Creato da lammvarg il 03/05/2007
Prove tecniche di ricostruzione sinaptica

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Di solito in questo spazio metto le domande fatte sul blog ancora in attesa di risposta. Al momento non c'è nulla. Vuol forse dire che tutte le domande hanno una risposta? No...

 

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(Micro)tamponamenti

Post n°70 pubblicato il 19 Dicembre 2007 da lammvarg
 

C'è una svolta a destra con stop, mi fermo, accenno una partenza ma c'è un'auto che arriva a busso, quindi non parto, ma quello dietro sì... e mi tampona...

I tamponamenti, quelli veri, sono incidenti veri e propri. I microtamponamenti, invece, non hanno la drammaticità dell'incidente, ma in compenso ne conservano per intero la rottura di scatole...

Infatti sposto l'auto, scendo con aria stufata, e mi avvicino al nonno alla guida dell'auto che mi ha appena omaggiato del suo "affetto". Lui, sereno come un pompiere e fermo come un paracarro, si guarda bene dal scendere. Mani sul volante, motore acceso, mi guarda e dice "Tanto la sua auto non si è fatta niente, no?". 

Ora, devo dire che odio quelli che per una bottarella da ridere escono dall'auto con la mano sul collo lamentando un dolore di evidente tipo assicurativo. O quelli che approfittano di un graffio infinitesimale per farsi rifare dal carrozzaio anche la verniciatura della bicicletta. Però, accidenti, almeno scendi a vedere prima di chiamarti fuori, no?

Così ho preso con calma il mio tempo per controllare, gli ho preso la targa, e ho infine chiesto ed ottenuto le sue generalità. Poi in realtà il paraurti sembra a posto, e so già che non troverò il tempo di portare l'auto ad un controllo, quindi se la cava con niente. Ma insomma, non sono un furbo approfittatore però se mi tamponi almeno chiedi scusa, no?

Nel raccontare quest'episodio di oggi, mi viene in mente un'esperienza a parti invertite che mi è capitata parecchi anni fa. Ero neopatentato, come al solito in ritardo, e c'era una gran coda. Scatta il verde al semaforo, tutti partono, improvvisamente l'auto (nuova di pacca) davanti a me inchioda e io la tocco. Sì, insomma, la microtampono. Accidenti! Penso: adesso mi chiede i dati e scatta l'aumento dell'assicurazione, e chi lo sente mio padre...

Scendo per vedere, e intanto scende anche il conducente dell'auto davanti: una bionda mozzafiato. Mentre sperimento un subitaneo deperimento delle mie facoltà intellettive, con la parte residua di neuroni funzionante mi dico: adesso questa mi pela vivo. Sarà un luogo comune, ma da una bionda così non ti aspetti che sia anche di buon cuore...

Invece, incredibile, lei mi viene incontro e si profonde in mille scuse. Anzi, si prende la colpa, per aver inchiodato improvvisamente, si preoccupa per la mia auto (il vecchio ferro da stiro paterno, lasciamo perdere), contenta che non sia successo nulla di grave, si scusa ancora e riparte. In tutto questo, io cosa le ho detto? Non me lo ricordo. Forse niente. Anche la residua capacità neuronale era crollata di fronte ad una bionda non solo mozzafiato ma anche gentile e premurosa...

So che penserete che si tratta di un episodio inventato. Invece è drammaticamente vero. Anche se a me per primo, che l'ho vissuto, anche a distanza di anni sembra irreale...

Naturalmente, ripensandoci, mi è venuto il sospetto che quel comportamento da libro cuore avesse un secondo fine. Nessun CID compilato, nessun dato, nessun riferimento: forse voleva solo evitare di darmi il suo numero di telefono... Accidenti!

 
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Gatti da abbracciare?

Post n°69 pubblicato il 16 Dicembre 2007 da lammvarg
 

Un mio amico gattofilo sostiene la valenza terapeutica del gatto come animale da accarezzare, con cui entrare in contatto fisico. Secondo lui, questo spiega perchè tante signore di una certa età, a corto di occasioni di un contatto fisico più (come dire?) coinvolgente con altri esseri umani, abbiano una naturale predilezione per i gatti.

E' un ulteriore segnale, se si vuole, del dilagante bisogno di affetto e di contatto di una società che tende ad essere fredda e virtuale. Naturalmente mi viene in mente la campagna "free hugs" che pare stia avendo un grande successo nella sua versione open source (e open target). Ma ognuno, nel suo mondo degli affetti, può sperimentare da sè gli effetti benefici dell'abbraccio-terapia.

Nel sito della campagna free hugs l'autore riferisce di essersi ispirato ad un terminal aeroportuale in cui lui è arrivato e, mentre attorno a lui tutti si abbracciavano, nessuno lo aspettava. La sala arrivi dell'aeroporto è lo stesso spunto iniziale e conclusivo del bel film Love Actually di cui ho già detto molti post fa. Non so, forse mi sento coinvolto come frequentatore solitario di aeroporti...

Ora, evitando di scadere nell'ovvio, la domanda che mi stavo facendo è quantitativa. E' chiaro che stiamo parlando di un bisogno fondamentale del genere umano, che c'è sempre stato e sempre ci sarà. Ma oggi c'è una più diffusa carenza d'affetto e contatto? Se sì, sarà il caso di suggerire ad Al Gore una piccola modifica. Attenzione, il nostro pianeta si sta riscaldando dal punto di vista climatico, ma raffreddando in un altro senso!

Per quanto mi riguarda, nel dubbio che il gatto sia insufficiente, penso di andare a cercare direttamente una tigre...

 
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Insopportabile

Post n°68 pubblicato il 12 Dicembre 2007 da lammvarg
 

Di solito quelli che si piangono addosso mi innervosiscono.

In una situazione senza via d'uscita, in cui non si può fare proprio nulla, pazienza. Ma a volte il da farsi è sufficientemente chiaro: ci sono scelte da fare, strade da percorrere, e in quel caso un blocco non è giustificato. O meglio, capisco benissimo che possa non essere semplice darsi una mossa, superare un dolore, rinunciare ad un pezzo di se stessi, sottoporsi ad un'operazione chirurgica senza anestesia.

MenhirMa è insopportabile l'alternativa di restare bloccati, agili come un menhir, tosti come una mozzarella, efficienti come un programma in deadlock, brillanti come un sasso, leggeri come un'incudine, simpatici come un accertatore della sosta, intelligenti come un programma televisivo, appropriati come un cappotto in estate, a proprio agio come un musulmano alla sagra della porchetta, rilassati come una cravatta troppo stretta, e potrei continuare.

Insomma, in questo periodo proprio non mi sopporto

 
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Che sia grave?

Post n°67 pubblicato il 03 Dicembre 2007 da lammvarg
 

Ho letto sul blog di "=" (è l'abbreviazione con cui a volte chiamo nomore.norless, e per fortuna finora lei non se n'è mai lamentata) che vuol chiamare il suo gatto "Spitz" (di nome e "Mark" di cognome). Adesso è inutile che andiate a vedere sul suo blog, visto che l'ha scritto l'altro ieri ormai sarà 20 e passa post fa. Non è una cattiva ragazza, tutt'altro, ma è un po' blogorroica... :-)

Tornando al gatto Spitz, ovviamente l'idea mi è piaciuta. Non so per quale analogia mentale mi è venuta l'ispirazione di chiamare il mio gatto "Fiu". Ci vedevo il vantaggio di poterlo chiamare fischiando. Inoltre mi pareva interessante la variante aeroportuale: "Fiu, micino"!

Ho fatto l'errore di dirlo a telefono ad un'amica, che ha immediatamente sentenziato che il mio non è umorismo ma una malattia grave per cui dovrei farmi curare. Non si è minimamente commossa neanche del fatto che mi stessi intristendo da ore nell'attesa di un aereo che non voleva saperne di arrivare. E poi, cosa c'entra il fatto che io non ho un gatto?

Per la cronaca, l'aereo doveva arrivare ai venti, ma a causa dei forti venti, non ti spaventi, ma che ti inventi? Rimandi l'orario di venti minuti in venti. Infine è partito dopo due ore e venti, ed è giunto a destinazione alle venti e venti (è vero!).

PS Rassicuro chi si è preoccupato per il post precedente dei miei esami del sangue: il 29 (compreso il voto d'esame) era solo una metafora. Anche nel senso che quel post è in parte interno e in parte esterno a me stesso: per la precisione, come dice la parola, "metà|fora". Oh mamma, sto davvero peggiorando... :-)

 
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29 (quasi perfetto)

Post n°66 pubblicato il 01 Dicembre 2007 da lammvarg
 

La perfezione non esiste? Falso. La perfezione esiste, eccome, e io la conosco. Peccato però trovarmi sempre un passo indietro rispetto ad essa. Non riuscire a raggiungerla per un pelo. Mancarla per un soffio.

Diagnosi: quasi perfetto. C'è di che esserne fieri? Sbagliato. Quel dettaglio non è un dettaglio, è una mancanza che pesa, moltissimo. Non è semplicemente la ciliegina sulla torta. E' invece il parametro dell'esame del sangue che ti segnala che c'è qualcosa che non va. L'errore che ti manda in palla il programma. L'anomalia sismica che ti segnala lo tsunami in arrivo.

Vabbè, forse esagero. O forse no. By the way, c'è un voto (universitario) che rappresenta la quasi perfezione, e per cui ti mangi le mani. 29. Sì, è vero, sei preparato. Ma manca qualcosa. Trascurabile? No, importante. E manca, manca, manca...

 
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Come va?

Post n°65 pubblicato il 29 Novembre 2007 da lammvarg
 

Ci sono domande che si fanno in modo rituale, e per lo più non c'è alcun interesse nella risposta. L'esempio ovvio, il paradigma di questo genere. è il classico "Come va?".

Nelle risposte consentite c'è un minimo di variabilità. Si può rispondere "Bene", oppure "Abbastanza bene", in meridione va molto "Tiriamo avanti", c'è anche la possibile variante pessimista "Si sopravvive". Ma caratteristica comune delle varie risposte è quella di non richiedere alcuna continuazione del discorso.

Conosco una persona che, incontrandoti e approcciato col classico "Come va?", ti rispondeva ogni volta nello stesso modo. Sguardo perso nel vuoto, un gran sospiro, immobile per qualche secondo, si girava verso di te, e guardandoti negli occhi ti rispondeva: "Malissimo".

A quel punto tu, che pensavi di aver detto una cosa innocua e peraltro destinata ad esaurire il suo ciclo in pochi secondi, ti trovavi in grande imbarazzo e ti toccava pure di chiedergli come mai

Quando, dopo mezzora, esaurite le disgrazie dei parenti stretti, passava ad elencare anche quelle degli affini e degli amici, tu avevi già fatto a te stesso la promessa: non chiederò mai più a nessuno "Come va?"!

 
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Pioggia in moto

Post n°64 pubblicato il 24 Novembre 2007 da lammvarg
 
Tag: diario

Perchè se un giorno decido di prendere la moto, chiaramente viene a piovere? Dev'esserci una qualche legge che definisce questa evidente conseguenzialità. Non so se abbia un valore universale o solo per me, ma c'è di sicuro...

Assodato che capita, immancabilmente, e che regolarmente torno a casa fradicio, come fare a contenere i danni? Devo applicarmi al tema "vestiario di emergenza". E, anche se la moto è uno scooter, non voglio neanche sentir parlare del coprigambe! Mica ho 104 anni...

 
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Non copiate quel codice!

Post n°63 pubblicato il 22 Novembre 2007 da lammvarg
 

Ieri è successo ancora. La scena è la stessa: arrivo in albergo, faccio il check-in. Dopo le varie domande, l'ultima richiesta è la carta di credito. Prego, gliela allungo. E cosa fa l'addetto alla reception? Copia al computer il numero della carta di credito. Vabbè, penso, non hanno l'apposito lettore e prendono nota del numero a mano. Fin qui nulla di strano.

Ma dopo aver copiato il numero, ecco la mossa. Una rapida occhiata al retro della carta, e tre battute sulla tastiera. Scusi, ma cosa ha copiato? Risponde: il numero della carta. No, dal retro: non è che si sia copiato anche il codice di controllo, le tre cifre sul retro? Attimo di imbarazzo, poi lo ammette candidamente. E sostiene che occorre prenderne nota come garanzia per la camera.

A quel punto, ormai sono diventato uno specialista, mi tocca di spiegare che il codice sul retro serve per l'appunto a dimostrare che hai la carta in mano, ed è lì proprio per non essere copiato. Che se ne prendi nota, potresti ad esempio fare acquisti in rete tranquillamente. E che se qualcuno usa il numero della carta in modo fraudolento, io poi spiego che mi hanno preso nota del codice di controllo in quell'albergo. E così via. E sto lì finchè non decidono di cancellarlo...

Mi è già capitato almeno 3-4 volte, sempre nel Nord Europa. E dire che dovrebbero essere precisi e attenti ai consumatori...

 
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Fermo come una statua

Post n°62 pubblicato il 16 Novembre 2007 da lammvarg
 

Ci sono momenti in cui vorresti agire. Rapidamente, con efficacia. O anche lentamente, ma con uno schema di gioco chiaro e diretto. In ogni caso vorresti puntare al risultato. O per lo meno a quello che ti sta veramente a cuore.

Ma decidi di no. Non che non puoi: che non vuoi. Per motivi che a volte stanno sulla punta di una piuma, e in altri casi invece per elencarli non basterebbe l'enciclopedia Treccani. Ma qui non serve dire il perchè. Conta solo il fatto che devi stare fermo. Come una statua.

In questi momenti di prevalenza dell'autocontrollo, mi viene da pensare alle finte statue che ormai popolano le piazze italiane, nonchè il nostro immaginario collettivo. Ecco una cosa che io farei fatica a fare. Immobili per ore. Fingere di non essere vivi. Nature morte. L'evoluzione in chiave non militare dei corazzieri, o dei carabinieri in alta uniforme. Fingere di essere finti.

Ogni volta mi dico che io non sarei capace di fare così. Che non sono predisposto per l'immobilità, o per l'immobilismo. Che non potrei stare fermo perchè desidero agire. Perchè la mia visione della realtà è dinamica e non statica.

Me lo dico talmente bene che a volte riesco anche a convincermi. A sentirmi distante anni luce da quel paradigma. Perfino a trascurare il piccolo particolare che, a volte, anch'io sono come loro...

 
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Incipit

Post n°61 pubblicato il 13 Novembre 2007 da lammvarg
 
Tag: writer

Quel pezzo di strada appena asfaltato si muoveva veloce sotto le ruote dello scooter, morbido con gli ammortizzatori, ma lui non poté fare a meno, con la coda dell'occhio, di notarla: c'era una toppa che, sia pur impercettibilmente, rovinava l'uniformità del manto.
Il vento freddo gli sferzava il viso, ma in fondo era quello che cercava, come un osservatore attento avrebbe capito facilmente vedendolo scartare con decisione l'auto in frenata per poi bruciare il semaforo rosso.
Ma gli osservatori attenti non esistono in natura, salvo poche e pericolosissime eccezioni, e così anche quella volta i suoi pensieri rimasero a galleggiare dentro al casco della moto.
Non sapeva neanche lui se quel che provava era rabbia sottile o semplicemente tristezza, ma d'altra parte il confine fra i due sentimenti era labile.
Tanto labile che decise che l'umidità che usciva dagli occhi era solo un effetto del freddo pungente, e tentò invano di lasciare indietro i suoi pensieri accelerando con decisione.

[Sono a buon punto: con altre 50-100 mila parole finisco di scrivere il mio primo libro]

 
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