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questo continuare a cercarsi

 dove l’altro smette.

Una connessione spontanea

Senza alcuna richiesta

 

 

 

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sono collegate al cuore

Talvolta arrecano lacrime e dolore.

Ma si è vivi nella sofferenza

e morti nell’indifferenza.

Sunny_Poems

 

 
Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari

Messaggi del 13/10/2015

 

Stabilità

Post n°4057 pubblicato il 13 Ottobre 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “ItaliaOggi”


Stabilità, nessun ritocco alla 107


Niente correttivi, dalla chiamata diretta agli ambiti. In ballo una razionalizzazione della spesa per 350 milioni e le supplenze brevi Ata

Alessandra Ricciardi

Nessun correttivo alla Buona scuola. Sarebbe stata la partita probabilmente più interessante della legge di Stabilità per il settore, che dall'eventuale rinnovo del contratto, vista l'aria che tira, potrà sperare ben poco. E invece, secondo quanto trapela da Viale Tarstevere, non ci sarà nessuna modifica alla legge n. 107/2015, pur sollecitata dai sindacati che ne avevano predicato l'utilità soprattutto in termini di minor caos amministrativo.

Due le richieste di peso destinate a non aver seguito: il rinvio di un anno della costituzione degli ambiti territoriali, dal 2016 al 2017, e il conseguente slittamento della chiamata diretta dei docenti da parte dei presidi.

Il ministero dovrà gestire una fase complessa, il prossimo anno, in cui la mobilità straordinaria renderà più complicato anche lo svolgimento del concorso, per il quale in questi giorni i tecnici stanno definendo il contingente per il prossimo triennio da farsi autorizzare dal ministero dell'economia. Senza aver svolto la mobilità, infatti, risulta difficile stimare quanti posti allocare a concorso su ogni disciplina e per ogni regione. Un margine di incertezza che resta anche utilizzando i dati statistici dell'andamento dei trasferimenti degli ultimi anni. La strada inizialmente ipotizzata di una graduatoria unica nazionale, che avrebbe consentito di superare il problema, non è parsa percorribile a legislazione vigente.

A tutto ciò si aggiungerà l'avvio dei nuovi ambiti e della chiamata diretta.

Proprio il concorso che sarà bandito entro dicembre è una delle voci di finanziamento data per certa nella Stabilità: circa 5 milioni di euro, è la richiesta avanzata.

Per il resto il dicastero guidato da Stefania Giannini è stato chiamato a dare un contributo al risanamento: si dovrebbe aggirare sui 350 milioni di euro, concentrate in particolare su università. Si tratta più che di tagli di razionalizzazione della spesa, con il recupero a bilancio, per esempio, di somme accantonate e non impegnate. Nessun ritocco invece ai bilanci già magri delle scuole.

Dal dicastero dell'istruzione e università è giunta anche la richiesta di modificare la norma della precedente legge di stabilità che vieta le supplenze brevi, sotto i 7 giorni, per il personale ausiliario, tecnico e amministrativo. Ma se entra o resta fuori è ancora da decidere.

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Pensione anticipata

Post n°4056 pubblicato il 13 Ottobre 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “OrizzonteScuola”


Pensione anticipata: la permette anche la Legge Fornero, ecco come


di Lucrezia Di Dio

 

Anche se nel dibattito politico quotidiano non si parla d’altro che della riforma pensione e della flessibilità in uscita è bene sapere che anche la legge Fornero permette la pensione anticipata con diverse modalità.

Una di queste modalità è il regime sperimentale opzione donna, ma esiste anche il trattamento pensionistico erogato al solo raggiungimento del requisito contributivo che è andato a sostituire quella che era chiamata pensione di anzianità dal 2012.

Inizialmente per accedere alla pensione anticipata era richiesta un’età anagrafica minima di 62 anni, chi accedeva a tale trattamento pensionistico senza aver raggiunto questo requisito era soggetto a penalizzazioni sull’assegno previdenziale (legge 201 del 2011)

Nel 2012 il requisito anagrafico fu abolito permettendo ai lavoratori, a decorrere dal 1 gennaio 2012, di poter accedere alla pensione anticipata indipendentemente dall’età anagrafica ed in possesso del requisito contributivo di 42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne. Tale requisito va aumentato di 1 mese nel 2013 e di un altro mese nel 2014, inoltre aumenta con gli adeguamenti alla speranza di vita. Dal 1 gennaio 2013 fu incrementato di 3 mesi passando a 42 anni e 5 mesi per gli uomini e 41 e 5 mesi per le donne. Nel biennio 2014/2015 il requisito contributivo era di 42 anni e 6 mesi per gli uomini e 41 anni e 6 mesi per le donne.

Il requisito contributivo subirà un ulteriore adeguamento a partire dal 1 gennaio 2016 e sarà aumentato di altri 4 mesi diventando di 42 anni e 10 mesi per gli uomini e di 41 anni e 10 mesi per le donne, come comunicato dalla circolare Inps numero 63 del 2015.

Penalizzazioni

Per chi accedeva alla pensione anticipata prima del compimento dei 62 anni di età era prevista una penalizzazione del 2% per ogni anno di anticipo calcolata sui contributi versati fino al 2011.

La legge 190 del 2014 ha stabilito un taglio delle penalizzazioni dal 1 gennaio 2015 al 31 dicembre 2017: la penalizzazione, quindi, non viene applicata a tutte le pensioni che decorrono dal 1 gennaio 2015  e ai soggetti che maturano i requisiti contributivi richiesti entro il 31 dicembre 2017 (anche se la decorrenza della pensione si collocherà in una data successiva).

 
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Turi

Post n°4055 pubblicato il 13 Ottobre 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Turi

Da “OrizzonteScuola”


Turi (UIL): 10 euro al mese di aumento non è accettabile, bisogna legare stipendi al PIL


di Eleonora Fortunato

Pino Turi, segretario Uil Scuola, ribadisce l’insufficienza di parametri come l’inflazione programmata per dare una risposta concreta all’emergenza salariale dei docenti italiani. Si leghino, invece, gli aumenti di stipendio all’incremento del PIL.

Segretario, oggi all’Aran si definiranno gli ambiti di contrattazione. Ritiene che l’orario di lavoro dei docenti possa essere argomento di discussione? Ritiene giusto parlare di lavoro sommerso?

“Occorre innanzitutto specificare che ci troviamo ancora in una fase preliminare della contrattazione e, prima di sbilanciarci, intendiamo osservare con attenzione le linee di indirizzo che il Governo intenderà dare anche in merito ai correttivi da apportare alla legge 107. Posso però certamente affermare che il sindacato che io rappresento porrà come prioritaria l’emergenza salariale: cinque anni di blocco hanno impoverito fortemente la categoria dei docenti italiani - peggio di noi in Europa fanno solo Estonia e Polonia - e per quanto riguarda l’orario di lavoro, non c’è nessuno scambio da fare tra orario e retribuzione, siamo del tutto in linea con i parametri europei. Modificare l’orario di lavoro sarebbe una operazione inaccettabile, significherebbe peggiorare le condizioni di lavoro e intaccare pesantemente i risultati di qualità degli insegnanti. Sul lavoro sommerso, vorrei ricordare a tutti che la sindrome impiegatizia di cui siamo stati accusati ce l’hanno per primi loro, i nostri accusatori. I docenti non sono impiegati, il loro lavoro non si può misurare in termini di quantità ma solo ed esclusivamente di qualità”.

Per quanto riguarda gli aumenti, si è parlato di una cifra pari a 10 euro a dipendente al mese. Qual è il suo commento?

“All’emergenza stipendiale fotografata dall’ultimo rapporto Eurydice non si può assolutamente rispondere con un’offerta di questo tipo, che riguarda tutti i lavoratori del Pubblico Impiego. Per il settore della docenza bisogna fare un ragionamento specifico, fermo restando che il contratto rimane l’unico strumento per un cambiamento delle condizioni salariali”.

Quale potrebbe essere una sua previsione realistica sugli aumenti in busta paga?

“Siamo un sindacato concreto, l’importante è che il contratto si riapra. Occorrerà innanzitutto cercare elementi di riferimento più concreti dell’inflazione programmata, anche perché ci troviamo in una fase di deflazione. Guardando al passato, sicuramente lavoreremo per un recupero della perdita del potere d’acquisto che si è verificata negli ultimi cinque anni (parliamo di circa 300 euro al mese), mentre sul futuro sarebbe realistico legare l’aumento all’incremento della ricchezza prodotta dal Paese. Non abbiamo ancora cifre perché bisogna confrontarsi con le controparti, ma certamente legheremo le nostre richieste a parametri oggettivi come l’aumento del PIl. Ripeto però che abbiamo bisogno di vedere quale sarà l’indirizzo del Governo, l’entità delle risorse che intende investire, come cambierà la 107, elemento da noi considerato propedeutico a un contratto veramente innovativo”.

I vostri iscritti che cosa dicono a riguardo? Sono più preoccupati degli effetti della Legge 107 o del contratto?

“In questi giorni stiamo facendo molte assemblee e più i colleghi approfondiscono i contenuti della riforma più ci danno i loro mandati per cambiarla. Io penso che le due questioni siano inscindibili: noi tutti vogliamo che aumenti l’autonomia nelle scuole, ma i provvedimenti della 107 vanno in senso opposto. Anziché puntare alla sburocratizzazione per rafforzare l’autonomia delle singole scuole, si è agito per modificare iI rapporto tra il dirigente e il collegio, in una visione gerarchica che nella scuola non può funzionare”.

Come ha ricordato prima, gli stipendi dei docenti italiani restano i peggiori d'Europa, però questo Governo ha erogato 500 euro per l'autoformazione e 24mila euro a ogni scuola per premiare i migliori docenti, scelti dal dirigente. Tutto da buttare?

“Non siamo di quelli che dicono che va sempre tutto male, i 500 euro che sono stati accreditati questo mese sui nostri conti correnti sono un segno tangibile e importante del riconoscimento della nostra professionalità non impiegatizia. Ma a questo elemento devono poi corrisponderne anche altri. Le do un’anteprima di un sondaggio che sarà presentato a giorni: il 70% dei docenti ha la fiducia dei genitori e degli alunni, un numero importante, fortemente significativo, a cui il Governo dovrebbe prestare attenzione prima di maturare le sue scelte”.

Dopo anni di blocco, quali pensa che possano essere le mosse giuste per la valorizzazione degli Ata?

“Il vecchio contratto, attualmente bloccato, segna a mio avviso la strada giusta per una valorizzazione del personale amministrativo delle scuole. Giunti a questo punto andrà certamente risolto il nodo della stabilizzazione dei tanti precari, ma, ripeto, aspettiamo di vedere le mosse della controparte”.

Pensa che continuerà la solidarietà con gli altri sindacati?

“In questo momento c’è molta sintonia sulle iniziative per la modifica della 107, del contratto non abbiamo ancora parlato. E’ chiaro che restiamo cinque sindacati diversi con storie e visioni diverse – cosa che considero un valore al tavolo della trattativa. Ognuno ragionerà in casa propria, ma le mediazioni saranno certo tutte al rialzo e non al ribasso”.  

 

 
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Nuovi assunti

Post n°4054 pubblicato il 13 Ottobre 2015 da fabiana.giallosole
 

Da” ItaliaOggi”


I nuovi assunti dell'era Renzi ancora senza stipendio


Cedolino ad hoc per i 500 euro di bonus

Carlo Forte

Docenti neoimmessi in ruolo senza stipendio. Il ministero ha trasmesso alle scuole i codici per inserire i neoassunti a sistema solo il 24 e il 30 settembre. E le segreterie non hanno potuto procedere alle operazioni di loro competenza per consentire ai docenti immessi in ruolo entro il 31 agosto di percepire lo stipendio di ottobre.

La spiegazione è contenuta nella nota 3/12755 emanata il 7 ottobre scorso dall'ufficio scolastico regionale del Veneto in risposta ad alcune segnalazioni fatte pervenire allo stesso ufficio da parte dei sindacati. Si tratta, peraltro, di una situazione generale che riguarda tutte le regioni. E a farne le spese sono i neoimmessi in ruolo delle fasi zero, a e b del piano straordinario di assunzioni disposto dalla legge 107/2015.

Che hanno lavorato dal 1° settembre e che avrebbero avuto diritto ad essere retribuiti tempestivamente allo scadere del termine mensile della prestazione. In ogni caso, salvo ulteriori ritardi, i diretti interessato dovrebbero ricevere le loro spettanze entro il mese di ottobre, probabilmente insieme alla retribuzione ulteriormente maturata.

Nulla di fatto, invece, per quanto riguarda i 500 euro per la formazione. Che secondo le anticipazioni del ministro Giannini, dovrebbero essere versati nel mese di ottobre con un cedolino a parte. Il decreto che regola il versamento e l'utilizzo di questi emolumenti, infatti, non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Resta il fatto, però, che il provvedimento sarebbe già stato firmato dal presidente del consiglio. E quindi la pubblicazione, per quanto necessaria ai fini dell'entrata in vigore, dovrebbe essere una mera formalità. Il beneficio sarà corrisposto solo ai docenti di ruolo.

Sarà sospeso per un anno nei confronti dei docenti che, nell'anno in corso, siano stati fatti oggetto della sanzione disciplinare della sospensione. Questa preclusione, peraltro, non è prevista dalla legge 107. E dunque, i diretti interessati potrebbero avere gioco facile a farla disapplicare in sede giudiziale. La bozza di decreto prevede che le spese sostenute dai docenti per l'aggiornamento dovranno essere rendicontate.

E la documentazione sarà fatta oggetto di controlli da parte dei revisori dei conti delle istituzioni scolastiche dove prestano servizio i docenti interessati. L'esigenza di documentare le spese era già emersa in commissione bilancio al senato all'atto dell'emanazione del parere. A questo proposito, infatti, la commissione aveva raccomandato al governo di individuare un obbligo di rendicontazione delle spese.

Proprio per evitare che i docenti potessero utilizzare la somma anche per scopi diversi dal quelli strumentali. Il governo ha recepito l'indirizzo della commissione. Ed ha anche previsto che gli importi delle spese non conformi saranno decurtati dagli ulteriori 500 euro che spetteranno al docente interessato l'anno successivo.

Ma questo non basta a precludere l'insorgenza di eventuali responsabilità. Il docente, infatti, opera in quanto pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio. E viene in possesso dei 500 euro non a titolo retributivo, ma in ragione del suo ufficio. Tant'è che la legge vincola l'utilizzo del denaro così assegnato alla copertura di spese per l'aggiornamento e la formazione professionale. Pertanto, il docente che dovesse intenzionalmente utilizzare i 500 euro per scopi diversi, dandone una rendicontazione truffaldina, potrebbe incorrere nella responsabilità penale

 
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Studenti

Post n°4053 pubblicato il 13 Ottobre 2015 da fabiana.giallosole
 

Da “Corriere della sera”


«Sto con gli studenti in piazza Ci vogliono più borse di studio»


Il nuovo capo dei rettori italiani, Gaetano Manfredi: «Un miliardo di euro e 10 mila ricercatori per salvare l’università»

Antonella De GregorioUn miliardo di euro, diecimila ricercatori, più borse di studio per frenare l’emorragia di iscritti: queste le priorità per le nostre università. Anche se Gaetano Manfredi, ingegnere, 51 anni, da pochi giorni eletto alla presidenza della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane), Rettore della Federico II di Napoli, non pensa che il sistema universitario italiano vada «riformato». «È urgente però discutere della sua manutenzione», dice. «Sull’università e sulla ricerca va fatta una scelta politica e va fatta subito», dice il capo dei rettori. Che chiede al governo un segnale di discontinuità rispetto al passato: la «manutenzione» non può essere fatta «a costo zero», ha detto, appena insediato.

Per ora, Rettore Manfredi, l’unica operazione di manutenzione il governo sembra averla indirizzata contro gli studenti, che vedono ridotte le loro possibilità di accesso all’università. Con la riforma degli indicatori Isee c’è chi dice che il diritto allo studio è morto. Le associazioni degli universitari sostengono che negli ultimi cinque anni sono rimasti a bocca asciutta in 40mila.
«Il nuovo Isee (varato dal governo Monti e in vigore da quest’anno, ndr) è uno strumento pensato anche per far emergere casi di elusione, attraverso una più efficace valutazione del patrimonio degli individui, e in questo senso è un’operazione apprezzabile. Però vanno ben tarate le soglie: i giovani devono essere liberi di seguire il loro talento e bisogna intervenire per aumentare il numero di laureati: questo non sarà possibile se non si consentirà alle famiglie meno agiate di pagare gli studi universitari. Il diritto allo studio è un grande tema che va affrontato. Il sistema attuale è carente: c’è una parcellizzazione che crea grandi disuguaglianze. Molte Regioni, di norma quelle del Sud, non riescono neppure a garantire la borsa a tutti gli idonei. La soluzione che io vedo è un fondo statale che garantisca borse a tutti gli aventi diritto, mentre le Regioni dovrebbero offrire gli altri benefici».

Parlando di risorse, quanto servirebbe all’università italiana?
«Almeno quel miliardo di euro persi negli ultimi tre-quattro anni. Non dimentichiamo che la Germania - Paese paragonabile al nostro per dotazioni tecnologiche, caratteristiche della società, struttura industriale - spende per l’università 27 miliardi, noi 7».

Rettore Manfredi, siamo alla vigilia di una riforma universitaria che il governo sta affrontando con cautela viste le contestazioni generate dalla riforma della scuola. Lei da dove partirebbe?
«Dalle risorse di cui ha bisogno il sistema. Non si può puntare sul futuro senza investire sui mattoni per costruirlo. E poi bisogna semplificare l’amministrazione: c’è troppa burocrazia e le regole usate per il Pubblico impiego mettono in difficoltà l’università».

Qual è l’orizzonte per verificare se le vostre richieste saranno ascoltate?
«Conosco bene il ministro Giannini, so che è fortemente impegnata a trovare le risposte. Se non ci saranno le risorse che ci aspettiamo nella legge di stabilità, vorrà dire che il Paese non crede nell’università».

Teme una stagione calda come quella della scuola?
«No, ma temo la demotivazione. E un ricercatore demotivato è più dannoso di un ricercatore arrabbiato».

Lei ha detto che all’Università occorre più autonomia...
«Sì, è vero, uno dei temi fondamentali è la necessità di inserire più giovani negli atenei: ci sono già regole flessibili che si possono usare per reclutare ricercatori e le università possono utilizzarle, ma bisogna dare più libertà di assumere. Poi bisogna mettere in grado i ricercatori che vanno via dall’Italia di rientrare».

Qual è la ricetta per rendere più internazionali i nostri atenei?
«La mobilità è un dato strutturale del nostro sistema universitario; che gli studenti si muovano è un valore. Ma il problema è che sono tanti quelli in uscita e pochi quelli in entrata. Per attrarre studenti da altri paesi va migliorata l’offerta e vanno pensati servizi aggiuntivi. Abbiamo grandi aree del mondo che hanno bisogno di formazione avanzata. Penso a bacini per noi naturali: Medio Oriente, Iran, il bacino del Mediterraneo, l’America Latina, la Cina. Dobbiamo intercettare questi flussi».

 

 
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Docenti

Post n°4052 pubblicato il 13 Ottobre 2015 da fabiana.giallosole
 
Tag: Docenti

Da “La Tecnica della Scuola”


I docenti italiani lasciati soli. E i genitori? Pelandroni


Pasquale Almirante

 

“Siamo totalmente privi di strumenti. Se un ragazzo decide di aggredirci, di insultarci o di ribellarsi, alla fine siamo da soli”. Lo dice un docente a La Stampa.

Se sono già molti i casi di studenti, regolarmente bocciati agli esami di stato o alla frequenza della classe successiva e poi riacciuffati dal Tar, sostenuti dai genitori, una parte degli studenti sa di avere sempre più potere e ne approfitta.

Racconta un prof al quotidiano di Torino: «Una ragazza mi ha lanciato una sedia e un ombrello addosso perché mi ero rifiutato di mandarla in bagno prima che fosse tornata la sua amica. Volevo evitare che perdessero tempo insieme fuori della classe». Di fronte a un’aggressione ci si aspetterebbe un provvedimento esemplare da parte della scuola. Invece, nulla. «Indifferenza totale da parte del dirigente. Sono talmente tanti gli episodi come questi che si finisce per lasciar correre per evitare problemi più gravi. Per noi professori è imbarazzante, significa perdere completamente il controllo della classe. A quel punto l’assicurazione servirebbe davvero». 

Genitori e alunni possono opporsi a tutto e a volte trovano giudici che li assecondano. In Lombardia all’esame di maturità un ragazzo non ha consegnato il cellulare come è previsto dalle regole di tutte le scuole italiane. Durante la prova il telefono ha iniziato a squillare, il ragazzo è stato escluso dall’esame e bocciato. La famiglia ha fatto ricorso e il Tar della Lombardia ha accolto la richiesta ammettendo il ragazzo a sostenere le prove perché non era confermato che avesse ricevuto suggerimenti.

E anche se li avesse avuti, forse non sarebbe stato sufficiente per la bocciatura, come emerge da una sentenza del 2012 nei confronti di una ragazza trovata a consultare il cellulare durante l’esame.

Ed ecco un’altra amara considerazione di una docente consegnata a La Stampa:«Il nostro è diventato un lavoro molto difficile. Soprattutto quando dovremmo prendere provvedimenti disciplinari, sappiamo che rischiamo ritorsioni, dalle gomme tagliate alla carrozzeria dell’auto graffiata. Avremmo avuto bisogno di una formazione specifica per affrontare casi come questi, invece ho imparato da sola: la strategia migliore è mantenere la calma, non esasperare le situazioni quando i ragazzi non obbediscono per evitare di essere aggredita anche dai genitori con conseguenze più gravi. I ragazzi hanno sempre ragione, siamo noi a non capire».

A questo punto però, sempre su La Stampa, viene riportata una considerazione di Gaetano Salvemini, apparsa in un editoriale dell’Unità il 17 aprile 1914, nella quale, smessi i panni dell’erudito pacato e liberale, con ironia e un sarcasmo vagamente anticonformistico esprime la sua analisi sociale: “… Il cattivo funzionamento di tutte le scuole non si deve attribuire tanto all’essere o non essere pubbliche o private, quanto all’indifferenza che tutte le famiglie, di qualunque partito o di nessun partito, hanno per la scuola. Le famiglie mandano i figli a scuola , come li mandano a messa, come li lasciano andare al postribolo se si tratta di maschi, o a nozze se si tratta di donne. Dove c’è scuola pubblica, mandano il figlio alla scuola pubblica; dove c’è la sola scuola privata, lo mandano alla scuola privata; dove c’è una scuola pubblica e una privata, lo mandano alla scuola privata dopo che è stato bocciato alla scuola pubblica, oppure preferiscono la scuola privata perché fornita di un convitto che consenta loro di sbarazzarsi del tutto del caro rampollo… L’Italia è un paese di pelandroni: clericali, anticlericali, conservatori, rivoluzionari, pubblici, privati, sono tutti eguali – questa è la verità; e questa è la spiegazione del cattivo funzionamento di tutte le scuole, e non solo delle scuole!”. 

 
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 CHI SIAMO

Il Coordinamento provinciale dei Docenti Utilizzati di Sassari (COPDUS), si è costituito ufficialmente nel mese di settembre 2011, in seguito alla necessità di fronteggiare il nefasto articolo 19 della Legge 111 del 15 luglio 2011 col quale si dispone la messa in mobilità intercompartimentale dei docenti inidonei o il declassamento a personale ATA con conseguente riduzione stipendiale.

Esserci costituiti in gruppo è stato per tutti noi fondamentale in quanto ci ha dato da subito la forza e la determinazione, entrambe importanti, per intraprendere tutte quelle azioni di lotta civile allo scopo di trovare soluzioni al problema che ci ha visti coinvolti, assieme ad altri quasi 4000, a livello nazionale.

Ritrovarci con cadenza settimanale ci fa sentire, non solo più uniti e aggiornati sull'evolversi della nostra situazione, ma soprattutto più sicuri e positivi nell'affrontarla.

Per questo motivo, e non solo, abbiamo col tempo sentito il bisogno di creare questo BLOG ossia uno spazio per informarci ed informare anche coloro che trovandosi nella nostra situazione pur non facenti parte del coordinamento di Sassari, avranno piacere di visitarci e saranno i benvenuti.

Al tempo stesso vogliamo che questo sia uno spazio oltre che di informazione anche di incoraggiamento al "ce la faremo" e al "non smettere" e quindi non vuole avere e non avrà aspetti e contenuti sterili o "istituzionalizzati".


e-mail: copdus@gmail.com oppure fabianagiallosole@libero.it

 

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