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Renovabitur ut aquilae iuventus tua, Pegaso argenteo, ,Mascagni, il 'Flauto magico cinese' ed altro...

Post n°1187 pubblicato il 18 Marzo 2024 da giuliosforza

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   'Renovabitur ut aquilae iuventus tua' (Ps. 102,5)

   La compagnia di Frau Musika riprende a dar luce ai miei giorni.

   I gioielli della Rai, quasi della stessa rutilanza, radio3 radio classica rai5, ne sovrabbondano. Per essi la mia modesta dimora si ritrasforma in una chiara Ippocrene, la sorgente sgorgata là dove uno zoccolo del cavallo alato Pegaso sfiorò la roccia d’Elicona.

   Attorno alla mia domestica Ippocrene ridanzano le Muse e le Grazie, Apollo-Elios corifeo.

   Inanellatevi il medio sinistro col Pegaso argenteo e venite a danzare con le nove Sorelle, con le tre Grazie, con Elios e con me, attorno alla mia domestica solitaria Ippocrene

   E a cantare 'Domino canticum novum, quia mirabilia fecit' (Ps. 97,1)

P. S.

   Il Maestro Prof Federico Biscione chiede:

   “Inanellatevi il medio sinistro col Pegaso argenteo”… quale arcana tradizione, che sconosciuta e nuova mi giunge?

   Rispondo:

   Iniziai io l'arcana tradizione tanti anni fa a Pescara dove, dopo uno dei miei periodici pellegrinaggi alla Casa natale del Vate all'inizio di Corso Manthone', poco distante dal forno del padre di Flaiano, vicino al Caffè d'Amico (quello del Parrozzo: "Benedette d'Amiche e San Ciatte'! / O Ddie, quanno m'attacche a lu parrozze / ogni matine, pe' lu cannarozze / passe la sise de l'Abbruzze me'") vidi esposti in un negozietto indiano molto carino anche anelli decisamente poco indiani dedicati ai miti greci. Subito comprai quello di Pegaso che da quel giorno inanella il mio medio sinistro e fa compagnia a quello aureo del mignolo, riproduzione di un sigillo sforzesco, a quello egizio dell'eternità fatto riprodurre dal mio orafo per l'anulare, fermato da quello, ‘forgiato’ nei momenti morti in trincea in attesa della morte, che teneva al dito zio Antonio quando mio padre lo ritrovò decapitato fra i 5000 morti di Bligny, e a quello del mignolo destro dedicato a Goethe. Le altre dita sono libere e disponibili per gli anelli degli amori (delle infatuazioni) occasionali. Ne avevo uno assai carino a forma di ...Biscione visconteo-sforzesco, ma l'ho smarrito. Se lo (ti) ritrovassi lo (ti) destinerei tra i fissi all'anulare destro. Prega a questo fine per me.

   A Frau Musika sono riservati i foulards.

   La tradizione da me iniziata non ha avuto molta fortuna. Ora sono rimasto solo io e un'altra Persona che non dico. Ma in mia memoria potrebbe sempre da qualche Amico essere fatta risorgere!

 * 

    A proposito di Renovabitur ut aquilae iuventus tua. ( Psalm. 102,5)

   Leggo che Sant’Epifanio riteneva che l’aquila ringiovanisca tuffandosi nell’acqua. Io non ho difficoltà a legger nell’acqua la metafora dell’Oceano dell’Eterno nel quale tuffandoci un’altra giovinezza ci attende. Solo questa folle ipotesi mi dà la forza di continuare a vivere, senza disperare, i tempi tragici della mia estrema vecchiezza; l’approssimarsi a una nuova gioventù per la quale si possa gridare, con Colui che nell’Apocalisse siede sul trono della sua gloria, “Ecce nova facio omnia” (Ap. 21,5).*

 *  

   Di Susanna Egri Erbstein (1926), ungherese naturalizzata italiana,  Jeux, delizioso balletto a tre che rai5 trasmette a  rasserenare un’alba fredda triste e piovosa.

   Più in consonanza col tempo il Lied von der Erde, la grande opera postuma della Vittima del Destino e di …Alma Schindler Mahler (poi Gropius poi Werfel,) femme fatale  che con la sua bellezza la sua intelligenza la sua Arte (fu anche discreta musicista e compositrice di Lieder) condite di non poca civetteria ebbe la sua  parte nella  prematura scomparsa  del follemente innamorato e geloso marito, Musa ispiratrice di molti famosissimi artisti tra cui Klimt e l’amante Oscar  Kokoschka. Mi ricorda Clara Wieck Schumann, un'altra straordinaria creatura, che ho odiato per non aver reso felice Robert. Alle mie amiche femministe in questo non ho ceduto: nel convincimento che al Genio, femminile o maschile che sia, si deve esser pronti a sacrificare tutto, anche la vita.

*

   Giovanni Targini-Tozzetti e Guido Menasci, autori dei testi, e Mascagni, si sono davvero superati.  In un solo atto, che scorre liscio e garrulo come un ruscello a primavera nella prima parte (Stornello di Turiddu, Gli aranci olezzano, Viva il vino scintillante) per subito intorbidarsi nella seconda e precipitare come un torrente impazzito nella tragedia del tradimento e della gelosia mortali, son riusciti a condensare un lirismo sublime romantico e verista insieme, romanticamente verista e veristicamente romantico. E non dico dell’Intermezzo, una delle pagine più sublimi della musica d’Opera, anzi della musica tout court. Aspetto la prossima.  

*

   Andrea Liberovici, Trilogy in two. Un viaggio musicale che ha per tema la bellezza, affidato al talento vocale di Helga Davis, anche lei a me illustre sconosciuta, già protagonista, leggo, di Einstein on the Beach di Robert Wilson e Philip Glass. Non sapevo di Liberovici né della sua Trilogia in due. Quante cose originali mi sono in vita perso, un po’ per una (in)naturale diffidenza verso le novità non abbastanza sedimentate, di cui l’autunno del tempo potrebbe far presto seccumi, un po’ perché non mi basterebbe una eternità per finire di leggere o ascoltare quanto l’ingegno umano nei secoli ha partorito conferendo al mondo esistenza e senso e meritando attraverso l’Arte di eternarsi. Non bastando certo un ascolto occasionale per maturare una critica seria e credibile, mi affido umilmente all’anonimo in rete, con la riserva di verificarne la più o meno condivisibilità con la calma necessaria.

   Già il titolo potrebbe sembrare un enigma, evocativo delle ironie Dada o di Gertrude Stein, oppure semplicemente essere un gioco di parole sul fatto che lo spettacolo è diviso in due atti ma continua (segretamente) anche nell’intervallo. Con Trilogy in Two, Andrea Liberovici, compositore, regista, autore, prosegue l’indagine nel suo “teatro del suono” basato su stimoli narrativi e musicali liberi e personalissimi. Il lavoro amplia alcune suggestioni contenute nel precedente spettacolo, l’apprezzatissimo Faust’s Box: non solo c’è una continuità di elementi drammaturgici, ma stessa è la straordinaria protagonista, l’americana Helga Davis (già coprotagonista di Einstein on the Beach di Bob Wilson e Philip Glass) qui affiancata dallo Schallfeld Ensemble con la direzione musicale di Sara Caneva.

È un’opera mosaico, allora, un incastro di tasselli che compongono un disegno complesso, in cui si ritrova Faust, figura goethiana assolutamente reinventata, assieme ad altri personaggi o luoghi emblematici, veri archetipi europei.

   «Il tema dell’opera è l’identità europea, anch’essa costituita da mille tasselli diversi - spiega Liberovici - per questo, oltre Faust ecco Florence Nightingale, la fondatrice dell’assistenza infermieristica moderna; e infine Venezia simbolo di una architettura unica dell’ascolto. L’egoismo del primo; l’attenzione verso l’altro della seconda, contraltare ai nuovi razzismi; la bellezza oggettiva della città lagunare, che nella sua struttura fatta di acqua e mosaici, è testimone di ascolto e incontro, sono spunti per riflettere su ciò che chiamiamo Bellezza: la capitalista brama di possesso di Faust, l’umanesimo insito nella solidarietà di Nightingale, e Venezia che nasce dal fango su cui è costruita». Da qui, forse, si potrebbe ripartire per pensare a una nuova idea di Europa”. (Anonimo dalla rete).

 *

   Hans Bethge, da "Il flauto magico" cinese. Vi ha attinto Mahler.

   Sto trascorrendo questi giorni uggiosi di tempo maggiolino-novembrino nella lettura intensa e in un ascolto quasi ininterrotto.

   Mahler in questo periodo imperversa, non so se in occasione di qualche sua ricorrenza. E il Canto della Terra mi prende dal profondo. Lo riascolterò più volte, in questa mia Sera.

   Antonio Croce pittore, mio ex allievo e collaboratore, espone con successo. 

   Giovanni Piana, Filosofia della Musica (1991)

   Guido del Giudice, Gianmaria Ricchezza (a cura di), Giordano Bruno, La Cena delle Ceneri (Di Renzo Editore 2023). Da discutere

    Non tutti capolavori. Giovanni Piana farraginosissimo.

*  

   Fiore di nappa

   La sfera bianca quasi eterea composta di migliaia di semi pronti a spiccare il volo al primo alito di vento e che sembra la più fragile …Del mio mazzo di fiori campestri uno solo resiste ancora: l’Emilia sonchifolia, o fiore di nappa lilla o pennello da barba di Cupido. Quello che appare un batuffolo bianco di aria solidificata dai mille semini candidi pronti a disperdesi nel vento, si rivela non il più fragile ma il più tenace. Fallacia delle apparenze. 

   Stamane alla primissima alba, passeggiatore solitario io, solitaria lei, ho incontrato Primavera (tale Lei, l’innominata) nella sua policroma sensuale veste serica, intenta, novella Matelda, a raccoglier cantando fior da fiore nel suo giardino edenico. Mi ha splendidamente sorriso e regalato il bouquet che vedete ed ha voluto con me recarsi nelle mie stanze a profumarle dei suoi fiori e di Sé.

*

   Così, solitario, il bianco globo etereo dell’‘Emilia sonchifolia’, o ‘fiore di nappa lilla’, o “pennello da barba di Cupido” stanotte inaspettatamente apparso tra i fiori ormai appassiti del mio campestre bouquet, dà meglio l'idea della metafora metafisica in esso celata, quella dell'unità e della molteplicità nella loro fugace im-permanenza. Basterà un alito di vento, e il Tutto sarà ridissolto nella impersonalita' del Nulla donde lieve emerse. Precarietà e Levità dell'Essere e dell'Esserci.

*

   Puro cosmo di puro spirito, Levita' sbocciata nella notte. Fra poco si ridisperderà nel vento. Quale il suo nome? Fugacità.

 __________________                           

  

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 
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