Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale

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liricità del reale

Post n°214 pubblicato il 01 Novembre 2009 da giuliosforza

Post 207

 

Un filmino che è nelle sale in questi giorni, Le mie grosse e grasse vacanze greche,  possiede, oltre alla naturale ineguagliabile scenografia dei panorami greci, qualche battuta discreta. Una di queste, rivolta dal belloccio e filosofeggiante autista di un bus turistico alla protagonista, una archeologa americana disoccupata e per lunga astinenza sessualmente demotivata che vivacchia facendo la guida e che naturalmente sarà da lui risvegliata dal letargo dei sensi, così suona: i panorami (greci) sono musica cristallizzata. Una battuta che mi ha subito richiamato alla mente il titolo di una delle raccolte del ciclo di Terrestrità del Sole di Arturo Onori, uno dei più grandi, se non il più grande, poeti metafisici del ventesimo secolo: Simili a melodie rapprese in mondo, un endecasillabo di una tale intensità che difficile sarebbe tradurne il concetto  in termini prosastici senza farlo risultare… prosaico. L’uso della metafora musicale per  far risaltare l’essenza lirica del reale, sia esso fisico o spirituale, mondo anima concetto, è significativa. Ad esso ricorsero tutti i filosofi della musica (da Wackenroder a Novalis a Schopenhauer) e quegli stessi musicisti (per lo più tedeschi) che ebbero la ventura di potere e saper riflettere sulla propria attività, di pensare la musica e pensare in musica, oltre che fare musica. Tra tutti Heinrich von Hardemberg, pseudonimo  Novalis, è colui che più frequentemente nelle sue opere sia poetiche che filosofiche e scientifiche (non si dimentichi che il delicato  “fiore azzurro” dei Romantici fu in realtà robustissimo pensatore e ricercatore curioso di ogni aspetto dello scibile di cui avrebbe inteso, se la prematura morte a ventinove anni non glielo avesse impedito, dimostrare la intrinseca unità in un’opera enciclopedica di cui i postumi Fragmente rappresentano un abbozzo) ricorre al paradigma musicale per illustrare schellinghianamente (del Filosofo dell’identità egli fu discepolo a Jena) l’assolutezza di un reale che avverte sé stesso come  Assoluto musicale (concetto prettamente romantico che Goethe, pur considerando il Romanticismo una …etisia dello spirito, riprenderà e svilupperà a suo modo: der ganze Natur, scriverà, ist eine Melodie, in der eine tiefe Harmonie verborgen ist, tutta la natura è una melodia sotto cui si cela una profonda armonia). Lirica è l’anima mundi che respira nel micro e nel macrocosmo con pari intensità. Lirico è il processo per cui l’essere si pone come autoemozione,  il cui principio, perciò, contro quello hegeliano dell’autoscienza (“tutto ciò che è reale è razionale”) potrebbe suonare “tutto ciò che è reale è lirico”. “Ein Accord des Welthalls Symphonie” ( I discepoli di Sais, parte I cap.I), un accordo della sinfonia dell’universo, è ogni scrittura o riscrittura che di sé fa l’Assoluto in ogni ente, tanto più“sacra” ( heilige Schrift)  quanto più di misterioso e di ineffabile in sé stessa cela , quanto più di verità non bisognevoli di alcuna spiegazione in sé stessa nasconde, quanto più nel musicale Geheimnis, nel lirico Abgrund affonda.    

Chàirete Dàimones!

 

 

 
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