Applausi per. Faithless: progetto del produttore britannico Rollo Armstrong, che con lo pseudonimo di Felix aveva alle spalle la hit Don't You Want Me (1992), e della disc jockey Ayalah "Sister Bliss" Bentovim, capace di più d’un virtuosismo al violino e più d’un prodigio al pianoforte, tuttavia, nota come intrattenitrice della scena acid house, di cui aveva scalato le classiche con Cantgetaman, Cantgetajob (Life's A Bitch) (1994). Nel 1995, al duo si aggiunsero la cantante Jamie Catto – già in gruppo con la cantante new age Gabrielle Roth – e un altro disc jockey Maxwell Frazer, in arte Maxi Jazz. I Faithless esordirono, nell’incertezza e indifferenza generale, con l’eccedente e vorticosa Salva Mea nel settembre 1995. Il secondo singolo dell’ensemble, Insomnia, fu, è e sarà sempre il vero e proprio saggio di decostruzione della techno degli anni ‘90: in otto minuti da puro panico, il brano era stravolto a tal punto, da confondere l’ascoltatore sempre più, allontanandolo da ciò che era nato per essere, nient’altro che un mero, seppur genuino, ritmo da ballo. L'hip-hop introspettivo di Reverence (1996) completò l’apprendistato dei Faithless. Altro che gavetta. Dall’oggi al domani, da allievi i Faithless divennero maestri con album quali Sunday 8 P.M. (1998) prima – trascinato da una delle canzoni più belle di sempre, cioè God Is A DJ, e dall’indomita Take Long Way Home – e poi con Outrospective (2001) – dove spiccavano ispirati e variegati brani quali We Come 1 e Tarantula. Album che complessivamente vendettero ben 3 milioni di copie. E non bruscolini, pur trattandosi di un gruppo “dance”.
Senza fede, davvero. All'uscita del nuovo album, per l’appunto No Roots, i Faithless misero, clamorosamente, le mani avanti. Perché? La dance, a loro detta, ormai apparteneva al passato: « abbiamo pensato che questo sarebbe stato il nostro ultimo album, forse abbiamo già avuto il nostro posto al Sole. Con la morte della musica dance, i Faithless sentono di avere i giorni contati ». A seguito di tali parole scritte dall’osteggiato Rollo, estratte dal denso libretto allegato a No Roots, Maxi Jazz e soci sembrano voler rendersi conclamate “vittime” di un certo “sistema”, che avrebbe preferito un loro “Best Of” come uscita discografica dell’anno 2004 – e non sempre, però, si tratta di sinonimo di “pensione” – anziché tale disco in questione, che è, invece, la più netta dimostrazione di come la vena creativa della band non sia esaurita affatto. Tanto per cambiare, No Roots sembra essere trattenuto, o quasi intrappolato, all’interno di un buco nero temporale, da qualche parte tra il 1989 e il 2004, il che potrebbe addurre a plausibili scelte stilistiche, eppure, l'impressione che se ne ricava è un'altra. Forse Rollo, mente tecnica del collettivo – perennemente assente persino dai tour in giro per il mondo, pur di restare in studio – trascorre troppo tempo tra i suoi macchinari e alle spalle dei recenti successi della sorellina Dido, piuttosto che concentrarsi sull’andazzo musicale mondiale? Se non altro, i risultati conseguiti con No Roots sono di non alto, bensì altissimo livello. Elettronica a go-go, chitarre su chitarre, bassi dub, arcigni groove, insomma, più d’un genere fa parte delle “radici” del quarto lavoro dei Faithless. A dispetto del titolo, però, No Roots non è per niente “senza radici”, anzi è ben saldo nella consuetudine musicale dei Faithless e nella scia di tutte le loro attività. Stavolta il capolavoro risulta esser composto da un'unica, lunghissima “suite”, i cui singoli brani finiscono per apparire come una sorta di variazioni costanti su un unico tema, ognuna fluidamente allacciata alla precedente e alla successiva, tratteggiando un “colpo d'orecchio” sonoro ora celere e vigoroso, ora ipnotico o addirittura malinconico e, comunque, sempre novello e sempre attraente. Benché, a differenza dei lavori precedenti non ci siano dei singoli trascinanti, No Roots sembrerebbe esser quasi “anonimo” a un primo distratto ascolto ma, in realtà, è assai più introverso e personale dei precedenti, richiedendo, perciò, un ascolto attento, proprio per la tipicità di tale sua particolare struttura a rimandi. Che sia l’alba di un nuovo Mezzanine (1998)? I Faithless si sono avvicinati non poco ai Massive Attack. Sicuro.
Abbandonare i luoghi comuni. È consolidata tradizione che la c.d. musica dance sia, letteralmente, snobbata dai dittatori del rock. Ed è pur sempre una “mezza” rivincita nei confronti di loro stessi, già additati come balordi da parte della vera musica classica. Attenzione, Signore e Signori, qui si va ben oltre tutto ciò. La dance potrà essere sì priva di forma e contenuti, eppure non pochi gruppi sono riusciti ad oltrepassare il muro del suono e dell’apprezzamento generale: Chemical Brothers, Prodigy ed Underworld, nient’altro che la “Santissima Trinità”. Gruppi che riescono a fondere la dance e il rock con una semplicità disarmante, conquistando ed unendo i seguaci di questi generi in faida fra loro, tra queste band, sicuramente, occorre citare i Faithless che, a conti fatti, non sono meno considerati, poiché la loro importanza deriva soprattutto dal non rinnegare, guarda un po’, le proprie radici, seppur “concimandole” con “veri” strumenti e melodie talvolta “popolari”. No Roots è la conferma che in tanti attendevano, la conferma delle canzoni che soverchiano uno e più pregiudizi, celebrando il trionfo della creatività. Ipnotica. Così come la matrice sonica che divide – in due identitarie parti e due poliedriche anime – il disco: la prima più "pop" e smaliziata, la seconda più “dance” e sperimentale. Due anche le novità: come si legge anche ancora all'interno del nutrito booklet, risultano essere la collaborazione del vocalist LSK – dotato di una calda voce blues – che unita alla più suggestiva ma secca voce di Maxi Jazz, rende più “melodico” il disco; e l’idea di un “concept”, quale la tonalità in “do” che accomuna le quindici tracce, pervase, allo stesso tempo, da un’atmosfera fonda e mesta, rischiando di far rimanere delusi i sostenitori dei primi e trascinanti Faithless. A fronte di nuovi spunti e nuove motivazioni, piuttosto, non deve stupire che il disco abbia facilmente raggiunto, anche con una certa fretta, il primo posto delle classifiche inglesi, considerata la sua mai doma versatilità con cui la sintesi musicale – tra dance, rock e pop – è stata concepita e realizzata.
Qualcosa in più. No Roots è, semplicemente, un grande album. È omogeneo, compatto, ed elegante e malinconico. I grandissimi testi di Maxi Jazz infatti sono fuori dal comune e ciò ribadisce il prediligere il placido ascolto al movimento frenetico. È una lama nel cuore che affonda lentamente nella nuda carne, raffinata ed affilata, discreta all'inizio e coinvolge alla fine. No Roots emana uno strano e sensuale magnetismo che ispira morbidezza e sinuosità. L'intero disco ha, a tal fine, un ritmo costante e controllato, colonna sonora di una nottata in un fumosa e buia “discoteca – labirinto”, grande un centinaio di chilometri dalla quale non si “voglia” uscire. Cinquantaquattro minuti: né troppo lungo, né troppo corto, senza superflui fronzoli e senza sbavatura alcuna. Un'alternanza di accelerazioni e frenate ben proporzionate e sapienti con una cura del suono e dei dettagli concretamente perfetta. Ad avvalorare la tesi delle ambizioni del nuovo progetto la sua valenza proprio sotto il profilo lirico del forse album più denso di significati socio-politici della band, è l’apripista Mass Destruction, che si innesta su un framework ritmico senza sosta, non appena l’Intro ha termine. Mass Destruction, slogan no-global sui ben noti mali che affliggono questo mondo – nonché oscura techno minimale, figlia di una crudele allegria scandita da tempi fuori di sesto – è la celebrazione dell’onirico rap del sempre pungente Maxi Jazz. La successiva I Want More è, praticamente, spezzata in due, ed immette in rampa di lancio, presentandolo alle scene che contano, il sopraccitato vocalist LSK, che grazie alla sua delicata voce, si lascia andare in una artificiosa ballata in bilico tra un rullante dowm – tempo e una sorta di charleston d’altri tempi. Insomma, I Want More, Pt. 1 proietta un intero universo acustico in uno specchio house, fregiato dalla targa Faithless: per l’appunto, I Want More, Pt. 2, acida, eccitante e, perché no, frenetica.
Da questo momento in poi, comincerà a fare capolino una sempre più frequente chitarra acustica, vero Giano Bifronte delle elettroniche sgroppate e dei sintetici tappeti, composti da Sister Bliss. Dunque, non manca di certo l’energia delle martellanti hits del passato in ciò che è considerabile come il lavoro più maturo del trio. Più avanti, l’ascoltatore s’imbatte in Love Lives On My Streets e Bluegrass: una oculata accoppiata alla stregua di un comune decorso di considerazioni senza soluzione di costanza sul rapporto con gli imponenti media d’oggi e con la corrotta politica, intervallate dal “ragamuffin” cantilenante in persistente dialogo con la chitarra acustica nel mezzo della quiete da riflessione. Sweep, piuttosto, è il richiamo alle nottate “ambient”, trascorse su colorati ritmi simili, miglior introduzione possibile per l’ennesima traccia da ricordare nel tempo: Miss U Less, See U More, dove il fiato delle diverse anime del disco si fa sempre più rarefatto sino a divenire un unico sbuffo nella calda nebbia.
La title-track, No Roots, sfoggia il rap d’ordinanza di Maxi Jazz, alternato nel ritornello dalla angelica voce di Dido – consueta presenza tra gli ospiti della band – tra un riff di chitarra e un colpetto al tamburello. Non passa inosservata la strumentale Swingers, che è oltremodo spocchiosa, sebbene arricchita da un superbo loop di distorta chitarra, mentre la suggestiva Pastoral, dal filtrato sintetizzatore, è il preludio del capolavoro di LSK, ovvero Everything Will Be Alright Tomorrow. Dal cilindro del “mago Rollo” sono poi estratti in serie prima la carismatica What About Love, poi In The End, che rimanda come suono “trance” al precedente lavoro dei Faithless, il già richiamato alle mente Outrospective (2001). "Ciliegina" sulla torta a più variopinti e dolci strati, Mass Destruction:P*nut e Sister Bliss Mix. Tuttavia, si tratta del primo singolo estratto da No Roots. "Una mente malvagia è un'arma di distruzione di massa, la disinformazione è un'arma di distruzione di massa, il razzismo è un'arma di distruzione di massa, l'avidità è un'arma di distruzione di massa": questo, uno stralcio dello stoico testo del brano. Ora se l’ascoltatore ha seguito il percorso dei Faithless, come se fosse un concorso, allora gli tocca l’ultimo sforzo e chiedersi il perché.
Probabilmente, nel momento in cui hanno “concepito” questo video, i Faithless non avevano idea dello scalpore che avrebbe suscitato da lì a breve. Concretizzato come un pamphlet pacifista, Mass Destruction a una prima e realista impressione non sembra porsi in posizione così radicalmente antagonista da giustificare improvvise levate di spessi scudi da parte degli accaniti conservatori di Stati Uniti e Regno Unito. Certo, il brano non lesinerà di “andar giù pesante” nella sua sgridata antimilitarista, e il video non è da assolutamente meno; eppure, in giro attorno al mondo s’è vista ultimamente roba ben più drastica, ad esempio, Boom! dei System Of A Down – diretto dal panciuto Michael Moore – sino a Shoot The Dog di George Michael. In fondo, i Faithless all’attacco frontale hanno preferito l’aggiramento e il gioco di sponda, il che si traduce nello sfrenato impiego della ricorrente e ridondante metafora. Ci sono, è sotto gli occhi di tutti, immagini di bambini che "giocano" alla guerra, in un bianco e nero sgranato che fa tornare alla mente lo storico Zombie dei Cranberries, però, la piena “consistenza” simbolica del video è negli interni a colori, con Maxi Jazz che canta davanti a una parete di mattoni (un muro di?), mentre alle sue spalle una coppia di piacenti strumentiste, tra cui Sister Bliss, lo accompagna nella ritmica. Complimenti per l’originale trovata, quanto mai visualizzazione di un gruppo la cui mentalità da collettivo l’ha spinto ad innovarsi. Sopra la media.
Strano ma vero mi sono decisa ad iniziare con gli esami...ho dato qll di linguistica generale e ora mi sto dando da fare con spagnolo!!!cmq CAOS=ORIENTALE!!!a te cm va? un bacio!!!
Ottimo! Sotto con gli esami... come me, a meno quattro dalla fine di tutto. Fino a venerdì sono stagista presso la caotica Biblioteca di Scienze Sociali di Palazzo Giusso, fai in tempo a salutarmi. Bacini...
Ciao Nekro! Ne è passato di tempo...non ho nessuna novità particolare da proporti salvo che con il nuovo anno tornerò definitivamente a Roma! Quale sarà l'album in questione prima della fine di questo anno di merda (a parte per i mondiali)?? Un salutone
Ciao KoRn_78, sono contento che torni nella capitale, è stato un peccato che, in occasione della Notte Bianca, non abbia avuto modo di incontrarti in compagnia di CacciatricediSangue... se non altro, rimedieremo presto o tardi. Prima della fine dell'anno, mi concentrerò su un artista che ho avuto la fortuna di conoscere di persona. Altrettanti saluti...
Sì, confermo. Non è un progetto, ma una realtà radicata nel tempo. Devo concludere qua la triennale e da settembre mi trasferisco a Roma. Giorno più, giorno meno.
Prima o poi, sì... più d'un pensiero che ho in mente sarà trascritto su foglio Word e diverrà poi recensione, o meglio, una celebrazione speciale per un personaggio che merita la mia stima. E' già un po' che ci lavoro su, presto o tardi, pubblicherò tutto...
Buongiorno a te, cara, so bene che ti sei messa d'impegno nell'elaborare le due playlist, anche se, per ovvi motivi che tu ormai ben conosci, la morte è sì nera, ma la vita è azzurra... questioni cromatiche che determinano quei colori nero-azzurri che sono il sale delle nostre vite... e domenica tocca al Messina...
Vivremo tutti meglio, nel regno della giustizia e della legalità... oggi tutto ciò appare utopia... però, non bisogna mai mollare. Mai. Per riagganciarmi a quello che sarà il tema di questa recensione - ancora in "lavori in corso", io stesso, il 26 agosto del corrente anno, non ho mollato e c'ho creduto sino alla fine delle ostilità. Da 0-3 a 4-3. Non molliamo mai. I sogni diventano realtà.
T'ho detto che è una brutta malattia. Te lo ripeto. Rossella, l'Inter causa sbalzi d'umore e mal di pancia, così come gioie ed emozioni impareggiabili. Non c'è niente di meglio che rinvangare e rinverdire i fasti del recente passato estivo, ove tutti hanno puntato il dito contro di noi, e, alla fine della fiera, quel dito avrebbero fatto bene a... vabbé, resto pur sempre un Signore e tu una Signorina... festival delle ambiguità sul tuo blog permettendo...
Lo trovo divertentissimo... proprio perché in ogni singola parola si annida una potenziale ambiguità e si contorcono i doppi-sensi... fino a plasmare una serie di epiteti memorabili...
Oh, dai... non è così importante... a volte, interpretare il senso di una frase risulta essere più difficile del solito o, semplicemente, occorre un attimo ancora per definire il tutto...
Questo è il bello. Il loro essere genuine, immediate, semplici ed istantanee. Da lasciare senza parole o da far ridere come poche... vedi, a volte, il meno pensare regala molte più soddisfazioni...
Nessuno ci riesce, nemmeno Raymond Stanz riuscì a fare il "vuoto in testa"... et voilà, il Pupazzo della pubblicità dei candidi Mashmellows, per ordine di Gozer comparve e iniziò a far danni per le vie di Manhattan... e così si incrociarono i flussi, sebbene fosse un male...
Suona un po' così, tuttavia, se mi fermassi a contare le parole che ci siamo scritti in così poco tempo, e le disponessi in linea retta, potremmo creare un alfabetico ponte tra Napoli e la sponda africana del Mediterraneo...
Sono tantissime, forse non ce ne siamo resi conto del tutto... e parecchia è la confidenza in tempi ristretti... a bocce ferme, oggi come oggi, non me lo sarei aspettato...
Non ci sono volatili che ringhiano... potresti essere la prima di una nuova specie scoperta dall'ornitologo Nekrophiliac... grande occasione... non lasciartela scappare...
A dirla tutta, rispetto al genere, esiste anche un pesce... "di mare"... a conti fatti, sono interessato a quelle... sai com'è... d'inverno ornitologo, d'estate pescatore...
Ti sei fatta cogliere nuovamente dalla tua infondata paranoia? Non eri tu che ore fa scrivevi che la paura cela desiderio... affermazione più veritiera di questa, al momento, non credo che ci sia...
Sì, ma non è tutto... perché hai paura della vita che va sfuggendoti tra le dita, paura del diverso e paura del possibile. Il vuoto delle tue certezze non deve far sì che si inchiodi il silenzio. Dal tuo disordine interiore, mi auguro che non troppo tardi emerga il desiderio...
Lasciamo stare, ho capito. L'unica cosa che aggiungo è una frase che qualcuno era solito ripetermi e che, volentieri, giro a te, rivolta al femminile... "sei libera di fare ciò che vuoi"...
Nessuna m'aveva definito, prima d'ora, come non un "semplice accontentarsi"... e ciò mi nobilita e non può che farmi piacere, soprattutto se sei proprio tu a rilasciare tali dichiarazioni...
Non temere, causa dolorosa esperienza pregressa, non commetterò errori simili... e mi auguro che tu possa assumere la medesima policy of truth... ti prego... non farmi star male...
Non c'è niente da gestire, niente da programmare, niente da pensare, nessuno sarebbe in grado di fare ciò, nessuno è pronto, tutti sono sempre "novizi" in ciò. Bensì, non ti resta solo che agire, secondo i dettami del cuore...
Grazie per il bel complimento, gentilissimo... ti invito, a questo punto, a commentare liberamente tutto ciò che trovi racchiuso qui tra queste pagine...
Ciao Mà! Ero passato anche ieri da te ma non ho potuto leggerti...purtroppo per ora posso collegarmi solo dal lavoro ma appena trovo il tempo leggerò tutto, garantito! Grazie per il ben tornato! a presto e buona giornata amico mio, Cla :)
Ehi KoRn_78, eccoti qua, finalmente. Non ti preoccupare, la recensione non si muove di certo! Fai con comodo. Attendo un tuo commento. E buona giornata anche a te... ciao...
Ho iniziato la lettura bro e ho visto il video...NON MALE direi...ma prima di dirla tutta e porre le giuste domande sai che leggerò tutto! :) chauuuuuuuuuuuuuuuuu
Bene, bene... sono contento che hai gradito questo primo "assaggio". Non appena, metaforicamente parlando, "ingoi" l'intero corpo della recensione, sarò altrettanto lieto di rispondere a tuoi potenziali quesiti. Ciao!
Ho letto tutto Nè...come al solito non ho parole per descrivere e complimentarmi con te per l'ottima recensione, che va ben oltre un qualsiasi giudizio sull'album di per sè. Ora non mi resta che scaricare qualche pezzo per ascoltare gran parte dell'album e riferiti i miei pensieri riguardo anche la sonorità! Di sicuro il video è uno schianto e mi attira molto quest'idea antimilitarista e di "aggiramento" come dici tu...affascinante questo rappare con strumenti del tutto estranei a mixaggi e con una discreta distorsione "heavy" della chitarra...per non parlare della tecnica impiegata per suonare la batteria! Grande grande GRANDE Nekro...mi rifarò sentire, garantito! Un abbraccio fratè, Cla :)
Grazie KoRn_78 per i "soliti" complimenti. Non sono mai troppi. E sono sempre graditi. Soprattutto, se rilasciati da te, che apprezzi il mio "operato" e chissà che non apprezzerai quanto compiuto dagli stessi Faithless. Scaricali, scaricali, vedrai che non ne resterai deluso. Mass Destruction, poi, è un video con un chiaro intento. Ed ha colpito anche te. Quanto ai tecniche e arrangiamenti vari, Sister Bliss e Rollo sono davvero capaci di stupire in ogni singolo frammento sonoro. Niente è lasciato al caso...
Eh... mi rallegra venire a conoscenza che ho stimolato la tua curiosità al punto tale da spingerti a spendere... a questo punto, attendo tue nuove a seguito dell'ascolto di No Roots...
L'hai scritto tu nel tuo post chi è la santissima trinità.
" ... La dance potrà essere sì priva di forma e contenuti, eppure non pochi gruppi sono riusciti ad oltrepassare il muro del suono e dell’apprezzamento generale: Chemical Brothers, Prodigy ed Underworld, nient’altro che la “Santissima Trinità” ...
Sarà l'ora tarda!! :)
Lo sai che hai ragione? Sarà stata l'ora tarda... e una qualche compagnia che da un po' che non lascia commenti in questo blog... comunque, sì... la Santissima Trinità è quanto di meglio emerso dagli anni '90, gente che s'è affermata a colpi di incredibili dischi, ormai giustamente considerati pietri miliari. Una settimana fa alla FNAC, commentavo con uno dei commessi, sul perché Beacoup Fish non ha il bollino della "referenza", in quanto "disco consigliato" ai più. Da diffondere il più possibile...
BLUVERTIGO! sono = sono!! c'ho preso??
come no...
baci....