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« I Franchi sono tedeschiI maestri di Palazzo »

Fannulloni e Unni

Post n°2 pubblicato il 19 Aprile 2010 da kainjoker
 

i Merovingi

I regni dei primi capi franchi, Faramondo e Clodione (prima metà del V secolo), sono attribuiti più al mito che alla realtà e la loro relazione con la linea merovingia è incerta. In quel periodo, comunque, i Franchi germanici divennero i governanti di un numero crescente di entità gallo-romane, anche se probabilmente non tutte le tribù della confederazione seguivano univocamente le decisioni centrali, portando alla formazione di diversi piccoli regni.

Nel 451 Ezio chiamò i suoi alleati germanici per aiutarlo contro gli Unni: i Franchi Saliì risposero alla chiamata, mentre Meroveo era il loro re. In seguito Clodoveo I consolidò i domini franchi in Gallia e in Renania e, sconfiggendo Siagrio nel 486, pose termine al controllo romano sulla regione di Parigi; più tardi sconfisse anche i Visigoti, espandendo il suo reame verso sudovest fino ai Pirenei. La conversione di Clodoveo al cattolicesimo mise in luce la sua posizione agli occhi del papa e facilito l'accettazione del dominio franco da parte della popolazione e del clero locale.

I Merovingi dividevano le terre tra i propri figli, e le frequenti divisioni, riunificazioni e ri-divisioni del territorio risultavano spesso in assassinii e guerre tra le famiglie principali, generando una strutturale debolezza del potere centrale e favorendo l'ascesa, tra V e VI secolo, dell'aristocrazia.

Gli Unni

Le guerre continue nell'est europeo e la morte di Attila spinsero le varie tribù  per lo più verso la confederazione all'Impero Romano. Da una di queste (Sciri) Odoacre, figlio di Edicone generale di Attila.
acclamato re delle genti germaniche d'Italia, esercitò una dittatura militare in Italia dal 476 al 493.
Non è noto quando Odoacre iniziò il suo servizio nell'esercito romano. Nel 472, all'epoca della lotta finale fra l'imperatore Antemio e Ricimero,era già membro della guardia pretoriana; più tardi (473/474) divenne comes domesticorum di Glicerio, l'imperatore eletto dal patricius burgundo Gundobado. Nel 474 la corte dell'impero romano d'oriente, al cui soglio era intanto asceso Zenone, scelse come imperatore d'occidente il magister militum della Dalmazia, Giulio Nepote. A questa nomina si ribellò il generale romano Flavio Oreste, il quale riuscì a prevalere su Giulio Nepote soprattutto grazie all'appoggio militare di Odoacre, capo di una milizia di mercenari eruli, sciri, rugi eturcilingi. Flavio Oreste non assunse tuttavia il potere imperiale, preferendo che il titolo di imperatore romano d'Occidente andasse al figlio tredicenne Romolo Augusto (ottobre 475) riservando a sé, col titolo di "Patrizio", il potere effettivo.

Come capo delle tribù barbare che costituivano le truppe imperiali, Odoacre aveva chiesto a Oreste, quale compenso del servizio, un terzo delle terre in Italia a titolo di hospitalitas. Il rifiuto di Oreste scatenò la reazione delle truppe mercenarie per cui, conquistata dopo un breve assedio Ticinum (Pavia), città in cui si era asserragliato Oreste, ucciso il magister militum e saccheggiato la città (agosto 476),Odoacre depose l'imperatore Romolo Augusto. Odoacre venne nominato «rex gentium» dalle sue truppe; ma, invece di nominare a sua volta un imperatore fantoccio, come avevano fatto prima di lui i generali barbari Ricimero e Gundobaldo, decise di inviare le insegne imperiali (cioè diadema, scettro, toga ricamata in oro, spada e paludamentum porpora) all'imperatore di Costantinopoli Zenone, chiedendo per sé il solo titolo di patrizio. L'impero romano cadde quindi per un colpo di stato militare di mercenari germanici; questa caduta, che per i moderni costituisce lo spartiacque fra la storia antica e quella medievale, non sembra abbia suscitato eccessivo interesse negli storici contemporanei, probabilmente perché, essendo ancora in vita nel 476 Giulio Nepote, ufficialmente il legittimo imperatore d'occidente (morirà nel 480), la portata dell'evento venne sottostimata. Resta però che
con la deposizione del giovane Romolo Augustolo e col riconoscimento del solo imperatore romano d'Oriente, Odoacre segnò la fine dell'Imperoromano d'Occidente.
L'amministrazione di Odoacre non fu certo quella tipica di un sovrano sovvertitore dell'ordine: cambiò solo parzialmente la posizione dei consociati, in particolare per quanto riguardava la gestione dell'esercito, composto ormai interamente da barbari. Le truppe vennero mantenute tramite il pagamento di un salario su parte dell'erario, ma queste provvidero anche autonomamente ed arbitrariamente alla realizzazione dei propri desideri materiali tramite la costituzione (da parte del prefetto del pretorio Felice Liberio) di un istituto di esazione abusiva che andò molto diffondendosi in quel periodo: il salgamum, strumento tipico della mentalità barbara. Esso consisteva nella suddivisione delle villae dei ricchi latifondisti in tre parti: il proprietario aveva diritto di scelta per la parte di suo uso, i capi militari sceglievano quella che serviva per l'acquartieramento e l'ultima era destinata ai coloni che mantenevano barbari e Romani. In generale si ebbe un trasferimento e un accentramento di competenze tra i militari, lasciando ai romani la possibilità di mantenere l'esercizio delle cariche minori e la professione libera del Cristianesimo.

 
 
 
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CURIOSITà

Dall'uccisione a tradimento di Odoacre, colpito alle spalle da un sicario mentre banchettava con Teodorico, deriverebbe il celebre proverbio: A tavola non si invecchia.

 

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