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Apprendimento e Socializzazione

Post n°8 pubblicato il 16 Maggio 2010 da kainjoker
 

La parola italiana scuola deriva dalla parola greca (scholḗ) cioè "tempo libero". In origine ogni essere umano, assolti i propri compiti direttamente legati alla sua sopravvivenza nonchè quelli stabiliti dal suo gruppo di appartenenza, poteva liberamente dedicarsi alla coltivazione del proprio pensiero e alla soddisfazione del suo proprio bisogno di conoscenza: la filosofia e la matematica (anche in questo caso le parole italiane derivano dal greco e stanno a significare l'amore per il sapere) erano le due discipline che abbracciavano questi bisogni. Come siamo arrivati oggi ad un totale capovolgimento della situazione attraverso il quale la scuola è diventata a tutti gli effetti un dovere è un processo estremamente complesso che si è articolato nello spazio e nel tempo.
In ogni caso quello che appare evidente è una progressiva trasformazione del sistema di socializzazione e di apprendimento che da una base generalmente autoritaria si è spostato in maniera sempre più estesa verso le più pure e semplici, a volte grezze, posizioni di potere (1).

Nell'antichità, la socializzazione e l'apprendimento nei primissimi anni di vita dipendono prevalentemente dalla famiglia, per essere più precisi, dalla madre. Lei è il referente principale quando non addirittura l'unico.

A partire da una certa età, il compito passa ad altre figure più o meno istituzionalizzate, in alcuni casi il padre in altre le istituzioni che sono prevalentemente di stampo militare o religioso: in tutti i casi a questo livello le punizioni corporali sono geralmente accettate, maschi e femmine sono fisicamente separati e nel caso di istituzioni, sia religiose che militari, il segreto appare essere una condizione indispensabile. La scelta tra queste possibilità era determinata generalmente dalle possibilità esistenti da un lato e dalla posizione economica o sociale della famiglia dall'altro.
Eccezioni a tutto questo si ritrovano in grecia nella cui cultura le capacità individuali erano riconosciute in quanto tali e non in quanto appartenente alla famiglia di. Nell'Ellade il sistema di socializzazione e di apprendimento dopo i primissimi anni di vita è proprio alla singola polis (2).

La caduta del modello greco di polis fu culturalmente accompagnata dalla semina di quelle che potremmo chiamare con un linguaggio moderno le corporazioni, cioè i gruppi professionali all'interno dei quali avveniva lo scambio del sapere inteso in questo caso come insieme delle tecniche e delle conoscenze necessarie per l'adempimento di un compito preciso: quello che è propriamente l'istruzione. È in questo momento che istruzione (trasmissione delle tecniche) ed educazione (trasmissione dei valori sociali) cominciano ad avere dei contorni meno marcati, esse infatti cominciano ad essere operate dalla stessa persona, il maestro, verso uno o più individui che diventano degli apprendisti e che dunque in parallelo sono coinvolti sempre più direttamente in un processo in cui la socializzazione coincide con l'apprendimento.
A questa epoca le future corporazioni sono, o sono percepite, come un possibile concorrente ai gruppi di potere consolidati (milizia o sacerdozio) e proprio a questo scopo si organizzano con le stesse regole di base di quelli: punizioni corporali, luoghi differenziati per maschi e femmine, l'obbligo del segreto. Queste nuove possibilità offerte dal nuovo ordinamento sociale apparvero come una nuova forma di libertà individuale fondata sempre sulle competenze ma a differenza delle precedenti aperta a tutti (in realtà i tutti in questione coincidevano spesso con gli esclusi da quelle).
 
La perdita di libertà individuale in termini di libero arbitrio e di libera scelta nella conoscenza, cioè le libertà fondamentali nella polis, passò completamente inavvertita. Nel Basso ed Alto Medio Evo il terrorismo territoriale e dialettico operato dalle originarie classi di potere (milizia e sacerdozio) ha potuto mettere le fondamenta di tutto il nostro sistema come lo conosciamo oggi.


(1) Intendiamo qui con la parola autorità una posizione fondata solo sul riconoscimento esterno di una qualche forma di sapere, il riconoscimento è libero, non è cioè influenzato in nessun modo da alcuna obbligazione. Il potere viceversa è rappresentato da una posizione all'interno di un sistema più o meno chiaramente gerarchizzato e si può esercitare, e di fatto si esercita, contro la volontà e la libera scelta degli "oggetti" di potere. Va da sè che le due cose non coincidono necessariamente: una autorità qualunque può non avere nessuna forma di potere e viceversa il potere può non avere nessuna autorità, può cioè alimentarsi di paure o di necessità, più o meno direttamente suscitate e stimolate, evitando il rispetto delle persone su cui si esercita.
(2) Oggi ci rimangono i due grandi modelli di riferimento, quello spartano e quello ateniese; la realtà era un pò più articolata.

 
 
 
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