Creato da giuliosforza il 28/11/2008
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Bruxelles e il Cricifisso a scuola

Post n°216 pubblicato il 06 Novembre 2009 da giuliosforza

Blog 209

 

 

Questa la mia spero discretamente argomentata opinione sulla decisione comunitaria (che trovo sommamente civile  e rispettosa sia della scuola che della “religiosità” autentica, della  areligiosità , dell’agnosticismo e dell’ateismo...), circa la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche.

Una società multietnica e multiculturale si contraddistingue per il rispetto delle idee e delle credenze: è tanto ovvio, questo principio, da essere diventato un luogo comune il quale, come tutti i luoghi comuni, rischia o di perdere in sapidità e in densità fino a significare un bel nulla, od a significare, nella testa e sulla bocca dei fondamentalisti, perfettamente il contrario. Il suo contrario diventa in particolare il principio del rispetto delle opinioni e delle fedi, delle idee e delle credenze, allorché opinioni e fedi, idee e credenze, vengono confuse con le loro simbologie. Le battaglie iconoclastiche di tutti i tempi, riguardino i simboli religiosi o quelli civili, hanno le loro belle ragioni, ed uno dei pochi (o tanti?) meriti di Lutero è quello di averle, unico, vinte all’interno del cristianesimo. Confondere il diritto all’espressione delle proprie idee ed all’uso dei loro simboli con quello della loro imposizione ed ostentazione nei luoghi che non son  propri, ma di tutti, è un pernicioso errore di logica che fatalmente sfocia nella prevaricazione. La quale, se in seguito all’editto costantiniano potè a lungo, per ben noti motivi, aver luogo, non è neppure immaginabile lo sia oggi, in un mondo come quello occidentale in cui, con fasi alterne e con diversi esiti, dall’epoca umanistico-rinascimentale in poi le Nazioni europee han combattuto e sostanzialmente vinto (il caso anomalo siamo  noi, per la sopravvivenza e la  pervasività del bubbone  del potere “clericale” in tutti i gangli della nostra vita pubblica e privata) la battaglia per una democrazia secolarizzata che non sia  una teocrazia camuffata. Per una tale democrazia l’agorà, la piazza, è il luogo pubblico della discussione, non della professione di fede (nei casi in cui lo diventi si fa ovile, stazzo, recinto di bestie prone).  Per le professioni di fede esistono i templi. Ed agorà è la scuola, pubblico spazio  in cui non può esser  posto che per la discussione ed il confronto, non certo per i catechismi e gli i indottrinamenti, religiosi o politici che siano; ed ove i professori di religione, scelti per pubblico concorso e non dalle autorità ecclesiastiche come adesso ancora scandalosamente avviene, storici delle religioni siano, non propagandisti del loro privato verbo, rivenditori di dogmi settari, abatelli  di sacrestia. Il Crocifisso ( di cui ho  somma riverenza non come il Dio personale incarnato -e Dio in senso stretto Lui stesso- di un dogma che non condivido, ma come la più illustre vittima della libertà di coscienza) non è simbolo da agorà. Il tempio del cuore è eventualmente il suo luogo come ben sa, Lui glielo  confidò, la Donna di Samaria.

Ricorre quest’anno il novantesimo anniversario della d’Annunziana impresa fiumana. Già altre volte ho detto e scritto  che se  nostra Costituzione fosse La Reggenza italiana del Carnaro. Disegno di un nuovo ordinamento dello Stato libero di Fiume, dal Genio e dalla passione del Pescarese donata all’Umanità, l’Italia sarebbe la Nazione più civile del mondo. Sono in essa Carta un respiro umanistico  tale ed una tale carica innovativa   che fu subito dai detentori di privilegi  paventata come rivoluzionaria. E rivoluzionaria era, in ogni senso, ma soprattutto per la  metanoia, per il mutamento di mentalità nei riguardi dell’uomo singolo ed associato, che la ispirava. Nel paragrafo Dell’Istruzione pubblica (articoli 50-54) si legge fra l’altro: “Per ogni gente di nobile origine la coltura è la più luminosa delle armi lunghe…La coltura è l’aroma contro le corruzioni. La coltura è la saldezza contro le deformazioni…Qui si forma l’uomo libero. E qui si prepara il regno dello spirito…Alle chiare pareti delle scuole aerate non convengono emblemi di religione né figure di parte politica. Le scuole pubbliche accolgono i seguaci di tutte le confessioni religiose, i credenti di tutte le fedi, e quelli che possono vivere senza altare e senza dio. Perfettamente è rispettata la libertà di coscienza. E ciascuno può fare la sua preghiera tacita. Ma ricorrono su le pareti quelle iscrizioni sobrie che eccitano l’anima e, come i temi di una sinfonia eroica, ripetute non perdono mai il loro potere di rapimento. Ma ricorrono su le pareti le imagini grandiose di quei capolavori che con la massima potenza lirica interpretano la perpetua aspirazione e la perpetua implorazione degli uomini.

I rilievi grafici sono miei.

Chàirete Dàimones!

 

 

 

 

 

 
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