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E’ un inseguirsi tra le righe
questo continuare a cercarsi
dove l’altro smette.
Una connessione spontanea
Senza alcuna richiesta
Sensibilità tenerezza ardore sono collegate al cuore Talvolta arrecano lacrime e dolore. Ma si è vivi nella sofferenza e morti nell’indifferenza. Sunny_Poems
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Creato da: fabiana.giallosole il 18/02/2012
COPDUS - Coordinamento Provinciale Docenti Utilizzati di Sassari
Buongiorno da FabianaGiallosole ...voglio bene a te che mi cerchi senza condizione ma piena di emozione. Una luce che diventa un sole (Antropoetico)
NON SMETTIAMO DI FARCI SENTIRE!!!Ricordate: Non smettiamo di farci sentire!
Cari amici la nostra "guerra" non è ancora finita. Stiamo ancora lottando per mantenere il nostro posto di lavoro: facciamolo insieme con energia, solarità e fede. La vita è fatta di tante battaglie, delusioni e vittorie, ma è sempre degna di essere vissuta. Coraggio. Mille raggi di sole per voi. FabianaGiallosole Inno Alla Vita -Madre Teresa Di Calcutta - (clicca sul titolo) AI LETTORI DEL BLOGAi lettori del blog
Ricordo alle lettrici/lettori che il presente blog è nato con l'intenzione di informare,in particolare, sulla situazione dei Docenti utilizzati in altri compiti e,in generale, sui problemi relativi alla docenza.
Contiene, comunque, diversi spazi: cultura, musica, arte, preghiera etc. Se siete interessati ai contenuti visitatelo. Per apportare contributi con suggerimenti, articoli ed opinioni professionali attinenti alla docenza scriveteci all'indirizzo copdus@gmail.com ; se gradite, condividete o volete esprimere opinioni su tutti gli altri argomenti presenti nel blog scrivete un commento o un’ email a fabiana.giallosole@libero.it . I commenti sono moderati. Invitiamo tutti coloro che non sono interessati ai contenuti del blog a…girare al largo evitando di proporsi, soprattutto nel weekend, sotto altre vesti (profili plurimi) rendendosi ridicoli in quanto, spesso, intuiamo chi si cela sotto un altro profilo . Le opere degli scrittori/poeti, anche di coloro che usano uno pseudonimo e che pubblichiamo in questo blog, sono protette da copyright. Pertanto ne è vietata la riproduzione.Gli autori consentono al gestore del blog la pubblicazione dei loro scritti. Buona serata.
Mille raggi di sole per voi.
FabianaGiallosole POST PUBBLICATI OGGI
OGGI i nostri post cominciano dal n°4524 con "L'Italia non pensa alla salute dei docenti..." Per leggere i post dal primo in poi clicca in fondo alla pagina su "Precedenti" e potrai risalire al post che cerchi. Buona lettura. FabianaGiallosole SEGUITECI ANCHE SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK: Copdus Sassari
Messaggi del 17/05/2015
Post n°3505 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
Tag: Docenti Inidonei
Da "Docenti Inidonei e + " DOCENTI INIDONEI Carissime/i colleghe/i stanno arrivando alle nostre caselle di posta (fabiana.giallosole@libero.it e copdus@gmail.com) diverse mails con le quali ci chiedete quale sarà la sorte che attende i Docenti utilizzati in altri compiti qualora il DDL (presunta) Buona Scuola fosse approvato. E' difficile rspondere correttamene a tale quesito perchè: 1 NON siamo stati affatto citati nel DDL "La buona Scuola" Ricordate: "Non smettiamo di farci sentire!!!" Un saluto. Fabiana Giallosole
SECONDA PARTE: Per rispondere ad un quesito posto dalla collega Paola sottolineo che nel DDL "Buona scuola" non c'è niente di nuovo per quanto riguarda noi Docenti Inidonei. "Incollo, di seguito, art. 13 del DDL su citato e la nota ministeriale AOODGPER 13000 esplicativa della Legge128: Art. 13 Nota ministeriale AOODGPER 13000 http://www.uspms.it/…/nota-13000-2013-docenti-inidonei%5B1%… Se confrontiamo le 2 disposizioni si nota che nulla è cambiato.
Post n°3504 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
Tag: Lavori camera
Da "La Tecnica della Scuola" E mentre si votava c'era chi giocava con il cellulare... Si è chiusa venerdì la prima giornata di lavori alla Camera per l'approvazione del Ddl Scuola presentato dal Governo Renzi. Una giornata travagliata, intensa, dove erano in discussione le sorti della futura scuola italiana. Una giornata di massima attenzione, dunque, dove tutti i parlamentari hanno dato il loro contributo? Non esattamente. I retroscena, infatti, che ormai, al tempo dei social network, non sono ormai così misteriosi, ci mostrano atteggiamenti non molto ortodossi di coloro che dovrebbero invece investire tutte le loro risorse nell’emendare in direzione saggia un ddl che fa acqua da tutte le parti. A sentire Silvia Chimienti, agguerrita parlamentare grillina, i lavori in Aula non sono stati dominati da grande solerzia. Riferisce infatti sulla sua pagina fb nel primo pomeriggio: “È da questa mattina alle 10 che Faraone vegeta in Aula giocando con i suoi due cellulari. Esattamente come faceva in commissione. Non alza mai neanche lo sguardo, tanto sa che ci sono i renziani della commissione Cultura a difendere a spada tratta l'indifendibile. Siamo all'art. 2 e non c'è nulla di peggio al mondo che stare qui dentro a lottare contro le mistificazioni della realtà della Malpezzi e del resto del Pd”. Ma il bello viene quando si traccia il bilancio della giornata: “È appena finita una giornata infernale. Dalle 8 di questa mattina fino a poco fa siamo stati in Aula a votare i primi 7 articoli del ddl che distruggerà la scuola. La cosa peggiore da sopportare è l'arroganza con cui procedono sapendo che i tempi sono contingentati, gli emendamenti segnalati sono pochi e mercoledì alle 13, comunque vada, ci sarà il voto finale. Abbiamo smontato tutti i loro inganni, uno ad uno. Siamo entrati nel merito anche se questo ddl non meriterebbe neppure di essere discusso”. E, in effetti, a sentire l’intervento di Girgis Giorgio Sorial, sempre del M5S, i toni sono stati molto accesi: “ La natura clientelare del Pd entra nella scuola attraverso la chiamata diretta dei presidi. I dirigenti potranno, con totale discrezionalità, chiamare i docenti, controllare l’incarico di docenza, senza rispetto delle graduatorie, ma solamente attraverso una loro scelta. Questo è quello che vuole il Pd nella scuola dei nostri figli, limitazione della libertà di pensiero, qualità della docenza che viene meno". Insomma, mentre si decidono le sorti di uno dei settori più importanti della società, i politici giocano con i loro telefonini, tanto, per dirla col buon Pirandello, non è una cosa seria... nostro commento: cari lettori capite quali persone decideranno del destino della scuola pubblica e il futuro dei vostri figli? Con quale mancanza di serietà e di rispetto viene affrontata la sorte della cultura, degli alunni, dei docenti, la libertà di pensiero?
Post n°3503 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
Tag: 17 Maggio
Da “La Tecnica della Scuola”
Nel mese di maggio di dieci anni fa, per iniziativa di alcuni parlamentari, veniva presentata una proposta di legge volta ad istituire, in Italia, la giornata nazionale contro l'Omofobia. Nella premessa di quel testo si legge che “Omosessuali, lesbiche e transessuali sono fortemente discriminati in tutto il mondo. In almeno ottanta Stati gli atti omosessuali sono condannati dalla legge come atti criminali oppure sono oggetto di persecuzione amministrativa o sociale. Il nostro Paese non si è ancora dotato di una efficace legge antidiscriminatoria: anzi, la direttiva europea antidiscriminatoria è stata di recente (asseritamente) "recepita" in modo da rendere la discriminazione paradossalmente più agevole di quel che non fosse in precedenza, sulla base di norme più generali; e siamo uno degli ultimi Paesi europei che non ha regolarizzato la condizione di migliaia di coppie gay che vedono quotidianamente negati i propri diritti, soprattutto nei momenti più tragici dell’esistenza. In Italia l’omofobia è palese. Sono, ormai, tristemente celebri le espressioni volgari e insultanti con cui alcuni Ministri della Repubblica si sono riferiti, nel corso di questa legislatura, agli omosessuali. Tali espressioni sono solo la ‘cartina al tornasole’ di un Paese che vive ancora con difficoltà la piena accettazione dell’omosessualità”. Verrebbe da dire, e lo dico e scrivo, cosa è cambiato dal 2005 ad oggi? Il 17 maggio del 1990 l’Assemblea generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha eliminato l’omosessualità della lista delle malattie mentali. L’OMS ha così lanciato un segnale inequivocabile teso al superamento del pregiudizio scientifico e della conseguente discriminazione sociale ai danni di gay, di lesbiche e di transessuali che ne derivava. Eppure, nonostante ciò, nel 2007, in Polonia, il vice primo ministro nonché Ministro della pubblica istruzione polacco annunciava pubblicamente un progetto di legge destinato a punire la "propaganda omosessuale" nelle scuole, le cui disposizioni volevano il licenziamento, l'imposizione di sanzioni o la detenzione per i responsabili di istituti scolastici, gli insegnanti e gli alunni implicati in casi di "attivismo" a favore dei diritti LGBT nelle scuole, e gli insegnanti che rendevano pubblica la propria omosessualità rischiavano di essere licenziati. Da ciò arriverà l'intervento da parte del parlamento Europeo, con la risoluzione del 26 aprile 2007 sull'omofobia in Europa e ribadirà “il suo invito a tutti gli Stati membri a proporre leggi che superino le discriminazioni subite da coppie dello stesso sesso e chiede alla Commissione di presentare proposte per garantire che il principio del riconoscimento reciproco sia applicato anche in questo settore al fine di garantire la libertà di circolazione per tutte le persone nell'Unione europea senza discriminazioni”. Siamo nel 2015, qualche piccolo passo è stato fatto, ciò è innegabile, ma siamo ben lontani dal superamento di pregiudizi, comportamenti razzisti, discriminatori, nei confronti di chi vive, o meglio vorrebbe vivere liberamente, la propria vita in conformità con la propria libera identità. Per non parlare delle tutele giuridiche, inesistenti. Le scuole sono il luogo più importante dove affrontare tale questione, pensiamo ai POF, di oggi, quanti sono quelli che assicurano l'attuazione dei principi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l'educazione alla parità di genere, la formazione, la sensibilizzazione contro tutte le discriminazioni e violenze di carattere omotransfobico, al fine di informare e sensibilizzare gli studenti, i docenti ed i genitori sulle dette questioni? E' dalle scuole che si deve partire, perché le scuole devono formare i cittadini del futuro, ed è nelle scuole che il contrasto all'omotransfobia, deve trovare la più ampia tutela e cittadinanza, ma non solo a parole, ma con i fatti.
Post n°3502 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
Tag: Scuola
Da “Il Messaggero” Scuola, i Cobas sfidano il Garante: «Stop agli scrutini» Sindacati divisi «Blocco di due giorni». Ma Cgil, Cisl e Uil prendono tempo Il premier: suggerimenti preziosi. Alesse: «Massimo rigore». ROMA Mentre Renzi assicura che farà «tesoro di suggerimenti e critiche» arrivate dai professori, i Cobas alzano il tiro contro il ddl Buona scuola e proclamano il blocco degli scrutini per due giorni. Analoga risposta era arrivata già venerdì dall'Unicobas, che ha fissato la stessa forma di protesta fra l'8 e il 18 giugno. Gli altri, però, sembrano prendere le distanze, anche perché c’è una divisione netta almeno sul metodo: Cgil, Cisl e Uil, infatti, prima di annunciare qualsiasi tipo di azione vogliono vedere arrivare la riforma a fine corsa, dopo il pronunciamento di Camera e Senato.
Post n°3501 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
Tag: Studenti
Il Messaggero «Priorità agli studenti, hanno diritto ad avere la valutazione di fine anno» Il presidente emerito della corte costituzionale Cesare Mirabelli spiega subito di non voler credere all’ipotesi che i sindacati della scuola, o in questo caso uno tra loro, possano arrivare a bloccare gli scrutini ROMA «Tutelare il diritto degli studenti ad ottenere le valutazioni annuali deve essere una priorità». Il presidente emerito della corte costituzionale Cesare Mirabelli spiega subito di non voler credere all’ipotesi che i sindacati della scuola, o in questo caso uno tra loro, possano arrivare a bloccare gli scrutini, mettendo a rischio esami o futuro scolastico dei ragazzi: «Se l’autorità garante sugli scioperi dovesse dare indicazione di rinviare o limitare lo sciopero nel corso degli scrutini, credo che i sindacati si adeguerebbero anche perché l’effetto politico della protesta sarebbe comunque raggiunto».
Post n°3500 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
Tag: Blocco scrutini
Da "La Repubblica" Blocco scrutini, i Cobas sfidano il Garante Due giorni di sciopero a inizio giugno. Il presidente della commissione di garanzia: il danno lo subiranno solo gli studenti Renzi: “Farò tesoro delle critiche, ma ascoltare non è assecondare”. Dopo le ultime modifiche, scontente anche le paritarie Venerdì l’Unicobas, ieri i Cobas. Hanno proclamato in successione il blocco degli scrutini per due giorni. I sindacati confederali restano in attesa: la Cgil vorrebbe muoversi, ma non intende rompere l’unità faticosamente costruita con Cisl e Uil che sulle pagelle consegnate in ritardo hanno forti dubbi. Il Garante sugli scioperi, Roberto Alesse, viste le mosse dei sindacati di base, replica: «Chi si muove fuori dalle regole danneggia solo studenti e famiglie e a loro dovrà spiegare le ragioni di un blocco illegale degli scrutini. Userò il massimo rigore». Il portavoce Cobas, Piero Bernocchi, spiega: «Avremmo preferito una convocazione unitaria, ma dobbiamo dare con urgenza un segnale che tranquillizzi i docenti e che dimostri la legittimità della forma di lotta». Due giornate di stop, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni, diversa per regione. Gli Unicobas, venerdì, avevano proposto due date tra l’8 e il 18 giugno, periodo in cui ci sarà la discussione finale sulla “Buona scuola” alla Camera. La base Cobas si dice pronta a proseguire la lotta oltre i due giorni indetti rischiando, così, denunce e precettazioni. Per domenica 7, sempre il sindacato di base, ha previsto una nuova manifestazione. La Cisl ricorda che prima dovrà consumarsi l’incontro previsto con il ministro Stefania Giannini: «Siamo contrari a un blocco che ci mette contro famiglie e studenti, in quel periodo ci sono le ultime interrogazioni e compiti in classe». L’idea dei confederali è quella di scioperi brevi: la giornata del 5 maggio è costata 42 milioni a oltre 600 mila docenti. Ieri Matteo Renzi si è espresso via Twitter. «Sto leggendo le risposte dei prof», ha scritto il premier. «Faremo tesoro di suggerimenti e critiche, ma ascoltare significa ascoltare, non assecondare per forza. Non è che o facciamo ciò che dice lei o non siamo democratici... », ha risposto a un utente. Con i tweet Renzi ha confermato che la card per la formazione dei prof — 500 euro — varrà anche per i docenti di sostegno e che chi sarà assunto non sarà poi licenziato dopo tre anni. Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, ha ricordato a Stefano Fassina che quando era responsabile economico del partito «lo implorai, senza risultati, di inserire un piano di assunzioni di 60 mila insegnanti». E ora sulla “Buona scuola” arrivano le critiche degli istituti privati. A Firenze Luigi Sepiacci, presidente dell’associazione nazionale, dice: «Questo testo condanna le paritarie a scomparire per l’impossibilità di reperire docenti qualificati». (c. z.)
Post n°3499 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
Tag: Scuola
Da "ScuolaOggi" Far vincere la scuola di Fabrizio Dacrema Quale sia l'esito del conflitto in corso, la scuola rischia di uscirne comunque sconfitta. Se vince il governo sarà sottoposta a una torsione autoritaria e alla inevitabile conflittualità diffusa che ne conseguirà. Una riforma imposta alla scuola produrrà un guadagno politico alquanto incerto per il Premier e effetti di cambiamento della scuola sicuramente nulli…tutti sanno che la scuola non si cambia contro chi ci lavora e studia. Se invece perde, il ritiro della riforma potrebbe far cadere anche l'atteso organico funzionale e l'opportunità di una ripartenza per l'autonomia scolastica. È ancora possibile trasformare questo conflitto in un gioco a somma positiva che faccia vincere la scuola? I tempi sono molto stretti ma, paradossalmente, la palese incongruenza e inefficacia di diversi aspetti del disegno di legge aprono alla possibilità di poter ottenere soluzioni migliori. Molti parlamentari della stessa maggioranza non sono convinti di diversi aspetti del disegno di legge. Questa è l'impressione che abbiamo tratto nei tre incontri avvenuti alla Camera nei giorni scorsi su richiesta delle 32 associazioni che hanno sottoscritto l'Appello “La Scuola che cambia il Paese”. Sotto la spinta della mobilitazione l'art. 1 è stato completamente riscritto. Ora l'autonomia scolastica torna a ispirarsi ai valori costituzionali dell'innalzamento dei livelli di istruzione e del contrasto alle diseguaglianze. Non solo, il nuovo art. 1 individua nella cooperazione il metodo di governo più efficace della comunità educativa. Precisi vincoli politici posti dal governo hanno impedito alla settima commissione della Camera di rendere coerenti tutti i punti chiave del disegno di legge con le finalità dell'art. 1. Per questo le 32 associazioni dell'Appello "La Scuola che cambia il Paese" hanno precisato le loro proposte di modifica del disegno di legge (illustrate ai parlamentari con slide reperibili sul profilo Facebook “La scuola che cambia il paese”) e torneranno a incontrare i parlamentari in occasione del passaggio al Senato del disegno di legge. Un primo versante di proposte di modifica riguarda alcuni punti chiave decisivi per una riforma che contrasti le diseguaglianze: programmare il finanziamento della delega per il diritto alla studio, chiarire che l'organico dell'autonomia non è prioritariamente finalizzato alla copertura delle supplenze, fare un uso perequativo il 5 x 1000 finalizzandolo al miglioramento di tutte le scuole, impedire che attraverso le norme attuative del Jobs Act si sviluppi un canale di formazione professionale in apprendistato, alternativo alla scuola e con caratteristiche scarsamente formative. Le altre proposte di modifica riguardano il rilancio del metodo della cooperazione. Uno stile di governo delle scuole opposto alla concentrazione di poteri nel dirigente scolastico che decide gli indirizzi della scuola, sceglie gli insegnanti e assegna premi retributivi. L'individuazione nel potere di comando del dirigente scolastico della leva per promuovere il cambiamento della scuola è un errore talmente grave da indurre il sospetto che, in realtà, l'obiettivo sia rafforzare una catena di comando centralistica lungo la linea governo-amministrazione scolastica-dirigente scolastico. Se invece il problema è come far partire il motore dell'autonomia scolastica allora altri sono gli stimoli su cui puntare: dialettica tra autovalutazione di istituito e valutazione esterna, valorizzazione delle competenze professionali degli operatori, spazi di partecipazione attiva di tutta la comunità educativa, interazione con le esigenze e la programmazione dei contesti territoriali. Gli indirizzi del piano dell'offerta formativa triennale devono quindi essere indicati dal consiglio istituto, l'organo collegiale che rappresenta l'intera comunità educativa e non certo da un organo monocratico quale il dirigente scolastico. Da modificare anche la chiamata nominativa e la rinnovabilità triennale degli incarichi da parte del dirigente scolastico: oltre agli evidenti rischi di arbitrii e clientele, si pone l'insegnante in una posizione di instabilità e insicurezza rispetto alla sede di servizio (gli albi territoriali potrebbero anche coincidere con l'attuale dimensione di una provincia). Indebolimento della posizione del docente e concentrazione dei poteri nel dirigente scolastico determinano un cambiamento qualitativo nel rapporto di lavoro degli insegnanti, fino ad oggi considerati lavoratori dipendenti ma non subordinati. Ogni forma di subalternità degli insegnanti è, infatti, incompatibile con la loro autonomia professionale e con la libertà di insegnamento, tutelata dalla Costituzione a presidio del pluralismo culturale della scuola pubblica. Il miglioramento dell'incontro tra le esigenze progettuali delle scuole e le specifiche competenze professionali degli insegnanti può, invece, essere realizzato senza ricorrere alla chiamata nominativa. L'incontro deve avvenire su base volontaria: le scuole esprimono quali sono le curvature professionali necessarie alla realizzazione della propria offerta formativa e i docenti che le posseggono, a domanda, chiedono di essere assegnati alle scuole richiedenti. Le modalità di regolazione e promozione di questa forma di mobilità professionale sono di competenza della contrattazione. Per rispondere alle esigenze progettuali delle scuole occorre poi puntare anche sui processi di formazione del personale e di certificazione delle competenze professionali. Infine appare davvero inutile scomodare un tema impegnativo come la valorizzazione del merito con un fondo di 200 milioni, circa diciottomila euro per istituzione scolastica. L'attribuzione del potere unilaterale di decisone al dirigente scolastico e l'invenzione di un improbabile comitato per la valutazione dei docenti (dirigente, colleghi, genitori, studenti) che dovrebbe individuare i criteri sottopongono i docenti a un’autorità salariale doppiamente illegittima: perché priva di passaggi negoziali e perché costituita da soggetti privi delle competenze necessarie per valutare la professionalità degli insegnanti. Se si vuole realizzare la valutazione e la certificazione delle competenze professionali aggiuntive al profilo base dei docenti, acquisite con la formazione e l'esperienza, la strada è un'altra. Si devono definire procedure di individuazione e validazione delle competenze e costituire soggetti valutatori con competenze valutative specifiche, caratterizzati da terzietà e indipendenza. Come per la mobilità il processo di certificazione delle competenze dovrebbe essere attivato a domanda dell'interessato. In ogni processo di valorizzazione professionale il punto di partenza non può che essere la persona che lavora che aspira al riconoscimento delle competenze professionali sviluppate e arricchite nel corso della propria esperienza lavorativa. Si tratta solo di considerazioni sparse forse utili a rendere l'idea di come la questione sia allergica all'improvvisazione di cui Governo e Parlamento stanno dando prova. L'esiguità delle risorse disponibili rende decisamente più credibile assegnare i 200 milioni al fondo per la contrattazione di scuola per il riconoscimento del lavoro aggiuntivo e flessibile connesso all'attuazione del piano dell'offerta formativa.
Post n°3498 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
Tag: Giorgio Israel
Da "Il Manifesto" Giorgio Israel: «L’errore di Renzi sulla scuola: non ha capito la trasversalità dell’opposizione» Intervista. Lo storico della scienza e matematico critica lo storytelling messo a punto dal governo sul Ddl scuola. «Il preside-manager viene istituito per una ragione di controllo politico-ideologico e per creare un ceto di dirigenti che faccia da cinghia di trasmissione con i precetti del Miur». «La scuola forma persone libere, non individui confezionati da un’ideologia tecnocratica» Giorgio Israel, professore di matematica alla Sapienza di Roma, è un fine analista dell’ideologia neoliberale della valutazione e della certificazione burocratica che da vent’anni governa l’istruzione e la ricerca. Il blog, gli articoli e gli scritti di Israel sono strumenti per decostruire il racconto imbastito dal governo sulla «Buona Scuola» e per spiegarne le finalità. Lo storytelling di Renzi sostiene che l’opposizione alla riforma della scuola è ispirata da forze conservatrici. Professore, lei si sente un conservatore? Questo è il punto. Quello che il nostro premier non ha capito è che chi si oppone alla «Buona scuola» lo fa per lo più in nome della difesa di una visione universalistica dell’istruzione, che mira non alla fabbricazione di individui confezionati in base a un’ideologia tecnocratica bensì alla formazione di persone libere, dotandole degli strumenti conoscitivi adatti a una libera scelta del loro futuro. Una simile visione è presente in chi, a sinistra, è legato a una visione di tipo gramsciano, e in chi invece si ricollega a una visione conservatrice di tipo liberaldemocratico. Non aver capito il carattere di trasversalità dell’opposizione è stato un errore politico colossale. Quanto a me, quel che conta è quel che penso e se ricordo certi linciaggi estremisti cui sono stato sottoposto rifiuto categoricamente di farmi mettere etichette. Nello spot alla lavagna il premier ha rivendicato la continuità con la riforma di Luigi Berlinguer. Qual è il suo giudizio sul ventennio di riforme dell’istruzione pubblica? Meglio stendere un velo pietoso. Le riforme berlingueriane della scuola e dell’università sono state quanto di più devastante si sia dato in questo ventennio. Dagli anni in cui Berlinguer difendeva accanitamente la visione gramsciana di una scuola disinteressata, basata sulle conoscenze e il rigore, con critiche severe degli andazzi della burocrazia europea, egli è passato all’adesione completa a una visione tecnocratica senza la minima giustificazione di tale rovesciamento salvo l’invettiva quotidiana contro Gentile, fonte di qualsiasi male anche di quelli contro cui combatteva e che, in fin dei conti, ha avuto scarsa influenza sulle politiche scolastiche del fascismo rispetto a un Bottai. Un altro storytelling completamente falso. Qual è la ragione che spinge il governo a imporre la figura del preside manager nella scuola? Una ragione di controllo politico-ideologico in modo da disporre di un ceto di dirigenti che faccia da cinghia di trasmissione dei precetti ministeriali. Basti pensare all’ultimo concorso per dirigenti. La batteria di quiz era composta da un gran numero di domande sbagliate e poi da una massa di domande che richiedevano da parte del candidato la conoscenza di una letteratura psico-pedagogica di tipo costruttivista. E perché mai per essere un buon dirigente debbo essere esperto e consenziente con certa letteratura e non altra? Qui viene messa fuori gioco non solo la libertà d’insegnamento ma quella di pensare liberamente. Se poi un dirigente viene dotato anche del potere di assumere e controllare la carriera dei «suoi» insegnanti siamo al regime. Si ricordi che la Carta della Scuola fascista del 1940 ridefiniva il preside come «capo dell’Istituto», una figura monocratica che ora viene dotata di altri pesanti poteri. Com’è cambiato il mestiere dell’insegnante in questi venti anni? È stato progressivamente trasformato nella figura di un mero esecutore delle prescrizioni ministeriali espresse in un continuo diluvio di circolari, regole, certificazioni spesso deliranti e scritte in un italiano incredibile. Gli è stata sottratta gran parte del tempo della sua attività come «maestro». Del resto, è da un pezzo che certo pedagogismo che ha larga influenza tra i burocrati del ministero predica che bisogna cancellare la parola insegnante per sostituirla con quella di «facilitatore», in nome di una demagogica idea della scuola come «autoformazione», senza rendersi conto che una scuola senza autentici «maestri», capaci di stabilire un rapporto intenso e costruttivo con gli allievi non è tale, è una fabbrica di addetti all’impresa, quel che persegue la Confindustria nella sua solita prassi di ottenere quel che le serve a spese dello Stato. Il governo ha criticato il boicottaggio dei test Invalsi. Come sono nati e qual è il loro ruolo nel nuovo sistema di valutazione della scuola e degli studenti? Sarebbe lungo fare una storia dell’Invalsi. All’inizio doveva essere un istituto che con metodi statistici campionari doveva tentare di costruire un’immagine dello stato della scuola italiana. Si è trasformato in un istituto censuario cui è stato dato il potere addirittura di imporre una prova a quiz che interviene e altera il processo di valutazione facendo parte delle prove per l’uscita dalle scuole medie. Siamo in molti ad aver svolto critiche dettagliate della prassi dell’ente senza alcuna risposta perché esso è chiuso, autoreferenziale ed esente da qualsiasi controllo. Approvata la riforma, che cosa diventerà la scuola? Speriamo che non sia approvata. Altrimenti, questo insieme di provvedimenti sconnessi, incoerenti, prodotti da chi non ha alcuna autentica competenza sul tema dell’istruzione oppure ha idee devastanti, produrrà semplicemente terra bruciata. I migliori insegnanti non vedranno l’ora di andarsene – come già accade – e la scuola diventerà una mera propaggine della burocrazia e di chi vuol servirsene soltanto a scopi meramente strumentali. Addio cultura e conoscenze, in un paese che ha una delle più ricche tradizioni culturali del mondo e aveva costruito un’ottima scuola
Post n°3497 pubblicato il 17 Maggio 2015 da fabiana.giallosole
Tag: Riforma. Cisl
Da "OrizzonteScuola"
Riforma. Cisl: sì a preside con più poteri. No blocco scrutini di redazione Riforma della scuola. Il fronte del blocco degli scrutini non è compatto (lo aveva già anticipato ieri il Ministro). La Cisl, tramite il segretario Annamaria Furlan scongiura tale forma di protesta e mette in evidenza i pregi della riforma, purchè si rispetti l'impegno di dialogo con il sindacato. Il Ministro Giannini, in una intervista al Corriere, aveva già colto le avvisaglie di vedute diverse tra i sindacati sul possibile blocco degli scrutini "Il sindacato fa il suo mestiere. Ma io sono fiduciosa: sul blocco degli scrutini mi pare che ci siano già posizioni molto diverse, forse questa mossa non è così condivisa", e se da una parte i COBAS confermano l'annuncio di "blocco" (il termine è assolutamente non corretto) per i due giorni successivi al termine delle lezioni, dall'altra si registra la posizione del segretario generale della CISL, Annamaria Furlan, che getta acqua sul fuoco "Nessuna sponda ai Cobas sul blocco degli scrutini, ma il governo deve rispettare l'impegno di dialogare con il sindacato. il blocco crea disagio alle famiglie e agli studenti. Ci stiamo spendendo per evitare una situazione così grave. Il governo e anche il sindacato devono assumersi le loro responsabilità" Sul "blocco" degli scrutini in questi giorni si è detto tanto. Dal rischio precettazione (che non esiste, perchè non si tratta di un blocco, ma di uno slittamento), all'inutilità della protesta, a forme più eclatanti come il blocco delle scuole Riforma. Alla Camera si vota, sindacati manifestano. "Bloccheremo gli scrutini e occuperemo le scuole" Il segretario Furlan, in una intervista alla Stampa, comincia a prendere le distanze da posizioni estremiste, individuando piuttosto i punti di forza della riforma "Riconosciamo che, per la prima volta dopo anni di tagli, vediamo un numero cospicuo di assunzioni e di risorse per la scuola. All'assunzione dei 100mila insegnanti va aggiunto un piano pluriennale di assunzioni per quei tanti precari che hanno l'abilitazione e lavorano da anni nelle scuole". E infine l'assenso, o meglio la mancanza di pregiudizio nei confronti di "un preside con più poteri". "Occorre più collegialità tra chi lavora nella scuola, le famiglie, gli studenti e le comunità locali. Non abbiamo pregiudizi nei confronti di un preside con più poteri - afferma il segretario Furlan - Il problema è come queste nuove prerogative vengono usate da un dirigente scolastico-manager. Mi riferisco alla valutazione degli insegnanti dopo un anno di prova e alla distribuzione di 220 milioni di euro in base al merito". "È sbagliato - conclude la Furlan - dare a pioggia soldi a tutte le scuole. Le risorse devono andare innanzi tutto alle scuole di frontiera che più affrontano il disagio". Ed effettivamente questo era uno dei punti individuati da uno dei Ministri intervenuti all'incontro del 12 maggio tra Governo e sindacati - si legge su Repubblica.it - "La verità è che ai sindacati interessa solo il contratto e non gli va giù che questa pioggia di soldi — 580 milioni all'anno — che diamo direttamente agli insegnanti, non passi attraverso la loro mediazione ». Tra gli euro che verranno caricati sulla “card” di ogni professoressa o maestra per l'aggiornamento culturale (500 all'anno) e quelli che saranno distribuiti in base al merito, « ci saranno 45 euro netti al mese in più in busta paga " Riforma. "pioggia di soldi" nello stipendio degli insegnanti
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