degli insegnanti.
R: Noi siamo d'accordo sulla valutazione, ma come si stabilisce chi è capace o no? Lo decidono i genitori che vengono a dire la loro senza sapere quello che succede in classe? O gli studenti che prendono un brutto voto? Serve una valutazione esterna, ma è difficile. Vorremmo capire come il ministro prende le sue decisioni, chi ascolta. Perché non ascolta gli insegnanti che dedicano tanto attenzione alla scuola, piuttosto dei professori universitari che non ci entrano mai?

D: Che altro serve?
R: I ragazzi hanno bisogno di molto più aiuto di quello che sembra. Oggi ci troviamo tra i banchi figli di disoccupati, chi non ha soldi per i libri, chi ha situazioni difficili a casa e siamo impreparati. Per non parlare del sistema di valutazione, che senso ha dare i voti in questa situazione?

D: Come valutare allora gli studenti?
R: Noi diamo i voti come cinquant'anni fa. Gli esami, come sono oggi, finiscono per valutare principalmente i contenuti, non si riesce a valutare altre cose che i ragazzi sanno fare. Ho letto che le prove Invalsi nei prossimi tre anni costeranno 14 milioni di euro all'anno. Spendiamo tanto per una cosa che fatta così com'è non serve a nulla. La valutazione va fatta a inizio e fine di un percorso in base a quello che fa l'insegnante.

D: Qualche giorno fa si ipotizzava l'abolizione dell'esame di terza media. Che ne pensa?
R: Penso che noi insegnanti ci troviamo costretti a promuovere i ragazzi anche quando sappiamo che non sono in grado di andare alle superiori. Non possiamo fare altrimenti. Se un medico non guarisce un malato è un cattivo medico? Bisogna vedere se gli sono stati forniti gli strumenti per guarirlo. Per mettere un esame in fondo a un percorso lo Stato dovrebbe avermi fornito gli strumenti che servono per aiutare chi non ce la fa ma non ci sono le risorse necessarie. Sembra una strada senza uscita. Servirebbe piuttosto un orientamento alla fine delle medie per scegliere il percorso da seguire, ma è tutto affidato alla volontà dei singoli professori.

D: Renzi ha parlato di ridare dignità al ruolo dei docenti.
R: Se gli insegnanti venissero rispettati di più dall'opinione pubblica in generale, la gente accetterebbe la loro importanza e quindi anche il governo si sentirebbe di spendere più soldi per la scuola. L'insegnamento è un lavoro duro e usurante: per questo io penso anche che i ragazzi hanno diritto ad avere giovani come insegnanti. A 60 gli insegnanti che non se la sentono più devono essere lasciati andare in pensione. Perché a una certa età si è stanchi anche di essere entusiasti in classe.

 
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ATA 24 mesi

Post n°2690 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”

ATA 24 mesi. Le scadenze per ogni regione. Aggiunta Toscana

red - Indetti i bandi di concorso, riferiti all'anno 2013/2014, ai fini dell'accesso ai ruoli provinciali, relativi ai profili professionali dell'area A e B del personale ATA .

Spetta ai Direttori Generali di ciascun Ufficio Scolastico Regionale, ad esclusione della regione Valle d'Aosta e delle province autonome di Trento e Bolzano, indire i concorsi per soli titoli per i profili professionali del personale ATA dell'area A e B, ai sensi dell'art. 554 del D. Lvo 297/94 e dell' O.M. 23.02.2009, n. 21.

Toscana -  Decreto e modelli 

Basilicata - Bando e modelli 

Emilia Romagna - Circolare e modelli 

Lombardia - controllare i siti degli Uffici Scolastici provinciali 

Abruzzo - La circolare e i modelli

Calabria - Modelli - circolare 

Sardegna Leggi il bando 

Lazio Leggi il bando 

Puglia Pubblicazione bando il 20 feb

Umbria Leggi il bando

Liguria Leggi il bando

Veneto Leggi il bando

Piemonte Leggi il bando

La normativa nazionale

 
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VADEMECUM

Post n°2689 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “Repubblica.it”

Dagli alunni ai prof in crisi, vademecum per Renzi e Giannini sui mali della scuola

Voce per voce le principali emergenze che il governo soi trova ad affrontare subito per provare - come ha promesso - a fare dell'Istruzione il volano del Paese di SALVO INTRAVAIA

Matteo Renzi ha messo al centro del suo mandato la scuola, come leva strategica per fare ripartire il Paese. Nel corso dei due discorsi alla Camera e al Senato in occasione del voto di fiducia al nuovo governo, il premier ha più volte citato la scuola e gli insegnanti. E, qualche ora dopo l suo incarico, anche la neoministra Stefania Giannini ha fatto sentire la sua voce con diversi interventi. Ma quale scuola ereditano Renzi e il suo governo? Cosa sarà realmente possibile fare per migliorare la situazione in cui operano insegnanti e alunni?

Edilizia scolastica. Il primo punto che intende toccare il nuovo governo è quello dell'edilizia scolastica: 36mila edifici scolastici mezzi sgarrupati e con incidenti, anche di una certa gravità, quotidiani. Il Piano prevede di spendere almeno i 2,5 miliardi di euro già stanziati dal 2004 ma non ancora spesi. E, secondo la Giannini, si potrebbe arrivare anche a 4 miliardi sfruttando i fondi già disponibili, ma bloccati dal patto di stabilità, in tantissimi comuni.

Dispersione scolastica. E' una delle emergenze più gravi del sistema scolastico italiano. L'Italia è uno dei paesi europei con la maggiore dispersione scolastica. I cosiddetti early school leavers (i ragazzi tra i 18 e i 24 anni con al massimo la licenza media) rappresentano nel nostro Paese il 17,6 per cento. Soltanto Spagna, Malta e Portogallo fanno peggio di noi in Europa, il cui dato nel 2012 si attesta al 12,8 per cento.

Competenze dei quindicenni. Nonostante un certo recupero negli ultimi anni, le performance dei quindicenni italiani restano ancora lontane dai coetanei della maggior parte dei paesi Ocse ed Europei. I dati delle competenze in Lettura, Matematica e Scienze ci collocano al di sotto della media dei paesi industrializzati. I 485 punti racimolati dagli studenti italiani nel 2012 ci piazzano al 32° posto, dopo Germania, Francia e perfino il Portogallo. Vanno meglio le cose per i bambini della scuola elementare. Nei test Timss di Scienze e Matematica i bambini della quarta elementare italiani si piazzano al di sopra della media internazionale. Stesso discorso in Lettura, dove ci piazziamo abbondantemente sopra la media dei 45 paesi che hanno partecipato all'indagine nel 2011.

Passaggio dalla scuola all'università. Nel corso degli ultimi anni, in Italia, il tasso di passaggio dalla scuola superiore all'università è sceso di 14 punti percentuali. Dal 70 per cento del 2001/2002 si è passati al 56 per cento del 2013/2014. Nel Belpaese, soltanto poco più di metà dei diplomati proseguono gli studi all'università.
Laureati. Sono considerati strategici per lo sviluppo di un paese ma in Italia i giovani 30/34enni in possesso di una laurea sono davvero pochi. Con il 21,7 per cento siamo in fondo alla classifica dei 27 paesi dell'Unione europea, dove se ne contano quasi 36 su cento. E alcuni paesi ci doppiano. E' il caso della Finlandia dove 46 giovani su cento hanno già una laurea. Percentuali di giovani laureati al di sopra del 40 per cento anche per Regno Unito, Francia e Svezia.

Spesa pubblica per l'istruzione. Stando ai dati forniti dall'Istat, il nostro Paese è uno degli ultimi nella lista europea: appena il 4,2 per cento del Pil destinato all'istruzione, contro il 5,3 dei paesi Ue, al 6 per cento della Francia e al 7,8 per cento della Danimarca.

Spesa per alunno. Con 8.690 dollari equivalenti per alunno/studente all'anno, secondo l'Ocse l'Italia si piazza abbondantemente sotto la media dei paesi europei che spendono 9.208 dollari per alunno o studente dalla scuola all'università. L'Italia spende un 4 per cento in più della media Ue per i bambini della scuola dell'infanzia e della primaria, ma meno per i ragazzi della scuola media e superiore e parecchio meno per gli studenti universitari.  

Alunni per classe. Stando ai dati forniti dall'Ocse, le classi italiane sono ancora meno affollate della maggior parte di quelle dei paesi europei. In media, un alunno in meno per classe alla primaria e gli stessi alunni per classe alla media rispetto ai paesi Ue.

Alunni stranieri. La popolazione scolastica straniera in Italia sta crescendo a ritmi incalzanti. Inn appena 8 anni  -  dal 2006 al 2014  -  si è passati da 430mila a 830mila alunni con genitori nati fuori dai confini italiani.

Alunni nelle scuole private. Le scuole private, nel nostro Paese, stanno perdendo appeal. Nell'anno scolastico appena trascorso il numero di alunni che frequentano le scuole non statali è poco superiore al milione. Poco più di uno su dieci rispetto al totale degli alunni  -  8 milioni e 800mila  -  tra scuole pubbliche e private. In Germanie, il 93 per cento degli studenti frequenta scuole pubbliche, in Francia le scuole di stato sono frequente dal 78 per cento degli alunni. La media europea si attesta all'82 per cento.

Ore di lavoro degli insegnanti. Il carico di lavoro degli insegnanti italiani è in linea con quello dei colleghi europei. Con le 25 ore settimanali delle maestre della scuola dell'infanzia, le 22 settimanali per i maestri della primaria e le 18 ore di insegnamento dei professori della scuole medie e superiori, più annessi a connessi, siamo in linea all'elementare e poco sotto (2 per cento in meno) alla media e al superiore.  

Stipendi insegnanti. I docenti italiani sono tra i meno pagati d'Europa. Un docente di scuola primaria italiano con 15 anni di carriera guadagna il 15 per cento in meno della media Ue e il 23 per cento in meno rispetto ai paesi dell'Europa occidentale.

Età dei docenti. Dietro le cattedre delle scuole italiane siedono i docenti più vecchi d'Europa. Con il 62 per cento di docenti over 50 e appena 27 su mille under 30 possiamo vantare la classe docente meno giovane al mondo. E' l'Ocse a fornire i dati sull'età dei docenti. Nei paesi Ocse, in media i docenti giovani under 30 sono dieci su cento.

Merito e carriera per i docenti. E' uno dei punti di maggiore contrasto in Italia. Nel nostro Paese non è previsto nessun meccanismo premiale per i docenti "migliori", né una carriera nel vero senso della parola.

Tecnologie a scuola. Il nostro Paese non sembra messo bene neppure sul fronte delle tecnologie a scuola. Per numero di computer siamo agli ultimi posti: appena 6 computer per alunni in quarta elementare. Contro una media europea di 16 computer per alunno e 32 della Spagna e i 33 della Danimarca, sempre ogni cento alunni.

 
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INVALSI E BES

Post n°2688 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”

Invalsi 2014: nota sullo svolgimento delle prove per alunni con BES

red - La nota si riferisce solo alle prove Invalsi delle classi II e V primaria e classe II scuola secondaria II grado. Le prove non sono finalizzate alla valutazione individuale degli alunni, ma al monitoraggio dei livelli di apprendimento conseguiti dal sistema scolastico.

Qualunque sia la tipologia di bisogno educativo speciale, essa andrà segnalata sulla maschera elettronica.

La segnalazione del bisogno educativo speciale consentirà di considerare i risultati degli alunni interessati nel rispetto della massima inclusione, e al contempo permetterà alle scuole di disporre di dati informativi e articolati. Le scuole interessate potranno richiedere all'Invalsi l'invio dei risultati individuali degli allievi con bisogni educativi speciali, solo se i predetti allievi hanno sostenuto le prove formulate dall'Invalsi e non quelle eventualmente personalizzate dalla scuola.

Nei livelli scolastici in cui le prove Invalsi si svolgono in un solo giorno è possibile prevedere per gli allievi con bisogni educativi speciali una scansione temporale differente.

Per le scuole che ne facciano richiesta all'atto della registrazione, l'Invalsi mette a disposizione anche per questo anno scolastico le prove in formato audio per l'ascolto individuale in cuffia delle prove lette da un donatore di voce.

La nota

 
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EDILIZIA SCOLASTICA

Post n°2687 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “Il Fatto quotidiano”

Edilizia scolastica: la politica del fare e quella degli annunci di Marina Boscaino

Renzi non ha letto l’annuale rapporto di Legambiente sull’edilizia scolastica, il XIV, pubblicato all’inizio dell’anno, che testa la qualità delle strutture e dei servizi della scuola in 94 capoluoghi di provincia. Non si spiega altrimenti la sua ingenuità.

In Italia oltre il 60% degli edifici scolastici sono stati costruiti prima del 1974, data dell’entrata in vigore della normativa antisismica. Il 37,6% delle scuole necessita di interventi di manutenzione urgente, il 40% sono prive del certificato di agibilità, il 38,4% si trova in aree a rischio sismico e il 60% non ha il certificato di prevenzione incendi. Esperienze riuscite di edilizia sicura e sostenibile: Trento, seguita da Prato e Piacenza. Lecce, ventisettesima, è la prima città del Sud in questa graduatoria. Il dossier, ricco e dettagliatissimo, segnala anche la disparità degli investimenti per la manutenzione straordinaria e ordinaria. Nel 2012 l’investimento medio per la manutenzione straordinaria ad edificio scolastico è stato di 30.345 euro contro i 43.382 del 2011. Nel nord la media degli investimenti per la manutenzione straordinaria è quasi 3 volte quella del sud, nonostante la  maggiore necessità di interventi nel meridione legata anche alla fragilità del territorio, al rischio idrogeologico, sismico e vulcanico.

Non esiste un monitoraggio complessivo e sistematico del patrimonio edilizio: dal 1996 si attende un’anagrafe dell’edilizia scolastica; a tale carenza ha cercato di dare una risposta Carrozza, che aveva iniziato la riforma dell’anagrafe creando il Sistema nazionale delle anagrafi dell’edilizia scolastica (Snaes), costruito sulla base delle anagrafi regionali (solo 11 operative). Il rapporto sottolinea la necessità di una programmazione degli investimenti, rivelando come quelli a pioggia e non programmati degli ultimi lustri “non abbiano intaccato una situazione permanente di emergenza legata alla messa a norma e alla manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio edilizio scolastico” (Vanessa Pelucchi, Legambiente).

Cosa fa invece il nuovo presidente del Consiglio? Scrive agli 8000 sindaci. L’ esordio, “caro collega”, continua a dimostrare una curiosa confusione tra ruoli, da parte di chi è chiamato ad occuparsi, ad esempio, della crisi ucraina. Li invita a segnalare entro il 15 marzo un edificio del proprio Comune su cui intervenire. Con l’impegno a snellire le procedure burocratiche e a intervenire sul patto di stabilità interno per sbloccare le risorse: come? Quando? A svantaggio di cosa? E soprattutto: come hanno fatto quegli imbambolati dei suoi predecessori a non pensarci prima, se la cosa è tanto semplice?

Ecco convergere la politica del fare e la politica degli annunci: non sono in contraddizione, nel mondo dell’effimero, della rapidità che condiziona la nostra percezione e il nostro senso critico, dello smart. In primo luogo, Renzi ha sbandierato ai media l’attivazione di una richiesta di dati di cui la Presidenza del Consiglio è già in possesso;  non una parola, poi, sui concreti fondi a disposizione. Nessuna politica ponderata, studiata, che poggi su competenze serie nello specifico, complesso campo e su comportamenti integerrimi. L’egemonia del cinguettio, della mail informale (Potremo accedere alle denunce? Sarà garantita la trasparenza rispetto a quanto verrà concretamente fatto?), la rapidità che fa notizia uccidono riflessione, approfondimento. Su tutto, la fa da padrone un impressionante personalismo. È lecito dubitare che queste pratiche demagogiche possano fornire risposte convincenti al quadro tracciato da Legambiente. E che la ribalta estemporanea restituisca al problema del degrado dell’edilizia scolastica la centralità che merita.

Il secondo fatto: il rottamatore non nasconde la propria venerazione per Blair. Che nel 2001 illuse tutti con una indimenticabile dichiarazione (“Ask me my three main priorities for government and I tell you educationeducation, and education”). Le cose non andarono proprio inquella direzione.

Il nostro illustre fiorentino non è da meno: “Stiamo affrontando il momento più duro della crisi economica. Il più difficile dal punto di vista occupazionale. Ma dalla crisi non usciremo semplicemente con una ricetta economica. No, si esce con una scommessa sul valore più grande che un Paese può incentivare: educazione, educazione, educazione”. Per dimostrare le sue reali intenzioni e vincere la scommessa, per il momento ha scelto una puntuale  esecutrice del pensiero mainstream sulla scuola, Stefania Giannini; che in una settimana ha già dettato alla stampa il suo formulario – laconico e incisivo, nonché innegoziabile  –  per finire di distruggere definitivamente la scuola pubblica (ma, del resto, non fa mistero, come il giovane capo, della sua simpatia per la paritaria, alla quale ha a più riprese, garantito sostegno. O meglio, ahimé, alla “paritetica” (sic!), come lei stessa  l’ha chiamata, dimostrando tutta la sua competenza sull’argomento

 
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RIPRISTINO SCATTI

Post n°2686 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”

Decreto ripristino scatti: la Commissione approva e lo invia all'auladi R.P.

 

Trovata una soluzione anche per le posizioni economiche Ata. Il personale non dovrà restituire nulla; la copertura deriva da un taglio di 17 milioni di euro alle spese di funzionamento delle scuole.

 

Brusca accelerata sulla conversione in legge del decreto n. 3 in materia di automatismi stipendiali del personale della scuola.
Fino a ieri pareva che la Commissione Cultura avrebbe impiegato ancora un paio di giorni per chiudere i lavori e inviare il testo emendato all’aula e invece nella mattina di martedì 4 c’è stata la svolta: la maggioranza ha trovato un accordo e il provvedimento è stato approvato, con una piccola sorpresa (positiva) per il personale Ata.
Il decreto interviene sulla questione del blocco degli scatti stipendiali per i dipendenti pubblici negli anni 2010, 2011 e 2012, disposto dal decreto n. 78 del 2010, prorogato però di un ulteriore anno con il DPR 122 del 4 settembre 2013.
In Commissione Cultura è stato più volte sottolineato che quest’ultimo decreto risulta particolarmente iniquo per il personale della scuola al quale, a causa dell’ effetto retroattivo delle norme in esso contenute, il MEF ha intimato di restituire gli scatti percepiti legittimamente nel corso dell'anno 2013.
Nel pomeriggio di martedì il provvedimento è arrivato in aula dove è stato presentato dalla senatrice del PD Francesca Puglisi.
In base all'articolo 1 del provvedimento in esame le che percepite non devono essere restituite, ma vanno a compensazione di quanto sarà recuperato per gli scatti 2012 a conclusione della sessione negoziale. La copertura sarà trovata anzitutto dai residui del Fondo relativo al 30 per cento dei risparmi derivanti dal Piano programmatico varato da Tremonti e Gelmini nel 2008; laddove tale fondo non sia sufficiente le risorse saranno sottratte ai 463 milioni di euro accantonati dal Fondo per il miglioramento dell'offerta formativa nell'anno scolastico 2013-2014.
La Commissione istruzione ha approvato anche un emendamento che riguarda le somme percepite dal personale ATA destinatario delle cosiddette posizioni economiche. Il personale non dovrà restituire quanto percepito finora; la copertura (17milioni di euro) arriverà dal taglio del fondo per l’autonomia della legge 440/97 confluito da qualche anno nel fondo per il funzionamento amministrativo e didattico delle scuole. Nella mattinata del 5 marzo il decreto proseguirà il suo percorso in aula che potrebbe votarlo già nella stessa giornata
.

 
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PROVINCE

Post n°2685 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della scuola”

Edilizia, le Province attaccano Renzi: perchè ha scritto solo ai Comuni? di A.G.

Denuncia del presidente Upi, Antonio Saitta: siamo certi che il premier non consideri di serie B i 2 milioni e 500 mila studenti delle nostre 5.000 scuole superiori. Ma siccome non è una dimenticanza, inviamo un primo elenco di interventi di messa in sicurezza subito cantierabili: oltre 250 progetti che con il Decreto del Fare non hanno ricevuto finanziamenti perché i soldi a disposizione erano troppo pochi.

 

Perché il premier Renzi ha scritto solo ai Comuni per chiedere di individuare una scuola da mettere a norma e per assicurargli la massima attenzione per gli istituti di loro competenza? A chiederlo il presidente dell'Upi, Antonio Saitta, che rivendica la medesima attenzione anche per le province, che in Italia hanno in carico la gestione delle scuole superiori.

"Alle Province – ha fatto sapere il presidente Upi - non è arrivata nessuna mail dal Presidente del Consiglio che chiede di presentare progetti per le scuole superiori, ma siamo certi che Renzi non consideri cittadini di serie B i 2 milioni e 500 mila ragazzi che studiano nelle nostre 5.000 scuole". Saitta ha il fondato sospetto che non sia "solo una dimenticanza, perciò noi Province ci siamo permesse di compilare un primo elenco di interventi di messa in sicurezza immediatamente cantierabili: sono gli oltre 250 progetti che le Province hanno presentato ai bandi regionali per il Decreto del Fare e che non hanno ricevuto finanziamenti perché i soldi a disposizione erano troppo pochi".

"Ce ne sono già inseriti nelle graduatorie di tutte le regioni: 45 in Lombardia per più di 27 milioni di euro, 30 in Veneto per oltre 7 milioni 396 mila euro, 40 nel Lazio per oltre 14 milioni 954 mila euro; 32 in Sicilia per oltre 16 milioni di euro e 23 in Piemonte per più di 4 milioni 985 mila euro; e questo solo citando i numeri più consistenti. Tra l'altro le Province hanno dato prova di avere davvero grandi professionalità tecniche, visto che, da un monitoraggio che abbiamo effettuato oggi, ci risulta che il 98% degli interventi finanziati dal Decreto del Fare siano già stati appaltati. Anche in questo caso, lo vogliamo sottolineare, la salute dei ragazzi e dei professori è stata considerata meno importante, visto che su 150 milioni a disposizione solo 19 sono stati assegnati alle scuole superiori, e che di oltre 550 progetti presentati dalle Province, solo 51 sono stati ammessi a finanziamento", ha concluso Saitta.

Ora si attende la replica di Renzi. Che, probabilmente, non tarderà ad arrivare. L’attenzione del neo Governo dell’edilizia è infatti considerata massima. E sicuramente anche le scuole superiori sono tra le attenzioni dell’Esecutivo.

 
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CODACONS

Post n°2684 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “La Tecnica della Scuola”

L’elenco delle scuole pericolose è una buffonata, parola di Codacons di P.A.

Un’azione di marketing che non piace al Codacons. Invitare gli 8mila sindaci a individuare gli edifici scolastici da ristrutturare è una buffonata e uno spreco di risorse. Denuncia alla Corte dei conti per danni alla collettività

 

Spiega il presidente del Codacons, Carlo Rienzi: “L’elenco ufficiale delle scuole pericolose che necessitano di interventi urgenti esiste già, è stato redatto nel 2010 dal ministero dell’Istruzione e pubblicato sul web dal Codacons Renzi non ha bisogno di queste iniziative mediatiche che lasciano il tempo che trovano”. Da qui la decisione del Codacons di denunciare l’iniziativa del premier alla Corte dei Conti per danno alla collettività per avere scritto una inutile lettera ai sindaci, per la duplicazione delle procedure e l’allungamento dei tempi potrebbero comportare.
Contestualmente ha inviato al premier l’elenco delle scuole pericolose “così da evitargli perdite di tempo”.
E come se non bastasse, nel documento del ministero dell’Istruzione c’è già l’elenco, regione per regione, delle scuole che presentano gravi criticità, e che rappresentano un potenziale rischio.
In più basterebbe visionare i rapporti periodici pubblicati da Cittadinanzattiva e da Legambiente per sapere nel dettaglio la qualità delle strutture e dei servizi della scuola

 
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MAESTRI

Post n°2683 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 
Tag: MAESTRI

Da “OrizzonteScuola”

 I maestri in piazza il 7 marzo per chiedere inserimento nella II fascia delle graduatorie di istituto

red  -  Il Coordinamento Nazionale Diploma Magistrale e la CUB Scuola, in seguito alla diffida inviata al MIUR in data 1° febbraio 2014 attendono l'applicazione del parere definitivo e vincolante del Consiglio di Stato sul Diploma Magistrale conseguito entro l'a.s. 2001/2002 e organizzano per il 7 marzo dei presidi provinciali e al Miur. 

Valore abilitante diploma magistrale. Per il Miur "problema urgente"
Alla ricerca di una soluzione per PAS infanzia e primaria 
Anche in Valle d'Aosta bisognerà attendere le decisioni ministeriali 

Giorno 7/3/2014 saranno organizzati dei presìdi presso l' Ufficio Scolastico Regionale di Milano, Torino, Vicenza e Bologna,  mentre a Roma il presidio sarà presso il Miur.

Il Coordinamento ci informa inoltre che  è stata avviata la procedura per la richiesta di ricevimento da parte del MIUR in modo di avere risposte certe direttamente dalla fonte.

 
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D'Onghia

Post n°2682 pubblicato il 05 Marzo 2014 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”

Sottosegretario D'Onghia: avvicinare scuola al mondo del lavoro. Semplificare procedure di assunzione degli studenti


red - Siamo appena agli inizi, ma la sottosegretaria Angela D'Onghia ha le idee chiare e vuole che la scuola punti in direzione del mondo del lavoro. Importante anche educazione civica. D'altronde lei è una imprenditrice e sa interpretare quali sono le esigenze del suo settore e come la scuola può rispondere a tali impellenze. Questo è il motivo per cui è stata scelta nella squadra di Renzi e su questo dovrà lavorare.

Al quotidiano "Avvenire" afferma: "Quando mi hanno comunicato la nomina a sottosegretario e il ministero che mi era stato assegnato ho subito pensato che cosa c'entrassi io con la scuola e l'istruzione. Poi ho capito che avrei dovuto mettere in gioco la mia esperienza di imprenditrice per migliorare proprio il rapporto tra questi due mondi, ancora troppo distanti."

Il primo intervento? "La prima cosa da fare - afferma - per favorire il dialogo tra scuola e impresa è tagliare la burocrazia. Oggi, per un piccolo imprenditore, un artigiano, categorie che rappresentano più del 90% delle aziende italiane, organizzare uno stage o assumere un giovane per un breve periodo, ad esempio durante le vacanze estive, è complicatissimo".

Ma la D'Onghia va oltre e chiede, in una intervista a "Noci24" che bisogna potenziare l'educazione civica, "ma non come materia - afferma - bensì come base culturale fondamentale. Bisogna poi far capire ai ragazzi di oggi che la cosa importante non è saper smanettare con un telefonino o un tablet, ma avere ed assimilare veramente cultura perché rimane dentro ognuno di noi. Bisogna ridare prestigio alla scuola, prestigio agli insegnanti, fare in modo che gli insegnanti e le famiglie collaborino”.

Sulle risorse, in linea con gli altri membri del Governo che sono intervenuti sulla questione, ha affermato la necessità di troverne di nuove, "perché la cultura è una priorità ed è fondamentale per tutti i cittadini”.

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

Felice settimana


 Serena, solare settimana a tutti voi, piena di energia e di voglia di lottare ancora insieme...

FabianaGiallosoleq

 

 

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