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Biblioteca-enoteca dello Spirito, Vangeli apocrifi ed altro

Post n°1182 pubblicato il 14 Febbraio 2024 da giuliosforza

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   Qualcuno mi spieghi il senso del seguente sogno.

   Mentre un Venditti giovane, che non ho mai amato, biascica parole senza senso passando tutto felice lo strofinaccio sul vasto pavimento inesistente di un immenso salone vuoto inesistente d’una mia casa inesistente, io scrivo per lui una canzone, parole e musica, con pasta di fagioli grandi di Spagna schiacciati coi piedi.

   Sogno realizzato in una strana notte in cui non mi sono alzato più volte, come ormai da anni, ma ho fatto, come suol dirsi, tutta una tirata dalle 22.00 di ieri sera alle 04.25. Ieri mattina avevo assistito in Tivoli, col cuore straziato, in una mattinata  serenissima ma glaciale, nella  orrenda chiesa-ghiacciaia parrocchiale di San Michele Arcangelo nota come ‘il Gesù’, orrendamente e miracolosamente incuneata tra il mucchio di case affastellate lungo il versante est (quello che guarda verso l’Abruzzo) della una volta amena collina Braschi  devastata dall’abusivismo politico post bellico,  all’ennesimo funerale (ciò ormai mi tocca alla mia età, che qualcuno ha il coraggio di invidiarmi); il funerale, questa volta, del carissimo Pino, di circa vent’ anni di me più giovane, già anima del fu Coro Polifonico Tiburtino che egli mi aveva circa quaratacinque  anni fa chiamato a dirigere.

  Balugina ora l’alba di una giornata serenissima e prevista freddissima (0°C).  Il parco è paralizzato e gli uccelli lo disertano. Quiete panica. Inaugurerò il nuovo colbacco giuntomi a tempo di record da Amazon. E leggerò e scriverò, con Elaine Pagels, Geno Pampaloni e Marcello Craveri, di Vangeli apocrifi gnostici e di storia scritta dai vincitori.

Amo la cristologia gnostica.

 

P. S. Ecco due fra i commenti

Fio Rella:

   “Direi…il tuo per fortuna inguaribile senso del bello e dell’armonico vorrebbe sostituirsi al becerume del comunemente orecchiabile. Quanto ai fagioli non so se conosci la fiaba dei fagioli magici che crescevano fino al cielo affinché il bambino che li aveva piantati potesse avere una gallina dalle uova d’oro e un’arpa dal suono meraviglioso…nel tuo sogno quei mezzi di facile ricchezza del corpo e dell’anima li hai tenuti a bada sotto i piedi perché potessi essere tu su questa terra ad elargire quei doni”.

 Claudio Leoni

   “Mi sembra facile. Volevi rimettere a posto le cose: via il superfluo e avanti con ciò che conta davvero. I fagioli e la Terra origine di tutto! Buona giornata Giulio!

*

   Mi sono sempre interessato ai Vangeli ‘apocrifi’ ma senza accedere direttamente alle fonti. L’ultimo saggio che lessi al riguardo fu l’interessante studio di Elaine Pagels, I Vangeli gnostici (Arnoldo Mondadori Editore 1981, pp. 233) che in sei capitoli riassume gli aspetti fondamentali dello Gnosticismo diffuso nei primi anni del cristianesimo: 1) La controversia sulla resurrezione di Cristo: evento storico o simbolo; 2) «Un solo Dio, un solo vescovo»: la politica del monoteismo; 3) Dio Padre, Dio Madre; 4) La passione di Cristo e la persecuzione dei cristiani; 5) Quale vera chiesa?;  6) Gnosi: conoscenza di sé come conoscenza di Dio. Quando poi studiai Plotino e il suo Gnosticismo più prettamente filosofico, mi si riacuì la curiosità ma non potei saziarla, distratto da altri interessi. Solo recentemente e casualmente (ma come è vero che i veri problemi resistono fino alla morte!) essa mi si è risvegliata, in occasione della scelta dei libri da regalare a Natale: mentre frugavo tra testi di archeologia mi imbattei nel libro che capii subito fare al mio caso: I Vangeli apocrifi. Biblioteca Einaudi 2014, prefazione di Dario Fo, saggio introduttivo di Geno Pampaloni, curatela di Marcello Craveri.

   Se il nome di Fo, indubbiamente grande giullare, ma non certo filosofo e critico, insignito di uno strano Nobel, mi insopettì e non poco infastidì, fui subito rassicurato dai nomi di Geno Pampaloni e di Marcello Craveri. E acquistai per me il bel volume di seicentotre fittissime pagine con la copertina arricchita dalla riproduzione di un particolare del “Riposo durante la fuga in Egitto” del Caravaggio, che amo, al quale mi sto da un mese con grande piacere dedicando. Ora ho modo di verificare alla fonte la lettura della Pagels, approfondire le questioni più rilevanti sollevate dal fenomeno gnostico, quelle stesse che nella mia gioventù mi crearono inquietudine durante i miei studi di teologia neotomistica che affiancavano quelli filosofici universitari. Avevo avuto sentore, nel 1945, appena tredicenne, della scoperta fatta casualmente da un contadino, a Nag Hammadi nell’Alto Egitto, di una giara di terracotta contenente tredici volumi di papiro rilegati in cuoio, che si sarebbero rivelati i Vangeli apocrifi (nascosti”, “segreti”, “proibiti” da chi ne temeva la diffusione). Ma chiaramente quei codici furono subito riseppelliti dentro di me e troppo a lungo vi restarono.  Leggerli oggi mi dà la sensazione di abbeverarmi all’acqua cristallina delle fonti, non ancora inquinate dal veleno delle ideologie politiche e religiose. Non mi sono mai fidato della storia scritta dai vincitori e delle fonti così dette “canoniche”. I codici di Nag Hammadi mi sanno di autenticità proprio in quanto dai vincitori dannati a non essere ricordati (oh dannata damnatio memoriae!), ma provvidenzialmente riemersi alla luce. Se poi anche di essi dovessi sentirmi insoddisfatto non sarà un problema: mi resterà sempre la speranza, non cieca e prossima a realizzarsi, di un Oltre che anche su questo faccia luce! Per ora mi cullo nella rasserenante fiducia della scoperta, tutto è possibile, che tutta la cristologia “ortodossa” e le sue implicazioni morali politiche sociali intellettuali vengano dagli “apocrifi” rivoluzionate.

   Che il Cristo dagli apocrifi consegnatomi sia quel Cristo che da sempre ‘io nel pensier mi fingo’?

   Staremo a vedere.

 *  

   In un momento di entusiasmo alquanto irrazionale m’ero auspicata la rinascita del nostro “Gruppo corale Metanoesi”. Oggi ho così scritto ai membri:

   “Bei giovani, il 2024 ha già preso il galoppo. La rinascita è stata una pia illusione. Ma bella, no? Eppure, eppure qualche cantatina estemporanea alla memoria ce la dovremo pur fare! Magari allo scadere del mio 91esimo, di cui già ho eroso ben cinque mesi!

   Vi riauguro un sacco di cose belle. Celebrate a scapicollo la Vita anche per me! E cantatela sempre, nonostante tutto, senza mai maledirla. Ubriacatevi di Vita, seguendo i consigli, ricordate? di quei due nostri immensi  Amici e Protettori: man muss immer trunken sein, il faut être toujours ivres. Tenete sempre desti i dèmoni a legioni che vi inabitano. E ricordatevi ogni tanto del vostro Pan”.

   Condivido con piacere a tutti gli amici di FB. 

 *

Biblioteca-Enoteca dello Spirito

   Si dice alla mia età bleffando: io non rimpiango nulla! Io dico: quante cose rimpiango! Per esempio, di non aver fatto, almeno per gioco (a tempo perso, nel mio caso ritrovato), il sommelier. E dire che, essendo stato io oltretutto cultore appassionato di cose hegeliane e gentiliane, ed  avendo prediletto  del primo la fresca giovanile e perciò fondamentale (diceva Goethe che di un autore, filosofo letterato artista o scienziato  che sia, un solo libro è veramente originale, il primo, attorno al quale poi tutta l’ulteriore  produzione  divaga) Fenomelogia dello Spirito, e del secondo la Teoria generale dello Spirito come Atto puro (copia del quale, non so quanto celiando, Gentile diceva di aver visto esposta per la prima volta nella vetrina di una farmacia!) c’erano in me tutte le premesse per avere successo nel campo.  Tra Spirito divino e Spirito di-vino non è forse mirabile analogia? Non è forse Dioniso un dio al par d’Atena e d’Apollo?  Trascorrere una vita ad ‘assaggiare degustando’, con tutti i sensi, interni ed esterni, il nettare di turno nel chiuso-apertissimo di una enoteca, immersi in una atmosfera di sensuali e sensuosi aromi, è forse meno nobile dolce e decoroso, dignum et iustum, aequum  et salutare, che viverla al chiuso, sovente stantio, di una biblioteca? Cantine ambedue, ambedue santuari ove religiosamente si custodisce e si celebra la religione dello Spirito!

   Si acuisce il rimpianto ogni qual volta leggo su questi spazi un intervento del nostro amico Francesco (Franco) Cerini, squisitissimo sommelier le cui descrizioni della degustazione del nobile vino di turno sono operazioni, meglio celebrazioni, poetiche e insieme liturgiche. “Cantina dello Spirito”. Così se, in barba a Śiva e al suo e mio olismo disindividualizzante, rinascerò, e rinascerò individuale e universale insieme, ho intenzione di titolare l’immensa Biblioteca-Enoteca dello Spirito che impianterò (auspicabilmente col determinante e illuminante contributo Franco, che son disposto ad attendere volentieri mill’anni) fra le rovine di quel nostro caro Castrum belvedere, uno dei belvederi più belli del mondo,  quod dicitur  Vivarium in terra equo-sabino-marsicana, auspicabilmente affiancata dalla Cervisioteca (o zythoteca che dir si voglia) che  Giulio iunior Mastro birraio polimusico e polimantico sta ora co-gestendo in terra gaelica.

P. S.

   Su Wikipedia (controllare prego) la Fenomenologia dello Spirito viene presentata dall’anonimo estensore come ‘romanzo’ (sic) di Georg Friedrich Hegel. Straordinario. Esilarante. E bella idea per un Romanzo dello Spirito che potrebbe esser il mio canto del cigno. Ma in fondo che altro è questo mio zibaldone virtuale? Quasi quasi cambio titolo a Dis-Incanti e mi risparmio la fatica.

 

*

   Mentre ringrazio quanti da lontano o in presenza hanno preso parte alla celebrazione apollineo-dionisiaca del mio novantesimo compleanno, voglio partecipare un fatto curioso. In seguito allo spostamento dei mobili resosi necessario per rendere più agibile il poco spazio della sala, ho rifatto caso, fra i tanti poster-ricordo dei miei viaggi-pellegrinaggi alle principali città d'Europa poeticamente e musicalmente rilevanti, a uno in particolare, quello qui riprodotto della casa editrice musicale Metzler, lipsiese se non vado errato, reclamizzante i suoi principali successi editoriali, e, come si può notare, fra gli italiani mi par presente solo Puccini: di Giuseppe Verdi nemmeno l'ombra. Evidentemente il Bussetano, coetaneo ed emulo di Wagner, fra i teutonici non fa mercato. Me la cosa non meraviglia più di tanto. Voi?

   Ecco qualche risposta:

Elio Lops

   Puccini vale per tutti!

Franco Moscetti

   Me invece meraviglia non poco.

Lorenzo Fortunati

   Onestamente sorpreso

Suzanne Barbeau

   " La Bohème" di Puccini piace molto ma Giuseppe Verdi, con tutto la sua opera, y compris Rigoletto (“Le Roi s’amuse,” di Victor Hugo) e la Traviata ("La Dame aux Camélias de Dumas fils) ha marcato un secolo

Anna Fonio

   Il grande Verdi può solo compiacersi di questa biliosa dimenticanza

Marco Bertelli

   Ma non può essere che quella casa editrice non avesse legalmente i diritti per pubblicare certi autori?

Giulio Sforza

   Io non mi pongo il problema. Per non farlo avranno avuto le loro buone ragioni. Io sono più wagneriano che verdiano, anche se ritengo i due Mostri complementari

*

   Il Vegliardo va ora a morire, i giovani  amici vanno a vivere.

“Ora egli s’avvia a varcare serenamente, per mano a Frau Musika, le misteriose porte della Morte, essi si avviano a celebrare intensamente, come a quel ‘dono grande e terribile del Dio’ s’addice, la Vita. Ma di chi sia la sorte migliore gli Dei soli lo sanno”.

   (Ultime parole consolatorie di Socrate, leggermente parafrasate, secondo il Fedone platonico).

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et    absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 
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